LA NUOVA CASA BIANCONERA
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«Il vantaggio di dodici punti, che a fine campionato diventerà di quindici, non può essere frutto di null’altro che non il fatto che eravamo più forti. Una grande squadra che quella sera, il 12 febbraio 2006, di fatto si portò a casa il ventinovesimo scudetto. La medaglia ce l’ho ancora casa. E non la restituisco. »
Alessandro Del Piero
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Messaggi del 15/09/2010
La classifica deficitaria, la paura di non arrivare in zona-Champions League a fine campionato, le recenti dichiarazioni di Del Neri e Marotta. E la partita contro il Lech Poznan di domani sera.. di Thomas Bertacchini Ora non resta che giocare, e vedere cosa accadrà. Si aspettava l'inizio dell'ormai famoso tour de force per poter sviluppare nuovi argomenti di discussione: dopo i fuochi d'artificio (mancati) del calciomercato estivo e la settimana di sosta per gli impegni delle nazionali, ci si ritrova adesso con un'atmosfera anestetizzata dal pareggio casalingo in campionato e da quel solitario punticino in classifica che fa "poco" Juve e "molto" strano. Oltre che paura. L'impegno contro i polacchi è imminente, perdere non piace a nessuno, quella di vincere è un'abitudine da recuperare al più presto, l’importante - però - è non scordare che soltanto attraverso un piazzamento finale (in serie A) che consenta di partecipare alla prossima Champions League si possono ottenere i finanziamenti indispensabili a (ri)costuire una squadra altamente competitiva. I giorni scorsi si è fatto un gran parlare del (probabilissimo) ritorno di Pavel Nedved in seno alla società, nella veste di dirigente. Al di là di ogni considerazione sull’effettivo ruolo che potrebbe/dovrebbe andare a ricoprire, sono moltissimi gli aneddoti che lo riguardano scaturiti durante il periodo che - da giocatore - ha trascorso all’interno dell’ambiente bianconero. Preso a caso dall’album dei ricordi: nel corso di un allenamento a Vinovo, verso la metà del mese di marzo del 2008, andò in escandescenza per non essere riuscito a raggiungere un cross del compagno di squadra Sissoko. Se ne uscì dal campo, infuriato, gettando la maglietta a terra, per dirigersi verso gli spogliatoi. Quando sei alla Juventus esistono soltanto due verbi: partecipare e vincere. Meglio lasciar perdere discorsi su "progetti" o "rinnovamenti": è una squadra nuova, con i problemi tipici di chi indossa un nuovo vestito senza avere preso tutte le misure. Solo provandolo ci si accorge dei punti dove è necessario intervenire. Anzi: dove si dovrà intervenire. Niente di strano: è ovvio che quando si parla di una società come quella bianconera, nel bene così come nel male, tutto assume proporzioni esagerate. Quello che le è capitato nel recente passato (da 2006 in poi) ha contribuito ad elevare la tensione che accompagna qualsiasi episodio che la riguarda all’ennesima potenza. L’obiettivo della Juventus di oggi? Battere il Lech Poznan. Conquistare lo scudetto? Arrivare secondi o terzi? In questi giorni ci si sta perdendo nel guardarsi la punta dei piedi, quando invece occorrerebbe fissare negli occhi l’avversario di turno e provare ad imporsi il maggior numero di volte possibile. Senza pensieri. E parole. Lo meriterebbero i tifosi. Non solo i venti-venticinquemila che vanno allo stadio, ma anche quei milioni che sono quattro anni che aspettano di riavere indietro i loro titoli. E la loro squadra. |
glmdj |
Parla il centrocampista bielorusso, fulcro mediano del club polacco. Per Sergey Krivets non sarà la prima volta contro la Juventus, lui i bianconeri li ha già sfidati due stagioni fa in Champions League quando militava nel Bate Borisov con un bilancio personale tutto sommato positivo e buoni ricordi: 2-2 a Minsk e 0-0 a Torino. Imbattuto contro i bianconeri, che vinsero quel girone, il giocatore bielorusso parla alla vigilia del debutto in Europa League proprio all'Olimpico di Torino al sito ufficiale del Lech Poznan. "Certamente sarebbe bellissimo segnare un gol alla Juventus - attacca Krivets - farlo contro una rivale così forte e prestigiosa è un piacere per qualsiasi giocatore. Io penso comunque che i bianconeri potrebbero sottovalutarci e non essere del tutto concentrati domani sera. Se sarà così noi dovremo farci trovare pronti a cogliere ogni minima occasione di tornare a casa con un risultato positivo". Chiusura infine sui tifosi che raggiungeranno Torino: "I nostri fan ci seguono e sostengono ovunque, voglio veramente ringraziarli. Domani loro faranno un tifo infernale e noi daremo il massimo per soddisfarli, vogliamo tornare a Poznan nel migliore dei modi". |
"Attraverso i suoi legali, la FIGC ha acquisito oggi, presso gli Uffici della Procura delle Repubblica di Napoli, tutte le registrazioni telefoniche disposte dalla magistratura nel quadro dell' inchiesta e del procedimento su Calciopoli". Lo rende noto attraverso una nota la stessa Federcalcio, precisando che "si tratta di 228 cd che contengono circa 170mila telefonate: la FIGC provvederà a far trascrivere tutte le registrazioni che saranno poi messe a disposizione della Procura Federale". Il 7 luglio scorso, in qualità di parte civile nel processo di Napoli, la Figc aveva presentato alla Procura di Napoli formale richiesta per poter acquisire l'intera documentazione. "Questa mattina - si legge nel comunicato diramato da via Allegri - la cancelleria del Tribunale di Napoli ha provveduto a consegnare all' avv. Tito Milella, legale della Federazione, copia dei 228 cd contenenti tutte le intercettazioni telefoniche effettuate nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria su Calciopoli, comprese quelle trasmesse dalla Procura della Repubblica di Torino. Contestualmente sono stati pagati dalla Figc i relativi diritti di segreteria". |
Ve l'avevamo promesso e ogni promessa è debito. La settimana scorsa avevamo analizzato con attenzione la ricerca di Sportundmarkt che mappava in modo molto preciso i fans in Europa e in Italia. Alcuni dati non ci avevano convinto al 100% e per questo abbiamo contattato la Sportundmarkt in Germania e abbiamo avuto un risconto molto positivo e chiaro. Ecco quanto ci ha detto Leonardo Giammarioli International PR Manager di SPORT+MARKT AG
Quanto è costata, secondo le vostre analisi, in termini di tifosi Calciopoli alla Juventus? Dalle vostre ricerche potete anche calcolare la redditività del brand? Possiamo sostenere che la Juventus risulta ancora una certezza per il calcio, almeno in Italia a livello "marketing" e se si a livello Europeo, cosa conta oltre ai risultati? Avete anche un profilo socio-culturale dei tifosi e potere di spesa? Un acquisto come Ibrahimovic quanti tifosi potrebbe ipoteticamente muovere? Secondo voi la creazione di uno stadio di proprietà potrà aumentare il numero di tifosi per la Juventus? Dalla vostra indagine, mi pare di capire che i tifosi esteri sono "volatili" in base anche ai risultati ottenuti, possiamo paragonare il numero di tifosi "volatili" a quelli che Italia sono tifosi non consumatori (per intenderci seguono la squadra solo quando va bene), praticamente allargando ai dati Nielsen?
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Nonostante i proclami del giocatore che dice di voler rimanere solo alla Juventus, il Chelsea pare aver messo gli occhi su Claudio Marchisio (24). Come riporta ItaSportPress, sembra che il centrocampista prodotto del vivaio bianconero, attualmente molto presente sulle pagine delle testate sportive per via del suo rinnovo con la Vecchia signora, piaccia molto ai blues. Il club londinese sta monitorando la situazione relativa al centrocampista della nazionale sperando che ci siano delle complicazioni riguardo al prolungamento del suo contratto per poter così sferrare l'attacco. |
Fabio Cannavaro nasce a Napoli il 13 settembre 1973. Secondo di tre figli inizia subito a giocare a calcio e ad otto anni, dopo avere consumato scarpe e palloni sui campetti in terra di Fuorigrotta, entra nell’Italsider di Bagnoli. Ad undici anni approda al Napoli e, nel 1987, vince il primo trofeo importante, il Campionato “Allievi”. È il periodo d’oro della società partenopea; il Napoli è Campione d’Italia per la prima volta nella sua storia, un’intera città che sogna con Diego Armando Maradona e Fabio, raccattapalle al “San Paolo”, può ammirare il suo idolo da vicino. Oltre al “Pibe de Oro” in quel Napoli delle meraviglie gioca pure il suo modello di difensore, Ciro Ferrara, dal quale Fabio apprende tutto, intervento in scivolata compreso. Una volta, con la maglia della “Primavera”, il giovane difensore interviene così sul grande Maradona. Un dirigente napoletano lo rimprovera immediatamente, ma a prendere le difese della promessa azzurra è lo stesso numero dieci: «Bravo, va bene così», è la benedizione del campione argentino. Quando il 7 marzo 1993 (Juventus-Napoli 4-3) Fabio esordisce in prima squadra, Maradona non c’è più ed il Napoli si stringe attorno al gioiello del vivaio. I risultati non sono entusiasmanti e la squadra lotta per la salvezza, ma Cannavaro già incanta, mettendo in luce le grandi doti esplosive che ne faranno il difensore più rapido ed incisivo della serie A. «Maradona ha contato moltissimo a livello di tifoso, mi ha dato sette anni di sogni; vincere uno scudetto a Napoli era impensabile. Ferrara è stato un esempio dal punto di vista professionale, un punto di riferimento, un esempio impeccabile per i giovani napoletani. Un grande professionista ed una grande persona con dei valori umani incredibili». L’avventura partenopea dura fino all’estate del 1995, quando Fabio si trasferisce a Parma, dove con Gigi Buffon e Lilian Thuram va a comporre una delle difese più ammirate ed invidiate del mondo. Con questa retroguardia la formazione emiliana vince Coppa Italia, Coppa Uefa, Supercoppa Italiana ed arriva a un passo dallo scudetto. Nella stagione 2001/02, con le partenze di Thuram e Buffon destinazione Juventus, il Parma consegna a Fabio la fascia di capitano. Il difensore napoletano è leader assoluto dei gialloblu ed è chiamato a reggere il peso di una stagione difficile, sempre in bilico fra salvezza e zona retrocessione. Alla fine arriva, però, la grande gioia della Coppa Italia; dopo una finale combattuta con la Juventus (con Fabio spet-tatore, per una squalifica rimediata nella semifinale con il Brescia), la formazione ducale alza al cielo la terza Coppa Italia della propria storia, la seconda dell’era Cannavaro. Dopo sette anni trascorsi a Parma, nell’estate del 2002 il neo capitano della Nazionale intra-prende una nuova avventura a Milano, sponda nerazzurra; per l’Inter di Massimo Moratti, orfana di Ronaldo, un leader in più da affiancare a “Bobo” Vieri. «Il periodo più brutto della mia carriera, perché ho avuto un problema alla tibia che mi ha condizionato molto». Dopo l’esperienza in Portogallo, in chiusura del calcio mercato il passaggio a Torino sponda bianconera, su espressa richiesta di Fabio Capello, neo allenatore juventino. Ad attendere Fabio alla Juventus, l’amico Ciro Ferrara e tanti altri campioni. Per il capitano della Nazionale italiana, la maglia della squadra più titolata del nostro calcio; l’ennesima avventura di una carriera luminosa. Nella stagione 2005/06 la Juventus ha il compito di confermarsi e lo fa alla grande; ancora uno scudetto con Fabio sempre protagonista. Sul campo la Juventus merita la vittoria, ma lo scandalo Calciopoli colpisce nel profondo il club bianconero che è costretto a rifondare il proprio staff dirigenziale e ripartire dalla serie B. «Ci hanno tolto sulla carta due scudetti, ma le emozioni e la gioia che abbiamo provato in quei due anni non ce le possono togliere, come le medaglie che ho a casa. Anche perché, chiunque andasse in campo, sapeva che eravamo noi la squadra più forte. Essere alle Juventus è stata un’esperienza fantastica a livello lavorativo; è bello arrivare il primo giorno in uno spogliatoio e sentirsi già a casa. A me è capitato così. Alla prima partita che giocai venne il massaggiatore a chiedermi da quanti anni fossi lì, perché ero già molto integrato; ho avuto la fortuna di ritrovare Thuram, Buffon, Del Piero. E poi quella di giocare con Nedved, Trezeguet, Camoranesi, Ibrahimovi?. Non capita tutti i giorni. A Torino si è visto il miglior Cannavaro; il primo anno ho giocato 38 partite su 38, il secondo 36 e ho segnato 4 goal. In quegli anni eravamo troppo forti, era bello vederci giocare». Fabio, però, segue da lontano, anche se ne è profondamente colpito, queste vicende. Lui è in Nazionale con Marcello Lippi per il Campionato Mondiale tedesco. L’Italia balbetta nelle prime partite del girone eliminatorio (con Ghana, Usa e Repubblica Ceca), poi è una cavalcata verso la finale; Ucraina, Australia, Germania e Francia si devono inchinare alla forza della nazionale azzurra. Cannavaro alza al cielo la quarta Coppa del Mondo che finisce nelle mani dell’Italia. Il finale dell’anno 2006 è da incorniciare, in novembre vince il “Pallone d’Oro” a Parigi, votato dai giornalisti, ed in dicembre viene incoronato a Zurigo con il “Fifa World Player”, votato da allenatori e capitani delle nazionali di tutto il mondo; tutto questo nonostante il non esaltante rendimento con le “Merengues”, sia in campionato che in Champions League. Nella classifica del “Pallone d’Oro”, precede il suo grande amico Buffon, che avrebbe, probabilmente, meritato il premio più di lui. «Non sta a noi decidere chi deve vincere, l’ha deciso una giuria che ha scelto me; però, se ho vinto io, è merito anche suo, perché qualche errore che ho fatto al Mondiale me lo ha coperto lui». Ritorna alla Juventus nell’estate del 2009. «Per me è un’operazione buonissima; sono andato via per 8/10 milioni di Euro e mi riprendono a parametro zero. In più ora guadagno meno, non la stessa cifra di tre anni fa. Possono chiamarmi mercenario ma io rispondo che se sono andato via per soldi, sono tornato non per i soldi. Mi aspetto di trovare sicuramente un’altra Juve, ci sarà da lavorare ma questo non mi spaventa, metterò il massimo impegno e la professionalità. Se il tifoso va al campo applaude se gli piace quello che vede e fischia se non gli piace. Il mio obiettivo è vincere, altrimenti cosa torno a fare? Principalmente voglio mettere un’altra stella, tutti sanno che quegli scudetti li abbiamo vinti sul campo, però io penso che l’obiettivo più grande sia puntare a vincere». Al termine del campionato, prima di partire per il Sudafrica (dove verrà presto eliminato insieme alla squadra azzurra nel Campionato Mondiale), annuncia il suo trasferimento a Dubai: «Vado a Dubai, perché dopo l’anno che ho passato è giusto cambiare per me e la mia famiglia. Tornare a giocare dopo in Italia? No. Ho 37 anni e non ci penso più. L’esperienza all’estero ti arricchisce, l’ho già fatta. Di sicuro mi mancherà la Nazionale. Penso il segno di averlo lasciato comunque. È sempre qualcosa di speciale. Quando scendo in campo e canti l’inno ti senti un paese alle spalle. E non nego che l’annata alla Juve mi abbia segnato. Quando parti per vincere eppoi le cose non vanno in un certo modo dispiace. E credo che abbia segnato anche altri. Ma non parliamo di sindrome-Juve qui in Nazionale. Questo lo escludo |
Claudio Marchisio, centrocampista bianconero, è per i tifosi sinonimo di eleganza e classe, al punto da essere soprannominato il 'Principino'. Lui, da 17 anni alla Juve, ha fatto tutta la trafila nelle giovanili bianconere. Il centrocampista juventino, però, negli ultimi mesi aveva perso il sorriso anche a causa di un problema fisico: "Un ematoma sotto la rotula del ginocchio destro ha causato uno squilibrio muscolare tra le due gambe. E così sono andato al Mondiale in condizioni non buone". Ora la situazione è migliorata: gol e buona prestazione nella prima casalinga. Gol festeggiato in modo rabbioso, proprio perchè "la voglia di rivincita è grande e dopo il gol volevo buttare fuori le recenti amarezze". Sulla 'Gazzetta dello Sport', il giocatore italiano spiega la sua situazione contrattuale: "Semplice: tra me e la Juve non c’è mai stato un problema per il contratto e non c’è fretta da parte mia. Eventualmente si parla di adeguamento, non certo di prolungamento. Io non mi sono stufato della Juve, non cerco altre esperienze. E mi sono arrabbiato perché sono uscite cose non vere: non esiste che abbia chiesto cifre folli". Però sulla sua pagina ufficiale di Facebook aveva confidato ai tifosi: "Sono preoccupato per il mio futuro". Marchisio spiega così le sue parole apparse sul social network: " Posso aver sbagliato a scrivere quella frase, ma Facebook è solo lo strumento per tenere i contatti con i tifosi. Ripeto: voglio andare incontro alla società e restare qui perché sono molto legato alla Juve. E so che la Juve è legata a me". Il centrocampo bianconero, quest'anno, si è arricchito di un giocatore di qualità come Aquilani. Secondo Marchisio, la coppia Marchisio-Aquilani è possibile: "Certo. Abbiamo l’esperienza e la qualità per trovarci bene. Conoscevo poco Alberto e ho già notato le sue doti". Le parole di Del Neri alla fine della partita con la Sampdoria sono uno stimolo per la squadra a fare ancora meglio: "Ci ha voluto stimolare a mostrare le nostre qualità. Al di là dell’Inter, solo il tempo dirà chi è da scudetto. Però tutti hanno La stagione bianconera è stata definita da più parti di ricostruzione, anche alla luce dei numerosi trasferimenti. Però con "la continuità di risultati" si possono togliere delle soddisfazioni. "Noi siamo forti, ma dobbiamo dimostrarlo in ogni partita", spiega Claudio. L'obiettivo personale del centrocampista di Chieri è "far vincere la Juve". Anche l'Europa League: "Una competizione molto importante con sfide spettacolari: nel nostro girone c’è il City...Daremo il massimo". |
e Sulle pagine di Tuttosport si legge oggi un’interessante intervista a Carlos Vargas, responsabile scouting per il mercato degli Under 20. Una chiamata arrivata su suggerimento di Fabio Paratici “col quale ci incontravamo spesso in giro per il mondo e condividevamo un’i dea: per trovare talenti devi fa re tanta strada. In aereo, in macchina, con i mezzi che capitano. L’importante è non fermarsi mai. Mi ha fatto piacere la sua chiamata". Com’è organizzata la rete degli osservatori? “Con me collaborano 11 persone nella sola Italia, poi abbiamo scout in Olanda, Francia, Inghilter ra, Argentina. In Brasile i grandi avvenimenti vengono seguiti dalla persona che è di stanza a Buenos Aires. E l’olandese è un ragazzo che lavorava per il Feyenoord, con grandi contatti in Sud America. Già oggi - e parlo con cognizione di causa avendo lavorato anche un anno al Valencia, due allo Xerez e due al Villarreal - nessun club spagnolo ha una struttura che pareggi quella della Juve nella ricerca di giovani calciatori. Nemmeno Real e Barcellona". Qual è l’iter operativo? "L’osservatore in questione segnala un giocatore su cui vale la pena investire tempo e, magari successivamente, soldi. Lo rivediamo, raccogliamo notizie e se supera questa specie di s lezione, andrò a vederlo io. Al la fine di questo tragitto, qualora si decida che il ragazzo valga l’investimento, la palla passa a Paratici e Marotta, che decideranno il dà farsi. La questione economica non è di mia competenza». Infine l’ultima domanda: secondo quali criteri viene scelto un ragazzo? "Dobbiamo individuare giocatori potenzialmente in grado di arrivare in prima squadra. Non importa se sono sul momento i migliori del loro gruppo o i più strutturati. Ma devono farci intravedere i mezzi tecnici, fisici, tattici e psicologici per poter compiere un per corso complicatissimo. Certo un ragazzo alto 1,77, anche se bravissimo,non potrà mai essere un centrale difensivo del la Juve". |
" Si viaggia, si guarda, si osserva. Per il momento non si tratta. E' il momento delle missioni segrete, delle relazioni che finiscono sul tavolo dei direttori, un paio di mesi per riflettere poi si tornerà all'assalto. Meno dvd, adesso. Quelli servono (se servono) per le operazioni last minute, adesso si spediscono gli uomini di fiducia in giro per il mondo a caccia di un'idea, per promuovere o bocciare quel talento segnalato, per essere sicuri (se si può essere sicuri) di non sbagliare. Un po'di appunti sparsi, qualche sms di fiducia, ecco quello che il mercato fa ma non può ancora dire. Il Barcellona, per esempio, vuole a tutti i costi Pastore. Lo vuole anche l'Inter, piace al Manchester City ma il Palermo non si accontenterà di venticinque milioni, quelli sono stati già rifiutati: Zamparini ne chiede almeno, ma almeno, trenta. Saranno i gioielli della prossima estate, lui e Cassano: l'abbiamo subito accostato alla Juve –FantAntonio- non appena il mercato ha detto stop, forse ve lo ricorderete, al massimo potete ritrovarlo nell'archivio del sito. Non era un'intuizione, era una soffiata di quelle giuste, perché l'operazione Cassano-Juve è già cominciata, c'è una clausola di venti milioni da versare, ci sarà la concorrenza di Inter e (forse) Milan se Ronaldinho non rinnova. Delneri l'avrebbe anche voluto subito, quando Diego ha fatto le valigie: Antonio era il primo della lista, davanti pure a Pazzini. Ma fare affari con la Samp era impensabile ieri, dopo la migrazione verso Torino della triade Marotta-Paratici-Delneri, sarà un po'più facile domani. Anche perché il contratto di Del Piero è in scadenza, così il testimone tra numeri dieci può essere passato senza traumi e polemiche. A Torino poi puntano anche Montolivo, il capitano senza rinnovo, l'uomo del futuro per la Fiorentina, la grande tentazione per la Juve. Corvino è convinto di riuscire a tenerlo ma nel frattempo si interroga, non si spiega perché Riccardo e i suoi agenti abbiano chiesto improvvisamente tempo. C'è la Juve, forse ci sarà l'Inter, persino il Bayern se Schweinstiger diventerà nerazzurro. A proposito di Inter, detto dell'argentino (El Flaco) e del tedesco (Schwein), un altro osservato speciale gioca in Bundesliga: si chiama Andreas Beck, nazionale under 21 già promosso con i grandi, è la stellina dell'Hoffenheim, viaggia e bene nel ruolo di Maicon, meglio tenersi pronti e cercare l'erede, non si sa mai. Anche il Napoli viaggia molto: l'ultimo blitz è stato olandese, per vedere l'Utrecht (ospite in Europa) contro il Groningen dove giocava e gioca ancora un giovanotto di belle speranze che si chiama Matavz. E'sloveno, ha un bel fisico, è stato segnalato da tempo, quando stupiva nella sua nazionale giovanile. Piace, per adesso solo piace, ha il contratto che scade nel 2012, si può approfittarne se continuerà a fare bene e soprattutto a convincere gli emissari di Bigon. Perché adesso si parte, si guarda e si osserva. Si spera di non dover intervenire troppo. Si pensa a Gennaio e agli esami di riparazione. Si salvi chi può. |
Tutti ricordano in passato le difese blindate di Capello e anche quelle precise di Lippi. In bianconero si sono alternati grandi difensori da Kholer a Ferrara, da Montero a Zambrotta, da Cannavaro a Thuram, insomma il meglio del panorama nostrano e internazionale. Dall’anno scorso, tuttavia, si è registrato un’inversione di tendenza. La difesa, che con Ranieri era stata buona, ha registrato una perforabilità altissima. Nonostante la presenza di uno dei migliori centrali al mondo (Chiellini), i gol sono stati troppi. Quest’anno sono già quattro in due partite di campionato e potevano anche essere di più visto che nel secondo tempo a Bari e nel primo con la Sampdoria i giocatori avversari si sono presentati almeno tre volte davanti al portiere. Insomma, c’è molto da registrare. |
L’azzurro e il contratto: «Ho letto che avrei chiesto cifre assurde. Non è vero e non c’è nessuna fretta da parte mia». Claudio Marchisio, centrocampista bianconero, è per i tifosi sinonimo di eleganza e classe, al punto da essere soprannominato il 'Principino'. Lui, da 17 anni alla Juve, ha fatto tutta la trafila nelle giovanili bianconere. Il centrocampista juventino, però, negli ultimi mesi aveva perso il sorriso anche a causa di un problema fisico: "Un ematoma sotto la rotula del ginocchio destro ha causato uno squilibrio muscolare tra le due gambe. E così sono andato al Mondiale in condizioni non buone". Ora la situazione è migliorata: gol e buona prestazione nella prima casalinga. Gol festeggiato in modo rabbioso, proprio perchè "la voglia di rivincita è grande e dopo il gol volevo buttare fuori le recenti amarezze". Sulla 'Gazzetta dello Sport', il giocatore italiano spiega la sua situazione contrattuale: "Semplice: tra me e la Juve non c’è mai stato un problema per il contratto e non c’è fretta da parte mia. Eventualmente si parla di adeguamento, non certo di prolungamento. Io non mi sono stufato della Juve, non cerco altre esperienze. E mi sono arrabbiato perché sono uscite cose non vere: non esiste che abbia chiesto cifre folli". Però sulla sua pagina ufficiale di Facebook aveva confidato ai tifosi: "Sono preoccupato per il mio futuro". Marchisio spiega così le sue parole apparse sul social network: " Posso aver sbagliato a scrivere quella frase, ma Facebook è solo lo strumento per tenere i contatti con i tifosi. Ripeto: voglio andare incontro alla società e restare qui perché sono molto legato alla Juve. E so che la Juve è legata a me". Il centrocampo bianconero, quest'anno, si è arricchito di un giocatore di qualità come Aquilani. Secondo Marchisio, la coppia Marchisio-Aquilani è possibile: "Certo. Abbiamo l’esperienza e la qualità per trovarci bene. Conoscevo poco Alberto e ho già notato le sue doti". Le parole di Del Neri alla fine della partita con la Sampdoria sono uno stimolo per la squadra a fare ancora meglio: "Ci ha voluto stimolare a mostrare le nostre qualità. Al di là dell’Inter, solo il tempo dirà chi è da scudetto. Però tutti hanno |
Inviato da: diletta.castelli
il 11/10/2016 alle 17:05
Inviato da: dimariamonicaa
il 08/04/2016 alle 21:04
Inviato da: aldo.giornoa64
il 20/12/2015 alle 22:00
Inviato da: aldo.giornoa64
il 13/12/2015 alle 23:54
Inviato da: aldo.giornoa64
il 08/12/2015 alle 23:14