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Messaggi del 08/10/2010

- La Repubblica: TUTTO IN CASSAFORTE...

Post n°2816 pubblicato il 08 Ottobre 2010 da nadir63l
 

 
Visuale del Tribunale di Napoli
Visuale del Tribunale di Napoli

Se il superprocuratore Stefano Palazzi ci ha messo cinque mesi per deferire Chivu (vero scandalo: una settimana sarebbe stata anche troppa), chissà quanto ci metterà per venire a capo di Calciopoli-2? E non mi riferisco alle 180 mila intercettazioni che Giancarlo Abete ha fatto acquisire a Napoli: per leggere tutte quelle ci vorranno un paio d'anni. Ma mi riferisco alle 187 telefonate che sono state trascritte dal perito Porta e che la Figc ha acquisito il 23 settembre e consegnate già a Palazzi. Vero che il superprocuratore si fida poco dei suoi sostituti ed è già impegnato con un'altra rogna, quel "Premiopoli" le cui tracce si perdono addirittura nel Palazzo. Ma la Juventus il 10 maggio scorso, più di 150 giorni fa, ha presentato un esposto in Figc, chiedendo, come primo provvedimento, che venga revocato quello scudetto del 2006 che i saggi di Guido Rossi assegnarono all'Inter. Andrea Agnelli ha sollecitato di recente Abete e ora tutto dipende da Palazzi e dai suoi 007: volendo (appunto, volendo...) sarebbe un'inchiesta abbastanza breve. Le intercettazioni acquisite in cancelleria a Napoli sono 187 ma quelle che interessano per il "caso Inter" sono una cinquantina, non di più. Ma Palazzi non parte: come mai? Aspetta autorizzazioni da Napoli? Deve formare ancora la sua "squadra"? Non si sa: Abete aveva promesso velocità e trasparenza. Siamo in attesa... Per carità, non è una decisione facile quella che dovrà prendere la procura federale: stabilire cioè se il comportamento
dell'Inter, dal punto di vista "etico", debba portare o meno alla revoca dello scudetto. La decisione finale, dopo la chiusa inchiesta di Palazzi, spetterà al consiglio federale Figc. Da valutare le telefonate di Moratti ma ancora di più quelle di Facchetti a designatori e arbitri. E' chiaro che Moratti non ha alcuna intenzione di restituire quel titolo (non per niente lo chiamò "lo scudetto degli onesti"): ma entro la fine della stagione agonistica, 30 giugno 2011, Palazzi e Abete dovranno venirne a capo. Più complicato, credo, che si possano riaprire i processi sportivi: anche se alcuni avvocati sostengono che non ci sia prescrizione.

Intanto su Calciopoli è iniziata la partita decisiva anche a Napoli: entro ottobre sfilata di testimoni eccellenti. Martedì 12 toccherà a Rosetti, al notaio fiorentino Tavassi, forse a Galliani e Del Piero. Il 19 ottobre sono stati chiamati Moratti, Tronchetti Provera, Tavaroli, Cipriani (ha già detto di sì), Ibrahimovic e altri calciatori. Il 12 inoltre il tribunale stabilirà se acquisire le 130 intercettazioni sbobinate da Nicola Penta per conto della difesa di Luciano Moggi, mentre nella stessa data i difensori di Gigi Pairetto presenteranno una trentina di intercettazioni nuove che riguardano Racalbuto, Paparesta, De Santis, Nucini, eccetera. Si parlerà anche delle partite Juve-Milan, Cagliari-Juve e Lecce-Juve. Inoltre in una delle gare incriminate per l'ipotesi delle ammonizioni mirate, vale a dire Fiorentina-Bologna, si scopre che il commissario Aia aveva dato il massimo dei voti (8,70) all'arbitro De Santis. Luciano Moggi ha appena acquistato altri due Cd (ci sono circa 10.000 intercettazioni) e li ha affidati ai suoi periti, che stanno lavorando ancora su molte chiamate di Facchetti (aveva due telefonini, uno dell'Inter e uno dell'assicurazione). Ma a Napoli vanno avanti spediti, merito anche del presidente Maria Teresa Casoria, mentre Stefano Palazzi ha messo tutto in cassaforte e ha fatto piazzare due guardie davanti all'ingresso del suo ufficio. Di chi ha paura?

 
 
 

trasmissione radiofonica il bianco e il nero zampini e angelini...video

Post n°2815 pubblicato il 08 Ottobre 2010 da nadir63l
 

 

 
 
 

Antonello Angelini: "La Juve sta cercando di rimpiazzare Blanc"

Post n°2814 pubblicato il 08 Ottobre 2010 da nadir63l
 

Indiscrezione lanciata dal popolare conduttore televisivo e radiofonico.
© foto di Castellani / De Luca

Durante la trasmissione radiofonica andata in onda ieri sera su Radio Radio intitolata "Il Bianco e il Nero" condotta da Massimo Zampini e Antonello Angelini è stata lanciata l'indiscrezione, in replica ad una domanda di una telefonata di un ascoltatore, che la Juventus sarebbe alla ricerca di un nuovo amministratore delegato per sostituire Jean-Claude Blanc. A darne la notizia è stato Antonello Angelini con le seguenti dichiarazioni: "Vi do come notizia certa che si sta cercando un nuovo amministratore delegato per rimpiazzare Blanc, una società è stata incaricata della ricerca di una nuova figura per questo ruolo. Non è detto che lo troveranno di sicuro ma qualcosa a breve in società vi posso garantire che succederà".

 
 
 

Kick it! 3...

Post n°2813 pubblicato il 08 Ottobre 2010 da nadir63l
 

- POISON IVY
Roy stava alla tastiera del suo computer, impegnato a ricercare dei dati sulla GlobeNet, quando vide uno scooter ad idrogeno liquido fermarsi proprio davanti al suo ufficio.
Dal mezzo scese una ragazza vestita in rosa fluo e nero, il viso ancora nascosto dal casco regolamentare.
La mano di Roy corse rapidamente al tazer custodito sotto la scrivania. Lo teneva lì da quando, mesi addietro, una coppia di fanciulle vestite in modo appariscente erano entrate nel suo ufficio.
Oddio, lì per lì la cosa sembrava anche interessante, specie calcolando che le due tipe messe insieme raggiungevano un totale di almeno otto taglie di reggiseno, ma che nel contempo non avevano addosso stoffa sufficiente a confezionare almeno un abito “completo” per una delle due; è incredibile, però, come questi diventino di colpo particolari irrilevanti quando hai una di queste due ninfe urbane che ti punta un bisturi monofilare in carbonio alla gola.
Risultato finale: un computer e quasi 500 Crediti volati via insieme a quelle due bellezze poco vestite.
Questa volta, però, la ragazza che stava entrando nel suo ufficio non sembrava un tipo pericoloso, e Roy lasciò il piccolo tazer sotto la scrivania.
“Buongiorno” disse la ragazza togliendosi il casco “sono venuta a prendere dei documenti che mio fratello dovrebbe aver dimenticato qui stamattina”.
“Ah, dimenticato... se per dimenticato intendi 'gettato in aria mentre scappava via come un pazzo' allora devono essere questi” e porse i documenti a Patty.
La ragazza arrossì, prendendo la cartellina, ringraziò e rimase un attimo in silenzio, osservando le immagini appese ai muri. Erano tutte vecchie fotografie di squadre di football, e si sentì sollevata. Dopotutto, se quell'uomo era un appassionato di football, forse sarebbe stato più disposto a non denunciare suo fratello, no?
In particolare si fermò su di una delle immagini, dove dei ragazzi stavano festeggiando nello spogliatoio un trofeo appena vinto: quello che teneva in mano la coppa sembrava... certo, era mezzo spogliato invece che vestito elegantemente, i capelli erano più lunghi e non brizzolati... ma a Patty sembrò proprio che quel ragazzo nella foto fosse in realtà l'uomo che in quel momento aveva davanti a sé.
Con molti anni in meno sulle spalle, s'intende.
Stava ancora fissando l'immagine quando sentì la voce dell'uomo.
“Ha ancora bisogno di qualcosa, signorina?” Mentre le parole erano quelle formali dell'impiegato al servizio del cittadino utente, il tono era senza dubbio quello dell'uomo che ha di fronte un seccatore del quale non vede l'ora di liberarsi.
Era chiaro che entrambi sapevano per quale altro motivo fosse lì la ragazza: “Beh, sì... insomma... mio fratello si chiedeva se...”
“Se l'ho già denunciato? ...dovrebbero essere i suoi compagni di squadra a denunciarlo, per come gioca male”.
Patty trasalì. Poi, cercando le parole migliori, si voltò di nuovo verso la fotografia dell'uomo con la coppa: “Beh, vedo che anche lei ama molto il football...”
“Tagliamo corto, ragazzina. Se è questo che vuoi sapere, non l'ho denunciato, anche se avrei dovuto farlo. Sai quali sono le leggi, no?”
Patty decise di giocare le sue carte: “Le conosco... ma penso anche che un ex giocatore di football non ami denunciare dei ragazzini colpevoli solo di amare quello sport, no?” disse, indicando la foto sul muro con un cenno del capo.
L'uomo rimase colpito da quelle parole, pur cercando di non darlo a vedere.
“Dopotutto penso che una volta, quando non era ancora vietato, anche i grandi giocatori abbiano cominciato così, no? O mi sbaglio?”
Roy pensò che quella ragazzina sapesse davvero il fatto suo.
Due parole, ed aveva fatto centro pieno; anche Roy, tanti anni prima, era come quei ragazzini.
Già, ma allora non era vietato.
“Non ti sbagli. E per questo, forse, non lo denuncerò. Forse. Ma sappi che non avrà sempre la fortuna di incontrare uno come me.”
Stava aggiungendo “Ed ora lasciami lavorare” quando Patty, con un movimento scomposto, fece cadere una piccola unità di memoria che era appoggiata sulla scrivania; il piccolo chip rimbalzò sul pavimento, poi con una traiettoria imprevista, si infilò sotto la scrivania.
Patty si affrettò a cercare di recuperare l'oggetto: “Mi dispiace... mi dispiace... lasci stare, lo prendo io...”
Ignorando le proteste dell'uomo, in una frazione di secondo Patty era già nel buio sotto la scrivania alla ricerca della scheda di memoria.
In quel preciso istante, la porta dell'ufficio si aprì, ed entrò un secondo uomo.
Patty non poteva vederlo, così come ovviamente lui non poteva vedere la ragazza, ma dalla voce immaginò che fosse un uomo giovane e distinto.
Inizialmente la ragazza era preoccupata dal poter essere scoperta in quella situazione così apparentemente ambigua, ma dopo aver sentito le prime parole del nuovo arrivato capì di aver appena comprato il biglietto vincente della lotteria.
“Allora, Roy, per stasera è tutto a posto... giochiamo alle 21 al vecchio demolitore”
“Sì... ok... alle 21...” Il tono di voce di Roy tradiva un certo imbarazzo.
“Mi raccomando, eh? Bello agguerrito come al solito... giochiamo contro i ragazzi dell'officina di Moe, e senza di te là dietro che metti un po' d'ordine in campo, siamo persi, ahahah! Chico che non torna mai a difendere, Josè che non sale mai a tempo per un fuorigioco...”
“Hai capito...” pensò Patty, che nel frattempo aveva anche ritrovato il chip.
Non appena l'uomo uscì dall'ufficio, la ragazza emerse da sotto la scrivania, vi posò la schedina di memoria e si volse verso l'impiegato robusto; poi, imitando la sua voce maschile, disse: “Sai quali sono le leggi, no?”
Ora i ruoli si erano capovolti. L'uomo sembrava un bambino colto con le mani nella marmellata, anche se era un bambino brizzolato e di cento chili.
“Pare che non siano solo i ragazzini a sentire il bisogno di qualche strappo alle norme, vero?”
“Ok, ok, non denuncerò tuo fratello, va bene? E adesso esci di qui e non ti far più vedere!”
Patty prese i documenti e si voltò per uscire. Poi, cercando di interpretare al meglio la parte della dark lady di un romanzo d'appendice, si fermò in mezzo alla stanza. Sempre volgendo le spalle all'uomo, disse: “Ma dopotutto non siamo proprio pari... voglio dire, se qualcuno denunciasse mio fratello, quello stupido si dovrebbe fare qualche giorno al Centro... ma se qualcun altro denunciasse un impiegato comunale... beh...”
“Eccola lì, questa puttanella...” pensò Roy “Ora penserà di ricattarmi... maledizione a quel cretino di Sid, non poteva stare zitto?”
Poi, rivolto alla ragazza: “Ok, ho capito... e quanto costerebbe il silenzio di questo qualcuno? Sentiamo...”
“Ehi, ehi, per chi mi hai preso? Non voglio mica dei soldi... il tuo amico ha detto che sei uno che sa tenere bene una squadra in campo... beh, i ragazzi di mio fratello hanno proprio questo problema: nessuno che li guidi, che metta un po' d'ordine nella squadra...”
Roy pensò che la situazione era surreale. Un quarto d'ora fa stava facendo la morale ad una ragazzina; poi, un attimo fa si preparava a comprare il suo silenzio. E ora quella ragazzina gli stava chiedendo di diventare il “mister” di una squadra di football clandestino. Ma lui col football aveva chiuso molto tempo prima.
O almeno così aveva giurato a se stesso.
Il cervello di Patty, invece, era un miscuglio di pensieri: da una parte la soddisfazione per aver risolto in un colpo solo i problemi di suo fratello e -forse- quelli della sua squadra, dall'altra un improvviso timore: e se l'uomo si fosse rifiutato? O peggio, avesse deciso di denunciare sia lei che il fratello? Beh, no, a quel punto lei avrebbe denunciato lui, e lui aveva tutto da perderci. Oddio, e se adesso quell'uomo avesse tirato fuori una pistola per risolvere la questione in maniera “non formale”?
Roy si alzò lentamente, quasi solenne, e Patty non riuscì a nascondere un brivido di apprensione. Brivido che si ripetè quando lo vide aprire un armadietto e prendervi qualcosa.
L'uomo tirò fuori un pallone da football, quello che per poco non gli ammaccava l'auto quella stessa mattina.
Lo lanciò a Patty, che lo prese al volo.
"Dì a tuo fratello e ai suoi amici brocchi che ci vediamo domani sera alle 18 al loro campo, ma che stavolta stiano più attenti alla mia macchina." disse Roy.
Patty lo ringraziò, ma l'uomo la interruppe subito.
“Non ho finito: alle 18 voglio anche te.”
Patty arrossì confusa: “Io?... ma veramente...”
“Non potrei mai allenare quei ragazzi senza avere, almeno all'inizio, un 'secondo' che li conosca meglio di quanto li conosco io.”
E poi continuò: “Non farti viaggi mentali: non sono un maniaco, e poi non mi interessano le ragazzine secche e senza tette.”
A Patty vennero in mente centinaia di epiteti da rivolgere all'uomo, poi optò per il silenzio.
L'uomo si rimise a lavorare al terminale senza salutare la ragazza che usciva dall'ufficio sbattendo la porta con tutta la sua forza.

Immagine IPB

 

 
 
 

LA RISALITA DI FELIPE MELO

Post n°2812 pubblicato il 08 Ottobre 2010 da nadir63l
 

© foto di ALBERTO LINGRIA

Dopo il Mondiale iniziato alla grande e finito in tregenda aveva deciso di smettere. L’etichetta di eroe negativo aveva sfibrato la voglia di giocare di Felipe Melo che ha ammesso di essere stato molto vicino al clamoroso ritiro. Quand’è tornato in Brasile i genitori non smettevano di piangere, la sua casa era circondata e ha pensato: “Ho guadagnato abbastanza posso anche smettere”. La ghigliottina mediatica era troppo tagliente per poter ripartire e dimenticare tutto. Poi la scintilla emessa dalle parole di un pastore della sua chiesa ha sancito l’inizio della seconda vita calcistica di Felipe Melo. Incassata la fiducia incondizionata di Del Neri e Marotta, il guerriero è rimasto intatto ma adesso ha un vestito più educato, il processo di maturazione sta per giungere a conclusione e la Juventus può riattivare totalmente quello che da molti è o era considerato uno dei centrocampisti più forti al mondo. La partita di domenica sera contro l’Inter ha sentenziato che i bianconeri possono guardare negli occhi anche i campioni d’Europa e Felipe Melo può già essere considerato l’architrave del progetto riscatto. 6 partite di campionato, 6 volte titolare con una prestazione al di sotto della sufficienza solo all’esordio: una crescita lenta ma inesorabile, un rendimento, costante, garantito che soddisfa tutti anche se privo di fuochi d’artificio scintillanti. Solo 2 ammonizioni, il feeling ritrovato con i tifosi, il carisma del leader: da campione a bidone e ritorno. Riassaporata la serenità, Felipe Melo non vuole più smettere la maschera del sorriso.

 
 
 

Capitan Del Piero non esclude un futuro negli States...

Post n°2811 pubblicato il 08 Ottobre 2010 da nadir63l
 

© foto di ALBERTO LINGRIA/PHOTOVIEWS

Come riportato da Tuttosport, ieri allo Juventus Center di Vinovo una troupe di giornalisti del network Usa, ESPN, ha intervistato il capitano Alessandro Del Piero, che davanti alla telecamera ha ripercorso i passaggi più significativi della sua straordinaria carriera. Alla domanda su una possibile esperienza nella MLS americana già a partire dal prossimo anno, il numeros 10 bianconero ha risposto sibillinamente: "Chissà, tutto può succedere”.

 
 
 

...PROCESSATELI !!!!

Post n°2810 pubblicato il 08 Ottobre 2010 da nadir63l
 

© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport

Ricordate quella prima pagina della Gazzetta dello Sport "PROCESSATELI" a carattere cubitali, visibile anche ai ciechi? Bene, il Processo, pardòn i processi a Torino, Roma e Napoli, ci sono stati; per fortuna, vorremmo aggiungere. Perchè un Processo ti dà la possibilità di far luce e chiarezza. Un Processo ti fa capire se hanno imbrogliato in 2, 10 o 100; o nessuno. La Gazzetta fu accontentata con il Processo alla Juve e al "sistema Moggi" che negli anni si è rivelato "il sistema calcio". C'è una bella differenza. Perchè, per tutti questi anni, ci hanno nascosto la verità e ci hanno detto "così truccavano i sorteggi", sempre titolo della rosea, e poi davanti al Giudice Collina e Abete, non due qualunque, hanno ammesso la regolarità dei sorteggi? Ci sono tante risposte che aspettiamo ma il tempo è galantuomo e da galantuomini vorremmo che adesso venissero processati tutti gli altri protagonisti di questa infinita storia. E' un modo per conoscere la verità

 
 
 

Marotta esclusivo: «Ecco la Juve che verrą»

Post n°2809 pubblicato il 08 Ottobre 2010 da nadir63l
 

 
Intervista al dg bianconero: «Agnelli e Del Neri, Del Piero e Chiellini, Krasic e Dzeko, Cassano e Diego, Platini e Buffon, Aquilani e Sissoko, lo scudetto e l’Europa League: vi dico come la penso»
VINOVO (TORINO), 8 ottobre - Beppe Marotta, perché un bambino che si avvicina og­gi al calcio dovrebbe inna­morarsi della Juve, invece che dell’Inter, del Milan, ecc. «Intanto parliamo di una vec­chia, ma bella Signora, capace di conquistarti con il suo fasci­no. Poi per la forza della sua storia, che esercita un richia­mo fortissimo nelle generazio­ni vecchie e nuove». Si sentirebbe di prometter­gli un futuro di gioie e tro­fei? «Sì, perché la Juve ha nel suo dna la vittoria. A cui non si ar­riva solo con i soldi, ma co­struendo modelli vincenti. Co­sa che abbiamo iniziato a fa­re». La nuova Juve è sicuramen­te più simpatica, ma saprà essere determinata nell’in­seguire il successo come fu­rono quelle del passato? Pensiamo alla presidenza Boniperti... «Sicuramente. La presidenza di Andrea Agnelli è sinonimo di continuità con le grandi so­cietà del passato. Non a caso il presidente ha puntato al mas­simo della professionalità, in­serendo ogni persona al posto giusto».

RINNOVI E DEL NERI - Chiellini sostiene che per tornare al top serve qualche anno. «Non ci siamo dati un termi­ne, ma un modello preciso. Ab­biamo abbassato l’età media e attuato un contenimento del costo del lavoro. Insomma, re­gole precise per farci trovare pronti all’entrata in vigore del fair play finanziario». Il programma di Michel Pla­tini troverà una sicura applicazione? «Assolutamente sì. E’ fonda­mentale per far sì che i club non incappino in disastri eco­nomici, in improvvisi fallimen­ti. E per far sì che a prevalere siano le società più sane». Tornando a Chiellini, il suo rinnovo è cosa fatta? «Siamo a un ottimo punto». A fine stagione scadrà pure il contratto di Del Piero... «Posso dire che Alex è un gran­de professionista e che la Ju­ventus ha davanti tutto il tem­po necessario per fare, in sere­nità, le valutazioni del caso». La squadra costruita in estate è una macchina da gol e, oggettivamente, pa­recchi ne concede. si aspet­tava tutto ciò? «
Nell’ambito di un rinnova­mento che ha portato dodici nuovi giocatori nella rosa, pos­sono crearsi situazioni impre­viste e imprevedibili. Ma la Ju­ve ha la fortuna di essere gui­data da un allenatore come Del Neri, abilissimo nel far cre­scere il gruppo, nello sfruttare le risorse. Il tempo rappresen­ta un buon viatico per raggiun­gere un maggiore equilibrio».

VERO ESAME - I progressi contro City e In­ter ci sono stati, ma si è trat­tato di due match in cui la concentrazione non andava sollecitata. «E’ proprio così. Nelle ultime due partite abbiamo dimostra­to un ottimo approccio, la do­vuta attenzione tattica, grandi doti agonistiche. Ora dovremo essere bravi a continuare in partite di minore appeal. Il ve­ro esame per misurare le no­stre ambizioni arriverà alla ri­presa dopo la pausa per le na­zionali». Addetti ai lavori attenti co­me Luca Vialli e Gino Pozzo sostengono che siete in cor­sa per lo scudetto. «
Rispondo che l’Inter si presenta come un gruppo costrui­to nel tempo e questo ti regala forza. Però non è che si possa sempre vincere. Il concetto di vulnerabilità vale pure i nerazzurri».

 
 
 

AQUILANI: "Finalmente sto bene, voglio ripagare la fiducia che mi ha dato la Juve. Roma? Non sono un traditore"

Post n°2808 pubblicato il 08 Ottobre 2010 da nadir63l
 

© foto di ALBERTO LINGRIA

Il centrocampista della Juventus, Alberto Aquilani, ha rilasciato due distinte interviste a Sky Sport 24 e al quotidiano "Il Messaggero". Ecco i passaggi principali....

AQUILANI A SKY SPORT:

"IO E LA JUVE STIAMO CRESCENDO" - "La squadra sta crescendo piano piano, la stessa cosa vale per me e sono contento. Come ho detto quando sono arrivato la Juve è una squadra che ha cambiato tanto e ci vuole tempo, ma piano piano i piccoli passi avanti si vedono".

"LA PANCHINA NON MI FACEVA PIACERE" - "Prime settimane in panchina? Non mi faceva piacere ovviamente, ma il tecnico ha fatto le sue scelte.

L'INCONTRO CON L'EX TECNICO BENITEZ E IL PASSATO A LIVERPOOL - "Che effetto mi ha fatto ritrovare Benitez? Mi ha fatto un buon effetto, ho avuto un buon rapporto nonostante un anno difficile per entrambi, abbiamo parlato un po' del Liverpool e poi abbiamo pensato alla nostra gara. Comunque vada il club inglese sarà un passaggio fondamentale della mia carriera. Non so se il passaggio societario puo' aiutare la Juve o il Liverpool a riprendermi". 

LA CONCORRENZA ALLA JUVE -  "Quando mi hanno chiamato mi hanno detto che avevano bisogno di un giocatore delle mie caratteristiche, la Juve ha grandissimi centrocampisti, tornare in Italia in prestito non era una scelta facile perché la concorrenza e' tanta". 

LA ROMA E IL PRESUNTO TRADIMENTO -  "Mi sono arrivati tanti messaggi quando son tornato – spiega Aquilani - ma colgo l'occasione per chiarire: si parla di tradimenti, di parole non vere messe sulla mia bocca. La verità è una ovvero ero un giocatore della Roma, sapevano che stavo bene lì, sono stato venduto a una cifra importante, sono andato via a malincuore e dopo un anno la Juve mi ha dato l'opportunità di tornare in Italia, ho colpo l'occasione ma la Roma ormai rappresenta il passato". 

14 NOVEMBRE, JUVE-ROMA - "Il 14 novembre Juve-Roma? E' ovvio che ci penso – continua Aquilani - magari per me sarà una partita diversa ma non mi pregiudica niente. Adesso sono un giocatore della Juve, devo fare bene con la maglia bianconera, per la società che mi paga. Lazio in testa? Adesso è ancora presto, stanno facendo un grande campionato, ma è presto. Juve può competere per lo scudetto? Penso che non sia giusto parlare di questo, pensiamo a fare bene partita dopo partita per poi tirare le somme. Secondo me ancora siamo un passo dietro. La Nazionale? Diventerà un obiettivo nel momento in cui riusciro' a giocare con continuita' con la Juve".
 


AQUILANI A IL MESSAGGERO:

Il Principino è tornato. E sorride di nuovo. Alberto ora sta bene fisicamente, è sereno. Ha voglia di spaccare il mondo e di togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Ha scelto di raccontare la sua verità e per far tacere le malelingue. Una volta per tutte.  Aquilani, è tempo di mettersi tutto alle spalle?
«E’ tempo di rimettermi in gioco. Di far parlare il campo. Di dimostrare che sono ancora un giocatore importante. Voglio ripagare con gli interessi la fiducia che mi ha dato la Juve».

Contro Cagliari e Inter ci è riuscito?
«Posso migliorare. Non sono al cento per cento. Serve continuità».

L’infortunio è solo un brutto ricordo?
«Finalmente sto bene. Fa parte del passato».

Come la Roma?
«Si. Su questo però vorrei fare chiarezza».

Cosa si sente di dire ai tifosi giallorossi?
«E’ giusto che sappiano la verità e non che mi giudichino per quello che si sente dire in giro, a sproposito».

Qual è la verità?
«Non sono andato via io, ma è la Roma che mi ha ceduto».

Chi l’ha scaricata, Spalletti o la società?
«Spalletti con me si è comportato bene, è stato chiaro. Mi ha detto: la società mi ha chiesto gli incedibili, io gli ho risposto Totti, De Rossi e Pizarro. C’è un’offerta per te, di 20 milioni: se dipende da me ti tengo, se da loro ti vendono. Io ho parlato con i dirigenti, che mi hanno spiegato che avevano altri programmi. Mi sono messo l’anima in pace e sono andato al Liverpool».

Non è stato facile.
«E’ stato difficilissimo. Era tutto nuovo. Il campionato. Poi ero reduce da un’operazione. Non giocavo da mesi. La squadra andava male. Era un disastro. Con il tempo sono guarito. Ma Benitez non voleva rischiare. Stavo bene, ma giocavo a sprazzi. Meritavo un’altra chance».

Così è arrivata la Juve e non ha potuto dire di no.
«E’ successo tutto in un giorno. Ad Hodgson avevo chiesto di tornare in Italia se non avesse avuto intenzione di farmi giocare. Quando il Liverpool ha preso Joe Cole, mi hanno accontentato. La Juve è stata brava ad inserirsi ed io sono orgoglioso di essere in una delle cinque società più grandi del mondo. Chi dice che potevo tornare alla Roma, si sbaglia. Non c’erano le condizioni e poi non ci hanno mai pensato e provato».

Con il passare del tempo pensa che la rimpiangeranno?
«Me lo auguro. Ma per me stesso».

La crisi dei giallorossi se l’aspettava?
«Come mi ha sorpreso quando hanno fatto quella rimonta incredibile, così mi sorprendono adesso che sono dietro».

Il 14 novembre la Juve ospiterà la Roma a Torino. Se dovesse segnare, esulterebbe?
«No, non sarebbe giusto».

Perché ha scelto la maglia numero 14?
«E’ il giorno in cui è nato mio padre».

A proposito di genitori. Il papà della sua fidanzata, Michela Quattrociocche, è juventino. Sarà contento?
«Quando scoprì che sarei venuto a Torino, era fuori di testa».

Si vocifera che Marotta voglia riscattarla a gennaio?
«Di questo sono orgoglioso. Ma non ho fatto ancora nulla. Spero solo di continuare a stare bene e di giocare».

Fra i suoi obiettivi c’è anche la nazionale?
«Sarà solo una conseguenza se dovessi fare bene qui».

In Inghilterra era solo casa e allenamento?
«No, ho imparato a giocare a golf. E mi piace tanto».

Un giocatore del Liverpool da consigliare e Marotta?
«Glen Johnson. Senza mancare di rispetto a chi sta qui, dopo Maicon è il più forte del mondo. E poi è un mio amico».

Come è stato giocare con Gerrard?
«Incredibile. Unico. Lo considero il più grande centrocampista in attività. Una bandiera».

Come Totti e Del Piero.
«Francesco è un mito. E’ stato il mio mito. Alessandro è un grande. Un professionista al centodieci per cento. Ha sempre voglia di vincere, non molla mai».

Capitolo campionato: la Lazio lì in vetta può durare?
«Non credo. E’ presto. I conti si faranno dopo Natale».

A Roma dicevano: dopo la Juve gli manca solo la Lazio?
«Là non ci giocherei mai, questo è poco, ma sicuro».

 
 
 

Altro che Cupola: gli errori pro-Juve li evidenziano De Santis e Racalbuto... Vi sembrano devoti?

Post n°2807 pubblicato il 08 Ottobre 2010 da nadir63l
 

 
Buoni e cattivi, da premiare o da condannare a seconda di come dirigono la Juve. Per i pm chi fa­vorisce i bianconeri viene ri­compensato. Ma questa teoria si scontra con quanto emerge dalle intercettazioni
TORINO, 8 ottobre - Arbitri buoni e arbi­tri cattivi, da premiare o da condannare a seconda del me­tro che utilizzano nel dirigere la Juventus: non hanno dubbi i pm che sostengono l’accusa contro Luciano Moggi, chi fa­vorisce i bianconeri viene ri­compensato arbitrando e, quindi, guadagnando di più, chi invece fischia contro viene danneggiato. Ma questa teoria si scontra con quanto emerge dalle intercettazioni e dai ri­scontri della difesa che ribalta le argomentazioni degli inqui­renti.

PAGATO CARO - Prendiamo come esempio Roma-Juventus del 5 marzo 2005, una delle partite incriminate, persa dai giallorossi per 1-2 tra le prote­ste per la direzione di Salvato­re Racalbuto (assistito da Pi­sacretae Ivaldi, quarto uomo Gabriele): decisivo un rigore assegnato ai bianconeri per l’atterramento di Zalayeta, che avviene però fuori area. Racalbuto si consulta anche con Pisacreta, ma concede ugualmente il tiro dal dischet­to, che permette alla Juventus di raggiungere il Milan in vet­ta alla classifica. Da una inter­cettazione tra Racalbuto e il suo grande amico De Santis, durante e dopo la partita, emergono subito gli sbagli commessi dal direttore di gara, che appare preoccupato per le conseguenze e non contento per aver favorito la Juventus. Ecco la telefonata durante l’intervallo

De Santis: «Questi si attaccano un po’ troppo. Ci poteva stare l’ammonizione su Del Piero all’inizio».
Racalbuto «
Il rigore è dentro o no? Con­tinuano a dire che il fallo è fuori».
DS: «E’ dentro, ma devo rivedere...»
R.: «Dicono che il gol di Cannavaro è in fuorigioco».
Ds: «E’ in fuorigioco».

Alla fine di Roma-Juventus i due arbitri si riparlano.
DS: «Salvatore, dieci volte ho rivisto il rigo­re, non so dirti se è dentro o fuori. Però c’è il fuorigioco di Ibra quando riceve palla...»
R.: «Ah».
DS: «
Sì, poi passa la palla a Zalayeta e subisce il fallo. Zalayeta sta a cavallo del­la riga, l’impatto c’è la sulla seconda gam­ba. Sul gol, Cannavaro invece è in fuorigio­co, sta davanti di un metro».
R.: «
Addirittura».
DS.: «
E poi il gol di Ibra è buono, era diffi­cile vedere, ma sta in linea con il pallone».
R.: «Mia moglie mi diceva che hanno mar­tellato sulla gestione».
DS.: «Ti hanno dato addosso sui tipi di fal­li, secondo me non potevi fare nulla. Alla fi­ne i casini li hanno fatto i guardalinee». L’errore costa parecchio a Ra­calbuto, che rivede la serie A dopo 10 turni - con un manca­to guadagno di circa 50 mila euro - e due mesi e mezzo tra­scorsi a casa: meno male che chi favorisce la Juve non viene penalizzato. Invece, il guarda­linee che lo ha (mal) consiglia­to non viene neppure indagato.

SUL BANCO - Intanto venerdì scorso, a Napoli, l’arbitro De Santis ha stilato la lista dei te­stimoni e tra questi compaiono anche due giocatori che, nella stagione 2004-05, erano alla Juventus. Si tratta di Alessan­dro Del Piero (che indossa an­cora quella maglia) e di Zlayan Ibrahimovic. Sono chiamati in causa per Lecce-Juventus del 14 novembre 2004, finita 1-0 a favore dei bianconeri. Se­condo l’accusa, De Santis, che diresse la gara, favorì la Juven­tus perché fece disputare la partita anche se il campo era diventato un acquitrino. Ecco l’intercettazione tra De Santis e l’ex designatore Pairetto.

Pairetto: «Che campo c’era? C’era Ze­man che rompeva, cosa voleva
De Santis: «Che un terreno così era ir­regolare. I giocatori erano tutti tranquilli, non c’è uno che ha detto il campo... Certo il Lecce che gioca più in velocità e sovrap­posizione è penalizzato. Sono andato pri­ma nello spogliatoio del Lecce e ho chie­sto cosa ne pensavano, ho fatto la stessa cosa con la Juve. Nessuno ha chiesto du­rante la partita “controlliamo”. Alla fine poi, è normale recriminare sul campo».

 
 
 

FINALMENTE LA GAZZETTA....

Post n°2806 pubblicato il 08 Ottobre 2010 da nadir63l
 

Cosa succede, cosa succede in città? Come Vasco Rossi qualche anno fa anche noi ci domandiamo stupiti la stessa cosa. Osservare che addirittura in prima pagina della Gazzetta dello Sport in edicola oggi e su Gazzetta.it viene dato ampio spazio alle intercettazioni riguardanti Facchetti. Già questa è una notizia, finora venivano considerate come delle innocenti chiacchierate in cui solo Moggi e i revisionisti juventini potevano leggerci qualcosa di pesante, perché anche la Rosea si deve essere arresa alla realtà dei fatti: le intercettazioni hanno un’incredibile valenza processuale, e non solo, e su questo ormai non ci sono dubbi. Anche Moratti e l’Inter ormai sono in ballo e non per colpa della difesa di Moggi, ma in quanto parte attiva. E tutto nonostante prima il pm Narducci abbia dapprima negato l’esistenza di altre telefonate riguardanti altre squadre che non siano Juventus e le altre a processo, nonostante dopo autorevoli opinionisti abbiano sposato in pieno la linea difensiva dell’Inter. Finalmente anche la Gazzetta se ne è resa conto, lo testimonia anche la domanda finale che Maurizio Galdi e Valerio Piccioni fanno e si fanno: “Insomma, quello scudetto (2006 n.d.r.) è da revocare o no?”. Tutto ciò rappresenta una vittoria per chi ha combattuto in questi anni per portare a galla la verità completa, ma resterà solamente una vittoria di Pirro finché giustizia, nel senso pieno del termine, non sarà fatta. Perché poi la Gazzetta abbia cambiato posizione, iniziando anch’essa a dubitare, non ce lo domandiamo in questa sede: ne prendiamo atto e diciamo solo una parola. Finalmente

 
 
 

     

 

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