LA NUOVA CASA BIANCONERA
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«Il vantaggio di dodici punti, che a fine campionato diventerà di quindici, non può essere frutto di null’altro che non il fatto che eravamo più forti. Una grande squadra che quella sera, il 12 febbraio 2006, di fatto si portò a casa il ventinovesimo scudetto. La medaglia ce l’ho ancora casa. E non la restituisco. »
Alessandro Del Piero
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Messaggi del 08/10/2010
Se il superprocuratore Stefano Palazzi ci ha messo cinque mesi per deferire Chivu (vero scandalo: una settimana sarebbe stata anche troppa), chissà quanto ci metterà per venire a capo di Calciopoli-2? E non mi riferisco alle 180 mila intercettazioni che Giancarlo Abete ha fatto acquisire a Napoli: per leggere tutte quelle ci vorranno un paio d'anni. Ma mi riferisco alle 187 telefonate che sono state trascritte dal perito Porta e che la Figc ha acquisito il 23 settembre e consegnate già a Palazzi. Vero che il superprocuratore si fida poco dei suoi sostituti ed è già impegnato con un'altra rogna, quel "Premiopoli" le cui tracce si perdono addirittura nel Palazzo. Ma la Juventus il 10 maggio scorso, più di 150 giorni fa, ha presentato un esposto in Figc, chiedendo, come primo provvedimento, che venga revocato quello scudetto del 2006 che i saggi di Guido Rossi assegnarono all'Inter. Andrea Agnelli ha sollecitato di recente Abete e ora tutto dipende da Palazzi e dai suoi 007: volendo (appunto, volendo...) sarebbe un'inchiesta abbastanza breve. Le intercettazioni acquisite in cancelleria a Napoli sono 187 ma quelle che interessano per il "caso Inter" sono una cinquantina, non di più. Ma Palazzi non parte: come mai? Aspetta autorizzazioni da Napoli? Deve formare ancora la sua "squadra"? Non si sa: Abete aveva promesso velocità e trasparenza. Siamo in attesa... Per carità, non è una decisione facile quella che dovrà prendere la procura federale: stabilire cioè se il comportamento Intanto su Calciopoli è iniziata la partita decisiva anche a Napoli: entro ottobre sfilata di testimoni eccellenti. Martedì 12 toccherà a Rosetti, al notaio fiorentino Tavassi, forse a Galliani e Del Piero. Il 19 ottobre sono stati chiamati Moratti, Tronchetti Provera, Tavaroli, Cipriani (ha già detto di sì), Ibrahimovic e altri calciatori. Il 12 inoltre il tribunale stabilirà se acquisire le 130 intercettazioni sbobinate da Nicola Penta per conto della difesa di Luciano Moggi, mentre nella stessa data i difensori di Gigi Pairetto presenteranno una trentina di intercettazioni nuove che riguardano Racalbuto, Paparesta, De Santis, Nucini, eccetera. Si parlerà anche delle partite Juve-Milan, Cagliari-Juve e Lecce-Juve. Inoltre in una delle gare incriminate per l'ipotesi delle ammonizioni mirate, vale a dire Fiorentina-Bologna, si scopre che il commissario Aia aveva dato il massimo dei voti (8,70) all'arbitro De Santis. Luciano Moggi ha appena acquistato altri due Cd (ci sono circa 10.000 intercettazioni) e li ha affidati ai suoi periti, che stanno lavorando ancora su molte chiamate di Facchetti (aveva due telefonini, uno dell'Inter e uno dell'assicurazione). Ma a Napoli vanno avanti spediti, merito anche del presidente Maria Teresa Casoria, mentre Stefano Palazzi ha messo tutto in cassaforte e ha fatto piazzare due guardie davanti all'ingresso del suo ufficio. Di chi ha paura? |
Indiscrezione lanciata dal popolare conduttore televisivo e radiofonico. Durante la trasmissione radiofonica andata in onda ieri sera su Radio Radio intitolata "Il Bianco e il Nero" condotta da Massimo Zampini e Antonello Angelini è stata lanciata l'indiscrezione, in replica ad una domanda di una telefonata di un ascoltatore, che la Juventus sarebbe alla ricerca di un nuovo amministratore delegato per sostituire Jean-Claude Blanc. A darne la notizia è stato Antonello Angelini con le seguenti dichiarazioni: "Vi do come notizia certa che si sta cercando un nuovo amministratore delegato per rimpiazzare Blanc, una società è stata incaricata della ricerca di una nuova figura per questo ruolo. Non è detto che lo troveranno di sicuro ma qualcosa a breve in società vi posso garantire che succederà". |
- POISON IVY
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Dopo il Mondiale iniziato alla grande e finito in tregenda aveva deciso di smettere. L’etichetta di eroe negativo aveva sfibrato la voglia di giocare di Felipe Melo che ha ammesso di essere stato molto vicino al clamoroso ritiro. Quand’è tornato in Brasile i genitori non smettevano di piangere, la sua casa era circondata e ha pensato: “Ho guadagnato abbastanza posso anche smettere”. La ghigliottina mediatica era troppo tagliente per poter ripartire e dimenticare tutto. Poi la scintilla emessa dalle parole di un pastore della sua chiesa ha sancito l’inizio della seconda vita calcistica di Felipe Melo. Incassata la fiducia incondizionata di Del Neri e Marotta, il guerriero è rimasto intatto ma adesso ha un vestito più educato, il processo di maturazione sta per giungere a conclusione e la Juventus può riattivare totalmente quello che da molti è o era considerato uno dei centrocampisti più forti al mondo. La partita di domenica sera contro l’Inter ha sentenziato che i bianconeri possono guardare negli occhi anche i campioni d’Europa e Felipe Melo può già essere considerato l’architrave del progetto riscatto. 6 partite di campionato, 6 volte titolare con una prestazione al di sotto della sufficienza solo all’esordio: una crescita lenta ma inesorabile, un rendimento, costante, garantito che soddisfa tutti anche se privo di fuochi d’artificio scintillanti. Solo 2 ammonizioni, il feeling ritrovato con i tifosi, il carisma del leader: da campione a bidone e ritorno. Riassaporata la serenità, Felipe Melo non vuole più smettere la maschera del sorriso. |
Come riportato da Tuttosport, ieri allo Juventus Center di Vinovo una troupe di giornalisti del network Usa, ESPN, ha intervistato il capitano Alessandro Del Piero, che davanti alla telecamera ha ripercorso i passaggi più significativi della sua straordinaria carriera. Alla domanda su una possibile esperienza nella MLS americana già a partire dal prossimo anno, il numeros 10 bianconero ha risposto sibillinamente: "Chissà, tutto può succedere”. |
Ricordate quella prima pagina della Gazzetta dello Sport "PROCESSATELI" a carattere cubitali, visibile anche ai ciechi? Bene, il Processo, pardòn i processi a Torino, Roma e Napoli, ci sono stati; per fortuna, vorremmo aggiungere. Perchè un Processo ti dà la possibilità di far luce e chiarezza. Un Processo ti fa capire se hanno imbrogliato in 2, 10 o 100; o nessuno. La Gazzetta fu accontentata con il Processo alla Juve e al "sistema Moggi" che negli anni si è rivelato "il sistema calcio". C'è una bella differenza. Perchè, per tutti questi anni, ci hanno nascosto la verità e ci hanno detto "così truccavano i sorteggi", sempre titolo della rosea, e poi davanti al Giudice Collina e Abete, non due qualunque, hanno ammesso la regolarità dei sorteggi? Ci sono tante risposte che aspettiamo ma il tempo è galantuomo e da galantuomini vorremmo che adesso venissero processati tutti gli altri protagonisti di questa infinita storia. E' un modo per conoscere la verità |
Intervista al dg bianconero: «Agnelli e Del Neri, Del Piero e Chiellini, Krasic e Dzeko, Cassano e Diego, Platini e Buffon, Aquilani e Sissoko, lo scudetto e l’Europa League: vi dico come la penso» VINOVO (TORINO), 8 ottobre - Beppe Marotta, perché un bambino che si avvicina oggi al calcio dovrebbe innamorarsi della Juve, invece che dell’Inter, del Milan, ecc. «Intanto parliamo di una vecchia, ma bella Signora, capace di conquistarti con il suo fascino. Poi per la forza della sua storia, che esercita un richiamo fortissimo nelle generazioni vecchie e nuove». Si sentirebbe di promettergli un futuro di gioie e trofei? «Sì, perché la Juve ha nel suo dna la vittoria. A cui non si arriva solo con i soldi, ma costruendo modelli vincenti. Cosa che abbiamo iniziato a fare». La nuova Juve è sicuramente più simpatica, ma saprà essere determinata nell’inseguire il successo come furono quelle del passato? Pensiamo alla presidenza Boniperti... «Sicuramente. La presidenza di Andrea Agnelli è sinonimo di continuità con le grandi società del passato. Non a caso il presidente ha puntato al massimo della professionalità, inserendo ogni persona al posto giusto». RINNOVI E DEL NERI - Chiellini sostiene che per tornare al top serve qualche anno. «Non ci siamo dati un termine, ma un modello preciso. Abbiamo abbassato l’età media e attuato un contenimento del costo del lavoro. Insomma, regole precise per farci trovare pronti all’entrata in vigore del fair play finanziario». Il programma di Michel Platini troverà una sicura applicazione? «Assolutamente sì. E’ fondamentale per far sì che i club non incappino in disastri economici, in improvvisi fallimenti. E per far sì che a prevalere siano le società più sane». Tornando a Chiellini, il suo rinnovo è cosa fatta? «Siamo a un ottimo punto». A fine stagione scadrà pure il contratto di Del Piero... «Posso dire che Alex è un grande professionista e che la Juventus ha davanti tutto il tempo necessario per fare, in serenità, le valutazioni del caso». La squadra costruita in estate è una macchina da gol e, oggettivamente, parecchi ne concede. si aspettava tutto ciò? «Nell’ambito di un rinnovamento che ha portato dodici nuovi giocatori nella rosa, possono crearsi situazioni impreviste e imprevedibili. Ma la Juve ha la fortuna di essere guidata da un allenatore come Del Neri, abilissimo nel far crescere il gruppo, nello sfruttare le risorse. Il tempo rappresenta un buon viatico per raggiungere un maggiore equilibrio». VERO ESAME - I progressi contro City e Inter ci sono stati, ma si è trattato di due match in cui la concentrazione non andava sollecitata. «E’ proprio così. Nelle ultime due partite abbiamo dimostrato un ottimo approccio, la dovuta attenzione tattica, grandi doti agonistiche. Ora dovremo essere bravi a continuare in partite di minore appeal. Il vero esame per misurare le nostre ambizioni arriverà alla ripresa dopo la pausa per le nazionali». Addetti ai lavori attenti come Luca Vialli e Gino Pozzo sostengono che siete in corsa per lo scudetto. «Rispondo che l’Inter si presenta come un gruppo costruito nel tempo e questo ti regala forza. Però non è che si possa sempre vincere. Il concetto di vulnerabilità vale pure i nerazzurri». |
Il centrocampista della Juventus, Alberto Aquilani, ha rilasciato due distinte interviste a Sky Sport 24 e al quotidiano "Il Messaggero". Ecco i passaggi principali.... "LA PANCHINA NON MI FACEVA PIACERE" - "Prime settimane in panchina? Non mi faceva piacere ovviamente, ma il tecnico ha fatto le sue scelte. LA CONCORRENZA ALLA JUVE - "Quando mi hanno chiamato mi hanno detto che avevano bisogno di un giocatore delle mie caratteristiche, la Juve ha grandissimi centrocampisti, tornare in Italia in prestito non era una scelta facile perché la concorrenza e' tanta". LA ROMA E IL PRESUNTO TRADIMENTO - "Mi sono arrivati tanti messaggi quando son tornato – spiega Aquilani - ma colgo l'occasione per chiarire: si parla di tradimenti, di parole non vere messe sulla mia bocca. La verità è una ovvero ero un giocatore della Roma, sapevano che stavo bene lì, sono stato venduto a una cifra importante, sono andato via a malincuore e dopo un anno la Juve mi ha dato l'opportunità di tornare in Italia, ho colpo l'occasione ma la Roma ormai rappresenta il passato". 14 NOVEMBRE, JUVE-ROMA - "Il 14 novembre Juve-Roma? E' ovvio che ci penso – continua Aquilani - magari per me sarà una partita diversa ma non mi pregiudica niente. Adesso sono un giocatore della Juve, devo fare bene con la maglia bianconera, per la società che mi paga. Lazio in testa? Adesso è ancora presto, stanno facendo un grande campionato, ma è presto. Juve può competere per lo scudetto? Penso che non sia giusto parlare di questo, pensiamo a fare bene partita dopo partita per poi tirare le somme. Secondo me ancora siamo un passo dietro. La Nazionale? Diventerà un obiettivo nel momento in cui riusciro' a giocare con continuita' con la Juve". |
Buoni e cattivi, da premiare o da condannare a seconda di come dirigono la Juve. Per i pm chi favorisce i bianconeri viene ricompensato. Ma questa teoria si scontra con quanto emerge dalle intercettazioni TORINO, 8 ottobre - Arbitri buoni e arbitri cattivi, da premiare o da condannare a seconda del metro che utilizzano nel dirigere la Juventus: non hanno dubbi i pm che sostengono l’accusa contro Luciano Moggi, chi favorisce i bianconeri viene ricompensato arbitrando e, quindi, guadagnando di più, chi invece fischia contro viene danneggiato. Ma questa teoria si scontra con quanto emerge dalle intercettazioni e dai riscontri della difesa che ribalta le argomentazioni degli inquirenti. PAGATO CARO - Prendiamo come esempio Roma-Juventus del 5 marzo 2005, una delle partite incriminate, persa dai giallorossi per 1-2 tra le proteste per la direzione di Salvatore Racalbuto (assistito da Pisacretae Ivaldi, quarto uomo Gabriele): decisivo un rigore assegnato ai bianconeri per l’atterramento di Zalayeta, che avviene però fuori area. Racalbuto si consulta anche con Pisacreta, ma concede ugualmente il tiro dal dischetto, che permette alla Juventus di raggiungere il Milan in vetta alla classifica. Da una intercettazione tra Racalbuto e il suo grande amico De Santis, durante e dopo la partita, emergono subito gli sbagli commessi dal direttore di gara, che appare preoccupato per le conseguenze e non contento per aver favorito la Juventus. Ecco la telefonata durante l’intervallo De Santis: «Questi si attaccano un po’ troppo. Ci poteva stare l’ammonizione su Del Piero all’inizio». Racalbuto «Il rigore è dentro o no? Continuano a dire che il fallo è fuori». DS: «E’ dentro, ma devo rivedere...» R.: «Dicono che il gol di Cannavaro è in fuorigioco». Ds: «E’ in fuorigioco». Alla fine di Roma-Juventus i due arbitri si riparlano. DS: «Salvatore, dieci volte ho rivisto il rigore, non so dirti se è dentro o fuori. Però c’è il fuorigioco di Ibra quando riceve palla...» R.: «Ah». DS: «Sì, poi passa la palla a Zalayeta e subisce il fallo. Zalayeta sta a cavallo della riga, l’impatto c’è la sulla seconda gamba. Sul gol, Cannavaro invece è in fuorigioco, sta davanti di un metro». R.: «Addirittura». DS.: «E poi il gol di Ibra è buono, era difficile vedere, ma sta in linea con il pallone». R.: «Mia moglie mi diceva che hanno martellato sulla gestione». DS.: «Ti hanno dato addosso sui tipi di falli, secondo me non potevi fare nulla. Alla fine i casini li hanno fatto i guardalinee». L’errore costa parecchio a Racalbuto, che rivede la serie A dopo 10 turni - con un mancato guadagno di circa 50 mila euro - e due mesi e mezzo trascorsi a casa: meno male che chi favorisce la Juve non viene penalizzato. Invece, il guardalinee che lo ha (mal) consigliato non viene neppure indagato. SUL BANCO - Intanto venerdì scorso, a Napoli, l’arbitro De Santis ha stilato la lista dei testimoni e tra questi compaiono anche due giocatori che, nella stagione 2004-05, erano alla Juventus. Si tratta di Alessandro Del Piero (che indossa ancora quella maglia) e di Zlayan Ibrahimovic. Sono chiamati in causa per Lecce-Juventus del 14 novembre 2004, finita 1-0 a favore dei bianconeri. Secondo l’accusa, De Santis, che diresse la gara, favorì la Juventus perché fece disputare la partita anche se il campo era diventato un acquitrino. Ecco l’intercettazione tra De Santis e l’ex designatore Pairetto. Pairetto: «Che campo c’era? C’era Zeman che rompeva, cosa voleva?» De Santis: «Che un terreno così era irregolare. I giocatori erano tutti tranquilli, non c’è uno che ha detto il campo... Certo il Lecce che gioca più in velocità e sovrapposizione è penalizzato. Sono andato prima nello spogliatoio del Lecce e ho chiesto cosa ne pensavano, ho fatto la stessa cosa con la Juve. Nessuno ha chiesto durante la partita “controlliamo”. Alla fine poi, è normale recriminare sul campo». |
Cosa succede, cosa succede in città? Come Vasco Rossi qualche anno fa anche noi ci domandiamo stupiti la stessa cosa. Osservare che addirittura in prima pagina della Gazzetta dello Sport in edicola oggi e su Gazzetta.it viene dato ampio spazio alle intercettazioni riguardanti Facchetti. Già questa è una notizia, finora venivano considerate come delle innocenti chiacchierate in cui solo Moggi e i revisionisti juventini potevano leggerci qualcosa di pesante, perché anche la Rosea si deve essere arresa alla realtà dei fatti: le intercettazioni hanno un’incredibile valenza processuale, e non solo, e su questo ormai non ci sono dubbi. Anche Moratti e l’Inter ormai sono in ballo e non per colpa della difesa di Moggi, ma in quanto parte attiva. E tutto nonostante prima il pm Narducci abbia dapprima negato l’esistenza di altre telefonate riguardanti altre squadre che non siano Juventus e le altre a processo, nonostante dopo autorevoli opinionisti abbiano sposato in pieno la linea difensiva dell’Inter. Finalmente anche la Gazzetta se ne è resa conto, lo testimonia anche la domanda finale che Maurizio Galdi e Valerio Piccioni fanno e si fanno: “Insomma, quello scudetto (2006 n.d.r.) è da revocare o no?”. Tutto ciò rappresenta una vittoria per chi ha combattuto in questi anni per portare a galla la verità completa, ma resterà solamente una vittoria di Pirro finché giustizia, nel senso pieno del termine, non sarà fatta. Perché poi la Gazzetta abbia cambiato posizione, iniziando anch’essa a dubitare, non ce lo domandiamo in questa sede: ne prendiamo atto e diciamo solo una parola. Finalmente |
Inviato da: diletta.castelli
il 11/10/2016 alle 17:05
Inviato da: dimariamonicaa
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