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Messaggi del 16/10/2010

UNO STADIO PIENO PER UNO SPETTACOLO VERO....

Post n°2914 pubblicato il 16 Ottobre 2010 da nadir63l
 

Dopo gli episodi dello scorso martedì al "Luigi Ferraris" di Genova, in occasione della partita (poi sospesa) Italia-Serbia, si riparte col calcio giocato. E con la speranza di stadi sempre più pieni, per uno spettacolo vero.
di Thomas Bertacchini
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

La sosta del campionato di serie A, dovuta agli impegni della nazionale, è ormai conclusa.
"Il potere logora chi non ce l'ha". E il calcio fa altrettanto con chi non ha la passione per questo meraviglioso sport. La pausa era inevitabile per chi doveva giocare, ma ha finito col diventare un "peso" per chi tifa.

Quello che sta per avere inizio sarà il primo week end pallonaro dopo gli episodi di Genova, dove il serbo Ivan Bogdanov, "l'uomo nero" diventato di colpo più famoso di Stankovic e Krasic, si è preso le luci della ribalta, impedendo - di fatto, con l'aiuto dei suoi prodi al seguito - lo svolgimento della partita.

E così, mentre i bambini uscivano dal "Luigi Ferraris" accompagnati da quei genitori che avevano l’arduo compito di spiegare loro cosa stava accadendo, lui proseguiva imperterrito a mostrare le tre dita (alternate dal "dito medio") nell'intento di continuare la sua guerra personale contro la federazione serba, il portiere Stojkovic e tutto quanto gli potesse permettere di portare avanti le proprie "azioni di disturbo".
Non è italiano, non ce l’aveva col nostro calcio, ma (non a caso) ha scelto uno dei nostri stadi per mostrarsi al mondo intero.

Gli episodi dello scorso martedì rappresentano la punta dell’iceberg di un’escalation di avvenimenti che con il football non hanno nulla a che vedere, ma che trovano la loro collocazione ideale proprio in quegli spazi in cui dovrebbero svolgersi delle manifestazioni sportive, e che invece finiscono - spesso e (mal)volentieri - col passare in secondo piano rispetto ad atti di vandalismo allo stato puro.

Senza fare particolare sforzi di memoria per ricordare quando la violenza è entrata a piedi uniti negli stadi italiani, si può riavvolgere il nastro sino al prologo di questa stagione, ripartendo dalle amichevoli sotto l’ombrellone: dagli scontri tra gli ultras di Pisa e Viterbese, a quelli di Spal e Parma, alla decisione di non disputare l’amichevole tra Padova e Fiorentina per evitare incidenti, alle lotte in campo ("calci" più che "calcio") tra Brescia-Larissa, Cagliari-Bastia e Catania-Iraklis.

Si vuole citare ancora qualche esempio? Bene, basta mettere dentro il calderone le proteste per la tessera del tifoso, l’agguato al Ministro dell’Interno Maroni (25 agosto) con petardi e fumogeni che fortunatamente hanno finito col bruciare auto e motociclette, non toccando il tendone che ospitava una festa di partito con migliaia di persone. Tra le quali molti bambini, ovviamente.

E quando il calcio da "parlato" diventa "giocato", e dalle spiagge si passa al campo? Ecco Inter-Roma, finale di Supercoppa Italiana (21 agosto), con Totti che chiede ai suoi tifosi di smetterla di lanciare fumogeni per permettere la ripresa del gioco (dopo una sospensione della durata di cinque minuti). Il tutto mentre - negli altri settori dell’impianto - alle persone veniva impedito di tenere il tappo delle bottiglie di plastica per il timore che potessero tirarle in campo.
Si potrebbe andare avanti, o - peggio ancora - indietro. Il materiale non manca.
E poi ci si chiede perché Ivan Bogdanov e gli altri serbi abbiano scelto di venire (anche) in Italia a fare quello che volevano.

Dall’insieme di insegnamenti che si possono imparare (e importare) dall’estero, spesso e volentieri vengono lasciati a casa loro quelli che realmente potrebbero aiutare a migliorare il calcio nostrano, concentrandosi - invece - sui metodi più efficaci per attirare i soldi degli appassionati. Per quanto riguarda il resto, ogni cosa a suo tempo.
Una volta la domenica calcistica, per il tifoso, era sacra. Nel pomeriggio le voci di Enrico Ameri e dei suoi colleghi entravano in ogni angolo della penisola. La mancanza delle immagini veniva compensata dalle descrizioni (condite da metafore "ad hoc") di Sandro Ciotti e di altri commentatori che avevano la capacità (il potere) di descrivere una partita come se si fosse trattato di un breve romanzo. Nelle trasmissioni televisive dedicate all’argomento, tranne qualche eccezione, si parlava, non si urlava. Le considerazioni conclusive spettavano a giornalisti con la "G" maiuscola.

Adesso si gioca all’ora di cena, dell’aperitivo e pure del pranzo. Il sabato come la domenica, o il lunedì, per chi ha già troppi impegni in calendario. Il tifoso deve rimanere incollato ad un televisore, procurarsi un abbonamento con un’emittente che gli consenta la visione delle gare, dotarsi di una tessera, aggiornarne il software e telefonare - spendendo, ovviamente - quando non è più in grado di capire cosa deve fare per vedere una (benedetta) partita.

Gli stadi? Svuotati, insicuri, costosi (per tutti), vecchi e con campi di gioco che favoriscono gli infortuni più che le giocate di qualche campione. E lasciati sempre più nelle mani dei vari "Ivan" di turno.
Da lì bisogna ripartire per riavvicinare i veri sostenitori al prato verde, ripopolando gli spalti anche - e soprattutto - con la presenza dei più giovani. Quelli che sono e saranno sempre il futuro, nello sport così come nella vita.

La Juventus, attraverso la costruzione dell’impianto che sta nascendo dalle ceneri del vecchio “Delle Alpi”, sarà la prima in Italia (e non è un caso, visto da chi era partito il progetto) a dotarsi di una struttura adatta a questo fine.
Che poi andrà "gestita", naturalmente. Perché ora si parla con dovizia di particolari della sua realizzazione, ma non basterà soltanto quella a scindere i buoni dai cattivi, i sostenitori dai violenti, gli appassionati dai facinorosi.
Se la società bianconera riuscirà a dimostrarsi capace di vincere anche questa partita, allora - forse - inizieranno ad accodarsi pure gli altri club.
Nella speranza di non vedere più "uomini neri" dentro uno stadio, ma genitori che possano dire ai loro figli: "ecco perché mi sono innamorato del calcio. Questo è il motivo per il quale non riesco a stare due settimane senza di lui…".
 

 
 
 

Delneri convoca 20 giocatori: Amauri c'è...

Post n°2913 pubblicato il 16 Ottobre 2010 da nadir63l
 

© foto di Francesco De Cicco/TuttoLegaPro.com

Al termine dell'allenamento di vigilia, mister Gigi Delneri, ha diramato le convocazioni per la gara con il Lecce. Assenti gli infortunati Rinaudo, Traorè e Lanzafame.  Tra i 20 giocatori arruolati dal tecnico bianconero c'è anche Amauri, che pur non essendo ancora al massimo della condizione resta in lizza per una maglia da titolare assieme a Iaquinta, Quagliarella e Del Piero.
Ecco l'elenco completo dei convocati:

2 Motta
3 Chiellini
4 Felipe Melo
5 Sissoko
8 Marchisio
9 Iaquinta
10 Del Piero
11 Amauri
13 Manninger
14 Aquilani
18 Quagliarella
19 Bonucci
21 Grygera
23 Pepe
25 Martinez
27 Krasic
29 De Ceglie
30 Storari
31 Costantino
33 Legrottaglie

 
 
 

JUVE "O FABOULOSA" PER I MEDIA BRASILIANI

Post n°2912 pubblicato il 16 Ottobre 2010 da nadir63l
 

© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Secondo il sito brasiliano globoesporte.globo.com Juventus e Luis Fabiano sono molto vicini. Luis Fabiano, accostato ogni giorno a una società diversa, questa volta appare molto vicino alla società bianconera per una valutazione che varia dai 10 ai 15 milioni di euro. Il prezzo sarebbe oltretutto variabile perchè nella trattativa potrebbe anche finire qualche contropartita tecnica.

 Per prendere Luis Fabiano la Juventus dovrebbe superare la concorrenza di Tottenham, Olympique Marsiglia e Schalke 04.

Sicuramente ai tifosi Luis Fabiano non dispiacerebbe anche se il sogno continua comunque a essere per potenzialità ed età Edin Dzeko.

 
 
 

DELNERI: "Domani non ci saranno novità tattiche"

Post n°2911 pubblicato il 16 Ottobre 2010 da nadir63l
 

© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Oggi pomeriggio mister Gigi Delneri ha incontrato i giornalisti al Media Center di Vinovo per presentare la sfida casalinga di domani pomeriggio contro il Lecce. Ecco la conferenza stampa integrale a cura della redazione di Tuttojuve.com.

Sono previste novità tattiche per domani?
"Tattiche no. Vediamo adesso come stanno nell'ultimo allenamento e poi decidiamo come andare in campo".

Ma Iaquinta dopo la lieve indisposizione dell'altro giorno sta bene?
"Dobbiamo ancora verificare anche Amauri. Verifichiamo i giocatori come stanno e poi decideremo per mettere in campo chi sta meglio. Verificando i valori della Juve, mi sembra sia anche giusto".

Ma in linea di massima la strada da seguire sarà quella di San Siro? E' lì che hai trovato la Juve migliore della stagione?
"Ma anche a Manchester non è stata poi malissima, come atteggiamento di intensità. Certo che in questo momento qui la quadratura è verificata anche dalle condizioni fisiche dei giocatori, perchè se pensiamo che a San Siro mancavano Amauri, Pepe, Martinez, Sissoko, mancavano parecchie persone. Quindi abbiamo una rosa ampia, nella quale il tecnico può scegliere liberamente perchè ha sicurezze in quello che mette in campo. Anche se in certi periodi c'è una sicurezza in un certo tipo di atteggiamento tattico o in alcuni giocatori, però mi sembra che la Juve abbia nella rosa, in certi settori, giocatori di grande qualità e di assoluta sicurezza".

 
 
 

Agente Sissoko: «Chi parla per lui non può farlo»

Post n°2910 pubblicato il 16 Ottobre 2010 da nadir63l
 

 
Segui attacca Pecini che nel pomeriggio aveva parlato di "disagio" del giocatore maliano: «Il futuro sarà discusso con la Juve»
TORINO, 15 ottobre - La presa di posizione del procuratore Nicola Pecini sul futuro del centrocampista Momo Sissoko, che non sarebbe contento alla Juventus e avrebbe aperto al Napoli, sono state riprese da José Segui, l'agente del giocatore. «Il signor Pecini non è titolato a parlare a nome per conto di Sissoko e pertanto le dichiarazioni da lui rilasciate sono prive di fondamento - ha detto il procuratore del maliano -. Ciò non toglie, tuttavia, che le stesse abbiano causato fastidio al giocatore, al sottoscritto e alla compagnia per cui lavoro (la statunitense Img, ndr), che si tutelerà nelle sedi più opportune». Segui ribadisce ancora di essere l'unico titolato a trattare per Sissoko «e ciò per precisa volontà del giocatore stesso». Per quanto riguarda il futuro del centrocampista, Segui assicura che «il tema sarà discusso come d'abitudine con la Juventus nel corso di colloqui privati e non a mezzo stampa».

 
 
 

Chiellini: «Spero di diventare il capitano della Juve»

Post n°2909 pubblicato il 16 Ottobre 2010 da nadir63l
 

 
Il difensore: «Sono arrivato che avevo 21 anni: ho vissuto tante esperienze che mi hanno fatto crescere. Italia-Serbia? Mi è dispiaciuto per i bambini, non riuscivano a capire cosa stesse succedendo»
TORINO, 15 ottobre - Giorgio Chiellini si è sottoposto con divertimento alle domande di Daria Bignardi durante le "Invasioni Barbariche". Si è parlato di tutto, dal privato alla Nazionale. E ovviamente alla Juve. Il primo pensiero va ai fattacci di Genova, quell'Italia-Serbia con protagonisti non i calciatori ma gli ultras slavi: «Mi dispiace più che altro per i bambini. Quelli che ci accompagnavano in campo ci chiedevano cosa stesse succedendo. Il loro portiere era terrorizzato, si è rifugiato nei nostri spogliatoi per paura che i tifosi arrivassero in quello serbo. Gli applausi dei giocatori serbi sotto la loro curva? Hanno provato ad arruffianarsi i propri tifosi... Poi alla fine erano in lacrime e ci hanno chiesto scusa».

LA FASCIA DI CAPITANO - Pessotto gli ha pronosticato la fascia di capitano bianconero nel futuro: «Lo spero tanto. Sono cresciuto qui. Sono arrivato che avevo 21 anni, ho vissuto tante sperienze che mi hanno fatto crescere». Gli dicono che Buffon potrebbe andare via... «Non lo so. Ho parlato con Gigi, ma poi certe scelte sono private. Io spero che rimanga con noi. Intanto aspettiamo che recuperi e torni a giocare».

MOGGI E LE AVVERSARIE - Domanda maliziosa su Moggi. Potrebbe tornare alla Juve? «Ora non sarebbe fattibile. Ma a modo suo ha fatto la storia di questo club, creando una delle squadre più forti d'Europa. E poi mi ha portato alla Juve...».  Domanda: si sarebbe potuto dare più tempo a Ferrara? «Eravamo entrati in un tunnel negativo e lui ha pagato per tutti». Rapido giro sulle avversarie per il titolo: «Ibrahimovic farà la differenza più in Italia che in Europa. L'Inter? Spero proprio che non sia più imbattibile. Sulla Roma dico che è "work in progress"».

 
 
 

Calciopoli, sparita una telefonata Facchetti-Pairetto

Post n°2908 pubblicato il 16 Ottobre 2010 da nadir63l
 

 
In un’altra chiamata “irrilevante” l’ex designatore sgrida Racalbuto per la direzione pro Juve. Le intercettazioni relative a colloqui tra i vertici dell’Inter e il mondo arbitrale sono circa un centinaio. Nel faldone spuntano pure telefonate con la Fazi
TORINO, 16 ottobre - Come nei migliori noir, il processo di Napoli si tinge di giallo. E’ infatti un mi­stero la scomparsa di un fi­le audio che riproduce una telefonata tra l’allora pre­sidente dell’Inter Giacinto Facchetti e l’ex designato­re arbitrale Pierluigi Pai­retto: spulciando nella mo­le di intercettazioni, i con­sulenti della difesa di Lu­ciano Moggi hanno indivi­duato il brogliaccio ( del 2 febbraio 2005, alle 10.30) della telefonata ovvero il documento in cui i carabi­nieri hanno sintetizzato il contenuto di quel colloquio, ma volendo andare a ria­scoltare l’intercettazione, perché molte volte i bro­gliacci sono incompleti o addirittura riportano ele­menti inesatti, quell’audio tra Facchetti e Pairetto non è stato trovato. E’ scompar­so o è stato, più semplice­mente, perso? La questione risulta preoccupante per­ché l’audio in questione po­trebbe non essere l’unico a mancare.

OMISSIONI - E in effetti il legale di Moggi, l’avvocato Maurilio Prioreschi, lancia l’allarme a “ Il Bianco e il nero” su Radio Radio: «Non si trovano centinaia di te­lefonate. Prima c’erano dei brogliacci illegibili su cd e adesso che li abbiamo aper­ti sono ancora illegibili, al loro interno ci sono telefo­nate importantissime » . Co­me quella del 17 gennaio 2005 tra l’arbitro Racalbu­to, che il giorno prima ave­va diretto Cagliari- Juven­tus (vinta 4-2 dai biancone­ri con la polemica innesca da Cellino che aveva accu­sato l’arbitro di aver minac­ciato in campo i giocatori del Cagliari) e Pairetto: l’ex designatore “ sgrida” il di­rettore di gara per gli erro­ri che avevano favorito la Juventus, ma Racalbuto spiega le sue ragioni. « Eb­bene, in quella telefonata l’arbitro sottolinea come sia lui a essere costantemente insultato dai giocatori di casa, e alla fine è stato co­stretto a espellerne uno. Nel brogliaccio informatico questa telefonata è stata tralasciata: i due parlano del match e Racalbuto. E così altre centinaia di te­lefonate. Come mai tutto questo? Scarsa professiona­lità dei carabinieri? Chi ascoltava non ci sentiva? Si sono sbagliati? L’hanno fat­to apposta? Questo è lo scandalo di questa storia: centinaia di telefonate che restano misteriose » . I dub­bi di Prioreschi si spostano poi sul club nerazzurro: «Non c’è una telefonata del­l’inter nel materiale d’accu­sa: è un caso? E’ inutile che ci si arrovellino su chi ha detto Collina, questo è quello che non torna » .

TUTTI ATTORI? - La telefo­nata tra Racalbuto e Pai­retto permette poi una ri­flessione su quanto sostie­ne l’accusa: per i pm le schede svizzere dovevano servire a Moggi e agli arbi­tri per telefonarsi senza es­sere intercettati perché, in quei colloqui, dovevano prendere accordi pro Ju­ventus. Risulta però al­quanto bizzarro che gli stessi personaggi facciano telefonate dal tenore oppo­ste con le sim italiane, qua­si che interpretassero una parte da veri attori profes­sionisti.

NUOVE TELEFONATE - In attesa che il giallo venga sbrogliato, le difese dell’ex dg bianconero, di Massimo De Santis e dello stesso Pairetto hanno intenzione di chiedere l’acquisizione di altre telefonate: tra le 186 già trascritte da Roberto Porto, perito del tribunale di Napoli, tra quelle per le quali è già stata inoltrata al giudice Teresia Casoria la domanda di inserimento nel procedimento e queste nuove, il totale del corpus di intercettazioni dovrebbe ammontare a 500.

INTERCENTUS - Circa un centinaio di telefonate ri­guardano le utenze dell’In­ter: ovviamente i cellulari di Massimo Moratti e di Giacinto Facchetti, oltre al numero della sede del club nerazzurro. E i vertici della società parlano un po’ con tutti: dall’ex arbitro De Santis, accusato di appar­tenere alla cupola moggia­na, agli ex designatori Pai­retto e Paolo Bergamo, al­l’allora segretario della Fe­dercalcio Francesco Ghirel­li. Ma nel corposo faldone spuntano anche alcune te­lefonate a Maria Grazia Fazi, ex segretaria del Can assai vicina a Bergamo, considerata dagli inquiren­ti uno dei personaggi cen­trali di Calciopoli.

 
 
 

Krasic: «Penso solo a vincere. Voglio sei punti ora»

Post n°2907 pubblicato il 16 Ottobre 2010 da nadir63l
 

 
Il serbo bianconero vuole dimenticare la brutta serata di Marassi e rifarsi in campionato: «Mi è spiaciuto non poter giocare contro l’Italia ma una settimana senza impegni mi riconsegna alla Juve più riposato. Le prossime due gare devono portarci in zona Champions. Non ci sono alternative, dobbiamo ottenere il massimo»
TORINO, 16 ottobre - Dopo un martedì di (stra) ordinaria follia, per Milos Krasic e gli altri giocatori serbi del nostro campionato il primo obiettivo è guardare avanti. Riappropriarsi della routine di una professione che magari qualche tensione finisce pure con il generarla, ma in cambio di gratificazioni enormi. Gli ultimi giorni, invece, sono stati un’altra cosa. Infatti dimenticare Genova, è la parola d’ordine. Si tratta innanzitutto di un comprensibile gesto di autodifesa, perché i Krasic, gli Stankovic con certi personaggi alla Ivan Bogdanov dovranno continuare a confrontarsi. O perlomeno temono di doverlo fare. Non lo dicono, ma certi silenzi raccontano tutto.

SENZA ALTERNATIVE - Meglio concentrarsi sul campionato, dunque. Ed è esattamente quello che Krasic fa, accettando dopo un’ora di lezione d’italiano di spiegare le sue sensazioni, seppure confinandole al solo ambito juventino: «Sono motivatissimo e in buone condizioni fisiche. Mi è spiaciuto non poter giocare contro l’Italia, ma una settimana senza impegni mi riconsegna alla Juve più riposato. I prossimi due impegni di campionato, contro Lecce e Bologna, devono portarci in zona Champions. Non ci sono alternative, dobbiamo ottenere sei punti» .

LA RINCORSA - Riuscirci sarà più semplice se Krasic dovesse confermare lo straordinario momento di forma esibito prima della pausa per le nazionali. Ma a sentire il serbo i tifosi e soprattutto Del Neri dovrebbero persino aspettarsi dei progressi. Infatti il numero 27 nei giorni scorsi aveva offerto una spiazzante autocritica, peraltro argomentando in maniera esauriente: «Sono appena al 60% della condizione, perché non ho effettuato la preparazione estiva. Anzi, la sto effettuando adesso, lavorando duro in settimana. Appena mi sarò messo in pari con i compagni, vedrete il vero Krasic» . Il che ha quasi del minaccioso per i prossimi rivali. Nell’ultimo mese il solo Federico Balzaretti è riuscito ad arginarne gli slanci, anche perché ha evitato l’improbabile braccio di ferro ( meglio, la sfida sul piano della corsa) aspettando il rivale nella sua zona. Una tattica rischiosa, perché c’era la possibilità di farsi travolgere, ma che nell’occasione ha pagato. Anche perché Krasic trovò una collaborazione minima nei compagni. E questo è il punto centrale della questione. Del Neri dovrà trovare delle soluzioni alternative alla solita fuga sulla fascia destra del serbo. Il solo avere un altro deciso incursore sul lato opposto del campo renderebbe il tutto meno prevedibile e in tal senso il ritorno di Jorge Martinez potrebbe rivelarsi prezioso. Krasic comunque non si lamenta. Anzi, si gode l’attimo. Genova è stata solo una parentesi.

 
 
 

     

 

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