LA NUOVA CASA BIANCONERA
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«Il vantaggio di dodici punti, che a fine campionato diventerà di quindici, non può essere frutto di null’altro che non il fatto che eravamo più forti. Una grande squadra che quella sera, il 12 febbraio 2006, di fatto si portò a casa il ventinovesimo scudetto. La medaglia ce l’ho ancora casa. E non la restituisco. »
Alessandro Del Piero
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Messaggi del 24/10/2010
Il fuoco non si spegne ma si accende. La Redazione di TuttoJuve.com ha contattato in esclusiva Vlado Borozan, uno degli agenti di Milos Krasic. Borozan non era a conoscenza dell'ormai famosa frase detta dal giornalista Maurizio Pistocchi su Mediaset Premium "Pensavo che Krasic fosse un ragazzo serio ed invece è solo un serbo". Dura la replice dell'agente del calciatore. "Dichiarazioni squaliide che non possono neanche essere commentate. Pensavo che Pistocchi fosse un giornalista di alto calibro ed invece ha dimostrato mancanza di rispetto nei confronti di un Paese, non di un ragazzo educato e bravo qual è Milos. Dopo i fatti di Genova queste frasi sono ancora più gravi. Non vado oltre perchè altrimenti rischio una querela invece saremo noi ad adire le vie legali. Non si può far passare tutto liscio, deve intervenire anche la Juventus. Chiediamo le scuse ufficiali - conclude Vlado Borozan- da parte della Redazione e i vertici dirigenziali di Mediaset, per quanto detto da Pistocchi e anche per la risatina del conduttore, alla battuta infelice del collega". |
le pagelle di Morrison da glmdj 0-0 piuttosto grigio al Dall'Ara per i Delneri-Boys. Chiariamo subito un concetto, vincere si poteva, con un pizzico di fortuna, oltreché e soprattutto una maggior incisività là davanti, rimane comunque chiaro un aspetto che va evidenziato, al di la degli ottimisti, dei lamentosi a prescindere e da chi comunque, cerca semplicemente e razionalmente di discutere di una partita tutt'altro che entusiasmante. Il parco attaccanti "questo e'"! Abbiamo affrontato questo discorso molte volte, sappiamo bene il perché Dzeko probabilmente non é arrivato, altrettanto bene dobbiamo riconoscere come contro una squadra che ha giocato 80 minuti su 90 in 9 dietro la linea della palla debba aumentare la velocità di circolazione della palla per chi, si presuppone, abbia un maggior tasso tecnico; inoltre sarebbe gradito ogni tanto vedere Mr "tiro io il rigore" che vinca un qualche contrasto, difenda una qualche palla. Nonostante questo netto predominio territoriale, attaccavamo con pochi uomini, spesso per vie orizzontali e mai, mai in accelerazione, tralasciando ovviamente che uscito un frastornato Krasic, in panca Del Piero, nessuno dalla 3/4 in su salta l'uomo, condizione indispensabile in spazi così angusti. Lo 0-0 va anche interpretato, i rischi dietro sono stati pressoché nulli, Aquilani è sempre più perno fondamentale della manovra, De Ceglie continua a progredire; insomma il momento riflette esattamente ciò che mi aspettavo, si cresce e mi pare evidente, ci sono flessioni e talvolta si fa fatica perché non dimentichiamoci da che stagione arriviamo, ogni tanto affiorano vecchi errori. In ogni caso ritengo sacrosanto il diritto ad una critica, che non sia prevenuta al pari di un ottimismo che non sia dettato solo dalla presenza di Andrea Agnelli in tribuna. Qualcuno diceva che la verità sta nel mezzo...direi che "in mezzo" siamo forti...o, se preferite, che siamo..."nel mezzo" di un certo cammino. PAGELLE STORARI 6,5. Una parata, non facile su conclusione deviata di Mutarelli, stringe i denti nel finale per una contrattura. MOTTA 6. Sufficientemente attento, limita le scorribande probabilmente per una certa sicurezza persa di recente; ..2 affondi di Gimenez, 2 finte, 2 volte si gira...ai pulcini è una delle prime cose che si insegna nella fase difensiva! BONUCCI 6. Vediamo di chiarirci, il Bologna non lo mette mai in affanno, niente falli stupidi al limite, ma, possibile che uno con i suoi piedi debba "fucilare" palloni in ripartenza a quella maniera? CHIELLINI 6,5. Di Vaio solo e abbandonato...zero problemi. DE CEGLIE 7. Sorprendente per certi versi, Buscé se ne sta molto sulle sue e ciò aiuta, ma Paolo é finalmente attento nelle situazioni di tagli e 1 vs 1, straripante molte volte quando sale. KRASIC 5. Non crocifiggiiamolo per il tuffo comico...fino ad allora stava quasi decidendo l'ennesima partita, da lì in poi appare frastornato, non ne azzecca più una, non si propone più, esce giustamente... MELO 6,5. Pulito, presente, buona gestione palla, sarebbe interessante, oltreché dovuto vederlo maggiormente negli inserimenti senza palla, in condizione lui ha anche dribbling e tiro da fuori... AQUILANI 7. Habemus regista! Alberto fa girare la squadra sempre coi tempi giusti, gestisce decine di palloni permettendo alla difesa di non andare pressoché mai in sofferenza...FINALMENTE MARCHISIO 6. Poche volte svaria nei tagli come dovrebbe fare, rimane in zona offrendo una prova senza infamia e senza lode AMAURI S.V. 20 minuti, 1 colpo di testa al limite dell'area piccola...FUORI IAQUINTA 5. Concediamogli di essere al rientro, qualcuno mi spieghi perché il rigore lo tira lui e mi spiegassero anche come fa a non tenere una palla che sia una... QUAGLIARELLA 5,5. Il gol fallito é pesante, cerca collaborazione da Marchisio e svaria per non offrire punti di riferimento; nel secondo tempo fallisce un gol che sarebbe stato da cineteca. A corrente alternata MARTINEZ 6. Sembra pian piano trovare un certo piglio, un paio di iniziative meritavano miglior fortuna; rimane l'idea che seconda punta, ritrovata gamba e convinzione sia il migliore a disposizione... DEL PIERO S.V. Si guadagna qualche punizione, un paio di aperture che Iaquinta deve ancora "leggere" adesso... DELNERI 6. Giusto togliere Krasic, negli ultimi 10 minuti forse avrei mandato Iaquinta alto a destra con Quagliarella e Del Piero vicino alla porta..Britos e Portanova su due piccoli qualcosa potevano concedere, il Bologna sembrava parecchio in affanno, ma siamo ai dettagli. L'identità di squadra c'é. COSA VA. L'identità di squadra appunto, la condizione atletica nonostante il match di Coppa, oltreché un reparto centrale che appare ormai consolidato e affidabile. De Ceglie. COSA NON VA. Talvolta mancano le accelerazioni, specie se Krasic "esce" dal match, la prima punta in questo momento non c'é. MIGLIORE IN CAMPO. Permettetemelo, alzi la mano chi in questi anni si sarebbe aspettato simile menzione: Paolo De Ceglie, Aquilani alla pari. http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1137
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"Non abbiamo segnato, ma non abbiamo nemmeno subìto" Un Gigi Delneri che non ti aspetti quello che si presenta ai microfoni di Sky Sport al termine del match con il Bologna. “Sono contento dei miei oggi – ha esordito il mister – soprattutto perché non abbiamo subìto assolutamente nulla e non è facile fare punti qui a Bologna…”. Nessuno si aspettava il cambio di Krasic. “Ci sta che possa avere una domenica meno importante delle altre. L’infortunio di Amauri ha condizionato i cambi. I gol non ci sono stati, è vero, ma non abbiamo nemmeno subìto e i meccanismi a centrocampo e difesa si stanno perfezionando sempre più”. Krasic è sembrato come scosso dopo l’episodio del rigore. E’ stato così? “Non ho visto l’azione, la voglio rivedere. Penso però che lui sia sempre stato sottoposto a marcature importanti… è caduto senza che nessuno l’abbia toccato, ma non l’ha fatto con la volontà di trarre in inganno l’arbitro e quindi non credo che debba essere punito con la prova televisiva”. Mauro, dallo studio: non sono d’accordo con Delneri perché per me è un problema se sei la Juventus e fai 0-0 a Bologna con Iaquinta, Amauri, Quagliarella... “Bisogna vedere cosa si intende per occasioni da gol. Non credo che non si sia prodotto nulla”. Sconcerti, dallo studio: è innegabile che ci sia un problema perché la Juventus è a 7 punti dalla prima in classifica e ha fatto la metà dei punti a disposizione, 12 su 24. Che costruzione è quella di una squadra che rende la metà dei punti? “Abbiamo costruito una squadra che non deve vincere lo scudetto – la replica del mister – ma deve avere un’identità ben precisa. Prima prendevamo gol, ora non li prendiamo e dite che non segnamo. Ovviamente si deve sempre parlare di Juventus, perché siamo obbligati a far bene per definizione. Lo ripeto, penso che si debba guardare il bicchiere mezzo pieno perché stiamo continuando a crescere in difesa”. Dal forum di Sky arriva una domanda per Delneri: perché non ha schierato Martinez al posto di Marchisio? “Dava possibilità a Krasic di stare più alto, quindi è stata una scelta abbastanza normale”. Siete Krasic-dipendenti? “Assolutamente no”. Una volta però la Juve che non vinceva a Bologna si arrabbiava, oggi si accontenta… “Sì, siamo un po’ arrabbiati ma siamo anche un cantiere in perenne costruzione”. |
Pistocchi duro: “Krasic? Pensavo fosse una persona seria, invece è solo serbo” “Credevo che Milos Krasic fosse una persona seria, invece è solo un serbo”. Queste sono le parole pronunciate dall’opinionista di “Mediaset Premium” Maurizio Pistocchi all’intervallo del match tra Bologna e Juventus. Il giornalista si riferiva, naturalmente, alla simulazione del calciatore serbo che ha guadagnato un rigore in questo modo. |
51' - E' finita: Bologna-Juventus 0-0 |
46' - Fine 1° tempo. |
Riparte oggi, dallo stadio "Renato Dall'Ara" di Bologna, il cammino della Juventus in campionato. Con il centrocampo titolare, quello che con Krasic, Aquilani, Felipe Melo e Marchisio sembra aver permesso a Del Neri di trovare la giusta quadratura di Thomas Bertacchini Fuori la Juventus formato Europa League, dentro quella di campionato, la squadra capace di vincere e convincere contro il Lecce domenica scorsa e che adesso ha il dovere di continuare il percorso intrapreso nelle ultime gare disputate in serie A. Krasic, Felipe Melo, Aquilani e Marchisio: sono loro il tesoro della Vecchia Signora, i quattro giocatori che - posizionati nella linea mediana della squadra di Del Neri - garantiscono quantità, qualità, protezione alla difesa e aiuto al reparto offensivo. Togli uno o più elementi in quel settore del campo, ed ecco che si spegne la luce e tornano i fantasmi del recente passato. Quelli che ti mostrano una Juventus sì muscolare ma con poca classe, che corre (a volte ancora a vuoto) e non inventa, che non riesce a coprire tutti gli spazi e ad "aggredire" con lo spirito giusto gli avversari. Sono poche le squadre che possono beneficiare di un centrocampo simile, in grado - anche - di mascherare e nascondere nel rettangolo di gioco quelle lacune che si erano già (intra)viste al termine della scorsa sessione di calciomercato estivo. Salvo ripensamenti dell’ultimo minuto giocheranno nuovamente tutti e quattro, a Bologna, nonostante il pensiero della diffida (con il conseguente rischio squalifica, nel caso di un’ammonizione comminata nella gara odierna) che agita i pensieri di Marchisio e dell’ambiente bianconero. Ma Del Neri, su questo punto, è stato chiaro: "la diffida non incide affatto perché per me, ora, la partita più importante è quella contro il Bologna. Al resto penserò a tempo debito". Senza l’infortunio occorso a Grygera durante la partita col Salisburgo (sarà Motta a sostituirlo), la squadra che scenderà in campo oggi allo stadio "Renato Dall'Ara" di Bologna sarebbe potuta essere esattamente la stessa che conquistò i tre punti domenica scorsa contro il Lecce. Quella che poi vide l’ingresso di Del Piero soltanto a partita in corso, in una gara dove poi non mancò di lasciare il suo segno (realizzò la rete numero 178 in serie A con la maglia della Juventus). La Vecchia Signora dovrà affrontare ancora 13 gare (comprese quelle di Europa League) da oggi sino alla sosta prevista per il periodo natalizio, in questo ultimo tour de force del 2010. Dove, con l’acquisto mirato di qualche nuovo elemento, si cercherà di consentire a Del Neri di puntare ad un qualcosa di più di una semplice continuità: "Ora serve continuità. Basta alti e bassi, basta incertezze". Su sedici reti segnate dalla Juventus in questo campionato, sette sono arrivate proprio dai quattro centrocampisti titolari: Marchisio (2), Krasic (3), Felipe Melo (1) e Aquilani (1). Se è vero come è vero che la scorsa stagione più che ricordata deve essere semplicemente dimenticata, già da questi primi mesi si può notare una mano sicura dietro la predisposizione in campo e l’atteggiamento mostrato a gara in corso dalla Juventus. Da qui, da dove ora iniziano a crescere le prime certezze, riparte la Juventus verso il suo unico e vero obiettivo stagionale: tornare ad essere se stessa. PROBABILI FORMAZIONI: Juventus (4-4-2): Storari; Motta, Bonucci, Chiellini, De Ceglie; Krasic, Melo, Aquilani, Marchisio; Quagliarella, Amauri. |
Sono tantissimi i tifosi che in questi mesi ci chiedono di Amauri, alcuni ci chiedono come mai in estate sia sempre protagonista per poi iniziare una parabola discendente, altri ci chiedono dove sia finito il giocatore che appena sbarcato a Torino aveva entusiasmato la piazza creando, forse con azzardo, un paragone verso Ibrahimovic. Difficile dare una risposta. Molti, i più cattivelli, dicono che sia ancora in Crociera in un famoso spot. Realisticamente pensiamo che Amauri stia vivendo ormai da un anno e mezzo una crisi di forma con alti e bassi che lo portano a sentire, forse troppo, la pressione e lo portano a trovarsi troppo lontano dalla porta o troppo spesso spalle alla porta. Lo si vede sbracciarsi, protestare, quasi a essere nervoso. Purtroppo, questo mese, sarà decisivo e Amauri ovrà dimostrare che le parole di inizio stagione non erano solo uno dei tanti proclami di inizio stagione: “ i tifosi mi dicevano quest’anno ne devi fare 20, quest’anno ne devi fare 20”, perciò quando sono salito sul palco ho detto quello che volevano. Sicuramente farò tutto, darò tutto per arrivarci e magari anche superarli, perché no? A lui non chiediamo 20 gol, ma di dimostrare, a partite da Bologna che può ancora essere pericoloso e impegnare severamente gli avversari. Vederlo giocare come giovedì e lottare quasi a vuoto per tutta la partita penso faccia male a lui, ma anche ai tifosi a casa. Bologna, Milan, Salisburgo, saranno tappe fondamentali per dire che Amauri ci aspetta a novembre e sarà un novembre decisivo per influenzare anche eventuali mosse sul mercato di gennaio, la Juventus ha bisogno di un bomber... Tutto è in mano ad Amauri ancora e i tifosi sono ancora con lui, ma il countdown parte da Bologna. |
A due gare dalla fine il pilota spagnolo conduce una gara regolare e approfitta dell'errore di Webber (ko al 20° giro per un testa-coda) e della sfortuna di Vettel (rottura del motore al 46°): «Non è cambiato nulla, con questi nuovi punteggi può cambiare tutto». Ora è in testa al campionato con 231 punti. Dietro c'è l'australiano con 220, poi Hamilton, oggi secondo, con 210. Grande Felipe Massa che chiude al terzo posto
JEONGAM (COREA DEL SUD), 24 ottobre - Lo spagnolo Fernando Alonso ha vinto il Gp di Corea approfittando dell'errore di Mark Webber (testa-coda al 20° giro) e della sfortuna di Sebastian Vettel (rottura del motore al 46° giro). Con questo successo e a due gare dalla fine del Mondiale il pilota della Ferrari si guadagna la testa della classifica generale con 231 punti. Secondo l'australiano con 220 punti mentre in terza posizione c'è Lewis Hamilton con 210. Quarto il tedesco con 206. Torna in ballo anche il Mondiale costruttori. Per lo spagnolo si tratta del 4° podio consecutivo e del quinto successo stagionale. MASSA TERZO - Sulla pista orientale ha dominato la pioggia tanto che la gara è stata più volte fermata dalla safety car per permettere alla pista di asciugarsi. Alle spalle di Alonso si è piazzato Lewis Hamilton che rimane in lotta per il titolo. Terzo l'altro pilota della "Rossa" di Maranello, Felipe Massa, mentre chiude in quarta posizione Michael Schumacher. ALONSO SODDISFATTO - «Non è cambiato nulla, con questi punteggi nuovi può cambiare subito tutto. Webber e Vettel sono stati sfortunati e può succedere ancora di tutto». Dopo il trionfo nel Gp della Corea del Sud che lo proietta in testa al Mondiale a due gare dal termine della stagione, il pilota della Ferrari Fernando Alonso resta prudente e ammette che ancora tutto può accadere. «L'importante è arrivare sul podio ed essere costanti in questo fine Mondiale». «È forse la prima gara bagnata che vinco - agiunge lo spagnolo nella conferenza Fia dopo la gara trasmessa da Rai Due - sono dunque molto felice». Felice per il terzo posto e i punti conquistati per la squadra anche l'altro ferrarista Felipe Massa: «Per noi questo terzo posto significa buoni punti per la squadra, è stato difficile, c'era poca visibilità». |
Milan Jovanovic, attaccante del Liverpool, ha giocato, vissuto, riso, pianto, insieme a Milos. Che sarebbe diventato un fuoriclasse, lui l’aveva capito al primo allenamento, quando un Krasic poco più che quindicenne aveva sparato un dribbling incantandolo: «Mai visto così tanto talento in un ragazzino» TORINO, 24 ottobre - È suo fratello, suo fratello maggiore, perché un’amicizia che nasce sotto un bombardamento diventa qualcosa di più, Milan e Milos lo sanno bene, ora che sono ancora inseparabili, undici anni dopo quel pomeriggio da incubo a Novi Sad quando si conobbero, nel pensionato dove vivano i ragazzi della Vojvodina, mentre fuori il cielo era solcato dai caccia della Nato e la città era devastata dalle bombe. INSEPARABILI - Milan Jovanovic ha giocato, vissuto, riso, pianto, insieme a Milos Krasic, dandogli consigli nei momenti cruciali della sua carriera e oggi prova una sincera gioia nel vederlo «raccogliere il successo che merita nella Juventus». Che sarebbe diventato un fuoriclasse da grande club, lui l’aveva capito al primo allenamento, quando un Krasic poco più che quindicenne aveva sparato un dribbling dei suoi incantandolo. «Mai visto così tanto talento in un ragazzino. Lo capiva anche un cieco che sarebbe diventato un fenomeno». Le loro vite hanno contiuato a incrociarsi, dopo le partite nella Vojvodina, le stagioni a Mosca, in squadre diverse, ma nello stesso appartamento. E poi la Nazionale, dove i due sono titolari fissi da un po’ e trascinatori del buon umore dello spogliatoio. Parlando con Jovanovic non si fatica a capirne il perché: a parole, come in campo, è un’inarrestabile forza della natura. Gioca nel Liverpool, dove l’aveva portato Rafa Benitez e dove Hodgson non lo sfrutta come potrebbe. Sogna l’Italia e, magari di riunirsi al suo amico di sempre: «Lo so che è difficile, forse impossibile, ma i desideri, anche quelli più folli bisogna sempre coltivarli, perché c’è sempre almeno una possiblità che si realizzino. E poi alla Juve troverei un altro amico: Aquilani! Nel poco tempo passato insieme a Liverpool ho subito visto che aveva un talento enorme, un talento da non sprecare. Non sapete quanto sono felice che giochi bene nella Juve. E se lo vedete, provate a chiedergli: adesso credi a quelli che ti diceva Jovanovic su Krasic? Chiedeteglielo e vediamo che faccia fa». Milan Jovanovic, ci racconta come ha conosciuto Milos Krasic e come siete diventati amici per la pelle? «Una scena che non scorderò mai. Era il 1999, eravamo nel pensionato dove vivevano i giovani della Vojvodina a Novi Sad. Milos era arrivato da pochi giorni quando ci fu il primo bombardamento della Nato sulla città. Tutti i ragazzi scapparono nei rifugi sotteranei, io rimasi nell’appartamento. Non so perché, a pensarci ora è una follia, ma allora volevo vedere cosa stava succedendo alla città e volevo stare davanti alla la tv che dava aggiornamenti in tempo reale. Poi mi giro e vedo che non sono solo. C’era Milos, che era il più giovane di tutti, aveva 15 anni, ma era lì con me: voglio vedere anche io». Non aveva paura? «Certo che aveva paura. Avevo una paura fottuta anche io, quelle erano bombe vere, ma sfidavamo quella paura opponendo tutto il coraggio che riuscivamo a trovare. Forse pensavamo che se fossimo stati abbastanza coraggiosi le bombe non sarebbero mai cadute sul nostro appartamento». Quel pomeriggio vi ha legati indissolubilmente? «Quel pomeriggio è iniziata la nostra amicizia. La vita e il calcio l’hanno cementata negli anni: ora per me Milos è un fratello minore, una persona di famiglia. D’altra parte fu proprio suo padre a dirgli:“segui quello che ti dice Milan” quando lo portò alla Vojvodina di Novi Sad. La Stella Rossa l’aveva scartato dopo un provino, ma il padre non voleva tenerlo a Mitrovica nel Kosovo, troppo pericoloso allora. Così lo portò a Novi Sad dove giocava anche suo fratello maggiore. Il padre, quindi, mi conosceva e disse: "Stai con tuo fratello e segui i consigli di Jovanovic"». E lei che consigli gli diede? «Beh (ride) il primo è stato: non ascoltare gli allenatori. Non seguire nulla di quello che ti dicono. Non esattamente un consiglio da persona saggia, no? Ma avevo una buona ragione». Quale? «La prima volta che l’ho visto su un campo da pallone ho capito subito che era un grande. In quel preciso momento ho avuto la certezza, la certezza vi dico, che sarebbe diventato un grande campione. Mai visto un così cristallino talento in un giocatore. Era ed è probabilmente uno dei talenti migliori degli ultimi vent’anni e non volevo che gli allenatori lo bruciassero con le loro manie tattiche del calcio a un tocco o due. Gli dicevo: vai Milos, sogna e dribbla, sogna e dribbla, non pensare al calcio a due tocchi, tu sei fatto per stupire». Le ha dato retta... «E io non sono sorpreso di quello che sta facendo alla Juve. Anzi, sono qui che aspetto che vi mostri molto di più, per ora ha espresso solo una parte del suo talento. Vedrete, vi stupirà ancora. A voi...». Cos’ha di così magico? «Lui non deve pensare a quello che fa: è tutto naturale, è tutto istinto. Non perde tempo a ragionare, le gambe vanno da sole e sanno cosa fare: saltare l’uomo. E ora è anche un giocatore disciplinato dal punto di vista tattico, ora fa bene ad ascoltare l’allenatore. Ora che è diventato un fuoriclasse, non corre più il rischio di diventare un giocatore industriale come sarebbe diventato se dava ascolto agli allenatori d’allora». Dopo le giovanili, nelle quali non avete mia giocato insieme, vi siete ritrovati nella prima squadra della Vojvodina. Com’è stata la prima volta con lui in campo? «Ero emozionato per il mio amico. E lui lo era per il debutto. Io avevo diciotto anni, lui sedici. E, sapete, non era ancora così forte e veloce: lo è diventato con gli anni, allenandosi e facendo molta palestra. Poi siamo andati a Mosca e anche se giocavamo in due squadre diverse, io nella Lokomotiv e lui nel Cska vivevamo praticamente nello stesso appartamento. Anche ora, in Nazionale, dividiamo la stessa camera e non riesco mai a dormire». Russa? «No, ti fa ridere! Voi non potete ancora saperlo perché Milos non parla italiano, ma ha un senso dell’umorismo travolgente. Scherza in continuazione, tiene sempre lo spirito alto, è la locomotiva che traina il gruppo verso l’atmosfera giusta. E’ difficile spiegarvi le sue battute, tipico umorismo serbo, ma penso che riuscirà a farvi ridere pure in italiano. Dategli solo il tempo di impararlo». Ci racconta qualcosa che non sappiamo di lui. «Allora vi racconto quello che ho scoperto anche io quest’estate al Mondiale. Dopo la sconfitta contro il Ghana ho conosciuto un altro Krasic. Era triste, arrabbiato, l’ho visto piangere per la delusione e l’ho visto tirare fuori tutti quei sentimenti sul campo di allenamento nei giorni successivi. Tutta la maledetta voglia di rivincita che aveva è riuscita a trasmetterla alla squadra come sa fare con il buon umore. E in campo, contro la Germania, è stato pazzesco: sì, è vero, il gol di quella vittoria storica per tutto il nostro Paese l’ho segnato io, ma Milos li ha uccisi con la sua grinta e i suoi dribbling. Ho letto le statistiche a fine match: Krasic ha saltato 12 volte Badstuber. Dodici! Lì ho capito che Milos non aveva solo talento, aveva anche... le palle. Si dice così pure da voi?». Può avere a che fare con il fatto di aver vissuto un’infanzia sotto le bombe? «Sì, quello ci ha fatto crescere più in fretta e ci ha dato più coraggio: quando hai visto cadere le bombe sulla tua città non è un avversario che ti può fare paura, anche se si chiama Messi o Ronaldo. Milos, io, e quelli della nostra generazione sono diventati uomini prima, ma non è un’esperienza che vorrei far ripetere a nessuno. Rimpiango una gioventù più normale e chissenefrega diventare uomini prima. Io voglio che i miei figli e quelli di Milos crescano in un Paese in pace e senza bombe. Si può diventare uomini anche senza quelle, ne sono certo». |
Inviato da: diletta.castelli
il 11/10/2016 alle 17:05
Inviato da: dimariamonicaa
il 08/04/2016 alle 21:04
Inviato da: aldo.giornoa64
il 20/12/2015 alle 22:00
Inviato da: aldo.giornoa64
il 13/12/2015 alle 23:54
Inviato da: aldo.giornoa64
il 08/12/2015 alle 23:14