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Messaggi del 06/12/2010

BEHA: "MOGGIOPOLI? E se la ribattezzassimo invece AURICCHIOPOLI o FEDEROPOLI?"

Post n°3382 pubblicato il 06 Dicembre 2010 da nadir63l
 



Buonasera Dottor Beha, nel 2006 lei ha coniato il termine “Moggiopoli”, ma visto quello che sta emergendo dal processo di Napoli, può essere coniato un altro termine che inquadri la situazione attuale?


“Mi viene da pensare subito ad una domanda retorica perché io ho scritto dappertutto che pur avendo coniato con facilità ed al volo il termine “Moggiopoli” quando scoppiò lo scandalo, nei giorni successivi, vedendo l’andazzo, lo cambiai immediatamente in “Calciopoli” per evitare che il nome di Moggi nascondesse eventuali responsabilità di altri che poi si sono rivelate ben più che eventuali.
Adesso forse è tempo, probabilmente, di aggiornare anche il termine “Calciopoli”. Sull’argomento mi batto da quattro anni, oggi, fortunatamente, in compagnia di qualche altro analista, osservatore, giornalista e soprattutto in compagnia di spezzoni di realtà ed intercettazioni che finalmente stanno venendo fuori. Ormai è chiaro a tutti che il sistema calcio è malato.
Questo discorso probabilmente interessa ai tifosi della Juventus come a quelli del Milan o del Cosenza. Detto questo, le responsabilità degli altri sono venute fuori. Questa è la verità.
Quindi, al posto di Calciopoli, potremmo provare ad azzardare qualche nuovo neologismo del momento, per esempio: “Federopoli”, vi dice niente? Oppure: “Auricchiopoli”, com’è?
Voglio dire che ci sono delle responsabilità enormi che non riguardano solo il calcio, ma chi ha trovato in questo ambiente delle giunzioni e dei punti di contatto con tutta la politica ed economia italiana”.

Come mai, secondo lei, c’è pochissimo interesse da parte dei media e dei giornali su quello che sta accadendo in Calciopoli 2?

“Per due motivi semplici. Il primo motivo è che sono costretti a rivedere tutto quello che hanno scritto: il sistema mediatico non rivede sé stesso fino all’ultimo, se non quando vi è proprio costretto. Quindi, quando ci saranno le sentenze, saranno costretti a farlo.
Un anno e mezzo fa non se ne parlava: ero quasi in solitudine, non c’era nessuno a tenermi compagnia, adesso sono costretti a dare qualche notizia. Pensate per esempio alla Gazzetta dello Sport un anno fa, tanto per nominare il maggiore quotidiano sportivo, adesso è costretta a dare qualche notizia
Il secondo motivo è che se Moggi non è Belzebù o Totò Riina o quel mostro che è stato dipinto quattro anni fa, beh, “qualcun altro”, nel calcio, le responsabilità, delle colpe, ce l’ha e quindi sarebbero costretti ad indagare su questo “qualcun altro”.
Siccome i rapporti tra gli altri, questo “qualcun altro diffuso” ed il sistema mediatico sono evidenti, basta leggere i giornali, nello sport come nel resto di tutti i giorni, ecco che nessuno vuole indagare sul suo padrone. Non so se ho reso l’idea”....

http://www.tuttipazziperlajuve.com/2010/12...tezzassimo.html

 

 
 
 

Le stelle mica sono tante....

Post n°3381 pubblicato il 06 Dicembre 2010 da nadir63l
 

© foto di Federico De Luca

Caro Zibì, i tifosi ti hanno scritto una lettera. Imperfetta. Retorica. Ingenua. Forse verbosa. Scritta come son scritte le cose di calcio. Scritta con anima, palle, frattaglie. Qual è il tuo problema, Zibì ? Devi restituire la stella. L’onorificenza con la quale sei stato insignito per tre anni da giocatore e venticinque da denigratore. Che sarà mai per uno come te. Un polacco, amico di Chopin, cresciuto a biada, anarchia e praterie da uomo libero. Che te ne fai di queste medaglie alla memoria di un esercito regolare. Di queste premiazioni di corte. Di questi artifizi per impiegati zelanti tra il commerciale ed il marketing spicciolo di una azienda moderna. Tu sei antico come la libertà di pensiero, offesa e parola che rivendichi gonfio. Sei stato un gran giocatore, Zibì. Davi certe sberle al pallone anche a piedi nudi. Eri un leader ovunque tranne che alla Juve. Forse è questo il problema. Non ci hai mai perdonato. Da noi non eri il primo. Non avevi il Lodz o la Polonia in mano. Ti sei preso la Roma per questo. Eriksson ti diede il 4 e tutto il campo: fai tu. Ed è per questo che diventasti romano. Da noi non eri il primo perché eri altro. Non eri la Juve. Quella forse lo saresti diventato. Ma te lo ricordi o no che, allora, non era mica quello, il problema. Il comando, non facevi vacanza. Il comando, roba da vecchi. Non eri la Juve. Eri juventino. Della Juve dei grandi, il ragazzo. Eri quello che noi ragazzi impersonavamo. Una giovane freccia incostante bisognosa di un lancio. Bisognosa che un grande ci spianasse la strada. Nessuno di noi faceva Michel, nessuno di noi faceva il grande, nessuno di noi aveva la prospettiva. Volevamo fiducia, qualcuno dietro, il pallone già in corsa, una direzione. Ed il goal. Sapere di saper fare goal. Non ti è bastato. Non ci è bastato. Però ora basta. La smettiamo qui, Zibì. Ti abbiamo voluto bene, tu hai fatto finta. Siamo stanchi di te come si è stanchi delle pene d’amore. Per noi, sei il signor Boniek. Ti daremo del lei. Non ti chiameremo più come ti piace. Ci sei straniero. Sei Zbgniew come quell’altro è Zdenek. Chiamarvi coi vostri nomi vi chiarirà quanto siete stranieri alla nostra vita. Anche alla nostra storia, se lo vorremo. E lo vogliamo. Se lei, ex Zibì, non rinuncia alla stella noi rinunceremo alla storia. M’impegno sin d’ora in tal senso. Mentirò. Dirò che era una pippa. Un bidone. Non un diverso, uno uguale. Un Penzo, un Briaschi, un Pacione. Uno dei tanti miracoli di Monsieur Platini. Cosa vuole che conti la verità, signor polacco. Solo noi che l’abbiamo vissuta quand’era alla Juve abbiamo le chiavi del suo ricordo. Gli altri che sanno. Sapranno quello che noi inventeremo. Le daremo una vita mediocre. Un rendimento balordo. Una targa da brocco. Per quelli che non l’hanno mai vista sarà un tale tra i tali, sarà quel tale dall’Est che giocava fisso il mercoledì come fanno al calcetto. Uno scioperato, un mezzo di un quarto, una guida di Roma, Boniek chi ? Scelga Zbigniew. Pensa come sarebbe stato, Zibì, se invece fosse andata nel verso giusto. Se tu non avessi scelto di fare il romanista. Bardato come il centurione che stacca i biglietti. Romanista come Hitler era tedesco. Di farlo cioè come diceva Sartre: che il peggior moralista è il puttaniere come il peggio nazionalista è il profugo. Se tu non ti fossi crogiolato nel plauso della maggioranza. Se tu non mi fossi scaduto a caricatura della Sora Lella(che poi era pure laziale). Pensa come sarebbe andata, Zibì, se avessi continuato su lancio e di slancio nella direzione giusta. Quella del cuore nostro. Si guardi oggi Zbigniew, estraneo e stella. Ha tentato la carta da allenatore. Fallito. Opinionista vivacchia come quell’altro straniero: vi chiamano a fare i due stranieri come negli anni ’80, vi chiamano per parlar male di noi con un italiano scorretto fatto per i santoni, fatto di io andare, parlare, pensare. Male dire. Ha un premio alla memoria aziendale votato manco fosse Imelda Marcos da un’azienda che per lei ha fatto carte false e per lei ora è in forte imbarazzo. Per quanto si senta forte e protetto, sor Boniek, si ricordi che i clienti non vogliono lei. Quella è un’azienda, lei è uno solo e se davvero quella è un’azienda spiacente. Non è oggi o domani. Ma è legge. Il cliente per amore o per forza ha sempre ragione. Cosa le resta senza la stella ? La sua storia. Lei è stato un gran giocatore ma siamo pronti a portargliela via. Esca dalle nostre vite. Questo è il nostro ultimo lancio. I tifosi le hanno scritto una lettera. Se la faccia tradurre col cuore. Imperfetta. Ma vera. Siamo stanchi dei vecchi ricordi. Siamo stanchi di saperla invecchiata. O meglio. Di sapere che l’uomo Boniek ha invecchiato quel giovin poco signore che non voleva esser padrone d’altro non fosse tenere la strada, che comandare no ma fottere correre si, che di essere primo se ne fregava se poteva essere meglio. Essere tanto. Siamo stanchi di te, di noi, della gioventù. Gran giocatore quel Boniek, Zibì, ma siamo pronti a falsarti la storia. A rubarci le vite. Esci dalle nostre vite finché ne abbiamo ancora una in comune. Ci inventeremo dell’altro. Si dirà che Zibì se n’è andato. Imbarcato da qualche eccitante avventura. Era fatto così, non aveva più nulla da dare se non il non fare male a nessuno, era così come noi da preferire spegnersi altrove pur di non sedersi fisso in un posto e darci un dolore. La notte con lei, Zibì Boniek, sta finendo. E’ finita. Scappa via su lancio. Questo è il nostro ultimo lancio. Di giorno, da svegli noi vedremmo solo Zbigniew. Questo è il nostro ultimo lancio. Salvi Zibì come sempre. Lo salvi di notte. Le stelle di notte mica son tante. E’ di giorno che sono troppe. Ci scappi via. Prima che sia tardi. Prima che la luce ci accechi. E non resti più niente.

Non restino stelle. Manco di notte.

 
 
 

BONUCCI: "Stiamo diventando una grande squadra"

Post n°3380 pubblicato il 06 Dicembre 2010 da nadir63l
 

© foto di Alberto Mariani

Clima positivo in casa Juve dopo i tre punti di Catania, la quarta vittoria esterna, il terzo posto solitario e le prime in classifica che si vedono benissimo. Aggiungiamo anche il compleanno del Presidente Andrea Agnelli, và. Poznan e l'Europa League sembrano già un lontano ricordo. A parlare è Leonardo Bonucci sul suo sito ufficiale. Il giovane difensore, autore di un'ottima prova e di alcuni lanci illuminanti per Iaquinta, parla della prestazione dei suoi e delle prospettive per il futuro. Ma non si parla solo di calcio giocato. Bonucci è entusiasta per l'inserimento del suo nominativo nella lista dei 55 calciatori in lizza per il Top 11 Uefa, e su leonardobonucci.it racconta le sue emozioni, ringraziando chi lo ha formato e promettendo di migliorarsi ancora.

"Catania Juve e lista Uefa Top 11

Essere riusciti ad espugnare un campo difficile come quello di Catania dove tanti hanno trovato difficoltà ci riempie di soddisfazione.

Va riconosciuto ai nostri avversari, a cui va il mio totale rispetto, di averci dato del filo da torcere, in particolare nei primi minuti di gioco ma, ad ogni modo, la vittoria al Massimino è la dimostrazione che stiamo diventando una grande squadra e una ulteriore testimonianza del carattere che la squadra sta acquistando partita dopo partita.
Tre punti importanti che ci consentono di proseguire la striscia positiva in campionato e che ci consentono di rimanere agganciati alla testa della classifica, pronti ad approfittare di eventuali passi falsi delle capolista.

Ora non ci resta che continuare a guardare avanti: i prossimi incontri in programma non saranno infatti meno insidiosi dei precedenti e noi dobbiamo continuare il nostro percorso di crescita.

Quanto invece all'inserimento del mio nome tra i 55 calciatori in lizza per il top 11 Uefa, posso solo dire che per me è un grande onore.
Anche se infatti voglio e devo rimanere con i piedi per terra, trovare il mio nome accanto a quello di tanti campioni è la prova che il duro lavoro sta dando importanti frutti...
In tal senso sento il bisogno di ringraziare tutti quelli che mi hanno messo in condizione di ottenere tali attestazioni: il mio procuratore Davide Torchia, il mio "motivatore" Alberto Ferrarini, il Bari che mi ha fatto conoscere al calcio che conta, la società Juventus che ha creduto in me, i miei compagni di squadra, lo staff al completo ed i tifosi che non mi hanno mai fatto mancare il loro sostegno.
Dal canto mio, cercherò di meritare questo importante riconoscimento, continuando ad impegnarmi al meglio e mettendo sempre il massimo dell'attenzione su ogni pallone.

Leonardo"

 
 
 

NEDVED:Ecco il mio ruolo alla Juve..."

Post n°3379 pubblicato il 06 Dicembre 2010 da nadir63l
 

 
NEDVED: "Krasic acquisto azzeccato, spero faccia tanta strada come me. Ho detto no a Mou, sarebbe stato un tradimento. Ecco il mio ruolo alla Juve..."
Pavel a tutto campo su Radio Deejay, ospite di Linus e Nicola Savino: "Avrei scambiato volentieri il Pallone d'Oro con la Coppa dei Campioni. La chiamata di Mourinho? Mi ha fatto piacere. Che sfide con Gattuso e Torricelli".

L'ex fuoriclasse della Juventus, Pavel Nedved, attualmente consigliere di amministrazione della società bianconera, è stato ospite oggi della fortunata trasmissione di Radio Deejay, "DeeJay Chiama Italia", condotta da Linus e Nicola Savino. Nel suo lunghissimo intervento, il Pallone d'Oro 2003 ha toccato svariati argomenti: la sua vita, la sua famiglia, la sua carriera, il suo rapporto con i compagni e con gli avversari, il suo mancato passaggio all'Inter, la somiglianza con Milos Krasic, la maledizione Champions League, il suo attuale ruolo all'interno del club torinese e molto altro ancora. TuttoJuve.com ha trascritto integralmente le dichiarazioni di Nedved:

Buongiorno Pavel. Mi ha colpito molto del tuo libro uscito in questi giorni - "La mia vita normale" - come spesso ritorni il tuo bisogno di dire che non sei così musone come la gente pensa...
"Sì, sono stato sempre accusato di questo, di essere molto chiuso...".

Un po' forse lo eri nei primi anni...
"Non lo so, io credo di essermi sempre espresso sul campo in modo diverso rispetto a quello che sono in privato. Forse ho una doppia faccia".

Tu eri consapevole di essere amatissimo dai tuoi tifosi e odiatissimo dai tifosi avversari? Almeno nello stadio...
"Sì, odiatissimo sicuramente. Però facevo il mio lavoro al massimo...".

Forse è per quello, perchè facevi ogni incontro come fosse una battaglia. Poi tu avevi anche un fatto cromatico: i capelli che si notavano tanto. Tanto che è arrivato un altro biondo (Krasic, ndr) e dicono per questo che è come te. In realtà le somiglianze sono poche, il tipo di gioco è abbastanza differente, no?
"Sì, un po' diverso. Diciamo però che abbiamo azzeccato l'acquisto. Mi piace tanto come giocatore e spero che faccia tanta strada come me".

Ci sono tante leggende su di te. I calcatori sono tutti in vacanza, ma Nedved è lì che si allena da solo. Finiscono gli allenamenti in un giorno normale e Nedved rimane a fare i giri di campo. Adesso sveliamo questo segreto finalmente. E' vero che tu continuavi ad allenarti?
"Sì, non solo l'inverno, anche d'estate. D'estate mi fermavo solo 5-6 giorni, poi mi allenavo di continuo, perchè credevo molto nel lavoro. Parlando dell'inverno...è vero. Andavo a Pila e mi allenavo in altura, a 2000 metri, e poi da questo lavoro traevo benefici sul campo".

Correvi molto perchè il tuo modo di giocare era soprattutto fisico e quindi la preparazione fisica era per te più importante di quella tecnica? Oppure ti allenavi anche con la palla?
"Credo di essere stato abbastanza bravo anche tecnicamente. Non mi ritenevo tanto scarso tecnicamente. Però io credo che alla base, per un professionista, ci sia lavoro fisico. Devi essere pronto per ogni situazione e devi avere una condizione fisica al 100%. Ho puntato su quello".

Secondo te i calciatori di oggi si allenano abbastanza o forse si potrebbe fare di più? A parte quelli della Juve...
"No, si dovrebbe fare di più. Noi calciatori siamo privilegiati e ci alleniamo meno di quanto fanno negli altri sport, quindi credo che si potrebbe fare di più".

E perchè si potrebbe fare di più? Per una questione di abitudine, di cultura?
"Penso si giochi tantissimo, forse anche troppo. L'allenamento si lascia un po' indietro. Ma senza l'allenamento non si avanti. Si dovrebbe fare qualcosina in più e si deve portare avanti la cultura del lavoro ed inculcarla già ai più giovani".

Se uno mette più dedizione nel lavoro, ottiene i risultati che ha ottenuto Pavel Nedved.
"Io sono convintissimo di questa cosa, perchè il lavoro paga sempre, prima o poi. Ma questa cultura del lavoro deve essere portata avanti già da piccoli".

Poi un muscolo molto allenato si rompe anche meno facilmente...
"Esatto, esatto".

Hai preso peso da quando hai smesso di giocare?
"Non mi sono mai più pesato, ma credo di sì, perchè prima mi allenavo tanto ed ora mi alleno solo quando ho piacere di andare a fare un po' di corsettina, un po' di calcio. Qualcosina ho preso".

Come te la cavi con l'italiano scritto? Bene?
"Mica tanto, devo chiedere sempre a mio figlio o a mia figlia come si scrive".

Quanti anni sono che sei in Italia? 13?
"Sono 9 più 5, 14 anni".

Sei arrivato subito dopo gli Europei del '96.
"Sì".

Tu sei un'icona dei tifosi bianconeri, ma secondo me sei rimasto un'icona anche dei tifosi della Lazio un pochino. O ti sei lasciato male?
"Non lo so. Da parte mia non c'è nessun problema, io ho sempre avuto un rapporto buonissimo con tutti i tifosi, sia a Roma che a Torino, perciò non credo di essermi lasciato male a Roma. Ho vissuto cinque anni fantastici lì, abbiamo vinto anche lo scudetto, perciò...La Lazio era davvero una squadra fortissima".

Avevi i capelli corti all'epoca. Corti più scuri...
"Sì può darsi, perchè quando me li taglio sono un po' più scuri, soprattutto d'inverno".

I tuoi figli sono nati a Roma, quindi Roma ti è rimasta un po' nel cuore...
"Sì, tantissimo, anche se proprio a Roma andavo pochissimo. Io stavo da parte, all'Olgiata".

Che accento hanno i tuoi figli? Accento italiano di Torino?
"La loro prima lingua è l'italiano, quindi loro parlano benissimo l'italiano, mentre io faccio più fatica. L'accento però è più torinese. Prima mia figlia, essendo più grande, aveva un po' di accento di romano, ma adesso si è aggiustata".

Quando giochi e i tifosi avversari non ti sono particolarmente amici, tu li senti?
"Certo che li sento, li sento sì. Io spesso sento qualche insulto. Qualche...(ride,ndr)...anche di più".

Quali erano gli stadi dove andavi e sapevi già che ti avrebbero insultato. San Siro?
"San Siro soprattutto. Sì, però io dico che... stimola. Stimola, ma a volte mi è anche dispiaciuto, perchè dici 'io do tutto, non posso essere così odiato dagli avversari'".

Nonostante la San Siro interista ti detestasse, ad un certo punto, l'allenatore interista ti ha chiesto se volevi andare a giocare lì. Sembrava ad un certo punto che tu dovessi chiudere la carriera all'Inter. C'è scritto anche nel libro...
"Sì, l'ho sempre detto, non nascondo niente. Poi però non mi piace parlarne più di tanto, perchè le cose non si sono avverate".

Lui però ti ha chiamato e te l'ha chiesto...
"Sì, con Mourinho ho parlato e mi ha fatto molto piacere, non lo nascondo, perchè è uno capace, che ritengo molto bravo. Però alla fine sono rimasto juventino".

Sì, sarebbe stato un po' un tradimento.
"Sì, l'avrei sentito anch'io così. Non mi vedevo proprio con un'altra maglia, anche se poi alla fine hanno vinto la Coppa Campioni. A me avrebbe fatto piacere vincerla".

Avresti scambiato la Coppa dei Campioni con il Pallone d'Oro?
"Sì, io sì. Tutta la vita. Lo darei subito per prendermi questa coppa".

Eppure il Pallone d'Oro è soltanto tuo, mentre la coppa la dividi con la squadra...
"Il calcio è un gioco di gruppo. Quando vinci è soprattutto un lavoro di tutto il gruppo ed io prenderei la Coppa dei Campioni tutta la vita".

C'è un racconto nel tuo libro che mi ha molto colpito, che dà l'idea come il calcio sia fatto di persone. E' il racconto di questo centravanti della Repubblica Ceca che si chiama Jan Koller: era un omone gigante, alto due metri, pelato a 15 anni. Lui non voleva fare un calciatore...
"Sì, io stavo giocando per lo Sparta Praga e il nostro allenatore lo ha visto giocare tra le riserve e ha detto: 'fatelo venire questo qua'. Invece lui rispose che non aveva il tempo di venire perchè doveva lavorare in banca. Lui ha iniziato a giocare molto tardi, ma alla fine ha fatto molta strada, perchè per la nostra Nazionale è diventato quasi fondamentale".

Tra i tanti compagni di squadra, qual è quello che ti viene in mente di più? Quello con cui hai condiviso più emozioni...
"Difficile dirlo, perchè sia a Roma che a Torino ho giocato con tantissimi campioni. E sono stato allenato da grandissimi allenatori, per cui io mi ritengo molto fortunato".

Qual è l'avversario che ti ha dato più fastidio? C'era sempre qualcuno con cui ingaggiavi un duello, anche verbale...
"Io in campo parlavo pochissimo. Gli insulti li sentivo. Ogni tanto con Rino (Gattuso, ndr) qualche scambio di opinioni lo abbiamo fatto, ma con tanto rispetto alla fine. Tutto si deve lasciare sul campo. Io ho sempre fatto così. Devo dire che un calciatore che mi faceva paura quando giocavo a Roma contro la Juve era Moreno Torricelli. Questo andava come un treno e allora mi faceva un po' paura".

Quella domenica mattina, che ti svegli e sai che devi incontrare Moreno Torricelli, dici: "Che palle, ma perchè oggi questo?". Ti capitava di pensarlo?
"Certo, quando giocavo, mi svegliavo e avevo già visto tutta la partita, me la giocavo prima. Quando dovevo affrontare questi giocatori, sapevo già come mi dovevo comportare, cosa fare".

Cosa succede adesso nella tua vita. Sei entrato nel direttivo Juve, con che quale ruolo?
"No, diciamo che non sono proprio operativo come dirigente, però sono consigliere, consigliere di amministrazione. Do qualche consiglio, essendo molto vicino al nostro Presidente Andrea. Con lui qualche volta chiacchieriamo e parliamo di calcio".

Ma parli di calciatori? Dai consigli per gli acquisti?
"No, diciamo che per questo abbiamo uno staff molto valido. Marotta e Paratici, assieme al mister, formano un grandissimo gruppo e sono molto capaci. io sono lì per aiutare i calciatori, la squadra".

Guardi anche il calcio estero? Lo segui? Ti piace?
"Sì, ma scelgo sempre le partite interessanti. Guardo poco il calcio inglese, di più quello spagnolo, che mi piace di più".

Ma il Pallone d'Oro è a casa tua o è in banca, nascosto, al sicuro?
"Se devo dirvi la verità, devo chiedere sempre a mia moglie, perchè lei lo nasconde magari in banca ed io...Ti giuro, non so dove sia".

Ti sei informato se è tutto d'oro o è solo placcato?
"Dicono che ha molto valore, anche commerciale".

 
 
 

CHIELLINI: "Vittoria importante a Catania"

Post n°3378 pubblicato il 06 Dicembre 2010 da nadir63l
 

Il difensore della Juventus commenta sul suo sito ufficiale l'importante successo esterno ottenuto a Catania
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Grande prestazione della Juventus a Catania nel posticipo della 15^ giornata di Serie A; un successo esterno per 3-1 che mantiente la squadra bianconera nelle zone nobili della classifica e soprattutto consente al team di Delneri di tenere il passo delle prime due della classe. Al Massimino non vinceva nessuno da un anno; nemmeno l'Inter pigliatutto di Mourinho c'era riuscito. La Juve ce l'ha fatta grazie alla grande giornata di Fabio Quagliarella, oltre che di Pepe e Felipe Melo. Ma un altro super protagonista della magica serata della Vecchia Signora è stato Giorgio Chiellini che, anche se non è entrato direttamente nel tabellino e nella cronaca della gara con interventi eclatanti, ha coordinato alla grande la difesa bianconera, sbandata soltanto una volta in occasione del pareggio fortunoso del Catania. Insieme a Bonucci il feeling cresce sempre di più, e nonostante l'impressione di alcuni opinionisti in tv che dimostrano poca fiducia, la retroguardia bianconera ha subito soltanto tre gol in più della capolista Milan (avendo, tra l'altro, il miglior attacco del torneo grazie anche alle reti di Quagliarella, 8 in stagione). "Giorgione", nel day-after, ha scritto sul suo sito ufficiale (www.giorgiochiellini.com) le impressioni susseguenti alla vittoria ottenuta in terra siciliana: "La vittoria contro il Catania al Massimino è stato un risultato importante contro una squadra che nel 2010 non aveva mai perso in casa". Il numero 3, ieri (e domani) capitano, invita a guardare avanti senza esaltarsi più del dovuto per i 3 punti ottenuti: "Dobbiamo ancora migliorare tanti particolari ma la strada intrapresa è quella giusta. Da domani cominceremo a preparare bene la partita di domenica sera contro la Lazio, un avversario in grande forma contro il quale dovremo confermare la nostra crescita". Gara che, stando ad oggi, non si giocherà domenica, se dovesse persistere la volontà dei calciatori di scioperare. Su questo punto, Chiellini esprime il suo pensiero e augurio: "Per quanto riguarda lo sciopero, sono fiducioso che le parti trovino un accordo e si possa quindi giocare, per il bene di tutti, soprattutto dei tifosi". Tifosi ai quali, al termine del suo post sul sito, dedica un abbraccio firmato Giorgio.

 
 
 

La Juventus si coccola Quagliarella: forse era gią tutto scritto..

Post n°3377 pubblicato il 06 Dicembre 2010 da nadir63l
 

© foto di Carmelo Imbesi/Image Sport

Proprio quando si stava per definire il passaggio di Marco Borriello alla Juventus, la Roma ci ha messo lo zampino rovinando il colpo che Marotta teneva in serbo per il finale di mercato. La scelta quando poi sul finire di un'estate di acquisti di tutto rispetto cadde su un certo Fabio Quagliarella, alzi la mano chi almeno una volta non abbia avuto pensieri scettici sull'operazione. Certo, uno come l'ex Napoli non ha bisogno di grosse presentazioni o quantomeno ha a disposizione un curriculum di tutto rispetto da presentare in sede di colloquio, ma l'idea generale era che comunque anche per lui ci sarebbero stati dei grossi esami da sostenere, perchè alla Juventus niente ti viene regalato. "Chi non si meriterà la maglia da titolare si accomoderà in panchina" aveva specificato da subito Delneri: "Per me vige solo la meritocrazia". Parole prese immediatamente sul serio anche dal numero 18 bianconero, parole che continuano a tuonare dopo ogni partita di campionato.

Ieri sul terreno del Massimino di Catania ha siglato la sua prima doppietta effettiva con la maglia della Juventus, una doppietta che per un fatale errore dell'arbitro si è limitata perchè poteva essere un'affascinante e meritata tripletta. I due gol di pregevole qualità tecnica hanno aggiustato la partita dei bianconeri, dopo che il Catania aveva agguantato il pareggio per un pasticcio difensivo nell'area di Storari. Il napoletano sale così a quota 8 gol nella classifica marcatori e saluta per una notte il Napoli staccato di soli 3 punti, in attesa della gara di questa sera contro il Palermo. Un saluto amaro forse per lui che è stato descritto da tutti i partenopei come un traditore, ma dal prelibato sapore della vittoria. Quando la stoffa del campione ce l'hai nell'anima è difficile contestare scelte che sul finire premiano sempre.

 
 
 

ESCLUSIVA TJ - ANGELINI: "Calciopoli una farsa, Poteri Forti contro la Juve. Fiducia in Agnelli."

Post n°3376 pubblicato il 06 Dicembre 2010 da nadir63l
 

E’ considerato un punto di riferimento da tutti i tifosi della Juventus, Antonello Angelini, soprattutto per le sue decise battaglie contro i media e la loro controinformazione su Calciopoli. Ricopre anche il ruolo di co-conduttore, insieme a Massimo Zampini, della trasmissione “Il bianco e il nero”, in onda su Radio Radio, di opinionista a “Lunedì di rigore” su Antenna 3 e a Telelombardia oltre che al Processo di Biscardi. E’ stato grande protagonista in passato del programma “la Juve è sempre la Juve”, andato in onda fino all’anno scorso su una tv romana, T9. Scrive, poi, su Calcio Gp ogni settimana. Da ricordare, inoltre, il suo servizio a “Matrix” su canale 5 riguardo Calciopoli. Oggi parla in esclusiva a Tuttojuve.com:

Cosa vuol dire tifare Juventus a Roma?
E’ come essere scozzesi in terra inglese. In una città dove ci sono miriadi di radio e tv private, oltre alla RAI che certo non è feudo juventino ma giallorosso, essere juventini vuol dire “andare controcorrente”, essere contro il sistema mediatico. E considerando poi il tifo viscerale che c’è qui è come lottare da solo contro tutti. Però è divertente vedere come reagiscono quando gli si mostrano cose alle quali non sono abituati. Alla fine non sapendo più che dire tirano fuori il gol di Turone e allora capisco che lì sono andati in difficoltà e si rifugiano in chiesa… Qui a Roma così come anche in altri posti, la Juventus è “il male assoluto” e nessuno ricorda mai che anche i giallorossi sono stati favoriti da errori arbitrali così come capitato alla Juventus o ad altre squadre forti come Milan e Inter. Ricordo che nell’anno dello scudetto di Capello alla Roma, nelle ultime 7-8 giornate ci furono 5 errori arbitrali decisivi che avvantaggiarono la Roma, ma sui giornali, nelle radio, nelle tv non c’è stata quasi notizia. Il caso Nakata, poi, non esiste e nella storia delle fidejussioni erano parte lesa ovviamente…Inoltre il fatto che la Juve non protesti mai favorisce la mistificazione della realtà. Lo stile Juve si paga insomma...”.
 

Tra le varie radio e televisioni si nota da anni, ormai, un certo ostracismo nei confronti della Juventus. Pensi che, in generale, il giornalismo sportivo italiano sia prevenuto nel giudicare l’operato della nostra squadra?
Do subito un dato. In Italia un tifoso su quattro è juventino, ma non c’è nessun giornalista a capo delle maggiori radio o televisioni nazionali che sia di fede bianconera. Evidentemente essere tifoso bianconero non porta fortuna, non aiuta a fare carriera in questo campo. E’ strano o no che il 25% dei tifosi in Italia non corrisponda almeno ad un 20% nel campo dei giornalisti sportivi? Scommetto che se prendo i medici o i commercialisti trovo le percentuali più o meno rispettate… Quello che fa la casta dei giornalisti è “nel dubbio addosso alla Juventus”. Noi proviamo a far sentire la nostra voce e, quando possiamo, cercare di porre argine ad un certo tipo di giornalismo sportivo che diventa così non più informazione ma disinformazione. Credo che nel giornalismo in generale e ancora di più in quello sportivo ci siano una gran parte di faziosi che tendono ad orientare l’opinione pubblica più che informarla. Oggi sul giornale o in un servizio tv non leggi prima i fatti e poi l’opinione, ma solo la seconda che tende a prevalere sui fatti”.
 

Nella trasmissione che conduci insieme a Zampini, “Il bianco e il nero”, avete dato molto risalto al processo di Napoli. A tal proposito restando in tema Calciopoli, o Farsopoli come preferisci, qual’ è il tuo pensiero in merito alle nuove intercettazioni? Perchè sono uscite fuori dopo quattro anni?
Penso che certe intercettazioni siano uscite fuori solo adesso non per scarsa professionalità degli inquirenti ma perché, in generale, quattro anni fa la maggior parte dei magistrati, giornalisti, politici, tifosi, era animata da un “preciso preconcetto” nei confronti della Juventus, per cui anche se ci fossero state le prove a scagionarla andava punita a prescindere. Se poi ci sia stato un preciso disegno dietro non posso dirlo con certezza non avendo prove. Certo che le indagini sono state condotte in maniera molto strana e altri piccoli fatti a latere del processo sono stati quantomeno inopportuni. Per fare un esempio, mi viene subito in mente la grande colloquialità intercorsa tra Moratti, Narducci, Auricchio e Piccioni (giornalista della Gazzetta dello Sport), durante la presentazione di un libro: un mix perfetto di poteri forti tra calcio, grande imprenditoria, magistratura, giornalismo e forze dell’ordine. Andreotti diceva che a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina e tutti questi non hanno fatto nulla per non indurci a peccare…”.
 

L’ingresso di Agnelli in società ha restituito fiducia in tutto l’ambiente bianconero. E’ entrato da subito nel cuore dei tifosi, anche per la sua dura presa di posizione in merito ai nuovi sviluppi del processo di Napoli, chiedendo in particolare la restituzione dei titoli tolti. Ritieni che la Juve abbia buone chancesdi riavere gli scudetti?
Dal punto di vista giuridico-sportivo la Juventus deve riavere assolutamente quei titoli. Perché se hanno tolto a noi gli scudetti per telefonate meno compromettenti di quelle di Inter e Milan allora l’Inter dovrebbe, tanto per fare un esempio, restituire la coppa Italia del 2004-2005 perché c’è un’intercettazione compromettente fra Facchetti e Bergamo che, interpretata con lo stesso spirito col quale interpretarono le telefonate di Moggi, darebbe luogo a un illecito(quella famosa del “4-4-4”, dove l’ex presidente dell’Inter invita il designatore a far migliorare lo score di Bertini con la squadra nerazzurra in vista della semifinale con gli Cagliari, partita poi vinta che ha permesso di compiere un passo decisivo verso la conquista della coppa). Per quanto riguarda, invece, le reali possibilità di restituzione dei tricolori penso che sia molto difficile riaverli perché la Federazione è in lotta contro Poteri forti, Moratti in primis, ma anche sull’altra sponda di Milano, che spingono per mantenere lo status quo attuale. Per questo assistiamo all’immobilità della Procura Federale e alla mancata revisione immediata del processo sportivo”.
 

Che differenza c’è tra Agnelli e Moratti?
Agnelli è un presidente dotato di grande professionalità, ha ridato alla Juventus rispetto e stima soprattutto agli occhi dei media, qualità che hanno da sempre contraddistinto la società. Poi, se fosse aiutato dal vertice familiare per riequilibrare lo strapotere milanese, secondo me potrebbe dare il via ad un altro ciclo felice, pur senza disporre di ingenti mezzi economici. A differenza di Moratti credo che mai potrà accadere che Andrea Agnelli venda il marchio Juventus ad una Juventus Brand srl come invece accaduto ai nerazzurri per ripianare in modo un po’ creativo il passivo di bilancio”.
 

Per quanto riguarda l’aspetto tecnico-sportivo, invece, questa squadra può lottare ad armi pari per lo scudetto oppure ha bisogno di qualche rinforzo a gennaio?
Scindo il problema in due. La Juventus non può lottare quest’anno contro il Milan, ad armi pari, per due semplici motivi: la presenza di Ibra tra i rossoneri, che fa la differenza, e per il fatto che il Milan rappresenti un Potere Forte, sia a livello mediatico che istituzionale. Anche nell’ultima giornata di campionato abbiamo avuto riscontro di questo, basta guardare ai dibattiti scatenati nei media riguardo al presunto fallo da rigore di Sorensen e al poco spazio dedicato al gol non dato a Quagliarella. Di contro sabato abbiamo assistito alla mancata discussione nei salotti sportivi del rigore non dato al Brescia, per fallo su Caracciolo, e alla grande omertà sull’episodio da parte persino della società colpita. Più chiaro di così…”.
 

C’è qualcosa, in particolare, che vuoi dire a tutti i tifosi bianconeri?
Dico ai tifosi di avere fiducia in Andrea Agnelli, perché è uno di loro, un presidente che sta sempre a contatto con la gente. Uno che ama veramente la Juventus, i suoi tifosi. Spero che questa sua grande e contagiosa passione verso i colori bianconeri ci porti presto a riassaporare il gusto dei grandi successi, come il nome Juventus impone”.

 
 
 

Auguri Andrea!

Post n°3375 pubblicato il 06 Dicembre 2010 da nadir63l
 

Immagine IPB

di F. Zagari

Giovane, volenteroso, capace, tifoso ma allo stesso tempo Presidente di quella che da lustri è la squadra della famiglia, della sua famiglia: gli Agnelli. E' il quarto Agnelli, dopo il nonno Edoardo, il padre Umberto e lo zio Gianni, a rivestire questa carica.

In pochi mesi è riuscito a cambiare totalmente faccia a quella che stava diventando, da prim'attrice del panorama nazionale ed internazionale, una provinciale qualunque, senza più ambizione né futuro.
Si è circondato, come il padre, di gente capace, seria, pronta al lavoro, disposta al sacrificio, paziente nel rispettare quei tempi che serviranno per assemblare un progetto dedito a costruire un nuovo futuro per quello che è sempre stato il punto di riferimento del calcio italiano: la Juventus.

Il "ragazzo" piace: il tifoso bianconero si identifica nella sua figura, prova una sorta di protezione paterna ad ogni sua dichiarazione, ne ha, nella stragrande maggioranza dei casi, condiviso le scelte, sposato il nuovo corso, credendo ciecamente nell'amore che quella famiglia ha sempre avuto nei confronti di quella maglia.

Questa Associazione non ha mai fatto mistero della stima che ha riposto nel giovane Andrea, ha condiviso dal primo istante le scelte, i programmi, i progetti, ha trovato logico e sensato il fare la voce grossa sulla questione Calciopoli. Questa Associazione, allo stesso modo, non mancherà la critica se questa sarà necessaria, non mancherà di evidenziare un'eventuale scelta sbagliata se questa sarà tale, perché questa Associazione nei confronti di Andrea prova sincera amicizia, e un vero amico deve sempre dire le cose in faccia.

Oggi, nel giorno del suo trentacinquesimo compleanno, questa Associazione si stringe attorno ad Andrea, con amicizia, stima e fiducia.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1243

 

 
 
 

Cori da stadio razzisti, vergognosi e impuniti...

Post n°3374 pubblicato il 06 Dicembre 2010 da nadir63l
 

Immagine IPB

Che differenza c’è?

di A. Staffieri

A distanza di mesi, sicuramente tutti ricorderete il clamore mediatico che suscitò un coro di alcuni tifosi Juventini dedicato all’ormai ex giocatore dell’Inter Mario Balotelli:
“Se saltelli muore Balotelli”
Un coro da condannare -nonostante con il razzismo non c’entri nulla, sia chiaro- e a tutti gli effetti condannato, e non solo dal resto dei tifosi e dai media…
Un coro da condannare perché mai si dovrebbe augurare la morte ad una persona, per quanto antipatica ed arrogante possa essere.

Ma…
Sì, c’è un ma…

I tifosi Juventini ricordano sicuramente anche un coro cantato da tutte le restanti tifoserie d’Italia nei confronti dell’ex DG Luciano Moggi:
“Moggi, magari muori oggi”
E non solo. I simpatici tifosi della Fiorentina, e questa è storia di oggi, oltre a presentarsi allo stadio -nelle partite contro la Juventus- con addosso magliette del Liverpool che sul retro riportano l’eloquente scritta “meno 39”, si permettono di cantare con orgoglio questa roba:
“Ti ricordi lo stadio Heysel / le bandiere del Liverpool / 10.000 sono partiti / 39 non tornarono più / Era il giorno del gran massacro / per noi ultras...un giorno sacro / Scorre il sangue sulle bandiere / delle m**de bianconere”

Chiaramente, in questi ultimi due casi citati, nessun clamore da parte di nessuno, anzi,
il silenzio.
Allora perché la morte, che giustamente non può e non deve essere augurata a Balotelli, può essere augurata a Luciano Moggi? Perché è consentito, con la compiacenza dei media, gioire negli stadi per la morte di 39 persone innocenti? Perché nessuno punta il dito contro questi vergognosi individui?

Ci siamo stancati di questa disparità di trattamento.


 
 
 

MOGGI: "Juve, č tornata la grinta di un tempo"

Post n°3373 pubblicato il 06 Dicembre 2010 da nadir63l
 

© foto di Micri Comunication

Luciano Moggi, nel corso della trasmissione condotta da Pippo Franco “Ieri, Moggi e domani” co-produzione tra Prima Rete Lombardia e Gold Tv in onda tutte le domeniche su GOLD TV e TELECOR digitale terrestre (canale satellitare 856 Sky) ha commentato come consuetudine la giornata di campionato, approfondendo l’argomento SCIOPERO dei CALCIATORI che tanto tiene banco in questi giorni.

JUVE – E’ TORNATA LA GRINTA DI UN TEMPO.
“Dopo la dura prestazione di coppa su un campo impraticabile dove non si vedevano nemmeno le strisce ci si aspettava una squadra bianconera in difficoltà fisica, ma quest’anno la Juventus ha dimostrato di aver ritrovato quella convinzione, quella voglia di lottare da sempre presente nel suo DNA che le era mancata negli ultimi anni. Senza più l’impegno europeo poi, se continua così potrebbe anche fare meglio della Roma e dell’Inter e lottare insieme anche alla Lazio per il secondo-terzo posto.”

MILAN – C'E' ANCORA QUALCUNO CHE NON CONSIDERA IBRA UN UOMO SQUADRA?
“C’è ancora qualcuno che pensa che Ibrahimovic non è un uomo squadra? Regala assist strepitosi per i compagni, segna goal di pregevole fattura. Purtroppo per gli avversari Ibrahimovic adesso ce l’ha il Milan. La storia degli ultimi campionati ce l’ha insegnato: dove gioca Zlatan è scudetto sicuro! E Allegri sta facendo davvero bene, ma non è una sorpresa per me.”

ROMA – DE ROSSI, CHE BRUTTO GESTO!
“La squadra giallorossa a Verona ha giocato un primo tempo davvero da grande squadra con grande agonismo, ma nella ripresa si è presentata davvero molle. Non è la prima volta che la Roma alterna il proprio rendimento in maniera così evidente. Nonostante i 2 goal di vantaggio alla fine la squadra giallorossa ha addirittura rischiato di perdere. Se non ricomincia a vincere, il Milan scapperà via definitivamente. E attenzione alla Juve. De Rossi? Che brutto gesto, da un campione certe cose non le accetto.”

INTER– CHE ERRORE VENDERE BALOTELLI E NON MILITO!
“La sconfitta di venerdì sera non è stata una sorpresa, l’Inter ormai è arrivata a fine ciclo. La posizione di Benitez adesso si è fatta davvero scomoda. Il silenzio di Moratti deve mettere in allarme, secondo me sta già pensando a qualche soluzione alternativa in panchina. L’Inter è fuori dalla lotta scudetto ma gli errori sono anche a monte: da vendere era assolutamente il più che trentenne Milito, dalla cui cessione si sarebbero potuti incassare tantissimi soldi, e non il giovanissimo Balotelli sul quale si doveva costruire invece l'Inter del futuro.”

SCIOPERO CALCIATORI – NO ALLA CESSIONE UNILATERALE, SI AGLI ALLENAMENTI DIFFERENZIATI
“Quando un giocatore non è più gradito in una squadra di calcio dovrebbe esser lui stesso a capire che la soluzione migliore è quella di andare via. I calciatori non sono dipendenti qualunque perché sono dei privilegiati che guadagnano tantissimi soldi e se un dirigente decide di farli allenare a parte perché non interessano più o hanno rifiutato una cessione vantaggiosa, il calciatore dovrebbe accettare la cosa. Io ho preso un capo d’imputazione al processo GEA perché hanno detto che ho fatto violenza privata ad un giocatore che volevo mandare via perché l’allenatore mi aveva chiesto di allontanarlo dal gruppo per il bene della squadra. Bisogna assolutamente trovare un punto d’accordo tra le parti, perché non è comunque giusta nemmeno la cessione unilaterale.”

ODDO - "NON E' UNA QUESTIONE ECONOMICA MA DI RISPETTO DI DIRITTI UMANI"
Nel corso della trasmissione è intervenuto in diretta Massimo Oddo, portavoce dei calciatori che però a titolo personale ha voluto specificare ”normale che così tanta gente sia contro questo sciopero, ma forse perché non ne hanno compreso i veri motivi. Non è un discorso economico, ma di diritti umani. I contratti si firmano sempre in due e non si può accettare di esser discriminati in gruppetti differenti di allenamento o esser venduti in maniera unilaterale. Personalmente comunque, pur essendo un calciatore, non sono d’accordo nemmeno io con lo sciopero, perché avrei cercato una soluzione alternativa e non la guerra

 
 
 

MOSSA A DOMINO?

Post n°3372 pubblicato il 06 Dicembre 2010 da nadir63l
 

© foto di Alberto Fornasari

Ieri abbiamo letto dell'ultimatum del Real al Wolfsburg per l'acquisto di Dzeko: il famoso, "o arrivi a gennaio o mai più", con gli spagnoli più che mai convinti a trovare un sostituto di Higuain dopo l'infortunio per ernia del disco della punta argentina. 25 milioni di euro per convincere i tedeschi. Oggi, sembra che i tedeschi non siano per nulla attratti da tale proposta e anche abbastanza seccati. Dzeko non sta brillando e negli ultimi mesi appare sempre più distratto e ha anche sbagliato un rigore contro il Werder Brema. Tuttavia i gol in quindici presenze sono 8 e se un giocatore nel suo momento peggiore segna 8 gol, bhe allora  è un giocatore da prendere al volo.

Quale sarebbe, quindi la strategia corretta? Primo risparmiare soldi per giugno (quando si dovrà fare l'offensiva), secondo: cedere qualcuno a gennaio e risparmiare qualcosa.

Per entrambi i passi ci sembra sensato non investire grandi cifre per gennaio per attaccanti, ma lavorare di ingegno. Per fare questo la strategia potrebbe essere quella di agevolare il trasferimento di qualche giocatore apprezzato dal Real Madrid per calmare le loro pretese su Dzeko.

Di chi stiamo parlando? Di Amauri. Ieri Quagliarella e Del Piero hanno parlato di Amauri come il grande acquisto di gennaio. Siamo in tanti a pensare che Amauri possa e debba essere un valore aggiunto, ma rimane, una grande incertezza per un giocatore che ormai da due anni a questa parte stenta parecchio. Per questo motivo, considerando che l'apporto in questo campionato è stato nullo, non ci sembrerebbe un azzardo se la Juventus a gennaio lo cedesse e acquistasse qualcuno più giovane e meno caro. Praticamente 10/12 milioni dal Real, un grande risparmio di ingaggio e tutto fieno in cascina per prendere qualche attaccante giovane per gennaio e poi sferrare l'offensiva a Dzeko a giugno.

Per gennaio con i 3 milioni di ingaggio risparmiati di potrebbe puntare a qualche punta giovane di valore. I nomi sono tanti, da Matri a Maxi Lopez fino a Pazzini. Tutti questi hanno valutazioni a crescere dai 10 milioni di Matri ai 12 di Maxi Lopez fino ai 18/20 di Pazzini. Noi pensiamo che questa Juventus dovrebbe economizzare magari puntando come sta facendo il Napoli a Gonzalez del Novara (un pallino di molti che ci scrivono in redazione) e sfruttare le risorse a giugno. Un investimento che potrebbe aggirarsi sui 5/6 milioni e qualche giovane, potrebbe bastare.

Un domino del tipo Amauri al Real e Dzeko alla Juventus a giugno probabilmente non dispiacerebbe alla maggioranza dei tifosi, per gennaio a questa squadra non serve molto in avanti (se Quagliarella non perde la vena di super bomber), basta qualcuno che segni ogni tanto e noi ricordando i giocatori alla Ravanelli e Schillaci la nostra preferenza l'abbiamo già espressa. 

 
 
 

TASTIERA VELENOSA: CI RISIAMO CON LA DISEGUAGLIANZA

Post n°3371 pubblicato il 06 Dicembre 2010 da nadir63l
 

© foto di Carmelo Imbesi/Image Sport

Ieri, provocatoriamente avevamo parlato dell'episodio dell'intervento di Nesta su Caracciolo, chiedendoci se i media ne avrebbero parlato. Ovviamente il velo dell'omertà è calato, ma non avevamo alcun dubbio. Alcuni tifosi si sono lamentati della cosa, sottolineando come il Milan, aveva dominato e quindi parlare di episodi arbitrali era totalmente fuori luogo e pure di cattivo gusto. Purtroppo non è stato capito il senso del nostro intervento, come spesso accade veniamo accusati di essere di parte, ma almeno chi ci legge sa cosa legge, mentre spesso accade che media nazionali si fingano super partes e poi hanno sotto casacchine di vari colori, tutte eccetto quella bianconera. Evidenziando l'episodio di Nesta, non si voleva mettere in discussione la vittoria rossonera, apparsa netta, quanto piuttosto altro. Quando la Juventus vince 4-0, come a Udine o con il Lecce, si tende sempre a evidenziare l'episodietto, il cavillo, l'aiutino. Quando invece, la cosa accade ad altri, il tutto passa in cavalleria. Lo stesso, possiamo registrarlo per ieri sera. Ieri sera la Juventus ha fatto un gol buono di trenta centimetri. E' incredibile, per non dire altro, come l'episodio sia stato paragonato all'intervento di Sorensen su Morimoto, lasciando stesso spazio alle due azioni e in alcuni media lasciando più attenzione a quest'intervento. Infine, alcuni hanno sostenuto anche che l'intervento di Quagliarella su Biagianti sul terzo gol fosse irregolare. Commovente poi come alcuni dopo aver sostenuto questo si sono permessi di sorridere  e fare i complimenti allo stesso Quagliarella senza ribadire quanto detto poco prima. Insomma, il trattamento media continua a essere veramente bizzarro.  A noi rimane ancora misterioso come in Juventus- Roma, una punizione contestata possa essere battuta oltre il tempo regolamentare e presa col braccio in salto e voltato da Pepe possa causare un rigore decisivo, mentre 7 giorni prima il tutto sia passato come l'acqua sotto i ponti. Alcuni ci hanno poi fatto notare come in Chievo-Roma la mano del romanista che stoppa il cross in area di un veronese venga giudicato involontario mentre l'intervento di Rossi in Sampdoria-Bari sia volontario dopo aver toccato la gamba, stranezze...

Qualcuno dovrebbe sentirsi in colpa, chissà come mai sono sempre gli stessi che parlano ancora di Calciopoli e di grandi aiuti nel passato bianconero....e non si accorgono che oggi succedono errori proprio come allora.

 
 
 

CHIELLINI A SKY: "BELLA VITTORIA MA NON DOBBIAMO RILASSARCI"

Post n°3370 pubblicato il 06 Dicembre 2010 da nadir63l
 

Parla il difensore bianconero autore di una grande prestazione.
© foto di Alberto Fornasari

Nonostante la bella vittoria Giorgio Chiellini, intervistato dai microfoni di Sky Sport 24, non vuole abbassare la guardia e tiene sull'attenti la squadra rimarcando l'importanza della vittoria e gli obiettivi immediati per il futuro chiamati continuità e meno distrazioni come quelle che han portato al pari del Catania: "E' una vittoria molto importante che ci può dare slancio, vincere qui non era facile ma dobbiamo ancora migliorare e lo sappiamo bene perchè prendere un gol come quello di Morimoto non è una cosa bella, c'è sempre da perfezionare qualcosa e pure dopo una bella vittoria come questa non bisogna rilassarsi. Sappiamo che per raggiungere i grandi obiettivi subire un gol così non è proprio il massimo, ora godiamoci la vittoria ma continuiamo a vivere alla giornata e a lavorare sodo, il prossimo obiettivo è trovare continuità e pareggiare magari di meno rispetto al recente passato". Chiusura sullo sciopero con tanto ottimismo sulla possibile revoca dell'Aic: "Ho sentito che oggi c'è stato un incontro tra Figc e Lega, spero nel buon senso e che si eviti questo sciopero. Sono fiducioso perchè vedo che il fronte degli oltranzisti si sta ammorbidendo sensibilmente".

 
 
 

Parla il capitano bianconero, subentrato oggi nei minuti finali.

Post n°3369 pubblicato il 06 Dicembre 2010 da nadir63l
 

DEL PIERO A SKY: "OGGI SIAMO STATI CINICI E COMPATTI, DOBBIAMO INFILARE UN FILOTTO DI VITTORIE PER AMBIRE AL VERTICE"
© foto di Alberto Fornasari

Subentrato nei minuti finali Alex Del Piero ha comunque lasciato il segno anche oggi nei pochi scampoli giocati: un gol sfiorato e un assist perfetto che Krasic ha clamorosamente mancato a porta vuota. Soddisfatto del successo il capitano da un voto positivo alla squadra: "Che voto do alla Juve? Più che buono. Oggi siamo stati compatti e cinici, il Catania aveva iniziato meglio poi siamo cresciuti e abbiamo colpito nei momenti opportuni gestendo alla grande nella ripresa". Sul mercato e possibili rinforzi in attacco Del Piero dice la sua e parla di Maxi Lopez, visto all'opera da vicino oggi: "A gennaio torna Amauri, sarà lui il nostro acquisto in attacco. Maxi Lopez? E' un attaccante che mi piace, magari ha giocato meglio altre volte però è sicuramente un buon attaccante". Sulle ambizioni future della squadra Alex spiega la ricetta per inseguire ed agganciare il Milan, ora ancora a più sei in classifica: "Può essere una vittoria di buon auspicio, il campionato è lungo dobbiamo trovare un filotto di vittorie per ambire alla vetta. Oggi deve essere un inizio, continuare su questa strada giocando di squadra". Battuta finale sull'eventuale sciopero proclamato per il prossimo weekend: "Mi auguro che si trovi ad un accordo senza sciopero. Io mi troverò in linea con le decisioni dell'Aic ma spero che non si arrivi a tanto".

 
 
 

     

 

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