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Messaggi del 08/12/2010

LA NUOVA JUVE DI DELNERI...

Post n°3397 pubblicato il 08 Dicembre 2010 da nadir63l
 

© foto di Carmelo Imbesi/Image Sport

Grygera e Traore: potrebbero essere queste la novità della Juventus contro la Lazio, nel match di domenica sera, autentico spareggio per definire chi è l'anti- Milan, ruolo che contende anche il Napoli impegnato a Genova. Sul ceco buone notizie: si è completamente ripreso dalla distorsione di due mesi fa e Del Neri lo ha già provato con successo in allenamento. Se confermerà le buone condizioni, verrà prescelto sull'incerto Motta e sul promettente ma acerbo Sorensen. Grygera consentirebbe una copertura adeguata alla fascia destra, spesso orfana di Krasic nei ripiegamenti difensivi, visto che il serbo punta molto a rete e non può sempre spendersi in recuperi faticosi. Discorso opposto sulla fascia sinistra, dove c'é Pepe che copre anche troppo e quindi si potrebbe puntare su un esterno difensivo in grado di salire e arrivare frequentemente al cross per creare la superiorità numerica, con l'ex udinese pronto a compensarlo tatticamente nelle sue sgroppate. Stesso discorso se al posto di Pepe ci fosse Marchisio, altro giocatore di spessore nelle coperture. I prossimi allenamenti saranno decisivi per capire se il tecnico deciderà di rischiare o si affiderà alla soluzione meno spregiudicata con il più esperto e compassato Grosso. Del Neri sa oltretutto che Reja sta preparando una 'gabbia' per Krasic e quindi cercherà anche di inventare situazioni tattiche diverse nella zona di campo opposta. La settimana è di quelle che Del Neri sogna da agosto: niente impegni al giovedì o chiamate in Nazionale, tutta la rosa al completo o quasi a lavorare sui dettagli per sei giorni. Gli infortunati ci sono ancora, eccome: Amauri, Martinez, Buffon, Rinaudo, De Ceglie; ma nessuno, nemmeno il portiere campione del mondo, è indispensabile in questo momento, visto come giocano i sostituti. C'é poi un dubbio relativo alla forma di un singolo: Aquilani non ha incantato a Catania ed è in ballottaggio proprio con Marchisio. In tal caso sarebbe sicura la presenza di Pepe (oggi leggermente febbricitante), cui Del Neri non vorrebbe rinunciare perché è in gran forma. Il match contro la Lazio sarà decisivo anche per il mercato: se la Juve vince, le operazioni per completare la rosa con un difensore e un centrocampista subirebbero una brusca accelerazione, perché lo scudetto diventerebbe un obiettivo non più così lontano. Tra 20 giorni si apre, ma il periodo per i contatti decisivi è questo.

 
 
 

AL LAVORO ANCHE L'8 DICEMBRE. GRYGERA RECUPERATO, PEPE A RIPOSO...

Post n°3396 pubblicato il 08 Dicembre 2010 da nadir63l
 

© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Festa dell'Immacolata in campo, a Vinovo, per la Juventus. I bianconeri, infatti, hanno proseguito il programma di lavoro in vista della sfida di domenica sera contro la Lazio, posticipo serale che chiuderà la 16 giornata di serie A. Sotto gli occhi attenti di Mister Delneri i giocatori hanno svolto una seduta mattutina, la seconda della settimana dopo il riposo di ieri, nella quale si è rivisto Grygera che ha ormai completamentamente recuperato dall'infortunio di metà ottobre subito in Europa League contro il Salisburgo. Non era presente invece Simone Pepe, colpito da un leggero stato influenzale che non gli impedirà comunque di essere disponibile per la sfida contro i biancocelesti. Finalmente un pò di problemi d'abbondanza, quindi, per il tecnico di Aquileia che per il match contro i capitolini potrà disporre di venti giocatori. Unici assenti gli infortunati di lungo corso, Buffon, Martinez, De Ceglie, Amauri e Rinaudo. Per domani, giovedì 9 dicembre, è in programma un'altra seduta mattutina.

 
 
 

Ripresi gli allenamenti in vista della Lazio. Influenza per Simone Pepe...

Post n°3395 pubblicato il 08 Dicembre 2010 da nadir63l
 

© foto di Carmelo Imbesi/Image Sport

La Juventus ha ripreso stamane gli allenamenti in vista della gara di domenica contro la Lazio. Nel gruppo si è rivisto Grygera che ha svolto l'allenamento con i compagni ed è ormai recuperato in pieno. Ha saltato l'allenamento Simone Pepe, colpito da una leggera influenza. La sua presenza per la gara contro i biancocelesti non dovrebbe essere, comunque, in dubbio. Domani altro allenamento mattutino al Juventus Center di Vinovo.

 
 
 

8 DICEMBRE 1985: LA JUVE VINCE LA PRIMA INTERCONTINENTALE...

Post n°3394 pubblicato il 08 Dicembre 2010 da nadir63l
 

Fonte: www.juventus.com
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Un quarto di secolo. Come ci ricorda il sito ufficiale della Juventus, tanto è passato da uno dei momenti indimenticabili della storia bianconera. L’8 dicembre 1985, la Juventus saliva per la prima volta sul tetto del mondo vincendo la Coppa Intercontinentale. A Tokyo, battuti i sudamericani dell’Argentinos Juniors ai rigori, al termine di un’autentica maratona. I tempi regolamentari si chiudono sul 2-2 con gol di Platini su rigore e rete nel finale di Laudrup. La squadra di Trapattoni fa suo il trofeo dal dischetto. Tacconi para due tiri degli argentini, Brio, Cabrini, Serena e Platini completano il trionfo. Ecco la formazione protagonista di quell’impresa: Tacconi, Favero, Cabrini, Bonini, Brio, Scirea, Mauro, Manfredonia, Serena, Platini, Laudrup. Nel corso del match entrarono Pioli e Briaschi. A disposizione di Trapattoni anche il secondo portiere Bodini, Pin e Pacione. Un trionfo, quello in Giappone, che verrà bissato nel 1996 grazie alla vittoria della Juventus di Lippi e Del Piero. Una giornata magica per tutti i tifosi bianconeri che sicuramente si ricorderanno la magia di Platini annullata per fuorigioco: la sua ironica protesta è diventata un'immagine che vive ancora in tutti i cuori juventini.

 
 
 

Juventus: il rinnovo di Alex apre nuovi scenari per l'attacco...

Post n°3393 pubblicato il 08 Dicembre 2010 da nadir63l
 

Fonte: di Alvise Cagnazzo per carlonesti.it
© foto di Alberto Fornasari

Fra una richiesta di intervento sul mercato, quella di Del Neri, per la prima volta assai esplicito nella individuazione dei limiti denunciati dal proprio organico, ed una feroce volontà di rivalsa da parte di una squadra inspiegabilmente fuori dall'Europa già agli albori dell'inverno, la Juventus si appresta ad annunciare il prolungamento, annuale, del contratto di capitan Del Piero. Occorrerà dunque aspettare ancora anno per commentare il trasferimento del trentaseienne talento di San Vendemiano all'estero, in Giappone o nel dorato mondo statunitense. Da sempre obiettivo principale dell'Alessandro Furioso prima del ritiro dall'attività agonistica.

Il rinnovo per ulteriori dodici mesi, praticamente già raggiunto grazie ad uno sforzo economico del presidente Andrea Agnelli, disposto ad una eccezione nella definizione dell'accordo con il numero dieci bianconero, al quale verrà sì ridotto l'ingaggio, di circa il venti percento, senza tuttavia frazionare gli introiti sulla base dei risultati della squadra nelle varie competizioni, consentirà dunque al capitano bianconero di inaugurare da protagonista il nuovo stadio bianconero. Che andrà a sostituire l'obsoleto "Delle Alpi", per anni aborto architettonico della periferia torinese. Finalmente rimodernato, sia nella disposizione delle tribune e nello sfruttamento di varie aree commerciali adibite a ristoranti ed alberghi, sia nel sistema di drenaggio, il nuovo "ventre" bianconero avrà dunque in Del Piero il principale uomo immagine. In grado di conferire solennità ad uno degli eventi patrimoniali più importanti nella recente storia sabauda.

La conferma dell'insostituibile capitano, dell'amuleto più prezioso a disposizione di Del Neri, sempre prodigo di commenti e chiacchiere con il leader carismatico dello spogliatoio, pare inoltre aprire nuovi scenari tattici nel reparto avanzato, prossimo ad una massiccia opera di sfoltimento. La conferma di Quagliarella, prossimo al riscatto per una cifra oscillante fra i dieci ed i dodici milioni, da versare in una unica rata al Napoli, unita a quella di Del Piero, andrà infatti ad indebolire le posizioni, assai precarie, di Iaquinta e Amauri. Se per il trentaduenne bomber di origine calabrese l'eventuale cessione sarebbe sostanzialmente giudicata dalla necessità di aumentare gli introiti derivati dalle cessioni, alleggerendo il bilancio da un ingaggio pesante, per l'attaccante italo brasiliano, autore di un solo centro in campionato in tutto il 2010, l'ipotesi di un trasferimento pare assumere ogni giorno di più i connotati di una lucida certezza.

Con un contratto in scadenza nel giugno del 2012, e con un ingaggio di circa quattro milioni a stagione, persino il più inguaribile degli ottimisti inizierebbe a valutare la possibilità di sbarazzarsi dell'ingombrante puntero recentemente convocato da Cesare Prandelli. Le richieste inglesi del Tottenham, sempre in cerca di una punta di peso, non parrebbero soddisfare le esigenze economiche dell'avido venditore, ovvero della Juventus. Desiderosa di incassare non meno di dieci milioni dalla cessione del proprio attaccante, oramai divenuto zavorra di un organico bisognoso di corsa, velocità e concretezza sotto porta...

 
 
 

Non chiudiamo gli occhi sul doping!

Post n°3392 pubblicato il 08 Dicembre 2010 da nadir63l
 

Immagine IPB

di L. Basso

Angels live forever!


Tra pochi giorni, a Santo Stefano, sarà il trentaquattresimo compleanno di Andrea Absolonova, una bellissima ex-campionessa di tuffi dalla piattaforma della Repubblica Ceca.
Molti forse la conosceranno con il nome d'arte di Lea de Mae, che assunse dopo essersi ritirata dalla carriera sportiva ed aver intrapreso quella di modella prima e di pornostar poi.
Nata nel 1976 a Praga, entrò presto nella nazionale di tuffi cecoslovacca e poi, dopo la divisione del paese, in quella ceca.
Nel 1998 Andrea si stava preparando per le Olimpiadi di Sidney; quel bellissimo angelo biondo capace di lanciarsi da una piattaforma alta come una casa di tre piani e volteggiare nell'aria prima di entrare nell'acqua avrebbe sicuramente fatto la sua figura.
Ma purtroppo certi giorni non va tutto come vuoi.
L'angelo sbaglia qualcosa nel suo volo; un colpo terribile alla schiena, un dolore inimmaginabile, l'acqua della piscina che si fa buia...
La diagnosi è impietosa: danni gravi alla spina dorsale.
Dopo una paralisi temporanea Andrea riacquista la mobilità, ma inizia a soffrire di dolori lancinanti alla schiena, che combatte con dosi massicce di antidolorifici sotto il controllo medico di un ospedale dove, per capire meglio ciò di cui stiamo parlando, una finestra su due è chiusa con un pezzo di cartone perchè i vetri sono rotti e non ci sono i soldi per cambiarli.
Ma un angelo non si arrende facilmente.
Andrea rimette il costume, si arrampica nuovamente su quella piattaforma a guardare l'acqua che l'aspetta là sotto.
L'appuntamento delle Olimpiadi di Atlanta è vicino, forse troppo vicino. Anche solo pensare di parteciparvi è una follia per tutti.
Per tutti, ma non per lei.
L'angelo riprende gli allenamenti, e presto dimostra di essere in linea con gli standard olimpici.
Ma sfortunatamente non siamo in un manga sportivo giapponese, questa è la vita reale, ed Andrea si scontra contro un altro ostacolo insormontabile. I dolori alla schiena la costringono sempre più nella spirale crudele dell'assuefazione da farmaci: i medici le somministrano ogni giorno antidolorifici potentissimi per calmare almeno un po' le fitte, pur sapendo che il giorno dopo si sarebbero ripresentate peggio di prima.
Andrea dice definitivamente addio alla carriera di tuffatrice.
Grazie alla sua bellezza intraprende subito quella di modella (aveva già posato per un calendario dove veniva ritratta, nuda, in una serie di tuffi dalla piattaforma) e poi, con il nome d'arte di Lea de Mae, fa il suo ingresso nell'industria nascente della pornografia est-europea, divenendo presto una stella di prima grandezza del genere hard.
Ma Andrea non ha ancora saldato i suoi debiti col destino.
I dolori alla schiena sono sempre più spesso accompagnati da un mal di testa lancinante, e quando la ragazza si sottopone ad un controllo, il risultato è di quelli da sentirsi mancare le gambe.
Nella sua testa, dietro a quel viso d'angelo, vive un demone spietato; Andrea è affetta da una rara forma di tumore al cervello.
La collega di lavoro Monica Sweetheart organizza una raccolta di fondi per pagare all'amica costosissime cure sperimentali, ma Andrea è ormai impegnata nel tuffo più terribile di tutta la sua carriera: precipita in un inferno buio di ricoveri in ospedali, di sofferenze indicibili, di apparenti miglioramenti.
Dopo un breve ma insopportabile calvario di febbri ed allucinazioni, gli occhi azzurri di Andrea si chiudono per sempre il 9 dicembre 2004.

La triste storia di Andrea non può essere disgiunta dalle storie ugualmente angoscianti di molti calciatori che, in epoche diverse, hanno frequentato il nostro Campionato.
E' fuori di dubbio, infatti, che alcune patologie come la SLA o rare forme tumorali abbiano, per così dire, una macabra predilezione per i calciatori: dati alla mano, infatti, l'insorgenza di queste malattie è statisticamente superiore di decine di volte tra i professionisti del pallone piuttosto che tra le altre categorie.
Addirittura, in alcuni casi, si può notare come la Bieca Mietitrice prenda di mira intere squadre: molti giocatori della Fiorentina degli anni '70 o dell'Inter del “mago” Herrera hanno lasciato anzitempo questo mondo a causa di patologie simili.
E già questo, da solo, obbligherebbe ogni persona sana di mente a farsi delle domande. E se non ogni persona, almeno chi fa (o dovrebbe fare) ricerche su queste morti.

I vertici del calcio italiano, invece, dopo essersi limitati per anni a negare la stessa esistenza di queste statistiche, solo ultimamente, e solo dopo l'esplosione di casi tragici come quello di Borgonovo, hanno deciso di “fare luce” su questi tristi eventi.
Già, fare luce. Che non sempre è sinonimo di “vederci chiaro”.
Come quando brancoliamo in una stanza buia alla ricerca di qualcosa, ed inaspettatamente sotto le nostre dita percepiamo l'interruttore; un clic e la luce inonda la stanza, abbagliando i nostri occhi e non facendoci più vedere nemmeno quel poco che prima percepivano i nostri occhi già abituati al buio.

Appurato infatti statisticamente che, dati alla mano, la SLA ed alcune patologie tumorali viaggiano a braccetto col calcio, a questo punto restava da trovare il collegamento, “l'arma del delitto”.
E qui -ovviamente- nella mente di tutti faceva capolino il fantasma del doping, quello che tutti hanno sempre pensato stesse dietro a tante, troppe morti, comprese quelle apparentemente estranee.
Macchè.
Le indagini hanno scoperto il mostro da sbattere in prima pagina. Anzi, due.
All'origine dei molti casi di malattie rare nel calcio ci sono, udite udite, i fertilizzanti usati per i campi. O, in alternativa, i traumi ripetuti subiti dai giocatori durante l'attività.

Allora... come molti amici del forum sanno, io faccio l'Amministratore di Condominio, non certo il medico. Ma non ho bisogno di essere un luminare della scienza per avere forti dubbi su entrambe queste teorie: se infatti alla base di queste brutte malattie ci fossero i fertilizzanti, è facile immaginare come i giardinieri dovrebbero essere tutti dei “dead men walking”, persone condannate a morte fin dal primo giorno di lavoro.
Consideriamo invece i traumi e microtraumi... in fondo tutti ricordiamo come anni di cazzotti hanno ridotto Cassius Clay, no? Ok, ma bisogna considerare che un calciatore subisce traumi totalmente differenti per tipo e per intensità, e che se proprio vogliamo crederci, allora tra i rugbisti non dovrebbe essercene più manco uno vivo.

Sempre da profano, invece, trovo molto più compatibili altre due teorie: innanzitutto è sotto gli occhi di tutti la correlazione “sospetta” tra le troppe morti nell'Inter di Herrera e le rivelazioni di Ferruccio Mazzola: Picchi, morto a 36 anni di tumore alla colonna vertebrale; Giusti, ucciso da un cancro al cervello come Andrea/Lea; Tagnin, morto di osteosarcoma; Bicicli, ucciso da un tumore al fegato...
O la macabra litania di nomi di nomi dei giocatori della Fiorentina degli anni '70: Saltutti, morto d'infarto; Ferrante, ucciso da un tumore alle tonsille; Longoni, terzino di quella squadra e dell'Inter di Herrera, morto dopo anni passati sulla sedia a rotelle per una vasculopatia cardiaca; Adriano Lombardi, distrutto dal morbo di Gehrig; Mimmo Caso, sopravvissuto ad un tumore al fegato; Antognoni, che è stato vicino alla morte per un'improvvisa crisi cardiaca; e Bruno Beatrice, andatosene a 39 anni dopo 30 mesi di agonia con la bava alla bocca, le gengive sanguinanti, pustole dappertutto e dolori lancinanti alle ossa che non se ne andavano via nemmeno con la morfina.

Ma purtroppo non è così: ogni volta che qualcuno mormora la parola “doping” tutti si affrettano a smentire, a negare, ad indignarsi.
Forse perché il bisogno di verità è sottomesso, come molte volte accade, alle leggi ferree del business.
O perché, nel caso delle vittime, pochi hanno il coraggio di fare un'ammissione che macchierebbe indelebilmente anche le loro carriere e le loro vittorie.

Ma non voglio con questo puntare il dito obbligatoriamente sulla malafede di alcuni medici/stregoni che propinano agli atleti sostanze miracolose per farli correre come cavalli per tutti i novanta minuti; per carità, questo purtroppo avviene e non lo nego di sicuro. Ma c'è un'altra pratica, purtroppo in uso in tutte le squadre di tutto il calcio professionistico, dove il confine tra buona e malafede, tra cura e sperimentazione è -ahimè- molto, molto sottile.

Giorno dopo giorno sentiamo parlare di “recuperi lampo” di questo o quel giocatore infortunato, e ci piace pensare all'immagine romantica del guerriero che prova dolore ma stringe i denti, si fa fare una fasciatura stretta e scende in campo ugualmente.
Bene, questo avviene. Nelle fiabe, forse.
Un calciatore infortunato è, in termini imprenditoriali, un grosso capitale immobilizzato. Un lusso che un'impresa non può permettersi.
E così, quando un giocatore è colpito da uno stiramento, una lussazione, un qualsiasi risentimento, ecco arrivare il medico sociale, novello sciamano del villaggio, che con i suoi preparati miracolosi lo rimette in campo a tempo di record, per la gioia dei tifosi e -soprattutto- del portafogli del suo presidente.

E questo avviene in tutte le squadre, ragazzi. Perchè se è vero, com'è vero, che gli uomini inviati alla Juve da Guarignello a seguito delle infamanti accuse di Mister “sono avanti di 20 anni” non trovarono traccia di EPO o di altre sostanze dopanti, le ragioni del cuore non ci devono far dimenticare che in quegli armadietti c'erano comunque medicinali così come in tutte le altre squadre.
Lo so, mi inerpico su un sentiero ripido e sottile come il filo di un rasoio; quale è, ragionevolmente, il confine che separa l'infame pratica di somministrare sostanze potenzialmente tossiche per ottenere prestazioni innaturali da un atleta, dal farlo per ottenere guarigioni in tempi miracolosi?
E ancora di più: dove finisce la missione medica di curare dolori ed alleviare sofferenze e dove invece comincia quella di recuperare giovani atleti infortunati in breve tempo ed a qualsiasi costo?

Io non lo so, così come non so se realmente gli antidolorifici possano essere sospettati di aver mietuto vittime innocenti a seguito del loro sovradosaggio. Non sono un medico, non sono uno scienziato. Non ho nè le competenze né gli studi per poterlo stabilire.
Ma è proprio questo il punto.
Io sono solo un Amministratore di Condominio che, tra un'assemblea e l'altra, ama scrivere su un forum sportivo. Ma penso che se io, semplice appassionato di sport, posso accorgermi di un nesso quantomeno sospetto tra la morte di una ragazza dell'Est europeo e quelle di giovani calciatori italiani, beh, credo che a maggior ragione i “dotti medici e sapienti” pagati per farlo, dovrebbero indagare in merito.
E invece nulla.

Perchè in ballo ci sono troppi interessi, troppo grandi. Più importanti, per il business, di una o due giovani vite che si spengono in un letto d'ospedale.
E, soprattutto,
c'è la complicità di noi appassionati, per i quali la maglia del cuore è, da sempre e per sempre, un simbolo di purezza cosmica. Già, a fare quelle cose sono sempre “gli altri” a prescindere.
Ripeto, io qui non parlo di DOPING, almeno nel senso stretto del termine. Ma se anche su queste “cure” che possono uccidere, noi tifosi preferiamo chiudere gli occhi e voltare la testa, beh, saremo tutti un po' complici di quelle morti.


“Angels live forever!” è anche il titolo del diario online degli ultimi giorni di vita di Andrea / Lea redatto da parte della sorella. Per quelli che sono in grado di leggere un inglese abbastanza elementare e vogliono saperne di più o anche solo lasciare un pensiero sul guestbook, l'indirizzo web è:
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