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Messaggi del 11/12/2010

TACCONI: "Un orgoglio essere tra i 50. La Juve ha sempre vinto sul campo"

Post n°3419 pubblicato il 11 Dicembre 2010 da nadir63l
 

© foto di Marco Nofri

Esordisce in Serie A con la maglia dell'Avellino nella stagione 1980/1981, Stefano Tacconi. Si trasferisce alla Juventus nel 1983 (raccogliendo, fra l'altro, la pesante eredità di Dino Zoff appena ritiratosi dall'attività) con la quale vince due scudetti, uno nel 1984 e un altro nel 1986, poi una Coppa Italia nel 1990. A livello internazionale è stato l’unico portiere ad aver vinto tutte le competizioni calcistiche internazionali per club, con le sue vittorie in Coppa delle Coppe nel 1984, in Coppa dei Campioni nel 1985 (decisivo con le sue parate nella tragica notte dell'Heysel), in Coppa UEFA nel 1990, in Supercoppa Europea nel 1984 e in Coppa Intercontinentale nel 1985 (unico portiere a raggiungere tale traguardo). Nel 1992 dopo 10 anni alla Juventus, si trasferisce al Genoa dove termina la sua gloriosa carriera a metà della stagione 1994-1995, con la rescissione del contratto e l'addio all'attività agonistica. Ma nel 2008, nonostante i suoi 51 anni, ha ancora voglia di calcio giocato, tanto che ritorna brevemente all’attività agonistica nel 2008, giocando nella Prima Categoria marchigiana con l’Fc Arquata. I tifosi bianconeri non hanno avuto neppure un minimo d’esitazione nell’inserirlo tra le 50 stelle del nuovo stadio che hanno scritto la storia della Vecchia Signora. Oggi parla in esclusiva a TuttoJuve.com:

Che effetto ti fa far parte dei 50 nomi più gloriosi della storia della Juventus?
Non trovo neanche le parole giuste per esprimere tale emozione. Sono molto orgoglioso di aver contribuito a scrivere la Storia di questa straordinaria società. Come ha detto alcuni giorni fa Michel Platini, “noi di strada ne abbiamo fatto abbastanza, abbiamo già dato, ora tocca agli altri”. A parte quello che ho vinto, essere stato alla Juventus è un’esperienza che ti rimane dentro, diventa stile di vita”.

 

Pensi che la Juve attuale possa ripercorrere le orme gloriose di quella del Trap e del periodo di Lippi?
Le basi di partenza sono buone. Si sta creando un gruppo forte e compatto, che lotta partita dopo partita. L’ingresso di Andrea Agnelli in società ha ridato entusiasmo a tutto l’ambiente, i giocatori si sentono più responsabilizzati, in campo si vedono già i risultati. La Juventus non deve temere nessuno, devono essere gli avversari a temerla. Lo impone il nome, il peso della maglia bianconera non ha eguali nel mondo”.

 

Ritieni quindi che questa squadra possa lottare tranquillamente ad armi pari contro il Milan?
Io ho sempre sostenuto dall’inizio del campionato che le mie favorite per lo scudetto sono Juventus e Roma. Non guardiamo ora la classifica, i conti si fanno a fine stagione. Come compattezza di squadra la Juve è superiore al Milan, basta che nella squadra rossonera, infatti, non giri più un singolo giocatore, ad esempio Ibra, e il gioco viene snaturato, diventa molto prevedibile. I bianconeri, invece, hanno dimostrato che il gruppo prevale sul singolo giocatore e non dipendono da nessuno. Cambiano gli interpreti ma il gioco non cambia. A tal proposito temo molto la Roma perché è una squadra imprevedibile, che ci mette un po’ a carburare ma quando lo fa non la fermi più. Quindi se fossi in Delneri, mi preoccuperei più dei giallorossi".

 

Hai parlato prima di ritrovato entusiasmo nell’ambiente, con l’arrivo di Andrea Agnelli. I tifosi hanno apprezzato subito di lui la dura presa di posizione nei confronti del tema Calciopoli. Che idea ti sei fatto di questa vicenda in generale, soprattutto dopo l’uscita delle nuove intercettazioni?
La Juventus ha sempre vinto sul campo. Tutti i dibattiti e le chiacchiere dei tribunali lasciano il tempo che trovano. E’ stato l’unico modo per colpire una società vincente, che rappresenta il calcio italiano nel mondo. Non voglio dare molto risalto a queste cose, la gente sa chi era la squadra più forte e anche i giocatori stessi hanno riconosciuto la forza e lo strapotere tecnico-fisico di quella squadra. Tutto il resto, come dice una famosa canzone, è noia...”

 

Altro tema scottante, il futuro di Buffon. Da esperto del ruolo, lo consideri ancora il portiere più forte del mondo e quindi indispensabile per questa squadra, oppure daresti fiducia a Storari e magari reinvestiresti i soldi di una sua probabile cessione per rafforzare ulteriormente la rosa?
Prima di tutto vediamo come ritorna dall’infortunio, se ritorna ai suoi livelli. Al momento darei fiducia a Storari, che sta dimostrando di essere il portiere più forte del campionato. Se poi ci fosse la possibilità di acquistare due giocatori importanti sul mercato sacrificandone uno, non vedo perché la società non possa valutare anche il sacrificio di un campione come Buffon. Alla Juventus nessuno è indispensabile, è il gruppo che conta. Questo è il segreto delle grandi e innumerevoli vittorie”.

 

A proposito di vittorie. Sei stato l’unico portiere ad aver vinto tutte le competizioni internazionali per club. Paragoni tali vittorie alla conquista di un Mondiale?
Sicuramente sì. Non baratterei mai quello che ho vinto per la conquista di un Mondiale. Per me ha lo stesso valore, anzi forse di più, perché li ho conquistati anno dopo anno. Il Mondiale invece lo vinci in un mese e non sempre vince la squadra più forte. Sfido chiunque a non essere al mio posto”.

 

Cosa vuoi dire in particolare ai tifosi bianconeri?
Li porto sempre nel cuore, dico loro di avere massima fiducia in questa società perché sta gettando le basi per riaprire un ciclo vincente. Il nome Agnelli è sinonimo di garanzia e di successo. Il futuro sarà della Juve, basta avere ancora un po’ di pazienza e il lavoro svolto fin qui darà i suoi frutti, a partire già da quest’anno”.

 
 
 

Zavaglia: “Non ci sono giochi di mercato dietro Aquilani”

Post n°3418 pubblicato il 11 Dicembre 2010 da nadir63l
 

© foto di Daniele Buffa/Image sport

“Nessun caso Aquilani”. Così il procuratore del centrocampista romano, Franco Zavaglia, ai microfoni di TuttoJuve.com. L'agente ha spiegato che Alberto Aquilani potrebbe ancora recuperare per il match con la Lazio. “Non è scontato che Alberto salti l'incontro con la Lazio. Ho sentito il giocatore e sta molto meglio. Vorrei inoltre fare chiarezza sulle voci di mercato che sono uscite in questi giorni. Non ci sono giochi di mercato dietro Alberto Aquilani, la Juve ha fiducia in lui e lo sta dimostrando sul campo, anche se con la Lazio non dovesse esserci, non vedo alcun problema. I bianconeri in campionato sono un'altra squadra a differenza dell'esperienza negativa in Europa dove Aquilani non ha potuto giocare”.

 
 
 

DELNERI: "Non c'è un problema Aquilani. La gara con la Lazio non è un bivio stagionale.

Post n°3417 pubblicato il 11 Dicembre 2010 da nadir63l
 

 Buffon? Dimostri di essere il migliore". Poi una bacchettata ai giornalisti spioni....
© foto di Carmelo Imbesi/Image Sport


Oggi pomeriggio mister Gigi Delneri ha incontrato i giornalisti al Media Center di Vinovo per presentare l'importante sfida casalinga di domani sera contro la Lazio. Ecco la conferenza stampa integrale a cura della redazione di Tuttojuve.com.

Mister, Aquilani sì o Aquilani no?
"Nì. Non vedo un problema Aquilani. Lo hanno detto i giornali. Io non ho mai detto che ci sia un problema Aquilani in questo momento. Sia che giochi, sia che non giochi". 

La mia era una domanda tattica...
"Non cambieremo molto. Quindi penso che ci sarà il rientro di Marchisio".

Ogni volta si parla di esame e sta diventando anche una cosa abbastanza scontata. Forse però si elegge veramente la seconda del campionato. Giocate contro una squadra che vi somiglia molto e ha non solo individualità ma anche forza nel gruppo. E poi c'è quel legame particolare tra lei e Reja. Se mi parla un attimo di questo aspetto e di come questa partita possa essere un bivio della stagione...
"Non penso sia un bivio per la stagione. E' un bivio per questo momento. E' importante a livello psicologico, quindi direi che avrà un proseguo di chi starà meglio psicologicamente e di chi starà meno bene, però il campionato è appena cominciato. Quattro squadre si sono staccate in questo momento  da un gruppetto dietro, chi a quattro punti, chi a sette, chi a dieci. Penso che Edy sia, oltre che un ottimo amico, un ottimo allenatore. Ha creato quello per cui noi combattiamo: creare un gruppo solido, forte, coeso, che abbia un'identità giusta e che abbia uno spirito giusto. In questo mi sembra che ci assomigliamo, d'altronde non potevamo essere amici se non avessimo qualcosa in comune. Mi ha fatto molto piacere che lui abbia ottenuto dei risultati importanti, a un'età importante, a dimostrazione che se il calcio ha idee, passione, tutti possiamo raggiungere buoni obiettivi. E lui è una conferma di questo".

Al di là dell'ennesimo esame...
"Fondamentale...Noi abbiamo avuto venti partite tutte fondamentali. E vogliamo andare avanti così fino a giugno...".

No...volevo chiederle se questa non è la prima vera partita da classifica...
"Determina sì. Il punteggio in classifica è abbastanza inquadrato ed è chiaro che si affrontano due di alta classifica.  Con tutto quello che ne compete poi alla fine, a dimostrazione che è un campionato molto complicato, a dimostrazione che ogni domenica c'è battaglia e queste due squadre fino a questo momento hanno dimostrato di meritare il posto che occupano in classifica".

Della Lazio cos'è che teme di più? E dov'è il suo punto debole? Dove si può colpire?
"Colpire è difficile. Io dico che hanno dei solisti importanti e hanno una struttura di squadra molto applicata, molto attenta a tutto quello che fanno gli altri. E direi che questo è un loro punto di forza. E' una squadra che prende pochi gol, che è molto attenta alle situazioni di gioco che vengono a crearsi, sfrutta molto bene le soluzioni che gli si creano ed è sempre pericolosa. Quindi serve grande attenzione. La Juve deve fare una partita perfetta per portare a casa questa partita. Non deve concedere niente Da questo punto di vista volevo prendere la palla al balzo su quello che noi facciamo sul campo da calcio e volevo fare una disquisizione con voi sull'atteggiamento da tenere verso noi che lavoriamo e verso voi che fate comunicazione. Noi non dobbiamo concedere niente di quello che facciamo sul campo agli avversari, anche se non determinano niente. Se io leggo che la Juventus lavora molto su palle inattive e mette uno sull'uomo, ne mette tre a fare un'altra cosa, mette un altro sul vertice, un altro sul palo...io che sono avversario, leggo e prendo notizie. Allora bisogna andare d'accordo su questo fatto qua. Mi sembra che la Juventus si sia comportata sempre molto bene con i mass media e viceversa, però bisogna trovare un accordo diverso. Io so che uno che vede un allenamento, scrive quello che vede, però c'è una visione non scritta ed è chiaro che in questo momento  se io faccio un allenamento specifico e chi vede scrive, nel rispetto delle parti, io sono costretto a cambiare campo. Ed è chiaro che questo è un discorso che va a livello personale, non ha livello di lealtà, perchè ognuno fa il proprio mestiere ed è giusto che la stampa scriva quello che vede; però ci dev'essere anche un rapporto interpersonale che deve essere messo sulla bilancia. Se questo rapporto interpersonale non viene messo sulla bilancia, è chiaro che se viene prodotto un danno, virgolettato, cambia campo". E nessuno vede niente, nessuno ha nessuna notizia. Questo per non concedere qualcosa a qualcuno, in questo momento in cui le partite sono d'alta classifica, i punti contano molto e nel calcio attuale il particolare incide molto sul risultato. Poi per il resto siamo sempre d'accordo su tutto. Cioè, non fatemi arrivare a questo. Questo è il messaggio".

Dobbiamo inventarci qualcosa?
"No, no, no, no....Io faccio le cose mie, le cose in cui credo e non posso permettere che vengano divulgate, anche se il vostro mestiere e divulgarle. Per non incorrere in un rapporto che non va bene, cambio campo, così nessuno vede niente, nessuno scrive niente".

Se ci fossero più interviste in settimana, magari non ci precipiteremmo a scrivere...
"Questo non lo so. Io dico la mia per la questione del campo, poi nel senso pratico... Dico che anche voi, in modo legittimo, scrivete, perchè è giusto che uno comunichi. Però nelle parti ci dev'essere sempre un connubio di rapporto che va al di là di quello che può essere un rapporto proprio secco. Ciò determina.... non una rottura, ma determina un discorso che io vado dalla parte opposta, non incido molto sul discorso e ognuno poi scrive quello che vede. Chi il campo verde, chi le bandiere, chi i pali, insomma, non scrive niente. Il concetto quindi è questo. Certe cose si possono vedere....Io a da altre parti non vedo uscire fuori queste cose...in fila indiana, quell'altro sta sul palo, un altro sull'uomo....Si scrive tendenzialmente 'provano i calci piazzati, punto'. Che è può essere un discorso abbastanza buono. Secondo me sono notizie che...(pausa, ndr)...Ma non perchè domani incideranno sul risultato. Incidono sul modo di vedere. Comunque ora andiamo sulla partita che è quella che interessa di più. Questa è una disquisizione nostra, interna, giusto per chiarirsi un po'...Io dico che tutti noi dobbiamo fare il nostro lavoro nelle reciproche esigenze. Questo è il mio pensiero insomma".

Ieri sera Marchisio, credo per la prima volta, abbia fatto un ragionamento in prospettiva. "Noi abbiamo la Lazio e la settimana prossima il Milan va a Roma con la Roma. Vogliamo arrivare  a Natale attaccati al Milan"....
"Siamo già attaccati al Milan, non siamo distantissimi. Io dico ok, è giusto".

Voglio dire, era forse la prima volta in cui si ragiona per un approccio al primo posto...
"Penso non possa essere altrimenti. Ma non un approccio lungo, è un approccio personale di credibilità. Sono due partite decisive. Si parlava prima di tanti aspetti positivi e di particolari che possono incidere nel rispetto delle squadre avversarie che vai ad affrontare. Oggi ogni partita, più di prima, penso sia sottoposta ad un impegno massimale per raggiungere il massimo del risultato. E' chiaro che essendo terzi in classifica la prerogativa è quella di ottenere il risultato per andare a prendere quelli che sono davanti a te, questo mi sembra abbastanza logico. Mi fa piacere che i ragazzi comincino a pensare in un'ottica più corta, lavori domenicalmente. Andare alla lunga, pensando agli altri, penso sia....pensiamo a noi stessi. La Juventus pensi a se stessa, viaggi sulla sua onda, abbia fiducia in quello che fa e otterrà buoni risultati. Ma questo lo dicevamo anche prima che iniziasse quest sequenza di risultati. Noi contiamo di andare avanti, nelle difficoltà che ogni partita propone, consapevoli che non saranno sempre rose. Possiamo anche trovare qualche spina sicuramente. Però esser pronti a sostenere le rose con realtà e anche le spine, con la consapevolezza che quello che si fa è quello giusto".

Lei ha detto: "Penso che cambieremo poco, dovrebbe tornare Marchisio". Non ha fatto riferimento alla difesa. Quindi Sorensen, Motta o Grygera?
"No, Grygera non è pronto. Penso che un giocatore non possa essere pronto dopo tre allenamenti. Quindi penso che Grygera non verrà neanche in panchina".

Quindi o Sorensen o Motta...
"Mah...fate voi". 

A proposito dell'intervista rilasciata dal Presidente Agnelli, lui ha parlato di Buffon, Ha detto che Storari non lo ha fatto rimpiangere. Poi quando rientrerà sarà un problema di abbondanza. Le chiedo, oggi c'è una gerarchia: primo Storari, secondo Manninger. Quando rientrerà Buffon, ci sarà una gerarchia? Partiranno alla pari?
"Partono tutti alla pari, anche adesso. Non 'è sicuramente un dovuto, a nessuno, questo è il mio passaggio. Non c'è gerarchia ma non c'è un dovuto. E quindi chi merita gioca. Vale per Buffon, vale per Del Piero, vale per Amauri, vale per Sorensen, vale per Motta, vale per tutti i giocatori della Juventus. E quindi penso sia il momento giusto per chiarire che nella Juventus non c'è - torno a ripetere - nessun dovuto per nessun giocatore, da parte mia. E' un dovuto calcistico. Se noi riteniamo, come ritengo, che Gigi Buffon sia il miglior portiere del mondo, quando dimostrerà di esserlo, probabilmente, può avere un dovuto. Ma deve dimostrare di tornare quello di prima. Storari, che è un buon portiere, dimostra ampiamente di dimostrare in questo momento la titolarità. E devo dire che tirargliela via, per come sta giocando, è molto dura per tutti".

Tornando al discorso che fece in estate, di attaccanti ne schiera due alti o uno alto e uno basso, mai due bassi. Alla luce anche delle prestazioni di Quagliarella, la coppia Quagliarella-Iaquinta, al momento, è l'unica, la sua preferita?
"Beh, mancando Amauri, non vedo quali altri punte abbiamo. Abbiamo Del Piero, Quagliarella e Iaquinta e sono quelli che giocano adesso; stanno giocando bene e quindi giocano loro. Non abbiamo soluzioni diverse. Abbiamo un giocatore diverso, come struttura, come profondità. che ha dimostrato sia nelle altre partite che in altre situazioni di essere disponibile e questo per me è una grande garanzia, come se giocasse titolare. Parlo di Del Piero, chiaramente". 

Domenica scorsa ha battuto il suo allievo Giampaolo. Sa come battere il maestro Reja?
"Ma ci siamo già incontrati. Un po' di volte mi ha battuto lui, un po' di volte l'ho battuto io. Io spero sia una bella partita dove le squadre dimostrino di meritare quello che hanno e noi, sia io che lui, dimostriamo che quello che abbiamo ottenuto ce lo siamo ampiamente meritato e sudato. E quindi  penso che domenica dirà questo. Spero che domenica dica questo, che sia una buona partita, giocata da due buone squadre, allenate da due amici che sul campo si contenderanno il risultato fino al novantesimo, al centesimo, perchè il compito nostro è di lottare, Edy Reja per la Lazio ed io per la Juventus".

Un secondo su Aquilani, più che altro per una curiosità: siccome nello spogliatoio di Catania, parlando in generale, di sua spontanea volontà ha detto "dovrà riposare, ma non con la Lazio". Adesso ci ha detto nì. Ha notato qualcosa in settimana, lo ha trovato più stanco?
"Un nì perchè non decido mai prima della partita la squadra che va in campo".

Quindi non è un passo indietro rispetto a quanto dichiarato a Catania...
"Assolutamente no".

Perfetto grazie.
"Quindi ne deduce che gioca (risata generale, ndr). Quindi scrivete che gioca"(redazione TuttoJuve.com).

 
 
 

Juve, per Dzeko il Real Madrid si ritira...

Post n°3416 pubblicato il 11 Dicembre 2010 da nadir63l
 

Resta sempre agguerrita la concorrenza del Bayern Monaco

Il matrimonio tra Dzeko e il Real Madrid non si farà. Secondo Tuttosport, infatti, il presidente del Real Madrid, Florentino Perez, ha deciso di ritirarsi dalla corsa per l'attaccante bosniaco del Wolfsburg, spaventato dal prezzo chiesto dai tedeschi per cedere il proprio gioiello, circa 40 milioni di euro, e rinfrancato allo stesso tempo dalle ottime prestazioni che, in attesa del recupero di Higuain, sta fornendo Karim Benzema. Con l'uscita di scena del Real Madrid, il vero rivale della Juve in questa trattativa è il Bayern Monaco, che però potrebbe essere convinto a mollare la presa su Dzeko se dovesse ricevere in cambio Gianluigi Buffon. Il portiere bianconero piace, e non poco, ai bavaresi, alla ricerca di un portiere di qualità ed esperienza, e non è escluso che possa essere proprio il portiere della nazionale la pedina giusta in grado di risolvere questa intricata e complessa trattativa di mercato.

 
 
 

Juve, il coraggio paga. E ora Sorensen vale già 5 milioni...

Post n°3415 pubblicato il 11 Dicembre 2010 da nadir63l
 

Fonte: di G.B. Olivero per "La Gazzetta dello Sport"

Il naso rotto, il carattere forte e pochi spiccioli. Una sintesi estrema per raccontare Frederik Sorensen, il difensore danese della Juventus che in silenzio ha conquistato prima Fabio Paratici, che è andato a scovarlo nell’Under 19 del Lyngby, poi Gigi Delneri, che l’ha già schierato quattro volte in campionato (e tre da titolare) e naturalmente i compagni, che si sono subito affezionati a lui. Il naso rotto - L’inizio della storia è traumatico, nel senso letterale del termine. La Juve fa arrivare Sorensen in estate per disputare qualche amichevole con la Primavera. Nel primo test contro l’Asti dopo dieci minuti il centravanti avversario gli spacca il naso. Conseguente corsa in ospedale a Torino insieme a Gianluca Pessotto, ricovero immediato e operazione il giorno dopo. Chi si immagina un ragazzo disperato perché ricoverato in un Paese straniero, senza la possibilità di comunicare e senza un familiare si sbaglia di grosso. L’unica cosa che fa Frederik è telefonare a casa: «Mi sono rotto il naso, ma non c’è nessun problema».
Il carattere forte - Nulla spaventa questo ragazzone che ha compiuto 18 anni il 14 aprile, è alto 193 cm e pesa 80 kg. A Genova si è preso un calcione da Toni, ha fatto una smorfia con il viso e ha proseguito come se nulla fosse. Una specie di quercia che, però, non ha solo un gran fisico. Sa leggere le situazioni difensive, è duttile (sarebbe un centrale ma per adesso è stato impiegato a destra), non butta via la palla ma cerca di giocarla. E poi ha un carattere forte: non si abbatte di fronte alle difficoltà (a Catania dopo un inizio difficile ha saputo riprendersi), non si spaventa di fronte alle responsabilità, non si monta la testa. La sera di Juve-Roma, quando a sorpresa Delneri lo schierò titolare, subito dopo la partita si informò dei suoi programmi della mattina seguente: «A che ora ho l’allenamento con la Primavera?». Lo tranquillizzarono: «Vai a casa e dormi». La casa, in realtà, è il convitto della Primavera a Nichelino: pochi passi da Vinovo, nessuna tentazione di vita notturna, ma Frederik non sembra il tipo da discoteca.
Pochi spiccioli - Si sta giocando il futuro e non vuole commettere alcun errore. Sorensen è a Torino in prestito e a giugno la Juve potrà riscattarlo per circa 150.000 euro: pochi spiccioli, appunto, visto che già oggi vale non meno di 5 milioni. E’ sveglio, intelligente: comincia a parlare italiano e capisce quasi tutto. Ha la patente, ma non la macchina: ogni giorno chiede un passaggio per Vinovo e i «vecchi» se lo coccolano perché ne apprezzano la serietà e il carattere. Se continuerà su questa strada Frederik potrà davvero diventare un difensore molto forte. E grazie alla competenza di Paratici la Juve si troverebbe in mano un campioncino per pochi spiccioli. Anche così si costruisce un futuro vincente.

 
 
 

CHIELLINI: "Ottimo il lavoro di questa settimana. Siamo pronti"

Post n°3414 pubblicato il 11 Dicembre 2010 da nadir63l
 

© foto di ALBERTO LINGRIA

Un giorno e mezzo a Juve-Lazio. I tifosi bianconeri stiano tranquilli, la Vecchia Signora è carica, pronta, determinata, vogliosa di scendere in campo e conquistare l'intera posta in palio per agganciare la seconda piazza e mirare la vetta. Parola di Giorgio Chiellini. Il gladiatore della retroguardia di Gigi Delneri è soddisfatto del lavoro svolto in settimana, suo e dei suoi compagni di squadra. E non vede l'ora di giocare. Giorgione ieri sera ha scritto a tutti i suoi fans su Twitter e Facebook: "Ciao a tutti, abbiamo fatto un'ottima settimana di lavoro, domani rifinitura e poi aspettiamo la Lazio, sarà sicuramente una bella partita! Buona serata a tutti, ci sentiamo prima della partita! ciao!". A domani sera, Chiello.

 
 
 

L’Ambrogino di Cartone...

Post n°3413 pubblicato il 11 Dicembre 2010 da nadir63l
 

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Immagine IPB

di A. Staffieri

Un tempo si parlava di “Inter” perché il loro presidente petroliere buttava una vagonata di miliardi di lire/milioni di euro per acquistare mezzi giocatori sopravvalutati.
Si parlava di loro perché erano abituati a cambiare -in media- almeno un paio di allenatori a stagione, non capendo che il problema non stava lì, ma nel DNA perdente intrinseco della squadra.
Ma si parlava di loro soprattutto perché erano abituati a frignare a seguito di ogni sconfitta, cercando alibi ovunque. Da qui il loro più celebre soprannome: “piangina”.

Poi Farsopoli ha fatto sì che nella loro triste storia venisse aperta una parentesi ricca di successi, a partire dal tricolore di cartone indegnamente indossato durante la stagione 2006-07.
Parentesi che pare destinata a chiudersi a breve, finalmente.

Infatti sono tornati a perdere sul campo sia in Italia che in Europa, collezionando figure barbine, proprio come accadeva fino a qualche anno fa.
Inoltre, nonostante il famoso triplete della passata stagione, non sono riusciti a piazzare neanche un giocatore tra i primi tre nella speciale classifica che assegna l’ambito Pallone d’Oro; inutile dire che a questo affronto sono seguiti pianti e lamentele varie da parte della società e di alcuni opinionisti sportivi italiani.
Gli stessi pianti e le stesse lamentele verificatesi a seguito della mancata concessione dell’Ambrogino d’Oro (così viene comunemente chiamata l’onorificenza conferita dal comune di Milano). Capricci talmente insistenti che non hanno lasciato indifferente il sindaco di Milano, Letizia Moratti, che promette “un omaggio all’Inter ed ai suoi tifosi”…un Ambrogino speciale, fasullo, di cartone, per farli smettere di frignare insomma.

I “piangina” perdono…e frignano più di prima. Sono davvero tornati alla
loro normalità.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1253

 
 
 

andrea agnelli:la stella a boniek? Boniek non rientra nei parametri...

Post n°3412 pubblicato il 11 Dicembre 2010 da nadir63l
 

Presidente Agnelli o ancora Andrea?
« Andrea, sempre » .

Bene, Andrea. Sono trascorsi quasi sette mesi dal suo insediamento. Era il 19 mag­gio, tante cose sono successe. E’ possibi­le tracciare un primo bilancio?
« Sono stati mesi difficili, di profonde tra­sformazioni. Il primo mattone è stato Bep­pe Marotta, la pietra d’angolo sulla quale abbiamo poggiato le basi per la rifondazio­ne della parte sportiva. Di comune accor­do, abbiamo scelto Del Neri e di lì è nato tutto. Le garantisco che per il momento so­no estremamente soddisfatto » .

E’ vero che Antonio Giraudo le disse: fos­si in te, caro Andrea, non lo farei?
« Di prendere in mano la Juventus? No, non è andata così » .

E come allora?
«Cominciò con una premessa, scontata ma importante: agisci come vuoi. Poi aggiunse: qualsiasi cosa fai nella vita, accertati di avere le condizioni per farla bene» .

Se lei è qui, la deduzione è che le condi­zioni esistono...
«Evidentemente sì » .

L’obiettivo numero uno della Nuova Ju­ventus?
«Ricreare un gruppo fortemente compatto all’interno dell’azienda. E lì, intorno a que­sta necessità imprescindibile, è nata l’idea dello J- day, dove abbiamo coinvolto tutti i dipendenti, non solo i calciatori. Le motiva­zioni sono fondamentali per conseguire ri­sultati di prestigio. A livello sportivo ci sia­mo imposti di costruire una squadra che sia in grado di vincere tutte le partite per poi tirare le somme alla fine, senza dimen­ticare che continuiamo a essere in fase di costruzione».

La ristrutturazione è stata capillare ed è partita dall’alto...
« E’ stata a 360 ° gradi. Abbiamo cambiato dal presidente ad alcuni magazzinieri, ci siamo occupati della parte sportiva e di quella go­vernativa, con l’inserimento di quattro nuovi consiglieri nel Cda. Il bello è che il processo di rinnovamento è in corso e potrà accadere an­cora qualcosa, sempre nell’ottica di un miglio­ramento » .

Quando assunse Marotta fu lapidario: pren­do il migliore su piazza...
« Del suo operato sono contento. Marotta ha portato con sé uno staff importante, da Para­tici a Gianni Rossi. E’ gente che lavora con abnegazione, in loro vedo ciò che desideravo vedere, ovvero la volontà di fare bene alla Ju­ventus » .

Del Neri si è infilato all’improvviso tra Be­nitez e Prandelli, non senza suscitare per­plessità. Veniva ritenuto poco incline a pilo­tare una grande squadra reduce da una sta­gione disastrosa...
« Una scelta condivisa da me e da Marotta. Comunque, Del Neri è stato messo nella con­dizione di poter fare bene e qui entra in gio­co la società » .

In effetti non era così da troppo tempo. Cosa l’ha impressionata di più del suo al­lenatore?
«La capacità di insegnamento tecnico e tat­tico, praticamente unica. Ma con la sua esperienza sa toccare le corde della sfera emozionale delle persone».

I tifosi vedranno mai Mourinho o un Mou­rinho sulla panchina della Juventus?
«Oggi c’è Del Neri e basta» .

L’ultimo entrato è Pavel Nedved che si defi­nisce suo consigliere personale più che con­sigliere di amministrazione...
« E’ il valore aggiunto della società. Rappre­senta una cassa di risonanza non solo per me ma per gli altri dirigenti. Pavel sa cosa signi­fica scendere in campo e vincere, non a caso mi/ ci ricorda che una volta, rientrati nello spogliatoio dopo un pareggio, regnava sem­pre il disappunto. Questo spirito deve trasfe­rirlo nel nostro Cda».

Che una volta decideva tutto, dai colpi di mercato all’acquisto dell’acqua minerale. Ora decidete in due, lei e Marotta...
«Prima non c’ero e non so... Ripeto: la parte sportiva fa capo a Marotta, le decisioni vengono prese nel rispetto delle procedu­re di una società quotata in Borsa» .

L’ex presidente Jean Claude Blanc si è integrato nel vostro team?
« Certo. Ha avuto un ridimensionamento di responsabilità ma segue il progetto stadio, che per noi è di pri­maria rilevanza, e gli è stata assegnata ad inte­rim il commerciale » .

La rivoluzione è stata avvia­ta: e adesso?
«Al termine della stagione, con i risultati davanti al naso, interverremo, anche se con i meccanismi previsionali qualcosa si potrà fare in anticipo. Sotto il profilo per­sonale, dal giorno del mio insediamento ho percepito l’affetto e il supporto di tutti. Per questo mi ritengo il rappresentante di 14 milioni di tifosi e non solo degli azionisti » .

Tifosi che sognano lo scudetto. Una paro­laccia, una pia illusione o una promessa pericolosa?
«Nel dna della Juventus era e resta l’obiet­tivo principale. Quest’anno, però, non di­mentichiamoci da dove arriviamo, cioè da meno 27 in classifica e da una squadra de­moralizzata... Promettere lo scudetto si­gnifica generare aspettative enormi, pro­vare a vincere tutte le partite no».

A proposito di scudetti: del passato recente rimane da risolvere la grana dei titoli revocati
«Abbiamo presentato un esposto al presidente federale Abete. Il quale ha tenuto a precisare che i duecento giorni contati da noi sono diversi dai duecento contati da lui. Veda: tra un pò diventeranno diversi anche per noi e cominceremo a chiedere spiegazioni.. Quanto al processo di Napoli, aspettiamo la conclusione del procedimento, nel caso in cui verrà accertata la correttezza dell'operato della società considereremo eventuali azioni per la riassegnazione dei titoli » .

Il rapporto di forze con la Federcalcio è contraddittorio?
«La Juventus deve contare dove viene determinato il futuro, quindi in Lega. E in lega dobbiamo restare uniti, tutti quanti. In questa maniera si diventa centrali nei meccanismi decisionali della Federcalcio » .

Le relazioni con gli altri club importanti: Inter, Milan e Roma?
«Sono buone e devono essere buone per poter collaborare costruttivamente all'interno della lega. In particolare per fare crescere i diritti tv che continuano a esseri nostri introiti principali» .

Però con l'inter sono scintille sempre. Lei e Moratti...
«Cosa vuole.. E' giusto punzecchiarsi, sennò che derby d'Italia sarebbe? La rivalità tra Juventus e inter nasce tanti anni fa....» .

La sorprende la crisi nerazzurra?
«Sono campioni d'italia, d'europa e sono in procinto di disputare il Mondiale per club... Io guardo a me stesso».

La Juventus in Europa come è messa? Conta qualcosa, poco o nulla?
«La situazione è complessa. Con la Eca ci sono 200 squadre di mezzo.. La prospettiva del mio ragionamento è allargata: non è la Juventus a dover contare di più ma l'intero sistema calcio Itala».

L'eliminazione dall'Europa League le ha provocato qualche disagio?
«Per ricostruire una mentalità vincente bisogna tornare a vincere. L'eliminazione mi ha dato fastidio ed è dovuta a errori di gioventù nelle prime gare, a scarsa determinazione negli appuntamenti centrali e a una sfida anomala in Polonia. Si ricordi di Nedved e della sua cattiva accettazione persino di un pareggio».

[b]Il mercato comunque va avanti?

«Le valutazioni sono sempre aperte in ogni finestra di mercato, dove ci sono opportunità in entrata e in uscita. E' Marotta il nostro uomo..».

Catenaccio purissimo. Per lo meno, lei può chiarire un passaggio: l'investimento o gli investimenti massicci sono rimandati a giugno?
«Non cìè alcuna prevenzione al riguardo. Se si profilano condizioni favorevoli, si possono fare anche a gennaio. Nell'ottica di una logica patrimoniale e sportiva».

Quindi?
«Quindi la finestra invernale si chiude tra più di un mese e Marotta è al lavoro».

In tema di mercato ci sono due casi spinosi. Il primo: Gigi Buffon. Lui sostiene di voler rimanere, anche in forza del contratto che scade nel 2013, coi come vi comportate?
«Buffon è uno dei migliori portieri del mondo, gli resta ancora un mese di degenza dopo l'intervento subito alla schiena. Ma mi fa piacere che Storari non lo abbia fatto rimpiangere».

Dunque?
«Dunque è una questione di abbondanza».

Il secondo : Del Piero. Il suo contratto termina a giugno 2011: rinnovate con il capitano?
«Con Alex ci conosciamo da sempre, ha tutta la mia stima e la mia ammirazione. Al momento opportuno ci siederemo intorno a un tavolo e valuteremo il futuro. Avendo 36 anni, vorrei capire da lui come si sentirà tra sei mesi e non oggi. Tra sei mesi, quando gliene mancheranno cinque ai 37. Penso che non ci saranno problemi».

Per Del Piero di profila un'appendice in società? Alla Nedved per intendersi..
«Lui si considera a tutti gli effetti un calciatore».

Restiamo ai contratti. L'abbrivio all'innovazione radicale che riguarda l'accordo collettivo è stato dato proprio alla Juventus. All'inizio fu Marco Motta e poi...
«Un'opportunità che si è voluta cogliere e una coincidenza favorevole: la mia nomina a presidente il 19 maggio e la costituzione della Lega di A il primo luglio. L'intento è quello di condividere con i calciatori i rischi d'impresa e non limitarsi solo a un trasferimento di risorse. L'avvocato Briamonte ha portato avanti uno splendido lavoro con quella che io chiamo la fusione fredda tra la tipologia di contratto dei piloti di Formula Uno, le norme italiane e l'accordo collettivo dei calciatori».

Perchè tanto clamore?
«Siccome la situazione era cristallizzata, il cambiamento ha spaventato i calciatori. Ma Chiellini ha firmato il suo nuovo contratto prima che venisse raggiunta l'intesa con l'Aic. Vuol dire che non era poi così svantaggioso. E, comunque, per le società i calciatori rappresentano un patrimonio: ovviamente da tutelare e non da distruggere».

Il nuovo stadio aprirà i battenti tra sei mesi: una scommessa vinta, cominciata anni fa con Antonio Giraudo e Romy Gai..
«Un motivo di estrema soddisfazione che ci fa accorciare le distanze dagli altri competitor europei. E' uno stadio per il calcio, in cui si potrà vivere non solo per l'ora e mezza della partita ma per più tempo».

Sarà sicuro? Insomma, lei ci porterà sua figlia Baya?
«Io si. L'auspicio è che, modificando il sistema di accesso, le famiglie possono recarsi allo stadio tranquillamente. Abbiamo previsto anche un servizio di Babysitteraggio, questo per fare capire con che spirito nasce il nuovo impianto».

Subito una spina: anzi una stella di troppo, Zibì Boniek..
«La questione è stata presa sul serio. Boniek non rientra nei parametri, come non rientrano Jugovic e Paulo Sosa, inseriti anche loro per meriti sportivi. Stiamo valutando se esistono strumenti per indire una nuova votazione».

Si è fatto una ragione per cui, in sede di criticità, la Juventus spesso è al centro del mirino?
«A favore o contro, le critiche ci stanno. Sta a noi non fornire elementi per criticarci».

La tv è sempre più invasiva?
«Allargherei il ragionamento. I media, alla resa dei conti, con il loro interesse sostengono il calcio mondiale. Cosa trovo diverso rispetto agli ultimi due o tre anni sono la forma e l'influenza della rete internet».

Andrea e il golf: sia sincero, lo sta trascurando?
«L'impegno resta uguale, sono consigliere attivo della Fedrazione. E conitnuo a coltivare il sogno di portare la Ryder Cuo a Torino».

L'Open d'Italia di disputerà al Royal Park "i roveri" dal 6 al 9 giugno, una data infelice per la concomitanza con gli Us Open. Non si poteva trovare un altro fine settimana in calendario, magari a settembre?
«Noi avremo Matteo Manassero e un Molinari..».

Andrea e la holding finanziaria Lamse..
«E' una mia creatura, nella sede di piazza Cln, a Torino, ci sono persone di mia fiducia, e i contatti sono quotidiani. Certo la Juventus è fisiologicamente preponderante e sono contento che sia così».

Si è dato anche all'editoria..
«Un'iniziativa di Michele Dalai che, attraverso la Lamse, ha portato alla pubblicazione di undici libri, due dei quali entrati nelle classifiche».

Andrea e la Ferrari, anzi in Ferrari: le voci corrono..
«Non esiste. Alla Ferrari ci sono Monetezemolo e Domenicali. Spero che il prossimo anno la Rossa torni a vincere il Mondiale».

Quali sono i manager italiani e stranieri a cui si ispira?
«Louis Camilleri, presidente e amministratore delegato di Philip Morris International, e Sergio Marchionne, che ogni tanto chiamo per avere un suo consiglio».

Ne a chiesti di più a Marchionne o a Giraudo, di consigli?
«Veda, Giraudo rientra nella sfera dei rapporti personali. E' chiaro che, avendo condiviso tutta la mia vita con lui, abbia un rapporto diverso».

Rapporti, già. Con suo cugino John Elkann come va?
«Benissimo. Condividiamo quelle che sono le scelte strategiche delle nostre società. Insieme ragioniamo del futuro del Gruppo per i prossimi trent'anni».


 
 
 

     

 

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