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Messaggi del 18/12/2010

DELNERI: "A Verona servirą la miglior Juve. Aquilani recuperabile, giocherą con Sissoko.

Post n°3468 pubblicato il 18 Dicembre 2010 da nadir63l
 

 Marchisio difficile. L'alternativa? Giandonato. L'Oscar dell'anno? Al Presidente..."
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Il tecnico della Juventus, Gigi Delneri, ha incontrato i giornalisti al Media Center di Vinovo per presentare la sfida di domani pomeriggio allo stadio "Bentegodi" di Verona contro il Chievo. Ecco la conferenza stampa integrale a cura della redazione di Tuttojuve.com:

Buongiorno mister. Domani la Juventus potrebbe ottenere la terza vittoria di fila, per la prima volta in questa stagione. Sarebbe un ulteriore segnale importante, visto che adesso la continuità di rendimento, a livello di imbattibilità, è ormai conclamata. Manca magari lo squillo delle vittorie consecutive e questa potrebbe essere l'occasione...
"Beh, esageriamo, perchè mi sembra che l'ultimo mese sia stato foriero di vittorie: quattro partite, tre vittorie e un pareggio....mi sembra che la traccia sia molto buona, al di là del recordo di tre partite vittoriose consecutive. Ci può anche stare, perchè la squadra sta bene. Basta che affronti il Chievo con la dovuta umiltà e col dovuto rispetto. Il Chievo è una squadra molto particolare, trova stimoli importanti; non si rimane in serie A per lungo tempo se non si hanno delle qualità. Troveremo un atteggiamento molto aggressivo da parte degli avversari e quindi servirà la migliore Juventus per fare quello che gli è stato chiesto: giocare per vincere sempre".

Aquilani e Marchisio come stanno? Chi recupera?
"La verifica la facciamo adesso, dopo la conferenza stampa. Marchisio difficile, Aquilani penso sia recuperabile. E quindi se la mancanza di Melo e Marchisio è sicura penso che Aquilani e Sissoko possa essere la coppia centrale per domani".

E se non dovesse farcela Aquilani?
"Mi ammazzo (ride, ndr)".

Se Aquilani non ci fosse e avesse dei problemi...
"Gioca sempre un giocatore di ruolo".

Ecco, quale sarebbe l'alternativa?
"Giandonato, Giandonato, Giandonato. E' lì per quello. Penso non veda l'ora".

Il 2010 è stato il miglior anno solare della tua vita calcistica?
"No, penso che è stato importante perchè ho raggiunto obiettivi importanti, che sono stati quelli di andare in Champions con la Samp e speriamo di finire bene contro Chievo, perchè non è ancora finito. Però direi che tutto sommato, a parte l'ultima partita di questo ultimo periodo dell'anno, è molto positivo. Mi ha dato la possibilità di confrontarmi con realtà importanti e combattere per obiettivi importanti. Ma direi che assaporare la B col Chievo e poi essere in testa alla classifica l'anno dopo in serie A è stato ugualmente gratificante dal punto di vista professionale". 

Che effetto fa tornare da allenatore della Juventus proprio lì dove Delneri è diventato grande?
"Vuol dire che all'epoca hanno scelto bene. Questa è la realtà. La fiducia che mi venne data all'epoca da Campedelli e Sartori è stata fondamentale. Quindi siamo un po' cresciuti assieme, poi ognuno di noi ha preso la sua via, con varie peripezie nel mondo del calcio. Però è chiaro che è stata una scelta felice per tutti e due. Probabilmente era un abbinamento dovuto al mondo del calcio ed è riuscito lì al Chievo, e ne sono estremamente felice. Ma torno a ripetere, è l'effetto di amicizia, di rapporti consolidati e anche di un rapporto con la città veramente di pelle, come lo è quello di Bergamo, come lo è quello di Genova, città dove abbiamo instaurato un feeling importante".

Da gennaio potrai allenare la squadra durante l'intera settimana....
"A parte la Coppa Italia. E l'infrasettimanale. Gli ultimi venti giorni, dal 6 al 20, sono...".

Ma potrà essere quello il vero grosso vantaggio nei confronti delle altre pretendenti?
"No, non lo so se è un vantaggio nei confronti delle altre pretendenti; è un vantaggio per noi, che possiamo lavorare meglio e soprattutto lavorare sui particolari, che sono importanti nel nostro modo di vedere il calcio. E quindi in quel senso lì, dovremo avere dei miglioramenti. Adesso non so se le altre subiscano questo fatto, ma mi sembra che siano tutte attrezzate per fare le due competizioni o tre. Sicuramente noi otterremo dei miglioramenti nel nostro modo di vedere il calcio all'interno del campo".

Dove crede che possa ancora migliorare questa Juve a livello di reparto?
"Ho già risposto a questa domanda. Io penso che nel calcio non ci sia mai il margine nei miglioramenti, perchè comunque sia una partita non è mai uguale all'altra e quindi dà sempre modo di poter verificare gli errori che si fanno e migliorare gli errori, che ci sono sempre. Penso dunque che il miglioramento debba essere continuo, in tutti i reparti, perchè la squadra adesso, toccando ferro, sta rendendo molto bene in tutti i reparti. La difesa sta cominciando ad avere un buon filtro a metà campo, per cui soffre meno rispetto all'inizio. Spero che la squadra continui così, continui a migliorarsi negli errori che si fanno domenicalmente. Abbiamo una base errata: i migliorati devono essere generalizzati, mai individuati in un solo settore".

Cassano al Milan: la destinazione giusta per lui, oppure...
"Cassano al Milan....decisione cambiare probabilmente squadra, nel rapporto che ha avuto lui in questo momento con la società Samp. Penso che leggendo, non avendo notizie alla mano, direi che è quasi scontato che lui prenda un'altra strada e la Samp prenda una strada diversa. Se va al Milan, il Milan acquista un giocatore importante tecnicamente. Sopperirà sicuramente alla mancanza di Pato e Inzaghi, e finalmente giocherà in una squadra che punta allo scudetto, con annessi e connessi, nel senso che una grande squadra impone anche dei sacrifici: per esempio non giocare sempre, stare attento ad essere pronto sempre, in qualsiasi momento. Penso che in questo ultimo periodo lui abbia assimilato bene questo pensiero e lo possa portare sul campo. Gli auguro chiaramente grande fortuna per il suo futuro",

Quando sei partito con la Juve ti auguravi o ti pianificavi di essere a questo punto a dicembre? Quanto hanno inciso gli infortuni in questi cinque mesi?
"Questo non lo so. Abbiamo avuto grandi infortuni di natura traumatica e questo avvalora la bontà del lavoro fatto dal mio staff. Gli infortuni vengono valutati di diversa maniera: ci sono quelli traumatici e quelli muscolari. Quelli muscolari sono un fattore che....o crampi, o momenti, o alimentazione....Il problema muscolare non è solo un problema di campo, è diverso. Ho puntualizzato: infortunati tanti, ma traumatizzati molti. In questo senso mi sembra che abbiamo lavorato molto bene. So che siamo cresciuti in altri elementi. L'infortunio di Grygera ha dato modo a Sorensen di potersi proporre. L'infortunio di De Ceglie ha dato modo a Grosso di rientrare e di far vedere che poteva essere nel gioco. Altri infortuni hanno dimostrato che tutti quanti siamo disponibili per questo progetto importante. Per il resto mi aspettavo di fare bene come tutti gli allenatori. Nessun allenatore va in un posto pensando di fare male. E devo dire che in questo periodo le cose stanno andando per il verso giusto e siamo soddisfatti".

Dovesse scegliere l'Oscar bianconero di questi primi sei mesi, Delneri dove si collocherebbe?
"L'Oscar lo darei al Presidente, che in questo momento è quello che ha fatto lievitare la credibilità della Juventus. Poi il secondo a Beppe Marotta, che ha fatto veramente un'accoppiata di spessore, anche con altri collaboratori. Io mi metto come una parte di questo progetto, con i miei giocatori. Perchè se reputo il mio prodotto, lo reputo però tenendo conto anche della netta crescita di Melo, della disponibilità di Del Piero, della disponibilità dei giocatori, della crescita dei giovani. L'allenatore dà le sue indicazioni, sul modo di fare, sul modo di essere, deve avere un rapporto di estrema correttezza, di fiducia e di credibilità con i propri giocatori. Quindi quello che ho fatto lo devo sicuramente alle prestazioni, all'applicazione dei miei giocatori, al mio staff e a chi mi ha dato fiducia nel prendere questo impegno. Una parte normale. Non niente, chiaramente. Neanche tanto, ma il giusto prodotto per quello che poteva dare il mio impegno di esperienze e di passionalità in quello che ci metto nel lavoro".

Mister, è preoccupato per le condizioni del campo di Verona su cui ultimamente non si gioca tanto bene?
"Il campo di Verona è un campo particolare. E' stato sfruttato in maniera dirompente da qualche situazione alla quale non è abituato: vale a dire due squadre, poi partite di rugby; poi è stato rifatto magari in un momento in cui la temperatura ha fatto sì che il campo ne soffrisse molto di più. Non è facile gestire un campo, ma so che stanno cercando di rimetterlo a posto, stanno cercando di rizollare, so che è coperto e so che la società del Chievo ha fatto di tutto per metterlo a posto, questo è poco ma sicuro, come lo faceva quando c'ero io. Domani quindi troveremo un campo nelle migliori condizioni, nel modo in cui la società ha potuto metterlo a posto. Avrà fatto il massimo secondo il mio punto di vista".

Dalla partita di stasera si aspetta magari un risultato tale che faccia pensare che il Milan può avere dei problemi nel resto del campionato?
"Guardiamola sempre con l'occhietto, così, un occhio aperto e un occhio chiuso, nel senso che deve interessare, però deve interessare anche quello che fa domani la Juve, che non pensi di essere in vacanza, che pensi ad andare in campo per vincere. Poi può accadere di tutto sul campo, però è un bivio fondamentale, come lo è sempre. Però finire bene quest'anno dà energie alla ripresa. Quindi contiamo di finire bene per riprendere con maggior intensità e credibilità su quello che stiamo facendo"(redazione TuttoJuve.com).

 
 
 

Una famiglia chiamata Juventus...

Post n°3467 pubblicato il 18 Dicembre 2010 da nadir63l
 

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Immagine IPB

di L. Burzio

NOI siamo la Juventus…

Quante volte si sente pronunciare questa frase; e in effetti è proprio vero, la Juventus siamo Noi, senza distinzioni e tutti in egual misura…ma solamente noi. Noi, pochi, che, nel momento più difficile della storia bianconera, non l’abbiamo abbandonata. Noi che abbiamo preso la Vecchia Signora per mano fino a farle riacquistare quella bellezza e quello stile che da sempre la contraddistingue, mentre altri, che dalla Juve tanto avevano ricevuto (forse troppo…), le voltavano le spalle.

Partiamo da Boniek, il brutto di notte e pure di giorno, romano e romanista nell’animo che non vuole rinunciare ad avere la stellina nel nuovo stadio nonostante tutto il fango da lui gettato sulla Juve, soprattutto durante e dopo la farsa.
E vogliamo parlare di Thuram? Si, proprio quello che nell'estate 2006, appena appresa la notizia della retrocessione, disse: “La Juve? Cos'è?”. Ha la memoria corta, il ragazzo; così come il milanista Zambrotta, preso dal Bari senza troppe pretese e trasformato, grazie ai tanti anni trascorsi alla Juve, in uno dei terzini più forti del mondo (almeno fino al 2006), che subito dopo il suo addio dichiarò: “Mi hanno dato del traditore, ma quello davvero tradito sono io, anzi tutti noi che abbiamo sempre dato il massimo in allenamento e in partita, e adesso ci troviamo con due scudetti in meno per colpe non nostre. Sì, sono tradito e deluso. Anche dalla nuova società, che non mi ha mai chiamato, non mi ha mai fatto capire di voler puntare su di me. E poi che lo dicano: con i soldi che ha preso dalle nostre cessioni, la Juve ha risanato molti debiti. Abbiamo dato una grande mano alla società”. A queste parole vanno aggiunte quelle pronunciate di recente prima dello scontro diretto in campionato tra Milan e Juventus: “Il mio cruccio è di non aver mai alzato la Champions. Ho disputato la finale di Manchester…ma dalla parte sbagliata, ed avere una nuova possibilità sarebbe un sogno”. Forse era la Juve a giocare con il terzino sbagliato
Un altro omuncolo che non può mancare in questo elenco, è senza dubbio Roberto Baggio che con la Juventus ha vinto, tra le altre cose, anche un pallone d'oro. Pure lui, e in questo caso non ci sorprendiamo più di tanto, si è comportato da coniglio e da diffamatore nei confronti delle persone e della squadra che lo hanno reso grande, tant'è che dopo Farsopoli ha ragliato: “La faccenda è molto triste. Mi auguro che chi ha il potere di farlo agisca. Rischiamo di diventare la barzelletta del mondo”. E ancora: “Certo, sospetti venivano, ma mettetevi nei panni di un calciatore. Se avessi detto: ragazzi, quell'arbitro ha fischiato così e così, s'è inventato dei fuorigioco, sapete che mi sarebbe successo? Che mi avrebbero fatto massacrare dai loro giornali e dalle loro tv”. Patetico.
Neanche Rampulla è stato in grado di pronunciare due parole a difesa della Juve:“ormai il passato è passato,i 2 scudetti non ce li ridaranno e loro nemmeno li richiederanno indietro, bisogna guardare avanti e, se abbiamo sbagliato, abbiamo comunque pagato e ora bisogna guardare avanti”. Per non parlare di Di Livio che, prima di Juventus-Fiorentina, da una stazione radiofonica romana fa sapere: «Perché dovrei tifare per la Juve? Io tiferò Fiorentina!» contento lui…
Addirittura Michael Platini, da presidente Uefa, è un altro che non ha MAI mosso un dito per difendere la squadra che lo ha reso uno dei più grandi giocatori di sempre, ma di parole sul suo comportamento negli ultimi anni ne abbiamo già spese troppe.

A tutti i personaggi fino ad ora elencati, possiamo aggiungere coloro che hanno, nel tempo, cambiato opinione per ragioni di convenienza.
Tra questi citerei Nicola Legrottaglie, l'atleta di Dio, che nel capitolo 9 del suo libro Ho fatto una promessa, uscito in piena gestione Elkann-Secco-Blanc, parla così di Farsopoli: “Certi episodi non accadono mai a caso. Il caso non esiste. Una società come la Juventus che si sfascia come un castello di cartapesta è senza dubbio un segno di Dio per la mia vita...Io vedo lo strumento attraverso il quale il Signore ha agito per riportarmi a Torino. In una Juve da campionato cadetto”. Qualche annetto dopo, sotto la gestione di Andrea Agnelli cambia la sua visione dei fatti: “Quegli scudetti sono nostri, lo sanno tutti e devono tornare alla Juventus. Noi ci sentiamo forti e già quest’anno possiamo puntare al titolo. Non mi meraviglio se l’Inter fatica così tanto. Se Moggi tornasse? Magari, lui è il migliore di tutti. Lavora bene e credo nella giustizia divina, così come credo in quella terrena”; un po’ un controsenso rispetto alle precedenti dichiarazioni, vero Fra Nik?
Anche Gigi Buffon inizialmente rinnegava i tricolori vinti con parole di questo tipo: “Lo scudetto del 2006 se lo prenda chi vuole. Sono passati tanti anni, a me non interessa. Calciopoli è un discorso che fa male al calcio, crea tensione di cui non abbiamo bisogno”; salvo poi ricredersi diversi mesi dopo: “Con la Juventus di Capello ho vinto due scudetti, poi tolti. Per me non cambia nulla, io so quello che ho fatto, vinto e meritato nella mia vita. Ho delle mie convinzioni e nessuno me le toglierà, al di là di quello che può venir fuori dal processo e dalla giustizia. Ognuno di noi dentro di sé ha una coscienza con la quale dialoga, ognuno di noi sa quello che ha guadagnato sul campo in maniera meritata”.

Ci sono anche quelli che i due scudetti non li hanno mai rinnegati, ma, allo stesso tempo, preferivano guardare avanti, prima di cambiare anche loro posizione con il cambio ai vertici dirigenziali.
E’ il caso di Alex Del Piero, che inizialmente ammetteva: “Può darsi che ce li ridiano ma non mi interessa molto, ho un'idea precisa della situazione”. Invece, quando recentemente è stato chiamato a testimoniare a Napoli…“Da quando gioco ho visto tutti scudetti meritati: sia i nostri che quelli delle altre squadre. Quanti titoli ho vinto? Secondo alcuni sono 15, ma io dico 17”. Anche Giorgio Chiellini era dello stesso punto di vista del Capitano: “Si fa solo un gran polverone e basta ormai sono passati tanti anni e quello che è successo è successo, se revocano lo scudetto 2005-2006 bene, anche se me ne frega poco, perché sul campo sento di averlo vinto. I giocatori dell’Inter possono averlo sulle cartoline, ma sul campo non hanno vinto e non hanno festeggiato niente. Credo, però, che anche a loro ormai non frega più di tanto”; salvo poi elogiare la testimonianza di Del Piero a Napoli: “Bravo Del Piero a Napoli, io come la penso? come la pensano tutti qui, che gli scudetti sono stati vinti con merito”.
Sono da interpretare, invece, le dichiarazioni di Claudio Marchisio, che ringrazia Farsopoli: “Se non ci fosse stata sarei arrivato molto dopo”. Da un certo punto di vista potrebbe aver ragione, ma restano comunque parole che non fanno piacere a Noi tifosi.

Fortunatamente, però, alcuni (davvero pochi) si sono sentiti in dovere di dire qualcosa in difesa della Juventus.
Tacconi, ad esempio, colpì subito il bersaglio: “Io ho un sogno: voglio rivedere un vero Agnelli a comandare la squadra, con John e Lapo Elkann che invece ritornino a giocare al parco con Montezemolo come succedeva ai miei tempi...”. Un sogno che si è quasi tradotto in realtà perché con Andrea Agnelli alla guida della Juventus è tornata ad accendersi la luce, la speranza e la consapevolezza di potercela fare.
Ricordiamo anche Emerson, che mai ha rinnegato il suo legame con la vecchia signora: “Ho passato due anni stupendi alla Juventus e quei due scudetti li abbiamo vinti meritatamente sul campo perché eravamo nettamente più forti e chi ci ha affrontato lo sa bene. Non avevamo bisogno di niente e infatti niente ci è stato regalato. Io mi sento campione d'Italia e quei titoli nessun processo me li potrà togliere” o il grande David Trazeguet:"Io David Trezeguet resterò per sempre tifoso della Juve. Anzi, il giorno in cui la squadra bianconera vincerà lo scudetto andrò a Torino e chiederò alla famiglia Agnelli di inventare una maglia con la terza stella. E sarò il primo ad indossarla. I due titoli che ci hanno tolto sono stati una clamorosa ingiustizia. Lo penso io, lo pensa chi ama la Juve, ma ne sono convinti anche i giocatori dell’Inter con i quali ho parlato. Andate a riguardare le immagini di quei campionati. Andate a riguardare i nostri gol. Non c’era trucco. L'unico trucco è che eravamo più forti. Io della Juve resterò sempre innamorato e Pavel NedvedRicordate quel 2-0 per la Juve nel 2005, con l'Inter incapace di uscire dalla sua metà campo e piegata sia in corsa, sia in qualità, sia tecnicamente, sia tatticamente? A me viene il sospetto che l'unico fine di tutto quel macello fosse quello di smontare la squadra più forte del mondo". Affermazioni degne di chi sa di appartenere ad una grande famigliache qualcuno ha scelto di abbandonare, anziché combattere.

Noi siamo la Juventus: una grande famiglia bianconera che qualcuno ha deciso di difendere combattendo, mentre altri di abbandonare dove aver ricevuto tanto.

 
 
 

Non solo l'Inter: ecco i nomi di tutti gli uomini di Calciopoli2..

Post n°3466 pubblicato il 18 Dicembre 2010 da nadir63l
 

Fonte: di Marina Salvetti per "Tuttosport"
© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport

Non soltanto l’Inter. Ora che Stefano Palazzi ha deci­so di entrare nel vivo dell’inchiesta e far partire gli interrogatori delle persone i cui nomi sono emersi dal processo di Napoli, scoperti dalla difesa di Moggi che ha scanda­gliato le intercettazioni, l’agenda del procuratore federale è fitta. Al­cuni appuntamenti sono già fissa­ti (la prossima settimana ascol­terà l’ex designatore Paolo Berga­mo e probabilmente anche il pre­sidente dell’Inter Massimo Mo­ratti), ma ci sono i dirigenti di al­tre tredici squadre che telefonavano. Dal Cagliari alla Ro­ma, dal Palermo al Livorno, dal Parma al Brescia e al Bologna, guarda caso le due società che si sono costituite parte civile a Napo­li e chiedono danni milionari alla Juventus. Varrà la pena per la procura federale sentire i volti nuovi di Calciopoli 2 per compren­dere come radicata e ampia era l’abitudine dei dirigenti dei club di chiamare arbitri e designatori, contatti persino incentivati dalla Federazione, come ha sostenuto in aula Massimo De Santis. Del re­sto, al di là del giudizio etico, da un punto di vista normativo il tut­to era lecito.

SUGGERITORI - S’incomincia con Moratti, che dovrà spiegare se era a conoscenza delle 41 conver­sazioni del recordman Giacinto Facchetti, allora presidente del-l­’Inter, e dovrà chiarire anche le sue con Bergamo, ma sarà inte­ressante anche sentire Massimo Cellino, presidente del Cagliari, che suggerisce allo stesso Berga­mo la griglia nella quale inserire il suo club, chiedendo la prima fa­scia al posto della Fiorentina, o quelle con Francesco Ghirelli, che gli anticipava arbitri e assistenti. Griglie anche al centro delle telefo­nate di Arrigo Sacchi, direttore tecnico del Parma, che non ha mai smentito le chiamate a Bergamo.

MATTINIERI - La difesa di Mog­gi ha portato alla luce anche i die­ci colloqui tra Nello Governato e Pierluigi Pairetto, anticipati da una telefonata del presidente del Brescia, Luigi Corioni, all’ex desi­gnatore nella quale accredita il di­rigente come collaboratore del club anche se non rientra nei qua­dri della società. Governato è l’uni­co, insieme con Facchetti, che chia­ma il designatore alle 9 del matti­no, poco prima del sorteggio. E ot­tiene che Brescia-Fiorentina, poi arbitrata da Pierluigi Collina, fi­nisca in prima fascia. E forse ci sa­rebbero anche altre telefonate, ma l’utenza di Pairetto, sotto intercet­tazione da novembre 2004 al mag­gio 2005, subisce un black out nel mese di gennaio: le chiamate sono state ascoltate, ma né registrate né blogliacciate dai carabinieri.

MISTERIOSI - Si muovono anche altri presidenti: Fabrizio Corsi dell’Empoli, che chiama sia Ber­gamo sia Pairetto, Aldo Spinelli del Livorno, che telefona a Berga­mo e gli chiede un colloquio a quattr’occhi, Renato Cipollini del Bologna, che chiama per due vol­te Bergamo. Dalla sede del club rossoblù sono poi partite tre telefo­nate al cellulare dell’arbitro De Santis, di cui però si sono perse le tracce, nel senso che nel cd sono stati cancellati file e blogliacci.

LAMENTOSI - C’è chi telefona prima e chi si lamenta dopo, come Luca Campedelli, presidente del Chievo, Gianbattista Pastorello, presidente del Verona, Sergio Cas­singena, numero uno del Vicenza, e il collega Aniello Aliberti, al ver­tice della Salernitana.

BATTAGLIERI - E se non si muo­vono i presidenti, tocca a dirigen­ti e allenatori. Luciano Spalletti, sulla panchina dell’Udinese, te­lefona a Bergamo prima della sfi­da contro la Sampdoria, viene a conoscenza dei nomi degli assi­stenti il giorno prima del sorteg­gio, e chiede al designatore se sia il caso di contattarli. Da sottoli­neare che le due squadre si gioca­no un posto in Champions, poi conquistato dai friulani. Anche Daniele Pradè, ds della Roma, non si tira indietro e parla con In­nocenzo Mazzini, vicepresidente federale, e Rino Foschi, ds del Pa­lermo, con entrambi i designatori. Per tutte queste telefonate, come sottolinea l’avvocato Maurilio Prioreschi, difensore di Moggi, non esiste prescrizione perché le persone avrebbero dovuto denun­ciare la violazione.

INTERPELLATI - E la lista si al­lunga con altri dirigenti sportivi ed ex arbitri. Il procuratore Palaz­zi dovrebbe infatti sentire anche Alberto Boschi, l’osservatore ar­bitrale che millanta telefonate poi trasformate in capi d’accusa con­tro la Juventus, il presidente del Coni Gianni Petrucci, Collina, Roberto Rosetti, Ghirelli, più vol­te chiamato in causa, e Franco Baldini, l’acerrimo nemico di Moggi.

 
 
 

     

 

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