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Messaggi del 21/12/2010

Calciopoli, Bergamo 5 ore da Palazzi: l'Inter telefonava...

Post n°3491 pubblicato il 21 Dicembre 2010 da nadir63l
 

 
 
L'ex designatore arbitrale: «Il processo del 2006 non è stato lacunoso, è stato una farsa. O si considerano tutti colpevoli o tutti innocenti. Non c'è stato nessun illecito»
ROMA, 21 dicembre - Se serve un tormentone musicale a fare da sigla allo sto­rico momento dell’ingresso - stamane - di Paolo Berga­mo negli uffici della Procura federale per un riascolto sul­le sue telefonate di Calciopoli, andate sul banale e sceglie­te il miglior Pappalardo Adriano, quello di «Ricomincia­mo ì». Perché l’audizione di oggi, che dà il via al giro speria­mo vorticoso (ma ci crediamo poco) di interpreti del calcio 2004-2005, è una ripartenza, magari non da zero ma da 170 mila quante sono le telefonate dell’indagine, di cui almeno l’80 per cento trascurate, malinterpretate, lasciate in naf­talina. Ed è la conferma - ce la dà finalmente Palazzi - che il processo del 2006, nel quale lui interpretava il ruolo di Ac­cusatore - e le sue conseguenze, a partire dallo scudetto as­segnato all’Inter con precipitazione e soddisfazione dalla Figc di Guido Rossi, sono stati parziali: la visione di fram­menti (grandi, magari) di uno specchio rotto. Nel 2006 non era tutto sbagliato, ma era sbagliato pensa­re che fosse tutto: oggi riparte l’indagine, nove mesi dopo che tutto il mondo ha saputo che nei verbali di Procura c’e­ra solo tutto quanto ruotava attorno a Moggi, con la fru­strante sensazione che sia tardi. Per immaginare un pro­cesso sportivo uguale pertutti, che non ci sarà più. Con pe­ne diverse per tutti o spiegazioni meno frettolose: perché reato sportivo era allora parlare o sobillare gli arbitri. Ma allora abbiamo dato tutti per scontato che chi indagava avesse esplorato tutto: verificato se le ammonizioni erano preventive (e non lo erano); se i sorteggi erano truccati (e nessuno al processo, giurando di dire la verità, l’ha mini­mamente confermato); se Paparesta era davvero chiuso nello spogliatoio, visto che lui non lo conferma. Togli qua e togli là, l’illecito pare molto meno strutturato, la combric­cola molto meno romana e torinese, Calciopoli 2006 un processo monco.

ARRIVA BERGAMO - Paolo Bergamo è entrato da circa un'ora e mezza in Figc e sta parlando con Palazzi. «Il processo di Calciopoli del 2006 non è stato lacunoso, è stato una farsa». È durissimo il commento di Paolo Bergamo sul procedimento sportivo che quattro anni fa squassò il mondo del calcio italiano. L'allora designatore degli arbitri, entrando alle 11 negli uffici della procura federale della Figc, dove è in corso l'audizione davanti al procuratore Stefano Palazzi, ha spiegato di essere pronto a ripetere quanto già detto in passato: «Ribadirò che parlavo con tutti (club e dirigenti di Serie A, ndr) perchè la Federcalcio ci aveva detto di tenere contatti con tutti e noi lo facevamo con il massimo della disponibilità». «Sono qui spinto dallo spirito di collaborazione - ha quindi aggiunto Bergamo, accompagnato dall'avvocato Silvia Morescanti - per fare luce vera su quanto è successo. La revoca dello scudetto all'Inter? Non mi interessa».

TUTTO SULL'INTER - Dopo cinque ore finisce il colloquio tra Bergamo e Palazzi. L'ex designatore arbitrale si è dilungato sulle telefonate con l'Inter, ribadendo: «Io queste cose già le avevo dette nel 2006». Risposta: «Non avevamo le telefonate». Bergamo non entra nel particolare delle telefonate per rispetto del processo di Napoli. «Sono a disposizione della Federazione, ho chiarito che qui o si considerano tutti colpevoli o tutti innocenti. Non c'è stato nessun illecito, no esiste una telefonata dove io davo istruzioni all'arbitro per favorire una squadra. Parlavo con tutte le squadre. La Federazione ci diceva che era giusto fare così e io sono d'accordo». La prossima settimana, in attesa dell'audizione di Moratti che potrebbe svolgersi a Milano, ha dato la sua disponibilità anche l'altro ex designatore Pairetto, le cui nuove telefonate però sono in via di trascrizione al tribunale di Napoli.

 
 
 

Buffon alla Bbc: "La Premier mi affascina"

Post n°3490 pubblicato il 21 Dicembre 2010 da nadir63l
 

© foto di Filippo Gabutti

Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. I vecchi adagi hanno quasi sempre ragione: l'assenza per infortunio potrebbe aver fatto decidere la dirigenza bianconera a cedere Gianluigi Buffon. Superman lo sa, ha capito l'antifona e intervistato dalla BBC apre al campionato inglese: “La Premier League mi affascina, lì ci giocano molti grandi giocatori, anche se penso che la Serie A rimanga il torneo più difficile”. Sul futuro però non vuole sbilanciarsi: “Non è il momento di parlarne".

 
 
 

Anche gli arbitri reclamano “autonomia”

Post n°3489 pubblicato il 21 Dicembre 2010 da nadir63l
 

GLMDJ


Immagine IPB

“La ‘questione’ arbitrale esiste da quando c’è il calcio, il direttore di gara è parte del gioco come le decisioni che prende. E’ fondamentale creare un’Associazione arbitri forte e autonoma, dobbiamo pretendere che sia assolutamente distaccata dalle società come la Magistratura, con un suo Consiglio Superiore a salvaguardia della sua autonomia” .. E’ quanto afferma Gianni Rivera

Nel disegno farsopolesco non sono stati previsti quelli che oggi sono gli effetti collaterali di calciopoli. Mi riferisco al fatto che legittimando di fatto, la condanna per sentimento popolare, hanno finito per dare potere a quelle che dovevano rimanere solo delle chiacchiere da bar. Oggi più di ieri ne paghiamo costantemente il dazio.
E’ inutile ora fare finta di niente, nel momento in cui hanno per anni alimentato la politica del sospetto, non possono ora pretendere né comprensione, né assoluzioni, chiedendo autonomia che ha poi portato ad un fallimento così grande e così evidente, tanto da non poter più essere nascosto. Servono fatti incontrovertibili che dimostrino che a cambiare non sono solo le parole.

L’autonomia è anche il filo comune (forse l’unico) che lega oggi la politica del calcio italiano dove Abete, Palazzi, Nicchi, all’unisono, reclamano questo loro diritto, respingendo quelle che vengono considerate solo intrusioni non tollerate, ma che in realtà sono delle semplici richieste di chiarezza e trasparenza che continuano a mancare laddove dovrebbero essere garantite da tutte istituzioni sportive (AIA, FIGC, CONI).
Con queste premesse è difficile vedere un’autonomia che non sia altro che un modo per legittimare ulteriormente una poltrona piuttosto che un tentativo di cambiare, in meglio, il nostro calcio.
Per ritrovare credibilità (se è quello che si cerca), basterebbe preparare l’arbitro in modo corretto, cercando di far applicare il regolamento per tutti nello stesso modo, evitando che situazioni dubbie, finiscano sempre per penalizzare alcune squadre, senza garantire uniformità di trattamento.

La cultura sportiva del nostro Paese è stata volutamente condotta verso il sospetto, ora c’è da ricostruire, ma lo si può fare solo attraverso la volontà reale di cambiamento.
Ma secondo voi, questo cambiamento può passare attraverso le stesse persone, la stessa cultura, gli stessi principi che lo hanno di fatto portato al fallimento? Con quali garanzie?

E’ vero, come dice Nicchi, che gli arbitri “sono uomini liberi” e come tali, liberi di commettere errori (magari potrebbe spiegarlo agli arbitri che si trovano sotto processo a Napoli con una carriera e reputazione distrutta), lamentando il fatto che si vuole “tornare ai tempi di Calciopoli”, come se ora fosse diverso…


http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1281

 

 
 
 

Aquilani: "Siamo una grande squadra. Ci toglieremo belle soddisfazioni"

Post n°3488 pubblicato il 21 Dicembre 2010 da nadir63l
 

© foto di Alberto Fornasari

Il re del centrocampo bianconero si concede in un intervista al Corriere Dello Sport in cui parla a tutto campo: dal suo amore per Roma alle difficoltà di Liverpool fino all'approdo sotto la mole di Torino dove finalmente è riuscito a tornare ai livelli che gli competono. 

Alberto Aquilani, quattro mesi in biancone­ro: impressioni?
"Estremamente positive. Desideravo torna­re in Italia e ritrovare la serie A: la Juventus me ne ha dato la possibilità, mi auguro di ri­cambiare la fiducia".

Già fatto: il suo rendimento è elevatissi­mo...
"Sto bene, gli infortuni sono alle spalle. Ho vissuto momenti duri, ma con il lavoro, e l’aiu­to di chi mi vuole bene, li ho superati".

C’è chi rileva, dietro la sua rinascita, an­che i compiti tattici che Del Neri le assegna...
"Ho ritrovato un sistema di gioco che preve­de due centrocampisti centrali: se uno parte­cipa alla fase offensiva, l’altro si deve ferma­re per non sbilanciare la squadra. A Liverpo­ol era molto diverso: spesso venivo utilizzato addirittura come vertice alto del rombo, die­tro le punte".

Ma lei si sente un regista?
"Credo di avere delle buone qualità tecnico­tattiche, ma i registi sono altri. Per la verità, nel campionato italiano fatico a trovarne: mi vengono in mente soltanto Pirlo, Pizarro e Li­verani".

La Juve le ha offerto un’opportunità di ri­lancio, lei ha aiutato la Juve ad arrampicarsi in classifica: stessa voglia di rivincita?
«Non parlerei di rivincita, ma di voglia di tornare ai livelli che, per motivi diversi, negli ultimi anni ci sono mancati. La nuova dirigen­za sta ricostruendo una società che per molti anni ha dominato in Italia e in Europa, io de­sideravo rientrare dopo l’esperienza inglese: ci accomuna la voglia di vincere».

Il pareggio ottenuto in extremis dal Chievo lascia un pizzico d’amaro in bocca, ma il bi­lancio bianconero rimane positivo. Qual è il segreto?
"Il gruppo. Del Neri insiste molto sul con­cetto di organico, si lavora tutti insieme per ottenere il massimo, cercando di accantonare le individualità".

L’allenatore insiste molto anche sullo scu­detto, nel dopo-partita del Bentegodi ha ri­badito la candidatura bianconera. È d’accor­do?
"Sicuramente il mister è più esperto di me e se parla di scudetto ci sarà un motivo. Io credo che si debba guardare partita dopo par­tita. Stiamo attraversando un buon momento che dobbiamo consolidare con il lavoro setti­manale. Vedremo tra qualche mese quel che succederà".

Del Neri la fece esordire in A: come l’ha trovato, sette anni dopo?
"Più consapevole dei propri mezzi, più sicu­ro di se stesso. E questo mi ha fatto molto pia­cere. Del Neri è un ottimo tecnico, molto pre­parato, e che allo stesso tempo sa creare lo spirito di squadra. Poco per volta stiamo di­ventando un gruppo unito e questo, ne sono convinto, ci permetterà di toglierci belle sod­disfazioni".

Torniamo al suo debutto: avrebbe mai im­maginato, quel giorno, di vestire un’altra ma­glia?
"Lo ritenevo quasi impossibile finché la Ro­ma mi ha ceduto al Liverpool. Non avrei mai voluto lasciare i colori giallorossi, ma la socie­tà, che in quel momento aveva bisogno di mo­netizzare, mi fece sapere che era disposta a cedermi. In quel momento è iniziata la mia seconda carriera. Lontano da Roma". 

Ciò che però si augurano i tifosi bianconeri, è che la sua seconda carriera prosegua con questa maglia. Quella che lo sta facendo tornare importante e con la quale siamo sicuri lui voglia scrivere un pezzo di storia.

 
 
 

“Quanto è emerso a Napoli basta per cancellare il 2006”

Post n°3487 pubblicato il 21 Dicembre 2010 da nadir63l
 

Benedetto avvocato ed ex giudice sportivo:”Allora fu una farsa, ora ci sono le prove. Restituire gli scudetti alla Juve è il minimo”

L’avvocato Giuseppe benedetto nel 2006, pochi giorni prima della fine del processo sportivo di calciopoli, lasciò rumorosamente la sua carica di giudice unico del settore giovanile della Figc, che ricopriva allora dopo vari incarichi da “magistrato sportivo” in seno alla Federazione. In una sua polemica lettera a Guido Rossi e in un'intervista al foglio ne spiegava le ragioni:"lei, Signor Commissario, aveva già deciso. Quale insegnamento i cittadini di domani possono trarre dall'incredibile processo tutto e solo mediatico a cui abbiamo assistito in questi giorni, in una sentenza annunciata più che dai giudici o dai magistrati direttamente dal popolo? Facile coprirsi le spalle con le intercettazioni . Ma prego, qualcuno potremme farmi vedere dove sta l'illecito? Della sentenza ho ribrezzo. Non sono rassegnato, sono semplicemente indignato, quindi mi dimetto. Si trovi un altro giudice, caro Rossi. E' stato il processo più importante della storia del calcio italiano e non è stato possibile riscontrare neanche una singola partita truccata. Caro Rossi, perchè non diciamo davvero e che non si è riusciti a trovare nulla?"

Avvocato Benedetto, si ricorda le sue parole di quattro anni fa?
"Benissimo, purtroppo sono stato un buon profeta. E come i profeti vivo questa situazione con un filo di tristezza, perchè ora i fatti mi danno ragione, ma è amaro avere ragione dopo tanto tempo quando si tratta di giustizia"

Oggi Palazzi inizierà una nuova indagine, interrogando Bergamo: c'è la possibilità di riscrivere più correttamente la storia?
"Intanto direi che inizia un'indagine più che una nuova indagine, perchè allora non ce ne fu nessuna di nessun tipo.Oltre a non esserci stata, durante i processi del 2006, una fase di istruttoria dibattimentale, che avrebbe potuto cercare meglio la verità. Fu una vera aberrazione del diritto che partorì un'oscenità giuridica, provocando danni gravi. Fu una farsa, nella parte preordinata e l'ha recitata pedissequamente. Altro che ricerca della verità! E aggiungo che anche le vittime si attennero al copione.."

Ma l'indagine di Palazzi può portare a un risultato diverso secondo lei?
"Secondo me non è neppure più necessaria. Basta prendere atto di quanto è emerso a Napoli, dove la fase dibattimentale si è svolta e si sta svolgendo in modo corretto. Quel materiale è sufficiente per cancellare il 2006, per togliere quello scudettoassegnato in modo scellerato all'Inter e restituire i due tolti alla Juventus. Sarebbe un risarcimento indispensabile, ma non sufficiente a coprire del tutto i danni di quelle sentenze".

Quando lei si dimise che aria tirava in Federazione?
"Si respirava un'aria di decisioni già prese, di giustizia popolare che, per me è sempre giustizia tribale o come si scrisse, giustizia da bar sport. Gli uomini liberi , come il mio amico Francesco Cossiga, all'epoca lo dissero che una cosa del genere non poteva chiamarsi "processo", ma non vennero ascoltati.
Oggi molti hanno cambiato idea. All'epoca tutti recitavano una parte".

Se lei fosse stato il giudice nel 2006 e avesse avuto a disposizione tutto il materiale a disposizione oggi, come avrebbe deciso?
"Per me era chiaro anche allora che non esisteva un illecito, ma che quel tipo di comportamento era diffuso, ma per quanto censurabile, non certamente riconducibile all'articolo 6. Si sarebbe docuto punire in modo meno severo e
piuttosto intervenire perchè quell'atteggimaneo tgenerale cessasse"


Da Tuttosport del 21.12.2010

 
 
 

Calcio in lutto: addio Bearzot...

Post n°3486 pubblicato il 21 Dicembre 2010 da nadir63l
 

E' morto a 83 anni il ct del terzo mondiale vinto dall'Italia

Il mondo del calcio è in lutto: se n'è andato Enzo Bearzot, ex calciatore ma soprattutto commissario tecnico della nazionale italiana che vinse per la terza volta il mondiale in Spagna. Iniziò la sua avventura con la nazionale azzurra nel 1975 (inizialmente come allenatore, direttore tecnico Fulvio Bernardini) e la terminò da ct con i mondiali in Messico del 1986. Era da tempo malato ed è morto a Milano all'età di 83 anni: nato ad Aiello del Friuli il 26 settembre 1927, nell'82 fece esplodere di gioia l'Italia intera grazie all'impresa iberica culminata con la finalissima di Madrid dove Paolo Rossi, Spillo Altobelli e Marco Tardelli con il suo famoso urlo regalarono la terza stella sul petto all'Italia "pallonara". Resterà indelebile nella mente di tutti gli italiani la mitica partita di carte tra Bearzot, Zoff, Causio e l'ex presidente della Repubblica Sandro Pertini nell'aereo al ritorno dalla Spagna. La redazione di Tuttojuve si stringe attorno al dolore dei familiari e da l'ultimo saluto al grande Enzo Bearzot. Lo salutiamo con una frase dedicata all'ex ct da un altro personaggio che troppo presto ci ha lasciati, Gaetano Scirea, forse il più grande calciatore (anche a livello umano) che ha lasciato un vuoto incolmabile nei cuori dei tifosi bianconeri; non a caso allo Stadio Olimpico di Torino le curve sono intitolate a lui. Ecco uno stralcio dell'ultima intervista concessa da Gaetano Scirea a La Gazzetta dello Sport il 15 maggio 1989. Il 3 settembre 1989 ci fu il tragico incidente che ci privò di un grandissimo personaggio. E' con questo pensiero di Scirea che vogliamo salutare "il vecio" Bearzot, un personaggio che ha scritto una pagina importantissima del calcio italiano.

"[...] Ho «rubato» qualcosa a ciascuno dei tecnici che ho avuto. Da Parola la capacità di responsabilizzare i giovani, da Trapattoni la capacità di tenere unito lo spogliatoio, da Marchesi la serenità. E da Bearzot quella straordinaria umanità che è la base di ogni successo".

 
 
 

     

 

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