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Messaggi del 30/12/2010

Tabloid d'Oltremanica: Juve vicina a van Persie ...

Post n°3543 pubblicato il 30 Dicembre 2010 da nadir63l
 

© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Sussurri che arrivano dall'Inghilterra e che si trasformano in urla in Italia. I maggiori quotidiani inglesi sono sicuri: la Juve è ad un passo da Robin van Persie.

Ieri, come riportato dai tabloid inglesi, Fabio Paratici era proprio in Inghilterra e secondo i media ha parlato con i dirigenti dell'Arsenal per trovare arrivare all'attaccante olandese. Il prezzo fissato dal club londinese è di 20 milioni, soldi che la Juve potrebbe incassare dalle cessioni di gennaio (su tutte quella di Mohamed Sissoko). Nonostante le negazioni di rito da parte dei vertici di corso Galileo Ferraris e della dirigenza dell'Arsenal, i giornali di sua Maestà insistono e parlano di un'ottima percentuale di buona riuscita dell'affare. Anche se van Persie è una seconda punta e quindi non esattamente il giocatore che sta cercando Giuseppe Marotta, l'olandese non ha nulla da invidiare ai suoi "colleghi di reparto": classe sopraffina, fiuto del gol, profondità all'azione e uomo di squadra. Un giocatore che può tornare molto utile se affiancato da un bomber, creando così una coppia gol formidabile (per esempio...un duo formato da van Persie ed un certo Edin Dzeko...).

Juve attenta anche a Federico Macheda: sempre secondo le testate inglesi, Sir Alex Ferguson avrebbe deciso di cedere in prestito l'attaccante italiano per fargli fare esperienza. Nelle ultime ore si è registrato un forte interesse della Lazio (squadra in cui Macheda è cresciuto), ma i bianconeri rimangono sempre vigili e sicuri di poter garantire a Macheda e al tecnico del Mancheter United ciò che entrambi cercano: un impiego frequente e un ruolo principale nella squadra.

 
 
 

LA LIBERTA' DI SCEGLIERE ED IL RISPETTO VERSO I TIFOSI...

Post n°3542 pubblicato il 30 Dicembre 2010 da nadir63l
 

Leonardo passa dalla panchina del Milan a quella dell'Inter, il tutto a pochi mesi di distanza dall'addio ai rossoneri. E divampano le polemiche...
di Thomas Bertacchini
© foto di Andrea Pasquinucci

Con il campionato fermo per la sosta invernale spettava alle trattative di mercato ed alle partite della Premier League il compito di catalizzare le attenzioni dei tifosi italiani, nell’attesa della ripresa degli incontri della serie A.
Poi accade che Benitez vince la Coppa del Mondo per Club con l’Inter e viene allontanato da Milano, sostituito da quel Leonardo che sino a pochi mesi fa sedeva sulla panchina del Diavolo rossonero: apriti cielo.
Ma come può un tecnico fare una scelta simile? Tredici anni in una società nelle vesti di giocatore, dirigente e allenatore per poi decidere di correre tra le braccia dell’avversario per antonomasia, il vicino di casa con il quale sei costretto a condividere gli spazi nella stessa città?

Urge una spiegazione ai sostenitori, non solo quelli rossoneri, ma a tutto il "popolino" degli innamorati del pallone, a coloro i quali credono ancora ad un calcio romantico ispirato da sentimenti sinceri, nascosti tra le "scelte di vita" e le carriere "professionistiche" fatte di occasioni da prendere al volo. Ed ecco, quindi, dipinto il ritratto di Leonardo Nascimento de Araújo, uomo libero che non dimentica il proprio passato, che ha girato il mondo, poliglotta, di bell’aspetto, affascinante ed elegante. La stessa persona che il 22 ottobre scorso, due mesi prima dell’annuncio del suo passaggio all’Inter, in merito alla notizia di un (probabile) interesse manifestato dalla Roma nei suoi confronti, disse: "In questo momento sarebbe come tradire la mia storia, il mio passato in rossonero. E’ trascorso poco tempo, sono ancora troppo legato al Milan. Ora farei troppa fatica a lavorare in Italia, in futuro magari, ma adesso no" .
Due mesi. Poco di più. Le date si riferiscono, ovviamente, a tutto ciò che è diventato di dominio pubblico, escludendo quello che - in quel periodo - si muoveva sottobanco.

E’ passato dal Milan all’Inter, d’accordo, ma non c’è nulla di cui scandalizzarsi.
Giovanni Trapattoni, più di trent’anni fa (nel 1976), dopo aver trascorso una vita al Milan (quattordici stagioni sul campo ed una breve esperienza come tecnico) decise di rispondere alla chiamata della Juventus, spostandosi a Torino. Lì costruì la sua fama di allenatore, contribuendo a scrivere intere pagine della storia bianconera. E dopo? Tornò a Milano, sponda nerazzurra, dove vinse uno scudetto a ritmo di record. Al termine di quella esperienza rientrò sotto la Mole Antonelliana, tra le braccia della Vecchia Signora.
Quindi, riepilogando: Milan, Juventus, Inter e (ancora) Juventus. Solo per citare i primi club da lui allenati.

Fabio Capello, uno che conosce bene il nuovo tecnico dei nerazzurri, ha dichiarato: "Leonardo? Ognuno nella propria vita fa le proprie scelte. Ha fatto una scelta importante, definiamola di controtendenza e gli auguro tutto il bene del mondo. Ai tempi l’ho fatto acquistare io dal Paris Saint Germain al Milan, è un ragazzo intelligente".
Lo stesso selezionatore della nazionale inglese fu protagonista, sei anni fa, di un episodio simile, anche se a lui furono necessari poco più di tre mesi per cambiare idea. Il 7 febbraio del 2004, nell’immediata vigilia dell’incontro tra la sua Roma e la Juventus (finì 4-0 per i giallorossi), disse: "Io alla Juve? Non ci andrei mai. Rispetto la società bianconera, che colloco tra le prime cinque al mondo, ma a me non interessa andare lì. Dovrebbe essere il sogno di una vita, ma non lo è della mia". Nella serata del 27 maggio 2004 mise la firma sul contratto che lo avrebbe portato a Torino.

Per i sostenitori che ritengono di sentirsi traditi e danneggiati da queste scelte l’impatto emotivo che ne consegue al loro verificarsi è spesso difficile da assorbire. Poi, ovviamente, il bene della squadra finisce sempre in prima posizione: passano gli uomini, rimane il club. Ognuno è libero di percorrere le strade che preferisce e di esprimere le proprie opinioni, nel rispetto dei rispettivi ruoli (da una parte i tifosi, dall’altra i professionisti del mestiere).
Certe dichiarazioni degli addetti ai lavori, però, smentite poi con i fatti a distanza di poco tempo, sarebbe opportuno venissero evitate. Da parte di chiunque e indipendentemente dalle società di appartenenza.
Si possono cambiare squadre in continuazione ed allo stesso modo ottenere il rispetto di tutti, con l’impegno e la professionalità. Senza dimenticare che il tifoso è sì innamorato del proprio club, ma non stupido. Meglio farlo prima che il "giochino" si rompa.
Quello che vive solo con la passione ed i soldi di chi viene preso in giro. Spesso e volentieri.

 
 
 

DELNERI LAVORA SULLA DIFESA. IN CAMPO SI RIVEDE MARTINEZ...

Post n°3541 pubblicato il 30 Dicembre 2010 da nadir63l
 

© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Un'altra doppia seduta di allenamento per la Juventus, ad una settimana esatta dalla sfida casalinga contro il Parma. Nel pomeriggio, mister Delneri ha lavorato in particolare sulla difesa, provando diverse soluzioni in vista della gara contro i gialloblù. Il tecnico bianconero, vista l'assenza per squalifica di Leonardo Bonucci, ha provato Sorensen in due posizioni diverse: il giovane danese è stato schierato dapprima come terzino destro, con Legrottaglie e Chiellini in mezzo, e Grygera a sinistra; quindi il giovane (ex) Primavera è stato piazzato al centro della difesa, accando a Giorgio Chiellini. I bianconeri hanno svolto lavori differenziati. Alcuni giocatori sono rimasti in palestra, altri hanno sostenuto un lavoro atletico personalizzato sul campo, come Amauri, Chiellini, Pepe e Aquilani. Il gruppo ha invece svolto prima un allenamento atletico con e senza palla, mentre i portieri si allenavano a parte. Per la prima volta dopo l’intervento, si è rivisto sul campo Martinez, che ha ripreso a correre in differenziato. Domani, 31 dicembre, la squadra sarà a Vinovo per l’ultimo allenamento dell’anno in programma alle 11. Poi un giorno e mezzo di riposo. La ripresa è fissata per il 2 gennaio, con doppio allenamento (ore 11 e 15).

 
 
 

Fortissimamente io" vs "cattivissimo me"?

Post n°3540 pubblicato il 30 Dicembre 2010 da nadir63l
 

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Immagine IPB

Ho deciso.
Domani cerco un editore e scrivo un libro.
Ci metto dentro un po' di "giornate tipo" del mio lavoro di Amministratore di Condomini, un po' di gossip riguardo la bella signora del terzo piano che, quando il marito va via, ha una tresca col panettiere, e lo completo con un paio di ricette di cucina, che so: i tagliolini con le mazzancolle fresche o il risotto con i borlotti ed il radicchio.
E pazienza se non lo comprerà nessuno. O magari solo la mia mamma ed il marito della signora del terzo piano.
Infatti pare che oggi, un libro non si neghi a nessuno: veline, politici, astrologi, cantanti, goffe massaie spacciate per procaci conduttrici...
...e poteva forse mancare all'appello la categoria dei calciatori?
Il reparto libri dell'ipermercato vicino a casa mia pullula infatti di best-seller destinati a passare alla storia della letteratura (...sono ironico, ovviamente) dai quali abbiamo avuto informazioni indispensabili alla nostra vita di tutti i giorni (...idem) quali il piatto preferito di quell'attaccante o le idee riguardo all'omosessualità di quel difensore.

L'ultimo arrivato nel club è Dejan Stankovic, del quale esce in questi giorni una biografia dal titolo "Fortissimamente io " ("Estiqaatzi", aggiungerei io...).
Non fatevi un cruccio se per caso non la trovate nella vostra libreria preferita.
Infatti, per quanto riguarda la sua primaria utilità, potrete tranquillamente sopperire con un bel barattolo di prugne secche, che sono anche più buone e costano di meno.
Se invece, colti da un improvviso senso di colpa post-Natalizio e dalla conseguente volontà di espiare i vostri peccati volevate davvero leggerlo, beh, potete lo stesso restare tranquilli.
L'autore del libro, infatti, non ha fatto altro che mescolare nello shaker una manciata di questioni trite e ritrite con una cucchiaiata di frasi fatte vecchie e stantie e qualche goccia di luoghi comuni e leggende urbane, agitato il tutto, e servito con ghiaccio.

Il buon Deki ci informa innanzitutto della sua decisione di andare a giocare nell'Inter su consiglio di un allenatore tra i più titolati in circolazione, perlomeno relativamente ai concorsi di meches e ciuffi spumati.
«Mi chiamò Moggi, stavo per andare alla Juve, poi Mancini mi fece cambiare idea: che ci vai a fare là? Alla Juve sarai solo uno dei tanti. Loro sono un sistema e il giocatore è soltanto un numero. Vai all'Inter, sarà molto meglio per la tua carriera!» . Per carità, chi scrive è abituato a rispettare tutte le opinioni, ma se il serbo alla Juve sarebbe stato uno "dei tanti", permettetemi di dire che a Milano è stato sicuramente uno dei "tantissimi". Non era di certo la Juve di quegli anni ad avere una rosa di presunti campioni come Gresko, Vampeta e Georgatos lunga come l'elenco del telefono di una piccola borgata di montagna!

Quindi Stankovic ci racconta del suo effettivo passaggio in nerazzurro. E non vi nascondo che in quattro parole riesce a mettermi addosso più adrenalina di un intero racconto di Stephen King: «E in quell'occasione vidi per la prima volta chi era Massimo Moratti». Eccallà, ormai il danno è fatto.
Anche voi, come me, avrete appena provato a visualizzare la scena, e stanotte non dormirete sereni.
Come i ragazzini dopo l'incontro con It. O come i sopravvissuti di Shining.

Una volta ripresi da quest'immagine da tregenda, passiamo ad analizzare la carriera in nerazzurro del giocatore serbo: «All'Inter sono arrivato perché rimanessi nelle pagine più belle del cub nerazzurro. Sono sei anni e mezzo che sono al Meazza, con il desiderio di rimanerci per nove o dieci. »
Peccato che l'anno scorso, casomai non te ne fossi accorto, ti stavano già svendendo al mercato del pesce come un tonno. E manco a pinne gialle...

"Per venire all'Inter ho rinunciato a 5 mesi di stipendio, i soldi che mi doveva la Lazio."
Giuro. Ho un groppo in gola.
Quasi quasi vado a promuovere un Telethon anche per Stankovic.
Magari tra i cassintegrati della Bertone o tra i disoccupati post-sisma dell'Aquila.

«Arrivai all'Inter quando la situazione era veramente difficile, quando le cose proprio non andavano. Però c'era Moratti. Solo quando sono arrivato ho visto che uomo era, non ce n'è un altro così nel calcio. Lui è prima di tutto tifoso, solo dopo presidente. Ma c'erano persone che ridevano di lui. »
Eccolo là! Poteva mai mancare la propaganda calciopolistica? A parte il fatto che il povero Mo-ratto dovrebbe essere abituato fin dall'infanzia ad avere persone che ridono di lui, ogni occasione è buona per tornare alle basi, alle fondamenta del castello goebbelsiano di Farsopoli.
1 - Moratti è un gentiluomo, un vero signore - gli altri sono una banda di farabutti.
2 - L'Inter non vinceva solo perché c'era una Cupola che truccava i campionati.
Due concetti che ormai ci escono dalle orecchie per quanto li abbiamo sentiti, ci escono dagli occhi per quanto li abbiamo letti, ci escono dal... vabbè, da qualche altra parte!

«...Certo che non poteva vincere niente, dal momento che era tutto "blindato". Il sistema era molto forte e potente. Fino all'estate 2006, quando tutto lo sporco venne in superficie con Calciopoli. Allora si vide davvero cosa aveva perso l'Inter negli ultimi quattro anni e per quale motivo. In fondo, uno scudetto dell'Inter vale quanto cinque della Juventus! Lo scudetto fu attribuito per via amministrativa. Titolo di cui io vado fiero, perché ogni punto è stato conquistato con tanto sudore. Io lo definisco il "titolo all'onore". »
Ehm... qualcuno potrebbe informare il Signor Stankovic di qualche piccolo particolare? Ad esempio:
- negli anni di Farsopoli l'Inter non avrebbe comunque "perso" una beneamata cippa, o poco più. Eh già, perché anche ammettendo che la Juve fosse questa specie di Shub-Niggurath calcistico, un'incarnazione terrena del Male uscita dalla mente di H.P. Lovecraft, l'Inter negli anni di Sua Malvagità Moggi è arrivata seconda solo nel 2003. Negli altri anni ha raggiunto meno brillanti terzi, quarti, settimi, ottavi posti...
- già nella sentenza di Farsopoli venne spiegato come si giunse a penalizzare la Juve "in assenza di riscontri oggettivi, ma sulla base di un diffuso sentimento popolare". Infatti si era stabilito che la Juve riusciva a "truccare i campionati senza alterare la regolarità delle partite". Roba che manco il Mago Silvan, insomma.
Ma non è tutto... Caro Stankovic, ma lo sa che a Napoli c'è un Processo in corso? E che stanno uscendo cose tali da sporcare, e non poco, il vostro smoking bianco ed il vostro "scudetto dell'onore"?
Ah, non lo sa... ma non si preoccupi, non è colpa sua. Dopotutto non penso sia iscritto in "Giù le Mani", e i cosiddetti Media Ufficiali stanno facendo un lavoro egregio per nascondere tutto sotto quintalate di sabbia.
Per tacere poi della regolarità degli ultimi campionati. Non a caso, in un campionato dove gli errori sono appena appena meno a "senso unico" degli ultimi quattro, la sua squadra pare sia in serie difficoltà... come mai?

Ma andiamo oltre...

Scopriamo, scorrendo le pagine, che il periodo più duro è stato la stagione 2007-2008, in cui Deki è stato tormentato dagli infortuni: «Non mi allenavo, correvo sulla sabbia. Arrivava il venerdì, andavo in campo con la squadra e la domenica giocavo. Dissi a Mancini: "La mattina non ce la faccio ad alzarmi dal letto, mi fa male tutto". Quando vincemmo lo scudetto, a Parma, non andai a festeggiamenti, non me la sentivo ».
Orca miseria. E scommetto che gli stessi problemi li aveva Adriano. Eh già, un calciatore è una macchina umana perfetta ma delicata, bisogna che qualcuno si metta in testa una buona volta che un atleta deva fare l'atleta, non darsi ai traslochi con cartoni e stampelle, che diamine!!!


Ed arriviamo al 22 maggio 2010, quando Dejan si è laurea Campione d'Europa. Un successo che Deki descrive così: «L'Inter è campione d'Europa! Dopo 45 anni! Abbiamo realizzato qualcosa che nessuno in Italia aveva mai fatto! ».
Quanto mai d'accordo, caro Dejan. Infatti manco Sua Mostruosità Moggi, il grande puparo che stringeva in mano i fili del teatrino del calcio, è mai riuscito in tutta la sua carriera, ad inanellare una serie di orrori come quelli che hanno lastricato la strada della tua squadra verso quella Coppa. Rigori scandalosi non dati, reti misteriosamente annullate... Per trovare nella mia memoria qualcosa di anche solo lontanamente simile, devo ritornare al mondiale Nippo-coreano di qualche anno fa, quello di Byron Moreno e soci. Già, quello dove il buon vecchio Trap se la prese col presunto responsabile di cotanto scempio, tale Walter Gagg, che se la rideva pacioso e sornione dietro ad un vetro.
Sì, Gagg, quel Gagg là, quello che da un paio d'anni lavora per... ops... guarda te la vita, certe volte. Proprio quel Walter Gagg che ha l'ufficio due porte dopo quella del presidente Moratti.

Ma l'ultima perla del libro è alla fine, un vero e proprio capolavoro. Non per nulla si dice "dulcis in fundo", no?
Penso che tutti i lettori (i miei, non quelli di Dejan) ricordino bene alcuni exploit dei tifosi meneghini, sponda "bauscia".
A partire dal parcheggio di motorini in curva fino allo striscione "Non so più come insultarvi", cinque parole che ogni calciatore vorrebbe vedersi dedicate dalla propria curva... o no?
Vediamo cosa ne dice Stankovic: «Gli interisti sono tifosi che sanno amare, soffrire, rispettare. Se dicessi loro: "Sentite, dovete aspettare ancora vent'anni" e li facessi passare tutte le difficoltà possibili, ti direbbero: "Non c'è problema, ci stiamo, resistiamo". Con loro sono riuscito a realizzare il mio sogno di ragazzino, vincere la Champions League».
Anche senza rivangare i fatti da me raccontati, basterebbe guardare cosa succede proprio in questi giorni: un paio di partite perse e già i forum brulicano di proclami bellicosi, di gente che vorrebbe la testa (e pure capocollo e lonza) di Benitez (che non è più l’allenatore dell’inter). Penso che in caso di eliminazione dalla Coppa al prossimo turno qualche giocatore si ritroverà il SUV dato alle fiamme.
Già, ma sono tifosi che sanno amare, soffrire, rispettare, no?

Vedi, Dejan, qual è il guaio?
Vorresti dire cose che sembrino serie, ma sono soltanto ridicole, solo chiacchiere smentite una per una dai fatti.
Ed il peggio è che non fai nemmeno ridere, perché presuntuosamente ti ritieni, come tutti gli interisti, depositario della Verità.
Io, quand'ero -ahimé- più giovane, ho sempre apprezzato i comici umili, quelli dotati di autoironia, quelli capaci anche di prendersi in giro.
Pertanto lascia, caro Deki, che mi congedi da te come avrebbe fatto uno di loro, uno dei più grandi:

"...mecojoni...a' Stancovizze... tzè,tzè... MA VAAAAAFF..."

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1295


 
 
 

DZEKO AD UN PASSO DAL CITY. L'AGENTE A MANCHESTER PER GLI ULTIMI DETTAGLI...

Post n°3539 pubblicato il 30 Dicembre 2010 da nadir63l
 

Starebbe per sfumare definitivamente il grande sogno di mercato della Juventus: Edin Dzeko, infatti, sarebbe ad un passo dal Manchester City. Secondo quanto riportato dalla Wolfsburger Allgemeine Zeitung, Irfan Redzepagic, agente del bomber bosniaco, è da ieri è in Inghilterra per definire gli ultimi dettagli dell'affare. Il City verserebbe nelle casse dei lupi di Germania 35 milioni di euro e, in base all'accordo, il calciatore, oltre all'ingaggio, riceverebbe anche il 10% della somma incassata dal Wolfsburg. Il buon esito della trattiva non è in discussione e resta solo da definire la data dell'annuncio ufficiale. Edin Dzeko potrebbe fare il suo esordio con la maglia del City già il 5 gennaio, in casa dell'Arsenal

 
 
 

Ex juventini: 68 milioni di fallimenti

Post n°3538 pubblicato il 30 Dicembre 2010 da nadir63l
 

Immagine IPB

Stranamore….e poi..

Avevamo già affrontato il tema degli ex giocatori della Juventus quest'estate, alla fine del calciomercato. Avevamo discusso su cosa ci avesse lasciato, a noi tifosi innamorati della maglia bianconera, questo centrocampista o quell'attaccante; quel difensore o quell'altra giovane promessa.

Oggi, a distanza di circa tre mesi, vogliamo fare un altro tipo di discorso; vogliamo vedere cosa fanno nelle loro rispettive nuove squadre degli ex juventini un po’ particolari: quei giocatori che furono acquistati dall'inguardabile triade Blanc – Secco – Castagnini, sotto l'egida, tre anni su quattro, del loro degno compare, il peggior presidente della storia bianconera: Cobolli Gigli.

Piccola premessa: non verranno considerati quei giocatori riportati a Torino dai tipi di cui sopra, e poi spediti, che in realtà erano stati acquistati dalla Triade, quella vera. Sto parlando di Molinaro, Nocerino, Palladino, Criscito, Giovinco, Cassani ed anche di C. Zanetti e Marchionni.

Cominciamo questa galleria degli orrori.

ANDRADE
Pagato 9 mln di euro al Deportivo La Coruna, il difensore portoghese arrivò a Torino con gravissimi ed irrisolvibili problemi fisici. Se ne andò, ritirandosi dal calcio, per colpa dei suddetti problemi. La cosa incredibile fu che la "triade" non valutò i mesi di inattività in terra di Spagna di Andrade degni di un approfondimento medico più profondo, nè di una tutela assicurativa in tal senso.
E' stato, forse, il paradigma della loro incapacità gestionale.

TIAGO
Altro portoghese dal passo stanco. Pagato 14 mln di euro al Lione, una volta sbolognato in quel di Torino, il presidente dei campioni di Francia, fra un sospiro di sollievo ed un ghigno da solatore di professione, affermò: “Almeno non si infortunerà mai, perchè questo più del 75% delle sue possibilità fisiche non darà mai” La storia del campionato '08/'09 dirà che non solo non correva, ma si infortunava anche. Doppia sola del francese. Ma non solo: giocatore discreto soltanto in un centrocampo a tre, nel 4-4-2 di Ranieri scomparve immediatamente. L'anno dopo neppure nel 4-3-1-2 di Ferrara, modulo che avrebbe dovuto "esaltarne" le caratteristiche tattiche, riuscì ad emergere. Fu spedito in prestito all'Atletico Madrid che tanto ha creduto in lui, al punto di chiederne alla Juve il rinnovo del prestito per una seconda stagione. Di rilevarne il cartellino manco a parlarne.
E' stato, forse, il paradigma della loro ignoranza tattica.

ALMIRON
Arrivò a Torino dopo due stagioni ottime all'Empoli. Centrocampista di buona corsa, ma non un velocista; di buona tecnica, ma non un virtuoso; di buona visione di gioco, ma non un regista. Insomma: il classico giocatore di categoria, che poteva assomigliare a Veron solo per la pelata e per il passaporto (anche se quello di Veron era un pò più speciale...). Pagato 10 mln di euro, Ranieri gli consegnò le chiavi del centrocampo per le amichevoli estive e poco più. Da allora girovaga in prestito per l'Italia ed a Bari ha ritrovato, come volevasi dimostrare, la sua identità di buon interprete della Serie A di provincia; e altrimenti non poteva essere per un ragazzo che alla conferenza stampa di presentazione per il suo ingaggio alla Juve, tremava come una foglia e sudava come uno zulù in una sauna finlandese.
E' stato, forse, il paradigma della loro incapacità di valutazione delle doti umane.

POULSEN
La juve chiuse la stagione '07/'08 in terza posizione; non sfigurò mai nei confronti diretti, soprattutto contro le prime due. Un telaio di valore c'era, perché fu un lascito della vera Triade. Per tornare ad essere la Juve, almeno in campo, erano necessari quegli acquisti di qualità, soprattutto a centrocampo, che furono negati a Deschamps e che furono la causa delle dimissioni del francese. Il primo acquisto doveva essere quel regista di qualità che facesse correre la palla più che le gambe; il nome era quello del neo campione d'Europa Xabi Alonso, regista basso dai piedi deliziosi e dalla mente velocissima, il classico "5" latino-americano. Il Liverpool aveva fissato il prezzo: 18 mln, ma la "triade", appoggiata da un allenatore che quando prende le decisioni da una posizione di forza non ne imbiffa mai una, prese Poulsen per quasi dieci milioni. Allora il danese era famoso quasi esclusivamente per essere stato preso a sputi da Totti in un Europeo di quattro anni prima. Per il resto era conosciuto dagli esperti come un medianaccio di ventotto anni dai piedi ruvidissimi, lento e falloso, incapace nel far ripartire persino il più banale dei contropiede e, cosa ancor più grave, che andava in scadenza di contratto dopo un anno. Fu pagato, per questi motivi, uno sproposito; gli fu riconosciuto uno stipendio spropositato per fare la riserva di Sissoko e di Melo l'anno successivo. Marotta riuscì a piazzarlo a Liverpool per 5,5 mln di euro a qualcuno che forse ne capisce di calcio anche meno della "triade": Roy Hodgson, che Dio ce lo conservi.
E' stato, forse, il paradigma della loro ignoranza tecnica.

KNEZEVIC
Modestissimo difensore centrale croato, di proprietà del Livorno (leggasi squadra appena retrocessa in Serie B); fu conteso aspramente fino all'ultimo secondo del calciomercato al Torino (leggasi squadra che sarebbe a fine stagione retrocessa in Serie B), tanto da far esclamare trionfante Alessio Secco di aver portato a termine la più complessa operazione di mercato da quando faceva il DS. Inutile dire che giocò quasi mai e sempre da far pena; inutile dire che fu rispedito a Livorno dopo una sola stagione.
E' stato, forse, il paradigma della loro incapacità comunicativa.

MELLBERG
Roccioso, macchinoso difensore svedese, arrivò a parametro zero dall'Aston Villa; buona duttilità tattica, gran senso del gol, per essere un difensore, discreto nello spogliatoio e sempre capace di rendere in maniera sufficiente alla bisogna. Non era Piquè, ma neppure Knezevic. Infatti la "triade" lo spedì dopo soltanto un anno per riprendersi il simulacro di quello che fu una volta Fabio Cannavaro.
E' stato, forse, il paradigma della loro incapacità valutativa.

CANNAVARO
Vinse a 33 anni, da capitano, il mondiale tedesco, ritemprato da due anni di Juve capelliana, dopo i precedenti due nel manicomio della Pinetina, che lo avevano relegato a comprimario. Se ne andò per i noti fatti di quella maledetta estate, ma la notte di Berlino fu di fatto il suo canto del cigno. Mai più si espresse a quei livelli e nei successivi tre anni madridisti intraprese un lento ma inesorabile declino, che lo portò, nell'estate '09, ad offrirsi prima al Napoli, terra e squadra del cuore, e, una volta rifiutato, alla Juve che di fatto fu la sua terza scelta. Ripreso su consiglio (o ordine, mah...) di Lippi, CT azzurro e presunto futuro CT bianconero, disputò la sua peggior stagione da professionista, tanto da meritarsi un pensionamento dorato nel cimitero arabo degli elefanti.
E' stato, forse, il paradigma del loro pronismo verso la FIGC.

DIEGO
Trequartista di difficilissima collocazione tattica, venne ingaggiato per l'esorbitante cifra di 25 mln di euro dal Werder Brema, nelle cui fila fece vedere cose in vero apprezzabilissime. A parte un'esibizione sontuosa contro una Roma in totale disarmo, non fece mai intravedere le doti che lo avevano reso famoso in Germania. Era semplicemente l'Almiron dei fantasisti: un buon pedatore, un modesto brasiliano, se si considera la naturale predisposizione tecnica dei calciatori verdeoro; un giocatore da squadra di medio livello in un campionato di medio livello, a cui vollero dare le stimmate del predestinato. Un solo anno a Torino e la nuova Triade lo rispedì in terra teutonica, dove comunque sta proseguendo nella sua involuzione tecnico-tattica.
E' stato, forse, il paradigma della "triade".

Bene amici: abbiamo elencato 68 milioni di buoni motivi per dichiarare, senza ombra di dubbio alcuna, che quando J.C. Blanc afferma che la Juve ha vissuto gli ultimi quattro anni in un contesto di qualità, o delira o ci prende semplicemente in giro.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1294


 
 
 

Juve, per l'attacco spunta Floccari..

Post n°3537 pubblicato il 30 Dicembre 2010 da nadir63l
 

© foto di Alberto Fornasari

Continua senza sosta il lavoro di Beppe Marotta, sempre alla ricerca di una prima punta in grado di sostituire il deludente Amauri nello scacchiere di Gigi Del Neri. Con Dzeko destinato con ogni probabilità a rimanere solo un sogno, dal momento che è molto vicino alla firma con il Manchester City, e con Gilardino che potrebbe arrivare alla Juve solo a giugno, i bianconeri starebbero pensando all'attaccante della Lazio, Sergio Floccari (29). Il giocatore potrebbe diventare un obiettivo reale qualora il club biancoceleste riuscisse a ingaggiare Roque Santa Cruz, attaccante paraguaiano del Manchester City. Floccari sarebbe molto contento di vestire il bianconero, ma, in ogni caso, Marotta non si muoverà senza prima aver capito il futuro alla Lazio del giocatore.

 
 
 

AG. BUFFON: "Gigi č carico, si allena per giocare. Su questo non ci piove"

Post n°3536 pubblicato il 30 Dicembre 2010 da nadir63l
 

© foto di Alberto Fornasari

L'agente di Gigi Buffon, Silvano Martina, raggiunto telefonicamente dal Corriere dello Sport, ha parlato dell'ottimo stato di forma evidenziato dal portierone bianconero in questi primi giorni di lavoro a Vinovo: "So che alcuni vostri colleghi si sono meravigliati per lo stato di forma di Gigi. Io no, lo sapevo. Ora deve trovare la condizione, ma non si possono capire le cose dai primi due allenamenti. Facciamolo lavorare e quando sarà il momento si vedrà", ha spiegato il procuratore.  
Quando gli chiedono se per il 6 di gennaio Buffon sarà pronto, se la speranza di Gigi è quella di tornare molto presto, Martina risponde: "Non voglio essere strumentalizzato e, vista la situazione che si era creata, il rischio c’è. Gigi è carico, è chiaro che lavora per giocare, su questo non ci piove - il chiaro messaggio dell'agente -. Ma vediamo, c’è un allenatore e spetta a lui rispondere, non a me. Se può giocare alla ripresa? Non so dirlo, sono passati sette mesi dall’ultima partita... ".

 
 
 

MARCHISIO: "Al lavoro per ripartire alla grande"

Post n°3535 pubblicato il 30 Dicembre 2010 da nadir63l
 

Il centrocampista piemontese ha scritto ai suoi fans su Facebook
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

A Torino fa molto freddo; Vinovo è un misto di ghiaccio e nebbia mentre la Juventus si allena in questo finale di 2010. L'anno nuovo dovrà essere il definitivo trampolino di lancio per le ambizioni di una squadra che sta tornando quella di un tempo. La Vecchia Signora sta per mettersi alle spalle 365 giorni intensi tra bassi (nella prima parte) e di alti (nel suo epilogo), con la consapevolezza di poter ripartire più in palla che mai. E' quello che promette ai suoi fans Claudio Marchisio che, sul suo account ufficiale di Facebook, mette al corrente i suoi beniamini, ma più in generale quelli della Juventus, che la mentalità e la voglia di ricominciare subito sulla stessa lunghezza d'onda dell'ultimo periodo (anzi si spera sempre meglio) ci sono tutte: "Buongiorno a tutti!!!anche da voi fa così freddo come qua??oggi ultima seduta doppia...stiamo lavorando per ripartire alla grande!!un abbraccio e buona giornata!! Cla". Alla ripresa del campionato ci saranno subito due test molto impegnativi in casa contro il Parma, nel lunch match delle 12.30 in programma il 6 gennaio, e in trasferta contro il Napoli 3 giorni dopo, in uno scontro diretto che sarà infuocato come non mai, nonostante il freddo che in questo momento attanaglia la Juve a Vinovo ...

 
 
 

contento di essere ignorante!!!!!

Post n°3534 pubblicato il 30 Dicembre 2010 da nadir63l
 

Damascelli (Il Giornale): "La Juve senza memoria spegne la stella di Boniek. Ossessioni e paturnie di una fetta di tifosi e dirigenti ignoranti"
Fonte: di Tony Damascelli per "Il Giornale"

A Torino una ne pensano e cento ne fanno. In verità il motto sarebbe diverso ma in casa Juventus le cose stanno proprio così. Dunque tra qualche mese i tifosi (detti quota mercato) della squadra bianconera potranno accedere al nuovo stadio, tutto juventino di idee e di proprietà, caso unico nel panorama calcistico nostrano. Per avviare in anticipo le celebrazioni dell’evento, qualcuno ha pensato di illuminare lo stadio medesimo con cinquanta stelle, nel senso di piastrelle dorate, una per ognuno dei settori dell’impianto, stelle che ricorderanno i grandi della storia juventina. Per la cronaca buffa, sul sito del club, a fianco del titolo «accendi una stella» risalta il profilo esultante di Roberto Bettega, da qualche mese licenziato dalla stessa società. Anche questo fa parte della commedia in bianco e nero.
Sono stati stabiliti anche i criteri per l’assegnazione del merito, roba abbastanza singolare: avere vinto il Pallone d’Oro (Boniperti o Parola, mai, ma c’è qualcuno che ha il coraggio o l’ignoranza di discuterli?), aver indossato la fascia di capitano, aver segnato un tot numero di gol, insomma tutta roba di statistica e non di storia, secondo usi e costumi in questo mondo di internauti e di incolti. E così Zibì Boniek che era stato inserito nella prima lista dei 100 di sempre, giustamente ma senza che il polacco rispettasse i criteri suddetti (!), è stato fatto fuori dai favolosi 50, colpevole, secondo una corrente di pensiero della tifoseria bianconera, di essere passato alla Roma, di aver “rinnegato” il suo passato torinese, di avere criticato in modo aspro il periodo della triade, insomma di avere assunto una posizione di contestazione. D’accordo, ma questo che cosa c’entra con il campo? Con la storia della Juventus? Così come, ai tempi della elezione a miglior milanista di sempre, venne bocciato in modo discutibile e incomprensibile Gianni Rivera per consegnare il titolo a Franco Baresi, così la Juventus cancella una parte della propria storia per un capriccio di orgoglio, per il provincialismo tipico di un ambiente che ha voluto scrollarsi di dosso il passato prossimo e remoto (fatte rare eccezioni) con lo slogan furbesco di una “mission etica”.
Andrea Agnelli vive con imbarazzo questa vicenda miserabile che serve soltanto come discarica alle ossessioni e alle paturnie di una fetta di tifosi e dirigenti ignoranti. Di certo, al di là dell’arredo dello stadio, per fortuna nessuno può cancellare dall’almanacco bianconero un periodo fantastico e i suoi interpreti. Trattandosi di stelle, più che cosmico il problema mi sembra comico.
Zibi Boniek, anche senza quella stella nel nuovo stadio di Torino, ha lasciato ugualmente il segno e la memoria nell’avventura juventina, lo ha lasciato con i suoi gol, con il suo carattere, con la sua energia. Lo ha ribadito Michel Platini che con il polacco ha vissuto una fetta importante di quella storia: «E’ una sciocchezza, Zibì ha dato molto alla Juventus, le sue critiche ai dirigenti non c’entrano con tutto quello che lui ha saputo dare e fare per la squadra». Serve altro?

 
 
 

     

 

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