LA NUOVA CASA BIANCONERA
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«Il vantaggio di dodici punti, che a fine campionato diventerà di quindici, non può essere frutto di null’altro che non il fatto che eravamo più forti. Una grande squadra che quella sera, il 12 febbraio 2006, di fatto si portò a casa il ventinovesimo scudetto. La medaglia ce l’ho ancora casa. E non la restituisco. »
Alessandro Del Piero
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Messaggi del 28/01/2011
Fonte: di Vincenzo Ricchiuti per uccellinodidelpiero.com Siamo ancora in tempo per cavare il massimo possibile dal minimo storico in cui è giunta la Juve. Bisogna però fare gli uomini e ingoiare la verità che di solito non è educata né onesta né specchiata né perbene. S’è ancora in tempo per prendersi un posto in Europa e ricominciare con Moggi alla luce del sole a partire da Giugno. Ma Moggi per averlo a Giugno bisogna prenderlo ora. Se non lo faremo noi, la Juve, lo farà qualcun altro. La verità l’hanno capita molto prima di noi e dei nostri dirigenti gli altri del calcio italiano. Quegli altri, quelli che ci odiano ma ci stanno implorando di fare qualcosa. E noi niente, sabaudi e ligi al dovere dell’etichetta, malati e carucci, guardie al bidone della benzina da bravi soldati, ingolfati dietro parole come progetti, contratti, bilanci, frustrati con la voglia di spaccare tutto e la postura rigida nell’obbedienza come se quei milioni di euro investiti nel cricket da Exor siano serviti a infilarci le mazze lungo la schiena. Quegli altri del calcio italiano invece no, chissenefrega delle cose che fregano noi. Quelli lì i presidenti se li magnano a colazione, gli arbitri a cena, fan debiti esoneri e arraffi di regime. Questi qui hanno capito l’unica cosa che conta, mentre noi ci trastulliamo con i fair play, i Marotta, gli stadi e le stelle. Il calcio italiano ha bisogno fisicamente di Luciano Moggi. Il calcio italiano ha un bisogno quasi fisico di Luciano Moggi perché morta la Juve il calcio italiano è quasi sparito e c’è bisogno di ricreare un traino che porti la locomotiva del calcio italiano avanti dove gli spetta. E dove si salva. C’è fame di dirigenti d’alto livello. D’un nuovo Franchi, magari più Franti che Franchi ma di potere eguale. Moggi comunque rientra perché ricominci a tirarsi il calcio italiano sulle sue spalle. Sta a noi essere ancora lì quando succede, in prima fila. Sennò peggio. Non solo avremo Marotta a favore. Persino Moggi contro che di certo deve fare gli interessi di chi ha capito prima di credere non nelle fiabe. In lui. Dicono sia tramontato, sia vecchio, non al passo coi tempi da calci nei denti. Tramontato sarà Boniperti, il suo mondo di cipria e basti la parola Juve, di strette di mano e culo seduto sul culo degli altri. Il mondo di Moggi, merci, segnali e procuratori, è vivo, vegeto. E lotta contro di noi. Moggi non ha fatto il suo tempo. Di quel mondo ha fatto le chiavi. Ho letto i vostri commenti. Parlate di non cacciare, almeno non ora. Fare i conti alla fine, l’onore della parola data, lo stile, la patria. Abbiamo tempo. Sembrate quelli che andarono a dannarsi a Salò per mantenere fede alla parola data, alla parola non ritiratasi almeno lei per tempo. Quelli della mediocre ma bella morte da principesse anziché il rospo di un vecchio inizio da rospi. Quelli che avrebbero fatto i conti a Giugno e non finirono Aprile. Mentre i russi e gli americani si spartivano tutto salvandosi l’anima dal rimpianto dei vinti. Tempo non ce n’è per le vostre anime belle, i conti da pareggiare, verifiche, fedi e matrimoni di guerra con i vostri Del Neri. La verità che dovete ingoiare è questa. A mio avviso la stagione è compromessa e bisogna solo lanciare segnali. La squadra è stracca, gli arbitraggi sono quelli che sono, non si capisce chi comandi, c’è vuoto di potere e ci sono sei posti per l’Europa da distribuire. Tre sono già presi, le milanesi e la Roma. Due li devono dare a Palermo e Napoli, soldi e consigli di Moggi. Rimane un posto solo ma c’è la Lazio e Lotito rispetto a Marotta è un gigante. Un segnale è o sarebbe utile anche al processo a Napoli: la Juve sta con Moggi, punta su Moggi. Se dici questo, la stampa comincia a cambiare atteggiamento col processo perché se sai che Moggi torna ad alti livelli non puoi permetterti di fartelo nemico. Se dici questo, Braschi comincia a pensarci su perché Moggi conosce vita morte e miracoli di Braschi e tutti gli attuali vertici arbitrali italiani. Se dici questo, fai capire alla Fgci che la Juve ha smesso il basso profilo e che i posti a tavola anche da subito devono liberarne uno. Spiace per chi ci rimette il posto ma da soli non siamo in grado di raddrizzare l’andazzo. Ci vogliono arbitri equi e protezione. Impegno profuso al momento giusto, qualche risultato amico da chi non ci è amico. La Juve farà sul serio ? Faranno i seri anche loro. Dall’interno non risolviamo niente. Ci vogliono i nostri nemici. Ma per averli bisogna dar loro i loro nemici. I nomi io li faccio. Moggi e Capello. Tanto Giraudo da qualche parte già c’è. Capello o chiunque Moggi vorrà, tanto l’allenatore con Moggi lo allena la società. Si facciano subito, anche bluffando “a partire da Giugno”. Tanto è il segnale quello che conta. Poteri dittatoriali a Luciano Moggi. Basta democrazia juventina, roba che non va bene specie in tempi di guerra e la Juve è da sempre una dichiarazione di guerra col mondo, roba da perdigiorno ed intrallazzoni. La squadra la si affidi ad un traghettatore che si faccia gestire da Moggi. Il mercato di Giugno lo si inizi ora con la rete di Moggi. Gente che ha scoperto Maradona e Pastore, gente che in autofinanziamento sa spendere ma anche spandere reti, Perinetti, Di Marzio, Raiola. Gente con facce da poker, brave persone solo a casa propria, sul lavoro senza pietà. Facciamo presto e facciamolo subito. L’unico ostacolo poteva essere Giraudo consigliori di Andrea contro Moggi ma quella era una bubbola alimentata dagli arriccia naso che già quando vincevano, incassavano ma non rispettavano. Ma incassavano uguale. Una balla alimentata dal fiato sprecato di schizzinosi sabaudi ed onesti, propalatori del piccolo è bello, del bello è meglio, Boniperti in sedicesimo stilosi e frocetti intenti a consigliare i nobili e a zittire quel Moggi che aveva il torto di non lasciarsi soltanto usare, inascoltati in entrambi i casi. Un pallone di palle mosce destinato a schiantarsi sul lieto fine che solo i cattivi sanno come ottenere. Società che vince non cambia il mondo come vorrebbero i buoni. Né d’abito come gli onesti. Società che vince non cambia. E basta. |
Breve anticipazione dell'intervista rilasciata a "La Tribù del pallone". Quattro scudetti, tre Supercoppe Italiane, una Coppa Intercontinentale e una Supercoppa Europea, un curriculum di tutto rispetto e pingue per Mark Iuliano, difensore della Juventus dal 1996 al gennaio 2005. Eppure nonostante l'ottima carriera da molti, l'Italia anti-juventina, viene ricordato solo ed esclusivamente per il famoso contatto in area con Ronaldo durante Juventus-Inter del 26 aprile 1998 terminato con il successo per 1-0 dei bianconeri. Un episodio discusso e controverso del quale si parlerà nella trasmissione "La Tribù del pallone" in onda questa sera su Mediaset Premium e che durante Studio Sport ha visto una breve anticipazione significativa. Con Iuliano ironico nei confronti dei tifosi nerazzurri: "Me lo continuano a chiedere se quello era rigore o meno. Specie gli interisti che ora spuntano come funghi dato che stanno vincendo mentre prima non se ne vedevano in giro. Ma loro sono così, prima probabilmente si nascondevano....". |
Il presidente e l'ad incontreranno i giornalisti per spiegare il futuro TORINO, 28 gennaio - Domani si saprà di più del futuro prossimo e remoto della Juventus. In presidente Andrea Agnelli e l'ad Beppe Marotta incontreranno la stampa per fare il punto sulla situazione. Un segnale di trasparenza, voluto e scelto dalla società, nell'assumersi precise responsabilità (non solo mediatiche) in un momento non facile. In effetti, il morale della truppa bianconera è sempre più basso. La Roma ha passeggiato a piacere sulle rovine juventine e il bilancio si è appesantito di un'altra «cocente», per usare il termine di Del Neri, eliminazione. Sgomento anche tra i tifosi: a parte i fedelissimi della curva Sud, che hanno continuato a sostenere la squadra, tutto il resto dello stadio ieri sera per la prima volta ha manifestato con fischi la propria delusione. Il rischio, adesso, è che serpeggi la sfiducia per il raggiungimento dell'unico obiettivo rimasto, l'accesso alla Champions League. QUANTI INFORTUNI! - E poi, la serie continua e inarrestabile di infortuni: ieri è toccato anche a Pepe, uno dei pochi a non avere messo mai piede in infermeria, più Motta e Amauri. Su quest'ultimo si è concentrato il disappunto anche della Curva Sud, quella più buonista verso la società e la squadra: non è la prima volta che si è sentito chiaro l'invito al brasiliano ad andarsene, contestualmente alle invocazioni polemiche a Trezeguet. E intanto scorrono i giorni verso la chiusura del mercato: è sempre più difficile che arrivi una punta di spessore, mentre proprio ieri i tifosi hanno dovuto trangugiare l'ennesimo boccone amaro, vedersi sfuggire Pazzini non solo verso l'Inter, ma anche per una cifra tutt'altro che da capogiro. Un Del Piero arrabbiatissimo («Usciamo con le ossa rotte») ha cercato di scuotere ancora l'ambiente suonando la carica: «Con l'Udinese non possiamo sbagliare». Ma la squadra di Guidolin fa davvero paura perché è in un momento di gran forma ed è una nuova incomoda, visto che nessuno fino a poche settimane fa pensava che potesse insidiare alla Juventus i posti che contano. ECCO BARZAGLI - Oggi è stato presentato Andrea Barzagli, che ha detto di credere nella Juventus: «Arrivo in un grande club. Nonostante i tanti cambiamenti effettuati e i numerosi infortuni, siamo a 2-3 punti dalla Champions. È una squadra compatta, dalle ottime potenzialità, che può solo fare meglio. Il morale? Nessuno ha mai fatto salti di gioia dopo una sconfitta, ma tra poco c'è la possibilità di un riscatto immediato. Non bisogna buttarsi troppo giù». È costato solo 300 mila euro e la sua intenzione è quella di giocarsi il posto con Chiellini e Bonucci, «ma mi attengo alle decisioni di Del Neri». Per Pepe, Amauri e Motta si saprà solo domani, ma è evidente che sono out per domenica sera. C'è quindi nuovamente penuria di punte: solo Iaquinta (reduce da un lungo infortunio) e l'inossidabile Del Piero, con Martinez a disposizione. Anche a centrocampo c'è un solo ricambio, Sissoko. Barzagli dovrebbe esordire in panchina. |
Fonte: juventus.com Come comunicato dalla Juventus tramite il proprio sito ufficiale, gli infortuni continuano a colpire la squadra di Del Neri. Oggi Vincenzo Iaquinta ha interrotto l'allenamento per un fastidio al ginocchio destro. I primi accertamenti clinici hanno dimostrato il riacutizzarsi di un dolore al tendineo rotuleo. Domani verrà meglio verificata la situazione. Manuel Giandonato è stato sottoposto a intervento chirurgico di meniscectomia artroscopica laterale del ginocchio destro e ritensionamento della capsula posteriore. Il chirurgo, professor Pier Paolo Mariani, ha indicato una prognosi di 30-45 giorni per iniziare il recupero sul campo. Trasferirsi direttamente a Lourdes potrebbe essere una soluzione da prendere in considerazione... |
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Fonte: di Luciano Moggi per "Libero" Un vecchio adagio dice che prima di giudicare una persona è bene darle tempo. Sotto questo aspetto mi sta venendo meno Leonardo, e se pure molte cose possono essere spiegate con l’abito del ruolo, tuttavianonmi piacciono. Il tecnico dell’Inter, passato a Napoli ai rigori dopo aver fatto una figura barbina o quasi, se ne esce parlando di una vittoria «molto meritata». A Udine tre giorni prima aveva detto che non commentava ma vedeva tutto degli arbitri, un chiaro avviso ai naviganti, e adesso, dopo Napoli, evita i riferimenti agli episodi contestati. Su questi (il più contestato il gol annullato a Cavani al 12’) si è infuriato Mazzarri, che ha risposto piccato: «Vittoria meritata? Leonardo ha visto un’altra partita». In verità credo che l’ex milanista, dopo la full immersion nel dna Inter, si sia calato perfettamente nelle furberie nerazzurre, modellando le proprie opinioni rispetto al momento e alla convenienza. Troppe incognite Il ruolo delle due contendenti al San Paolo è parso capovolto. Anzi, stravolto. Eppure in campo c’era l’Inter campione del mondo e d’Europa (con tutti i titoli conquistati l’anno scorso, gli scudetti ripetuti), ma c’era un Napoli che ha dominato per gran parte del match nonostante le “amnesie”di Leonardo. Il quadro d’insieme ha chiarito perché a Udine i nerazzurri hanno perso, e non c’entra che al Friuli attualmente perderebbe anche il Barça (esagerazione di un telecronista Rai), ma conta invece la condizione precaria dell’armata nerazzurra. Tocca chiedersi quanto valga attualmente l’Inter di Leo rispetto a quella di Benitez. Due le possibili verità a prescindere dalla valenza degli allenatori: 1) Il ritorno... alla parola del patron nerazzurro subito dopo l’addio di Mourinho e la conseguente gestione “bonaria” di Benitez, mai amato dai giocatori. 2) Il logorio fisico e mentale della squadra, anche in considerazione dell’età di molti campioni. Noi siamo per la seconda ipotesi. l’eventualità cioè che i malanni dell’Inter non siano colpa dell’allenatore, chiunque esso sia, ma di diversa natura. In qualche maniera la squadra potrebbe essere giunta alla fine di un ciclo, quasi al punto di “cottura”, per indigestione di vittorie, per usura di molti dei suoi giocatori (di qui gli infortuni). Tutto ciò ci rimanda all’errore topico di Moratti: bloccare ogni restyling ritenendo che non ce ne fosse bisogno. A ciascuno il suo, non mi stancherò di dirlo: un presidente deve fare il presidente, non pensare di sapere come costruire e mantenere una squadra forte. Se lo fa, sbaglia. E il Moratti presidente ha sbagliato tanto, ha speso un’enormità per confezionare rose inadatte. Poi finalmente è riuscita la “balla Calciopoli” e lui giù a dire che non otteneva risultati per questo motivo, aggiungendo che dopo il 2006 ha vinto tutto. Noi siam qui per aiutarvi a capire il Moratti pensiero. Quanti errori Giocatori acquistati durante la sua presidenza. Tra gli altri: Simic, Taribo West, Domoraud, Rivas, Moriero, Dabo, Cauet, Gilberto, Georgatos, Russo, Sinigallia, Macellari, Fissore, Padalino, Sorondo, Conceiçao, Farinos, Guglielminpietro, Beati (loro...), Gresko, Emre, Okan, Kallon, Pacheco, Vampeta, Peralta, Robbiati, Hakan Sukur, Biakolo, Ventola, Martins, Coco, Gamarra, Almeyda, Helveg, Adani, Choutos, Ze Maria, Wome, Kily Gonzales, Solari, Cesar, Carini, Van der Meyde, Karagounis, Brechet, Lamouchi, Fadiga, Caio... e mi fermo per mancanza di spazio. Con questi giocatori aveva la pretesa di competere con la Juve di Buffon, Del Piero, Zidane, Nedved, Emerson, Thuram, Treseguet, Mutu, Zambrotta, Cannavaro, Vieira, Ferrara, Montero, Camoranesi, Chiellini. Chi volesse approfondire vada a vedere le formazioni di Italia (Campione del Mondo) e Francia a Berlino 2006. Vogliamo parlare degli scambi? Seedorf e Pirlo per Coco e Guly, Cannavaro per Carini. E ancora, allenatori presidenza Moratti dal 2000-2006: Lippi, Tardelli, Cuper, Verdelli, Zaccheroni, Mancini. Totale: 6 in 6 anni. Ben15 dall’inizio della sua gestione. Allenatori 2000-2006 della Juve: Ancellotti, Lippi, Capello. Credo risulti evidente la linearità di conduzione da parte juventina, con il bilancio tra l’altro sempre in pareggio, al contrario dell’annaspare dalla parte nerazzurra, nonostante i grandi esborsi del patron. |
Sull'edizione odierna del quotidiano sportivo piemontese, si scrive di continui incontri tra Andrea Agnelli e John Elkann. I due starebbero discutendo delle prospettive future riflettendo su tempi e cifre per rendere la squadra maggiormente competitiva. Si ipotizza un aumento di capitale, unico modo per la proprietà di immettere liquidi. |
Secondo il quotidiano sportivo romano, la Juventus avrebbe fatto una telefonata a Palermo per chiedere informazioni su Javier Pastore (21), fuoriclasse argentino. La valutazione è molto alta, potrebbe essere solamente una suggestione, ma la voce va riportata. Per l'immediato ritorna con insistenza il nome di Djibril Cissè (30), ma si punta il prestito. |
La Coppa Italia, era un obiettivo concreto di questa Juve. Un obiettivo alla portata di una squadra che, dal suo stesso tecnico, viene definita "la migliore che ci sia". Partendo dal presupposto che, la "miglior squadra che ci sia" non farebbe una pessima figura come quella di stasera perdendo 2-0 in casa, ma bisogna chiedersi per quanto tempo continueranno a prenderci in giro. Si, perchè quello che riesce meglio a questo club, negli ultimi cinque anni, è proprio prendere in giro i propri tifosi. Non era, forse, anche l'Europa League un obiettivo da centrare per questa squadra? Non avevano detto, dopo il pareggio contro la Sampdoria in casa, che questa squadra non poteva competere per lo scudetto, salvo poi tornare sui propri passi ed incoraggiare i tifosi a crederci? La verità è che nemmeno loro sanno dove può arrivare questa squadra. Si tira a campare, si arriva fin dove si può... Allora, la domanda ci sorge spontanea: dove può arrivare questa Juve? Bisognerebbe chiederlo ad Andrea Agnelli. Il nuovo presidente aveva portato entusiasmo, prometteva fuochi d'artificio su tutti i fronti: da Calciopoli al mercato, la Juventus sarebbe risorta e i tifosi non avrebbero più sofferto. Era tutto troppo bello: Calciopoli 2 è lontana anni luce, se si continua di questo passo, finirà tutto in un fascicolo che sarà gettato nel primo cassonetto dei rifiuti che si trova. Rinascita? La rinascita di questa squadra sarebbe l'unico miracolo che metterebbe d'accordo la Scienza e la Chiesa. Ora come ora, se non ci fosse il nuovo stadio, che porterà introiti freschi (intorno ai 40 milioni a stagione), la Juventus farebbe la fine di un nobile caduto cui è rimasto solo l'onore che gli permette di sopravvivere. La Vecchia Signora farebbe la fine di una Cenerentola che non troverà mai più la sua scarpa. Un po' quello che è successo al Nottingham Forest, un tempo leggendaria squadra inglese, ora piccolo club cui è rimasto solo il blasone di un tempo. Bisognerebbe chiederlo a Giuseppe Marotta. Inutile nascondersi, il direttore generale è ormai diventato il Jean Claude Blanc dello scorso anno. E' l'uomo con più potere all'interno della società bianconera, e questo lo si deve soprattutto al presidente Agnelli che gli ha confidato fin troppa fiducia dall'inizio, senza mai porgli dei paletti sul suo percorso. Chiedergli, per esempio, se avesse ben chiaro in mente il concetto di essere alla Juventus, e non alla Sampdoria o al Chievo (con tutto rispetto). Giocatori come Amauri, Marco Motta e tanti altri non troverebbero nemmeno spazio in tribuna in club come Inter, Milan o Roma. Bisognerebbe chiederlo anche al mister Luigi Delneri. Per il tecnico di Aquileia, ogni sussurro di mercato era come "una spada dai giornali, ogni giorno". Ebbene, dovrebbe invece chiedersi se anche per i tifosi, le voci di mercato, erano un tale supplizio. Delneri insisteva col dire che questa squadra non aveva bisogno di rinforzi, saremmo d'accordo se la Juventus fosse una squadra che lotta per la retrocessione. Perchè, finora, il trend è quello: tre sconfitte, due vittorie ed un pareggio nelle ultime cinque partite. Per non parlare dei gol subiti: 10, contro i 5 realizzati. Davvero, questa squadra, non ha bisogno di rinforzi? Davvero? Bene, allora avrebbero potuto dircelo prima che, per quest'anno, l'obiettivo stagionale era la zona preliminari di Europa League. Bisognerebbe, infine, chiederlo anche a John Elkann. Il grande tifoso che, per amore della maglia, mette suo cugino alla guida del club, per tornare a vincere. Peccato poi che, quando la squadra necessita di soldi freschi per evitare il baratro, egli preferisca gettarsi a capo fitto sul cricket, investendo quasi 400 milioni di euro per uno sport che conoscono solo in Inghilterra. E' un controsenso pazzesco, ma del resto tutta questa Juve è un continuo ripetersi di controsensi. Cosa sarà di questa Juve? Bisognerebbe capovolgere la domanda ai massimi vertici bianconeri: cosa volete fare da grandi? |
Ho guardato dentro una bugia...e ho capito ch'è una malattia alla quale non si può guarire mai e ho cercato di convincermi che tu non ce l'hai,. e ho guardato dentro casa tua. ...E ho guardato la televisione e mi è venuta come l'impressione che mi stessero rubando Il tempo e che tu e che tu mi rubi l'amore. Dopo una nottata passata all'insegna della delusione i tifosi bianconeri si ritrovano a vivere un tranquillo venerdì mattina fuori anche dalla Coppa Italia, dopo l'eliminazione prematura dall'Europa League e rimangono come dice Vasco Rossi "Senza Parole". C'è da guardarsi dentro e capire le cause di questi fallimenti perchè fallimenti sono, fallimenti veri e non presunti. C'è da capire cosa fare da qui a giugno per arrivare almeno quarti e salvare la stagione, perchè solo il quarto posto può salvarla. Insomma c'è da capire quali sono state le bugie e chi le ha raccontate quando alcuni sostenevano che questa squadra fosse da scudetto, quando dicevano che si seguivano i Dzeko, i Pazzini. Per alcuni tifosi la Juventus è una malattia, da cui non si può guarire. Ormai da due anni i tifosi vivono momenti di grande sconforto su tutti i fronti. Risultati sportivi, trattamento arbitrale, processi sportivi. Possibile che questa Juventus sia arrivata a contare così poco su tutti i fronti? Dal mercato alla politica, alle istituzioni. Prima di guardare in casa degli altri bisogna guardare in casa nostra, ai nostri errori e ne abbiamo fatti tanti. I tifosi sono tifosi e più che sostenere la società e comprare una "stella" non possono fare. a guardare la televisione ieri, però abbiamo avuto tutti l'impressione che ai tifosi "stiano rubando il tempo" e un in un certo senso "anche l'amore". Lo striscione su Giovanni Agnelli era da brividi. I brividi che da la mancanza di quello stile, di quell'autorevolezza, della capacità di farsi rispettare, ma anche di saper risollevare l'ambiente con il colpo ad effetto, un acquisto, insomma qualcosa... Ci fosse ancora lui o il dottor Umberto le cose sarebbero andate diversamente e non parliamo solo degli errori arbitrali che non vengono rilevati, quello sono il meno, perchè ieri forse c'è stato un errore ma la squadra non è stata all'altezza. In Andrea Agnelli i tifosi hanno fiducia, alcuni avevano fiducia in Marotta e Delneri, ma la fiducia non la si compra al supermercato, la fiducia la sia guadagna giorno per giorno con le prestazioni, con le azioni, con il coraggio e purtroppo con risultati. La fiducia si trasforma in pazienza e la pazienza non è infinita. Veder Pazzini all'Inter dopo averlo sentito nominare per mesi ci lascia "senza parole". Preferiremmo che da qui in avanti nessuno illuda più i tifosi. Il giocattolo non si è rotto ancora ma il filo è sottile, ieri siamo rimasti senza parole....speriamo domenica di vivere sensazioni diverse. |
Inviato da: diletta.castelli
il 11/10/2016 alle 17:05
Inviato da: dimariamonicaa
il 08/04/2016 alle 21:04
Inviato da: aldo.giornoa64
il 20/12/2015 alle 22:00
Inviato da: aldo.giornoa64
il 13/12/2015 alle 23:54
Inviato da: aldo.giornoa64
il 08/12/2015 alle 23:14