LA NUOVA CASA BIANCONERA
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«Il vantaggio di dodici punti, che a fine campionato diventerà di quindici, non può essere frutto di null’altro che non il fatto che eravamo più forti. Una grande squadra che quella sera, il 12 febbraio 2006, di fatto si portò a casa il ventinovesimo scudetto. La medaglia ce l’ho ancora casa. E non la restituisco. »
Alessandro Del Piero
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Messaggi del 30/01/2011
«Non è giusto che gli arbitri non fischino più i falli su di lui. Stasera penalizzati da alcune decisioni, ma dobbiamo intervenire sul mercato perché ci mancano le alternative in attacco» TORINO, 30 gennaio - «Ci sono state delle valutazioni arbitrali che ci hanno penalizzato, vedi il tocco di mano di Zapata e dei falli non fischiati su Krasic. Io non ce l'ho col settore arbitrale, ma non mi piace che su Krasic si parta prevenuti. Lui ha già pagato, e non mi sembra giusto che continui a farlo. Per questo dico: adesso basta». Il tecnico della Juve, Gigi Del Neri, ai microfoni di Sky Sport, commenta il ko contro l'Udinese. Secondo Del Neri sulla sconfitta hanno influito anche alcune decisioni arbitrali, in particolare nei confronti di Krasic. «Chi giudica non deve sempre pensare alla simulazione di Bologna -spiega Del Neri-. Perché non solo stasera, ma anche in altre partite, Krasic ha subito falli che non sono stati sanzionati. Per questo dico al settore arbitrale di stare sereno, e giudicare giustamente. Anche nel primo tempo Domizzi ha fatto almeno due falli che postavano costargli il rosso». MERCATO - Archiviato il capitolo arbitri, Del Neri ammette il momento di difficoltà della squadra e spera in un intervento sul mercato da parte della società: «Non abbiamo molte alternative in questo momento. Abbiamo gli uomini contati, anche se con un po' più di attenzione forse si potevano evitare quei gol, ma non avevamo proprio le soluzioni per cambiare questa partita». «Uno sforzo sul mercato? -prosegue- Non so, la situazione degli attaccanti va valutata, è importnate avere dei ricambi all'altezza, ora abbiamo tutti i nostri con problemi fisici. Un intervento credo sia opportuno proprio perché non abbiamo la possibilità di cambiare le partite per mancanza di alternative». L'ANALISI - Del Neri torna poi sul ko contro l'Udinese: «C'è un po' di avvilimento perché a nessuno piace perdere, adesso valuteremo a mente fredda per capire dove abbiamo sbagliato e intervenire per migliorare. E' ovvio che viviamo un momento difficile e dobbiamo recuperare energie, cercare di sbagliare meno e lavorare ancora di più». |
I bianconeri battuti 2-1. Dopo Damato, anche Giannoccaro ignora un possibile rigore a favore di Del Piero e compagni. Un grandissimo gol in acrobazia di Marchisio al 60' porta in vantaggio i padroni di casa. I friulani rispondono con Zapata al 67' e con Sanchez all'85' che poi viene espulso. Rosso anche per Bonucci TORINO, 30 gennaio - La Juve finisce ko contro l'Udinese nel posticipo del 22° turno della Serie A. I friulani vincono 2-1 (0-0) in rimonta, rispondendo con Zapata e Sanchez ad un bellissimo gol di Marchisio. Con questo successo l'Udinese sale a quota 36 punti e scavalca proprio la Juve, che protesta soprattutto per un tocco di mano in area di Zapata che l'arbitro Giannoccaro non giudica da rigore. PIU' JUVE - La Juve incerottata e in piena emergenza si affida ancora al suo capitano, Alessandro Del Piero, per la sfida contro l'Udinese, forse la squadra più difficile da affrontare in questo momento in Serie A. Il numero 10 bianconero prova a prendersi la squadra sulle spalle, affiancato da Martinez (non al meglio), e supportato dalle incursioni di Krasic e dai lanci di Aquilani. Dall'altra parte l'Udinese schiera la coppia "terribile" formata da Sanchez e Di Natale (fischiato dalla curva bianconera per il 'no' alla Juve in estate). I friulani giocano a memoria, e provano a mettere in difficoltà la Juve con rapidi scambi in velocità. La formazione di Guidolin pecca, però, di leziosità, e permette ai padroni di casa di controllare gli spazi e ripartire. Così il primo 'brivido' è per gli ospiti su un corner di Del Piero deviato in area. Poco più tardi la Juve costruisce un'altra ottima azione con Bonucci che effettua un grande anticipo, ma poi spreca tutto andando al tiro anziché servire Krasic. E' ancora della Juve, poi, il primo vero tiro in porta. Neanche a dirlo, ad effettuarlo è Del Piero con un sinistro velenoso che costringe Handanovic alla deviazione in angolo. Sugli sviluppi del corner ancora Del Piero serve Grosso che viene però contenuto da Handanovic. Nel finale di tempo torna a farsi sentire l'Udinese, che sfiora il gol con una bella conclusione di Isla. ZAPATA RISPONDE A MARCHISIO - In avvio di ripresa è ancora Del Piero a rendersi pericoloso con una sua conclusione a giro che termina di poco fuori. L'Udinese capisce che sta rischiando troppo, e torna a premere, alzando il ritmo della partita. La Juve è costretta a retrocedere, e rischia di capitolare proprio contro Di Natale. L'attaccante friulano prima impegna Buffon con un tiro ravvicinato, e poi va vicinissimo al gol con un destro che termina fuori di poco. E' il momento migliore dell'Udinese che, però, commette nuovamente l'errore di non concretizzare la propria superiorità di gioco. La Juve, infatti, non resta a guardare e, appena può, colpisce. Al 60' arriva così il gol del vantaggio. E' un euro-gol, in realtà, e a realizzarlo è Marchisio con una splendida rovesciata, dopo un tiro di Del Piero rimpallato, che non lascia scampo ad Handanovic. Il vantaggio, però, dura poco. Appena 7' dopo, infatti, arriva il gol del pareggio dell'Udinese (che inserisce Denis per Inler) con Zapata che ribadisce in rete dopo una respinta di Buffon su una conclusione di Di Natale. L'1-1 accende definitivamente il match. La Juve non ci sta (proteste per un possibile tocco di mano di Zapata) e attacca a testa bassa alla ricerca del nuovo vantaggio. Guidolin, invece, sembra voler gestire il pareggio, e decide di inserire Abdi al posto di Di Natale. In realtà l'Udinese non rinuncia ad attaccare e sorprende la Juve con Sanchez che chiude una bella triangolazione e completa la rimonta per gli ospiti. La gara si innervosisce e le due formazioni restano in dieci per le espulsioni rispettivamente di Bonucci (rosso diretto) e Sanchez (doppio giallo). La Juve cerca l'ultimo assalto, anche con l'ingresso del giovane Libertazzi, ma il risultato resta invariato |
Cielo molto nuvoloso o coperto, con la neve che piano piano si è mischiata alla pioggia. Stasera oltre i problemi legati agli infortuni ci potrebbe essere anche quello metereologico con la neve. Le condizioni climatiche avverse potrebbero quindi influire sullo spettacolo, magari frenando la forma dell'Udinese. La Juventus si presenta totalmente spuntata senza una prima punta e con il tridente leggero Martinez, Del Piero, Krasic. Udinese in formazione tipo. Tutti aggrappati a Del Piero, quindi che dovrà guidare verso una vittoria che dopo le vittorie di Inter e Napoli diventa quasi obbligatoria per non trovarsi a ben otto punti dal Napoli. A circa un'ora dall'inizio ecco le probabili formazioni Juventus (4-4-2): Buffon; Grygera, Bonucci, Chiellini, Grosso; Krasic, Aquilani, Felipe Melo, Marchisio; Martinez, Del Piero.
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A poche ore dalla conclusione della sessione invernale di trasferimenti, la redazione di Tuttomercatoweb.com ha contattato il direttore sportivo Franco Ceravolo, ex dirigente della Juventus e grande scopritore di talenti. L'esperienza in club come Napoli, Juventus, Torino, Roma, Livorno, ma anche all'estero, consente al direttore Ceravolo di fare il punto sul mercato di gennaio. Un commento sul momento della Juve... |
Cielo molto nuvoloso o coperto con deboli nevicate fino al pomeriggio e possibili anche in serata. Stasera oltre i problemi legati agli infortuni ci potrebbe essere anche quello metereologico con la neve. Le condizioni climatiche avverse potrebbero quindi influire sullo spettacolo, magari frenando la forma dell'Udinese. La Juventus si presenta totalmente spuntata senza una prima punta e con il tridente leggero Martinez, Del Piero, Krasic. Udinese in formazione tipo. Juventus (4-4-2): Buffon; Grygera, Bonucci, Chiellini, Grosso; Krasic, Aquilani, Felipe Melo, Marchisio; Martinez, Del Piero.
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La Famiglia discute il rilancio: Andrea ora nega l'aumento di capitale ma il piano c’è perché tutti vogliono una grande Juve nel nuovo stadio. Soltanto con un serio progetto di ricapitalizzazione la società avrà quella solidità finanziaria necessaria per programmare il mercato e il futuro
TORINO, 30 gennaio - Nel messaggio alla nazione juventina di Andrea Agnelli si possono leggere l’autentica passione e il viscerale amore che lo legano ai colori bianconeri. E con questi l’indubitabile volontà di rilanciare sul serio il club di cui è presidente da sei mesi e, soprattutto, tifoso da quando è nato. Ma fra le righe dell’accalorato ragionamento sul momento critico e cruciale di squadra e società, si coglie anche la lucidità nel fotografare la situazione attuale, le cui radici affondano negli ultimi anni e che, quindi, non si può giudicare senza prendere in considerazione un quadro più allargato: in sintesi estrema, un disastro sportivo e finanziario per rialzarsi dal quale ci vogliono tutti gli sforzi; e non basta una stagione. C’è poi la rassicurazione sull’impegno della Famiglia nella Juventus: un asset al quale - assicura Andrea - tiene molto anche il cugino John. Resta però un dubbio, legato a un’incongruenza che si annida fra i pensieri espressi da Agnelli. «Escludo un aumento di capitale», ha infatti detto il presidente. Forse lo “doveva” dire, essendo il progetto ancora in nuce, ma l’affermazione innesca la domanda: e con che soldi si realizza il rilancio spiegato e sbandierato ieri? AGNELLI risponde come un ministro delle finanze alle prese con una difficile finanziaria: tagliando. E, nella fattispecie, la Juventus può tagliare stipendi troppo alti («abbiamo il sesto monte ingaggi d’Europa, ma non siamo nei quarti di Champions », la sottile ironia del presidente) e tagliare la rosa, nel senso di cedere giocatori che possono fruttare qualcosa, anche a livello di plusvalenza. E’ una ricetta lucidamente manageriale, ma non può credibilmente essere l’unica via per pensare al «salto di qualità» citato da Marotta e che Agnelli ha fissato temporalmente «nella prossima estate». E’ vero, la Juventus ha una buona base sulla quale costruire e il disfattismo di questi giorni stride con l’entusiasmo che, spesso le stesse persone, esprimevano fino a un mese fa. C’è un gruppo di giocatori sui quali si può costruire, il «ringiovanimento della rosa» e «l’aumento della qualità » devono passare attraverso una campagna acquisti importante dal punto di vista economico. I campioni costano e alla Juventus di campioni ne servono almeno cinque: due attaccanti, due esterni bassi, un’ala sinistra. RISERVE Il passivo del prossimo bilancio viene stimato dagli analisti intorno ai 50/60 milioni di euro. «Una perdita significativa », ha ammesso Agnelli. Il che significa che per ripianarla verrà dato fondo a quasi tutte le riserve finanziarie, pur non toccando il capitale sociale. Semplificando al massimo: la Juve è solida, quindi può ripianare i debiti senza fare aumenti di capitale, ma dopo sarebbe meno solida, ovvero sarebbe in una condizione meno agevole per operare sul mercato. Insomma, l’aumento di capitale non è necessario, ma è vivamente consigliato se le intenzioni sono quelle di «costruire una Juventus competitiva in Italia e in Europa », che resta uno dei capisaldi del manifesto programmatico di Andrea Agnelli. PROGRAMMAZIONE Tant’è che di aumento di capitale, nelle segrete stanze della Famiglia, si sta discutendo da qualche tempo. Andrea e John l’argomento l’hanno già dibattuto a lungo e ancora lo dibatteranno nelle prossime settimane. E se adesso l’unica risposta possibile di Agnelli è quella di negare il progetto di aumento di capitale (non solo per mere ragioni borsistiche vista la “sensibilità” dell’argomento ma anche perché la questione non è stata ancora neppure sfiorata in sede di Consiglio d’amministrazione), un serio progetto di ricapitalizzazione è l’unica strada per pensare a un rilancio della Juventus nel breve periodo. E il problema, infatti, sembra essere l’entità dell’aumento di capitale: potrebbe essere massiccio, ovvero aggirarsi intorno ai 150 milioni di euro o più austero, cioè aggirarsi intorno ai 50 milioni di euro, che sarebbero il minimo per rimpolpare le riserve finanziarie e ridare almeno quella «solidità» economica che finora è stata uno dei punti di forza della società bianconera. Se, come ha detto Andrea, la Famiglia tiene alla Juventus, è difficile pensare che la “abbandoni” proprio ora. I tempi dell’aumento di capitale, per altro, non sono urgenti: si potrebbe programmare in autunno, ma potendone godere gli effetti in anticipo, già nel mercato estivo. E mentre il discorso fra i cugini va avanti, procede anche le esplorazioni per trovare un’eventuale nuovo socio che metta denaro fresco nel progetto juventino. Non è una ricerca ossessiva, ma un’ipotesi che è finita sul tavolo della discussione fra Andrea e John. Un imprenditore o un gruppo imprenditoriale molto solido dal punto di vista finanziario e che operi nel settore immobiliare sarebbe il profilo ideale perché diventerebbe un partner eccellente per il progetto stadio, nodale per il futuro juventino che cresce proprio insieme all’impianto, ormai quasi ultimato. In quel caso l’aumento di capitale potrebbe essere “riservato”, quindi più semplice da varare, ma il risultato finale sarebbe lo stesso: una adeguata copertura finanziaria al piano triennale che Agnelli e Marotta hanno elaborato. E che certamente prevede qualcosa di più che il mero raggiungimento del quarto posto come obiettivo del prossimo futuro. |
In questa settimana siamo stati critici verso la società bianconera. Non l'abbiamo fatto per partito preso e nemmeno perchè ce l'abbiamo con Marotta e Delneri, ma semplicemente perchè abbiamo ricevuto tantissime lettere e segnalazioni di malumore presso i tifosi. Malumore causato principalmente in seguito all'operazione Pazzini. Molti si sono chiesti se non era il caso di fare un ultimo tentativo di disturbo, magari poi ragionando a fine stagione se riscattere o meno gli altri giocatori in prestito. Insomma, tentarle tutte per impedire l'arrivo del "Pazzo" all'Inter. Uno come Pazzini avrebbe fatto comodo a una squadra spuntata, anche per il fatto che il nome di Pazzini era circolato per mesi. La delusione Pazzini e in un certo senso anche Cassano, unita all'uscita dalla Coppa Italia ha provocato la crescita dei malumori. Ieri nelle parole di Andrea Agnelli abbiamo ritrovato lo spirito indomito bianconero, uno spirito che vuole riportare serenità. Oggi come oggi la Juventus è per la stagione attuale sull'orlo del precipizio con tre partite difficili da affrontare con Udinese, Palermo e Cagliari con una rosa cortissima in avanti. I tifosi vogliono rimanere vicini alla squadra per far capire che nessuno abbandona nessuno, ma ci vuole anche da parte della società una certa schiettezza verso i tifosi. Non si può illudere nessuno parlando per mesi di Dzeko e Pazzini e poi prendere Toni. Questo fa male, vedendo poi in casa d'altri chi arriva. I tifosi da qui alla fine non molleranno e continueranno a incitare e magari a criticare, ma anche la società dovrebbe dare qualche segnale di sforzo, colmando le lacune di rosa che effettivamente ci sono e sono sotto gli occhi di tutti. Restare uniti è però la parola d'ordine e soprattutto non mollare a partire dalla partita di stasera da vincere per dare serenità in vista delle due prossime complicate trasferte. |
Si stanno svegliando.... piano piano si stanno svegliando e accorgendo che il mondo del pallone cambia, esiste la globalizzazione e non si deve più coltivare l'orticello per essere felici. La legge definita "diritti tv collettivi" sulla suddivisione dei diritti, applicata seguendo il modello inglese è stata un "grande errore". Ormai è chiaro e semplice. L'ingerenza della politica di allora e in particolare della commissione guidata dal Ministro Melandri sembra non essere stata, a nostro avviso, così brava da trovare la soluzione migliore. Perchè? Primo perchè l'Inghilterra è un pease diverso con ricavi proporzionati tra botteghino, merchandising e con una tifoseria molto localizzata. L'aver privato in Italia alcune grosse società di ricavi del 10% circa ne ha limitato le risorse, limitando anche il mercato e a cascata anche i ricavi delle piccole società. Prima la Juventus investiva 100, ora è costretta a investire 70 perchè dai diritti tv prende meno. Ne consegue che investe di meno anche sul mercato domestico e squadre che una volta erano fucina ne risentono a cascata. Già ieri Andrea Agnelli ha parlato di diminuzione dei ricavi in seguito alla nuova direttiva dei diritti tv. Noi ci chiediamo, non è possibile tornare ai diritti individuali? Non è meglio che chi genera lo spettacolo venga retribuito secondo i parametri che gli competono? Questa diminuzione dei ricavi ha anche avuto riflessi sulla competitività delle squadre italiane in Europa. Oltre a questo c'è anche la situazione di Dalhia tv che è sull'orlo del precipizio. Insomma, a noi sembrerebbe molto più utile tornare alla gestione individuale dove la regola di mercato fa la legge e dove viene garantita una mutualità di partecipazione, magari presa dal 10% dei ricavi di ciascuno e ripartita poi in parti uguali. Bisognerebbe poi capire i criteri attuali di spartizione dei diritti, tra bacini di utenza e meriti sportivi. Insomma, parametri che hanno secondo noi una volatilità troppo alta. Riteniamo giusto che per esempio il Palermo prenda la cifra corretta per il suo valore e per l'apporto che i suoi tifosi portano come ricavo alle tv e così tutte le squadre. In questo momento di difficoltà la mutualità vale fino ad un certo punto, perchè poi i risultati in Europa sono sotto gli occhi di tutti. Se Andrea Agnelli vuole aumentare i ricavi dovrebbe iniziare con Milan e Inter questa volta una lotta proprio da qui affinchè i ricavi siano proporzionali e dettati dal valore che solo Sky, Mediaset e le altre emittenti possono dare a un prodotto, che vale in quanto ci sono le stars che sono Milan, Inter, Juventus, Napoli, Roma e che vanno retribuite secondo le regole di mercato e non secondo le regole della mutualità. Garantendo risorse adeguate si avrebbe competitività in Europa adeguata. In caso contrario, spartizione, gran confusione, campionato di basso livello e figure "barbine" in Europa. |
Inviato da: diletta.castelli
il 11/10/2016 alle 17:05
Inviato da: dimariamonicaa
il 08/04/2016 alle 21:04
Inviato da: aldo.giornoa64
il 20/12/2015 alle 22:00
Inviato da: aldo.giornoa64
il 13/12/2015 alle 23:54
Inviato da: aldo.giornoa64
il 08/12/2015 alle 23:14