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Messaggi del 18/02/2011

La collezione dei deferimenti nerazzurri

Post n°3998 pubblicato il 18 Febbraio 2011 da nadir63l
 

Immagine IPB

di M. Lancieri

Le buone abitudini vanno coltivate. E tra le buone abitudini degli interisti c’è quella di effettuare trasferimenti più o meno irregolari: si va dal passaporto falso di Recoba alla contrattazione con il deferito Preziosi per Milito e Thiago Motta. Ma visto che in casa nerazzurra la fantasia e la buona volontà non mancano, la collezione si arricchisce ora con il trasferimento di Pandev, avvenuto nel gennaio 2010: Marco Branca e Rinaldo Ghelfi sono stati deferiti alla Commissione disciplinare per «essersi consapevolmente avvalsi, nella trattativa finalizzata alla stipula di un contratto professionistico con il calciatore Goran Pandev, dell’agente Pallavicino, senza avergli conferito alcun mandato».
E così, oltre alla collezione di trofei di cartone, plastica ed affini, nella sede dell’Inter sono pronti ad esporre come cimeli di valore anche le tante pergamene ricevute dalla Figc, per violazione di un cospicuo numero di articoli del codice di giustizia sportiva, oltre ovviamente al diploma di onestà che gli fu recapitato dal tifoso numero uno, Guido Rossi.
Ma a conti fatti, cosa rischia l’Inter? La storia insegna.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1420


 
 
 

Andrea Agnelli ci mette l’anima!

Post n°3997 pubblicato il 18 Febbraio 2011 da nadir63l
 

Immagine IPB

Ospite della trasmissione il “Bianco e il Nero” condotta da Antonello Angelini e Massimo Zampini, è intervenuto
Simone Pepe.
Stimolato da Antonello Angelini, sul peso della maglia bianconera e sui media spesso antijuventini, Simone Pepe risponde senza esitare:
«Una squadra abituata a vincere per tantissimi anni da fastidio agli altri».

Ma la risposta che ci permette di capire l’importanza di avere un Presidente vicino alla squadra e primo tifoso, è quella data successivamente in risposta a Massimo Zampini che gli chiede a che punto è la società Juventus e se è quella che si aspetta di trovare arrivando a Torino. Questa la risposta del giocatore:
«Come organizzazione e perfezione penso si il top; questo lo posso dire proprio tranquillamente, perché ho trovato una società che non è seconda a nessuno e a niente. Poi ha un Presidente talmente giovane e talmente tifoso.. prima della partita con l’inter l’ho visto un po’ così e gli ho detto: “ Pres cosa c’è?” lui dice: “sono più teso di voi”.
Comunque questa è la dimostrazione che il Presidente ci mette l’anima e poi molto molto spesso è a Vinovo - forse più di tutte le squadre dove ho giocato io, dove i presidenti magari si vedono la domenica - invece lui è spesso a Vinovo; Marotta e Paratici un altro po’ ci dormono a Vinovo, per fa si che tutto possa andare al meglio. Questo penso sia importante per tutta la squadra: avere anche le figure della società - le figure importanti della società – sempre lì al campo, qualunque problema, qualunque cosa, loro sono disponibili lì».


Riprendiamo con piacere, ringraziando Simone Pepe per avercelo permesso, un concetto che più volte abbiamo condiviso: la squadra sa di avere vicino un Presidente e un’organizzazione pronta e disponibile, le parole del giocatore sono lì a testimoniarlo.

I tifosi che hanno dato fiducia ad Andrea Agnelli, permetteteci di scriverlo, non lo hanno fatto casualmente!

Il video della trasmissione

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1421


 
 
 

IN SALENTO PER VINCERE E NON SOLO...

Post n°3996 pubblicato il 18 Febbraio 2011 da nadir63l
 

Juve a Lecce per sbloccare un tabù e non mollare la caccia al quarto posto.
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Il celebre proverbio che recita come non ci possa esser due senza tre non pare essere di casa a Vinovo nella stagione 2010/11, una specie di tabù invalicabile che ha frenato non poco in stagione la squadra di Delneri anche nel momento di massima continuità ed imbattibilità tra settembre e dicembre quando spesso e volentieri capitava in mezzo ad ottime vittorie dei pareggi indigesti, basti ricordare Brescia, Verona ma anche la Fiorentina in casa. Lezioni che vanno studiate e ristudiate a memoria per evitare una scena muta o, quanto meno, già vista domenica all'ora di pranzo in quel di Lecce dove i bianconeri cercheranno "l'impresa" della terza vittoria consecutiva in campionato, roba che non riesce dalla notte dei tempi quasi ovvero dal settembre 2009 quando allora la Juve di Ciro Ferrara centrò ben quattro successi consecutivi (Chievo in casa, Roma e Lazio nella Capitale e Livorno all'Olimpico), sembra passata una vita ed è così, è cambiata la dirigenza, son passati ben tre allenatori e anche la visione societaria su certi aspetti pare essersi tramutata. Bisogna sbloccarsi anche per non rendere fine a se stessa la serata di gloria di domenica contro l'Inter, per non perdere terreno da un quarto posto che comunque dista quattro punti e che vede ancora per questa domenica agevolare Lazio e Udinese che non dovrebbero aver problemi a sbarazzarsi in casa dei malcapitati Bari e Brescia. La trasferta salentina nasce sotto le migliori premesse, organico quasi al completo mentre De Canio dovrà fare a meno di ben quattro elementi per squalifica che rendono la formazione dei giallorossi un rebus difficile ancora da leggere, l'assenza di Olivera in particolare è un dato da non sottovalutare. Proprio lui, il vecchio "Pollo" bianconero tanto prezioso nella conquista del ventottesimo titolo nel 2004/05 con quattro reti (pesantissime quelle a Fiorentina e Chievo) in questa stagione si è ritagliato il ruolo di cacciatore di teste famose in quel del Via del Mare, prima ha bloccato l'Inter e poi il Milan sempre per 1-1, meglio non aver contro dunque l'ex esterno uruguaiano. Un altro dato che fa sorridere è lo stadio, il Via del Mare da sempre campo amico dei bianconeri sul quale han perso solo due volte ed in particolare negli ultimi anni han trovato una certa continuità di risultati, dall'indimenticabile successo dell'aprile 1986 che valse matematicamente il ventiduesimo scudetto ad altre prove maiuscole, compresa la vittoria sotto il nubifragio del novembre 2004 firmata da Alex Del Piero. Le premesse ci sono tutte ora sta alla squadra non fallire l'appuntamento, la speranza è di ritrovarci venerdì prossimo per completare il famoso proverbio.

 
 
 

RAVANELLI «Moratti deve solo fare una cosa e subito, se è un signore…

Post n°3995 pubblicato il 18 Febbraio 2011 da nadir63l
 

Deve presentarsi in Figc e riconsegnare il cartonato, senza aspettare la sentenza.
Fonte: di Mauro Sarrica per "Calcio GP"
© foto di Francesco Cherchi

E' arrivato alla Juventus da perfetto sconosciuto, Fabrizio Ravanelli, ma una volta arrivato ne è subito diventato un simbolo, un idolo per i tifosi, il loro “Penna Bianca”. Ha sempre avuto e porta ancora dentro il classico Dna bianconero, perché “alla Juve non ci arrivi per caso, devi avere già qualcosa di grande dentro, una mentalità vincente”. Non se ne sarebbe mai andato dalla “sua” Signora, neanche dopo averle regalato tutti i “gioielli” possibili (Scudetto, Coppa Italia, Supercoppa Italiana, Champions League e Coppa Uefa), mettendo sempre l’anima in campo, sputando sangue, fino alla fine. Perché Fabrizio è sempre stato così, un vero lottatore, un esempio per tutti, capace di offuscare le gesta dei grandi fuoriclasse. E lui ci è riuscito e ci riesce sempre, sia in campo che fuori. Se poi gli si chiede di parlare di Madama, allora sì che non c’è proprio partita. In esclusiva a Gp, infatti, parla a cuore aperto del mondo Juve, dalle vicende di campo a quelle più “appassionanti” di Calciopoli, come nessun altro campione o “fuoriclasse” sarebbe in grado di fare.

Sei arrivato alla Juve dopo tanta gavetta. Ma l’hai subito conquistata. Come può riassumersi in una sola parola la tua “intensa” esperienza bianconera?
«Straordinaria, da favola. Ho vinto tutto quello che c’era da vincere, non avrei potuto desiderare di più…Alla Juve sono cresciuto anche come uomo. Far parte di questa società è qualcosa che ti segna per sempre. Perché questa non è solo una squadra di calcio, ma anche e soprattutto uno stile di vita».

Sei stato allenato da due grandi “maestri” in bianconero, il Trap e Lippi. Con il tecnico viareggino hai raggiunto i tuoi più grandi successi. E’ lui il migliore che hai avuto?
«No. Sicuramente è stato determinante ma non è solo lui ad essere stato fondamentale nella mia carriera. Anche gli altri che ho avuto lo sono stati. Se sono arrivato alla Juve, infatti, è perché alla Reggiana avevo un grande allenatore, che mi ha insegnato tanto. Perché in una grande squadra ci arrivi già preparato, collaudato, altrimenti neanche ti cercano. Riguardo al Trap, inizialmente non mi considerava molto, preferiva i “suoi” giocatori, quelli di grande fama. Poi però, dopo i primi mesi di ambientamento, mi sono ritagliato uno spazio importante e l’ho convinto come ho sempre fatto, a suon di gol. Con l’arrivo di Lippi, ormai, sapevo già cosa significasse giocare per una delle società più importanti al mondo e non c’è voluto molto per capirci…».

Tra i tanti gol che hai segnato, ce n’è uno che è rimasto particolarmente impresso nella mente dei tifosi. Non tanto per la sua bellezza, di più per la sua grottesca dinamica… Ricordi?
«Certo in un Juventus-Roma, quando mi ha passato la palla con le mani Aldair su rimessa laterale…Lui si è giustificato dicendo che era stato ostacolato da un tocco di mano del guardalinee ma non c’è stato nessun disturbo da parte dell’assistente. Mi ha fatto proprio un bel assist…».

Hai detto di aver giocato in una delle squadre più forti del mondo, di tutti i tempi. Secondo gli addetti ai lavori oggi questa società sta perdendo il fascino che l’ha sempre contraddistinta, anche a causa degli ultimi risultati sportivi. Che ne pensi?
«Non sono assolutamente d’accordo. Il fascino che esercita una società come la Juve non può essere messo in discussione da alcune annate storte. E’ vero che dopo Calciopoli sono cambiate un po’ di cose, ma bisogna dare fiducia al progetto portato avanti da John Elkann prima e adesso da Andrea Agnelli. Un progetto a lunga scadenza che riporterà questa squadra ai vertici, sia in Italia che nel mondo. Io ho tanta fiducia in questa dirigenza».

Il ritorno di un Agnelli alla presidenza fa sempre un certo effetto, in particolare per il tifoso juventino. Tu che hai conosciuto bene sia l’Avvocato che il Dottor Umberto, ritieni giusto un paragone con Andrea o lo consideri fuori luogo?
«Il paragone ci sta eccome. Andrea ha lo stesso temperamento dello zio e del papà, incarna perfettamente i valori di quella famiglia. E’ serio, disponibile e altamente professionale e soprattutto, così come quelli che lo hanno preceduto, vive questa avventura con grande passione, voglia di fare. Ama la Juventus perché è la sua vita, quella della sua Famiglia… ».

Sai benissimo che per tradizione far parte della “Signora” vuol dire essere vincenti. Secondo te, passando all’aspetto tecnico, Delneri è uno da Juve?
«Sì, perché non molla mai. Ha dimostrato di esserlo. Se non fosse stato per i numerosi infortuni questa squadra sarebbe ancora ai vertici della classifica, dopo essere ripartita da zero, non dimentichiamolo. E questo è anche merito suo. Non era facile creare un gruppo forte e compatto dopo quello che è successo la scorsa stagione e lui ci è riuscito. Deve continuare a lavorare così, e, anche con un pizzico di fortuna, i risultati arriveranno».

Marotta e Blanc invece come li vedi? Meritano di far parte di questo progetto? Sono stati spesso criticati dai tifosi…
«E’ ancora presto per giudicare il lavoro di Marotta, aspettiamo giugno. Ha fatto acquisti importanti nonostante il budget ridotto. E’ vero che ha anche fatto degli errori, ma ci può stare. Comunque, ripeto, non ha senso giudicarlo ora. Anche Moreno Torricelli e Angelo Di Livio non erano considerati giocatori da Juventus e poi sappiamo tutti come è finita… Per quanto riguarda Blanc, invece, posso dire che è un grande manager ed è grazie a lui se la Juventus potrà usufruire tra qualche mese di uno degli stadi più belli del mondo. Ma di calcio si sa che non ne capisce molto…».

Parliamo ora di un tuo “vecchio” compagno di squadra, Alessandro Del Piero, in procinto di rinnovare il contratto. Pensi che sia ancora utile alla Juve del futuro o sarà solo un uomo immagine?
«Alessandro ha ancora voglia di fare la differenza in campo. Anche se l’anno prossimo gli toccherà spesso la panchina, darà sempre il suo contributo alla squadra. E’ il simbolo di questa società e credo che presto si arrivi a una soluzione per il rinnovo. Il ruolo di uomo immagine può aspettare, Alex vuole essere protagonista sul rettangolo di gioco».

A proposito di compagni, accanto a te giocava un certo Vialli. Che ricordi hai di lui?
«Un punto di riferimento. Persona fantastica sia dentro che fuori dal campo. Fondamentale per i successi della Juventus. Non è facile trovare uno come lui…».

Il suo posto nella squadra attuale è occupato da Matri…Acquisto da top club o al massimo da quarto posto?
«Giocatore da grandissima squadra. E’ un attaccante di valore, ha ancora ampi margini di miglioramento ed è l’ideale per puntare in futuro a vincere qualcosa di importante. E’ giovane, ambizioso e fa tanti gol. Uno così è proprio da Juventus».

Osservando i giudizi e le opinioni della gente, si nota ancora una certa nostalgia nei confronti di Luciano Moggi. Perché?
«Come si fa a dimenticare un grande esperto di calcio come lui…E’ normale che la gente lo rimpianga. Ha dato tanto a questa società, è stato il migliore di tutti. E’ difficile trovare uno competente in ambito calcistico come lui. Non si può negare l’evidenza…».

Eppure c’è chi non la pensa così. Ad esempio Moratti, che ribadisce di essere stato “onesto” e di aver combattuto il sistema Moggi, la cosiddetta “cupola” che secondo lui alterava i risultati sul campo a svantaggio dell’Inter…
«Moratti deve solo fare una cosa e subito, se è un signore…Deve presentarsi in Figc e riconsegnare il cartonato, senza aspettare la sentenza. La Juventus ha sempre vinto sul campo, sfido chiunque a dire il contrario. Come si fa a prendersi uno scudetto dopo che si è arrivati a meno quindici punti dalla vetta…Anche gli avversari hanno riconosciuto la forza di quella squadra, era troppo evidente il divario con gli altri. E non mi sembra poi che l’Inter sia così “onesta”…Mi auguro che vengano restituiti i due scudetti alla Juve, anche se so che è difficile. Ma non bisogna mollare, la società deve continuare a farsi sentire, lo deve a sé stessa, ai giocatori che quegli scudetti li hanno conquistati e a 14 milioni di tifosi».

Tornando al calcio giocato, pensi che si riuscirà a centrare l’obiettivo Champions?
«Assolutamente sì. Con il recupero degli infortunati, il quarto posto è alla portata di questa squadra. Non riesco ad immaginarmi una Juventus senza Champions con il nuovo stadio…».

Cosa ti aspetti per il futuro? E’ possibile un tuo ritorno alla Juventus in compagnia del “Direttore” Moggi e di Marcello Lippi? «Magari. Sarebbe un sogno. Ero già stato vicino appena due anni fa a fare ritorno alla Juventus, come allenatore nel settore giovanile. Se ci fosse la possibilità di farlo insieme a Moggi e a Marcello Lippi, poi, sarebbe ancora più intrigante… ».

 
 
 

Il trend negativo del calcio italiano...

Post n°3994 pubblicato il 18 Febbraio 2011 da nadir63l
 

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di F. Zagari

Programmati per essere eliminati?

Non è la continuità di risultati che manca alle squadre italiane, come ha detto Giancarlo Abete dopo le sconfitte interne negli ottavi di Champions League patite da Milan e Roma, ma molto più semplicemente la mancanza di programmazione, la mancanza di cultura sportiva, nonché quella economica, lacune che si sono riflesse nei gesti sconsiderati di Gattuso e nelle parole al vetriolo di Borriello.

Diciamolo chiaramente: la quarta attuale forza della Premier League è scesa sul terreno di San Siro dando lezione di tattica, tecnica e cultura dello sport a coloro che vengono identificati, dal giornalista collettivo nazionale, come la squadra che vincerà lo scudetto, perché chi c'ha Ibra vince. Una squadra ucraina che non gioca una partita ufficiale dall'8 dicembre 2010, è scesa sul terreno dell'Olimpico impartendo una lezione di tattica, tecnica e cultura dello sport a coloro che vengono identificati, sempre dal collettivismo giornalistico, come gli unici che potrebbero dare fastidio a chi c'ha Ibra.

Balle! Che vengono propinate ad intervalli regolari senza informare sulle reali potenzialità dei soggetti.
Il Milan non vincerà lo scudetto, e la Roma faticherà e non poco a trovare un posto per la prossima Champions League; questo, visto con i miei occhi, pare lampante.
I giallorossi, e non da quest'anno, sono arrivati al capolinea. Gente come Taddei, Perrotta, Mexes, Juan, e lo stesso Totti, hanno disputato la loro ultima "vera" stagione quattro anni fa, quando contesero fino all'ultima giornata lo scudetto ai neroazzurri, quando in panchina sedeva Luciano Spalletti, quando De Rossi era il centrocampista più ricercato del mondo. Gli "acquisti" estivi hanno confermato il trend "metropolitano": Adriano su tutti, un giocatore stipendiato lautamente che un giorno viene fotografato in Brasile e l'altro pure. E meno male che Borriello (quello che l'altra sera diceva di aver segnato 25mila gol) aveva dichiarato: "Vado alla Roma perché c'è un programma".
I rossoneri, seppur in maniera diversa, stanno ricalcando il cammino di Totti e compagni. Seppur primi in classifica, Cesare Prandelli ha pensato bene, nell'amichevole disputata contro la Germania, di non convocare nemmeno un milanista, se non il solo Cassano.
L'età media della squadra scesa in campo l'altra sera contro il Tottenham si aggira intorno ai trent'anni, ed in campo s'è vista un'assoluta mancanza di idee e di voglia; a meno che i gesti di Gattuso e Flamini, qualche affiliato al collettivismo, non li consideri una sana voglia di agonismo.

Oggi c'è chi scrive che il problema del Milan non è Ibrahimovic, come chi da anni continua a scrivere che il problema della Roma non è Totti. Il problema, invece, nonostante molti si siano trovati spiazzati dalle sconfitte, è dovuto proprio da una programmazione che ha portato, sia in casa rossonera che in casa giallorossa, l'assoluta mancanza di futuro, componendo rose vecchie e logore che lasceranno, a breve, solo cenere.

La settimana prossima scenderà in campo l'Inter, contro il Bayern Monaco, nella rivincita di quella che a maggio è stata l'ultima finale di Champions. L'Inter vincerà, confortando Abete che spera nei neroazzurri per invertire il trend, perché ha programmato (anche se sembra strano) il futuro, investendo sui giovani e puntando su di un tecnico capace.

Mercoledì sera, a nord di Londra, è andato in scena il calcio. Nessuno ne ha parlato, pochi ne hanno scritto, forse per invidia, forse per non aumentare ulteriormente la rabbia, o forse più semplicemente per incompetenza, perché il giornalista collettivo avrebbe fatto fatica a capire come un gruppo di ventitreenni, costati la pazienza di aspettarli, ha offerto al mondo interno uno spettacolo unico; senza mettere le mani in faccia a nessuno, senza segnare 25mila gol.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1422


 
 
 

MOGGI su Libero: "Sia chiaro a tutti, anche a Caressa: gli juventini guarderanno avanti quando sarà fatta giustizia. "

Post n°3993 pubblicato il 18 Febbraio 2011 da nadir63l
 

 Ringrazio Nedved..."
Fonte: di Luciano Moggi per "Libero"
© foto di Micri Comunication

Champions con sorprese. Se non ne desta la Roma, lo fa invece il Milan, infilzato dal Tottenham a San Siro, così come la sconfitta del Barça in casa dell’Arsenal. Ma mentre la squadra di Guardiola ha comunque ampia possibilità di rifarsi, le nostre dubito che ci riescano, perché il ritorno è fuori casa e perché il trend è quello che è, il nostro calcio soffre l’Europa. Siamo vecchi e fuori tempo; se, poi, con l’affaire Gattuso offriamo ai tabloid inglesi l’occasione di lanciarci addosso tutto il corollario di insulti, è quasi un suicidio. Comprendo ogni possibile provocazione, mai giocatori di esperienza debbono essere preparati anche a questo, compreso saper perdere. Il Milan non sempre c’è riuscito, è capitato anche a Galliani, a Marsiglia, ma l’immagine di Ringhio mi è parsa la più brutta.Non siamo amati a livello Uefa, d’ora in poi lo saremo anche meno. Ho letto dei soliti riferimenti di un Ibra non efficace in coppa. Ma non si può lasciarlo sempre solo in avanti. E sul piano tattico Allegri ha le sue colpe. La Roma è caduta sulle furbizie di Lucescu, uno che ci conosce bene. I fischi alla squadra nel momentoin cui si è passati dall’1-0 all’1-2 hanno fatto il resto. Borriello e Ranieri non se le sono mandatea dire, Trigoria è pocomenodi una polveriera. Il 2-3 finale significa che la Roma dovrebbe vincere in Ucraina con due gol di scarto, lo stesso il Milan a Londra. Non impossibile in termini calcistici, più di un’impresa sul piano pratico. Gli incroci del campionato creano oltretutto altre preoccupazioni al diavolo. L’Inter si è portata a -5. Poco (forse) rispetto al -2 che Leo programmava, abbastanza per un campionato ancora lungo. Ma anche i nerazzurri, forse l’avversario più temibile, non sono più quelli “a siluro lanciato” di Mou, talvolta assomigliano più a quella di Benitez, spesso una via di mezzo. E attenzione al Napoli, freschezza atletica, voglia di fare, Cavani immenso. Mancherà molto Lavezzi, fermato dalla prova tv (non credo all’accoglimento del reclamo): quando si dice che un fatto arriva proprio nel momento più giusto, dal punto di vista favorevole naturalmente a Milan e Inter.
Nell’invito a guardare oltre Calciopoli, è entrato anche il telecronista di Sky, Caressa, non nuovo ad infelici esternazioni sui fatti di 5 anni fa. Al conduttore non sarebbe piaciuto il modo di presentarsi del presidente Agnelli, perché non dovrebbe parlare sempre di Calciopoli. Da tempo, e da più parti, è in atto, soprattutto da quelli che in passato suggerivano le forche, un tentativo di metterea tacere tutto ciò che di nuovo e sconvolgente è venuto fuori dalle intercettazioni ritrovate e a suo tempo non considerate. Se lo fossero state, sarebbe cambiata la storia di Calciopoli. Ora la situazione deve essere chiara a tutti, anche a Caressa. Gli juventini saranno pronti a guardare avanti, ma solo dopo che sarà fatta giustizia, anche sugli scudetti revocati che non dovevano esserlo. I giudici sportivi, per affermazione di uno di loro, il dott. Serio, ammisero di aver deciso sulla base del “sentimento popolare”, come ai tempi della caccia alle streghe. La Juve era la strega da mettere al rogo, insieme a tanti incolpevoli. Debbo ringraziare Nedved per le belle parole che ha avuto nei miei riguardi. Fa piacere che un grande campione apprezzi ancora oggi il mio lavoro e abbia anche sottolineato il rapporto eccellente che il sottoscritto aveva con i giocatori. Proprio su questo rapporto la Juve costruì i trionfi dell’epoca. Quella squadra fortissima messa in ginocchio da un’infernale macchinazione.

 
 
 

MAROTTA : "Proveremo a riscattare Aquilani. Del Piero? Stiamo lavorando al rinnovo. Per Pastore e Pirlo nessun contatto

Post n°3992 pubblicato il 18 Febbraio 2011 da nadir63l
 

© foto di Francesco De Cicco/TuttoLegaPro.com

Il direttore generale della Juventus, Giuseppe Marotta, ha parlato ai giornalisti al suo arrivo in Lega Calcio a Milano, soffermandosi sul momento di forma che sta vivendo la squadra in queste settimane e, soprattutto, sui casi più spinosi del mercato bianconero, dal riscatto di Aquilani dal Liverpool, al rinnovo di Alex Del Piero, passando per gli obiettivi in vista della prossima stagione, Pirlo e Pastore: "Con i due innesti in attacco ora siamo una squadra di grande qualità, ma soprattutto è finita l'epoca degli infortuni e la squadra ha finalmente trovato la sua identità. Siamo convinti che il gruppo sia valido e siamo soddisfatti del lavoro fatto a livello societario. Il Rinnovo Del Piero? Ci stiamo lavorando, è una bandiera della Juve, adesso bisogna conciliare le valutazione economiche e la volontà delle parti, che comunque è quella di rimanere insieme. Il riscatto di Aquilani? Questo non deve condizionare, lui è un giocatore di valore. Sicuramente al momento giusto faremo di tutto per riscattarlo. Pastore? Zamparini è una bottega molto cara. È diventato un grande talent scout ed è giusto che si coccoli Pastore. Mai avuto contatti con Zamparini, pur considerando il giocatore di grande qualità. Pirlo? Normale che un giocatore come lui in scadenza di contratto sia accostato a grandi società come la nostra, ma non c'è nulla di vero su queste voci

 
 
 

Matri in gruppo, a Lecce ci sarà. De Ceglie verso il recupero, Pepe ancora influenzato

Post n°3991 pubblicato il 18 Febbraio 2011 da nadir63l
 

© foto di Carmelo Imbesi/Image Sport

In vista della sfida di domenica, che vedrà i bianconeri di scena allo Stadio ‘Via del Mare’ di Lecce alle ore 12.30, i ragazzi di Delneri hanno lavorato allo Juventus Center per la terza mattina consecutiva. La buona notizia arriva dal completo recupero di Alessandro Matri, tornato a lavorare regolarmente in gruppo dopo la distrazione muscolare addominale riportata nella partita contro l’Inter. Sulla via del recupero Paolo De Ceglie, che ha svolto un programma differenziato sul campo. Palestra per Sissoko, mentre Pepe non si è allenato perché influenzato. Domani i bianconeri sosterranno una seduta pomeridiana, anticipata dalla consueta conferenza stampa di mister Delneri fissata per le 13.30.

 
 
 

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Post n°3990 pubblicato il 18 Febbraio 2011 da nadir63l
 

LIVE-MATRI sono arrivato alla Juve e ora voglio vincere. Il gol all'Inter? Un'emozione fortissima. Rispetto a domenica sto molto meglio. Del Piero un esempio, mette soggezione"

© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport

Nel primo pomeriggio di oggi Alessandro Matri è stato ospite della bella Valeria Ciardiello a "Filo Diretto", il programma di Juventus Channel che permette ai tifosi di porre le proprie domande in diretta ai campioni bianconeri. Ecco le dichiarazioni del bomber bianconero, trascritte integralmente da TuttoJuve.com:

Che emozione hai provato quando sei corso sotto la Curva Scirea ad abbracciare i tifosi dopo il gol contro l'Inter?
"Un'emozione fortissima, perchè comunque appena ho fatto gol non sapevo veramente cosa fare. Poi ho deciso di andare sotto la curva perchè mi sembrava giusto, vista anche l'importanza della partita".

Ti aspettavi di segnare proprio contro l'Inter?
"Ci speravo. Aspettarsela era un po' più difficile, però è stato bellissimo".

Noi siamo stati contenti anche perchè hai segnato tu e non ha segnato Pazzini. Visto che c'era questo dualismo...
"E' bello per il risultato, è bello per tutto, però non era sicuramente il mio pensiero pensare a Pazzini. Io cerco di pensare a me e alla squadra quando sono in campo". 

Nella storia di quest'anno sicuramente...
"Va bene, di quest'anno....ma nella storia della Juve ce ne vuole ancora...".

Per un giocatore qual è la differenza tra Cagliari e Juve?
"La differenza c'è, sinceramente, perchè comunque quando indossi questa maglia.... ha un certo valore, un certo peso. E quindi da un certo punto di vista c'è anche il peso esterno, sei osservato da più gente, quindi ci sono pressioni esterne un po' più grosse. E' normale, ma se riesci a mantenere la calma e se ci pensi bene alla fine fai la stessa cosa che facevi a Cagliari, quindi giocare a pallone. Ci si prova, poi è normale che certe volte la tensione prende il sopravvento su queste cose".  

Ti sei trovato bene con i nuovi compagni?
"Sì, sì devo dire che mi hanno accolto benissimo. Poi qualcuno lo conoscevo già; chi non conoscevo è stato subito gentile nei miei confronti e mi ha fatto trovare subito a mio agio".

Come stai, come ti senti dopo il problema accusato contro l'Inter?
"Sto meglio, rispetto a domenica sto molto meglio. Però, piano piano, adesso mancano ancora due giorni e le cose dovrebbero andare per il meglio".

Ti abbiamo visto soffrire eroico...
"No, eroico mica tanto. E' stato più eroico Vincenzo che si è trovato da solo in attacco perchè io non ce la facevo più a correre. Io avevo male, erano finiti i cambi e ho cercato di dare il massimo".

Come hai fatto ad integrarti così velocemente in squadra. Sembra che giochi con i compagni della Juve da una vita. Hai già segnato tanto...
"L'aiuto più grande è venuto dalla squadra, perchè appena sono arrivato mi sono venuti tutti in aiuto, mi hanno fatto sentire il loro calore e la loro voglia per il mio arrivo. Questo mi ha agevolato in tutto, poi nel calcio ci vuole anche fortuna, buona parte di fortuna, e diciamo che sono stato accompagnato anche da quella. Speriamo adesso che continui...".

Abbiamo trovato un grandissimo attaccante. Sei già entrato nella storia. Quando scendi in campo sappi che ci sono 180 milioni di tifosi che sono con te...
"Grazie mille. 180 milioni...mi mettono anche un po' di pressione (ride, ndr). E' una cosa che sapevo sin da quando ero ragazzino ed è per questo che la Juve è una grande squadra, non solo per altre cose. Poi mi sembra abbia esagerato un po' dicendo che sono già entrato nella storia....".

Sono ancora poche le partite che hai giocato con la Juventus, rispetto a quelle che hai fatto col Cagliari o con le altre squadra in cui hai militato. Ci sono delle differenze tra le tifoserie?
"A Cagliari i miei ex tifosi ci sono stati dei fischi nei miei cofronti, ma non li ho presi come una mancanza di rispetto. E' stata più delusione che altro. Lì si sono sempre comportati bene con me, mi hanno sempre apprezzato. Qui ho trovato sicuramente una grande tifoseria che mi è stata vicina. Nonostante gli errori di Palermo, mi è stata vicina".

Adesso vedrai a Lecce....La tifoseria bianconera si distribuisce in tutta Italia, ma nel Sud è particolarmente concentrata e si fa sentire...
"Sì, siamo stati a Palermo e ce n'erano tanti".

Che capitano hai trovato in Del Piero? E' come ti aspettavi che fosse? Ti ha messo in soggezione?
"Se uno è il capitano c'è un motivo. Quindi Alex ha tutte le doti per essere un capitano e si vede da come si comporta nello spogliatoio e fuori. E' proprio l'elemento d'esempio per tutti. Poi per uno che arriva qui da una squadra più piccola rispetto alla Juve è veramente da guardare. Sì, un po' di soggezione c'è stata, perchè il campione visto il campione che è non può non esserci soggezione, come non può esserci con altri giocatori".

La tua esultanza è troppo bella, volevo sapere che significato ha...
"Non l'ho mai svelata anche perchè non c'è niente da svelare. E' una cosa che facevo a Cagliari con Lazzari e cerco di continuare a farla, visto che è piaciuta. E' un modo diverso per esultare e cerco di farla sempre. Un significato in particolare però non ce l'ha".

Poi, giustamente contro l'Inter ti è venuto anche di andare sotto la curva. Dopo il gol è una frazione di secondo...
"Sì, dipende dalla partita, da come sei. C'è la partita dove segni e ti viene in mente l'esultanza e c'è la partita dove segni, inizi a correre e non ci pensi proprio".

Invece col Cagliari ti sei...
"Col Cagliari avevo paura di reagire d'istinto ed esultare, però mi sembrava giusto comportarmi così".

Preferisci ricevere palle alte da colpire di testa o rasoterra per sfruttare meglio la tua velocità?
"Preferisco rasoterra perchè comunque non sono proprio così alto come Luca, che di testa le prende tutte. Quindi preferisco rasoterra, sulla corsa...".

Bene mandiamo questo messaggio ai tuoi compagni così lo sanno...
"No, mi conoscono...". 

Sei preoccupato per il futuro dell'Italia? Quanto può aiutare il calcio per risollevare il nostro Paese?
"Un po' di preoccupazioni ci sono sempre, in tutti i campi. Il calcio può aiutare in minima parte. Certi atteggiamenti che si vedono allo stadio si possono evitare. Più che aiutare si può migliorare. Poi per migliorare l'Italia c'è bisogno di altre cose".

L'anno prossimo giocherai nel nuovo stadio della Juventus...
"Io non l'ho ancora visto. Ho chiesto ai compagni e mi hanno detto che è veramente bellissimo, uno stadio proprio all'inglese. C'è voglia e curiosità di vederlo".

Con questo entusiasmo ritrovato dove può arrivare la Juventus?
"Noi abbiamo sempre detto che comunque l'obiettivo è arrivare tra i primi quattro, inutile nasconderlo. Abbiamo trovato due vittorie consecutive e adesso abbiamo comunque partite importanti che ci possono permettere di avvicinarci ancora di più. Quindi il morale aiuta ad affrontare queste partite nel miglior modo possibile. Visto che il morale è alto ci auguriamo di prendere il massimo in queste gare".

Devi sapere che la Juventus tre vittorie consecutive non è ancora riuscita a farle in questa stagione. Vincere a Lecce sarebbe importantissimo...
"Al di là delle tre vittorie, è importante per la classifica e per il morale". 

Chi lotterà per la scudetto? Milan, Napoli, Inter? Il Napoli secondo te sarà lì a giocarselo o crollerà?
 "Per quello che ha dimostrato fin adesso il Napoli ha dimostrato di essere lì. Ora che hanno detto tre giornate a Lavezzi forse qualcosa gli viene a mancare, perchè è un giocatore importante. Comunque sono le tre squadre che forse meritano di più di essere lì, anche se il Milan ha forse un leggero vantaggio. Deciderà molto anche il derby tra Milan e Inter".

Come ti vedi da qui a qualche anno nella vita personale? Sposato con figli? Sempre accompagnato da belle donne? Ami stare sulle copertine dei giornali?
"L'obiettivo è quello di sposarmi. Non è sicuramente un obiettivo vicino, perchè comunque io sono abbastanza giovane e lei è molto giovane, quindi c'è bisogno di tempo. Poi le copertine non mi interessano. Mi interessano solo quelle dei giornali sportivi. Per il resto cerco di tenere la mia vita privata più nascosta possibile. E' normale che stando con Federica (Nargi, velina di Striscia la notizia, ndr) è più esposta al pubblico".

Negli ultimi anni ci è venuto a mancare un attaccante come te, sempre pericoloso e che fa tanti gol...
"Ringrazio per la fiducia. Alla Juve, comunque, c'erano anche prima giocatori importantissimi. C'è stata molta sfortuna per la questione degli infortuni, perchè Fabio si è rotto il ginocchio, Luca è arrivato qui e si è fatto male al ginocchio, Vincenzo anche, quindi la fortuna non ci ha accompagnato. Però il valore degli attaccanti non si può discutere ed io cerco di dare il massimo, di mettermi sempre a disposizione e cercare sempre di dare il meglio".  

I tifosi sono entusiasti per aver trovato finalmente un giocatore che fa tanti gol...
"Sì, questo ha dato entusiasmo anche a me. Io proverò a continuare su questa strada, sapendo che comunque verranno anche momento in cui il gol non arriva".

Continui a ripetere che la tua vita è cambiata in una settimana. Hai mai avuto in passato momenti di sconforto in cui hai creduto che non ce l'avresti fatta?
"Quando ho detto che la mia vita è cambiata, volevo dire...stravolta, anche perchè in un giorno sono passato da Cagliari a Torino, alla Juve ho fatto subito gol e poi sono andato in Nazionale; tutto quello che ho desiderato da bambino è successo in una settimana. Periodi di sconforto ce ne sono stati, perchè ho fatto degli anni in cui non giocavo molto. I momenti brutti li ho avuti anch'io".

Lì hai mai pensato di lasciare o di fare altro?
"Di lasciare no, però perdi un po' di fiducia nei tuoi mezzi, perdi un po' di mentalità giusta. E' normale però che la famiglia e chi  mi sta sempre vicino mi hanno aiutato a tirarmi su e a ripartire. Forse questo è il giusto premio".

Ho sentito che molti dei tuoi compagni parlano molto bene di te. Che effetto ti fa?
"I complimenti dei compagni fanno sicuramente piacere. In questi giorni poi ho sentito Luca (Toni, ndr) parlare di me...fa piacere. Sentirsi dire certe cose da un giocatore come Luca fa ancora più piacere. Era anche normale parlasse bene (ride, ndr)".

Altrimenti guai negli spogliatoi...Lui è un po' più alto...
"No, veramente, fa piacere sentir parlare così bene di me questi giocatori di grande valore".

Tu li leggi quindi i giornali?
"Sì".

Perchè alcuni dicono: "Io non li leggo i giornali...".
"No, io li leggo. Mi fa piacere leggerli quando vanno bene le cose. Quando le cose vanno male cerco di tirar dritto in edicola".

Cosa hai provato nel momento preciso della firma sul contratto con la Juventus?
"Il primo pensiero è stato: 'Adesso tocca a me'. La felicità che ho provato in quel momento è veramente indescrivibile. Però ho subito pensato al carico di responsabilità che mi assumevo, perchè venivo qui, in una società importante, dove forse non c'è neanche tanto tempo di aspettare un giocatore. C'è stata subito voglia e adrenalina".

Indica un tuo pregio e un tuo difetto nel calcio e nella vita privata...
"Un pregio nel calcio? L'attacco della profondità è una mia qualità. Un difetto...manco un po' nella protezione della palla. Un pregio nella vita privata...mi piace scherzare e stare in mezzo alla gente. Allo stesso tempo ho il difetto che all'inizio sono un po' chiuso, un po' troppo riservato". 

Ma perchè sei timido o perchè non ti fidi?
"No, no, non ho ancora capito  se sono timido o no. All'inizio sono timido, però dopo riesco ad aprirmi bene, soprattutto se mi accorgo che ho di fronte delle persone di cui mi posso fidare".

Nella vostra posizione, talvolta, non è semplice...
"Sì, non sai mai con chi hai a che fare. Infatti la parola amico si può dire per pochi".

Cosa sogni per la tua carriera? Ti sei dato degli obiettivi?
"Gli obiettivi ci sono, ne mancano ancora tanti di obiettivi. Ho raggiunto una delle squadre più importanti, ma dopo aver raggiunto la Juve voglio vincere, perchè non ho mai vinto niente nella mia vita".

Nell'ordine ti piacerebbe vincere prima uno scudetto, una Champions League o un campionato del mondo?
"La Champions League m'incuriosisce, visto che non l'ho mai nemmeno giocata. Però voglio vincere,  poi quello che è...".

E come vivi l'essere professionista di calcio?
"Tranquillamente, perchè non faccio una vita diversa da un altro lavoratore. Mi alleno e poi vado a casa".

Da piccolino volevi fare il calciatore?
"Sì, sì, sì, solo quello".

La vita quindi ti sta ripagando dei sacrifici che stai facendo...
"Certo, mi ritengo fortunato".(redazione TuttoJuve"

 
 
 

     

 

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