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Messaggi del 21/03/2011

Trezeguet: "Della grande Juve restano i tifosi. Tutto il resto non lo riconosco più"

Post n°4301 pubblicato il 21 Marzo 2011 da nadir63l
 

David: "A Torino ho imparato a vincere. Ora questa mentalità è sparita. Andrea Agnelli? Deve essere aiutato"
Fonte: di Hervè Bricca per stadiogoal.it
© foto di Federico De Luca

L'ex attaccante della Juventus, David Trezeguet, ha rilasciato una lunga intervista esclusiva ai microfoni di stadiogoal.it:

David, dal Monaco alla Juve. Tutto iniziò cosi...
"Da una squadra-famiglia ad una realtà molto più importante, con obiettivi e storia diversa e una tifoseria immensa. Un cambio non da poco, consigliato da Zidane, Platini e Deschamps. Ancelotti fu il primo tecnico, giocavo con compagni che avevo ammirato in tv. Un sogno. Arrivavo dal gol decisivo agli europei del 2000 segnato all'Italia, ho avuto bisogno di tempo per adattarmi. Davanti a me c'erano grandi giocatori. Non solo quelli che ricordano tutti come Inzaghi, Del Piero, Kovacevic, ma anche Fonseca ed Esnaider. Mi ricavai il mio spazio verso la fine del campionato. Quell'anno non vincemmo nulla ma avevo conosciuto bene quella che poi sarebbe diventata 'casa mia': la Juve".

Poi arrivò un signore che si chiama Marcello Lippi...
"Un idolo dei tifosi. Me ne resi conto subito, nel primo allenamento a Chatillon, in Valle d'Aosta. Era stato più applaudito
lui che noi giocatori. Incredibile. Ci trasmise una mentalità e voglia di vincere eccezionale. Avevamo cambiato sistema di gioco e parecchi giocatori. C'erano dubbi anche su di me. Inzaghi era andato al Milan, ero diventato la punta titolare e qualcuno era scettico. Invece andò benissimo. Vincemmo uno scudetto tanto sudato quanto bello. Al pari dell'ultimo che ho vinto con Capello.
Fantastico. Perché con i giocatori che c'erano quell'anno, se non capitava quel che è capitato, si sarebbe vinto ancora tanto,
compresa quella Champions che è la vittoria che mi è più mancata".

Ma quanti scudetti hai vinto in bianconero?
"Per me sono assolutamente 4, vinti con pieno merito sul campo. Il resto è un'altra storia. Vedremo appunto la Storia, con la S maiuscola, cosa dirà".

Parlavi di Capello e dell'ultimo scudetto. Poi arrivò la mazzata della B.
"Rimasi perchè volevo vincere ancora prima di andare via e rimarrà una piccola amarezza che mi porterò dietro. Una scelta difficile, anche perché ricordo i discorsi che ci facemmo tra noi giocatori alla fine dell'ultima partita a Bari, con lo scudetto in mano. Il patto era: andiamo in vacanza, torniamo e vinciamo sta benedetta Champions. Invece, due mesi dopo, era un disastro. Mi sono ritrovato senza gente come Ibra, Vieira, Cannavaro, Emerson. C'erano ragazzi della Primavera e altri che tornavano dai prestiti. Era cambiato tutto, anche a livello societario. Per fortuna Deschamps sapeva cosa fare e i giovani capirono subito. Vennero fuori i Giovinco, i Marchisio, Chiellini esplose, erano rimasti Camoranesi,Nedved, Del Piero e il sottoscritto. Era diventato un gruppo meno qualitativo ma ancora più unito, familiare, più umano. Che ha scritto una storia importante:
tornare dalla B alla A".

Ma quando sei alla Juve questi ricordi bisogna dimenticarli in fretta.
"Io ho prolungato il contratto pensando che la Juve tornasse subito a riprendersi ciò che le era stato tolto. Non andò cosi. Nulla era più come prima. Capii che per tornare a vincere sarebbe trascorso molto tempo. Io avevo giocato con Conte, Ferrara, Pessotto, Montero, Iuliano: gente che aveva la mentalità vincente. Era sparito tutto".

Un ricordo dell'Avvocato Agnelli e di suo fratello Umberto
"Per l'Avvocato c'era un rispetto sacrale da parte di tutti. Era un'immagine unica. Era uno che non girava intorno alle parole, veniva dritto al punto perché era abituato a vincere. Finire secondi alla Juve non serviva. I discorsi che si fanno ora, il quarto posto, mi vien da ridere: alla Juve o eri primo o non contava niente. I giocatori che venivano a Torino sapevano cosa dovevano fare e se non lo sapevano imparavano in fretta... Il fratello Umberto, altro grande personaggio, ha proseguito sulla stessa strada: voglia enorme di vincere, la sconfitta non era un termine conosciuto e neanche il pareggio era gradito. E si andava sempre a testa alta. Poi è cambiato tutto".

Ora c'è il giovane Andrea...
"Lo ricordo da piccolo, veniva al campo, gli piacevano le partite, era nostro tifoso. Ha visto vincere la Juve, ha annusato subito l'aria migliore. Può diventare col tempo l'uomo giusto. Ma ha assolutamente bisogno di essere aiutato da chi conosce la storia della Juve, il suo dna vincente. Purtroppo ora non vedo nessuno cosi".

Nedved cerca di dare una mano...
"Pavel piano piano si prende più responsabilità. Lui fa parte di quelli che possono insegnarti ad avere la testa giusta. Come Del Piero. Alex spero divenga un giorno Presidente della Juve o qualcosa di simile. Perché lui ha vinto tutto, conosce bene i meandri del mondo Juve e la Juve ha bisogno di gente cosi. Alcuni di oggi, che non sanno dove si trovano, hanno bisogno di capirlo..."

Una volta hai detto: "Della Juve resterò sempre innamorato".
"E lo confermo. La Juve mi ha insegnato a vincere e fatto diventare un calciatore completo. Se pareggiavamo una gara stavamo male per giorni. Se andavamo fuori dalla Champions League era una tragedia: vedevo compagni di squadra che non mangiavano per una settimana. Io sono arrivato giovane, ho apprezzato subito questo ambiente. La Juve è fatta per vincere. La maglia bianconera ha un peso diverso dalle altre: chi è fragile non la può indossare".

Ci spieghi il tuo gesto che mimava l'addio, compiuto in campo davanti a tutti??
"La società non teneva conto dello sforzo fatto per rimanere in B. Volevo un discorso chiaro e preciso di quando si poteva tornare a vincere. Non era questione di soldi, importanti ma non fondamentali. Sino a quel momento non c'era chiarezza. Sono andato in vacanza e, richiamato in sede, ho firmato in due minuti. Il rammarico è che invece non si è vinto nulla dal 2006 in poi"

Perchè hai scelto l'Hercules?
"La Juve non contava più su di me. Dicevano: vogliamo giovani, italiani più che stranieri, sarà una nuova avventura. Discorsi che dopo 10 anni di Juve non potevo neanche ascoltare. Ho fatto le valigie lasciando il posto a qualcuno più adatto a ciò che volevano allenatore e dirigenza. E' venuta fuori Alicante, mia moglie è nata qui. Negli ultimi tempi faticavo ad allenarmi: all'Hercules invece mi sento nuovamente importante. Certo, qui non vincerò nulla ma sono tornato a sentirmi il Trezeguet di sempre. A gennaio potevo andarmene in squadre più competitive ma non sono il tipo che abbandona a metà. La prossima stagione si vedrà. Voglio vincere ancora, magari in Argentina...".

A Torino, ad ogni gol sbagliato, dicono: "Se ci fosse ancora Trezeguet..". Senza parlare dei cori nei tuoi confronti...
"Ho saputo dei cori e ringrazio con tutto il cuore i tifosi. Vuol dire che ho lasciato un buon ricordo, ne sono orgoglioso e tornerò a Torino per ringraziare il nostro splendido pubblico. Sono andato via troppo velocemente ma mi sono guadagnato il rispetto col sudore e l'attaccamento alla maglia. La tifoseria bianconera ti da il massimo ma pretende il massimo. Quando mi ritrovo con Alex, Vialli o altri che ti dicono: 'Sei entrato nel cuore dei tifosi per sempre' vuol dire che ho fatto qualcosa di importante. Volevo diventare lo straniero più 'prolifico' nella storia della Juve e ci sono riuscito. Grazie anche ai tifosi, ai quale dico: arrivederci a presto".

 
 
 

CALCIOPOLI C'ENTRA, ECCOME...

Post n°4300 pubblicato il 21 Marzo 2011 da nadir63l
 

Tardelli e una visione delle cose non proprio esatte.
© foto di Image Photo Agency

Marco Tardelli per la Juventus è stato qualcosa di più di un banale centrocampista, nove anni al servizio di Madama con cinque scudetti, due Coppe Italia, una Coppa Campioni, una Coppa delle Coppe, una Coppa Uefa e una Supercoppa Europea hanno proiettato il celeberrimo "Schizzo" tra i miti della Vecchia Signora e pilastro indissolubile di quella mitica Juve del Trap e bonipertiana che tra fine anni settanta e primi anni ottanta faceva razzia di titoli e non solo. Classe e sostanza al servizio del bianconero, un idolo indiscutibile per i tifosi ai quali il Tardelli post calcio giocato ha più che altro regalato duri rospi da ingoiare. Dal suo addio ancora oggi poco chiaro al Cda juventino nel 2007 con critiche, ormai classiche, alla Juve della triade Tardelli purtroppo ha spesso fatto storcere il naso, l'ultimo acuto riguarda la questione calciopoli ritenuta dall'attuale vice di Trapattoni sulla panchina dell'Irlanda ininfluente per le sorti del calcio italiano: "Bisogna finirla con questa storia! Calciopoli non c'entra nulla con le vittorie recenti dell'Inter: l'Inter ha vinto meritando sul campo, perché ha avuto la rosa più competitiva. I successi nerazzurri sono tutti meritati e Calciopoli non c'entra proprio nulla". Eh no caro Marco, calciopoli c'entra eccome! Senza calciopoli Vieira ed Ibrahimovic, determinante nei tre titoli successivi dei nerazzurri (e anche nello scorso mercato riguardo gli acquisti di Eto'o e company), sarebbero andati a Milano? Senza calciopoli il club di Moratti avrebbe potuto godere di un monopolio quasi incontrastato in campo sportivo e non negli anni a seguire? Senza calciopoli la Juve sarebbe finita in gestioni societarie a dir poco discutibili dal 2006 ad oggi? Senza calciopoli l'Inter avrebbe avuto vita facile e costruito mentalità vincente e rosa tale da poter basare un ciclo vincente come quello attuale? Noi la risposta la sappiamo già, forse qualcun'altro no. O meglio fa comodo raccontarne un'altra versione.

 
 
 

Il taglia e cuci per non decidere..

Post n°4299 pubblicato il 21 Marzo 2011 da nadir63l
 

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Immagine IPB

Giulemanidallajuve su calcio GP

Nel 2006 il soggetto da demolire mediaticamente era Moggi, il mostro di Monticiano e con lui la Juventus, oggi è il Presidente Teresa Casoria, “scortese” Giudice di calciopoli e con lei l’intero processo napoletano.

Crollato il teorema di calciopoli, alcuni media hanno spostato la loro attenzione verso il Giudice che Presiede il processo presso la IV sezione del tribunale di Napoli e lo fanno con forme analoghe a quelle utilizzate nella famosa estate del 2006, accentuando, in questo caso, i motivi della ricusazione e del procedimento disciplinare avviato dal Csm, appoggiando la linea perditempo dei pm Narducci e Capuano. E viene fatto in modo quasi ridicolo, ancora una volta senza motivazioni credibili. Si addebita alle difese una presunta “violazione della sacralità di un’aula di tribunale” (Corriere della Sera), come se sostenere l’accusa dei sorteggi truccati attraverso un colpo di tosse sia cosa seria; senza dimenticare la scarsa credibilità di alcuni testimoni, come Armando Carbone, che si è presentato come figura di aiuto alle società: procurava arbitri compiacenti, calciatori da corrompere, assisteva alla stipula di contratti in nero («Abbiamo inquadrato il personaggio» l’esclamazione del Giudice durante la sua audizione). Sacralità del tribunale sconsacrata ancora prima di metterci piede. Il giornalista Galdi, che ha collaborato alle indagini di calciopoli, continua ancora oggi a scrive dello scandalo attraverso le pagine della Gazzetta dello Sport; il Giornalista Monti del Corriere, che ha per anni pubblicato articoli sull’argomento, ha finito per raccontare le sue "impressioni" anche nell’aula 216 del tribunale di Napoli, dopo averci infarcito diversi editoriali: con quale obiettività lo lasciamo decidere a Voi;
Narducci< che, alla presentazione di un libro di cui ha curato la prefazione, si fa vedere insieme a Moratti (che al tempo ancora era presente nella lista testi delle difese) e Auricchio (con cui il patron interista conversa amabilmente) come se fosse cosa normale. Situazioni queste che, oltre a squalificare l’accusa, rendono l’idea di voler arrivare alla prescrizione.

Ma questo è solo il contorno di una situazione che sta sfuggendo completamente alla logica ma che rende sempre più chiaro lo sfondo all’affaire calciopoli.

L’inchiesta della giustizia sportiva condotta da Palazzi non va certamente meglio. Il processo di Napoli ha messo a nudo una realtà totalmente diversa, facendo emergere le responsabilità degli organi sportivi e le lacune di un’inchiesta condotta in modo inadeguato. Gli elementi per decidere la revoca dello scudetto ci sono, la
volontà di chiudere velocemente un po’ meno.

I media giocano a rinsaldare quel sentimento popolare alimentato per anni con il solito lavoro di taglia e cuci e la solita confusione dettata forse più dalla malafede che dalla mancanza di preparazione adeguata sull’argomento. Proprio qualche giorno fa
Ruggero Palombo, intervenuto a RadioRadio, chiamato a commentare la giornata di calciopoli, risponde ad un radioascoltatore che chiedeva come mai la gazzetta non aveva riportato il tentativo di trovare un “posto di lavoro ad un certo arbitro” ( si fa riferimento a D. Nucini e al fatto che G. Facchetti e E. Paolillo si attivarono per trovargli un posto di lavoro), dicendo di non conoscere l’argomento (“io non so di che cosa sta parlando”), inerpicandosi poi sulla vicenda ricusazione, arrivando a dire - erroneamente - che la ricusazione è da “parte del vicepresidente del Csm”, quando in realtà Vietti - presidente della sezione disciplinare del Csm, competente a giudicare sul procedimento disciplinare- ha firmato il solo invito a presentarsi . Non so che idea si sarà fatto l’ignaro ascoltatore, ma chiaramente ha avuto un’informazione parziale e non corretta.

Un sistema che non riesce a confrontarsi con la realtà in modo adeguato ed a dare risposte corrette, abituato a barcamenarsi tra protezionismo, giustizialismo e garantismo, spostando l’ago della bilancia a proprio piacimento, che vede l'antidecisionismo come l'ultima ancora a cui aggrapparsi per non assumersi le responsabilità di un fallimento conclamato.

E proprio questo non decidere (non solo a Napoli), si sta rivelando come il vero male contro la Juve. Non crediamo più alla casualità, ma ad una convergenza di situazioni: tenere sulle spine un popolo di “squadristi” che si aspettano giustizia, prendere ancora tempo in modo indecoroso, palesare la forza a suon di “minchiate”, mira anche a
delegittimare chi sta provando ad ottenere giustizia. Che sia questo il fine ultimo?

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1483

 
 
 

MOGGI: "NUCINI ARBITRO' 5 VOLTE L'INTER MENTRE SI FREQUENTAVA CON FACCHETTI!"

Post n°4298 pubblicato il 21 Marzo 2011 da nadir63l
 

Le dichiarazioni dell'Ex DG della Juventus che faranno sicuramente discutere
Fonte: Stefano Discreti per Gold Tv
© foto di Micri Comunication

Luciano Moggi, nel corso della trasmissione condotta da Pippo Franco “Ieri, Moggi e domani” co-produzione tra Prima Rete Lombardia e Gold in onda tutte le domeniche su GOLD TV e TELECOLOR digitale terrestre e canale satellitare 856 Sky ha commentato l’ultima giornata di campionato ritornando inoltre sull’ultima udienza del Processo di Napoli in corso nell’aula 216 che ancora una volta ha segnato punti decisivi a favore delle difese.

CALCIOPOLI – NUCINI ARBITRO' 5 VOLTE L'INTER NEL PERIODO IN CUI INTRATTENEVA RAPPORTI CON FACCHETTI!!
“Martedì scorso, all’ex arbitro Nucini chiamato a testimoniare al Processo di Napoli, è stato chiesto in merito alle sue dichiarazioni rilasciate in passato alla Procura di Milano che seguirono l’esposto presentato dall’Inter. Il teste sotto giuramento ha riferito con poca credibilità che all’epoca però parlarono solo di calcio giocato.
L’Inter, violando la clausola compromissoria, non ha denunciato tutte le testimonianze rese da Nucini a Facchetti all’epoca e la Figc non ha preso provvedimenti in merito.
E la squadra di Moratti nel frattempo che Facchetti intratteneva rapporti con Nucini si è avvalsa delle sue prestazioni arbitrali per ben 5 volte, 1 volta come arbitro e 4 come quarto uomo! Ed era lo stesso periodo in cui Facchetti presentò Paolillo (attuale AD dell’Inter) a Nucini per procurargli un posto in Banca.
In questi ripetuti colloqui Nucini ha riferito tante menzogne a Facchetti, come per quanto riguarda l’incontro mai avvenuto con il sottoscritto a Torino e che avrebbe dovuto veder presenti anche Fabiani, Bergamo, Pairetto e De Santis. Così infatti ha riportato in tribunale il figlio di Facchetti presentando il memoriale del padre che però non è stato accettato come prova per l’accusa. Da come era stato descritto dai media questo memoriale di Facchetti mi aspettavo un libro. Invece era una mezza paginetta nemmeno firmata…. Poi però Nucini, smentendosi di nuovo, ha testimoniato che in quell’incontro a Torino eravamo invece presenti solo io, lui e Fabiani. Le bugie hanno le gambe corte!
Ruggero Palombo della Gazzetta dello Sport ad un radio romana ha dichiarato che l’udienza di martedì scorso è stato un round a favore delle difese come se si stesse parlando di una partita di calcio o di rigori. Qui si parla invece di vite rovinate per accuse prive di fondamento. Perché Palombo tace le verità inequivocabili emerse dal processo di Napoli, che interesse ha? Chiarisco subito anche il caso che si è venuto a creare dopo la deposizione in aula di Zamparini secondo il quale io avrei influito sui designatori in merito ad una designazione arbitrale a lui gradita per il Palermo. Ho qui con me il verbale del sorteggio di Rizzoli firmato da un notaio e fatto da uno dei principali testimoni dell’accusa, Manfredi Martino. Quindi invito pubblicamente Palombo a venire una volta in trasmissione per discutere insieme di CALCIOPOLI perché qui c’è gente che ha avuto la vita rovinata per illeciti mai commessi!”

 
 
 

Tardelli vuole dimenticare calciopoli...

Post n°4297 pubblicato il 21 Marzo 2011 da nadir63l
 

Immagine IPB

Non c’è ombra di dubbio che dimenticare calciopoli sia oggi l’unica aspirazione del mondo sportivo e lo è per diverse ragioni, tutte più o meno legate ad interessi personali.

I media stentano ad individuare qualcosa di sportivo da raccontare, finendo per celebrare quel poco che offre qualche polemico “ex”, finendo per vendere chiacchiere da bar al tifoso con i paraocchi e tirando a campare alla meno peggio.

L’unica linea comune che unisce tutto il salotto buono, è soltanto quella di denigrare la Juventus, ed in questo spazio tutti trovano posto, anzi spintonano per prendere le prime posizioni e godere di quella poca popolarità che così gli viene offerta.

Anche campioni del passato bianconero, che una volta appese le scarpette al chiodo, smettono anche di essere “uomini” di sport. Leggevo prima l’ennesima critica stizzita di Tardelli (il doppio ex), che ci ricorda di “esistere” con il rancore tipico dell’ antijuventino: «Bisogna finirla con questa storia! Calciopoli non c'entra nulla con le vittorie recenti dell'Inter: l'Inter ha vinto meritando sul campo, perché ha avuto la rosa più competitiva. I successi nerazzurri sono tutti meritati e Calciopoli non c'entra proprio nulla». Non è una novità e non è nemmeno la prima volta che si esprime in queste termini; prima di Juventus – Inter aveva ribadito il suo pensiero sulla farsa: «Basta parlare di Calciopoli, visto che comunque c’è stato un processo sportivo. E lo dico per proteggere il nostro calcio, visto che ci sono ben altri problemi da affrontare».

Il messaggio non così sottile che ogni giorno viene ripetuto, è quello di uno sport a cui piace o ha la convenienza, a celebrare successi costruiti con accordi sottobanco, compromessi, interessi (perché questo è) e lo fa anche attraverso gli stessi uomini che hanno contribuito a renderlo grande, proprio come Tardelli.

Non so a voi, a me sta venendo la nausea a forza di ascoltare chi si offre per uno spettacolo ancora più deprimente di quello costruito con calciopoli. Non si “salva niente” continuando a dare fiato al trombe, ma si continua a “distruggere”, anche consapevolmente, cercando in ogni modo di insabbiare la farsa del 2006.

Per far rinascere il nostro calcio, più che di ex campioni abbiamo bisogno di veri uomini di sport. Basterebbe una parola, un gesto di coraggio, una presa posizione capace di approntare un piccolo ma significativo passo avanti, anche solo per avere la speranza di un futuro sportivo diverso. Invece continuano a sfilare vecchie glorie che accettano una farsa, consacrano vittorie a tavolino e spingono per sminuire il valore di conquiste fatte sul campo. Tutto per preservare lo status quo, che fa ancora comodo a troppi.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1484

 

 
 
 

Si scrive Juve si legge Del Piero

Post n°4296 pubblicato il 21 Marzo 2011 da nadir63l
 

© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Dodici giorni, due sconfitte e poi l'esonero, con ritorno di Lerda e sconfessione di tutto quanto era stato detto e scritto. L'avventura di Papadopulo al Toro, appena iniziata, è già finita. Siamo alla farsa, con Cairo che annuncia che a giugno se ne andrà. Qualsiasi altra parola è inutile, di fronte a questi accadimenti.

Dopo quattro risultati negativi la Juve esce dal tunnel grazie a una prodezza di Del Piero, che nel secondo tempo manda k.o. il Brescia con un numero d'alta scuola e conferma di essere ancora un giocatore utilissimo per la causa bianconera. La Signora si aggrappa al suo capitano, il Toro invece non riesce ad avere nulla dai suoi frombolieri offensivi, torna da Frosinone con la quarta sconfitta di fila e adesso, più di pensare alla zona playoff, c'è da iniziare a pensare di non essere risucchiati dal groppone di fondo classifica. E la sfida di sabato prossimo ad Ascoli diventa uno spartiacque decisivo per il finale di stagione dei granata, cui il cambio in panchina non ha portato beneficio.

A liquidare il tecnico aveva pensato anche la Juve, probabilmente dopo la sconfitta interna contro il Bologna, poi Agnelli e Marotta hanno deciso di proseguire con Del Neri, che dopo il k.o. contro il Milan si è ricordato di avere in rosa un giocatore come Del Piero, che non avrà più lo spunto dei giorni belli e la continuità necessaria per fare la differenza in 30 partite l'anno, ma che era un non senso lasciare fuori preferendogli uno Iaquinta perennemente alle prese con gli infortuni e un Toni marmoreo e ormai a fine corsa. Contro il Cesena Del Piero ha messo lo zampino nelle azioni dei due gol di Matri e contro il Brescia ha risolto la pratica, con una volata di quaranta metri palla al piede, conclusa con una finta che ha messo a sedere Mareco, prima di superare Arcari con un sinistro angolatissimo.

Non a caso, Alex è stato uno dei pochi risparmiati dalla contestazione dei tifosi, che ha preso di mira soprattutto Gigi Del Neri. Alla vigilia il tecnico aveva scelto di fare da parafulmine ("fischiate me, ma lasciate stare la squadra"), ma poi si è meritato la tirata d'orecchie del capitano, che ha così risposto alle parole del tecnico, che aveva parlato di 'Del Piero ritrovato' alla fine della partita col Brescia: "Veramente io penso di non essermi mai perso, ma in ogni caso bisogna sempre rispettare le decisioni dell'allenatore, anche quando si pensa di poter giocare di più".

Alla ripresa del campionato sarà Roma-Juve, non varrà per lo scudetto come è successo tante volte negli ultimi quindici anni, ma il confronto fra Totti (fresco duecentenario del gol in serie A) e Del Piero sarà tutto da gustare, anche se in palio ci sarà solo l'onore e un piazzamento in Europa League. Perché la Champions si è allontanata forse definitivamente per i giallorossi, mentre i bianconeri le hanno detto addio già da tempo e adesso, più di pensare di raggiungere quelle davanti, devono difendere il settimo posto e rintuzzare il tentativo di ritorno di Palermo e Fiorentina, prima di programmare l'ennesima rifondazione.

Quella che fra un paio di mesi dovrà mettere in cantiere anche il Toro, che numeri alla mano ha ancora la possibilità di acciuffare il sesto posto che vale i playoff, vista la mediocrità che caratterizza il campionato cadetto, ma quando una squadra ha vinto appena due volte nel girone di ritorno, è reduce da quattro sconfitte di fila e non si intravede l'uscita dal tunnel, è meglio lasciare da parte i proclami e i sogni di gloria. E poi in casa granata in troppi parlano e troppo pochi in campo corrono, si sacrificano e fanno la differenza. Lazarevic veniva spesso (e ingiustamente) sostituito da Lerda, ma adesso con Papadopulo viene lasciato in panchina e inserito solo dopo che gli avversari sono passati in vantaggio, come è successo a Frosinone. Col nuovo tecnico avviene quello che succedeva anche con il suo predecessore, se il Toro va in svantaggio la squadra non reagisce e non rimonta mai, anzi si affloscia e dimostra di non avere nulla del cuore granata che ha sempre contraddistinto questa società.

Dare la colpa a chi è arrivato da due settimane sarebbe ingeneroso, oltre che sbagliato, ma Cairo è riuscito a liquidare l'ex allenatore del Bologna dopo appena due partite. Ormai è chiaro che qui il problema sta a monte: una società che non c'è (tutto viene deciso a Milano, negli uffici della Cairo Communication), un ds come Petrachi che pare non esser più così gradito al presidente come in passato che lancia parole di fuoco nei confronti del gruppo che lascia intendere di non gradire, col rischio di scatenare un tutti contro tutti dal quale l'unico ad uscire sconfitto sarà solo il Toro. Qui o si volta pagina alla svelta o c'è davvero il rischio che salti il banco e si debba temere di essere risucchiati nella zona playout. Pazzesco per una squadra che ha in organico giocatori come Bianchi, Antenucci e Ogbonna che sono un lusso per la cadetteria.

 
 
 

Carlo Nesti: "Questa è una Juventus alla Alex

Post n°4295 pubblicato il 21 Marzo 2011 da nadir63l
 

© foto di ALBERTO LINGRIA

Il capitano non è ancora la figurina più ambita, destinata all'album dei ricordi bianconeri. Il capitano è colui che, in campo, gioca prima ferendo con la spada, e poi incantando con il fioretto. Il capitano è quello che segna un gol fantastico, come se avesse 10 anni in meno. Il capitano è un ragazzo-uomo che esulta, come se avesse firmato la rete della vittoria ai Mondiali. Il capitano fa arrossire di vergogna il resto della squadra, sempre tremebonda e smarrita. Che Alex Del Piero continui a essere l'unica stella, nel firmamento juventino, è croce e delizia. Delizia, per gli occhi di tutti. Croce, perché gli "eredi" dove sono?

 
 
 

Juve, Moratti ti vuole soffiare Sanchez

Post n°4294 pubblicato il 21 Marzo 2011 da nadir63l
 

© foto di Federico De Luca

Per la Juventus non sarà facile acquistare Alexis Sanchez. L'attaccante dell'Udinese, grazie alle sue ottime prestazioni in questo campionato, è richiestissimo da varie squadre europee che sarebbero disposte ad accontentare le richieste economiche del patron Pozzo. Il cileno viene valutato dal numero uno friulano circa 30 milioni di euro, una cifra considerata esorbitante dalla dirigenza juventina, considerata anche la difficile qualificazione alla prossima Champions League. Sul Niño Maravilla, oltre al Manchester City dello sceicco Mansour, c'è anche l'Inter di Massimo Moratti, per nulla spaventato dal prezzo del cileno. La quotazione potrebbe salire ulteriormente se l'Udinese andasse in Champions, qualificazione che potrebbe determinare, a sorpresa, la permaneza di Sanchez in Friuli. il presidente nerazzurro ne è consapevole: "Il cileno è fantastico. Bravo Guidolin a esaltarne le doti. Ora non sarà facile arrivare a Sanchez", le parole di Moratti a "La Gazzetta dello Sport

 
 
 

Juve, si segue il giovane sloveno Kranjc

Post n°4293 pubblicato il 21 Marzo 2011 da nadir63l
 

© foto di Image Photo Agency

Continua l'opera di scouting della Juventus a livello giovanile, con l'intento di ingaggiare, a prezzi relativamente contenuti, giovani promesse in grado di diventare pedine importanti della prima squadra in vista dei prossimi anni. In quest'ottica è da leggere l'interesse del club bianconero nei confronti di Luka Kranjc, giovanissimo calciatore sloveno in forza al Maribor. Su Kranjc, atleta classe 1994, c'è anche il forte interesse di due club della Premier League inglese, Chelsea e Liverpool.

 
 
 

Zavaglia: "Aquilani? Non credo andrà via da Torino

Post n°4292 pubblicato il 21 Marzo 2011 da nadir63l
 

© foto di Carmelo Imbesi/Image Sport

"Entro il 30 giugno la Juventus potrà riscattare Aquilani. E' solo la squadra bianconera che deve intervenire ora. Magari loro punteranno ad uno sconto, ci sta nel gioco delle parti, ma tutti i passaggi, compreso il pagamento dilazionato in 3 o 4 tranches, sono stati stabiliti in estate. La Juve lo riscatterà? Penso che alla fine non ci siano problemi. Al di là della situazione di difficoltà sotto l'aspetto tecnico, non credo che Aquilani andrà via da Torino". Franco Zavaglia, agente di Alberto Aquilani, intervenuto telefonicamente a Radio Manà Manà ha quindi rassicurato i tifosi bianconeri sulla permanenza del centrocampista romano a Torino.

 
 
 

Buffon: "Non penso al mercato. Unico pensiero è vincere più partite possibile"

Post n°4291 pubblicato il 21 Marzo 2011 da nadir63l
 

 
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

All'ingresso di Coverciano, dove si è ritrovato agli ordini di Cesare Prandelli, con tutti gli altri compagni di nazionale Gigi Buffon interpellato sul suo fututro juventino risponde: "Per quel che riguarda il mercato e la mia voglia di restare inutile parlarne ora, ci sono cose più importanti, dobbiamo pensare al campionato e riuscire nelle ultime 8 giornate a recuperare più posizioni di classifica possibili".
Poi aggiunge un commento sulle squadre rivelazione del campionato che precedono la Juve in classifica: "Non c'è rammarico, ma va fatto un plauso a loro, a livello di società".
Infine Buffon si esprime sulle esclusioni per motivi disciplinari di De Rossi e Balotelli: "Non c'ero quando si è parlato di codice etico qui in nazionale, dispiace fare a meno di due giocatori importanti come De Rossi e Balotelli, soprattutto per De Rossi che ha capacità fondamentali in gare internazionali. Non so se li avrei perdonati, a certe cose ci deve pensare l'allenatore".

 
 
 

     

 

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