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Messaggi del 23/03/2011

Pessotto: "Che classe Zizou. Quanto corre Pavel"

Post n°4316 pubblicato il 23 Marzo 2011 da nadir63l
 

© foto di Daniele Buffa/Image Sport

"Questo è un gol vero, visto la palla di Zizou? E Pavel che gol, come corre. Zidane ha due piedi che parlano da soli, ma comprendono la semplicità, l'umiltà abbinata a una tecnica sopraffina. L'equazione di un grande campione". Gianluca Pessotto commenta così il gol del momentaneo 2 a 1 (Toro in vantaggio) di Pavel Nedved su assit magistrale di Zinedine Zidane.

 
 
 

ZIDANE«Quando sei della Juve, lo sei per sempre».

Post n°4315 pubblicato il 23 Marzo 2011 da nadir63l
 

 
«Fa male vedere i bianconeri in questa condizione, ma Agnelli è una garanzia. E poi c'è Del Piero! Il mio erede? Punterei su Menez»
TORINO, 23 marzo - «Quando sei della Juve, lo sei per sempre». Zinedine Zidane arriva a Torino per giocare il derby benefico per la lotta alla Sla e regala parole d'amore alla sua ex squadra. Parole che, dette da uno dei più grandi giocatori che hanno vestito la maglia bianconera, scaldano ancora di più il cuore dei tifosi, un po' intiepidito in un periodo in cui le cose non vanno nel migliore dei modi. «Fa male vedere la Juve in questa condizione - riconosce Zidane - perchè la Juve deve vincere sempre, deve tornare come prima. Sono cambiate delle cose e quando si costruisce ci vuole del tempo. Spero che torni grande presto. Quando sei della Juve lo sei per sempre».

AGNELLI E DEL PIERO - Il ritorno di un Agnelli in società però dà fiducia. «Conosco Agnelli, spero che faccia bene. Già il nome è una garanzia». E una garanzia, un appiglio cui aggrapparsi nelle difficoltà, è anche Del Piero. «Mi sorprende che Alex giochi a questo livello - dice -
Avete visto il gol di domenica? Anche io avrei potuto giocare di più, sono ancora in forma adesso».

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI - Zidane ora è un dirigente del Real Madrid, lavora al fianco del presidente Florentino Perez e di Josè Mourinho: «Ma io e Mou insieme alla Juve è impossibile». Però qualche consiglio per un 'nuovo' Zidane in bianconero lo offre. «Hazard del Lille? È un buon giocatore, ma non so se può essere lui il mio successore. Menez invece sta facendo bene e può essere un giocatore da Juve».

 
 
 

Marcello Lippi: "Juve? Non torno ad allenare in Italia ma in passato ci sono stati contatti con i bianconeri"

Post n°4314 pubblicato il 23 Marzo 2011 da nadir63l
 

L'ex tecnico bianconero smentisce le ipotesi di un ritorno con un'ammissione.
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Intercettato da Tuttosport in occasione del derby benefico "SLAncio di vita" Marcello Lippi ha smentito seccamente la possibilità di un ritorno sulla panchina della Juventus. Una volontà di allenare ancora ma non più in Italia: "Io voglio allenare ancora due o tre anni, se mi verrà proposto il progetto giusto lo prenderò in considerazione ma posso già confermare che non allenerò più in Italia, nemmeno alla Juve anche se mi chiamasse. Sono andato via da Torino quasi sette anni fa e ogni volta che la squadra va in difficoltà si fa il mio nome, questo fa piacere perchè significa che durante il periodo che sono stato qui ho fatto bene e nei confronti dell'ambiente e con la tifoseria c'è molto affetto. In passato ho avuto dei contatti per tornare questo è vero".

 
 
 

Quagliarella scalpita: "Ho voglia di tornare a giocare"

Post n°4313 pubblicato il 23 Marzo 2011 da nadir63l
 

© foto di ALBERTO LINGRIA

E' uscito oggi sul sito web JuventusMember.com, il secondo episodio del "reality show" che vede come protagonista Fabio Quagliarella e la sua riabilitazione. Infortunatosi a gennaio e successivamente operato al ginocchio,  l'attaccante di Castellammare di Stabia, ha iniziato da poco la fase finale della sua riabilitazione. Fabio è apparso molto felice dichiarando: "La voglia è tanta, ogni giorno che passa vedi che l'obiettivo si avvicina sempre di più, ciò ti da entusiasmo e voglia. E’ bello tornare a correre su un campo da calcio, all’aria aperta". Comincia così la fase finale della sua convalescenza: inizia ad effettuare le prime corse e le prime spinte. Vengono introdotte le curve e i cambi di direzione. Poi, naturalmente, continua la fisioterapia in palestra, dedicata al recupero muscolare.

 
 
 

Il Paese di quelli come i Moratti...

Post n°4312 pubblicato il 23 Marzo 2011 da nadir63l
 

Immagine IPB

Mi ha molto colpito l’intervento di Giorgio Meletti, autore del libro “Nel Paese dei Moratti”, intervenuto telefonicamente alla trasmissione di RadioRadio “Il Bianco e il Nero” lo scorso giovedì 17 marzo. Un intervento che, semmai ce ne fosse bisogno, mette in evidenza alcuni aspetti che più volte - anche analizzando un problema più marginale rispetto al dramma della morte degli operai nella raffineria Saras - come calciopoli, abbiamo riscontrato evidenti e con la stesse caratteristiche.

Meletti afferma: «Il paese dei Moratti è l'Italia, cioè il Paese di quelli come i Moratti… di quelli che sono legittimati dalla cultura oggi dominante, a pensare di avere il diritto di perseguire l'arricchimento proprio e della propria famiglia, senza preoccuparsi più di tanto delle ricadute sociali della loro attività industriale».
Pensate a quanto questa affermazione sia calzante per descrivere calciopoli e per quello che dallo scandalo ne è seguito. Moratti si è sentito legittimato ad ergersi al di sopra di tutti gli altri - in alcuni casi anche della legge stessa - ad avere il diritto di perseguire il suo obiettivo senza preoccuparsi delle conseguenze sociali. E’ chiaro a tutti che il calcio non è più un prodotto che esalta i valori di “olimpia”, ma un circolo di interessi e convenienze, ed il messaggio sociale che ne scaturisce non è certo da prendere come esempio.

Un potere esercitato anche grazie ai media, come conferma lo stesso autore: «I giornali, anche di sinistra, hanno nei confronti dei Moratti un atteggiamento di grande reverenza. Non c’è niente da fare, io penso che dipenda dal fatto che, sia per chi sta a destra e sia per chi sta a sinistra, una famiglia così ricca e così generosa… l'idea - tutto sommato - è sempre meglio non metterseli conto, perché magari un giorno finanziano quel giornale di sinistra, un altro giorno ne comprano un altro per salvarlo.. »
Se solo pensiamo ai rapporti che legano Moratti e la sua inter alla gazzetta dello sport (ma non solo purtroppo!) è tutto ancora più chiaro. La loro linea colpevolista e attiva con Galdi collaboratore di Auricchio, è oggi riconosciuta come una delle causa di farsopoli, senza dimenticare il contratto di sponsorizzazione per la valorizzazione del marchio nerazzurro, che lega ancora oggi il noto quotidiano sportivo alla società milanese. E la famose esternazione «Non si può mandare in B una squadra che ha speso tanti soldi”, non è la dimostrazione di reverenza ? » . Di esempi che ne sarebbero molti altri.


Un altro aspetto, toccato questa volta da Emilio Targia riprende un tema assurdo, che nel libro viene così evidenziato : «Riesce a raccontare un filo stranissimo e sottilissimo, cioè che la famiglia Moratti sia intimamente convinta di essere una famiglia di benefattori, al di sopra del bene e del male, qualcosa che galleggia sopra le altre cose e che quindi fa fatica a raffrontarsi con la realtà, fa fatica a mettersi in discussione , fa fatica ad accettare qualunque i tipo di critica e fa fatica ad accettare che questo libro è una semplice analisi».
Possiamo spiegare meglio questo concetto, ricordando le parole rilasciate da Moratti alla notizia della convocazione da parte del superprocuratore della Figc Palazzi per il 31 marzo: «Con tutto il rispetto per Palazzi, che giustamente fa quello che deve fare, è ridicolo il fatto che l'Inter, nella mia persona, debba presentarsi per questa cosa».

Arriviamo poi all’aspetto che più ci lega a questa analisi, cioè quello che tira in ballo la fede calcistica e calciopoli. Meletti vede la fede calcistica in questo modo: «E’ un problema che ho notato mentre lo scrivevo..non c’è niente da fare, la fede calcistica ha la capacità di modificare il giudizio delle persone sulle cose che vedono accadere sotto i loro occhi. Io difficilmente ho trovato un interista che abbia avuto un impatto positivo verso questo libro» .
Lo viviamo ogni giorno, ed è il tentativo di far finta di vivere un calcio idilliaco che non trova il mimino riscontro nella realtà, dove ci sono sempre i soliti errori, i soliti dubbi, le solite “chiacchiere da bar”.

«Io ho affrontato in modo un po' marginale la questione calciopoli...la cosa che ho sottolineato e che ha a me ha fatto impressione, è questo mondo del calcio rappresentato - per esempio da uno come Moratti - come un mondo di ideali sportivi, di pulizia.. insomma lo sport poi è questa cosa qua.. dove vedo intrecciarsi avvocati, investigatori, spie, intercettazioni telefoniche ... Allora dico beh, forse tutti gli appassionati , di qualunque fede siano, dovrebbero un po’ interrogarsi su tutto questo.. ».
A questa affermazione non possiamo aggiungere altro, perché completa il quadro di quella realtà che ogni giorno tentano di insabbiare con ogni mezzo.

Il video dell’intervento di Giorgio Meletti

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1490


 
 
 

Juve, la rivoluzione inizia con il piede giusto...

Post n°4311 pubblicato il 23 Marzo 2011 da nadir63l
 

© foto di Federico De Luca
Non basta certo un nome per restituire il sorriso ai tifosi juventini, ma per cominciare l'ennesima rivoluzione bianconera degli ultimi anni, l'acquisto di Michel Bastos può andare benissimo. Il laterale mancino brasiliano del Lione sembra infatti finalmente a un passo dal trasferirsi a Torino. La svolta è arrivata dal presidente del club francese Aulas che al congresso dell'Uefa ha dato il via libera alla trattativa: "l'anno scorso siamo stati noi a bloccare tutto respingendo l'offerta della Juve, ma adesso le cose sono diverse e siamo disponibili a cedere Bastos se lo vorrà" ha dichiarato il presidente del Lione. Un'ottima notizia per il club bianconero che però dovrà trovare un modo per convincere il Lione ad abbassare il prezzo del 27enne terzino-ala, che ha fatto benissimo all'ultimo Mondiale finendo nel mirino di diversi grandi club europei tra cui Inter, Milan e Manchester United. L'agente del giocatore è già stato a Torino per un primo incontro con i dirigenti bianconeri Marotta e Paratici. Un anno fa si parlava di 20 milioni per portarlo a casa, ma oggi, anche a causa dell'infortunio al menisco che lo terrà fermo fino ai primi di maggio, il prezzo potrebbe scendere a 15. Ovviamente sarebbe solo il primo rinforzo per la nuova Juve che però deve ancora trovare il suo timoniere. Anche in caso di qualificazione all' Europa League (il quarto posto sembra davvero difficile da centrare) Delneri è destinato a lasciare la Juve. Il problema è che a due mesi dalla fine del campionato, è un vero e proprio rebus la scelta del suo successore: si parla di ritorni, Lippi o Capello, o di novità, Spalletti e Mazzarri, ma per ora sono solo voci. Come quelle che accostano Buffon alla Roma. Fantamercato, per ora.

 
 
 

Del Piero, nuovo record in arrivo...

Post n°4310 pubblicato il 23 Marzo 2011 da nadir63l
 

© foto di PHOTOVIEWS

Alessandro Del Piero. L'uomo dei record in bianconero ha messo nel mirino un nuovo record. Come scrive La Gazzetta dello Sport, il numero 10 bianconero se dovesse segnare altri due gol (ora è a quota 8), chiuderebbe la stagione in doppia cifra per la quindecisima volta. Un nuovo primato che gli permetterebbe di distaccare l'ex compagno Filippo Inzagghi. Una continuità mostruosa quella dimostrata dal Alessandro. Solamente in tre stagioni, 1994-1995 (quella del vero esordio tra i professionisti), 1998-1999 (segnata dal grave infortunio) e 2000-2001 non raggiunse la doppia cifra. E la migliore? Resta il 1997-1998 quando Del Piero era il Fenomeno vero: 32 gol in 47 partite.

 
 
 

Facchetti: memoriale o confessioni?

Post n°4309 pubblicato il 23 Marzo 2011 da nadir63l
 

Immagine IPB

di G. Fiorito

Dopo aver descritto un clima che sfugge alla sacralità di un tribunale ed essersi dilungato per tre quarti di articolo in un pittoresco esame ambientale, nel tentativo di delegittimare l’operato della giudice Casoria, Fulvio Bufi, all’indomani dell’udienza di martedì 15 marzo 2011, scrive che Gianfelice Facchetti, citato dai PM , si è presentato nell’aula 216 per deporre intorno a “ciò che gli raccontava il padre Giacinto circa i suoi sospetti sull´esistenza di un «sistema» che controllava il mondo del calcio, e soprattutto ciò che lo scomparso presidente dell´Inter scrisse dopo aver raccolto le confidenze dell´ex arbitro Danilo Nucini, che gli parlò del potere di Moggi e della Juventus. Potrebbe essere un momento importante perché è come se, attraverso Gianfelice, in questo processo entrasse la voce di Giacinto Facchetti, un monumento del calcio al di là di ogni sospetto” . Si rammarica nelle righe seguenti che il momento importante sfumi nella capacità degli avvocati (Gallinelli, De Falco e Messeri, nonché lo stesso avvocato della Juventus) di fare il loro mestiere, cioè presentare opposizione, accolta, rispetto all’acquisizione agli atti del memoriale e alla sua lettura in aula. Pur ammettendo che manca anche della firma.

Nella sua foga agiografica, Bufi dimentica di commentare ciò che è stato detto durante la deposizione. Oltre il procedimento in corso a Napoli, sul fronte della giustizia sportiva, in seguito all’esposto presentato il 10 maggio 2010 da Andrea Agnelli, il superprocuratore Palazzi ha aperto un fascicolo e ha eseguito una formale richiesta di convocazione per il 31 marzo del presidente dell’Inter Massimo Moratti. Vediamo se è possibile trarre dalla deposizione di Gianfelice Facchetti qualche indicazione utile anche in quest’ottica.

Lo stesso Bufi dice che “lo scomparso presidente dell´Inter scrisse (il memoriale)dopo aver raccolto le confidenze dell´ex arbitro Danilo Nucini”.Giacinto Facchetti intrattenne rapporti, intensi per durata e per caratteristiche, con un arbitro che all’epoca dei fatti era in attività (violazione dell'art. 1, causa: rapporto dirigente-arbitro vietato). Il PM Capuano chiede immediatamente, all’inizio della deposizione, chi fosse il padre del teste e cosa facesse e Gianfelice risponde: “È stato giocatore dell’Inter, poi presidente dell’Inter per due anni, fino al suo decesso; prima è stato dirigente in altri ruoli, curava le relazioni internazionali” . Vediamo nel dettaglio la carriera di dirigente intrapresa da Giacinto Facchetti nel 1978, dopo aver lasciato l’attività agonistica. Svolge il ruolo di dirigente accompagnatore della nazionale azzurra nel campionato mondiale di calcio che si disputa in Argentina, poi diviene rappresentante all’estero per l’Inter e quindi Vicepresidente dell’Atalanta. Rientra presso i nerazzurri durante la presidenza di Massimo Moratti, come Direttore Generale, diventando Vicepresidente dopo la scomparsa di Giuseppe Prisco (12 dicembre 2001) e Presidente il 19 Gennaio 2004, in seguito alle dimissioni dello stesso Massimo Moratti. E’ importante stabilire i ruoli e i tempi, perché nel corso della deposizione di Nucini si alluderà alla questione se Massimo Moratti fosse o no a conoscenza dei suoi rapporti con Facchetti ed è essenziale conoscere il ruolo di quest’ultimo rispetto all’Inter nel periodo di queste frequentazioni. La scappatoia già vista della mansione di “preservativo” potrebbe rivelarsi irriverente per un “un monumento del calcio al di là di ogni sospetto”.

PM Capuano
: Nucini disse a suo padre di aver fatto parte dell’associazione?
Facchetti: Sì, un contatto di Nucini con l’associazione fu con De Santis e Fabiani, che era quello che forniva le schede telefoniche. Nucini disse a mio padre che il passo precedente fu la sua appartenenza all’associazione e gli fece presente di guardarsi Avellino - Messina del 2003-2004 arbitrata da lui, e suggerì a mio padre di leggersi le dichiarazioni sull’arbitro nelle gare da lui arbitrate. Il passo successivo fu la volontà di volersi togliere da questo rapporto, e raccontò queste cose.

Anche questo passo della deposizione è importante. Indica il tentativo dell’accusa di presentare il teste Nucini come una sorta di “pentito” del sistema denominato “cupola” o anche “moggiano”. Qui sembra essere confermato.

PM Capuano: Sa se Suo padre ha partecipato a cene con i designatori?
Facchetti: Sì, in occasione di un Livorno-Inter una cena a casa di Bergamo.

Lascia il tempo che trova. I rapporti con i designatori non erano proibiti. Ma ci si è ricamato sopra e ci si sono costruiti processi. Eppure anche Facchetti e Sacchi, come è emerso nell’udienza di giorno 1 marzo, avevano le stesse consuetudini contestate a Moggi e Giraudo.

Avv. Prioreschi: Ha chiesto Lei di essere sentito?
Facchetti: Sì, perché in quei giorni, seguendo quello che accadeva in questo processo, rimasi molto colpito da una intercettazione sbagliata di mio padre e partendo da quell’episodio…
Avv. Prioreschi: E come ha fatto?
Facchetti: Ho cercato un contatto con la Procura.
Avv. Prioreschi: Col telefono?
Facchetti: Sono venuto in Procura.
Avv. Prioreschi: Così, una mattina...
Facchetti: No, ho telefonato prima, dicendo che volevo parlare di queste carte di mio padre.
Avv. Prioreschi: E come mai a verbale non è stato dato atto che era stato lei…
Opposizione.
La Presidente Casoria accoglie.
Avv. Prioreschi: Davanti ai PM aveva appunti e li leggeva?
Facchetti: Sì.
Avv. Prioreschi: Quindi facevano le domande e lei rispondeva?
Facchetti: Non solo, ho fatto anche riferimento a cose che conoscevo.
Contestazione dell'Avv. Prioreschi che legge parti della deposizione in cui si rileva che essa è tutta una serie di letture degli appunti di Giacinto Facchetti.
Facchetti: È chiaro che le cose che sapevo non avevano alcun valore senza gli scritti di mio padre.
Avv. Prioreschi: Mi dice perché tra le letture che ha fatto non c’era il passaggio in cui suo padre scriveva “non c’erano però le prove”.
Facchetti: Non ho letto solo quello, ma è chiaro che si trattasse di impressioni che si sono scambiate.

Legittimo che per devozione filiale si faccia tutto il possibile per rispettare la memoria del genitore e tramandarla integra ai posteri. Anch’io ho perso mio padre all’età di dieci anni. Indossava una divisa, ma anche da semplice vigile urbano ha fatto in tempo a trasmettermi e insegnarmi i valori della sacralità laica dello stato. Tuttavia Prioreschi rileva il passaggio omesso dall’accusa: “non c’erano prove”, nemmeno a giudizio dello scrivente il memoriale. Per di più si discute ancora di impressioni.

Avv. Prioreschi: Rispondendo al PM lei ha detto anche le posizioni di suo padre sull’esistenza di una struttura di potere che era legata alla Juventus e a Moggi ma anche a Galliani e al Milan?
Facchetti: Confermo. Negli appunti c’era anche quel nome.

Nel memoriale si fa menzione di una struttura di potere legata alla Juventus e a Moggi, ma anche a Galliani e al Milan. Il flusso di intercettazioni che ancora deve essere consegnato nella trascrizione del perito Porto ne comprende una serie significativa anche rispetto alla posizione del Milan. Che non ha mai avuto la considerazione che probabilmente merita. Poco più avanti Gianfelice dice: “secondo mio padre il controllo non era solo sugli arbitri, ma anche sui guardalinee e gli osservatori”. E’ noto che Meani avesse un rapporto privilegiato proprio con i guardalinee, nelle intercettazioni si fa pure menzione di una “scuderia Milan” (intercettazione Puglisi – Meani del 10/04/05).

Avv. Prioreschi: Suo padre è stato eletto presidente dell'Inter nel gennaio 2004, sa se da quella data ha incontrato Nucini?
Facchetti: Non so, ma non credo.
Avv. Prioreschi: Sa se Nucini in quel periodo ha arbitrato l’Inter?
Facchetti: Una sola volta con l’Udinese.
Avv. Prioreschi: Sa se sua padre ha fatto esposti alla FIGC?
Facchetti:Mio padre non aveva alcuna fiducia nell’Ufficio Indagini della Federazione. Sapevo che dopo le testimonianze di Nucini gli dissero che se aveva voglia poteva andare.
Avv. Prioreschi: Lei sa che il codice prevede l’obbligo di denunciare?
Facchetti: Sì.

Nucini dunque ha arbitrato l’Inter. Giacinto Facchetti non aveva fiducia nell’Ufficio Indagini della Federazione. Non era come noi, che ancora siamo fiduciosi e ci attendiamo che gli errori e le omissioni di questi cinque anni possano trovare giustizia. Il codice prevede l’obbligo di denunciare(violazione dell'art. 6, comma 7, obbligo di denuncia, del Codice di Giustizia Sportiva). Danilo Nucini e Giacinto Facchetti lo hanno fatto? Noi lo facciamo da cinque anni. Non solo con il nostro impegno personale, ma attraverso l’operato di Giulemanidallajuve. Il signor Bufi non se ne rende conto. Palazzi giorno 31 ha l’ennesima opportunità di farlo.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1489

 

 
 
 

DAVIDS: "LA MIA JUVE ERA UNA FAMIGLIA VINCENTE. DEL PIERO PUO' GIOCARE FINO A 42 ANNI"

Post n°4308 pubblicato il 23 Marzo 2011 da nadir63l
 

© foto di Federico De Luca

Molti tifosi bianconeri (in realtà quasi tutti) vedendo questa Juventus allo sbando da un paio di stagioni, e forse anche di più, provano un senso di vuoto incolmabile, una nostalgia addirittura esagerata ripensando a calciatori come lui, legati a tempi splendenti che chissà se mai torneranno. Quella Juventus, quella dell'Avvocato, quella di Luciano Moggi, aveva in Edgar Davids il suo cane da guardia, il pittbull che mordeva le gambe all'avversario, che lo intimoriva, che gli faceva capire quanto dovesse rispettare la Juventus e la sua storia. L'olandese manca terribilmente alla Juve attuale, e con lui una schiera di campioni come Thuram, Trezeguet, Zidane, Nedved. Stasera il mediano dalle treccine e dagli occhiali caratteristici tornerà in campo all'Olimpico con la maglia della Juve per un derby di beneficienza contro il Torino; sul terreno di gioco ci sarà anche Monsieur Zizou. E, immaginiamo, la nostalgia e la tristezza toccheranno livelli altissimi. Gli anni d'oro di Davids con la maglia della Juve hanno rappresentato, sicuramente, il picco massimo della sua carriera da calciatore. Con la Juventus ha vinto tantissimo e lui, grazie alle sue straordinarie qualità messe al servizio di quella gloriosa società, è diventato il campione che tutti abbiamo ammirato. Un mix che funzionava alla perfezione. Sulle pagine di Tuttosport, il giocatore 38enne attualmente in forza al Crystal Palace, ha ricordato proprio quel bellissimo periodo: "Eravamo una famiglia vincente - ha raccontato l'olandese al quotidiano di Torino - In campo ci aiutavamo. E tutti avevano chiaro in mente che stare alla Juventus voleva dire vincere.Del Piero, ma anche altri compagni, mi fecero sentire subito uno di loro. Il mio passato al Milan non condizionò nessuno. Beh, io ero stracontento: avevo la possibilità di dimostrare le mie qualità in un altro grandissimo club. I tifosi mi accolsero senza pregiudizi, senza farmi pesare il passato milanista. Mi giudicarono solo per come mi comportavo in campo. E per fortuna qualcosa di buono ho fatto". Davids, poche settimane fa, è stato eletto tra le 50 stelle della storia bianconera, a dimostrazione dell'incredibile affetto che il tifo juventino prova per lui: "Non me lo sarei mai immaginato. In carriera ho vinto molto, ma la stella è una di quelle cose che mi inorgoglisce di più. Faccio parte della storia della Juventus. Stupendo". Il centrocampista, esempio di longevità sportiva, dice la sua sul capitano Alex Del Piero, pronosticando, per lui, una carriera ancora molto lunga: "Se uno si tiene bene può giocare fino a 40 anni. Alex è un fuoriclasse completo. E’ la prova che se curi bene il corpo e lavori in un certo modo puoi andare avanti a lungo, fino a 41- 42 anni. Più che fisico, il problema può essere mentale. Ma Del Piero ha una marcia in più anche da questo punto di vista. Alex lo vedo in forma. E mi auguro di ammirarlo ancora a lungo nella Juventus", che, aggiungiamo noi, speriamo torni presto ad essere la VERA Juventus

 
 
 

     

 

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