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Messaggi del 03/05/2011

LA JUVE SI RILANCIA A ROMA. E QUELLA FRASE DI MORATTI...

Post n°4630 pubblicato il 03 Maggio 2011 da nadir63l
 

di thomas bertacchini
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

"Il nostro dovere è di non lasciare nulla di intentato e l’obiettivo quindi è di fare il massimo dei punti nelle ultime quattro partite". Con queste dichiarazioni Del Neri descrisse lo spirito che animava la Juventus prima dell’incontro disputato ieri sera a Roma contro la Lazio.
Così espresse, in tutta sincerità, sembravano dare origine ad una versione "mascherata" del famoso concetto delle quattro finali consecutive da vincere, senza che comunque venisse stravolto il significato.

Nella sostanza, in effetti, variava poco: per dare un senso alla parte conclusiva della propria stagione alla Vecchia Signora non restava altro da fare se non provare a cogliere successi in tutte le gare rimaste a disposizione, per poi guardare - di volta in volta - cosa sarebbero state in grado di combinare le squadre davanti a lei in classifica.

Indossati i panni della sfavorita, espugnando lo stadio "Olimpico" la Juventus è riuscita a rilanciarsi, rovinando - nel contempo - i piani dei biancocelesti: senza i tre punti della mancata vittoria contro Madama la trasferta che dovranno affrontare ad Udine domenica prossima è diventata estremamente delicata. In caso di sconfitta verrebbero superati dai friulani; con un pareggio dovrebbero sperare in un risultato positivo del Milan contro la Roma per mantenere il quarto posto. In ogni caso adesso alla Lazio manca quel distacco necessario sulle dirette contendenti per giocarsi le ultime due giornate del torneo con relativa tranquillità, lasciando loro i posti disponibili per partecipare all’Europa League. Gli spiccioli, in pratica.

Madama era arrivata nella capitale forte di un miniciclo di sei risultati utili consecutivi, frutto di tre vittorie e altrettanti pareggi: troppo poco per fare salti in alto in classifica, abbastanza per rimanere nei dintorni degli obiettivi minimi ed alimentare ogni tanto nell’ambiente speranze di un balzo finale che le potesse consentire di dare (come detto) un senso alla stagione.
Le capitò una cosa simile anche ad inizio campionato, quando dalla sconfitta casalinga contro il Palermo (23 settembre 2010) a quella col Parma (sempre a Torino, 6 gennaio 2011) passarono tre mesi e mezzo e tredici incontri, di cui soltanto sette vinti. Quello, però, era il momento buono per cavalcare l’onda dei risultati positivi e raccogliere il più possibile, a fronte di momenti difficili che prima o poi, così come successo, sarebbero arrivati.

Sommati i (pochi) punti conquistati ad oggi dalla Juventus con quelli (molti) dilapidati nel corso dell’anno, è aumentato il rammarico per quanto poteva essere e non è stato. Non si sta certamente parlando di scudetto, quanto di poter accedere alla prossima edizione della Champions League entrando dalla porta di servizio, se non - addirittura - da quella principale. Infortuni a parte, una delle principali cause che hanno portato alla situazione attuale è la carenza di campioni di elevato spessore tecnico nella rosa a disposizione di Del Neri, quelli che aiutano non soltanto ad aumentare la qualità del gioco in mezzo al campo, ma consentono anche di avere a disposizione la personalità indispensabile per vincere quelle gare il cui risultato rimane in equilibrio sino al novantesimo minuto.
I campioni, quelli veri, oltre alla classe aggiungono la voglia di imporsi tipica di chi non si arrende (e non si accontenta) mai. Ovviamente non è un caso se nel corso delle ultime due stagioni la Juventus è riuscita ogni tanto a tirare fuori la testa dalla sabbia in concomitanza con le giornate in cui Del Piero l’ha presa per mano.

Prima dell’infortunio di Quagliarella si diceva che le mancasse una punta di peso fisico e specifico che potesse consentirle di "chiudere" quelle partite nelle quali era indispensabile il classico colpo del kappaò per avere ragione dell’avversario di turno; a seguito di quanto capitato all’attaccante di Castellammare di Stabia la Vecchia Signora rimase con poche munizioni nel reparto offensivo per due settimane (e tre gare: Bari, Sampdoria, Udinese) anche a causa dello stop forzato di Toni trascorsi pochi giorni dal suo arrivo a Torino, raccogliendo la miseria di quattro punti.

Il successivo innesto di Matri non bastò per colmare le lacune che - nel frattempo - si erano manifestate in altre zone del campo. Una squadra come la Juventus che in trentacinque gare di campionato non è in grado di vincerne sette dopo essere passata in vantaggio, accumula nove sconfitte, ha una media inglese di "- 13", subisce quarantadue goals (contro i ventitré del Milan o i trentatré della stessa Lazio) e totalizza due punti in più di quanto realizzato lo scorso campionato, più che di rimpianti deve parlare di errori. Di programmazione e di gestione, senza dimenticare come la sfortuna - per diverso tempo - è stata una cattiva compagna di viaggio.

Anche se, come ha correttamente osservato Del Neri al termine della gara disputata ieri sera, nell’arco di un’intera stagione ci sono pure situazioni nelle quali si riesce ad ottenere più di quanto si meriti: sempre la Lazio, giusto per fare il nome di una "vittima" dei bianconeri tanto all’andata quanto al ritorno, nonostante le buone prestazioni non è riuscita a racimolare contro la Juventus neanche un punticino a causa della sconfitta di Roma e di un goal a tempo abbondantemente scaduto di Krasic con la complicità di Muslera a Torino.

Adesso rimangono tre giornate (e nove punti) per sperare in un quarto posto difficile, ma ancora non impossibile. Nel frattempo il presidente dell’Inter Massimo Moratti "scuce" il tricolore dalle maglie della sua squadra per porgerlo al Milan: "Chi vince lo scudetto lo merita sempre". Chissà se lo avrà detto anche davanti al procuratore federale Palazzi nell’incontro che ebbero poco più di un mese fa, quando discussero degli anni in cui era la Juventus a fare raccolta di tricolori.
Queste parole non avranno certamente fatto piacere ad Andrea Agnelli, mentre John Elkann ha già fatto sapere di essere proiettato nel 2014: "I miei sentimenti sono legati alle cose che faremo in futuro. Non ho nessun tipo di attitudine nostalgica".
Solo chi è juventino può capire…

 
 
 

John Elkann si compra la Formula 1!

Post n°4629 pubblicato il 03 Maggio 2011 da nadir63l
 

Intesa tra la Exor, la finanziaria della famiglia Agnelli, e la News Corporation, la società di proprietà del magnate Rupert Murdoch

La famiglia Agnelli è pronta a mettere le mani sulla Formula 1. Secondo SkyNews, la News Corporation di proprietà di Rupert Murdoch (proprietario, tra l'altro, del colosso di Sky) e la Exor con a capo John Elkann, sarebbero ad un passo dall'acquisizione dell'intero circus.

Sia la Exor, che News Corporation, hanno confermato di lavorare per trovare un accordo per l'acquisizione del pacchetto di maggioranza della Formula 1. "Stiamo cercando di elaborare un piano per lo sviluppo nel lungo termine della Formula 1", si legge in una nota congiunta delle due società. La società di Murdoch, comunque, precisa che i contatti sono ancora "in via preliminare". Ma sempre secondo l'emittente inglese SkyNews, Elkann e Murdoch sarebbero già alla ricerca di potenziali partner, in vista della prossima acquisizione dei diritti commerciali della Formula 1.

Tuttavia, l'attuale patron della Formula 1, Bernie Ecclestone, esclude che i fondi Cvc Capital Partners (che controlla la società) sia intenzionata a vendere la propria quota di maggioranza: "Non credo che Cvc sia intenzionata a cedere la propria quota di maggioranza", ha detto Ecclestone interpellato dall'agenzia Bloomberg che poi, in merito all'interessamento di Exor e News Corporation per Formula 1, il boss del circuito dei motori a quattro ruote ha detto:" Non ne so nulla".

 
 
 

udienza napoli 3 maggio..3 parte...

Post n°4628 pubblicato il 03 Maggio 2011 da nadir63l
 

L’arbitro e la sua influenza
Dovremo guardare alle attività effettuate in quel campionato, a ciò che si verifica in altri momenti attraverso la lettura incrociata di conversazioni che avvengono sulle utenze intercettate e quelle che avvengono subito dopo sulle utenze riservate, le dichiarazioni effettuate da persone interrogate. Noi siamo abituati a pensare che un arbitro possa influire su un risultato mediante la concessione di un rigore o di un'espulsione. Invece è venuto fuori da questa indagine che anche il comportamento degli arbitri atto ad intimidire i giocatori di una squadra ritenuta “avversaria” è un atteggiamento che può influire sul risultato di una partita, magari anche impedendo ad una squadra di passare il centrocampo.

Le ritorsioni su Nucini
I designatori chiedono a Nucini di ammettere l’errore e, quando Nucini si oppone, Pairetto trova il modo di applicare una ritorsione nei suoi confronti. Quindi, il fatto che Nucini avrebbe fischiato il rigore con un secondo, un secondo e mezzo di ritardo, permise loro di assegnargli un periodo di sospensione. Bergamo, poi, qualche tempo dopo confidò a Nucini, che forse era stato un bene che il Bologna avesse sbagliato il rigore perché se la partita fosse finita 1 a 1, lui avrebbe terminato la sua carriera nel 2001.

Racalbuto e Fabiani
Ricorderete poi la reazione di Racalbuto alla sua richiesta di chi fosse Fabiani e il successivo discorso di De Santis a Nucini, nell’ occasione in cui suggeriva a Nucini di affiliarsi per tornare ad arbitrare. Nucini allora si mostra accondiscendente, compiacente. Fabiani dice a Nucini che gli fa fare la serie A, prende il cellulare, conversa con qualcuno e poi passa l’apparecchio a Nucini che inizia a conversare con Moggi che gli dice: 'Ascolta quello che ti dice Fabiani e fai quello che ti dice, che è la cosa conveniente per te'.

Ancelotti non racconta la verità
Io ho ascoltato un racconto che apparentemente non riguarda questa vicenda. Quando si è seduto qui Ancelotti gli sono state rivolte domande sul periodo della Juventus. È stato chiesto se aveva parlato e fornito informazioni a Meani, suo dirigente in quel momento, su un periodo passato, il 1999, in cui esiste un clamoroso episodio in Juve-Parma, il gol di Cannavaro. Ancelotti ha riferito che lui aveva conosciuto una serie di cose quando era allenatore della Juve, ma che cose di questo tipo non le aveva conosciute, e quindi non le aveva riferite a Meani. Riferisce che al massimo aveva parlato con Meani di un rapporto confidenziale tra Moggi e De Santis. Ancelotti non racconta la verità. Vedremo non solo perché la sua deposizione dibattimentale non è stata esaustiva, ma che c’è una cosa clamorosa che dimostra di come quella retromarcia dibattimentale non fa arretrare il fronte della prova.

Siena – Milan e l’assistente Baglioni
Il 17 aprile 2005 c’è Siena-Milan, dove si verifica il famoso episodio di Baglioni nell’annullamento del gol di Sheva. L’allenatore del Milan e i suoi dirigenti ritengono che quella sia una partita e un arbitraggio da contestare, ma non parlano dell’arbitro Collina, bensì dell’assistente Baglioni che fu mandato a dirigere con mandato illecito per danneggiare il Milan. Lo stato d’animo delle persone che hanno vissuto quell’incontro è talmente pieno di consapevolezza di questo fatto che il pur cauto Ancelotti, quando è stato sentito qui dice: “Io dopo Siena-Milan e quel gol, una cosa l’ho detta a Meani: che Baglioni era stato mandato a Siena da Moggi. E questa cosa gliel’ho detta nel post partita e ribadita in viaggio di ritorno in auto verso Parma al termine della gara”. Il discorso che sarà intercettato (il giorno seguente la partita) avviene tra il protagonista di quell’incontro, Collina, e Meani.
In quella telefonata Meani dice a Collina che Ancelotti gli diceva che il giovedì , quella persona famosa gli diceva “abbiamo quell’arbitro” e quell’arbitro arrivava davvero. E comunque Ancelotti dice che al tempo della famosa partita di Perugia, la torta era pronta e perché poi è venuto fuori il casino con la partita prima col Parma, ma se non veniva fuori quella partita la cosa era fatta, altrimenti dice Ancelotti la, torta era pronta. Era tutto pronto che quando gli diceva in fase di preparazione del calendario gli chiedeva se voleva cominciare con queste squadre o con quest’altre. Forse Meani fa un po’ il millantatore ma è ben difficile pensare che dopo Siena-Milan vi sia un impazzimento notturno di Meani, una sua invenzione su quello che gli ha raccontato il suo allenatore.

Il condizionamento dei calendari
Del resto in una telefonata del 12 agosto Moggi dice al suo interlocutore che non passerà per i calendari perché lui li conosce già. Quello stesso giorno, Giraudo e Moggi parlano e Giraudo dice: “abbiamo le partite tutte cambiate”. Ancora quel giorno, Moggi parla con persona non identificata e dic:”Hai visto il calendario?” e lui risponde :"eh lo so", e l'altro ride. Non credo che vi sia bisogno di altre considerazioni per sostenere che fosse possibile condizionare i calendari.

Spunti dall’inchiesta di Torino
Il 10 agosto 2004 si gioca un preliminare della Juve con il Djurgarden 2-2 e sarà arbitrata da Fandel. Il 10 agosto del 2004 alle 23.25 Moggi parla con Giorgio (un giornalista?) e c’è una discussione che riguarda la gara appena conclusa. Moggi si lamenta perché il primo gol del Djurgarden è stato segnato nel recupero del primo tempo, eccessivo, e Giorgio suggerisce a Moggi di parlarne con l’amico Pairetto. Il giorno dopo Pairetto e Moggi si parlano. Si parte con il commento di Moggi: “Che arbitro ci avete mandato? ora mi raccomando a Stoccolma”. Sempre Moggi: “Si vince che sono scarsi, ma con uno come questo diventa più difficile, vedi un pochino, poi stasera ci sentiamo. Ah, a Messina mandaci Consolo e Baldato, a Livorno Rocchi e al Berlusconi Pieri”. Effettivamente gli arbitri saranno quelli indicati da Moggi. Il 23 agosto una segretaria comunica a Moggi gli assistenti per il giorno successivo. La Uefa lo comunica in quel momento. Moggi dice: “L’arbitro è Cardoso?” La segretaria : “No, Paul Graham”. Più tardi Pairetto riceve una telefonata da Moggi in cui si lamenta della designazione e chiede di informarsi sul motivo del cambiamento. Il pm contesta ancora la trascrizione del perito.

Vicenda Paparesta e la patente del processo Biscardi
Il pm torna a parlare della partita Reggina - Juventus del 6 novembre 2005. Conosciamo questa storia almeno per gran parte secondo un racconto che è stato offerto da alcuni dei testimoni. Qui sono stati sentiti Paparesta e Di Mauro (assistente), ma la vicenda va letta sulla base dei colloqui e delle intercettazioni. Per queste ragioni: non è solo importante comprendere quello che è accaduto dopo la fine della gara; quello che accade serve per comprendere una serie di accadimenti immediatamente successivi o per rintracciare metodi della vicenda anche in relazione alla scheda svizzera fornita al padre di Paparesta che da questo incontro in poi viene usata dal figlio tanto da determinare un cambiamento di atteggiamento nei confronti di Gianluca Paparesta. Io ho ascoltato alcune considerazioni e poggiano su due fondamenta: quello che è accaduto nel corso dell’incontro, l’atteggiamento nei confronti della terna è stato di rabbia e insoddisfazione per una condotta di gara ritenuta non soddisfacente, segnata da errori più o meno eclatanti. Ma questi fatti vengono sviliti ad episodi di normale fisiologica contestazione, come quelli che normalmente avvengono alla fine dei una gara con un arbitraggio negativo. Le cose sono andate in modo differente, anche in riferimento all’altro caposaldo di questa versione, secondo la quale questo episodio in realtà non ha avuto conseguenze sulla carriera di Paparesta.

Lanese e Ingargiola
In realtà per la regola di sistema stringente avente la sua capacità intrinseca di forza persuasiva, per cui in questo caso sappiamo che ciò non dovesse costituire segnalazione agli organi superiori; quello che è accaduto negli spogliatoi è qualcosa di diverso da una normale contestazione verbale, ma dimostra qualcosa di diverso: il presidente dell’Aia Lanese e l’atteggiamento dei protagonisti che avevano il dovere di segnalare quanto accaduto, si intreccia con un'attività con la quale il dirigente dell’Aia e l’osservatore Ingargiola (che ha assistito a tutto decidono), per ragioni di tutela, hanno deciso di far scomparire dalla mente. Ciò dimostra che in quell’ambito, chi sbagliava subiva ritorsioni. Viene ripetuta l’intercettazione del 06.11.2004 delle 22.57 tra Lanese e Ingargiola.


Captazione ambientale
Il 7 novembre ( questa telefonata ha una sua importanza per la questione delle sim svizzere), alle 12.06 Moggi parla con la segretaria, ad un certo punto tronca la conversazione per avviare una conversazione con altra persona che chiama ad un telefono che Moggi porta con sé, e ascoltiamo, come avverrà in diversi altri casi, una conversazione che per mezzo di un telefono in intercettazione è una sorta di captazione ambientale. Moggi tiene il telefono intercettato ancora acceso e nel frattempo parla con un altro telefono. In sostanza in quella telefonata, di cui si sente solo la voce di Moggi, lo stesso parla con un certo Gianluca e dice di essere incazzato. In una successiva telefonata Moggi dice a Giraudo che "il soggetto ha avuto anche il coraggio di chiamare" e che lui gli ha chiuso il telefono. E poi che Moggi ha parlato con i due designatori e che devono essere fermati i due assistenti e Giraudo dice "Per me devono massacrarli a Coverciano e devono stare fermi per due mesi", e Moggi "Io mo domani gli faccio levà la patente" (si riferisce alla patente a punti di Biscardi per cui se a Luciano Moggi gli arbitri avevano fatto qualcosa che non andava a genio gli si toglievano i punti dalla patente per dimostrare che si trattava di arbitro non capace.
Vi è anche una telefonata del 12.11.2004 che ci fa capire quanto quei discorsi non sono destituiti di fondamento. La telefonata è drammatica tra Aniello Di Mauro con Bergamo, e Bergamo dice “c’è una segnalazione fatta male e anche Paparesta è andato in B quindi dobbiamo dare dei segnali” “no non mi interessa nulla che non mi designi fino al 2007 ma non mi puoi dire una cosa del genere mi mortifichi come uomo”.

Paparesta penalizzato
L’8.11.2004 Paparesta non è inserito nella griglia della serie A e quindi la salta. L’11.11 si verificano le designazioni per la 13° giornata di andata di B e non troviamo Paparesta che ricompare, arbitro internazionale, nella griglia che riguarda il sorteggio del 12.11.2004, 12° di serie A, addirittura nella terza ed ultima fascia con altri e andrà a dirigere la gara Torino-Venezia. C’è ancora la designazione di assistenti e dei "quarti" che dirigeranno le partite di coppa Italia che vengono disputate tra il 19 e il 21 novembre e anche qui non troviamo Paparesta. Poi c’è una sosta del campionato di A e il 21.11. c’è solo la B e il sorteggio del 19.11 non c’è Paparesta che ritornerà solo per i sorteggi del 26.11 per la 13° di A del 28.11.

Copelli e Di Mauro
Copelli e Di Mauro non hanno mai più arbitrato la Juventus. Questa è la compiuta ricostruzione di una vicenda che da quel momento si dipana in maniera diversa.

Sim svizzere
La storia delle schede riservate è una storia che parte già dalle prima battute dall’agosto del 2004 e nessuno degli investigatori ha una compita idea su questo tipo di attività (che inizia prima del 2004).

Nucini al Concord
Voi avete ascoltato un racconto che è riferibile da parte di Nucini ad una fase temporale che si colloca nel settembre 2003, dopo che sono avvenuti una serie di accadimenti. Saldato il rapporto personale con Fabiani, Nucini viene condotto nella città di Torino presso il Concorde ed in quella sede incontra Moggi in compagnia di Fabiani. Quando analizzerete questo episodio vi invito non solo a tenere conto della versione dibattimentale, ma anche quello che viene fatto da Nucini all’ufficio indagini nel 2006. Dico questo perché a conferma della tesi per cui Nucini, dal punto di vista dell’attendibilità quando racconta questo episodio, è significato che egli in quel verbale fornisce una serie così meticolosa di indicazioni, di presenze, luoghi, di stanze, di attività del portiere dell’albergo, in relazione a quell’incontro che ci convincono del fatto che racconta la verità perché, quanto più rintracciamo elementi di precisione (presenti nel 2006 ovviamente piuttosto che in quella avvenuta anni dopo), tanto più il teste è attendibile.
In quella circostanza Nucini dice che avviene prima una telefonata tra Moggi e i designatori che lui dopo racconta al suo interlocutore (Moggi dice che ha di fronte un arbitro che vuole entrare nell’organizzazione e dice di utilizzare questo arbitro e a Pairetto che mostra perplessità Moggi reagisce zittendo il designatore). Dopodiché Fabiani gli consegna la scheda svizzera.

Nucini non possiede straordinario coraggio
Quando Nucini rende la dichiarazione all’ufficio indagini egli dice testualmente che ha quel numero, perché ne ha conservato traccia. Successivamente egli dirà che la scheda telefonica è TIM e che è stata usata in concreto solo in alcune circostanze per parlare con Fabiani (Salernitana-Reggiana di coppa italia e Avellino-Messina del 12.10.2003) e in quei colloqui , Fabiani ricorda a Nucini di affidarsi al gruppo degli amici e che lui lo può aiutare nel rapporto con i designatori. Nucini poteva scegliere di non rivelare il numero della scheda e quando decide, dimostrando di non possedere straordinario coraggio, di farlo in un secondo momento, egli fornirà il numero di una normale scheda TIM (noi faremo degli accertamenti che dimostrano come quello che ha detto Nucini non è falso), non scelta tra un numero di schede TIM di amici, o che magari non è stato scelto un numero TIM di quelli non esistenti. Se avesse fatto questo si sarebbe suicidato.

Scheda attivata in via Petrarca
La scheda risulta attivata a Napoli il 23.5.2003, immediatamente precedente la consegna, è stata attivata da precedente intestatario presso un negozio di via Petrarca a Napoli, la scheda insieme ad un’altra viene attivata nella stessa giornata a nome di un medico Napoletano che senza esitazione dice che presso quel negozio di telefonia c’è stato sì, ma ha attivato solo telefoni per lui e per i suoi familiari, ma mai per quelle due utenze TIM e quindi chi ha fatto questa operazione ha fatto una operazione truffaldina intestandola a persone ignare. A fine campionato 2005, nel mese di maggio ascoltiamo 2 colloqui che hanno a che fare con una storia vecchia. Le telefonate sono tra Moggi ed una persona non conosciuta, un napoletano che si chiama Armando, un tuttofare di Moggi. È noto che Moggi possiede un appartamento in via Petrarca a Napoli. Il 12.5.2005 alle 19.49 Moggi conversa con Armando.
In questa conversazione Armando dice a Moggi che per il fatto delle schede è tutto a posto e Moggi risponde che vorrebbe portarle a Torino. Ancora in altra telefonata del 13.5.2005 alle 19. 37.

De Cillis, Bertolini, Moggi e Fabiani
Anche la testimonianza di De Cillis è importante e ricca di particolari. Dice che nel negozio si presenta una persona a nome di Luciano Moggi che sarebbe interessato a schede straniere. De Cillis dice che nel corso di svariati incontri consegna in più riprese, inizialmente consistenti numeri di schede del gestore Sunrise. In un momento successivo ( più o meno parte un anno dopo, giungo 2005) e che si sviluppa per lunghi mesi successivi coincidendo con una parte del 2006. Sempre secondo De Cillis vengono consegnate numerose schede, esattamente 45, del gestore del Liechtenstein ed in riferimento a queste schede vengono effettuate 324 ricariche. Il gruppo iniziale delle schede svizzere Sunrise è intestato al padre di De Cillis ed egli risulterà come formale intestatario. Secondo lui il rapporto con Bertolini si sviluppa in numerosi momenti in cui De Cillis incontra molti protagonisti di questa situazione (come quando incontra Moggi); poi, in una determinata circostanza, presso il negozio che sta fornendo le schede si presentano tre persone: Bertolini, Moggi e Fabiani. Sostiene il teste che i soldi venivano portati da Bertolini non contati davanti a lui ma, sulla base di accordi precedenti in buste chiuse. Si sapeva già che il costo esatto era quello e che quella era la somma da lasciare. La versione di De Cillis non solo non è contrastata da Bertolini ma anzi questi conforta punto per punto i passaggi essenziali. E dunque il 30.6.2009 egli dirà che ha avuto, come dipendente delle società, incarico dal 2004 da Moggi di adoperarsi per acquistare queste schede non intestate o irrintracciabili Questa è l’indicazione che egli riceve quando di volta in volta avrà il denaro necessario che egli dice, per sua esperienza diretta, gli fornisce Moggi. Bertolini dirà che ricorda di almeno 8 viaggi a Chiasso e per ogni viaggio, Moggi gli dice quali quantità di schede deve portare a casa.

Capobianco avvalora De Cillis
Quello che De Cillis non poteva sapere e che avvalora ancora di più le sue testimonianze è che sul versante torinese ci sarà la testimonianza di Capobianco, che dirà che in qualità di persona che rivestiva un ruolo amministrativo, aveva saputo che in diverse circostanze Moggi aveva rivolto più volte richieste di avere denaro liquido per queste schede telefoniche e che l’incarico era affidato a Bartolini. Maurizio Capobianco precisava che queste somme di denaro avevano originato alcuni problemi per cui erano evidenti fatti che avrebbero potuto far pensare ad ammanchi di cassa .

Schede svizzere utilizzate in modo sbagliato
Le schede, almeno alcune, individuate solo nel 2007, emergono già nel corso delle prime fasi dell'indagine. In alcune circostanze, nonostante alcune cautele, qualcuno ha utilizzato le schede svizzere per telefonare quando non doveva. È il caso di Bergamo che fa una telefonata utilizzando una svizzera su un'utenza fissa per parlare con Moggi. Due persone fra gli imputati di questo processo dicono di avere utilizzato schede svizzere. Uno è Bergamo, l’altro è Moggi. Esiste un testimone, anzi due, che rendono dichiarazioni solo dopo che qualcuno ha detto che la scheda è riferita a Paparesta, non prima, e che confermano di sapere quando hanno utilizzato schede svizzere in alcune circostanze e per quanto riguarda l'utilizzazione di Paparesta è esatto il criterio investigativo seguito.

Individuazione di chi ha utilizzato la scheda
E’ chiaro che per individuare quale possa essere stata la persona fisica ad avere utilizzato le schede in assenza di dati di qualsiasi tipo che permettano di verificare il nome della persona, si ricorre ad un essenziale criterio: stabilire il luogo di vita o di abituale lavoro di una persona e stabilire un collegamento tra l’utenza di cui si cerca di scoprire l’utilizzatore e l’ambito territoriale nel quale la persona vive o lavora. Si fa poi questa verifica tenendo conto della possibile esistenza in quell’ambito territoriale di altre persone che pure possono essere soggetti coinvolti in un'operazione di questo tipo perché facenti parte di Figc, Aia ecc. Ed in verità ciò è stato verificato in senso negativo per una parte di queste situazioni, dove non avevamo, soprattutto in riferimento a luoghi di vita molto grandi, tipo Roma o Milano.

Aggancio celle: primo criterio di attribuzione
Ho ascoltato anche una contestazione secondo la quale avevamo un risultato che l'utenza in entrata o in uscita agganciava celle diverse in quel comune e quindi non la stessa sempre riferita all'abitazione del presunto utilizzatore. Ma per quale motivo dobbiamo pensare ad un soggetto fermo nello stesso posto? Esse venivano portate normalmente in giro negli spostamenti di ogni tipo e sorta e utilizzate nei posti più disparati. Ma questo è solo un primo essenziale criterio per procedere all'attribuzione delle schede. Verificheremmo come in tante situazioni esiste un inconveniente a cui nessuno ha mai pensato: io vi ricordo che le persone intercettate sono state Moggi, Bergamo, De Santis, Mazzini prima di altri e che quindi noi abbiamo non solo l’intercettazione, ma un tabulato che ci permette di sapere quali erano le celle utilizzate dall'utenza rispetto alla quale si svolgeva l'intercettazione; e così scopriremo che in alcune giornate quando il telefono della persona, anche se la conversazione non ci dice nulla, è in un determinato posto, e aggancia una determinata cella, più o meno nello stesso momento la scheda svizzera ha agganciato la stessa cella, in quanto la persona prima utilizza il telefono intercettato e poi la scheda svizzera.

Aggancio celle: secondo criterio di attribuzione
Esiste poi un altro criterio che affina il risultato: avere individuato se l’utenza in questione ha effettuato e verso chi delle telefonate, intendendo delle persone o utenze fisse di normali gestori telefonici italiani e diventa dunque più stringente se, da quel luogo di vita e di lavoro abituale, ed insieme alla storia della corrispondenza delle celle con quelle straniere abbiamo molti casi di telefonate che o per distrazione o confusione qualcuno ha fatto a casa alla sorella, al fratello, all’ufficio.

Aggancio celle: terzo criterio di attribuzione
Poi, ancora, poiché stiamo parlando di persone che non svolgono un mestiere ordinario ma di arbitri, quel ragionamento investigativo cerca di raggiungere un risultato in più, vedendo se per ciascuna di queste persone riusciamo a collocare queste utenze in occasione di alcuni determinati avvenimenti a cui sappiamo che le persone hanno partecipato in modo indiscutibile; e siccome arbitri e assistenti indiscutibilmente partecipano essenzialmente a due cose: andare ad arbitrare una gara in un determinato stadio, e al raduno di Coverciano.


Prossima udienza il 10 maggio 2011.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1572

 

 
 
 

udienza napoli 3 maggio ...2 parte..

Post n°4627 pubblicato il 03 Maggio 2011 da nadir63l
 

Juventus - Fiorentina del 10.11.2004
Il 10.11.2004 si svolge un incontro Fiorentina-Juventus arbitrata da Farina. La gara finirà 1-0 e non vi è nulla di straordinario se non per un fatto: l’arbitro Farina concede 4 minuti di recupero e forse al 4' Thuram fa un fallo su Fantini e l’arbitro non fischia la punizione, concedendo il vantaggio, e Portillo prende la palla e sbaglia. Polemiche.

Telefonata Bergamo – Moggi del’11.11.04: un capolavoro di ipocrisia!
L’11.11.2004, ore 12.21, telefonata tra Bergamo e Moggi in cui Bergamo dice:“Che deve fare il pezzo sulla gazzetta: cosa scrivo di ieri sera che Gigi non lo trovo? E Moggi dice:”Vedrai come te la scrivo bene”; ancora Bergamo: “Dirò che gli ha dato il vantaggio, ha fatto bene”. Andando a leggere cosa scrive Bergamo ( il massimo rappresentante dell'obiettività) sulla Gazzetta del 12.11.2004, c’è un capolavoro di ipocrisia e di falsità perché Bergamo deve tutelare Moggi e la sua squadra a costo di dire sciocchezze. Bergamo scrive proprio che Farina ha concesso il vantaggio. Incredibile!

Linguaggio chiaro e allusivo
Nelle conversazioni si utilizza di un linguaggio chiaro e di uno cifrato o allusivo. Giraudo è il numero 1, Moggi è il numero 2, Bergamo è “atalanta”, Pairetto è pinocchio o Pinochet, De Santis è Massimino o Massimuccio, la Fazi è la bionda. Troverete tante conversazioni in cui, non solo vi è un riferimento a cose accadute, ma in cui si coglie l'utilizzazione di un linguaggio che è la prova che tra gli imputati esiste un vincolo associativo, che parliamo di un'organizzazione, non solo di chi sta prendendo accordi illeciti con altri.

Moggi – Mazzini
Il 28 aprile 2005 c’è una telefonata tra Mazzini e Moggi in cui lo stesso Moggi si lamenta di essere rimasto deluso da alcune persone vicine a loro: la Triglia (Bergamo). Altra telefonata tra Bergamo e Mazzini, che avviene in un contesto di frizioni e lavori che rimandano alla questione del futuro dei due designatori, alla sorte della Fazi e del fronte interno che si è aperto tra i due designatori (il pm legge la trascrizione.

Il rito abbreviato e la responsabilità penale
Nella sentenza che il gup ha emesso nel giudizio abbreviato, ha sancito la responsabilità penale di Giraudo, Lanese, Pieri e Dondarini (per alcuni episodi specifici). Nella sentenza è accolta la versione del gip che ha ritenuto esistente l'organizzazione. Il giudizio che dà il gup è che al fine del delitto associativo è importante il momento del rafforzamento dell'associazione. La Juve era in corsa per lo scudetto, Bergamo per la riconferma ed era al suo fianco.

Il Processo di Biscardi e forme di controllo sui mezzi d’informazione
Il Pm di dover far riferimento anche a fatti ed accadimenti che apparentemente sono estranei al programma di realizzare frodi sportive ma che non sono estranei alla finalità di garantire l’attività del sodalizio. Si fa riferimento all'ingerenza o le forme di controllo sui mezzi di informazione televisivi sia pubblici che privati ('Il processo di Biscardi'). Questa è stata un’attività che è servita a tutelare sodali o appartenenti all'associazione e quindi a preservare l'associazione stessa attraverso un'attività di difesa nella trasmissione o, in casi di persone indifferenti o avversari, mettere in campo un'attività di denigrazione.

Fini personali e attività di tutela dell’associazione
Il pm prende in esame altri aspetti, sempre in riferimento alla sentenza del gup e ricorda che si è accertato come i partecipanti all'associazione avevano fini anche personali (il gup cita l’orientamento giurisprudenziale secondo il quale non è necessario che il vincolo associativo tra singolo e associazione si instauri solo per fini dell’associazione, ben potendosi pensare a forme di partecipazione limitate e finalizzate all’ottenimento anche di vantaggi personali). L’altro aspetto è quello che riguarda le considerazioni in tema di condotta di partecipazione al sodalizio (la condotta di partecipazione al sodalizio può essere individuata o desunta dal contributo fornito alla realizzazione degli obiettivi , ma vi è altra modalità di desumerla, poiché la condotta non deve necessariamente estrinsecarsi ad uno o più reati, scopo ma anche alle attività di tutela dell'associazione).

Le nuove regole del campionato e il nuovo sorteggio
In quel campionato c’era un nuovo sorteggio (con la formazione di tre fasce con un numero minimo di tre partite per ogni fascia; 21 gare di A e B distinte in tre fasce e a ciascuna di esse un numero di arbitri da sorteggiare con un numero di arbitri in pari numero delle gare; un arbitro non può arbitrare la stessa squadra più di 6 volte e per due giornate consecutive o gare delle squadre della città di residenza; le prime gare sorteggiate devono essere quelle nelle quali vi sia la preclusione: il sorteggio dovrà avvenire il venerdì alle 11 alla presenza del notaio.

La designazione degli assistenti
Non esistono criteri analoghi per la designazione degli assistenti. La regola: la Can designa direttamente gli assistenti. La commissione arbitrale, presieduta da Mazzei, dopo aver provveduto alla designazione degli arbitri, nomina secondo criteri discrezionali, assistenti e quarto uomo.

Discrezionalità dei designatori
La valutazione della divisione delle 21 gare in tre fasce è affidata alla discrezionalità dei designatori; discrezionalità non regolate da norme assolutamente chiare e stringenti, se non per quanto riguarda il tema delle preclusioni, e decise sulla base di prassi che certamente non hanno avuto valore di regola vincolante. Il pm si riserva di esaminare successivamente il perché ciò ha una sua importanza e perché quando si parla di griglie è infondato il discorso secondo il quale il giovedì chiunque poteva fare la propria griglia(il venerdì risultava corrispondente a quella del designatori, cioè un'attività scontata e prevedibile che non poteva esservi alcuna possibile variante).

La fase preparatoria delle sfere
Fase preparatoria abbastanza complessa, anche nella pratica organizzazione della preparazione delle sfere che era stata affidata alla commissione arbitrale.

La preclusione dell’arbitro
Il meccanismo delle preclusioni non determinava prima del sorteggio un'esclusione di quell’arbitro rispetto al quale è stata già individuata una causa di preclusione. Il nominativo di quell’arbitro viene ugualmente, se è inserito nelle fasce, inserito nell’urna, se ne prenderà poi atto se salterà fuori un abbinamento con la partita preclusa, rimettendo il bigliettino nella sfera e ricollocandola nell’urna.

Le quattro fasi del sorteggio
La designazione/sorteggio è un procedimento a formazione progressiva che passa attraverso la scelta delle gare, la scelta degli arbitri per quelle partite, con o senza preclusioni. La fase materiale del sorteggio per fasce delle sfere dall’urna, la designazione dei due assistenti e del quarto uomo. Questa è tutta la procedura di designazione ed è dunque evidente che la fase o le fasi sono quattro e sono rappresentate da una fase che raggruppa le prime due, ma che di fatto è totalmente discrezionale ed affidata alle scelte che dovevano fare i due designatori, ed una fase successiva, quella del sorteggio non discrezionale ma affidata almeno formalmente al caso.

Discrezionalità nella scelta del guardalinee
Un’altra scelta discrezionale è quella dei guardalinee. Prima di affrontare la parte che discuteremo con riferimento ai fatti, è importante confutare un'affermazione secondo la quale la designazione è affidata al caso. Solo in parte ciò è vero in quanto il designatore ha un’ampia discrezionalità, nell’inserire nelle fasce i vari arbitri e anche il numero indefinito massimo di arbitri da inserire permetteva questa discrezionalità.

Gli incontri da inserire nelle fasce
L’altra questione è quella di decidere quali sono gli incontri da inserire in ciascuna di quelle tre fasce. Si dice che è chiaro che la fascia a comprenderà gli incontri che riguardano le squadre più importanti o in competizione per lo scudetto. Il ragionamento non è errato, ma dobbiamo anzitutto sapere come si fa una griglia all’inizio del campionato per cui mi sembra difficile dire che ci siano 2, 3, 4 squadre già in lotta per la vittoria finale e come si definisce la questione delle partite di quelle squadre che niente hanno a che fare con lo scudetto, ma che magari sperano di guadagnare un posto in Coppa dei Campioni o in Uefa. Il pm si chiede se, ad esempio, sono assimilabili alle partite tipo Milan-Juve del 2004-2005, quelle delle squadre che giocano il derby cittadino o le partite in cui vi è un rischio incidenti o violenza; se su criteri obiettivi e scontati, la partita Milan-Siena, nella quale c’è una squadra che lotta per il titolo e una no, è degna di essere inserita nella griglia A o nella B; se la fascia a comprenderà sempre arbitri internazionali; se la gestione dipende da fattori esterni ad esempio se un arbitro, anche essendo bravo è fuori forma o se quell’arbitro ha conseguito dei voti da parte degli osservatori non esaltanti.

Frode sportiva
Il reato di frode in competizione sportiva previsto dalla legge 401/89 prevede due tipi di condotte illecite che integrano ciascuna la condotta di frode. La prima è quella di chi offre o promette denaro ai partecipanti alla competizione al fine di raggiungere un risultato diverso a quello del campo, la seconda di chi compie altri atti fraudolenti volti al medesimo scopo, ed è il nostro caso. Assumono rilievo anche condotte che non riescono a conseguire il risultato previsto dalla legge. La legge punisce anche solo il comportamento, essendo un reato di pericolo (non è quindi importante capire se in una partita di calcio sia stato concesso o meno un rigore, sia stata comminata o meno un'espulsione. La norma ci dice che si rintracciano indici o elementi di prova).

 

 
 
 

udienza napoli 3 maggio 1 parte...

Post n°4626 pubblicato il 03 Maggio 2011 da nadir63l
 

Immagine IPB


Attività già in atto. Torino – Napoli.
Narducci inizia la sua requisitoria ricordando di aver raccolto un'attività già in atto. L’inchiesta nasce nell’ottobre del 2004 e Napoli svolge autonomamente questa attività, non sapendo che nei mesi precedenti, Torino aveva già svolto operazioni di intercettazione in riferimento a Moggi, Giraudo e Pairetto. Intercettazioni poi interrotte a causa della mancata prorogata. Napoli inizia la sua attività e la porta avanti per l’intero campionato (2004-2005), concludendola due giorni dopo la sua conclusaione.

Ricostruzione delle intercettazioni
Si è proceduto ad un'attività di ricostruzione delle attività di intercettazione che in questa fase riguardano le stesse persone intercettate da Torino , inserendo anche Bergamo, Lanese, Mazzini e De Santis. Attività sviluppanta, con l’inizio degli interrogatori (maggio 2006) e di una fase di raccolta di dichiarazioni; questa fase è ancora sostanzialmente priva di alcuni aspetti essenziali.

Scarsa collaborazione
Narducci parla di atteggiamenti di scarsa collaborazione da parte di chi avrebbe potuto offrire un contributo importante.

Il materiale di Torino confluisce a Napoli e Roma
In quel momento si decide che il fascicolo di Torino deve confluire in quello di Napoli; una parte di questi risultati, la parte della Gea, vengono trasmessi invece a Roma. Nel 2007, a notevole distanza dalla chiusura dell’attività di intercettazione, i carabinieri di Roma procedono ad una compiuta ricostruzione (ancora oggi parziale), della massa delle schede riservate ed emergeranno nomi ed identità di alcuni assistenti della Can e soprattutto il ruolo di organizzatore di Fabiani.

Tracce dell'esistenza di un'organizzazione
Queste operazioni evidenzieranno tracce dell'esistenza di un'organizzazione che esiste già prima del campionato 2004-2005 e che nasce con l’epoca dei due designatori arbitrali nel 1999. Iniziano ad intravedersi squarci su alcune verità, su come funzionasse l’organizzazione anche grazie ad alcune dichiarazioni come quelle di Manfredi Martino (che ha costantemente lavorato con la commissione arbitrale).

I temi dell’anno 2004-2005
I temi si intrecciano l’uno con l’altro e danno l’idea che quel campionato sia di transizione verso un nuovo sistema. Si chiuderà un’epoca e se ne aprirà un’altra.

Competizione illegale
La prima evidenza è dal punto di vista sportivo, un campionato di competizione tra Juventus e Milan che saranno testa a testa, una competizione che è anche una competizione illegale, di un esercizio snodato di questo potere. Si scopre una figura come l’addetto agli arbitri del Milan, che cerca non solo di acquisire informazioni su quello che accade, ma cerca anche di contrastare questo potere con mezzi illegali.

Elezione del Presidente Federale
La seconda evidenza è l’elezione del presidente federale del 14 febbraio 2005, con la conferma di Carraro nell’ambito di un accordo di una successiva staffetta con Abete dopo due anni. E’ una vicenda che attraversa la storia dei rapporti tra gli imputati ed è destinata a spiegare molte di quelle telefonate.

Il sistema di designazione
La terza evidenza è una questione considerata dal pm “essenziale” e che sarà spiegata telefonata per telefonata, parola per parola ed è il sistema di designazione. Nel 2004-2005 Bergamo e Pairetto mettono in conto che nell’anno successivo si possa andare verso un loro avvicendamento.

La Fazi
La quarta evidenza è quella della estromissione della S.ra Fazi (messa in evidenza anche dalle indagini di Torino) dalla Can ed il fatto che la stessa possiede informazioni che possono sconvolgere il sistema calcio (la struttura illecita che sostiene il mondo del calcio). La Fazi cercherà nel corso di quel campionato, di guadagnare un ruolo e sarà un elemento cruciale nel rapporto collusivo tra Moggi e i due designatori.

Gabriele e Palanca
La quinta evidenza è rappresentata da un’indagine avviata nel 2004 su Gabriele e Palanca, nella quale emergono elementi che rimandano ala esistenza di un gruppo di arbitri capeggiato da De Santis.

De Santis
Lo stesso De Santis si attiverà per acquisire notizie su questa indagine, perché la riteneva pericolosa per le possibili ricadute su questa struttura di potere.

Risultati in sintesi dell’indagine

Storia del calico = storia di illegalità
Dal 1980 la storia del calcio italiano è in certi momenti una storia di illegalità di come è possibile alterare un incontro sportivo ( scommesse clandestine). Si aggiustano gli incontri perché, attraverso le scommesse clandestine, è possibile puntare sui risultati e guadagnare soldi (scommesse che riguardano sia alcune società che alcuni calciatori).

Alterazione non occasionale ma programmata
Poche volte però si è riscontrato il ruolo di arbitri in accordo. Questa indagine cambia lo scenario: innanzitutto qui non si alterano più occasionalmente gare per la propria squadra, ma lo si programma e realizza con continuità. Si alterano anche le partite degli avversari (cosa mai registrata prima). Questa organizzazione ha provato ad influire sul risultato del Milan, evitando di fargli raggiungere i suoi obiettivi, intervenendo sul campo. Si alterano anche partite con squadre terze che non hanno nulla a che vedere con la lotta scudetto, perché l’alterazione di quella gara sarà influente per la partita successiva, come quando la squadra di Moggi e Giraudo ha affrontato squadre che sono state preventivamente danneggiate nella partita precedente o quando si è alterato incontri di squadre satellite (Messina o Reggina).

E’ conveniente sostenere quella “squadra” : Lazio e Fiorentina
Quando si parla dell’attività in favore della Lazio di Lotito, alleato nella operazione di sostegno alla elezione del Presidente federale, non si parla di una squadra o di un dirigente che fa parte dell'organizzazione, ma viene ritenuto conveniente sostenere quella squadra. Questa attività è evidente in riferimento alla Fiorentina. La società, nello scorcio finale del campionato e dopo una vera attività di opposizione in federazione, dovrà andare a Canossa; questa organizzazione farà in modo che il 29 maggio si compia il capolavoro di salvare la squadra di Della Valle.

La gazzetta dello sport
Narducci dice di aver sentito che i carabinieri si sono avvalsi dei commenti di un giornale che si chiama Gazzetta dello Sport ricordando come in quell’anno, Bergamo e Pairetto, erano collaboratori fissi di quel giornale, fazioso e milanese.

Juventus - Fiorentina del 10.11.2004
Il 10.11.2004 si svolge un incontro Fiorentina-Juventus arbitrata da Farina. La gara finirà 1-0 e non vi è nulla di straordinario se non per un fatto: l’arbitro Farina concede 4 minuti di recupero e forse al 4' Thuram fa un fallo su Fantini e l’arbitro non fischia la punizione, concedendo il vantaggio, e Portillo prende la palla e sbaglia. Polemiche.

Telefonata Bergamo – Moggi del’11.11.04: un capolavoro di ipocrisia!
L’11.11.2004, ore 12.21, telefonata tra Bergamo e Moggi in cui Bergamo dice:“Che deve fare il pezzo sulla gazzetta: cosa scrivo di ieri sera che Gigi non lo trovo? E Moggi dice:”Vedrai come te la scrivo bene”; ancora Bergamo: “Dirò che gli ha dato il vantaggio, ha fatto bene”. Andando a leggere cosa scrive Bergamo ( il massimo rappresentante dell'obiettività) sulla Gazzetta del 12.11.2004, c’è un capolavoro di ipocrisia e di falsità perché Bergamo deve tutelare Moggi e la sua squadra a costo di dire sciocchezze. Bergamo scrive proprio che Farina ha concesso il vantaggio. Incredibile!

Linguaggio chiaro e allusivo
Nelle conversazioni si utilizza di un linguaggio chiaro e di uno cifrato o allusivo. Giraudo è il numero 1, Moggi è il numero 2, Bergamo è “atalanta”, Pairetto è pinocchio o Pinochet, De Santis è Massimino o Massimuccio, la Fazi è la bionda. Troverete tante conversazioni in cui, non solo vi è un riferimento a cose accadute, ma in cui si coglie l'utilizzazione di un linguaggio che è la prova che tra gli imputati esiste un vincolo associativo, che parliamo di un'organizzazione, non solo di chi sta prendendo accordi illeciti con altri.

Moggi – Mazzini
Il 28 aprile 2005 c’è una telefonata tra Mazzini e Moggi in cui lo stesso Moggi si lamenta di essere rimasto deluso da alcune persone vicine a loro: la Triglia (Bergamo). Altra telefonata tra Bergamo e Mazzini, che avviene in un contesto di frizioni e lavori che rimandano alla questione del futuro dei due designatori, alla sorte della Fazi e del fronte interno che si è aperto tra i due designatori (il pm legge la trascrizione.

Il rito abbreviato e la responsabilità penale
Nella sentenza che il gup ha emesso nel giudizio abbreviato, ha sancito la responsabilità penale di Giraudo, Lanese, Pieri e Dondarini (per alcuni episodi specifici). Nella sentenza è accolta la versione del gip che ha ritenuto esistente l'organizzazione. Il giudizio che dà il gup è che al fine del delitto associativo è importante il momento del rafforzamento dell'associazione. La Juve era in corsa per lo scudetto, Bergamo per la riconferma ed era al suo fianco.

Il Processo di Biscardi e forme di controllo sui mezzi d’informazione
Il Pm di dover far riferimento anche a fatti ed accadimenti che apparentemente sono estranei al programma di realizzare frodi sportive ma che non sono estranei alla finalità di garantire l’attività del sodalizio. Si fa riferimento all'ingerenza o le forme di controllo sui mezzi di informazione televisivi sia pubblici che privati ('Il processo di Biscardi'). Questa è stata un’attività che è servita a tutelare sodali o appartenenti all'associazione e quindi a preservare l'associazione stessa attraverso un'attività di difesa nella trasmissione o, in casi di persone indifferenti o avversari, mettere in campo un'attività di denigrazione.

Fini personali e attività di tutela dell’associazione
Il pm prende in esame altri aspetti, sempre in riferimento alla sentenza del gup e ricorda che si è accertato come i partecipanti all'associazione avevano fini anche personali (il gup cita l’orientamento giurisprudenziale secondo il quale non è necessario che il vincolo associativo tra singolo e associazione si instauri solo per fini dell’associazione, ben potendosi pensare a forme di partecipazione limitate e finalizzate all’ottenimento anche di vantaggi personali). L’altro aspetto è quello che riguarda le considerazioni in tema di condotta di partecipazione al sodalizio (la condotta di partecipazione al sodalizio può essere individuata o desunta dal contributo fornito alla realizzazione degli obiettivi , ma vi è altra modalità di desumerla, poiché la condotta non deve necessariamente estrinsecarsi ad uno o più reati, scopo ma anche alle attività di tutela dell'associazione).

Le nuove regole del campionato e il nuovo sorteggio
In quel campionato c’era un nuovo sorteggio (con la formazione di tre fasce con un numero minimo di tre partite per ogni fascia; 21 gare di A e B distinte in tre fasce e a ciascuna di esse un numero di arbitri da sorteggiare con un numero di arbitri in pari numero delle gare; un arbitro non può arbitrare la stessa squadra più di 6 volte e per due giornate consecutive o gare delle squadre della città di residenza; le prime gare sorteggiate devono essere quelle nelle quali vi sia la preclusione: il sorteggio dovrà avvenire il venerdì alle 11 alla presenza del notaio.

La designazione degli assistenti
Non esistono criteri analoghi per la designazione degli assistenti. La regola: la Can designa direttamente gli assistenti. La commissione arbitrale, presieduta da Mazzei, dopo aver provveduto alla designazione degli arbitri, nomina secondo criteri discrezionali, assistenti e quarto uomo.

Discrezionalità dei designatori
La valutazione della divisione delle 21 gare in tre fasce è affidata alla discrezionalità dei designatori; discrezionalità non regolate da norme assolutamente chiare e stringenti, se non per quanto riguarda il tema delle preclusioni, e decise sulla base di prassi che certamente non hanno avuto valore di regola vincolante. Il pm si riserva di esaminare successivamente il perché ciò ha una sua importanza e perché quando si parla di griglie è infondato il discorso secondo il quale il giovedì chiunque poteva fare la propria griglia(il venerdì risultava corrispondente a quella del designatori, cioè un'attività scontata e prevedibile che non poteva esservi alcuna possibile variante).

La fase preparatoria delle sfere
Fase preparatoria abbastanza complessa, anche nella pratica organizzazione della preparazione delle sfere che era stata affidata alla commissione arbitrale.

La preclusione dell’arbitro
Il meccanismo delle preclusioni non determinava prima del sorteggio un'esclusione di quell’arbitro rispetto al quale è stata già individuata una causa di preclusione. Il nominativo di quell’arbitro viene ugualmente, se è inserito nelle fasce, inserito nell’urna, se ne prenderà poi atto se salterà fuori un abbinamento con la partita preclusa, rimettendo il bigliettino nella sfera e ricollocandola nell’urna.

Le quattro fasi del sorteggio
La designazione/sorteggio è un procedimento a formazione progressiva che passa attraverso la scelta delle gare, la scelta degli arbitri per quelle partite, con o senza preclusioni. La fase materiale del sorteggio per fasce delle sfere dall’urna, la designazione dei due assistenti e del quarto uomo. Questa è tutta la procedura di designazione ed è dunque evidente che la fase o le fasi sono quattro e sono rappresentate da una fase che raggruppa le prime due, ma che di fatto è totalmente discrezionale ed affidata alle scelte che dovevano fare i due designatori, ed una fase successiva, quella del sorteggio non discrezionale ma affidata almeno formalmente al caso.

Discrezionalità nella scelta del guardalinee
Un’altra scelta discrezionale è quella dei guardalinee. Prima di affrontare la parte che discuteremo con riferimento ai fatti, è importante confutare un'affermazione secondo la quale la designazione è affidata al caso. Solo in parte ciò è vero in quanto il designatore ha un’ampia discrezionalità, nell’inserire nelle fasce i vari arbitri e anche il numero indefinito massimo di arbitri da inserire permetteva questa discrezionalità.

Gli incontri da inserire nelle fasce
L’altra questione è quella di decidere quali sono gli incontri da inserire in ciascuna di quelle tre fasce. Si dice che è chiaro che la fascia a comprenderà gli incontri che riguardano le squadre più importanti o in competizione per lo scudetto. Il ragionamento non è errato, ma dobbiamo anzitutto sapere come si fa una griglia all’inizio del campionato per cui mi sembra difficile dire che ci siano 2, 3, 4 squadre già in lotta per la vittoria finale e come si definisce la questione delle partite di quelle squadre che niente hanno a che fare con lo scudetto, ma che magari sperano di guadagnare un posto in Coppa dei Campioni o in Uefa. Il pm si chiede se, ad esempio, sono assimilabili alle partite tipo Milan-Juve del 2004-2005, quelle delle squadre che giocano il derby cittadino o le partite in cui vi è un rischio incidenti o violenza; se su criteri obiettivi e scontati, la partita Milan-Siena, nella quale c’è una squadra che lotta per il titolo e una no, è degna di essere inserita nella griglia A o nella B; se la fascia a comprenderà sempre arbitri internazionali; se la gestione dipende da fattori esterni ad esempio se un arbitro, anche essendo bravo è fuori forma o se quell’arbitro ha conseguito dei voti da parte degli osservatori non esaltanti.

Frode sportiva
Il reato di frode in competizione sportiva previsto dalla legge 401/89 prevede due tipi di condotte illecite che integrano ciascuna la condotta di frode. La prima è quella di chi offre o promette denaro ai partecipanti alla competizione al fine di raggiungere un risultato diverso a quello del campo, la seconda di chi compie altri atti fraudolenti volti al medesimo scopo, ed è il nostro caso. Assumono rilievo anche condotte che non riescono a conseguire il risultato previsto dalla legge. La legge punisce anche solo il comportamento, essendo un reato di pericolo (non è quindi importante capire se in una partita di calcio sia stato concesso o meno un rigore, sia stata comminata o meno un'espulsione. La norma ci dice che si rintracciano indici o elementi di prova).

L’arbitro e la sua influenza
Dovremo guardare alle attività effettuate in quel campionato, a ciò che si verifica in altri momenti attraverso la lettura incrociata di conversazioni che avvengono sulle utenze intercettate e quelle che avvengono subito dopo sulle utenze riservate, le dichiarazioni effettuate da persone interrogate. Noi siamo abituati a pensare che un arbitro possa influire su un risultato mediante la concessione di un rigore o di un'espulsione. Invece è venuto fuori da questa indagine che anche il comportamento degli arbitri atto ad intimidire i giocatori di una squadra ritenuta “avversaria” è un atteggiamento che può influire sul risultato di una partita, magari anche impedendo ad una squadra di passare il centrocampo.

Le ritorsioni su Nucini
I designatori chiedono a Nucini di ammettere l’errore e, quando Nucini si oppone, Pairetto trova il modo di applicare una ritorsione nei suoi confronti. Quindi, il fatto che Nucini avrebbe fischiato il rigore con un secondo, un secondo e mezzo di ritardo, permise loro di assegnargli un periodo di sospensione. Bergamo, poi, qualche tempo dopo confidò a Nucini, che forse era stato un bene che il Bologna avesse sbagliato il rigore perché se la partita fosse finita 1 a 1, lui avrebbe terminato la sua carriera nel 2001.

Racalbuto e Fabiani
Ricorderete poi la reazione di Racalbuto alla sua richiesta di chi fosse Fabiani e il successivo discorso di De Santis a Nucini, nell’ occasione in cui suggeriva a Nucini di affiliarsi per tornare ad arbitrare. Nucini allora si mostra accondiscendente, compiacente. Fabiani dice a Nucini che gli fa fare la serie A, prende il cellulare, conversa con qualcuno e poi passa l’apparecchio a Nucini che inizia a conversare con Moggi che gli dice: 'Ascolta quello che ti dice Fabiani e fai quello che ti dice, che è la cosa conveniente per te'.

Ancelotti non racconta la verità
Io ho ascoltato un racconto che apparentemente non riguarda questa vicenda. Quando si è seduto qui Ancelotti gli sono state rivolte domande sul periodo della Juventus. È stato chiesto se aveva parlato e fornito informazioni a Meani, suo dirigente in quel momento, su un periodo passato, il 1999, in cui esiste un clamoroso episodio in Juve-Parma, il gol di Cannavaro. Ancelotti ha riferito che lui aveva conosciuto una serie di cose quando era allenatore della Juve, ma che cose di questo tipo non le aveva conosciute, e quindi non le aveva riferite a Meani. Riferisce che al massimo aveva parlato con Meani di un rapporto confidenziale tra Moggi e De Santis. Ancelotti non racconta la verità. Vedremo non solo perché la sua deposizione dibattimentale non è stata esaustiva, ma che c’è una cosa clamorosa che dimostra di come quella retromarcia dibattimentale non fa arretrare il fronte della prova.

Siena – Milan e l’assistente Baglioni
Il 17 aprile 2005 c’è Siena-Milan, dove si verifica il famoso episodio di Baglioni nell’annullamento del gol di Sheva. L’allenatore del Milan e i suoi dirigenti ritengono che quella sia una partita e un arbitraggio da contestare, ma non parlano dell’arbitro Collina, bensì dell’assistente Baglioni che fu mandato a dirigere con mandato illecito per danneggiare il Milan. Lo stato d’animo delle persone che hanno vissuto quell’incontro è talmente pieno di consapevolezza di questo fatto che il pur cauto Ancelotti, quando è stato sentito qui dice: “Io dopo Siena-Milan e quel gol, una cosa l’ho detta a Meani: che Baglioni era stato mandato a Siena da Moggi. E questa cosa gliel’ho detta nel post partita e ribadita in viaggio di ritorno in auto verso Parma al termine della gara”. Il discorso che sarà intercettato (il giorno seguente la partita) avviene tra il protagonista di quell’incontro, Collina, e Meani.
In quella telefonata Meani dice a Collina che Ancelotti gli diceva che il giovedì , quella persona famosa gli diceva “abbiamo quell’arbitro” e quell’arbitro arrivava davvero. E comunque Ancelotti dice che al tempo della famosa partita di Perugia, la torta era pronta e perché poi è venuto fuori il casino con la partita prima col Parma, ma se non veniva fuori quella partita la cosa era fatta, altrimenti dice Ancelotti la, torta era pronta. Era tutto pronto che quando gli diceva in fase di preparazione del calendario gli chiedeva se voleva cominciare con queste squadre o con quest’altre. Forse Meani fa un po’ il millantatore ma è ben difficile pensare che dopo Siena-Milan vi sia un impazzimento notturno di Meani, una sua invenzione su quello che gli ha raccontato il suo allenatore.

Il condizionamento dei calendari
Del resto in una telefonata del 12 agosto Moggi dice al suo interlocutore che non passerà per i calendari perché lui li conosce già. Quello stesso giorno, Giraudo e Moggi parlano e Giraudo dice: “abbiamo le partite tutte cambiate”. Ancora quel giorno, Moggi parla con persona non identificata e dic:”Hai visto il calendario?” e lui risponde :"eh lo so", e l'altro ride. Non credo che vi sia bisogno di altre considerazioni per sostenere che fosse possibile condizionare i calendari.

 
 
 

MARCHISIO ci crede: "Arriviamo quarti

Post n°4625 pubblicato il 03 Maggio 2011 da nadir63l
 

© foto di Daniele Buffa/Image Sport

"Il quarto posto? E' ancora possibile, ma ci sono tanti discorsi aperti: dobbiamo guardare a noi e sperare che girino bene anche gli altri risultati. Noi lavoriamo per fare 9 punti e poi abbiamo il vantaggio degli scontri diretti". Claudio Marchisio, nel giorno della presentazione del suo nuovo sito (www.claudiomarchisio.it), esprime fiducia.  "Vista la classifica è naturale avere qualche rimpianto, per alcune partite non vinte, tipo quella con il Catania, o per il fatto di essere in vantaggio negli scontri diretti con tutte le nostre rivali. Ma adesso non è il momento di guardarci indietro. Lottiamo fino alla fine e poi raccoglieremo quanto seminato. All’Europa ci teniamo molto, anche per iniziare al meglio il cammino nel nuovo stadio. La squadra ha tenuto fino alla fine, sapendo soffrire ma portando a casa i tre punti - prosegue il centrocampista -. Sono contento per il gol di Pepe. Io e lui facciamo lo stesso ruolo, quindi so cosa vuol dire difendere e poi ripartire. Ieri si è sacrificato molto ed è stato bravo a farsi trovare pronto sull’azione del gol".
Marchisio respinge quindi l'accusa di favori arbitrali alla Juventus: "C’era il rigore per la Lazio, ma c’era anche quello su Felipe Melo. Anzi, ci è stato fischiato un fallo a sfavore che ha impedito a Barzagli di tirare da posizione favorevole".
A Del Neri, Marchisio riconosce il merito di "aver tenuto unito il gruppo nei momenti difficili. Per quanto mi riguarda noi siamo tutti compatti con il tecnico".
".
Per il futuro, il centrocampista valuta positivamente la decisione della Exor (l'azionista di riferimento del club, ndr) di investire: "E' l'unica modo per tornare ad alti livelli, basta spendere bene".
Claudio ha parlato anche del suo nuovo sito internet, lanciato proprio oggi: "Un anno fa – ha commentato Claudio durante la conferenza stampa tenutasi all’hotel Principi di Piemonte di Torino – ho aperto la pagina su Facebook e adesso ho 280mila fans. Ho voluto fare un regalo a loro con questo sito, in cui si possono trovare tante sezioni per conoscere ogni cosa di me".

 
 
 

La vittoria che aumenta i rimpianti

Post n°4624 pubblicato il 03 Maggio 2011 da nadir63l
 

© foto di Daniele Buffa/Image Sport

In pochi si aspettavano che una Juve demoralizzata dal pareggio interno contro il Catania giunto in rimonta al 95esimo minuto potesse tornare dall'Olimpico di Roma con i 3 punti in tasca. Questo perchè una Lazio in piena corsa per la Champions,  favorita dalla partita da giocare tra le mura amiche appariva molto più motivata di una squadra bianconera alle prese sì con un finale di stagione da onorare, ma con evidente mancanza di stimoli veri. E tutto sommato buona parte del match ha riflettuto questa differenza di mordente, con una Juve troppo concentrata a non prenderle piuttosto che a darle ed una Lazio volenterosa ma imprecisa e non troppo pungente. Ma il calcio è così, si sa. Ciò che ti toglie, anche per demeriti tuoi, una settimana prima, te lo può ridare la partita successiva pur non meritando di fare il pieno dei punti. Non a caso il goal realizzato ieri al minuto 87' da un giocatore quale Pepe tutto corsa e grinta, fa ritornare in mente alla Juve lo spirito che spesso l'ha contraddistinta: lo spirito della squadra combattente che ci crede fino all'ultimo senza deliziare il palato dei più esigenti, ma dimostrando una grande capacità di saper soffrire e riproporsi. La vittoria inaspettata per come si è svolta la partita fa sicuramente aumentare i rimpianti in casa bianconera. Premettendo che con questi 3 punti la squadra si ritrova a sole 4 lunghezze dall'entrata seppur secondaria dell' Europa che conta, non possono non tornare in mente i flash di partite gestite in modo sciagurato che hanno portato a risultati ancor più sciagurati. Bologna, Lecce, Catania,Chievo, Parma, Firenze sono solo alcuni esempi di partite alla portata dei bianconeri che al fischio finale hanno lasciato un grande amaro in bocca a tutto l'ambiente. Rimpiangere sicuramente non porta a nulla visto che il nastro non si può riavvolgere, ma comunque vada a finire questa stagione costellata da alti e bassi, la squadra dovrà fare tesoro dei propri sbagli, imponendosi di dare tutto in queste ultime tre sfide che inaspettatamente hanno riaquistato un valore assai importante e che possono porre le basi per un'annata come la prossima divenuta fondamentale.

 
 
 

     

 

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