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Messaggi del 13/06/2011

Sportitalia - Agente Rossi: "Interessa a Juve e Inter, ma se potesse sceglierebbe il Barça"

Post n°4904 pubblicato il 13 Giugno 2011 da nadir63l
 

© foto di Federico De Luca

Contattato telefonicamente dalla redazione di Sportitalia nel corso del programma "Aspettando il Calciomercato", l'agente di Giuseppe Rossi, Federico Pastorello, ha ammesso che "la prima scelta del giocatore è il Barcellona". Il procuratore ha aggiunto che "è vero l'interesse della Juventus e dell'Inter. Giuseppe però, se potesse scegliere, sceglierebbe il Barcellona". L'attaccante del Villarreal "è al centro dell'interesse di tanti club europei, ma non solo", ha proseguito l'agente.
I media spagnoli oggi evidenziano l'assenza di Giuseppe Rossi nel video promozionale "Jugamos Todos" (Giochiamo tutti) realizzato dal Villarreal per invitare i tifosi a comprare gli abbonamenti per la prossima. Pastorello, incalzato sull'argomento, ha sottolineato che "la società sa di avere tante offerte e con questo video ha fatto capire che in qualche modo se ne andrà". "Devo controllare la concretezza delle altre opzioni - ha concluso l'agente di Rossi -, ma per ora il Barcellona è in pole".

 
 
 

Vucinic: corte serrata della Juve...

Post n°4903 pubblicato il 13 Giugno 2011 da nadir63l
 

Vucinic: corte serrata della Juve

Fari puntati sul numero 9 giallorosso
© foto di Alberto Fornasari

Secondo il resoconto degli Atti degli apostoli, Saulo di Tarso, quello che poi sarebbe diventato San Paolo per la Chiesa cattolica, rimase folgorato sulla via di Damasco e si convertì al cristianesimo; secondo “La Gazzetta dello Sport”, invece, Mirko Vucinic è rimasto folgorato dalla via che porta a Torino, più precisamente alla Juventus e ne vorrebbe presto diventare un calciatore. Ieri la sua posizione era fortemente in bilico ma poi, dopo il summit avvenuto tra Alessandro Lucci, suo agente, e Walter Sabatini, nuovo direttore sportivo della Roma, il futuro del montenegrino appare molto più chiaro. Durante l’incontro, il procuratore ha ribadito la volontà del suo assistito di cambiare aria, dopo una stagione con più bassi che alti in un ambiente che forse non lo tollera più come nei periodi migliori. Insomma, il tempo di Vucinic nella capitale sembra essersi esaurito: Marotta, dg della Juventus, vuole cogliere al volo il malcontento del giocatore e la sua volontà, portandolo a Torino. I giallorossi, però, fissano alto il prezzo affinché l'attaccante possa abbandonare il Colosseo per trasferirsi sotto la Mole: 30 milioni di euro, tanto chiede la nuova Roma “americana”. Una quotazione da top player, adattata ad un giocatore che forse non lo è; non è un’offesa, anzi. Mirko Vucinic è senz’altro un calciatore di qualità; attaccante dai piedi raffinati e conoscitore del calcio italiano che potrebbe senz’altro essere fondamentale nel gioco di Antonio Conte, considerando la sua notevole duttilità. Non è certo questo il punto. Ma è prossimo ai 28 anni ed il suo contratto con la società capitolina scadrà nel 2013: 60 miliardi delle vecchie lire sembrano eccessivi visto che, con “qualche” euro in più, si potrebbe puntare ai vari Tevez, Aguero o Sanchez, giocatori di prima fascia. Purtroppo, però, i tifosi bianconeri devono scontrarsi con la dura realtà: è molto più facile, per Marotta, raggiungere, a prezzi simili, un obiettivo come Vucinic, anziché un vero fuoriclasse come i giocatori appena citati. “Vucinic: arrembaggio Juve”, titola Gazzetta.it. A quanto pare la dirigenza bianconera si è convinta a puntare forte sul nazionale del Montenegro … il che equivarrebbe a dire definitivamente addio ai campionissimi, nonostante si continui ad affermare che arriveranno. Probabilmente tifosi della Juventus e dirigenza hanno una concezione differente di “top player”. E' qui la questione: dopodiché, consapevoli delle qualità di Vucinic, un eventuale suo arrivo sarebbe gradito da gran parte del tifo della Vecchia Signora ... soprattutto se dovesse segnare 25 gol facendo rivincere alla Juve lo scudetto, il trentesimo.

 
 
 

Share the passion!

Post n°4902 pubblicato il 13 Giugno 2011 da nadir63l
 


Immagine IPB


di E. Loffredo

É notizia di questi giorni che il campionato italiano viene seguito sempre più in televisione e di conseguenza sempre meno sugli spalti (i finti spettatori di Trieste sono la conferma più emblematica). Il successo del prodotto calcio si misura poco coi risultati del campo e molto con i dati di auditel. Le percentuali di share sono un parametro sempre più importante per le società nostrane, esemplare al proposito è la guerra sui bacini di utenza che si è scatenata in Lega calcio.

Se nell'immediato il pubblico televisivo è più stabile nel corso di una stagione (una volta sottoscritto l'abbonamento alla pay tv il tifoso, volente o nolente, guarda tutte le partite), nel lungo periodo può essere (ed è) più difficile portare lo spettatore tifante allo stadio. I fattori della disaffezione possono essere molteplici: scandali, mancanza di risultati, crisi economica, eccetera.

Se come riporta
Repubblica si assiste ad un considerevole incremento degli abbonamenti televisivi, resta il problema per i presidenti di riempire gli spalti. Problema che investe anche chi potrà vantare il nuovo stadio di proprietà, che da solo non può essere garanzia di seguito dal vivo, serve qualcosa in più...

Per chi segue con apprensione la salute dell'ex campionato più bello del mondo, non rimane che aspettar di conoscere gli esiti della prossima stagione tele-calcistica. Se saranno aumentati gli abbonati a pay tv e pay per view, tutti potremo tirare un sospiro di sollievo, e pazienza se nel frattempo le squadre italiane avranno palesato un ulteriore calo di competitività nelle competizioni europee.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1665


 
 
 

Chi controlla Travaglio?

Post n°4901 pubblicato il 13 Giugno 2011 da nadir63l
 

di G. Fiorito

Immagine IPB

2 giugno. Scoppia scommessopoli. Marco Travaglio si prende quasi una settimana di tempo per rifletterci sopra e il 9 giugno consegna a L’espresso un articolo dal titolo “Ieri, Moggi, domani”, nel quale attacca fin dalle prime righe l’ipocrisia di Petrucci e Abete, che si sarebbero a torto lagnati dei "soggetti di dubbia moralità" che "offendono e umiliano il calcio italiano con i loro comportamenti scellerati", proponendo "sanzioni sportive più severe" perché "non possiamo attendere i tempi della giustizia ordinaria che, ad esempio, è ancora al primo grado di giudizio su Calciopoli dopo cinque anni".

A parte che i tempi della giustizia ordinaria del processo di calciopoli stanno subendo una diluizione sensibile non ad opera dei soggetti scellerati sottoposti a giudizio, ma dei pm, la colpa dei due “indefessi Robespierre dell’etica sportiva”, rispettivamente presidente del CONI e della FIGC, è quella di non aver fatto granché per ripulire il mondo del calcio dopo il 2006. Finalmente l’ha capito anche Travaglio. Che avrebbero dovuto fare? Radiare quello che ancora oggi gli appare come il soggetto scellerato per antonomasia: Luciano Moggi, “l’uomo che sussurrava a controllori e controllati” Questa l’abbiamo già sentita, addirittura da un altro che lavora per la stessa testata della quale Marco Travaglio è vicedirettore. Il 6 giugno Oliviero Beha fa il video con le sue osservazioni settimanali per Il Fatto Quotidiano e si chiede: “Chi alla fine controlla i controllori?”. Puntando l’indice a sua volta su un altro protagonista di calciopoli vista dalla FIGC: il procuratore Stefano Palazzi. Facendo gravare su di lui la responsabilità di fare arenare e finire nel nulla di fatto “tutte le cose del calcio, penalmente rilevanti o no… tutte le inchieste, ogni indagine da lui condotta” . Ma di una cosa siamo certi: Luciano Moggi non ha mai controllato né controlla Stefano Palazzi.

Perché avrebbero dovuto radiare Moggi? Da quell’ottimo professionista che è, Travaglio ce lo spiega. Il suo curriculum parla per lui. Giovanni Arpino lo presentò a soli 23 anni a Indro Montanelli, che dal Giornale se lo portò a La Voce. Collaboratore attraverso gli anni di numerose e importanti testate giornalistiche che spaziano in tutte le direzioni culturali ma anche politiche, egli stesso si è definito, nell’intervista a Daniele Luttazzi nella trasmissione Satyricon del 2001 un liberale che ha trovato asilo nell’area di sinistra. Vincitore di premi prestigiosi, si è contraddistinto anche per i contributi al cinema e al teatro. Dai quali ha molto imparato in tema di comunicazione.
Secondo Travaglio “Moggi è stato condannato dal Tribunale di Roma a un anno e mezzo di carcere per violenza privata (pena ridotta in appello a un anno per prescrizione di un episodio delittuoso) per aver minacciato un paio di calciatori affinché si liberassero del proprio procuratore e passassero alla Gea del figlio Alessandro (anch'egli condannato in appello a cinque mesi). E' stato anche rinviato a giudizio dal Tribunale di Napoli per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva (il pm ha appena chiesto la sua condanna a 5 anni e 8 mesi di reclusione). Intanto la giustizia sportiva, dopo un'infinità di ricorsi, l'ha squalificato per 5 anni ‘con proposta di radiazione’. Ma la proposta è rimasta lettera morta. Per quanto riguarda il processo GEA, Palamara aveva chiesto 6 anni per Moggi e 5 per il figlio. Agli imputati erano stati contestati ben 15 episodi illeciti che la sentenza pronunciata dal Tribunale ha dichiarato insussistenti. Nei confronti dei soli Moggi è stata riconosciuta l'accusa di violenza privata all’indirizzo dei calciatori Nicola Amoruso, Emanuele Blasi, Ilyas Zetulaiev e Victor Budianski. Metti su un’associazione a delinquere, caduta, e ti macchi di fatti delittuosi per questi Carneade. Beha ha commentato che i media hanno ignorato il processo e che ha paura di una giustizia che non avendo una reale volontà di fare luce sui problemi del calcio, ha cercato di fare di Moggi il solo capro espiatorio.

Stavolta anche Beccantini ha trovato da ridire: “la Gea è saltata per aria ed è stata soppiantata da nuovi consorzi, come insegna la legge della giungla. Moggi è tutt’altro che un santo o un martire, ma neppure quel mostro spietato che la pubblica accusa ha tratteggiato”. Il processo di Napoli non è ancora arrivato a sentenza. L’infinità di ricorsi della giustizia sportiva in merito alla radiazione sono due, anzi uno, quello di Innocenzo Mazzini. L’altra è una richiesta di ricusazione di Moggi verso un giudice che lo ha già giudicato”. Rigettati entrambi. Com’è andato il processo della giustizia sportiva del 2006 è storia di un aborto giuridico e dell’esigenza di soddisfare il diffuso sentimento popolare antijuventino.

Lo stesso Travaglio è stato più volte querelato o citato in giudizio per quanto da lui scritto o dichiarato, ma nessun procedimento penale a suo carico si è finora concluso con una sentenza definitiva di condanna, essendo stato una volta assolto, in altri processi avendo subito in primo grado o in appello sentenze di condanna, in un caso avendo ottenuto la conclusione del procedimento per remissione della querela, in un altro addirittura la prescrizione. E’ per questo da radiare dall’ordine dei giornalisti?
A suo dire, lo “scandaloso bizantinismo normativo sembra fatto apposta per garantire un'altra chance ai protagonisti del più clamoroso scandalo della storia del calcio”. Sicché ce lo riassume, tenendo ben presente che “Abete (è) terrorizzato da possibili richieste di risarcimento danni da parte dei radiabili”.Tuttavia, dal 3 febbraio 2011, data della messa a punto della norma, ”non se n’è saputo più nulla. Ormai luglio è alle porte e Moggi conta i giorni che mancano alla Grande Rentrée”. Torno a guardare la data dell’articolo. E’ del 9 giugno.

Dal 19 maggio che stanno facendo al Parco dei Principi di Roma? Hanno rigettato ricorso e ricusazione. Hanno parlato gli avvocati di Giraudo. Palazzi ha tenuto un sermone raccapricciante che D’Onofrio e soprattutto Prioreschi hanno smontato, consentendo finalmente alle nuove prove e ai nuovi fatti emersi a Napoli di fare capolino in un procedimento della FIGC. Ecco spiegato il terrore di Abete. A fine giugno è atteso il responso sulla radiazione definitiva. Travaglio fa oracoli sul ritorno di un Moggi operativo nel mondo del calcio, che “pontifica, anche sulla nuova Calciopoli, dalle colonne di Libero. Ma tutta la stampa berlusconiana, forse per analogia col padrone, è dalla sua parte”. Giornale e Il Foglio compresi. Passo indietro. Il 13 gennaio 2010 il giornalista si esprimeva così: “Da juventino avrei voluto vedere la Juventus in serie C. Il processo di primo grado di Calciopoli avrebbe potuto costituire un momento cardine, fondamentale, per l’intero sistema calcio, malato e avvelenato da personaggi di dubbio gusto, dai furbetti del quartierino e da gente come Moggi. Poi ci fu quell’incredibile e vergognoso condono che fece diventare tutto una farsa. Ma non lo fecero per salvare la Juve, non ci cascate. I bianconeri erano in quel momento il capro espiatorio, un fuscello nelle mani di chi avrebbe dovuto imprimere la pena severa e simbolica. Quell’assurdo “condono” fu fatto per salvare il Milan: Berlusconi e Galliani si misero di traverso con tutte le loro forze per scongiurare la B e, soprattutto, per fare in modo di ritrovarsi anche nelle coppe europee. Fu uno scandalo nello scandalo”. Cosa spingerebbe il padrone a ordinare un condono bis?

Quando si rese nota l’intercettazione Bergamo/Facchetti relativa al famoso “metti Collina”, Travaglio non ci fece mancare un video per il blog di Grillo, nel quale si preoccupava di puntualizzare che secondo il perito nominato dal tribunale, Porto e non Penta, le parole erano pronunciate dal designatore. Chiedendosi: “Ma qui il problema è: l’ha detta Facchetti quella frase o no? Perché se l’ha detta Facchetti bisogna processare l’Inter come le altre società coinvolte in Calciopoli”. Sarebbe indispensabile. Così come spiegare a Travaglio che il giorno prima il dirigente interista si era preoccupato di chiedere a Mazzei il numero 1 degli arbitri, consuetudine alla quale si sa che Moggi non era avvezzo. Nonostante venisse massicciamente intercettato a differenza dei dirigenti nerazzurri e rossoneri. A testimonianza del fatto che i suoi rapporti con i designatori non erano esclusivi. Evidentemente Travaglio si è perso qualche passaggio dell’affaire calciopoli, ma indaffarato com’è a seguire le vicende della repubblica italiana, affermava sempre in quel video: “Ci sono moltissime persone convinte che Moggi sia un perseguitato dalla lobby dei magistrati alleati con l’Inter” Se la signora Boccassini avesse soddisfatto la richiesta dell’avvocato Gallinelli di inviare agli atti del processo di Napoli il fascicolo 45, oggi avremmo sciolto ogni dubbio. Se Narducci non si fosse mostrato in compagnia di Auricchio e Moratti alla presentazione del suo libro sui desaparecidos, il dubbio non lo avrebbe alimentato.

Nell’intervista del gennaio 2010 Travaglio diceva anche: “...Fu io tra i primi a denunciare Calciopoli sulle colonne di Repubblica con le prime telefonate bollenti. Non mi sorprendo che, nel calcio come nella politica, chi sbaglia non paga. O se paga lo fa con una pena illusoria, simbolica, e poi si ritrova come se nulla fosse successo al posto di prima”. Il pm Beatrice è stato chiamato alla commissione d’inchiesta antimafia, Narducci vuole fare l’assessore, Auricchio entrare nel gabinetto del sindaco di Napoli. A volte si ritrovano in un posto anche migliore.

“C’è chi nasconde i fatti perché non vuole rogne e tira a campare galleggiando, barcamenandosi, slalomando”. “C’è chi nasconde i fatti perché si sente embedded, fa il tifo per un partito o una coalizione, non vuole disturbare il manovratore”. “C’è chi nasconde i fatti perché altrimenti poi la gente capisce tutto”. “C’è chi nasconde i fatti perché è nato servo e, come diceva Victor Hugo, ‘c’è gente che pagherebbe per vendersi’” (Dal libro “La scomparsa dei fatti” di Marco Travaglio)


http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1666


 
 
 

Juve, Lichtsteiner sempre più vicino. Ecco perchè

Post n°4900 pubblicato il 13 Giugno 2011 da nadir63l
 

 

© foto di Federico Gaetano

Stephan Lichtsteiner, attuale terzino della Lazio, è sempre più vicino a vestire la maglia della Juventus. La conferma arriva indirettamente da Antonio Caliendo, agente del difensore di fascia destra Matias Aguirregaray, che ai microfoni di Radio Manà Manà ammette: "Stiamo parlando da tempo con la Lazio. Con Lotito non si può mai essere certi che l’affare vada in porto, ma il giocatore piace. Per ora il suo club di appartenenza ( il Terrassa ndr) lo valuta 6 milioni, cifra ancora troppo alta secondo i biancocelesti”. Non solo Konko, anche Aguirregaray si appresta ad essere una valida alternativa all'ormai partente Lichtsteiner.

 
 
 

Juve, Nasri ancora all'Arsenal?

Post n°4899 pubblicato il 13 Giugno 2011 da nadir63l
 

 

Samir Nasri a sorpresa potrebbe rimanere all'Arsenal. Il trequartista francese classe 87' è da tempo nel mirino dei grandi club europei, tra cui Juventus e Inter, pronte a darsi battaglia per il suo acquisto. Ma la notizia che arriva oggi dall'Inghilterra, precisamente dal Daily Mirror, scoraggia un po’ le pretendenti al Nazionale francese. Infatti, pare che l'Arsenal sia disposta ad andare incontro alle richieste di adeguamento del contratto ( che scade nel 2012 ndr) di Nasri che si aggirerebbe attorno ai 4 milioni di euro a stagione. L'ex Marsiglia viene valutato da Arsene Wenger circa 25 milioni.

 
 
 

BUFFON A LA GAZZETTA - "RESTO ALLA JUVE. CREDO SI POTRA' FARE BENE

Post n°4898 pubblicato il 13 Giugno 2011 da nadir63l
 

© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport

Si prepara al prossimo matrimonio, ma non disdegna una chiaccherata non solo sulla cerimonia, ma anche sulle recenti difficoltà e sul suo futuro. Buffon racconta oggi alla Gazzetta dello Sport quel che succederà a Praga.

Buffon, quando ha capito che Alena era la donna giusta?
«Stiamo insieme da sei anni e poco alla volta mi sono accorto che volevo passare la vita con lei. L’attrazione fisica non basta: è fortissima, ma con il tempo si smorza».

Come e quando le ha chiesto di sposarla?
«La notte di Natale, con un biglietto nascosto tra i vari regali».

A Praga ci sono tradizioni particolari per il matrimonio?
«Viene celebrato e festeggiato in modo molto simile all’Italia. Magari rispetto alle nostre abitudini sono un po’ più morigerati e distaccati».

Quanti invitati arriveranno dall’Italia?
«Alla cerimonia ci saranno circa 60 persone, delle quali 40-45 arriveranno dall’Italia. Sarà un matrimonio intimo, la festa per gli amici è in programma al Twiga il 19».

Come giudica l’attenzione mediatica sulle sue nozze?
«La ritengo abbastanza normale, poi sta a noi gestirla nel modo che riteniamo più consono. E’ giusto che se ne parli, visto che siamo due personaggi pubblici, ed è altrettanto giusto che noi riusciamo a viverlo con normalità e semplicità».

Come sarà il suo vestito?
«Le posso dire solo che è di Pignatelli».

C’è un segreto da rispettare?
«No, è che non mi ricordo nulla. L’ho provato solo un paio di volte, l’ultima circa venti giorni fa. E non saprei dirle nemmeno il colore della camicia».

Buffon racconta anche com'è la paternità e quali valori vorrà insegnare al proprio figlio.

Quanto è bello e difficile fare il papà di Louis Thomas (4 anni a dicembre) e David Lee (2 a ottobre)?
«E’ bellissimo e comporta molte responsabilità, perfino nelle cose a cui meno si pensa. Ad esempio bisogna stare attenti ai comportamenti o al linguaggio in casa, perché i bimbi sono delle spugne e non dimenticano quello che sentono spesso. Mi sento sempre un po’ sotto esame e spero di cavarmela bene».

Che tipo di papà è Gigi Buffon: permissivo o severo?
«Io gioco e mi diverto con i bimbi. Mi piace fargli apprezzare quello che hanno. Sono un po’ più severo di Alena. Per carattere è lei quella tosta e io quello pragmatico, ma con i bimbi è diverso: loro riescono a "comprarsela" con poco e a mandarla in crisi come non fa nessun altro».

Il pallone lo prendono con le mani o con i piedi?
«Per adesso ci giocano senza impazzirci. Poi decideranno cosa fare: le forzature non vanno bene, l’importante è che stiano con gli altri bambini».

Il mondo in cui è cresciuto lei era migliore o peggiore di quello in cui stanno crescendo i suoi figli?
«Dipende anche dalla città in cui cresci. Io ho passato l’infanzia a Marina di Carrara che era il posto ideale soprattutto in estate. Crescere in città è più difficile, ma probabilmente adesso anche a Marina di Carrara ci sono maggiori rischi e pericoli rispetto al passato».

Lei ha frequentato spessissimo le curve degli stadi: sarebbe felice se lo facessero i suoi figli?
«Certo, basta che riescano a far emergere il proprio carattere e i propri valori. Se sanno quale strada seguire e come comportarsi non avranno problemi. Io ho sempre fatto perno sull’educazione che mi avevano dato i miei genitori e penso che si possa frequentare chiunque e in qualunque luogo a patto di ragionare con la propria testa».

Qual è il primo valore che cerca di insegnare ai suoi figli?
«Il rispetto per gli altri, in particolare per gli anziani. E per le istituzioni».

Infine, due parole sull'altro amore di Buffon, dopo la sua famiglia, la Juventus.

Il matrimonio tra lei e la Juve è un matrimonio d’amore o resta in piedi solo perché c’è un contratto?
«C’è molto amore. Soprattutto con i tifosi, che hanno sempre provato affetto per me al di là del rendimento. Con la società l’ultimo anno è stato di studio, è nato qualche malinteso di troppo, ma non voglio dare colpe a nessuno. Nell’ultimo periodo ho sentito parole molto carine nei miei confronti e credo sia giusto per quello che ho sempre dato alla Juve. I dirigenti hanno imparato a conoscermi meglio e, mi auguro, ad apprezzarmi di più. Quindi non c’è nessun dubbio sul mio futuro: resto alla Juve al 100%».

L’obiettivo è quello dichiarato qualche mese fa con quella frase che tanto piacque ai tifosi bianconeri?
«Dissi che vincere lo scudetto alla Juve varrebbe più di 1 milione e 200mila scudetti vinti altrove. Lo confermo. E’ quello che sento dentro di me».

E come non ricordare, e parlare della nuova avventura targata Antonio Conte.

Ha parlato con Conte?
«Sì, mi ha chiamato e mi ha detto parole importanti che mi fanno sentire coinvolto nel progetto. Io sono convinto che i singoli aiuteranno la squadra e la squadra aiuterà i singoli. Ricordo una frase di Maradona: "Io ero già Maradona a 16 anni quando arrivavo in fondo alla classifica con l’Argentinos Juniors". Capito il senso? Il singolo è importante, ma senza la squadra perfino il più bravo di tutti non basta. Credo che l’anno prossimo si potrà fare bene. Sono contento che sia rimasto Filippi: è un bravissimo preparatore dei portieri, con una bella metodologia di lavoro».

Lei ha vissuto un periodo non facile.
«Al rientro dopo sei mesi di stop tutti pretendevano che fossi subito al 100%: a chiunque si concede un periodo per tornare al top, a me no. Ma non importa: io continuerò per molti anni a giocare sui miei livelli».

Per realizzare il sogno del sesto Mondiale?
«Intanto penso a giocare il quinto da protagonista. E poi se mi facessero il regalo di vivere da terzo portiere l’avventura del sesto Mondiale sarebbe bellissimo...».

L'intervista a La Gazzetta, si chiude con le parole sul futuro e su scommessopoli.

Intanto si sta già preparando con largo anticipo per il dopo-calcio.
«Mi sono tuffato con entusiasmo nell’avventura con la Zucchi, della quale dopo l’aumento di capitale avrò il 20%. Ho sempre il bagno La Romanina a Marina di Massa e a 500 metri da lì abbiamo da poco aperto un albergo. Tutti investimenti oculati di cui devo ringraziare mia moglie e la mia famiglia».

Vuole aggiungere qualcosa al commento sul calcioscommesse che ha fatto qualche giorno fa («Siamo sempre l’Italia di piazzale Loreto. Basta un nome in prima pagina e tutto viene infangato, quando il fatto per ora non è chiaro») e che le è costato alcune critiche?
«Sono stato frainteso solo da chi vuole strumentalizzare politicamente quel tipo di riferimento. Ma le persone oneste intellettualmente hanno apprezzato

 
 
 

Nemici miei

Post n°4897 pubblicato il 13 Giugno 2011 da nadir63l
 

© foto di Micri Comunication

Spente le tv, si è respirata aria di cinema all’udienza del 07. Un po’ di personaggi in cerca d’autore e, nel caso delle parti cosiddette civili, danaro. Storie strampalate e in qualche caso persino patetiche. Innocenzo Mazzini sembra uscito da Amici Miei. Toscano che più non si può, capelli soffici. Un ragazzaccio un po’ cazzone capace di raccontare una per una le sue millanterie telefoniche come quegli scherzi che in fondo erano e poi di abbracciare e baciare a fine concione quel Maurizio Galdi , il suo carnefice. Sempre in tema di Amici Miei, dopo le canzonature di Antani Mazzini ecco le supercazzole delle parti civili. Gente che non avrebbe saputo che dire non ci fosse stato il generoso apporto dell’ex vice federale. Sulla sua deposizione spontanea s’è innestato il primo dei rimborsabili, l’avvocato dello Stato Federico Vigoriti. Non s’era più visto da queste parti dal tempo in cui ci fu la battaglia con la Casoria per ammettere o meno le parti civili al processo, un processo penale. Vigoriti ne fa una dietro l’altra. Prima attacca il collegio, pensando che nel frattempo sia stato mutato. La Casoria lo riprende secca: se fosse mutato, il processo sarebbe ricominciato. Lui imperterrito insiste: del collegio non si fida. Di Mazzini si. Ha negato le telefonate ? No. E dunque. Dice che scherzava ? Non importa, bastasse dirlo. Vigoriti va palesemente a braccio per giustificare la sua presenza in aula e dare un contorno di parole all’unica cosa che gli interessa dire. La cifra del risarcimento che allo Stato spetta. Anzi, più che a braccio va ad orecchio. La truffa c’è stata in quanto nell’aula s’è sentito parlare di “pressioni per comprare partite”, quelle dicerie che Mazzini per un’ora ha tentato utilmente di minimizzare, di ricondurre nel loro alveo naturale di chiacchiere per darsi importanza. Di più. Al Tg1 Moggi a proposito di Scommessopoli ha dichiarato “ai calmanti non sono mai arrivato”. Moggi l’ha detto tra le risa ma quelle come per Mazzini non sono udibili. Moggi l’ha detto e Vigoriti l’ha sentito, lo giura sulle sue orecchie. Vorrebbe farlo sentire a tutti, ha portato persino il cd della trasmissione risate comprese e lo sventola come prova provata del fatto che se Moggi ai calmanti non era ancora arrivato questo significa che era allora arrivato ad altro. La Casoria non gli presta orecchio. Lei, la tv, la vede e non è impressionata punto. Durante il processo ne ha sentite anche troppe e invita lo Stato ad occuparsi, se riesce, di questo processo. Vigoriti alla fine proprio non riesce. Di fatti concreti non parla, non ha seguito, non li conosce. Lui rappresenta i Monopoli di Stato e l’immaginifico Ministero per le attività giovanili, in burocratese Rogas. Poiché del danno ai Monopoli sa di non poterne parlare per probabile disinteresse della platea nei confronti delle perdite dello Stato biscazziere, allora profitta del fatto di rappresentare i giovani ed attacca la solfa. Calciopoli ha strappato i sogni dei bambini. La Juve di Moggi e Giraudo il lupo cattivo capace di violare i valori più belli, sporcare la pudicizia della bella gioventù. Avere o essere ? Nel dubbio chiede trenta milioni di cui però solo cinque per i ragazzi. Tanto costa la perdita dell’innocenza per le povere creature indifese. Indifese da tutti tranne il suo Ministero. Non crediate però che questo Vigoriti sia uno che passava di lì per caso. Pezzo grosso, magari un po’ in disarmo. Sono diciassette i tutori di Cappuccetto Rosso, la pargola macchina statuale, da truffe o mele avvelenate. Lui ? Uno dei diciassette. Avvocato dello Stato Federico Vigoriti, Rotonda Diaz. Processi importanti (Bassolino). Morta la madre per mala sanità. Da allora ha perso un po’ serenità. Dopo il pezzo grosso sono arrivati quelli piccoli. La FederConsumatori campana (“non chiedo soldi perché sono un signore”), bontà sua. L’Atalanta, i due Bologna al prezzo di uno (in due chiedono i 100 milioni che secondo Gazzoni valeva la squadra). La Rai Tv, che fa indirettamente causa a un suo dipendente (Venerato) assunto nonostante sia per la Rai parte attiva del danno stimato in dieci milioni di euro. Dieci milioni per un pezzo sul rientro di Del Piero a Lecce, per il mobbing verso la Sanipoli rigettato dalla Rai stessa non a chiacchiere ma in un tribunale, per il boicottaggio di Ermanno Pieroni fatto intervistare senza censure da Scardina per milioni di telespettatori, milioni forse anche più di dieci. Una Rai che supera persino Vigoriti in fantasia arrivando ad affermare che la fase dibattimentale, il calvario della pubblica accusa, ha confermato l’impianto accusatorio prendendosi un rimbrotto persino dal solitamente cinico e tranquillo Trofino (“ma lei che ne sa della fase dibattimentale se è la prima volta che la vedo in aula ?”). Una Rai che insomma manda in onda tutto e il suo contrario pur di fare grana. Forse si vuol pagare la prossima edizione del Festival di Sanremo con Calciopoli. Durante l’udienza fuori dall’aula si parlava solo di Narducci ed Auricchio in giunta comunale, un flash lanciato da Repubblica e rilanciato dai pc in aula, quel Narducci assente che stava già firmando la richiesta d’aspettativa (poi accolta) dalla magistratura per andare a formare una giunta da commedia di Eduardo. La giunta degli assessori del Rione Sanità. Al termine dell’udienza, gli avvocati s’affollavano al banco della Casoria riguardo l’annullamento dell’udienza del 28, giorno della ricusazione al piano di sopra, riuscendo a far prevalere il buon senso. Le parti cosiddette civili, e sono appena le prime sei, sono già arrivate a chiedere centinaia di milioni. Ne mancano altre quattro, tra cui il fiero e coerentemente neo retrocesso Brescia del truce Catalanotti oramai orfano delle chiacchieratine con il suo Narducci e soprattutto lo spauracchio autentico. Quella Fgci che non esiterà, per tutta una serie di motivi non ultimo quello di fare pressione politica a tutto campo su Juve, esposti, tentazioni per il futuro e dintorni, non esiterà a far salire la cifra globale dei danni ai livelli di una Finanziaria. Nella prossima udienza, domani, parla la Juve. In qualità di responsabile civile. Significa che se domani il direttore si scoccia di dar retta a tutti quanti e ci molla al nostro destino, paga cioè fallisce la Juve. Non si creda che sia la fine del mondo per i tifosi. Per molti di essi, significherebbe forse l’unico ristoro. L’avvocato Vitiello svolgerà probabilmente una requisitoria che non conferma e non smentisce. Sarà a mio avviso una scialba e sabauda e anaffettiva sciorinatura di numeri senza mai in alcun modo porsi se non in modo freddo e indiretto a difesa dei suoi uomini. Una sorta di ragionieristico e neutro tentativo di non stare né con Narducci e neanche con Moggi.

Il paradosso è che se la Juve ha una speranza di salvarsi lo deve proprio alla difesa di Moggi, di colui che lei non ha difeso. Il paradosso ulteriore è che anche la Juve non dovesse sborsare un euro a nessuno grazie a Luciano Moggi c’è comunque una sentenza già scritta nei cuori non so dei giovani indifesi se pure esistono ma sicuramente di tanti. Una sentenza di colpevolezza già emessa dai suoi tifosi: la Juve potrà pure risparmiare grazie al lavoro di altri tante cose ma questa, la Juve, non potrà mai risparmiarsi.
Può ancora fare qualcosa per iniziare a farsi perdonare.
Però deve mollare i ragionieri e seguire i consigli del suo avvocato migliore, il Direttore. In fondo questo dei danni è un po’ come un mercato. Com’è che vinceva il re del mercato ? Sparigliando le carte, sviando i sospetti, i pericoli, inventandosi giorno per giorno un sempre nuovo se stesso. Perciò gentile Juve spa, gentile nemica nostra. Stupisca il calcio italiano.
Domani a questo mercato non faccia inventari.
Faccia una invenzione.

 
 
 

     

 

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