LA NUOVA CASA BIANCONERA
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«Il vantaggio di dodici punti, che a fine campionato diventerà di quindici, non può essere frutto di null’altro che non il fatto che eravamo più forti. Una grande squadra che quella sera, il 12 febbraio 2006, di fatto si portò a casa il ventinovesimo scudetto. La medaglia ce l’ho ancora casa. E non la restituisco. »
Alessandro Del Piero
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Messaggi del 05/07/2011
Dal Cile ne sono certi: il calciatore è ad un passo dalla Juve Nelle ultime ore, dal Cile, è rimbalzata la clamorosa indiscrezione, che vorrebbe Arturo Vidal, centrocampista cileno del Bayer Leverkusen, vicinissimo alla Juventus. Stando a quanto afferma il quotidiano sportivo cileno "Triunfo", il club bianconero sarebbe pronto a presentarsi con una mega-offerta da 21 milioni di euro dinanzi al direttore sportivo del club delle aspirine, Rudi Voeller, per assicurarsi il talento della Roja, autore del gol vittoria nella sfida della scorsa notte contro il Messico. Sempre secondo il giornale cileno, la Juve è pronta ad offrire al calciatore cileno, tramite il suo entourage, un contratto di 3,7 milioni di euro all'anno. Certo, un affare dal considerevole esborso economico, ma le potenzialità e le qualità di Vidal potrebbero anche giustificare tale sforzo. A confermare l'interesse per Vidal è Rudi Voller, ds del Leverkusen: «Arturo è un calciatore molto conteso, ci sono numerosi club che vogliono acquistarlo. Noi lo cederemo solamente all'estero quando ci arriverà un'offerta che riterremo opportuna. In ogni caso noi speriamo che possa restare con noi». Perso il sogno Sanchez, Marotta starebbe quindi per regalare ad Antonio Conte un altro gioiellino cileno, il dinamico mediano Arturo Vidal. |
Fonte: di Paolo de Paola per "Tuttosport" Ora la parola passa al Consiglio federale e al presidente Giancarlo Abete. Ma ciò che Stefano Palazzi ha consegnato nelle loro mani è paragonabile a un rigore a porta vuota. Fallirlo, questo sì, sarebbe da condanna immediata. La relazione con la quale il procuratore federale spiega il mancato deferimento dell’Inter ma solo perché fuori tempo massimo - getta un macigno etico sulla società nerazzurra. Insomma, nessun «punto a favore», come aveva frettolosamente commentato a caldo Massimo Moratti, latore ieri di una reazione incontrollata. La pagina 57 di questa lunga e articolata relazione espone il club nerazzurro a una clamorosa figuraccia. Altro che etica, altro che lezioni di morale: qui va rivisto tutto, perché l’unica società uscita con le ossa veramente rotte da calciopoli è stata la Juventus, mentre dalle parole scritte da Palazzi si evince che l’Inter viene collocata quantomeno sullo stesso piano dei bianconeri, stanti le medesime violazioni dell’articolo 1 e dell’articolo 6 del codice sportivo. Si tratta degli stessi articoli che furono fatali alla Juventus (con la differenza che l’articolo 6 della Juve fu “strutturale” e non diretto come ha evidenziato Palazzi per l’Inter) e che le costarono la retrocessione in serie B con penalizzazione, la liquefazione del patrimonio giocatori, due scudetti strappati dal petto e una vergognosa condanna universale da parte del mondo del calcio. Ora sappiamo che tutto ciò è scaturito da una sentenza frettolosa. Ora sappiamo che quella della Juventus non era una cupola. Ora sappiamo che anche altre società erano per lo meno a conoscenza dello stesso sistema. Ora sappiamo che il contesto era diverso e, quindi, avrebbe prodotto sentenze diverse. Palazzi ha dato al Consiglio federale un primo, significativo mattone per costruire una giustizia vera. Per di più, sempre ieri è accaduto anche un altro episodio importante: la mancata ricusazione del giudice Casoria al processo di Napoli. Il procedimento ordinario andrà avanti senza lo spauracchio dell’archiviazione e probabilmente si concluderà a settembre-ottobre. Che la giustizia sportiva faccia lo stesso: vada avanti! Tuttosport è stato il paladino di una battaglia sacrosanta (come testimonia lo stesso Palazzi nella prima pagina della sua relazione), non contro l’Inter ma per il ripristino della verità e il rispetto della giustizia. Abbiamo più volte sollecitato Palazzi da queste colonne, invitandolo ad andare a fondo su una vicenda ancora tutta da chiarire: gli diamo atto che, sia pure con qualche ritardo, ha agito con un doveroso scrupolo e una inconsueta (per il mondo della giustizia sportiva) coerenza. Lungi dall’essere contenti o sollevati per una simile situazione, rimaniamo però comprensibilmente sbalorditi perciò che poteva, anzi doveva essere, la sentenza del 2006. Se certe intercettazioni fossero state considerate con certosina attenzione e a tempo debito, l’Inter sarebbe stata retrocessa almeno in serie B, la storia dei recenti trionfi nerazzurri andrebbe riscritta e sicuramente andrebbe ricorretta la traiettoria agonistica della Juventus. Ma forse non è ancora tardi per rimediare. |
MOGGI a Tuttosport: "Volevate Calciopoli? Eccola qua. Se Moratti č onesto rinunci alla prescrizione"
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"Nel 2006 l'Inter compì illecito sportivo". Hai voglia ad avere la faccia tosta di negare l’evidenza continuando a definirti onesto. Hai voglia a dichiararti scandalizzato da quanto sta avvenendo in queste ore nel mondo del calcio. I fatti dicono il contrario, prove, questa volta si ci sono, alla mano. Altro che “illeciti strutturali” o intercettazioni taroccate ad hoc dai media e dai farsopolisti, insomma. Di scandalizzati, semmai, siamo noi juventini che da sei anni siamo costretti a ingoiare fango, per usare un termine non volgare, praticamente ogni giorno. A sentirci ripetere che la squadra di Ibra, Thuram, Nedved e cinque campioni del mondo aveva bisogno di rubare. Che Moggi chiudeva gli arbitri negli spogliatoi o truccava con la telepatia i sorteggi. Noi onesti per davvero, che le vittorie ce le siamo sempre godute e meritate sul campo, noi che gli scudetti ce li sentiamo tutti nostri, che sono VENTINOVE non per partito preso, ma per logica, per verità dei fatti. E che ancora dobbiamo sorbirci i piagnistei di chi, come il presidente dell'Inter, nemmeno davanti all'evidenza ammetterebbe le proprie colpe. Ma oggi forse qualcosa è cambiato e magari finalmente potremmo scoprire che in Italia esiste ancora un po’ di Giustizia, di quella con la “G” maiuscola. Nel nostro caso quella sportiva, che ha dato ieri finalmente un segnale di vita con la relazione di Stefano Palazzi a proposito delle recenti prescrizioni sulle telefonate riemerse ad aprile 2010 per merito della difesa di Luciano Moggi. Quelle, per intenderci, che per Narducci nemmeno esistevano… Dice il Superprocuratore federale: “Giacinto FACCHETTI aveva una fitta rete di rapporti, stabili e protratti nel tempo con entrambi i designatori arbitrali, Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, fra i cui scopi emerge tra l'altro il fine di condizionare il settore arbitrale. [...] Alla luce dei principi posti dalla decisione della CAF (del 14 luglio 2006), va rilevato che la condotta del Facchetti appare presentare notevoli e molteplici profili di rilievo disciplinare. In questa trattazione specifica della posizione del Facchetti, è appena il caso di rilevare che la società Internazionale F.C. di Milano, oltre che essere interessata da condotte tenute dal proprio Presidente che, ad avviso di questa Procura federale, presentano una notevole rilevanza disciplinare per gli elementi obiettivamente emergenti dalla documentazione acquisita al presente procedimento, risulta essere, inoltre, l'unica società nei cui confronti possano, in ipotesi, derivare concrete conseguenze sul piano sportivo, anche se in via indiretta rispetto agli esiti del procedimento disciplinare, come già anticipato nella premessa del presente provvedimento e come si specificherà anche in seguito. Dalle carte in esame e, in particolare, dalle conversazioni oggetto di intercettazione telefonica, emerge l'esistenza di una fitta rete di rapporti, stabili e protratti nel tempo, intercorsi fra il Presidente della società Internazionale F.C., Giacinto FACCHETTI ed entrambi i designatori arbitrali, Paolo BERGAMO e Pierluigi PAIRETTO, fra i cui scopi emerge, fra l'altro, il fine di condizionare il settore arbitrale. La suddetta finalità veniva perseguita sostanzialmente attraverso una frequente corrispondenza telefonica fra i soggetti menzionati, alla base della quale vi era un consolidato rapporto di amicizia, come evidenziato dal tenore particolarmente confidenziale delle conversazioni in atti...” Ma Palazzi ne ha anche per Moratti stesso, che viene definito a sua volta colpevole, in quanto era “comunque informato della circostanza che Facchetti avesse contatti con i designatori, come emerge dalle telefonate commentate, nel corso delle quali è lo stesso Bergamo che rappresenta tale circostanza al suo interlocutore.” Per poi concludere: “Ne consegue che la condotta del tesserato in esame (Moratti –Ndr), in considerazione dei temi trattati con il designatore e della frequenza dei contatti intercorsi, appare in violazione dell'art. 1 CGS vigente all'epoca dei fatti, sotto i molteplici profili indicati. [...] E’ emersa l'esistenza di una rete consolidata di rapporti di natura non regolamentare diretti ad alterare i principi di terzietà, imparzialità e indipendenza del settore arbitrale”. Curioso, infine, quanto scrive sempre Palazzi a proposito della prescrizione del reato comunque compiuto dall’Inter: "I fatti sono prescritti, ma alla prescrizione si può rinunciare". Come a dire “visto che siete onesti, rinunciate alla prescrizione…”. Noi, invece, aggiungiamo solo che nemmeno il più fanatico degli interisti, a oggi, forse avrebbe il coraggio di aprire bocca o accampare scuse. Per cui ci auguriamo che non serva altro per smuovere Abete e la FIGC. |
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La testata torinese pubblica alcuni passi della relazione di Palazzi, quella su cui la Figc dovrà esprimersi sulla revoca o meno dello Scudetto 2006. Una relazione che come annunciato è stata durissima nei confronti dell'Inter. Mercato in secondo piano su quasi tutte le sezioni sportive dei quotidiani generalisti nazionali. A capeggiare sono le pubblicazioni delle relazione di Palazzi sul secondo filone di inchieste che riguardano presunti illeciti commessi dall'allora presidente nerazzurro Giacinto Facchetti. Illeciti che sfuggirono alle procure che allora indagarono su quella che fu definita “Cupola” del Calcio. Filone che viene definito Calciopoli-bis. Così titola la vicenda La Stampa: “Scudetto a Termine”. Accuse choc del Pm. Ma la prescrizione annulla la pena. Palazzi: “Inter colpevole di illecito sportivo. La Federcalcio valuti la fondatezza della richiesta Juve”. All'interno dell'articolo: Senza il salvacondotto della prescrizione, l’Inter filerebbe dritta a processo per «illecito sportivo». Con cinque anni di ritardo, per telefonate che nel 2006 chissà perché non c’erano, questo racconta il procuratore della Federcalcio StefanoPalazzi nelle 72 pagine di motivazioni su «Calciopoli bis». Con quel che avrebbero rischiato, per i nerazzurri l’eventuale confisca dello scudetto 2006 sarà come pagare una multa per divieto di sosta. Sempre all'interno dell'articolo si legge che Il club (nerazzurro, ndr) avrebbe cercato di “ottenere vantaggi col condizionamento del settore arbitrale”. Sarebbero stati lesi gli articoli 1 (slealtà sportiva) e l'articolo 6 (illecito sportivo). Le colpe di Giacinto Facchetti, all’epoca presidente nerazzurro, avrebbero come da norme travolto il club: «Oltre alla responsabilità dei singoli tesserati, ne conseguirebbe, sempre ove non operasse il maturato termine prescrizionale, anche la responsabilità diretta e presunta della società ai sensi dei previgenti artt. 6, 9, comma 3, e 2, comma 4, CGS». Un po’ meno grave la posizione di Massimo Moratti, che ai tempi era solo il proprietario della società: «Comunque informato della circostanza che Facchetti avesse contatti con i designatori, come emerge dalle telefonate commentate, nel corso delle quali è lo stesso Bergamo che rappresenta tale circostanza al suo interlocutore». Dunque: «Ne consegue che la condotta di Moratti, in considerazione dei temi trattati con il designatore e della frequenza dei contatti intercorsi, appare in violazione dell’art.1 CGS vigente all’epoca dei fatti». A cinque anni di distanza tutti i fatti in questione sono prescritti. L'unica cosa che rimane pendente è l'assegnazione del titolo 2006. Quello di cartone che la Juve ha chiesto che venga tolto dal palmares dei nerazzurri. Ad opininone della testata torinese il passo più duro della relazione del pm può senza dubbio essere questo:«La società Internazionale F.C. Di Milano, oltre che essere interessata da condotte tenute dal proprio presidente che, ad avviso di questa Procura federale, presentano una notevole rilevanza disciplinare per gli elementi obiettivamente emergenti dalla documentazione acquisita al presente procedimento, risulta essere, inoltre, l’unica società nei cui confronti possano, in ipotesi, derivare concrete conseguenze sul piano sportivo, anche se in via indiretta rispetto agli esiti del procedimento disciplinare». Della responsabilità dei nerazzurri, su condotte specifiche, Palazzi non ha alcun dubbio: «Assume una portata decisiva la circostanza che le conversazioni citate intervengono spesso in prossimità delle gare che dovrà disputare l’Inter e che oggetto delle stesse sono proprio gli arbitri e gli assistenti impegnati con tale squadra». In un altro passo, il procuratore federale, nega anche la legittima difesa invocata dai nerazzurri per bocca di Moratti: «Sulla pretesa convinzione di agire in presenza di una causa scriminante che, si ripete, questa Procura valuta insussistente». |
Inviato da: diletta.castelli
il 11/10/2016 alle 17:05
Inviato da: dimariamonicaa
il 08/04/2016 alle 21:04
Inviato da: aldo.giornoa64
il 20/12/2015 alle 22:00
Inviato da: aldo.giornoa64
il 13/12/2015 alle 23:54
Inviato da: aldo.giornoa64
il 08/12/2015 alle 23:14