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Messaggi del 07/07/2011

Noi vinciamo sul campo!

Post n°5038 pubblicato il 07 Luglio 2011 da nadir63l
 


CONDIVIDETE TUTTI!

In questi giorni sono molte le iniziate a sostegno dell’onestà nerazzurra. Questa sera, domani e sabato Inter Channel proporrà ai suoi abbonati tre speciali dedicati a Giacinto Facchetti. Lo speciale di sabato, “Interstory”, è stato realizzato dal giornalista del Corriere della Sera Fabio Monti che molti ricorderanno come teste dell’accusa nel processo napoletano. Facile intuire il perché, proprio in questo momento si continua a disattendere i “fatti”, facendo leva sul sentimento del tifoso distogliendo dall’attenzione dall’imbarazzante realtà.

La nostra forza è sempre stata dimostrata sul campo ed ancora una volta ricordiamogli in che modo.

Chiedo a tutti gli juventini di condividere questi video, diffonderli (voglio vederli ovunque!), per rispondere in modo civile, forte e con l’onore che contraddistingue ogni juventino, nell’unico modo che lo sport dovrebbe riconoscere: facendo parlare il campo.



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Questa la nostra risposta!


 
 
 

Matri smentisce tutto: "Il litigio tra le veline? Una bufala assurda"

Post n°5037 pubblicato il 07 Luglio 2011 da nadir63l
 

© foto di www.imagephotoagency.it

 

"Una bufala assurda", così Alessandro Matri, ha definito la notizia, diffusa qualche giorno fa, di una zuffa tra la showgirl e la bionda Costanza Caracciolo e Federica Nargi, sua attuale fidanzata, Veline del noto programma di Antonio Ricci Striscia la Notizia. Intervenendo al telefono all’Alfonso Signorini Show su Radio Monte Carlo questa mattina Matri ha smentito categoricamente la voce secondo cui le due ragazze, all'uscita di un noto locale notturno di Formentera, per il 'bell'Alessandro'. Un non ben identificato testimone avrebbe infatti riportato che la Nargi sarebbe scattata alla vista del fidanzato in teneri atteggiamenti con la 'collega bionda'. Intervistato da Alfonso Signorini, ecco le parole di Alessandro Matri: "Buongiorno a tutti, mi sembra fantascienza, è una bufala assurda, non c’è niente di vero. Io sono felicemente fidanzato con Federica Nargi da due anni e mezzo. Con lei sono davvero felice perchè è una bravissima ragazza, di una bellezza unica a mio parere. Io e lei siamo una coppia normalissima anche se non potrebbe sembrare cosi per via dello stereotipo 'velina/calciatore', ma è solo un luogo comune. Noi facciamo tutto ciò che fa una qualsiasi coppia, siamo due persone normali. Siamo entrambi gelosi".

 
 
 

Pensavo fosse Moggi, invece era Facchetti...

Post n°5036 pubblicato il 07 Luglio 2011 da nadir63l
 

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Immagine IPB

Di Dario (Juve 1897-2006)

Finora, quando avete sentito qualcuno parlare di illeciti strutturati, di somma di articoli 1 e di diritto sportivo in generale, potevate star certi di avere di fronte un povero juventino.
Da ieri le cose non stanno più così e una nuova categoria di tifosi si sta obtorto collo, appassionando ai codici sportivi: quella nerazzurra.
I loro nuovi argomenti preferiti sono la prescrizione e l'illecito sportivo: la prima che forse li salva dal trapasso (ma forse no, ne parliamo
qui), il secondo che invece li ha affossati mediaticamente e rischia, se qualcuno decidesse di andare fino in fondo, di affossarli anche sportivamente.

Tutto merito del Procuratore Federale Palazzi, tanto prudente nei tempi di azione quanto crudo nel mettere in luce i comportamenti antisportivi messi in atto dai massimi dirigenti interisti proprio negli anni di Calciopoli.
La lettura della relazione da lui redatta, già fatta pervenire ai consiglieri federali che dovranno decidere sul destino dello Scudetto di Cartone, ha reso realtà tangibile il peggiore incubo degli onesti per antonomasia.
In quattro parole: “Facchetti peggio di Moggi.”
Attenzione perchè non si tratta di una provocazione, ma della inevitabile conseguenza cui giunge Palazzi in un documento alle volte obliquo, altre brutalmente diretto.
La squadra nerazzurra viene messa con le spalle al muro sin dalle premesse attraverso il confronto diretto con le sentenze che condannarono la Juventus ed i suoi dirigenti nel 2006.
In quel caso, ci fa notare Palazzi, gli imputati bianconeri non vennero ritenuti colpevoli della forma più grave di illecito sportivo (il vecchio articolo 6) in quanto non è stato mai provato alcun contatto tra Moggi e Giraudo ed i soggetti chiamati ad arbitrare una gara.
In sintesi: Moggi non parlava con gli arbitri.
Stavolta però qualcuno che parlava con i direttori di gara c'è.
Volete sapere chi? Esatto, proprio il fu Presidente dell'Inter.

Quello cui allude il Procuratore Federale è chiarissimo: se la Juve per degli illeciti minori è stata retrocessa in serie B con la perdita di due scudetti, quale sarebbe la giusta sanzione da irrogare all'Inter che invece si è resa colpevole di 'reati' ben più gravi?
La serie B? La serie C? La radiazione? La garotta?
Fate vobis.

Quando poi si passa ad esaminare nel dettaglio la posizione del singolo incolpato Facchetti, il giudizio di Palazzi diventa addirittura spietato.
Vengono prima passate in rassegna tutte le telefonate più famose che in questi 12 mesi abbiamo imparato a conoscere (con i vari “regalini” , i “4-4-4” , i “metti dentro...(Collina) ”, gli arbitri “messi in forma” , i sorteggi che “non si devono fare” , ecc.) e subito dopo tratte le ovvie conclusioni.

Leggiamole:




Esatto, la società che poteva vantare un rapporto privilegiato con gli arbitri non era la Juventus, ma l'Inter.

E c'è anche di più:



Avete visto bene.
Contrariamente a quanto ci hanno voluto far credere in questi anni, la società di calcio che ha istituito “una rete consolidata di rapporti” illeciti con gli arbitri è quella che è stata beneficiata dallo scudetto a tavolino, non quella scaraventata con disgusto nella serie inferiore.

Il passaggio più crudo e significativo è però il seguente, un lungo paragrafo in cui viene sviscerata la natura e la portata di tutti gli illeciti (possiamo dire 'imbrogli'?) perpetrati dall'Inter al fine di ottenere qualcosa che, giocando ad armi pari, ha sempre avuto soverchie difficoltà a conseguire.




Finita l'interessante lettura fornitaci da Palazzi, impossibile non pensare a come Moggi, accusato solo di aver violato il meno grave art.1, è stato dapprima severamente condannato e poi, dopo 5 anni, persino radiato sulla base di una nuova norma applicata retroattivamente.
Al contrario Facchetti, colpevole di aver ripetutamente violato il più grave art.6, è stato prima tenuto fuori dal processo Calciopoli e poi salvato (forse) dalla prescrizione.

E però il povero Giacinto si è spento anzitempo, oggi non può difendersi e quindi è diventato intoccabile.
L'orrido Moggi invece è ancora vivo.
Per qualcuno, colpevole anche di questo.

Di Dario (Juve 1897-2006)

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1717

 

 
 
 

Calciopoli: per la Juve danni da trecento milioni...

Post n°5035 pubblicato il 07 Luglio 2011 da nadir63l
 

 
Schiantata anche l’immagi­ne del brand Juventus. Che una volta era appetito da mol­ti sponsor e che nel 2006 è precipitato
TORINO, 7 luglio - Cosa ha significato in soldoni Cal­ciopoli per la Juventus? La rabbia, d’ac­cordo. E la vergogna, certo. E una serie infinita di cattivi pensieri. Ma pure un danno economico di svariate centinaia di milioni, per citare la frase di Andrea Agnelli. Quanti? Tra duecento e trecento milioni. Il primo impatto è abbastanza ovvio, quello derivato dalla ven­dita dei pezzi pregiati di quello squadrone favoloso. Zlatan Ibrahimovic e Patrick Vieira al­l’Inter, Gianluca Zambrotta e Li­lian Thuram al Barcellona, Fabio Cannavaro al Real Madrid: campio­ni venduti, anzi quasi svenduti. E al­tri comprati con l’acqua alla gola e altri ancora confermati con incrementi di ingag­gi fuori dalla norma perché hai voglia a tenere in serie B un fresco campione del mondo...
 
IL BRAND JUVE - Calciopoli ha schiantato anche l’immagi­ne del brand Juventus. Che una volta era appetito da mol­ti sponsor e che nel 2006 è precipitato. Non è indispensabi­le possedere una specializzazione in marketing per capire che la botta ha allontanato molte aziende e altre sono rima­ste solo a patto di rivedere i contratti commerciali. Per tace­re, poi, della caduta a livello internazionale: un anno fuori dalla Champions League, oltre che a sporcare lo stato di ser­vizio dell società, ha significato zero introiti da parte dell’Ue­fa e, per estensione del concetto, una diminutio su tutta la linea. Conseguenze che, a quanto pare, continuano a grava­re sulla Juventus se è vero che nelle ultime due stagione so­no arrivati due settimi posti e l’esclusione dall’Europa.

 
 
 

Calciopoli, Cudicio: «Decida il Consiglio. E’ nei suoi poteri»

Post n°5034 pubblicato il 07 Luglio 2011 da nadir63l
 

 
Il consigliere federale: «Nel 2006 decise Guido Rossi...»
TORINO, 7 luglio - Dante Cudicio, av­vocato, membro dell’Associa­zione Allenatori, grande esperto di diritto sportivo è un membro del Consiglio Federale. Ci sarà anche lui, insomma, il fatidico 18 luglio, quando la Figc dovrà decidere prima se esprimersi sulla revoca dello scudetto 2006, poi eventualmente se revocar­lo o meno. Nella spaccatura che, negli ultimi giorni, ha di­viso in due il Consiglio, Cudicio si è schierato subito dalla parte di chi ritiene il Consiglio compe­tente a esprimersi sulla revoca dello scudetto 2006, con una pre­cisa motivazione che affonda le radici nella stessa decisione di assegnarlo all’Inter 5 anni fa. Lui, insomma, voterà perché il Consiglio decida, anche se atten­de di ascoltare i legali della Figc che nei prossimi giorni analizze­ranno la questione insieme col presidente e il Consiglio. E intan­to si prepara a discutere della norma sulla radiazione che, ai suoi occhi, deve essere in qualche modo modificata per corregger­ne alcune incongruenze.
 
Avvocato Cudicio, è partito il conto alla rovescia: il 18 è il D-Day del calcio italiano...
«La cosa in qualche modo è curio­sa, perché è da oltre un anno che i mass media, l’opinione pubblica e la stessa Federazione sono al corrente del fatto che questa de­cisione deve essere presa e che la deve prendere il Consiglio Fede­rale, eppure finora questo argo­mento è stato taciuto. Improvvi­samente, in questi giorni, lo si scopre con grande confusione».

Cosa succederà il 18 luglio?
«Il 18 luglio il Consiglio Federale dovrà prima sviluppare il dibat­tito e votare sulla competenza o meno a decidere sullo scudetto. E’ ovvio che se dovesse decidere che non è competente la questio­ne si chiuderà lì, se invece doves­se decidere che è competente, si andrà avanti e si delibererà sul­la revoca o meno dello scudetto. E’ evidente che in quel caso, qual­siasi decisione del Consiglio Fe­derale è ricorribile presso l’Alta Corte del Coni e poi eventual­mente al Tar e al Consiglio di Stato. Nel caso del ricorso al Tar, il Tar dovrà stabilire se il Consi­glio Federale era la sede compe­tente per la revoca o la non revo­ca dello scudetto, avviando il con­tradditorio tra le parti».

 
 
 

Non prendetevela, cari interisti, ma “fate schifo”

Post n°5033 pubblicato il 07 Luglio 2011 da nadir63l
 


luglio 6th, 2011 Vincenzo Ricchiuti

Ha ragione il mio amico Angelini versione Pompilio giovane e abbronzato. “Fate schifo”. Premessa: non ho nulla contro di voi. Ho odiato l’Inter un paio d’anni dopo Calciopoli, poi m’è scaduta o innalzata a indifferente. Non potrei mai avercela con voi come persone. L’affetto più grande della mia vita vive nerazzurro. Mi rivolgo a voi come categoria. Ve lo dico a freddo. Senza offesa, “fate schifo”.

“Fate schifo” perché come diceva quello parlate contro la corruzione romana nell’attesa della presidenza di un ente.

“Fate schifo” perché non sapete difendervi. Quando vorrò una vostra risposta intelligente, ve la scrivo.

“Fate schifo”. Le telefonate erano lecite. Le nostre, le vostre, le loro. Un concetto troppo di fino per chi taglia d’accetta. Dite di sapere chi è Facchetti e chi Moggi, di conoscere questo e quello. E non conoscete il calcio. Il calcio è come la strada, dannati figli di famiglia. Si campa di fama per non fare la fame. Le pistole son fatte a dita e non c’è un morto ammazzato. Il calcio è come il postribolo, vergini care. Si dice si a tutti e non s’ama nessuno.

“Fate schifo”. Quello che v’hanno fatto è un po’ una mascalzonata. Quello che non sapete dire è peggio. La prescrizione non significa colpevolezza, anzi. La prescrizione significa un bel niente. Avete impersonato per così tanti anni il Bene da non saper la differenza con il Male. Il bene è: il male, si diventa. Mentre per voi fisionomisti anche il male è. Lo avete stabilito coi criteri di Lombroso.

“Fate schifo” e non dovreste farlo. Si è innocenti in natura. Solo se c’è processo e una sentenza si diventa colpevoli. E quella di Palazzi non è una colpa perché della colpa è soltanto un moncherino. Un tentativo. Solo che poi aprite bocca e non sapete quello che dite. Lo sappiamo solo noi.

“Fate schifo”. Quella d’essere innocenti è la presunzione più bella e giusta che l’uomo ha saputo donare a se stesso e i suoi nemici. Però quando si leggono i vostri scrivere, come ha fatto Crippa giornalista del Foglio sul suo blog, “ho sempre solo creduto nella positività della cacciata della Triade: se non altro per motivi estetico-antropologici: per come parla Moggi, per le giacchette che metteva Bettega”, allora sembra non fare schifo neanche la macchina del fango se poi tocca a voi. Esteticamente ed antropologicamente. Una mascalzonata speculare ma uno schizzo di fango non guasta. “Fate schifo” voi e gli schizzetti che vi hanno macchiato. “Fate schifo” voi ed il vostro sputtanamento.

“Fate schifo” perché tutto il mondo è paese e le vostre reazioni sono proprio le nostre.

“Fate schifo” perché non capite un c****. Perché potreste ammettere tutti innocenti, persino dire tutti colpevoli tanto siete scemi. Voi non fate così. Dite tutti colpevoli tranne me. Vivete di risulta, di paragone. Di “io so’io e voi non siete”.

“Fate schifo” e siete snob. Siete dei filosofi che come dicono i seduttori costruiscono castelli e vivon nelle stalle.

“Fate schifo” perché ormai alla parola onesti si mette mano alla pistola. Perché ormai alla parola onesti si grida Al ladro.

“Fate schifo”, che un po’ lo fate ve l’ha detto pure Olivari. Suvvia, come la mettete con gli altri derubati. Non si può difendersi dai ricchi fregando gli altri poveri. Non si può compiere torti per tutti e tenersi solo per sé l’avere ragione.

“Fate schifo” perché come Scarpini vi inventate amici immaginari. Il blocco sul mercato. La libertà negata. Giacinto Facchetti. Si, persino lui è una invenzione.

“Fate schifo” perché voi conoscevate Facchetti, arrivate a garantire per lui. Cosa conoscevate, di che parlate.

“Fate schifo” perché vi sentite offesi se lo paragonano a Moggi. Sapete chi era Facchetti, pretendete di sapere persino chi è Moggi. Ci avete stufato. Ma che ha fatto ‘sto Facchetti perché al confronto suo si sia tutti meno, che cosa ha fatto Moggi. Che cosa ha fatto uno che aveva un nome da prima comunione a parte l’essere stato di bell’aspetto, alto, un magro figurino ora passato alle figuracce che al massimo ha tirato due calci ad un pallone e indossato camicie su misura sempre con identica espressione, l’aria da ornamento. Ma come vi permettete. “Fate schifo”. Sapete chi è la persona perbene ? Uno come Moggi. Perché ha la caratteristica principe dei perbene: non dice mai di esserlo.

“Fate schifo” voi ed il vostro amico immaginario. Seguiamolo, seguiamo quel che ha fatto. Boccalone quando nei bar di Bergamo si faceva convincere da uno come Nucini dell’esistenza di un complotto. i**** quando l’ha mandato a spiare e a tender trappole. Corruttore quando gli ha promesso posti di lavoro in ricompensa. Ipocrita quando se ne vergognava. Cagasotto quando non ha avuto mai il coraggio di mettere la faccia sotto una denuncia. Loffio quando si vedeva passare sotto gli occhi bidoni e passaporti. Deamicisiano quando al lume di candela e una matita comprata di sua tasca senza sconto e con scontrino vergava felpato memorie dal sotto suolo divenute poi da sotto sola e piani di conquista rubando il sonno dei giusti e l’idea al Grande Fratello. Sbrigativo e padronale quando voleva aiuto pure per una semifinale di Coppitalia. Compiaciuto quando gli facevate il monumento ancora in vita. Vanesio quando s’è fatto mettere in mezzo da Moratti che lo ha messo al posto suo. La firma in calce a una denuncia no, in calce a una cambiale si. Tipico. Purché non si sapesse e si vedesse. Statuario quand’è vissuto da figurina, monumentale quand’è passato alla vita eterna delle brutte figure. Ora come allora, (un) immobile.

“Fate schifo” è lo striscione che meritate in tutti gli stadi. Perché non avete avuto neanche l’istinto degli juventini quando pensavano di avere torto di mettere nero su bianco che il fine giustifica i mezzi. Perché noi da mal fatti siamo uomini compresi di Bene e di Male. Sappiamo di essere vivi e dunque imperfetti, dei dannati. Un po’ porci ma non vogliamo le ali. Voi fatti bene una manica di santi distratti ma legati, legati come i matti, perfetti come i morti. Senza colpa e dunque senza anima. La vostra fine è il coronamento logico di una carriera spesa per la santità. Non tutti i morti sono per questo santi. I santi però son tutti morti. “Fate schifo” perché non capite come si possa rubare senza aver mai vinto, perché non capite che il posto in Cempions o la Coppa del Nonno sono furti pure quelli, perché non capite che più si è scarsi e più serve l’aiuto. Perché più protestate la vostra bacheca vuota, i vostri insuccessi e più date peso alle vostre raccomandazioni.

“Fate schifo” perché non avreste dovuto offendere. Perché vi dovreste solo difendere e basta. Perché la vostra battaglia per la giustizia non è una battaglia per la realtà. Una battaglia che non santifica per quanto sia umana e ti venga spontanea tu sia bello o tu sia brutto. Una battaglia che sappiamo persa. La gente è vogliosa di cattivi da esecrare come nei videogiochi per cui ti devi accontentare di come va il mondo a prescindere da quale sia la realtà. Come dice Moggi, ti deve bastare scansare i colpi perché tanto non vale la pena. Noi la si fa uguale, voi la farete male. La vostra battaglia per la giustizia non è una battaglia per la realtà bensì per la vostra realtà. Bensì per la superiorità.

“Fate schifo”. Siete quelli che ormai parlan da soli. Quelli che ripetono “io so chi sono” anche se gli si chiede l’ora. Certo che sappiamo chi siete. Tranquilli. Siete come Facchetti, il vostro ei fu protettore. Un falso d’autore.

“Fate schifo”. Siete vanesi allo specchio, adoratori dell’apparenza. Sensibili solo allo scandalo, ingolfati dinanzi la chiacchiera, sussiegosi alle istituzioni oramai disoccupati, la rivoluzione a una condizione, sputacchianti anatemi che non vi sporchino troppo. Invecchiati di colpo come Dorian Gray di balera più che galera da quando qualcuno ha scritto la vostra storia. “Fate schifo” perché s’è stufi nel vostro mondo di (falsi) magri di fare la donna cannone.

“Fate schifo” ora più di sempre. Noi siamo e saremo nei secoli vestiti (di) male. Voi però siete vestiti come il vostro presidente è vestito ora. Di vermi.

 
 
 

La differenza tra Moggi e gli altri....

Post n°5032 pubblicato il 07 Luglio 2011 da nadir63l
 


Immagine IPB

di M. Lancieri

Fino all’estate del 2006, era consentito telefonare ai designatori. Di più, il colloquio tra dirigenti delle società di Serie A e i vertici arbitrali era incentivato dalla stessa Federazione, che sull’onda del “volemmose bbene” comandato da quei giornali che per informazione intendono l’attività di “orientare l’opinione pubblica” chiedeva a tutti di confrontarsi pubblicamente e privatamente sulle perplessità dovute ad arbitraggi non convincenti. Era un modo per stemperare gli animi e, quello che più conta, era consentito farlo, “piaccia o non piaccia”.

Nell’oceano pallonaro non sguazzano solo pesci rossi e paperelle: essendoci di mezzo tanti soldi, le venti squadre della massima serie (e anche quelle delle categorie inferiori) hanno liberato da tempo i loro squali, che se si distraggono un attimo vengono immediatamente azzannati dagli avversari.
E allora non avrebbe dovuto sorprendere nessuno che, tra le tante telefonate intercorse fra designatori e dirigenti, ce ne fossero alcune che tendevano a renderseli, se non proprio amici, almeno non nemici. Ma soprattutto non c’era da meravigliarsi se i più forti chiedevano costantemente di essere arbitrati dai fischietti migliori. Perché? Semplicemente perché riducendo l’alea degli errori arbitrali, era più probabile la vittoria della squadra più meritevole.

E invece nel 2006 ci vollero fare credere che ci fosse una sola persona che chiamava continuamente i designatori: quel mostro era Moggi. E allora giù con le sassate: Luciano meritava la lapidazione, prima di tutto perché telefonava, ma ancora di più perché era un ladro juventino.

Qualsiasi persona dotata di un minimo di cervello avrebbe dovuto farsi una domanda: ma se era consentito chiamare i designatori, perché l’unico a farlo era Moggi? Eppure, a chiederselo furono pochissimi: tutti gli altri erano indaffarati ad annodare i cappi da sventolare in piazza e non avevano tempo per pensare.
In Italia, si sa, non contano le sentenze dei tribunali: contano solo quelle dei giornali. Se poi quei giornali si chiamano Corriere, Gazzetta o Repubblica, le loro parole valgono più dei Vangeli. E così Moggi fu condannato dall’“opinione pubblica” ad essere additato come mostro distruttore del calcio per l’eternità. Era inutile difendersi: Moggi era il diavolo che aveva per tanti anni depredato il santuario nerazzurro, in cui i santi Moratti, Facchetti e Oriali si erano lasciati martirizzare per il bene del calcio.

Questa fu la penosa “verità” che ci fu propinata in quei giorni e che ancora oggi qualche morattiano integralista vorrebbe riconfermare. Ma, al di là degli ultimi samurai a difesa del fortino interista, c’è ancora oggi da stupirsi, considerando che la stragrande degli sportivi italiani, juventini in testa, nel 2006 accettarono come vera una balla di dimensioni cosmiche, senza battere ciglio.
Ma poi succede che la Verità, quella vera, con la “V” maiuscola, talvolta salta fuori. E a farla uscire in questo caso è stata la cocciutaggine di chi a fare da mostro non ci sta ed il rancore di un manipolo di juventini di “serie C”, che non si sono stancati di urlare la propria sete di Giustizia (anche questa, con la “G” maiuscola).
E scopriamo che i fatti vanno ben oltre quanto pensassimo, perché noi eravamo convinti che tutti telefonassero ai designatori, dal momento che era consentito farlo, ma c’era anche chi aveva rapporti molto stretti e continui direttamente con gli arbitri. C’era chi preparava “trappole” agli avversari, per mezzo di questi contatti. Insomma, c’era chi giocava veramente sporco. Ma era talmente scarso ed incapace, che non riusciva a vincere ugualmente.

Alcuni “addetti ai lavori” insistono a chiedere di mantenere le distanze tra l’operato di Moggi e quello dei dirigenti interisti (vivi o defunti che siano). E noi accettiamo di buon grado l’invito. Moggi non era (e non è) un santo, ma almeno giocava stando alle regole. Gli altri no. Ma la differenza di capacità era talmente grande che chi giocava sporco perdeva ugualmente. Insomma, da una parte c’era un concorrente capace (di più, un autentico fuoriclasse), furbo ma corretto; dall’altra c’era una banda di inetti, tonti e scorretti, le cui malefatte (come la falsificazione di passaporti, i pedinamenti, i contatti con arbitri in attività) non erano sufficienti a recuperare il divario professionale con i concorrenti. Eccola qui, la differenza!

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