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Messaggi del 10/07/2011

BONUCCI: "Ci teniamo a cancellare gli ultimi due anni". BARZAGLI: "Siamo molto carichi"

Post n°5060 pubblicato il 10 Luglio 2011 da nadir63l
 

© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport

 Altro bagno di folla al "Summer Village" di Bardonecchia, dove nel tardo pomeriggio di oggi si sono materializzati Leonardo Bonucci e Andrea Barzagli, ospiti dello speaker ufficiale della società dj Nana. E i due giocatori bianconeri hanno innanzitutto ringraziato i tanti tifosi che in questi primi giorni di ritiro in Valle di Susa non hanno fatto mancare l'affetto alla squadra. Ecco le dichiarazioni dei due centrali juventini:
BONUCCI -  "Il vostro calore è fondamentale – ha dichiarato Leonardo – e ci aiuta a lavorare con ancora più entusiasmo. E' entusiasmante entrare in campo e vedere la gente che ti incita, che ti spinge anche a dar di più durante l'allenamento. Noi dobbiamo ringraziare tutti quanti perchè accorrono sempre numerosi. In questi giorni l’impegno è massimo e anche la fatica si fa sentire. Ci teniamo a cancellare questi due anni in cui la Juve non ha marcato come nella sua storia. Quindi speriamo di proseguire bene, come abbiamo iniziato, anche nello stadio nuovo. Adesso mettiamo benzina per poter affrontare il campionato con la giusta aggressività, con la giusta cattiveria e convinzione così come vuole il mister, che già ha messo dentro una sorta di mentalità vincente che l'ha contraddistinto durante la sua carriera ed anche da allenatore".
BARZAGLI - Gli ha fatto eco Barzagli: "Per me questo è il primo ritiro con la Juventus e non mi era mai successo di preparare la stagione con così tanti tifosi a incitarci e a spingerci. E' normale che in ritiro si debba lavorare, si debba far fatica, quindi saranno due settimane importantI, però siamo molto carichi e siamo entusiasti di aver iniziato. Quando hai tanti tifosi al seguito è normale che ti sostengano. Fanno quasi parte di te, perchè tutti i giorni li vediamo in campo e in albergo, quindi fa molto piacere".

 
 
 

Christian Rocca (Il Sole 24 Ore): "Piaccia o non piaccia Moggiopoli non esisteva"

Post n°5059 pubblicato il 10 Luglio 2011 da nadir63l
 

Il noto giornalista de "Il Sole 24 Ore", Christian Rocca, grande tifoso della Juventus, torna a parlare di Calciopoli sul suo cliccatissimo sito internet, www.camilloblog.it. Ecco il suo intervento:

Nella frase «piaccia o non piaccia agli imputati non ci sono mai telefonate tra Bergamo o Pairetto con il signor Moratti», pronunciata ancora nel 2008 dal pm di Napoli c’è tutta Calciopoli. Anzi c’è tutta Farsopoli.

Oggi, cinque anni dopo, stiamo qui a discettare su responsabilità uguali o diverse di Moggi e Facchetti e Meani e anche degli altri presidenti. Ma non è questo il punto. Il punto è che 5 anni fa, nascoste non si sa perché né da chi le telefonate dell’Inter, alcune del Milan e anche le molte altre di molti altri dirigenti, si è imbastito un finto processo sportivo, e una feroce gogna mediatica, agevolata anche dalle responsabilità della Juventus, soltanto sulle telefonate di Moggi.

Si è parlato di un sistema Moggi. Di comportamenti esclusivi di Moggi. Di Moggiopoli. E’ stata fatta passare l’idea che a telefonare fosse solo Moggi. Piaccia o non piaccia, si diceva, non ci sono telefonate di Moratti eccetera. Invece c’erano e configuravano illeciti sportivi, dice oggi – 5 anni dopo – la procura federale che allora chiese la retrocessione della Juventus senza ascoltare tutte le telefonate.

Non entro nel merito delle accuse, che per me (e in realtà anche per le sentenze sportive) non hanno a che fare con illeciti, ma con violazioni del principio di lealtà, ma queste telefonate che, piaccia o non piaccia, c’erano ed erano estese, diffuse e imbarazzanti fanno crollare l’intera impalcatura accusatoria creata intorno a un Sistema Moggi che controllava designatori, mercato* e il calcio.

Tutti telefonavano a tutti. Tutti chiedevano rispetto ai designatori. I designatori incontravano a cena tutti i dirigenti, anche quelli onesti, e a tutti davano conforto e schiacciavano l’occhio. Alcuni chiedevano addirittura arbitri specifici e assistenti amici, provando a bypassare i sorteggi. Altri non si sa che cosa facessero con schede sim estere (intercettabili come le altre, però). Altri si servivano di agenzie deviate della Telecon per spiare mezza Serie A.

Ma, di nuovo, è il contesto svelato dalle telefonate occultate allora ad aver cambiato la prospettiva sul calcio italiano: il sistema Moggi non c’era e se c’era era parallelo a quello degli altri. Più o meno influente, ma esattamente come quello degli altri.

Se allora si fossero ascoltate tutte le telefonate, nascoste negli incartamenti e scoperte dalla difesa di Moggi al processo di Napoli, sono certo che non avrebbero condannato anche l’Inter per illecito sportivo e magari più decisamente il Milan o altri. Non avrebbero condannato nessuno. Non sarebbe successo niente, perché niente era successo: se non sul campo di gioco.

Sarebbe semplicemente crollata la chiacchiera da bar dello sport, alimentata da quelli che «nun ce volevano sta’» a perdere contro i palesemente più bravi, invece che essere elevata a teorema giudiziario pronto a crollare, sia pure in ritardo, nel momento esatto in cui le difese sono state messe in condizione di difendersi.

——
* l’accusa di controllare il mercato del calcio, in associazione a delinquere attraverso la Gea, è già crollata di fronte a un tribunale ordinario

 
 
 

TANTI AUGURI DIRETTORE!

Post n°5058 pubblicato il 10 Luglio 2011 da nadir63l
 

© foto di Micri Comunication

Oggi, 10 luglio 2011, festeggia il compleanno uno dei più grandi personaggi della storia della Juventus: Luciano Moggi. L'ex direttore generale della Vecchia Signora spegne 74 candeline. La società bianconera, sempre molto attenta alle ricorrenze, si è dimenticata (?) di fargli pubblicamente gli auguri sulle pagine del sito ufficiale, Juventus.com.
Auguri che invece la redazione di TuttoJuve.com vuole inviare all'amico Luciano Moggi con tutto il cuore.
Buon compleanno Direttore!

 
 
 

Gli eroici gazzettari rivogliono il lettore Moratti..

Post n°5057 pubblicato il 10 Luglio 2011 da nadir63l
 

Immagine IPB

di M. Lancieri

Ebbene sì, lo confesso: oggi ho dato un’occhiata alla Gazzetta dello Sport. Mi capita raramente e in ogni caso faccio sempre attenzione a non toccare quel giornale, onde evitare contaminazioni pericolose da Galdi e soci. Ma oggi, di passaggio da un bar, l’ho vista appoggiata su un tavolino e non ho saputo resistere. Mi sono detto: “Vediamo un po’ quali sono le notizie ”.
Il giornale era steso ed aperto sulla prima pagina, così non c’è stato neppure bisogno di munirmi di un tovagliolo di carta per leggerlo. Si parlava di tutto, con grande risalto sul calciomercato, ma di una notizia non v’era più alcuna traccia: che fine ha fatto il capitolo interista di “calciopoli”?

L’altro giorno,
sulla Gazza si sono azzardati a pubblicare le tesi accusatorie di Palazzi e subito il presidente nerazzurro si è scatenato, promettendo di non leggere mai più quel giornale.
Ovviamente, la replica a cotanto affronto non si è fatta attendere: in nome della “libertà di stampa” e del “dovere di informare” i propri lettori, i gazzettari si sono fatti sentire immediatamente. In soldoni, hanno risposto:
«Caro amico Moratti, noi cosa ci possiamo fare se Palazzi ce l’ha con voi? Ci tocca scriverlo, ma mica significa che siete colpevoli. Per noi sono tutti innocenti fino a prova contraria, a parte ovviamente i ladri juventini».
Un gesto d’eroismo editoriale degno dei moti irredentisti di inizio ‘900, che sprezzanti del pericolo attaccavano il potere a testa bassa.

Ma per rendere ancora meglio l’idea del loro coraggio, ad un paio di giorni di distanza dall’increscioso episodio, alla Gazza hanno pensato bene di rimettere il silenziatore alla notizia. E così nei giorni successivi sulla Gazza, almeno in prima pagina, ci si è completamente dimenticati del polverone alzato dal documento redatto (pure con tanto incredibile quanto sospetto ritardo) da Palazzi.

In fondo, i rosei giornalisti di via Solferino non ne hanno mai fatto mistero: loro nascono interisti. E allora perché mai dovrebbero dare ancora risalto ad una notizia che infastidisce il loro amato Presidentissimo? Meglio tacere. Tanto,
in casa Juve non rischiano di perdere lettori, tranne pochi rancorosi… e neppure gente da intervistare.
E allora avanti così!

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1724


 
 
 

LICHTSTEINER: "La Juve č la Juve, anche senza Europa. Conte gioca all'attacco e vuole vincere"

Post n°5056 pubblicato il 10 Luglio 2011 da nadir63l
 

© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport

Oggi pomeriggio, nella sala stampa del ritiro di Bardonecchia, ha preso la parola un altro nuovo acquisto della Juventus, Stephan Lichtesteiner. L'ex difensore della Lazio ha motivato la scelta di sposare la causa bianconera: "Perchè meglio la Juve senza Europa della Lazio con l'Europa? Che devo dire? La Juventus è sempre la Juventus perchè ha una grandissima storia, poi la società vuole sempre vincere. Questo è importante per me. Alla Lazio, sicuramente, stavo bene, è una società molto importante, però la Juventus è la Juventus".
In queste settimane si è detto e scritto che pur di trasferirsi a Torino, il difensore svizzero avrebbe rinunciato ai due milioni di euro che gli sarebbero spettati a seguito del suo precedente trasferimento dal Lilla alla Lazio, avvenuto attraverso l'articolo 17. Indiscrezioni che oggi il giocatore ha seccamente smentito: "Se ho rinunciato ai due milioni di euro? No, non è vero per niente".
Anche Lichtsteiner è rimasto favorevolmente colpito dal lavoro del neo allenatore Antonio Conte: "Fa lavorare la squadra, i giocatori, vuole vincere, che è importante per tutti i giocatori. Poi tatticamente abbiamo già lavorato: è uno che gioca tanto in fase offensiva e questo piace a tutti i calciatori".
Secondo lo svizzero, la Juventus ha tutte le carte in regola per fare un campionato di vertice: "Abbiamo la qualità e se lavoriamo bene, come stiamo facendo, abbiamo tante tante occasioni per andare in Champions".

 
 
 

Tuttosport - Abete: crisi 2006. Si cerca un parere?

Post n°5055 pubblicato il 10 Luglio 2011 da nadir63l
 

Uno stralcio dell'articolo del collega del quotidiano torinese Alvaro Moretti, sempre informatissimo in materia Calciopoli.
Fonte: di Alvaro Moretti per "Tuttosport"
© foto di Giuseppe Celeste/Image Sport

Un piccolo sforzo di fantasia: immaginatevi Abete col panama bianco alla Antonello Venditti. Canterebbe: «Ci vorrebbe un parere, per poterlo dimenticare (il caso scudetto 2006)». Abete, però, non è Venditti e certe cose non può cantarle: la voce che il parere lo abbia chiesto, che l’abbia già fatto, anche su suggerimento dei legali “ intramoenia”, delegati alla raccolta . Alcuni di loro la pensano così: il consiglio federale forse non ha la veste giuridica per decidere sulla revoca dello scudetto, ma forse su altro sì, per esempio sull’effettività di quella prescrizione scudo usata nella relazione da Palazzi. Non si può arrivare al consiglio federale del 18 senza stampelle, ma anche senza un’idea, un dibattito interno compiuto e per farlo la sintesi deve essere già fatta. La riunione prevista in settimana tra le componenti della Figc sarà presto convocata.

IL CONTRIBUTO Vogliamo contribuire al dibattito pure noi, con un esempio di archeologia giuridica. Uno dei tre saggi autori del parere scudetto del 2006, documento quanto mai disatteso e vilipeso, Roberto Pardolesi è da tre anni - oltre che docente di diritto priva to comparato - uno dei giudici dell’Alta Corte Coni, il massimo della giurisdizione sportiva. Ebbene nel 2010, subito dopo l’emersione delle nuove telefonate, parlò in due circostanze: attualissime le sue riflessioni. Disse, il Pardolesi all’agenzia Grt, il 7 aprile 2010: «Se ci fossero elementi nuovi, evidentemente il procedimento andrebbe reistruito, ma io non ho elementi nuovi, ho semplicente elementi di stampa che per me sono impalpabili». La relazione Palazzi rende tutto più palpabile. «E’ ovvio che se si configurassero elementi nuovi rispetto a quelli che sono stati offerti alla nostra valuta zione, questa - afferma Pardolesi - dovrebbe essere fatta ex novo o quanto meno integrata. Se il materiale che abbiamo avuto a disposizione fosse sta to incompleto, la nostra valuta zione sarebbe superata dai fatti. Se emergessero fatti nuovi, questi potrebbero essere esa­minati; bisognerebbe aprire un nuovo procedimento e dunque sotto questo profilo non ci sono ancora i termini per la prescrizione ». Venti giorni dopo a Te­lelombardia e Antenna 3 ripetè e ampliò: «Il nostro parere, dal quale non abbiamo mai preso le distanze, si basava sul le istanze processuali dei giudizi sportivi. Il problema era rappresentato dal fatto che le risultanze processuali potessero fotografare un quadro incompleto. C’è un precedente che risale al 1927 quando Arpinati, al di là degli illeciti provati, ri tenne che ci fosse una diffusa situazione di illeciti e scelse di non assegnare il titolo. Un po’ come nel 2006. Guido Rossi aveva reso testimonianza da vanti a una commissione parlamentare e aveva parlato di diffusa illiceità. Pensavamo che avrebbe propeso per la non assegnazione dello scudetto».

 
 
 

CANNAVARO: "SCUDETTO 2006 VINTO SUL CAMPO"

Post n°5054 pubblicato il 10 Luglio 2011 da nadir63l
 

© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Un grande giocatore, un simbolo dei due scudetti vinti sul campo, un esempio e copertina del mondiale 2006, un giocatore legatissimo alla storia di Luciano Moggi, almeno nel culmine della carriera (ammettiamolo), Fabio Cannavaro si confessa alla Gazzetta dello Sport, vi riportiamo alcuni tratti salienti dell'intervista.

«Lascio il calcio 5 anni dopo la notte di Berlino. Non ci avevo pensato. E ora che tornano nella mente quei momenti bellissimi mi vengono i brividi e penso che forse è un segno del destino. Il giorno più bello della mia carriera coincide col più triste».

Con Lippi vi siete sentiti?
«Lo avevo chiamato venerdì, appena presa la decisione di smettere, proprio perché volevo la sapesse da me. Evidentemente era in barca chissà dove. Poi ieri ci siamo parlati. Ho avuto i migliori allenatori al mondo. Marcello rimane qualcosa di particolare».

Un mese fa aveva detto «per un anno ancora gioco di sicuro». Poi cosa è successo?
«Che il ginocchio sinistro ha detto stop. Lo stesso ginocchio che veniva analizzato con estrema attenzione da tutti gli staff medici ogni volta che cambiavo squadra e facevo le visite. Mi dava problemi a fine stagione a Dubai. Poi avevo incontrato il professor Castellacci (responsabile medico della Nazionale azzurra, ndr)einsieme avevamo stilato un programma di recupero, visto che la cartilagine era sempre più ridotta. Ma quando, dopo un mese, corricchiando a Miami, sentivo ancora dolore, allora ho capito. Appena rientrato ho chiamato subito la società, perché non mi sentivo di trascinarmi per una stagione. Non era rispettoso per chi su di me aveva investito. E anche per me stesso».

E allora?
«Il presidente Al Naboodah mi ha convocato a Londra, dove abbiamo passato insieme la giornata di giovedì. Mi ha riconfermato la sua fiducia e vuole assolutamente che rimanga per altri tre anni come suo consulente per il calcio e uomo immagine dell’Al-Ahli. Io sono contento di accettare, perché a Dubai mi trovo benissimo e anche la mia famiglia».

E quel contratto di dirigente con la Juve?
«Ne dovrò parlare con i vertici del club bianconero, ovviamente con il presidente Andrea Agnelli i rapporti rimangono ottimali. Non ci saranno problemi».

A proposito di Juventus, la relazione del procuratore Palazzi ha riscatenato una sorta di guerra fondamentalista fra bianconeri e nerazzurri. Buffon ha detto che sarebbe bello riavere quello scudetto del 2006.
«D’accordo con Gigi. Ma il discorso riguarda solo l’album Panini. Perché io quel campionato lo sento mio: a casa ho tutte le foto dei festeggiamenti e anche la riproduzione della Coppa. Non dimenticate che in campo a Berlino, un mese dopo, fra Italia e Francia c’erano più juventini in campo di tutti».

Sì, ma qualcosa di anomalo successe allora.
«Certo. E la Juve ha pagato pesantemente il suo conto. Ecco perché ora ha diritto di dire la sua. Certo però che, visto la violenza e il disordine che regna nel calcio italiano, è il caso che tutti, proprio tutti abbassino i toni».

Si discute parecchio anche su Facchetti.
«Innanzitutto dico a scanso di equivoci che io all’Inter sono stato bene per due anni, anche se non sono arrivati i successi che speravamo. E conservo ottimi rapporti e ricordi. Giacinto l’ho conosciuto dai tempi della mia Under 21, una persona straordinaria. Porterò sempre dentro di me i suoi insegnamenti, visto che in Nazionale sono diventato capitano dopo di lui. E ammesso abbia commesso degli errori, questi non intaccano la limpidezza della persona».

Moggi, parlando con lei al telefono, lo definiva «Brindellone».
«Non ero certo io a fare certi discorsi, ognuno si prende la responsabilità di ciò che dice e fa».

Parla già da dirigente esperto. Fra tre anni magari torna in Italia e...
«Fra tre anni vado in Brasile a vedere il mondiale. Poi chissà. Di sicuro torno. Poi vedremo se ci sarà spazio per qualche ruolo. Intanto spero di diventare per l’Al-Ahli quello che Nedved è per la Juve e Zidane diventerà nel Real Madrid».

Rimpianti?
«E di cosa? Ho vinto nei club più prestigiosi al mondo - Real Madrid e Juventus - e con la Nazionale. Pallone d’Oro e Fifa World Player a 33 anni. E proprio quest’ultimo titolo, assegnato da tecnici e giocatori, ha dimostrato come quel 2006 sia stato favoloso e nessuno mi ha regalato niente. Ho giocato con i più forti dei miei tempi: da Buffon a Thuram, da Pirlo a Totti, Del Piero, Baggio, Zola, Maldini. Direi che ho avuto davvero tanto in 30 anni, perché ne avevo 8 quando cominciai a giocare. Certo, nella finale dell’Europeo del 2000, contro la Francia, dovevamo essere più furbi. Ma quella fortuna ce la siamo ripresa con gli interessi a Berlino».

Una cosa di cui non può andare fiero?
«Quel riprendere con la telecamera un trattamento medico (la flebo quando giocava nel Parma prima della finale di Coppa Uefa vinta a Mosca nel 1999, ndr) è stato stupido e non lo rifarei».

Le riprese o anche le flebo?
«Dipende sempre dalle regole. Allora le flebo non erano fuori legge e si facevano per recuperare più in fretta la forma. Poi sono state vietate ma si possono usare degli integratori. Comunque non lo rifarei».

Altre nubi all’orizzonte sono comparse recentemente a Napoli. Certi suoi investimenti sono oggetto di una inchiesta della magistratura sulla camorra.
«Confesso che nei giorni scorsi, per la prima volta nella mia vita arrivando a Napoli, avevo voglia di andarmene via subito. Non discuto le inchieste della magistratura, che mi ha chiamato come persona informata dei fatti, non da indagato. E invece tutti ad accostare il mio nome alla camorra: assurdo. Ma voi lo sapete che sono cresciuto in un quartiere popolare, la Loggetta? Fossi stato affascinato dalla malavita avrei fatto altre scelte».

Ci dica invece che cosa è successo.
«Che un vecchio amico, Marco Iorio, è stato arrestato con accuse gravissime. Con lui 7-8 anni fa ero entrato in società in una catena di ristoranti e pizzerie. Un modo per diversificare gli investimenti. Perché è chiaro anche al fisco che con le mie entrate io la catena di ristorazione potevo farmela anche da solo. Io non sono il prestanome di nessuno. Mi auguro di cuore che Iorio possa dimostrare la propria estraneità, ma le responsabilità sono personali. Io posso rispondere della mia vita. Non di quella di altri».

Dica la verità: la conferenza d’addio al calcio l’ha fatta a Dubai per evitare di commuoversi.
«Forse sì. Ringrazio la mia famiglia e tutti quelli che mi sono stati vicini in questi anni. Auguro a Gigi Buffon lunga vita in Nazionale. Ma sarà moooolto difficile che possa superare il mio record di 79 partite con la fascia di capitano. Di quei numeri e di tutto quello che ho vinto vado molto orgoglioso».

 
 
 

     

 

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