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Messaggi del 23/07/2011

Il Tavolo Della Pace Di Abete...

Post n°5149 pubblicato il 23 Luglio 2011 da nadir63l
 

 

Calciopoli, Abete spalanca le porte ai club


Per ospitare il tavolo della pace i saloni della Federazione sono aperti. Giancarlo Abete questa volta ha voluto affidarsi a un atto ufficia­le: una lettera su carta intestata Figc, firma in calce e destinatario «istituzionale», il presidente della Lega, Maurizio Beretta (che ha immediata­mente dato seguito all’iniziativa inviando a sua volta 20 lettere ai presidenti della A). Il primo in­tervento di Diego Della Valle aveva suscitato il suo interesse; il secondo, quello di giovedì sera, lo ha convinto che bisognava fare un «passo», av­viare una iniziativa concreta, «politica». Lo ave­va spiegato nella conferenza stampa che aveva fatto seguito al Consiglio Federale dello scorso 18 luglio, quello sull’esposto della Juventus per la revoca dello scudetto del 2006: «Sono interessa­to a tutte le iniziative che vanno nel segno della pacificazione. Però mi pare che tra i club non vi sia una grande volontà di pacificazione».Una impressione che nel presidente federale si è con­solidata ieri dopo la lettura delle dichiarazioni di Massimo Moratti in risposta a Diego Della Valle. Ma questi percorsi sono spesso contorti e fatico­si e, comunque, il presidente federale non può far finta di nulla e voltarsi dall’altra parte.

SIGNIFICATO -Dopo aver valutato con attenzione l’intervento del presidente onorario della Fioren­tina, Abete ha analizzato la situazione con i suoi collaboratori spiegando che bisognava dare un seguito a quel che era stato detto nel Consiglio Federale del 18 luglio e in interventi successivi. A quel punto, il presidente ha preso carta e pen­na e scritto a Beretta sottolineando che «la Fede­razione guarda con attenzione a tutte le iniziati­ve utili a ritrovare un clima di serenità tra le So­cietà di Serie A»confermando «la propria dispo­nibilità a essere parte attiva per un chiarimento tra i Club, con l’obiettivo di favorire, nell’interes­se comune, un sereno avvio del prossimo campio­nato ».Un assist per il presidente di Lega che ha immediatamente replicato investendo della que­stione i capi delle società e mettendo in rilievo la «disponibilità in qualunque momento per ogni iniziativa e approfondimento che i Club decides­sero di condividere»perché è «un valore l’obiet­tivo di favorire la massima serenità all’avvio del prossimo campionato». Ora si tratta di attendere le risposte dei club. Abete, che naviga nell’ocea­no del pallone da più tempo di Beretta, sa che Calciopoli è un capitolo ancora ricco di potenzia­lità polemiche e veleni verbali. Le accentuazioni dialettiche che hanno accompagnato il ricorso bianconero ne sono una conferma. E lui è finito nel fuoco delle polemiche perché tutti hanno sca­ricato su di lui attese, speranze, anche desideri di rivalsa. La scelta compiuta a proposito del ricor­so juventino (la prescrizione scattata sulle telefo­dinate che riguardano l’Inter, la dichiarazione di non competenza) non è servita a chiudere Calcio­poli, né a rasserenare gli animi.

NIENTE SCAMBI -Bisogna provare a percorrere una strada diversa. Ai collaboratori Abete ha fatto ca­pire che l’iniziativa deve vivere di vita propria, non essere vista come merce di scambio: noi fac­ciamo un tavolo e voi rinunciate alle iniziative le­gali. L’iniziativa deve avere una sua «purezza»: l’organizzazione di un «tavolo della pace» dovrà avvenire a prescindere dalle scelte dei singoli club che continueranno, se lo vorranno, a tutelar­si nelle sedi ritenute più opportune (un discorso che riguarda in particolare la Juventus che vuo­le attivare i tribunali nazionali e internazionali). Ai suoi collaboratori Abete ha detto: «Vorrei an­dare avanti ma non posso farlo da solo». I com­pagni di viaggio forse glieli troverà la Lega.

http://www.violanews.com/news.asp?idnew=82569

 
 
 

Moggi: "Il velenoso Baldini non č ancora tornato e gią offende. Si presenta come esempio d'illibatezza, ma..."

Post n°5148 pubblicato il 23 Luglio 2011 da nadir63l
 

Fonte: di Luciano Moggi per "Libero"
© foto di Micri Comunication

Avete presente il film “La grande guerra” interpretato dal grande Alberto Sordi? Ricordo in particolareunascena in cui Sordi, nelle vesti di comandante di un plotone, perlustra nel silenzio della notte una pericolosa zona di guerra. Ad un certo punto, dalla parte opposta alla sua direzione di marcia, si odono scariche di mitra e una voce che intima «Chi è là ?». La risposta: «L’animaccia delli mort... tua, prima spari e poi domandi chi è?». Questa l’interpretazione di un grande purtroppo scomparso, al contrario di Franco Baldini, che non è “scomparso”, non è grande affatto, e si accinge a tornare nel calcio italiano al seguito, stavolta, di acquirenti Usa. Ma sempre al seguito di qualcuno. E comincia così la sua recita. A due anni dalla chiamata in correo sulla stampa da parte di Lele Oriali, Baldini ha chiesto scusa all’ex dirigente interista per il passaporto falsificato di Recoba, che è costato a Oriali una condanna penale. Tardivo come ravvedimento, però sufficiente ad Oriali per paventare una revisione del processo, anche se Lele sa perfettamente che Baldini non ha detto la verità, cercando anzi di aggirare le proprie responsabilità. Non è affatto vero infatti che l’intermediario che aveva indicato a Oriali non era da lui conosciuto o solo di nome, Krausz, come vorrebbe lasciar intendere nell’intervista a la Repubblica, ma si trattava invece di una persona con cui aveva rapporto di collaborazione. Sentite JU29RO: «Baldini suggerisce ad Oriali il nomedi una persona che non conosceva (tale Barend Krausz von Praag) per “controllare le carte” e Oriali, non conoscendolo anche lui, si fida ottenendo a caro prezzo il passaporto (falso) di Recoba, senza fare richiesta alcuna alle autorità italiane, come procedura regolare vorrebbe. Beh, oggi Baldini rilascia interviste dettando le regole del calcio pulito e Oriali da condannato si dichiara innocente! Sopraffatti ci inchiniamo ai miracoli, gli oggetti prendono vita e, in autonomia, si muovono da soli, i passaporti si auto-taroccano, gli scudetti si auto-assegnano e i vasi si spostano da soli, forse». Nulla di cui meravigliarsi. Baldini ama presentarsi come un esempio di illibatezza, ed invece lui c’era alla Roma al tempo dei Rolex, e al tempo dei passaporti e della dritta (!) ad Oriali, che costò all’Inter 80mila dollari. Baldini è quello che dice di fare le cose per bene e ha sempre una spiegazione: la cacciata dalla Roma, ad esempio, per lui avviene a seguito di sue dimissioni e per incompatibilità con Rossella Sensi, e non, come realmente è, per gli scarsi risultati sul mercato e di gestione. Sentite in proposito cosa dichiarò a verbale la Sensi il 16 maggio 2006, al pm Palamara: «Circa i motivi dell’allontanamento di Baldini, gli stessi devono essere ravvisati sia nella criticabile campagna acquisti dallo stesso effettuata per il campionato 2004/05, sia per le dichiarazioni che non si allineavano con la politica societaria. Tali comportamenti hanno nel tempo incrinato l’esi - stente rapporto di fiducia. Tra l’altro voglio ancora ricordare che il rapporto di fiducia era stato poi minato dai problemi sorti a seguito delle modalità di acquisto del calciatore Mexes». Significa? È stato chiesto alla Sensi se con il ritorno di Baldini si assicurava la continuità. La replica: «La continuità semmai viene dal massaggiatore Giorgio Rossi, il plauso va a lui che ha sempre profuso grande impegno e fedeltà». Il giudizio che posso dare su Baldini è nei fatti, deve fortuna e incarichi solo a un grande (lui sì) allenatore, FabioCapello. Alla Nazionale inglesenon hannochiesto di Baldini, ma di Capello, a Madrid altrettanto. Vedremo cosa saprà fare alla Roma da solo, anzi no con Sabatini che, invece, lui sì, di calcio ne capisce. Intanto giriamo a Franco alcune domande, nella speranza di avere risposte. Se parliamo di 80mila dollari per una patente, che poi si trasforma in passaporto, cosa gli torna in mente? Quale è il nesso tra la Motorizzazione di Latina e la causa da promuovere per l’interista Alvaro Recoba? Saprebbe rispondere al pm cosa rischia chi viene coinvolto in un passaggio di residenze false? Dove sono finiti i soldi della Roma per l’acquisto di Philippe Mexes, quando Rosella Sensi aveva ricevuto garanzie per le quali l’operazione sarebbe avvenuta a costo zero? E qui mi fermo.

 
 
 

Il divo Moratti...

Post n°5147 pubblicato il 23 Luglio 2011 da nadir63l
 

Immagine IPB

di G. Fiorito

Mercoledì 13 luglio un comunicato della Fiorentina lancia un’idea suggestiva. Gli sviluppi di calciopoli tornano a invelenire il clima del calcio italiano, minandone la credibilità. Si ritiene necessaria un’opera di pacificazione fra le società e le tifoserie, che stemperi le tensioni e aiuti a recuperare i valori di etica sportiva e sana competizione. Sembra proprio che la Fiorentina faccia sul serio. Il comunicato fa eco alle ottime arringhe difensive degli avvocati Picca e Furgiuele, pronunciate il giorno prima nella penultima udienza estiva di Napoli, incentrate sulla necessità di fare chiarezza sull’ipertrofia mediatica di calciopoli e sull’accusa ad Auricchio e Narducci di aver scelto opzioni investigative incoerenti, non avendo portato a conoscenza fatti che c’erano. Auricchio soprattutto deve spiegare perché centinaia di telefonate sono state accantonate e chi era al corrente delle decisioni prese.

L’accusa è diretta. I pm Beatrice e Narducci, la FIGC e Guido Rossi devono fare luce sul loro operato e chiarire se fossero stati informati di una trasmissione parziale degli atti messi a loro disposizione. L’idea è quella di una sorta di tavola rotonda, che veda seduti di fronte i rappresentanti delle società direttamente o indirettamente coinvolte per un confronto improntato a chiarezza ed onestà, all’alba del nuovo campionato. Nel rispetto dei tifosi non solo della Fiorentina, ai quali spetta di diritto la convinzione di non aver subito ingiustizie. Una richiesta sacrosanta, un’iniziativa lodevole, anche se non si capisce a quale scopo. Concertare una linea di condotta comune a tutte le società danneggiate da calciopoli? Indurre Moratti a più miti consigli? A restituire il cartone o magari rinunciare alla prescrizione, come debolmente suggerirà Abete? Un tentativo di conciliazione “inter nos”? Legittimo?

Moratti, al quale difetta lo spirito di Lancillotto, risponde picche. Galliani, un poco inaspettatamente, si improvvisa, grazie al suo blasone di ex presidente di lega e di reggente alla presidenza del Milan per la seconda carica della Repubblica italiana, Artù e approva, chiedendo conto anche lui ad Auricchio e dichiarandosi disposto ad accettare l’offerta. La FIGC se ne lava le mani e giorno 18 si dice incompetente a revocare lo scudetto ufficialmente patacca. Tutti d’accordo, esclusi Lotito e Abodi, che si rifiutano di partecipare al voto. In particolare Lotito rilascia una dichiarazione sibillina, contestando al procuratore Palazzi la decisione di ritenere l’Inter prescritta. Decisione che avrebbe dovuto spettare all’organo giudicante.

La Fiorentina non si arrende. Venerdì 21 luglio rincara la dose con una lettera aperta del suo presidente, Diego Della Valle. E’ indispensabile aprire un tavolo pacificatore e chiudere la vicenda calciopoli, riscrivendola, poiché è andata diversamente da come è stata raccontata. La preoccupazione espressa per i tifosi nel comunicato diventa quella per i cittadini, affinché venga preservata la loro fiducia nelle istituzioni e nella giustizia vera. L’invito a Moratti a sedere a questo tavolo si trasforma in un attacco senza preamboli ai modi e alle persone care al presidente nerazzurro, che si è nascosto non solo dietro silenzi e cavilli giuridici, ma addirittura con cattivo gusto dietro chi non c’è più. La sfida, in onda sulla prima pagina del giornale rosa, è a metterci la propria faccia e la propria dignità. Moratti deve spiegare cosa è accaduto e perché i destini di società amiche come la Fiorentina e l’Inter hanno avuto trattamenti ed epiloghi diversi. E’ in discussione non la reputazione dell’Inter, ma quella dello stesso Moratti, che senza ipocrisie deve chiarire cosa pensa di quello che altri hanno dovuto subire ingiustamente.

Non sfugge nemmeno alla Gazzetta dello Sport che c’è stato un tempo in cui Diego Della Valle, tifoso dell’Inter, sedeva nel suo cda ed esultava allo stadio al fianco dell’amico Massimo. Che tornata nel grande calcio dopo il fallimento, la Fiorentina contava sull’appoggio di Moratti, il quale invece non se la sentì di schierarsi contro il duopolio Milan Juventus e chiuse l’accordo con Mediaset per i diritti televisivi nel 2006. Poi fu calciopoli e il rifiuto della Fiorentina di portare a termine con l’Inter il contratto di Toni. L’amicizia è finita? Nuovi equilibri sono destinati a generarsi all’interno del nostro calcio? Secondo la Gazzetta dello Sport, Della Valle l’ha avuta vinta sui diritti televisivi, attraverso la vendita collettiva e una ripartizione giudicata più equa, ma la rivoluzione, anche a causa di calciopoli, è rimasta un’incompiuta. C’è questo all’origine della rottura con Moratti? C’è un desiderio sincero di rivalsa da parte di chi sente che le sentenze di calciopoli sono state lesive dei propri interessi e principi di moralità? Il richiamo a Moratti a un atteggiamento etico è palpabile tanto nel comunicato, quanto nella lettera. Chi di etica ferisce di etica perisce? O piuttosto, come abbiamo imparato a nostre spese in questi anni, dai nemici mi guardo io, ma dagli amici mi guardi Iddio?

Della Valle di amicizie può vantarne tante. Anche con chi nel 2006 aveva posto la prima pietra tombale su calciopoli, stando ai ringraziamenti di Blatter. Ancora una volta il divo Moratti non risponde, declinando l’invito e la sfida, appoggiato dalle prime dichiarazioni di Gazzoni Frascara, che nella faccenda non è senza interesse, essendo il Bologna e la curatela fallimentare dell’ex presidente parte civile a Napoli. Nonostante Tuttosport abbia dato notizia il 25 febbraio 2011 di tre telefonate partite dalla sede del Bologna il 28 febbraio 2005 per l’arbitro De Santis e di un’altra il 14 marzo 2005 per Pairetto, mentre il 18 novembre 2004 è Bergamo a chiamarla (telefonate fantasma, delle quali non si trovano i file audio nei cd ufficiali).

La metafora nobile della tavola rotonda non si addice al presidente interista, che dovrebbe stare attento a scegliersi i nuovi amici, la sminuisce a “una rimpatriata tra di loro”, dove la sua presenza risulterebbe noiosa. Si tira fuori, ripete lo stanco refrain dei danni subiti dall’Inter.
Si arrocca in una solitudine sempre più bugiarda. E’ sicuro di sé o è soltanto una maschera?

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