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Messaggi del 24/07/2011

Ju29ro - Piero Ostellino scrive al direttore della rosea: "La storia per La Gazzetta dello Sport"

Post n°5152 pubblicato il 24 Luglio 2011 da nadir63l
 

Fonte: di Piero Ostellino per "Ju29ro.com"

Abbiamo l'onore di ospitare un articolo di Piero Ostellino: una lettera indirizzata al Direttore della Gazzetta, ma buona per i direttori di tanti altri giornali.

Caro direttore, lasciatelo dire. Voi giornalisti sportivi non ce la farete mai a spiegare come sono andate le cose del calcio nazionale dal 2006 ad oggi perché la vicenda non è sportiva, ma politica. Qui, ci vuole l’analista politico, con l’ausilio di un po’ di Machiavelli, il teorico e consigliere del Principe; un po’ di Talleyrand, il vescovo che servì cinicamente, ma con pari successo, il Re di Francia, la Rivoluzione che al Re tagliò la testa, la Restaurazione che ripristinò lo status quo pre-rivoluzionario senza il Re; un pizzico di Brancaleone da Norcia, che non ubbidiva ad altra regola che alla propria lucida follia.
Nel 2006, con una sentenza “politica” – che, per dirla col Palazzi d’epoca, “rifletteva un diffuso sentimento popolare”, secondo la tradizione demagogica e populista di corresponsabilizzare il Popolo delle porcate della politica - fu sconfessata una squadra che aveva vinto sul campo, i cui giocatori avrebbero dato all’Italia il titolo di campione del mondo, e smantellata un’azienda quotata in Borsa con un danno patrimoniale di molte, molte centinaia di milioni di euro. Una sentenza in cui si diceva che non una sola partita era stata truccata ma che il campionato era stato ugualmente alterato. Fu un golpe. Si era in piena “fase Machiavelli”.
La nuova dirigenza juventina, subentrata a Giraudo e a Moggi, mostrò una rassegnazione che andò ben oltre l’autolesionismo. Ma quei dirigenti non erano degli sprovveduti. Erano i disciplinati “funzionari” di quella grande burocrazia weberiana, i semplici “sottotenentini” di quel compatto esercito che era la Fiat. Avevano ricevuto delle direttive e le eseguivano come un militare cui si sia detto, a Torino, “avanti march” e ci si sia, poi, scordati di intimargli l’”alt”. Lo si era ritrovato allo Stretto di Messina che batteva il passo. Alle loro spalle si allungava l’ombra dei due Grandi Consiglieri che avevano servito esemplarmente il Principe e che, ora, ne interpretavano le ultime volontà con quell’eccesso di realismo che contraddistingue i grand commis quando si incarnano nel Principe non avendone né la grandezza né l’equilibrio politici. Fu un disastro cui contribuì, in modo decisivo, la Federazione italiana gioco calcio nelle vesti di Talleyrand, assecondando la logica del Potere, non quella dello Sport; in omaggio al detto del gran cinico che “i princìpi sono belli soprattutto perché li si può disattendere quando si vuole”.
A questo punto, però, la musica cambia. Si entra nella fase dell’imprevedibilità della Commedia dell’Arte. Luciano Moggi non accetta di fare da capro espiatorio, veste i panni (solo apparentemente) del pazzo Brancaleone da Norcia; tiene duro di fronte alla magistratura ordinaria – che, per parte sua, non può “far politica” come ha fatto quella sportiva - difendendo se stesso e, indirettamente, persino la Juve che ha rinunciato a difendersi. Pare votato al suicidio, dopo che hanno cercato di farlo a pezzi. Invece, è il solo che veda lucidamente quale è il gioco che si sta giocando e lo scombina. Saltano fuori intercettazioni, in un primo tempo scartate, che riguardano non solo la (supposta e comunque lieve) “slealtà sportiva” della Juve, per la quale è stata cacciata in B, ma anche comportamenti ben più compromettenti dell’Inter. Con la relazione di Palazzi, l’Inter è accusata di “illecito sportivo”; un’accusa pesante, anche se ancora tutta da provare. All’Inter era stato assegnato un titolo di campione d’Italia che non meritava, non da un ex dirigente interista, ma sotto l’egida di un avvocato d’affari, bene addentro ai Poteri nazionali, nominato Commissario della Figc. Che aveva fatto il suo mestiere. Aveva assecondato, con la sua indubbia autorevolezza di studioso, il Potere del momento.
Siamo, ora, alle battute finali. L’Inter - alla dura presa di posizione della Juve, per bocca del suo presidente, Andrea Agnelli, che chiede giustizia - reagisce come da copione precedente. Che non funziona più e si traduce in una sorta di regressione infantile; né arrogante né immorale ma che, come quella di un bambino che non sa ancora che cosa sia la morale, è a-morale. Si indigna perché sarebbe stata messa in discussione l’”onestà personale” di Facchetti – che “personalmente” era un gentiluomo - mentre in discussione è il suo ruolo di rappresentante degli interessi dell’Inter. Direbbero a Milano, che l’Inter “fa il piangina”. E la Federazione – che non ha ancora capito da che parte penda ora il pendolo del Potere - riveste i panni di Talleyrand e “decide di non decidere”. Ma la Juve non molla; si appellerà alla giustizia ordinaria. Per l’Inter, piangere e fottere non paga più.

 
 
 

Juventus, continua il pressing per Vargas...

Post n°5151 pubblicato il 24 Luglio 2011 da nadir63l
 

© foto di Nicolo' Zangirolami/Image Sport

Stando a quanto riporta quest'oggi La Nazione, la Juventus vorrebbe accelerare per l'esterno della Fiorentina Juan Manuel Vargas (27). Dopo le buone prestazioni in Coppa America, sono aumentate le pretendenti per il peruviano (ultima la Lazio). I bianconeri sono disposti a trattare inserendo nella trattativa anche i cartellini di Martinez (28) e Bonucci (24).

 
 
 

Sentimiento nuevo...

Post n°5150 pubblicato il 24 Luglio 2011 da nadir63l
 

Immagine IPB

di G. Fiorito

Ci prova Famiglia Cristiana a mettere ordine in questa calciopoli infinita. E un senso ce l’avrebbe, visto il gran parlare di etica e il proliferare di santini che circolano da anni per i blog. Per non parlare del clima di Santa Inquisizione che si scatenò nel 2006 contro la Juventus, sul quale una volta per tutte si sarebbe potuta buttare la spugna. Senonché, se in un giorno può anche morire un papa e nascerne un altro, figurarsi se in cinque anni il sentimento popolare non è in grado di trasfigurarsi e riadattarsi alla minestra propinata.

All’ordine del giorno Gianpaolo Ormezzano, il quale, in virtù della testata autorevole che lo ospita e dei trascorsi come direttore di Tuttosport ed editorialista della Stampa, si qualifica a “fare il moralista”, non lesinando il suo giudizio perentorio, “in senso giuridico e anche etico”. Perché dopo il processo di Napoli “rischiamo l'odioso ‘tutti colpevoli dunque nessun colpevole’”.
A voler essere tignosi, non si capisce perché un processo vero, dal momento che quello della giustizia sportiva è stato per benino smontato e ridicolizzato, dovrebbe rappresentare un rischio. Fosse stato dimostrato, la Juve sarebbe rimasta ladra, gli ex dirigenti juventini mostri, i falsi innocenti onesti, i media non avrebbero dovuto acconciare un “sentimiento nuevo” e la FIGC avrebbe potuto dormire sonni tranquilli. Invece calciopoli non è “la scoperta di arbitraggi comandati da Moggi e Giraudo a pro del club bianconero”. Alla luce delle novità emerse dal processo di Napoli e da quello GEA, sembra proprio che ai due non sia più possibile addebitare un’associazione a delinquere e che le altre voci di persone che premevano sugli arbitri non lo facevano solo al telefono, ma direttamente negli spogliatoi e attraverso il poco edificante esempio di Ulisse e del suo cavallo di Troia. Che poi intendiamoci, a me Ulisse sta simpatico, è la morale cattolica che lo ha messo all’Inferno, con Dante, anche se certamente a malincuore.

Meno simpatici mi stanno quelli che si arrogano il diritto di erogare sentenze etiche e giuridiche travisando i fatti. Secondo Ormezzano comunque lo scudetto 2004/2005 dovrebbe rimanere non assegnato, in virtù di considerazioni speciali e precise idee che passa ad elencare.

1) La Juventus non lo ha richiesto indietro e il Milan non lo ha voluto per sé, perché i due club non sono soliti litigare tra di loro. La Juventus ha deciso di richiederlo nel momento in cui il rischioso processo di Napoli lo consentirà. Il Milan non avrebbe fatto una mossa intelligente a pretenderlo, essendo stato graziato dalla giustizia sportiva e alla luce del dato che Leonardo Meani fu l’unico ad essere condannato per illecito sportivo nel 2006.

2) Moggi e Giraudo hanno commesso provatissimi reati e per questo sono stati radiati. Ancora c’è in giro qualcuno che ha le prove di questi reati e non ha avvisato Auricchio e Narducci? Le avessero avute a disposizione, non starebbero facendo nell’aula 216 le figure barbine che fanno. E Moggi e Giraudo sarebbero stati radiati per una giusta causa e non perché i procedimenti vanno e vengono, come le date delle prescrizioni e le applicazioni del CGS. A seconda di chi deve essere prescritto, con buona pace della responsabilità oggettiva del suo club.

3) La Juventus ha pagato poco con la B, ma paradossalmente avrebbe diritto a una forte riconoscenza di tanti… I tre puntini ce li ha messi Ormezzano.

4) I 91 punti meritano il seguito della frase di Mughini. I giocatori juventini non sono tenuti a dimostrare la loro intelligenza, ma la loro classe e professionalità e lo hanno fatto il 9 luglio del 2006. Non a caso sono Campioni del Mondo.

5) Lo scudetto non deve essere assegnato all’Inter per tre ragioni: non c’è la controprova che lo avrebbero vinto sul campo, ci sono le intercettazioni di Napoli e in un calcio normale basterebbero per sanzioni durissime. Non solo, ci sono pure: passaporti falsi, patenti rubate, bilanci gonfiati, spionaggio e dossieraggio illegale, schede telefoniche svizzere acquistate da un dirigente nello stesso negozio di Moggi. Dimenticavo: piaccia o non piaccia, quasi sempre si tratta di reati penali.

6) Il povero Facchetti viene pignolescamente usato dagli anti-interisti. Come Moggi e certo non è colpa sua se nonostante gli sforzi degli anti-juventini fatica a tirare le cuoia.

7) Facchetti non può difendersi. Moratti però sì. Può rinunciare alla prescrizione e piantarla di distruggere il calcio italiano. I suoi complici tirerebbero un respiro di sollievo. Il calcio italiano anche.

8) Invece di sdegnarci perché Moggi sì e Facchetti no, bisognerebbe sdegnarsi contro tutto il calcio. Bene. Ma perché Facchetti alla fine fa certi interventi “ancorché assai meno gravi di quelli di Moggi”? Nucini non era amico suo?

“… siamo allo sdegno spicciolo e ipocrita per incapacità ormai di provare lo sdegno grosso e onesto”. E proviamolo allora. La soluzione c’è. Senza stravolgere le regole e i regolamenti. A ciascuno il suo. Questo sì che sarebbe “un sentimiento nuevo che mi tiene alta la vita” (F. Battiato).

 
 
 

     

 

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