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Una delle prime interviste ad un simbolo juventino: Gaetano Scirea, tratta da Hurrà Juventus n. 11 del novembre 1974 a firma di Alberto Refrigeri.
Un timido che vale
Giuseppe Damiani detto Oscar, Gaetano Scirea (al quale sino ad ora i compagni non hanno ancora…provveduto ad affibbiargli un soprannome), sono gli acquisti estivi della Juventus. Due grossi acquisti, che hanno indotto il nuovo Commissario unico Bernardini a chiamarli a far parte del clan azzurro, il primo fra i moschettieri, l’altro come titolare fisso nella formazione della “Under 23”. Nello scorso numero ho intervistato l’ala destra, ora è la volta dell’ex atalantino, al quale ho dato appuntamento in sede per scambiare quattro chiacchiere sulla sua vita, sui suoi propositi, sul carattere e così via.
Gaetano Scirea, che arriva puntualissimo come un orologio che funziona, è esattamente l’opposto di Damiani: il primo parla a macchinetta, sviscera la domanda e dà risposte esaurienti e profonde, complete; il “libero”invece appartiene alla categoria dei cosidetti timidi ai quali bisogna strappare le parole di bocca; dall’altra parte, come mi fa giustamente notare il mio interlocutore, lui deve “lavorare” con i piedi e non con la lingua; e sul campo di gioco vivaddio, è sempre uno dei migliori; si lascia dietro le spalle quell’aria da signorino per bene, e inalbera una grinta impensabile, comanda come un veterano, non perde mai la testa, si trova sempre nel punto di impatto col pallone che scodella, docilmente, ai compagni meglio piazzati.
Comunque in questa breve intervista, come già fatto con le precedenti, vorrei presentare ai tifosi lo Scirea-uomo, per cui, iniziando con le ormai abituali domandine, gli chiedo di elencarmi i pregi e i difetti maggiori, visti dal… loro proprietario
“A ventun anni penso sia logico ed umano che abbia ancora tanti difetti, diverse cose cioè che debbano essere migliorate, altrimenti sarei un mostro come Pelè; per quanto riguarda i pregi, se la Juventus mi ha acquistato è evidente che qualcosa valgo, e che le referenze sul mio modo di giocare sono state favorevoli. Mi sembra però immodesto che sia io ad elencarli; secondo lei quali sono?”
Beh, qui le domande le faccio io, come dice sempre il tenente Sgheridan…
“Allora diciamo che sono un difensore che eccelle nella posizione; vede, quando sei nel mezzo dell’area, ebbene, sembra una cosa da nulla, e invece, se ti manca il piazzamento, non becchi palla; puoi correre, darti da fare, impegnarti alla morte, ma ripeto, giri a vuoto; io invece posseggo un discreto intuito che mi fa trovare abbastanza spesso sulla traiettoria dei passaggi; poi mi sgancio discretamente bene, essendo stato in origine una mezz’ala; e adesso basta, altrimenti sembra che voglia darmi delle arie, e non sono proprio il tipo”.
L’avevo capito, ed è per questo che vorrei che mi approfondissi il tuo carattere
“Penso abbia compreso giusto: nella vita sono molto timido, anche se da quando mi trovo alla Juve sono migliorato”.
Quale sarebbe il motivo di questa trasformazione?
“La vicinanza di Spinosi. Vede, soltanto ai primi di ottobre mi hanno sistemato l’appartamento, e fino ad allora sono vissuto insieme a Luciano, e con lui, con quel carattere sempre allegro e scoppiettante, devi per forza abbozzare, ridere, stare alla battuta, partecipare insomma al suo sistema di vita tipo scacciapensieri; così mi sono un po’ ripulito della mia timidezza congenita”.
In campo però mi pare che tu non soffra di alcun complesso.
“Esattamente. Sul terreno di gioco esiste un altro Scirea, tipo dottor Jeckyl e mister Hyde; allora sparisce tutto, come mi trovassi in un altro mondo, mi si centuplicano le forze e divento un leone, come forza fisica e come carattere”.
Che differenza hai trovato fra il pubblico di Bergamo e quello dello stadio?
“Ma, tutti i tifosi sono uguali; per intanto qui a Torino sono molti di più, poi forse ho notato una leggera diversità; nell’Atalanta direi che se la squadra va bene ci sono applausi a non finire, ma il tifoso bergamasco si lascia però subito deprimere dai risultati negativi, troppo presto insomma ammaina bandiera e si rassegna. Qui, anche se per giudicare serenamente dovrei giocare almeno per un anno, mi pare che ci sia più tifo”
Che cosa chiedi al calcio?
“Per il momento chiedo di diventare qualcuno, di riuscire a sfondare nella Juventus, di accontentare tutti quei tifosi che così benevolmente hanno accolto il mio arrivo in maglia bianconera; poi, in un secondo tempo, farò un pensierino alla Nazionale maggiore (per ora sono contentissimo ed orgoglioso di far parte della under). E poi, a gioco lungo, e mi sembra logico, mi riprometto un futuro tranquillo, soprattutto sotto il punto di vista economico!”.
Sei fidanzato?
“Per il momento no”.
A tuo parere, a che anno un giocatore dovrebbe prendere moglie?
“Beh, dipende dal carattere, dipende da tante cose; se si incontra la ragazza perfetta ci si può anche sposare a vent’anni; se devo dire la mia opinione, l’età giusta però è sui ventisei-ventisette anni.
Me ne rimangono cinque o sei per pensarci…”
Per un giocatore come te, per ottenere il massimo, l’allenatore deve usare la frusta o il convincimento?
“Personalmente si ottiene molto di più con i sistemi del signor Parola, che spiega con le buone maniere, senza gridare e senza affannarsi, cosa pretende da me, le mosse che devo fare, che gioco devo praticare, partita per partita; poi lui conosce, anche perché è stato un grosso giocatore del passato, il segreto delle pause; si accorge ancora prima di me quando sono stanco ed è ora di smettere, quando cioè occorre interrompere l’allenamento; il signor Parola vuole il dialogo, e questo mi trova perfettamente d’accordo; trattandomi così, riuscirà sempre a …spremere da me il massimo”.
Hai degli amici?
“Certamente, nonostante il mio carattere un po’ chiuso mi trovo bene in compagnia; se lei vuole riferirsi all’amicizia in generale , mi permetto però di essere un pochino scettico; non credo cioè, almeno interamente, all’amicizia disinteressata: mi spiace, a vent’anni, dire queste cose, ma per me è così; il vero amico, al di fuori della cerchia familiare, non esiste; la vita è dura e, diciamo pure logicamente, ognuno va per la sua strada”.
Ha qualche hobby?
“Una volta facevo collezioni di francobolli, avevo anche delle discrete serie, poi un giorno ho smesso e non ho più ricominciato”
Fammi alcuni nomi nel campo della musica io del cine, che ammiri di più.
“Fra i cantanti il mio preferito, e credo lo sia per tutti i giovani, è Lucio Battisti; in ogni composizione mette sempre un qualcosa che piace, orecchiabile, affronta un problema e lo porta a conclusione, ma anche Mina è formidabile, un timbro di voce e una musicalità veramente eccezionale; starei delle ore ad ascoltarla. Nel campo cinematografico l’attore che ammiro di più è Giancarlo Giannini; lo trovo eclettico, sempre in parte, sia che vesta i panni di un barbone sia di un miliardario; come attrici ce ne sono tante, brave e belle, ma una che vado a vedere sempre per la recitazione e per altri… attributi è Laura Antonelli”.
Sei superstizioso?
“Per nulla, per me 13 e 17, venerdì e un gatto nero che ti attraversa non mi fanno né caldo né freddo”
Hai mai giocato al totocalcio?
“Tutti i sabati mi faccio la mia brava schedina, ma finora i risultati sono stati piuttosto…deludenti. In tanti anni solo un misero 12 da 8.000 lire”.
Nei primi giorni di ritiro hai sofferto di nostalgia?
“Un pochino si, anche se tutte le sere una telefonata a casa mi rimetteva poi in sesto; ora va già meglio, mi sono ambientato perfettamente. Ricevo abbastanza spesso visite dai miei genitori e da mio fratello: avendo un appartamentino con una cameretta in più, molte volte si fermano a dormire”.
C’è un piatto che preferisci?
“A me i cosiddetti piatti speciali , i manicaretti, non piacciono molto; una cosa di cui vado matto sonogli spaghetti”.
Quando hai saputo di essere stato ceduto alla Juve, la notte hai dormito?
“Quella notte si, ho fatto invece in bianco quella precedente il ritiro; capirà, presentarsi ufficialmente ad una squadra come la Juve, come si fa a restare calmi e riposare!”
Che scuole hai fatto?
“Dopo le elementari due anni di corsi professionali”
L’intervista con Gaetano Scirea è terminata; i lettori, attraverso essa, avranno conosciuto più a fondo il nostro nuovo “libero”.
Vorrei chiudere con una breve parentesi tecnica, prendendo alcuni brani su di lui, nel “Tuttosport” del 25 settembre scorso, dal non dimenticato mediano juventino Umberto Colombo, che analizza il ragazzo in chiave prettamente calcistica.
“Bernardini ha dichiarato che il giovanissimo ex atalantino manca un po’ nel gioco di testa per il gioco di libero, che gli inglesi, forse con un certo umorismo, hanno battezzato “sleeper”, e cioè spazzino. E’ implicito in tale affermazione un riconoscimento pressoché totale delle qualità del ragazzo, perché anche i profani danno che l’elevazione nel colpire di testa non è proprio indispensabile nel ruolo, quando lo è invece per tutti gli altri della difesa. Basta osservare che abbiamo avuto e abbiamo ottimi “liberi” ( vedi Picchi e Wilson) decisamente poco acrobatici, mentre è del tutto da escludere, per esempio, che uno stopper possa reggere senza attacco… Scirea che abbiamo avuto sott’occhio due anni, non manca nemmeno di acrobazia, nel mentre la scelta di tempo e il coraggio nell’incontrare l’attaccante, denunciano un mestiere perlomeno sorprendente. I suoi numeri migliori vanno ricercati, comunque, nella compostezza dello stile e nella sobrietà del gioco, che gli consentono di far sempre la cosa più semplice e utile per la squadra, evitando tocchi e giochetti di esibizione che in un ragazzo di vent’anni sono congeniti, come i capelli lunghi. Non gli manca nemmeno l’indispensabile cambio di marcia che un libero deve avere, a passi brevi e veloci, per neutralizzare gli scatti di pochi metri delle punte”.
http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1990
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il 11/10/2016 alle 17:05
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