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Messaggi del 16/02/2012

Fair play finanziario. La crisi dell'Inter...

Post n°5756 pubblicato il 16 Febbraio 2012 da nadir63l
 

Immagine IPB

di G. Fiorito

A quasi sei anni dal 22 maggio del 2006 nel quale L'Espresso metteva, anzi si metteva in edicola con "Il libro nero del calcio", domandandosi se "nonostante la fiducia d Guidio Rossi" Lippi avrebbe dovuto dimettersi da CT della Nazionale prossima vincitrice dei mondiali, stante "la sua subalternità" a Moggi,
Luca Piana propone una sorta di lavacro pubblico delle coscienze, mettendo le mani sugli affari dei fratelli Moratti e non tanto indirettamente dell'Inter.

Anche i ricchi piangono, lacrimava una delle prime telenovelas che iniziarono a imperversare nei palinsesti televisivi più o meno allo scoccare di un'altra epica vittoria azzurra ai mondiali di calcio, quella dell''82. Ma un vecchio adagio siciliano intima alle madri troppo solerti e premurose al pianto dei loro piccini di non viziarli troppo, poiché dai loro occhi non scaturisce olio.
OIL si intitolava il documentario di Massimiliano Mazzotta che ha permesso di conoscere con immediatezza di immagini e suggestioni musicali di bellezza spietata il pianto di una regione intera e di una popolazione sulle quali si stava abbattendo la barbarie di una raffineria.
La SARAS è la fonte di lucro dei Moratti e secondo Luca Piana sarebbe da circa un anno in cerca di un acquirente che se ne sobbarchi parte delle spese divenute insostenibili a causa della crisi che sta investendo i paesi europei. L'embargo imposto dall'UE all'Iran, dal quale proviene uno su dieci barili del petrolio raffinato a Sarroch e l'aumento dei prezzi dei carburanti che sta determinando il calo dei consumi europei, spingono i petrolieri nazionali a chiedere a Mario Monti lo stato di crisi. Stretti come sono nella morsa della doppia concorrenza degli USA, divenuti esportatori in esubero di produttività e della Russia, forte competitrice sulla fetta di mercato rimasta appetibile delle pompe bianche, considerate fuori dai circuiti delle grandi compagnie, ma avvantaggiate dalla corsa alle liberalizzazioni.

I Moratti si trovano al bivio. Vendere ai russi o trovare il coraggio di investire, visto che proprio poveri non sono, prendendo per buona l'indagine che Luca Piana ricava dopo aver loro messo le mani in tasca.
Alle partecipazioni rintracciabili negli atti delle loro società e proprietà immobiliari, estese da Milano a Cortina d'Ampezzo, all'isola di Saint-Louis, a Parigi, a New York, si sommerebbero i 1.800 milioni di euro scivolati nei loro conti personali e mai spesi, che due soldi da parte è sempre prudente tenerseli, derivati dal collocamento in borsa di SARAS nel 2006. Una maledizione per gli investitori e al centro di indagini giudiziarie a seguito della mail di un banchiere che faceva riferimento a 500 milioni di euro di debiti di uno dei fratelli Moratti.
La cifra è curiosamente la stessa che Gianni Dragoni quantificò per l'acquisto dello scudetto da parte del presidente dell'Inter nel suo articolo del 24 aprile 2007 sul Sole 24 Ore.
Ma non deve trarre in inganno, perché se l'Inter si è inghiottita 1.200 milioni di euro nei 17 anni di gestione di Massimo, costati un miliardo di euro di ricapitalizzazioni dei soci, contrariamente alla favola metropolitana che vuole solo lui gingillarsi con la squadra nerazzurra all'uso degli sceicchi, senza badare a spese, neppure il fratello Gian Marco sembra essere un genio della finanza, avendo foraggiato le spese folli delle campagne elettorali della moglie Letizia e accumulato passivi per oltre 200 milioni di euro con investimenti sbagliati nel settore delle nuove tecnologie.

Tuttavia l'Inter rimane una palla al piede non da poco, se Marcel Vulpis, direttore di Sporteconomy.it, dedica un'ampia finestra all'interno dell'articolo di Luca Piana al dettaglio delle perdite nerazzurre, alle quali non ha giovato nemmeno la tradizionale onda lunga benefica del triplete, forse perché cartonata anche quella.
A giugno 2011 il passivo è rimasto di 87 milioni di euro nonostante una diminuzione dei costi di 53 milioni e un ricavo di 13,5 per un accordo con la RAI sull'archivio delle immagini tivu.
Ma c'è dell'altro. In 3 anni 310 milioni di perdite, che oltrepassano la soglia di tolleranza prevista dal progetto del fair play finanziario della UEFA di Platini. La riduzione dei costi iniziata con la partenza di Eto'o, che ha decurtato i 20 milioni di euro dell'ingaggio, proseguirà prevedibilmente a fine campionato con gli addii a Samuel, Chivu e Cordoba, superando ancora il costo dei dipendenti della società il 70% in rapporto al valore della produzione stabilito dai parametri UEFA.

Due le domande. 1) Piacerà a tifosi e sponsor la politica gestionale di privarsi dei campioni? L'Inter non è squadra operaia nel dna e con Mourinho lo ha dimostrato. Il suo ritorno o l'arrivo di Guardiola potrebbero rimanere per il presidente sceicco e i suoi tifosi solo un miraggio.
2) Cosa rischia la società nerazzurra se non corre immediatamente ai ripari? Quanto a morosità è in buona compagnia.
Fabio Licari ci informa che i 53 campionati europei hanno prodotto nel 2010 un deficit di 1,6 miliardi di euro, sebbene le entrate siano cresciute da 12 a 12,8 miliardi. Il 56% dei club versa in rosso e la quota sale tra le squadre che giocano anche le coppe europee. Il 64% del fatturato se ne va mediamente per erogare gli stipendi. 13 club non rispettano le regole. Seppure tutelati dalla privacy imposta dall'UEFA, non è difficile risalire ai buoni e ai cattivi. Club più virtuosi: Arsenal, Real Madrid, Bayern e Napoli. Club scialacquatori: City, United, Inter, Chelsea, Milan, Barcellona, Valencia, Liverpool, Paris Saint Germain.
I dirigenti, non ultimo l'interista Paolillo,promettono di darsi una regolata. Parlano di un Platini coraggioso e di etica. Senza rendersi conto che investire sui campioni per vincere invece che curare la sicurezza delle strutture sportive, non reca più utili alle società e ai tifosi. Almeno a giudicare dal modo in cui i 3 giorni della merla si sono abbattuti senza pietà sul campionato italiano.
Senza considerare che una società non economicamente sana che vince ne frega un'altra finanziariamente più integra, che possiede già uno stadio o ce l'ha in costruzione e nemmeno fa conto di comprare Tevez.

I controlli sui club partiranno sui bilanci 2012/2013, le sanzioni dal 2014. Conti a posto dal prossimo anno, dunque. Nemmeno per sogno. Basterà che il rosso non superi i 45 milioni del primo biennio o dei successivi trienni, da ridurre in seguito a 30. Spese per lo stadio e per i vivai escluse, perché spese buone. Perdite da ricoprire con ricapitalizzazioni e donazioni, però, senza ricorrere a prestiti, che è difficile non catalogare alla voce "altri debiti".

Manica larga su tempi e modi, ma alla fine sanzioni pesanti. Quando mai? Se il club dimostra buona volontà e appena inizia a far scendere il passivo, può richiedere altro tempo per rientrare nei parametri. Tanto le sanzioni arrivano per grado. Un timido avviso. Poi con calma e per favore una multa. Alla fine del percorso, una penalizzazione di punti, riduzioni delle liste UEFA o mancata iscrizione di nuovi acquisti, per incorrere nei casi più recalcitranti nella perdita dei premi CL o EL. Salvo ricorsi in tribunale da parte dei club.

39 club europei hanno accettato di sottoporsi a un test per il biennio 2009/2011. Ci sono anche Milan, Inter, Napoli e Udinese.
Vinca il migliore. L'Inter ha già fallito.

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bene cosi.....

Post n°5755 pubblicato il 16 Febbraio 2012 da nadir63l
 

Juventus Football Club ribadisce e sostiene quanto dichiarato dall'allenatore Antonio Conte, dal consigliere Pavel Nedved e da Andrea Pirlo al termine dell'incontro.

La società si augura che la parità di trattamento, che sta perseguendo e perseguirà in ogni sede, venga applicata sempre in conformità con le regole del giuoco del calcio e della giustizia sportiva e ordinaria.


http://www.juventus.com/wps/portal/it/news...lla%20societa5/


 
 
 

GRANDE JUVENTUS: FINITA: 3-1 GUANO, DE SILVETRO E BOUY CHIUDONO LA GARA.....SABATO IL PARMA.

Post n°5754 pubblicato il 16 Febbraio 2012 da nadir63l
 

 BARONI: "SONO SODDISFATTO"

© foto di Federico De Luca

Pessotto: "La Juventus tiene molto, cerca di fare sempre bella figura, ma al di là dei risultati l'obiettivo è mettere in mostra i ragazzi, crescano e si mettano in competizione con squadre forti e fare esperienza. Nell'ultima vittoria Immobile e Marrone sono sulla bocca di tutti, c'erano Bamba che gioca ne Djion, ci sono tanti ragazzi che giocano in B, vogliamo creare gruppi competitivi per la serie A, B e lega pro. Il percorso sarà spalmato tra queste tre serie. Devo dire che il gruppo è molto buono ci sono giocatori importanti, altri che devono crescere e mostreranno il proprio talento. Non amo i nomi singoli, ma complessivamente è un gruppo che vedremo nei professionisti per la loro totalità. Gli allenatori sono fondamentali perchè devono insegnare il talento, farli innamorare dello sport e crescere e fargli capire che quando usciranno dalla primavera tutto cambierà e questo lo facciamo e speriamo che si possa parlare con la federazione per creare campionati competitivi e fare si che il gap quando usciranno sarà sempre meno importante"

Baroni: "Brutti episodi, lo sapevamo, bastava vedere le partite precedenti, abbiamo fatto bene, mi dispiace per l'espulsione di Padovan e forse l'infortunio di Beltrame. Il Parma e tutte le partite sono difficili, voglio fare partite così imponendo il gioco. I ragazzi hanno cercato di giocare sempre la palla, sono soddisfatto". 

 
 
 

Si paga ancora il suicidio del 2006...

Post n°5753 pubblicato il 16 Febbraio 2012 da nadir63l
 

Immagine IPB

di M. Lancieri

I giudici, purtroppo lo sappiamo bene, non sono infallibili. Almeno finché si parla di comuni mortali. C’è però un giudizio che molto si avvicina a quello divino: è quello storico. Si dice che le bugie abbiano le gambe corte: non è del tutto vero, ma generalmente una menzogna non resiste alla prova del tempo, se sufficientemente lungo.

All’alba di farsopoli, Moggi spiegò che i suoi tentativi di mantenere buoni rapporti all’interno delle istituzioni derivavano dal fatto che i principali concorrenti avevano ed esercitavano un potere enorme. Ai meno addormentati, quella spiegazione parve immediatamente plausibile. Poi, non c’è da meravigliarsi se qualche decerebrato lettore di giornali rosa abbia creduto davvero che le squadre guidate da un pluri-presidente del consiglio e da un gruppo di industriali che detenevano, oltre ad un impero petrolifero, la rete telefonica nazionale, potessero subire le angherie di un ex-dipendente delle FS.
Il vero problema di Moggi, ad ogni modo, non era all’esterno della sua squadra. Inutile girarci attorno: anche la Juve storicamente ha potuto contare su una proprietà tutt’altro che debole e finché sono stati in vita Gianni e Umberto Agnelli era complicato per tutti colpire la Juventus e chi ci lavorava. Il problema, appunto, è sorto nel momento in cui i due “grandi vecchi” innamorati dei colori bianconeri sono morti: chi ha preso le redini dell’impero non aveva né il carisma né la passione per interessarsi della Signora e così ha lasciato la porta aperta ai suoi nemici, che sono stati liberi di violentarla a piacimento.

Gianni Agnelli conosceva perfettamente i meccanismi dei giochi di potere e sapeva che per proteggere la squadra più amata e più odiata d’Italia serviva una persona scaltra e che non si lasciasse mettere i piedi sulla testa da nessuno. Per questo scelse Moggi: «lo stalliere del re, che deve conoscere tutti i ladri di cavalli». Proprio grazie alle intercettazioni e allo sputtanamento mediatico che è stato messo in atto, abbiamo poi scoperto che l’alone di potere creato attorno alla figura di Big Luciano era molto meno decisivo di quanto ci era stato raccontato: gli altri contavano su Rai, Mediaset e Sky, mentre Moggi doveva accontentarsi di chiedere (ed ottenere molto raramente) l’aiuto di Biscardi; gli altri avevano dalla loro parte Petrucci, Abete e Carraro, mentre Moggi si fermava al designatore uscente Bergamo (che, appena messo giù il telefono con il DG juventino, passava alle conversazioni altrettanto lecite con dirigenti interisti, milanisti, ecc.).
Insomma, la vera capacità di Moggi era quella di simulare un potere che non aveva. E, come si è visto, è anche normale che non l’avesse: un conto è possedere televisioni e giornali, un altro è essere dipendenti di una società, senza neppure il potere di firma. Ma a salvarlo dagli attacchi esterni era la corazza assicurata dai proprietari, consapevoli dell’ottimo lavoro che lui e Giraudo avevano sempre fatto.

Poi la Juve fu svenduta, per una serie di interessi che ancora non ci sono chiari completamente: i due dirigenti più invidiati del mondo furono gettati nella polvere e la squadra spedita in B. Ci fu spiegato che uno dei motivi di questo suicidio era la volontà di essere più “simpatici” e che, grazie alle disgrazie juventine, forse anche la Fiat avrebbe potuto trarre qualche beneficio.

Dopo oltre 5 anni, disponiamo di un giudizio storico abbastanza attendibile. La Juve, più che simpatica, è stata patetica per un lustro. Poi, appena si è affacciata alle prime posizioni, è tornata ad essere quella che è sempre stata: amata dagli juventini, odiata senza se e senza ma da tutti gli altri. Ovunque si vada, per un arbitro è più facile e comodo fischiarle contro che a favore: è sempre stato così, ma ora ci sono anche dei precedenti preoccupanti. Se un arbitro è anche solo sospettato di avere in un certo senso favorito la Signora (vedi De Santis, che fece di tutto durante la sua carriera per danneggiare la Juve, ma senza riuscirci), rischia condanne penali. Se un arbitro la fa giocare in piscina e va a cena con i suoi avversari, ha una carriera assicurata.

La recente partita con il Parma è una prova lampante della situazione attuale e Conte ha fatto bene ad evidenziarla. Perché tanto accanimento? «Andiamo indietro di qualche anno e c'è la spiegazione». Alla Juve, in questa stagione sono stati fischiati 3 rigori contro ed uno solo a favore. Al Milan, uno contro e 6 a favore. D’accordo, le statistiche non sempre ci raccontano i fatti, ma poi se andiamo a vedere quello che accade sul campo, c’è da mettersi le mani nei capelli. Il rigore non concesso a Giaccherini è spaventoso, come pure quello non assegnato recentemente per un fallo di mani commesso a due passi dal direttore di gara. L’unica spiegazione plausibile è che gli arbitri mandati a dirigere la Juve, oltre a non essere all’altezza del loro compito, subiscano una forte pressione che gli impedisce di prendere decisioni impopolari. Nel frattempo, il designatore arbitrale più scarso del secolo continua a difenderli, senza che nessun giornalista si scomodi a metterlo in discussione.
Nota a margine. Bergamo e Pairetto sono stati messi in croce per le griglie di arbitri che poi andavano sorteggiati (sorteggio evidentemente regolare, ma ci sono voluti 5 anni perché qualcuno lo confermasse, a malincuore!). Braschi assegna direttamente gli arbitri alle partite, senza lasciare nulla al caso, eppure nessuno si scandalizza. Sarà perché la Juve non vince più?

Nel frattempo, anche a Parma, nonostante lo scempio messo in atto dall’arbitro contro la Juve, l’unico coro ossessivo che si sentiva ripetere era sempre il solito: “Sapete solo rubare”. Questo è il risultato ottenuto dopo 5 anni dal suicidio messo in atto all’alba di farsopoli. Altro che simpatici: cornuti e mazziati. Ma almeno abbiamo l’ennesima riprova di quanto ci aveva spiegato Moggi nel 2006: se non ci si difende con i denti, è impossibile beneficiare di un trattamento equo. E aggiungiamo che, senza un potere altrettanto forte che difenda il fortino bianconero dai soprusi avversari, verremo spazzati via. Andrea farà bene a tenerne conto.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2135

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AL FIANCO DI CONTE: SEMPRE, COMUNQUE

Post n°5752 pubblicato il 16 Febbraio 2012 da nadir63l
 

© foto di www.imagephotoagency.it

Nessuno tocchi Antonio Conte. Lui è l'emblema di questa Juventus e chiunque lo criticherà per le affermazioni di ieri dovrà dare spiegazioni e saremo i primi a sottolinearlo e a batterci per il mister bianconero. Siamo al fianco del Mister bianconero al 100% per tante ragioni. Primo: perchè quello che ha detto ieri è quello che pensa il 99,9% dei tifosi bianconeri che "papale papale" come direbbe qualcuno, è che la Juventus paga la pressione mediatica post Calciopoli, la stessa pressione che ha mandato in serie B una squadra che era innocente.

Leggendo qua e la ci siamo imbattutti nel "sito dei soloni" che ci ha accusato in settimana di disinformazione. Lo stesso sito che evita di pubblicare le motivazioni di calciopoli perchè poi dovrebbe scusarsi per aver raccontato "frottole per anni" ai suoi lettori. Non lo nominiamo per non fare pubblicità a tale sito, diciamo solo che eviti di fare dei riferimenti a Calciopoli e a Conte. Primo perchè non c'entra nulla  e i tifosi bianconeri vanno fieri della Juventus pre Calciopoli e ne andranno sempre fieri perchè la Juve era sempre più forte di tutti gli avversari sul campo e non fuori. Secondo, perchè chi dice che Conte si lamenta dalla prima giornata fa disinformazione e disinformazione vera non presunta come quella che sbandiera ai quattro venti. Quindi fate attenzione che vigiliamo, perchè anche se non rispondiamo vi osserviamo sempre tutti e saremo pronti sempre a difendere Conte e la Juventus, perchè da troppo tempo, ed è l'ora di finirla, la Juventus subisce in campo e fuori e paga colpe non sue.

 
 
 

Nel dubbio (ma anche no) per carità, fischiare contro la Juve!

Post n°5751 pubblicato il 16 Febbraio 2012 da nadir63l
 

© foto di Daniele Buffa/Image Sport

L’avevamo anticipato solo pochi giorni fa, dopo l’incredibile rigore negato dal novizio arbitro Peruzzo che non ha visto un solare fallo di mano di Vergassola. Ieri l’esperto Mazzoleni non ha “visto” un atterramento da dietro di Biabiany in affanno su un Giaccherini, solo davanti al portiere e una ginocchiata goffa di Santacroce sulle terga di Pirlo, ancora solo, davanti a Pavarini.

Avevamo già spiegato, a nostro parere, perché Peruzzo avesse sbagliato: “Nel dubbio, per carità, fischiare sempre contro la Juve”. E’ il mantra di Carraro e Bergamo, tramandato da anni nei palazzi FIGC e AIA. Nel dubbio, per carità, non sbagliare a favore della Juve. Ci è arrivato anche Antonio Conte che ieri è sbottato in conferenza stampa per l’impossibilità di spiegare ai suoi uomini, ai tifosi e alla società come mai il primo bonus a disposizione della Juve è finito col secondo 0-0 consecutivo.

Conte ha riportato i concetti che avevamo anticipato pochi giorni fa dopo l’errore di Peruzzo: sbagliare contro la Juve si può, non è reato –mediatico o sportivo-, anzi, quasi una nota di merito che può esaltare un arbitro retto e indipendente; fischiare a favore della Juve, anche se il fallo è equo e solare, è invece freudianamente molto più complesso. Mazzoleni vede (non può non vederlo!) Giaccherini volare in area, ma nella sua mente si affastellano ore e ore di comizi e simposi sull’unico –ininfluente- rigore assegnato quest’anno alla Juve: proprio un volo di Giaccherini in contrasto col portiere del Cesena, Antonioli.
Rigore ed espulsione, diremo “generosi” che vennero sviscerati per giorni dalla grancassa mediatica sportiva.

Ecco, Mazzoleni pensa: “E se Giaccherini fosse volato ancora una volta? E se i miei occhi mi stessero ingannando e rischio di favorire involontariamente la Juve?”. Nel dubbio -per carità!- non favorire la Juvents!. Il problema è che ora gli arbitri il dubbio lo partoriscono da soli, altrimenti Mazzoleni dovrebbero riconsegnare il tesserino dopo un errore tecnico del genere.

Lo stesso arbitro vede a 30 centimetri l’insidioso Giovinco lasciarsi andare al lieve contatto di Barzagli. Ha la coscienza sporca, il fischietto bergamasco, e sa bene che Sebastian ha sentito la mano e si è lasciato cadere (lo stesso Giovinco dirà a fine gara: “Non so, devo rivedere le immagini”, non proprio un’ammissione di colpa, ma insomma..) e così non può fischiare il penalty ma nemmeno estrarre il giallo per la simulazione. Il capolavoro di Mazzoleni si consuma con un giallo assurdo per un contatto di Bonucci sullo stesso Giovinco (dopo aver graziato Morrone entrato da karateka su Vidal) e col fischio che gli muore in bocca al ’94 sul contatto Santacroce-Pirlo. Dopo Peruzzo che umilia Buffon per un banale corner, ecco Mazzoleni che umilia Pirlo. Due arbitri che mortificano carriere di calciatori onesti e mai sopra le righe, due arbitri che hanno tolto 4 punti alla Juventus in un campionato che si deciderà al fotofinish.

Non vorremmo parlare dei generosi rigori concessi a chi ha le strisce rossonere (contatto Pato-Manfredini, simulazione di Boateng contro il Siena), la Juve non chiede favori o aiutini. Siamo sicuri però che quel rigore a Giaccherini con qualsiasi altra maglia addosso il buon Mazzoleni l’avrebbe fischiato, fosse anche quella bianca del Cesena indossata dalla Pulce di Talla l'anno scorso.

Moggi è stato condannato anche perchè, per i giudici, poteva influenzare con la sua presenza circhi mediatici come l'"autorevole" farsa del Processo di Biscardi. Ci chiediamo quale può essere l'influenza indotta o diretta di chi manovra reti e giornalisti sportivi molto più "seriosi". E' sintomatica il surreale accostamente di due pagine di Mediavideo: nella cronaca striminzita della partita si fa tempo a parlare del presunto rigore su Giovinco (omettendo gli episodi Giaccherini e Pirlo), in quella successiva si dà conto delle proteste di Conte. Il lettore resta stranito, come tutti quelli che ascoltano ricordare sempre e solo i presunti errori pro-Juve col Cagliari. Citati molto di più dell'errore di Peruzzo col Siena, già dimenticato.

 
 
 

     

 

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