LA NUOVA CASA BIANCONERA
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«Il vantaggio di dodici punti, che a fine campionato diventerà di quindici, non può essere frutto di null’altro che non il fatto che eravamo più forti. Una grande squadra che quella sera, il 12 febbraio 2006, di fatto si portò a casa il ventinovesimo scudetto. La medaglia ce l’ho ancora casa. E non la restituisco. »
Alessandro Del Piero
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Messaggi del 30/03/2012
Antonio Conte si racconta in una lunga intervista concessa al quotidiano "La Repubblica". Ecco le sue parole, raccolte dall'inviato Emanuele Gamba: "NATI PER ATTACCARE, NON SAPPIAMO SPECULARE" - "Se basterà un mercato a colmare il gap col Milan? Oltre che comprare bisogna crescere, tutti quanti. Molti di noi hanno vissuto vigilie mai capitate, hanno giocato per la prima volta per una finale, per il primo posto, e sono cose che si pagano a livello di emozioni, di stress mentale. Dopo la semifinale di Coppa Italia ho dovuto dare un giorno libero alla squadra perché ho capito che non c’erano più energie. Questo per dire che tra le tante cose ci manca l’esperienza. Siamo nati per attaccare, non sappiamo speculare". "NON SARO' MAI SIMPATICO, TIRO DRITTO PER LA MIA STRADA" - "Se ero convinto di impormi già al primo anno? Sì. Non sarei certo venuto a suicidarmi. Ho fiducia in me, nei miei quattro anni di gavetta ho quasi sempre vinto. Se mi sento diverso da quello che era a luglio? Ogni stagione che passa ti migliora a livello professionale, gestionale, didattico. Ad esempio non avrei mai creduto che un giorno avrei cambiato sistema di gioco. Un anno in una grande ne vale cinque o sei altrove, per questo oggi mi sento molto più maturo. Ma sono arrivato preparato perché ho giocato tredici anni ad alto livello e sapevo cosa aspettarmi, anche se un giocatore l’ansia da vittoria l’avverte in minima parte, rispetto a un allenatore. Rappresenta troppo la Juventus pur essendo un semi-debuttante? La Juventus non sono io, ma gli Agnelli. Però siamo giovani anche come società, quindi ci va dato tempo per crescere. Ma siccome ce n’è poco, abbiamo dovuto farlo in fretta. A me tocca una parte importante perché sono il più presente a livello mediatico e quindi, se c’è da mandare un messaggio, quello passa da me. Se Conte è anche un dirigente? I tempi sono cambiati, oggi un allenatore deve gestire anche la comunicazione. Se ho attirato più stima o più simpatia in questi mesi? Chi vince non è simpatico, io rimango di questa idea. E poi in questo mondo vorremmo essere sempre gli unici a fare bene, e vorremmo che tutti gli altri facessero male. Io vado dritto per la mia strada, se poi genero stima, invidia o antipatia è secondario. So che chi allena la Juve non sarà mai un simpaticone. Sono un cane sciolto. Non uscivo con i miei compagni neanche quando giocavo, a parte Ferrara. Però mi sento con i vecchi maestri, con Lippi, con Sacchi: a loro consigli ne chiedo". "LA JUVE NON MI HA CAMBIATO, SONO SEMPRE STATO COSI'" - Se il fatto di essere juventino mi negherà la panchina di altre grandi squadre italiane? Mi sorprendo quando qualcuno mi paragona a questo o a quell’altro, magari per ciò che dico o perché faccio silenzio stampa. Guardate che io sono sempre stato così, non è stata la Juve a cambiarmi. Ero così ad Arezzo, a Siena, a Bergamo, a Bari. Io sono questo: passionale, istintivo. Anzi, sto migliorando perché prima ero anche peggio. Vivo in maniera totale il lavoro, non ho vie di mezzo, mi butto anima e corpo in quello che faccio perché soltanto concedendomi completamente posso guadagnare rispetto. Non è la mia juventinità a farmi apparire così, ma sono proprio io. Lavorare all’Inter o al Milan? Sono un professionista e l’ho dimostrato. Chi conosce l’odio che c’è tra Lecce e Bari mi capirà: da leccese mi sono totalmente incarnato nel Bari". "STUDIO L'INGLESE PER... - "Se sto studiando l'inglese per la Champions o per poter lavorare all’estero? Più che altro, lo studio da anni perché in quella materia sono un po’ duro di comprendonio. Comunque, lo voglio imparare perché è la lingua del calcio. E perché prima o poi mi piacerebbe un’esperienza altrove". "MIA MOGLIE DICE CHE SE NON CAMBIO..." - "Quanto penso di poter durare, agitandomi in questo modo in panchina? Mi ha moglie mi ha detto che, se non cambio, tra otto o nove anni mi sarò consumato. Mi auguro che l’esperienza mi insegni a consumarmi di meno, perché troppo spesso mi capita di non dormire la notte, anche se poi alle cinque del mattino sono lucidissimo: è a quell’ora che risolvo i problemi, pure quelli sulla formazione". "I MIEI EX GIOCATORI HANNO CAPITO CON ME COSA SIGNIFICA VINCERE" - "Se rischio di consumare anche i giocatori? I miei ex continuano a ringraziarmi perché con me hanno capito cosa significa vincere. Il fatto che mi rimangano legati mi fa capire che sono riuscito a lasciare qualcosa, anche a gente con cui ho litigato". |
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il 11/10/2016 alle 17:05
Inviato da: dimariamonicaa
il 08/04/2016 alle 21:04
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Inviato da: aldo.giornoa64
il 08/12/2015 alle 23:14