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Messaggi del 17/09/2012

Giù le mani dalla giustizia sportiva..

Post n°6468 pubblicato il 17 Settembre 2012 da nadir63l
 

glmdj

Immagine IPB

Di Vincenzo Lo Stracco

Giù le mani dalla giustizia sportiva, l’abbiamo sentito ripetere in modo pedissequo da Petrucci e dal suo compare Abete in questi ultimi tempi. L’attacco era in modo diretto, anche se non dichiarato, contro la Juve e Conte perché hanno osato mettere in dubbio la liceità dei comportamenti di coloro che amministrano questa giustizia o ingiustizia a secondo dei punti di vista.

E’ ovvio che qualsiasi Ente si doti di regolamenti, di norme per il buon andamento dello stesso e che tutti gli aderenti lo accettino, e sin qui tutto fila liscio. Il discorso cambia aspetto quando alcuni signori deputati all’amministrazione della giustizia sportiva si comportano in maniera ondivaga, ed il doppiopesismo si evidenzia in tutta la sua realtà e ne abbiamo avuto tante prove.
Ora faccio riferimento, in particolare, al giudizio della Corte federale d’Appello sul caso Conte, il più eclatante, quello che ha dominato sui media e che ha coinvolto persino Crozza in genere in altre faccende affaccendato.

A prescindere dall’estemporanea e malaccorta esternazione di Sandulli, che non ha avuto il coraggio di dimettersi ma è noto che se non si ha coraggio nessuno può infonderglielo, salta all’occhio, con evidenza, la faccenda Mastronunzio. Palazzi ha creduto a Carobbio, la vipera non ha più giocato perché non voleva far parte della combine, senza fare alcun tipo di riscontro sulla veridicità di tali affermazioni. La Corte si è dunque fidata, dovrei dire ha accondisceso, a tale teoria e ne ha tratto spunto per la condanna del mister tanto da certificarlo. E tutto questo nonostante gli avvocati difensori avessero chiarito che l’attaccante senese non aveva giocato le ultime tre partite del campionato perché infortunato. Non sono valse le sue dichiarazioni, non sono valsi i certificati medici della società toscana, non sono valse le comunicazioni ufficiali sul loro sito internet.

Quindi atteso che la giustizia sportiva è a carattere inquisitorio, non potendosi interrogare i vari pentiti di turno, come potrà mai difendersi un accusato se non si tiene conto nemmeno dell’evidenza? E’ mai credibile una giustizia sportiva siffatta? E poi si pontifica:giù le mani dalla giustizia sportiva. Che ipocriti.
Non mi va di fare il dietrologo ma mi attengo ai fatti: Palazzi non ha indagato a sufficienza, la Corte prende le dichiarazioni del pentito per oro colato e si fa forte delle richieste del PM. Risultato Conte condannato aggiungendo un eloquente non poteva non sapere. Ma le prove? Non ce n'è bisogno, basta il processo alle intenzioni, cosa già vista in Farsopoli.
Quindi o la corte giudica in buona fede, ma su carte false, o giudica in malafede non tenendo conto dei riscontri oggettivi presentati dai difensori.

E la procedura dove la mettiamo? Se la Corte avesse riscontrato l’illecito avrebbe dovuto rimandare le carte a Palazzi chiedendogli di modificare il capo d’accusa. Molto furbescamente non lo ha fatto perché sapeva che l’illecito è anche reato penale, frode sportiva, e le carte della magistratura ordinaria avevano escluso Conte da ciò. De Martino aveva già affermato che la posizione di Conte sarebbe stata archiviata e tutt’al più si sarebbe potuto parlare di eventuale omessa denuncia. In tale contesto la Corte federale si sarebbe data la classica zappa sui piedi potendo la difesa ricorrere immediatamente alla magistratura ordinaria per abuso d’ufficio. Malafede manifesta e poi non si venga a dire che la Juve non c’entra nulla, che per Conte non c’è persecuzione, che non ci sia accerchiamento o complotto. Solo gli stolti ed i pennivendoli del regime non lo hanno ancora capito, o fanno finta, solo che a parlarne si è veramente in pochi ed i media raccontano solo ciò che fa loro comodo: tutti contro naturalmente tranne qualche rara eccezione, ma ciò serve anche per coprire le malefatte altrui, guai a parlarne.


http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2506

 
 
 

Luigi Ferrajolo: a difesa della verità...

Post n°6467 pubblicato il 17 Settembre 2012 da nadir63l
 

glmdj

Immagine IPB

La settimana scorsa è stato ospite della trasmissione su radio RAI “Zona Cesarini” Luigi Ferrajolo, Presidente dell’USSI (Unione Stampa Sportiva Italiana).

Dopo aver rapidamente analizzato le due partite della Nazionale Italiana, si è passati ad affrontare la polemica fra Zeman e Vialli, conclusasi con la famosa dichiarazione dell’allenatore Boemo “Abete è nemico del calcio”.
Ovviamente è stato dato il giusto risalto anche alla successiva rettifica del tecnico boemo.
Devo confessare, ma credo sia solo un mio problema, che io questa rettifica mica l’ho tanto capita. Dopo il clamore delle sue dichiarazioni contro Abete, Zeman ha specificato come l’obiettivo delle dichiarazioni fosse in realtà non la persona del Presidente quanto “il sistema calcio nel suo complesso”e io proprio non mi spiego dove sarebbe la rettifica. Non è proprio Abete il presidente del sistema calcio?
Fa nulla, tanto a parte i suoi fedelissimi seguaci sfido chiunque a trovare un filo logico nelle parole dell’allenatore della Roma.
Dopo avere quindi “non” analizzato e chiarito le infamanti, e successivamente (non) rettificate, accuse ad Abete, Ferrajolo è passato alla sua immediata esaltazione: “Abete avrà anche dei limiti ma sta nel calcio da 25 anni, ha fatto la gavetta e non è mai stato eletto prima perché c’erano delle lobby che glielo impedivano…”.
Ferrajolo, evidentemente un fautore del rinnovamento dei vertici del calcio italiano, parla spesso di lobby, anzi per l’esattezza parla spesso della lobby: quella di Moggi e della Juve.
Anche sulla carriera di Abete ci sarebbero state quindi le solite intromissioni juventine che avrebbero impedito al “nuovo che avanza” di ricoprire in quegli anni la meritata massima carica federale al posto di Franco Carraro, quello che non poteva procedere contro la società Prescritta per la storia dei passaporti falsi e quello del famoso “Per carità di Dio che non aiuti la Juve….”, un evidente affiliato alla lobby.

Parlando di Zeman, Ferrajolo non poteva certo sottrarsi dal ricordare come anche l’allenatore della Roma fosse stato costretto a piegarsi all’oscuro potere della solita lobby: “Io so benissimo che c’erano poteri forti, c’erano direttori generali che comandavano il calcio italiano che hanno messo Zeman al bando”.
Tralasciamo ogni commento. Ricordare ogni volta la sequela di tonfi ed esoneri del Zeman post 2006 comincia a diventare stucchevole. Buon per la Roma che è riuscita a vincere la concorrenza del Barcellona “post Guardiola” - e ora può finalmente goderselo tutto - e amen per Ferrajolo che negli ultimi anni invece di seguire la prepotente ascesa di Zeman nel firmamento calcistico deve aver preferito concentrarsi sugli show danzerecci del suo compagno di filosofia zemaniana, Ivan Zazzaroni.

Di Zeman però non si può mai dimenticare l’enorme valore etico delle battaglie combattute e per le quali è stato poi messo al bando. Ed infatti Ferrajolo ci ricorda - indovinate un po’? – il processo doping alla Juve.
“L’abuso dei farmaci danneggia gli atleti…….Nella Juve c’era una farmacia che neanche al San Camillo! Venivano dati gli antidepressivi!”
Era questo il male da estirpare…il numero dei farmaci presenti nell’armadietto della Juventus non l’abitudine nel calcio di fare ricorso ai farmaci in maniera sconsiderata.
Insomma chi se ne frega di sottolineare che il processo non ha visto alcuna sentenza di condanna, chi se ne frega di specificare che l’elevato numero dei farmaci trovati nella medicheria juventina erano spesso farmaci con lo stesso principio farmacologico attivo e assolutamente non in grado di dare alcun miglioramento delle prestazioni sportive (mal di gola, tosse, febbre, naso chiuso…), chi se ne frega di raccontare che in effetti i farmaci al di fuori dell’uso ordinario erano in realtà 5 o 6…..e chi se ne frega di raccontare che questi stessi farmaci come il Voltaren (ricordate quanto confessò di averne preso Ronaldo ai mondiali del 1998?) o il Neoton (ricordate Cannavaro e la flebo ai tempi del Parma nel 1999?) erano utilizzati da tutte le squadre all’epoca.
Solo la Juve per Ferrajolo e i suoi adepti dell’USSI: solo la Juve!!
“Zeman ha fatto denunce che i processi hanno dimostrato veri”chiosa Ferrajolo “e per questo ha pagato!”.
I processi non si fanno al mondo del calcio, i processi si fanno alla Juve, come per i farmaci…come per calciopoli…come per le omesse denunce. I processi agli altri o non si fanno ( “Come faccio a punire una società che mette tutti quei soldi nel calcio?” Carraro dixit) oppure si fanno nei modi e nei tempo opportuni: quando è scattata la prescrizione.

La parte finale dell’intervento di Ferrajolo contro la Juve e Moggi…opss chiedo scusa…sulle polemiche fra Zeman e Vialli si conclude con un consiglio dispensato gratuitamente all’allenatore della Roma: “Lasci stare questi attacchi agli arbitri, al sistema…..se no poi qualche arbitro si toglie qualche sassolino e anche il sistema fa lo stesso….”.
Su questo consiglio ammetto di perdere completamente il mio tentativo di sintonizzarmi sul pensiero ferrajolano.
Ma per quale motivo Zeman, fautore da sempre di battaglie di altissimo valore etico e morale – “Zeman dice quello che pensano tutti ma che nessuno ha il coraggio di dire” lo ha elogiato Petrucci – dovrebbe avere oggi timore di ripercussioni dal sistema calcio? Oggi che poi non c’è più Moggi?
Ma allora le cose non sono cambiate dal 2006 ad oggi?

Il mio articolo sulle dichiarazioni del Presidente dell’USSI - vale la pena ricordalo senza vergognarsi troppo: USSI sta per Unione Stampa Sportiva Italiana – si sarebbe dovuto chiudere così, con Zeman….. ma non riesco a togliermi dalla testa una sua ultima, inquietante, affermazione nella parte finale dell’intervento.
Alla richiesta di un’opinione sul momento difficile che attraversa il calcio italiano fra Procure Penali e Sportive (Scommessopoli) così conclude il suo intervento Ferrajolo: “Certo….che qualche processo non abbia avuto gli esiti che si speravano o che erano previsti è tutto vero….”.
Processi con esiti non sperati e previsti?
E quali sarebbero questi processi? Chi riguarderebbero?
No, dott. Ferrajolo, mi dispiace ma neanche io, che così tante volte mi sono chiesto chi l’abbia fatta Presidente, riesco a credere che si riferisse ancora alla Juve.
O forse invece sì?




http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2505

 
 
 

Llorente, gol e annuncio: "Andrò via, rispettatemi". C'è la Juve nel suo futuro

Post n°6466 pubblicato il 17 Settembre 2012 da nadir63l
 

© foto di Alterphotos/Image Sport

Ieri Fernando Llorente è tornato a segnare (il gol del 2-2 contro l'Espanyol) e soprattutto a parlare dopo un periodo di silenzio. Ai microfoni di "Cadena Ser" ha confermato l'intenzione di voler lasciare l'Athletic Bilbao: "Mi fa male che ci sia gente contro di me. Mi fa male che si dubiti di me, ho sempre dato tutto per l’Athletic - le parole di Llorente riprese stamane da La Gazzetta dello Sport -. Questo periodo è stato duro. Ho dovuto prendere decisioni difficili e in certe situazioni non sai mai come va a finire. Sì, in gennaio sono libero di negoziare e di trovarmi una nuova squadra però al momento voglio mettere la cosa da parte e aiutare la mia squadra: quanto meno si parla di me, meglio è. Anche quando me ne andrò io sarò sempre dell’Athletic: è la squadra che mi ha dato tutto, che mi ha cresciu- to da bambino. Però se me ne andrò da qui nessuno si deve arrabbiare con me. È una decisione personale e la gente la deve rispettare". Secondo la rosea, Llorente vuole lasciare Bilbao per trasferirsi alla Juventus. A gennaio la società bianconera dovrebbe presentare un'offerta al ribasso e poi starà al club spagnolo decidere se monetizzare qualcosa subito o perdere il giocatore gratis a giugno.

 
 
 

Claudio Zuliani: "Tra branzini e stocafisso è stata dura"

Post n°6465 pubblicato il 17 Settembre 2012 da nadir63l
 

Claudio Zuliani ha commentato la gara di ieri sul suo profilo facebook: "Tre branzini contro uno stoccafisso ma e' stata dura stavolta: La Juve del primo tempo con turnover e' irriconoscibile e lascia la partita al Genoa che pressa corre e marca a uomo ( vedi Pirlo/Bertolacci). La difesa si fa prendere in velo...cità da Immobile e a sportellate da Borriello . Il centrocampo dorme ( mai visto Pirlo e Marchisio perdere palle così)e Matri sciupa gol e occasione per risalire gerarchie.
Dentro Vucinic e cambia la gara . E' lui il nostro top player .
Il gioco si velocizza , il pressing migliora , le azioni sono spettacolari e il tris e' servito. Gran tiro di Giaccherini, rigore solare trasformato da Mirko e gol di Asa che chiude il match.
La fotografia della partita e' Buffon che sullo 0-1 salva il risultato con contropiede che porta al pareggio,
1-2-3 preparate il trolley , si vola a Londra!!!"

 
 
 

Crosetti: celebrazione e passato da dimenticare

Post n°6464 pubblicato il 17 Settembre 2012 da nadir63l
 

glmdj

Immagine IPB

"La vendetta. Così la Juve è tornata Juve" è un libro scritto da Maurizio Crosetti, dedicato all’ultima vittoria della Juventus, quella dello scudetto n. 30 “sul campo”.
Una piacevole lettura, con passaggi a volte scontati, che ripercorre le gesta dei protagonisti dell’ultimo campionato dove l’autore non dimentica di fare i soliti richiami al passato “da dimenticare”; il passato di calciopoli, le richieste di risarcimento i danni, i conflitti con la Federazione.
Questo libro è stato pubblicato prima della deflagrazione della “scommessopoli” di Antonio Conte. Crosetti in quel frangente accusa non velatamente la Juventus di aver voluto una contrapposizione gratuita, quasi inutile, con la Federazione (cosa avrà mai da lamentarsi la Juventus?).
I fatti, quelli reali e non filtrati dai media, sembrano smentire questa gratuità che vuole la Juventus proporsi contro le istituzioni sportive, ancor più dopo la persecuzione ai danni di Antonio Conte, anche per chi considera, quanto già patito dal 2006 non sufficiente per motivare quel rancore tanto inviso al giornalista.
A volte far passare un messaggio errato può essere ancor più semplice attraverso racconti di celebrazione come questi. Si parla di vittoria scudetto e si affiancano, quasi per caso, argomenti di ben altro spessore.
Crosetti parla dei temi legati in qualche modo a calciopoli e alle varie recriminazioni del mondo bianconero in modo soft; molto più soft rispetto alle sue battutine su twitter o ai commenti istantanei sul web, ma significativo comunque di un chiaro pensiero, di una condotta che sembra essere il marchio di fabbrica di alcuni giornalisti sportivi, laddove si intravede lo “spauracchio” della giustizia, che quelli ironicamente animati da “orgoglio gobbo” continuano a chiedere a gran voce.

Alcuni passaggi del libro:

Questa è una storia di orgoglio e passione di pazienza e speranza, di veemenza e rabbia. Questa è la storia di un riscatto e un ritorno: è la storia della Juventus tornata Juventus. Dopo le amarezze di calciopoli, la retrocessione decisa dalla giustizia sportiva, gli scudetti tolti a tavolino e due umilianti settimi posti, la squadra più amata e odiata d'Italia è di nuovo protagonista, grazie al memorabile duello con il Milan vissuto fino all'ultimo respiro.
Questa è anche la storia di un'identità ritrovata. Un giovane presidente che si chiama Agnelli, un allenatore carismatico come Antonio Conte, un regista come Pirlo, un guerriero come Vidal, e poi il canto del cigno di Del Piero, la seconda giovinezza di Buffon, la difesa blindata, gli estri di Vucinic, il sacrificio degli attaccanti, il nuovo stadio: tutto questo rappresenta la forza, e la vendetta della Vecchia signora del calcio..

A differenza di altri Presidenti che vivono il ruolo con competenze soprattutto manageriali, il giovane Agnelli è anche appassionato di calcio. Ci capisce, come si dice in questi casi. Con ironia assai popolare, già nei primi mesi della sua presidenza ha rivendicato "l'orgoglio gobbo" come valore fondante. E questo è molto piaciuto ai tifosi, stanchi della gestione fredda, e quasi fallimentare dal punto di vista sportivo, di Cobolli Gigli e Blanc, i quali peraltro hanno riportato la Juve in serie A dopo la tempesta di calciopoli e hanno concluso le operazioni finanziarie e commerciali legate alla valorizzazione dello Juventus Stadium. Ma la gente vuole vincere, non arrivare al settimo posto: posizione in classifica inizialmente condivisa da Andrea Agnelli nel suo breve tratto di presidenza. Però era chiaro che il nuovo capo bianconero sarebbe stato giudicato dalla stagione seguente, la sua prima davvero operativa e il risultato finale va oltre le previsioni di tutti.
Il presidente ragazzino piace ai tifosi per l'impeto e la grinta. . Ha commesso qualche errore di gioventù, come l'eccessivo accanimento nell'affrontare la Federcalcio nella questione legata ai risarcimenti milionari, dopo i due scudetti tolti ai bianconeri e la relativa retrocessione; avrà pure sbagliato i modi e i tempi della gestione Del Piero, che proprio non doveva diventare un caso; ma ha saputo costruire una squadra degna del suo passato, scegliendo come allenatore Antonio Conte, e un manager esperto e capace, Giuseppe Marotta. Due mosse perfette....

Andrea Agnelli ricorda Giraudo nel modo di battere il pugno sul tavolo, quando è il caso. Con lui la Juventus è tornata a farsi ascoltare nei palazzi del potere, anche a costo di un conflitto con le istituzioni sportive che prima o poi andrà sanato; gli oltre 440 milioni di euro chiesti dal club bianconero come risarcimento dopo calciopoli . sono una linea del Piave che dovrà essere superata.

Il presidente Andrea Agnelli non è mai spinto ad accuse dirette e gravi, ma allo stesso tempo non ha mai discusso il suo spirito battagliero. A chi, prima dell'ultima esaltante stagione, gli chiese; presidente, ma la Juve ha vinto 29 scudetti o 27? Agnelli rispose senza il minimo dubbio:"Ne abbiamo 29 e anche quelli che ci sono stati tolti li avevamo vinti sul campo e con pieno merito. Li sentiamo nostri quanto gli altri". Non si tratta solo di una discrepanza aritmetica, è il segno tangibile della distanza tra il club bianconero e la Federazione italiana giuoco calcio. Prima o poi, questo spazio andrà in qualche modo colmato, anche perchè la Juventus non può certo chiamarsi fuori dall'organismo che governa il primo sport nazionale...

La Juve ha presentato un esposto all'Uefa, ancora e sempre, per quel benedetto titolo del 2006...

La bravura della Juve è stata ritrovare la propria storia, una linea di continuità con le epoche più gloriose , e nello stesso tempo il valore di una lezione imparata dalle sconfitte sui campi della provincia, dentro stadi un po' cadenti, con le tettoie ondulate e i balconi appesi oltre il campo, pieni di gente che si affacciavano per vedere una leggenda sportiva finalmente umana, anche nella debolezza. Che poi sia diventata forza, è la prova che lo sport è sempre una porta spalancata per chi ha coraggio...


Una linea, quella con il passato, che dovrà essere superata ma solo quando sarà possibile definirla con la giustizia, quella vera e non con quella imposta dal sentimento popolare e dalle chiacchiere da bar.

 
 
 

     

 

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