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Messaggi del 01/10/2012

CdA Juventus, ecco la lista proposta da Exor

Post n°6529 pubblicato il 01 Ottobre 2012 da nadir63l
 

Fonte: ANSA
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Exor, l'azionista di maggioranza della Juventus, ha depositato oggi le liste dei candidati per CDA e Collegio sindacale bianconeri. Oltre ai nomi già noti nell'attuale Cda (dal presidente Andrea Agnelli, all'ad Beppe Marotta, a Pavel Nedved, Aldo Mazzia, Camillo Venesio), ci sono alcune new entry, divise per competenze: Paolo Garimberti si occuperà della parte media e comunicazione; Giulia Bongiorno gestirà l'area legale, Maurizio Arrivabene quella commerciale-marketing, Assia Grazioli-Venier il settore digitale e web, Enrico Vellano curerà gli aspetti finanziari e le evoluzioni societarie in Borsa. Venesio, Arrivabene, Bongiorno, Garimberti e Grazioli-Venier hanno lo status di indipendente. Paolo Piccatti, Silvia Lirici (commercialista tributaria) e Roberto Longo compongono la prima sezione dei candidati sindaci, mentre come supplenti sono stati proposti Roberto Petrignani e Nicoletta Paracchini (già sindaco di Exor spa, finanziaria quotata in borsa). Sarà l'Assemblea dei soci della Juventus del prossimo 26 ottobre a decidere l'elezione dei candidati proposti per il nuovo CDA.

 
 
 

Scommessopoli come calciopoli, nulla č cambiato...

Post n°6528 pubblicato il 01 Ottobre 2012 da nadir63l
 

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Immagine IPB

Un ritorno a calciopoli, alle ragioni mai comprese dello scandalo, alle giustificazioni che si spingono oltre le regole sportive e la giustizia: basta leggere le notizie degli ultimi giorni per capire che nulla è cambiato dal 2006.
D’altra parte non poteva cambiare se a far rispettare le regole ci sono sempre le stesse persone con gli stessi metodi, aiutati dalle stesse penne di quella stampa volta a rinfocolare il sentimento popolare.

Con la lettura delle motivazioni su Drascek e Vitiello (ex Siena), ritroviamo un assunto tanto caro alla giustizia sportiva: la “voce” dell’ambiente usata per giustificare una condanna . La Corte di Giustizia Federale motiva la condanna a Drascek e Gheller fondando la propria decisione sull'incontro tra i due e Carobbio prima della gara Novara-Siena: "Ha una valenza significativa se considerato nel coacervo di tutti gli altri elementi acquisiti in sede di indagine; già prima di quell'incontro, girava nell'ambiente la "voce" che la partita potesse essere oggetto di accomodamento".
Fa paura pensare che oggi, anche se parliamo di giustizia sportiva, si può giustificare una condanna per delle voci in un ambiente che vive di chiacchiere da bar.

Non so più quante volte abbiamo letto che nel procedimento sportivo l’onere della prova è invertito, cioè che tocca a chi è accusato dimostrare l’innocenza e quante volte, codice sportivo alla mano, non ne abbiamo trovato traccia (quale è questa norma?). Sembra più un assunto giornalistico che in mancanza di argomentazioni viene utilizzato per giustificare una certa presa di posizione. Eppure, la Corte l’ha messo nero su bianco nelle motivazioni seguite al ricorso di Gheller (Palazzi l’ha deferito per illecito poi trasformato successivamente in omessa denuncia). Scrive:
"Nessun concreto elemento di contestazione il Gheller ha portato a supporto di quanto evidenziato in primo grado, in merito al fatto che egli risultava unicamente aver dato conferma al Carobbio dell'esistenza dell'accordo in merito al pareggio, senza poi prendere peraltro parte alla gara".
Ma da cosa doveva difendersi? Ovviamente dalle parole di Carobbio. Quelle rilasciate davanti al procuratore federale: «Ricordo che, oltre a parlarne con l’intera squadra durante la riunione tecnica, ne parlai, singolarmente al campo, con Bertani e Gheller del Novara, prima della partita». Quelle rilasciate davanti al pm: «Quando riferisco di avere parlato al campo con Bertani e Gheller del Novara voglio dire che prima di giocare ho chiesto una sorta di conferma di un accordo che comunque era già stato concluso».
Come ci si difende dalle parole di chi viene ritenuto super credibile?

Lascio alla fine le vittorie a tavolino e le scelte sbagliate, quelle dettate dall’emotività . Ho sorriso nel leggere un editoriale del 24/09 di Palambo ed ammetto che molto probabilmente, senza conoscere la vera storia di calciopoli, non avrei nemmeno notato la finezza. Scrive, in riferimento alla decisione del giudice Tosel sulla vittoria a tavolino della gara tra Cagliari-Roma non disputata per i noti motivi legati all’agibilità dello stadio: “..Il giudice sportivo Tosel ha scelto la via più breve, soprassedendo all’ipotesi di tenere sub judice il risultato della partita, in attesa che l’inchiesta aperta dalla Procura federale facesse il suo corso (e che gli animi si raffreddassero un po’). Difficile dargli torto, anche se l’impressione è quella di una scelta in qualche modo un po’ emotiva".
Ricorda un po’ quelle inchieste ad orologeria, dove per qualcuno si attende fino a prescrivere il reato mentre per altri si arriva velocemente alla condanna sbandierando l’autonomia della giustizia sportiva.
Il fatto che a beneficiarne in questa circostanza, sia stata la Roma di Zeman, pur nella singolarità del caso, non è certamente un fatto casuale. Non è cambiato niente: in base al beneficiario si decide come agire.

Prosegue Palombo, ricordando quel refrain delle vittorie a tavolino, questa volta ben circoscritto dalla morale: ”Vincere a tavolino non è mai una cosa bella. E’ la sconfitta di tutti. Ma non è detto che lo 0-3 sia destinato a restare tale. Una piccola ricognizione presso autorevoli interlocutori adusi maneggiare la giustizia sportiva, ci dice infatti che la decisione assunta da Tosel è quantomeno oggetto di vivaci dibattiti".
Precisiamo: tutte le vittorie a tavolino, anche quelle non citate in questo pezzo, non sono una bella cosa. Peccato che nel 2006 il pensiero dominate vedeva come sacrosanto assegnare a tavolino uno scudetto della Juventus, meritatamente vinto sul campo, all’inter.

Ci ripropongono sempre la solita minestra riscaldata nel solito esercizio a perdere per il l’intero movimento calcistico chiedendoci di rispettare le decisioni della giustizia sportiva, anche se questo significa condividere il lavoro di un sistema marcio. E' questo il motivo delle nostre contestazioni, non vogliamo condividere un'ingiustizia. Oggi come nel 2006: nulla è cambiato se non il regresso del movimento nel suo complesso acclarato dai fatti e non più confutabile con le chiacchiere.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2535

 
 
 

JStadium, galą d'Europa: č debutto in Champions

Post n°6527 pubblicato il 01 Ottobre 2012 da nadir63l
 

Domani Juventus-Shakhtar: esordio nella massima competizione europea per il gioiello bianconero

JStadium, galà d'Europa: è debutto in Champions© LaPresse
TORINO - Che sera, domani sera. Champions League a Torino, la prima allo Juventus Stadium, uno degli impianti più belli e funzionali d’Europa tant’è che l’Uefa gli ha assegnato la finale della prossima Europa League. Un riconoscimento speciale per lo stadio di proprietà bianconera, pioniera in Italia. La Juventus, desiderosa di ben figurare, vuole stupire anche nella competizione più prestigiosa del continente. E ci arriva dopo il 4-1 rifilato alla Roma. Nel nuovo catino dello Juventus Stadium si respirerà un’aria speciale, e finalmente si ascolterà quella musichetta tanto cara, per l’importanza della manifestazione e per l’impianto che, dopo aver creato invidia a molte società italiane, si presenta in tutta la sua bellezza all’Europa pallonara. [...]

IL TOP - Juventus-Shakhtar è il match giusto per il debutto dello Juventus Stadium: una gara che si preannuncia avvincente contro gli ucraini di Lucescu. Festa in campo e sugli spalti per il galà bianconero con l’impianto che farà bella mostra di sé, all’altezza dei più importanti stadi d’Europa. Che sono più capienti, certo, ma la casa della Juve non sfigura al loro cospetto. Come l’Old Trafford, per esempio, uno dei due stadi inglesi che ha ricevuto le cinque stelle dall’Uefa: con i suoi 76mila posti a sedere è il secondo impianto più capiente in Inghilterra dopo Wembley, guarda caso sede della finale della Champions 2012-13. [...]

 
 
 

Franzo Grande Stevens, il POTERE del patteggiamento...

Post n°6526 pubblicato il 01 Ottobre 2012 da nadir63l
 



Immagine IPB

di M. Rocca

Pochi lo ricordano ma in quella maledetta giornata del maggio del 2006, il primo a sentenziare “siamo con la squadra, forte sul campo e con l’allenatore” fu proprio lui, Franzo Grande Stevens, per oltre quattro decenni «l’avvocato dell’Avvocato», forse a suggerire al tremebondo J.J.P. Elkann la modalità di condanna della Juventus in stile Anglo-napoletano.
Il regista o il tutore, il boss o il garante che, mentre il “predestinato” balbettava la scomunica ed altri componenti della banda impazzavano con gli assolo dalle televisioni ai giornali, resta nell’angolo più oscuro del palco per accertarsi che il copione venga rispettato, per dettare il ritmo di una sequenza preordinata, dopo aver intimato il “ciak, si gira”.
A fianco della famiglia Agnelli, e con Gianluigi Gabetti, ha anche gestito la discussa operazione Equity Swap, che permise alla dinastia di conservare il controllo della Fiat dopo la forzata conversione in azioni agli Istituti di Credito del maxiprestito bancario nel 2005. Operazione per cui sarà riprocessato per aggiotaggio dopo la recente decisione della Cassazione secondo cui la sentenza del Tribunale di Appello di Torino fu eccessivamente indulgente nei confronti dei “2 grandi vecchi”, ma nel febbraio 2013 la prescrizione (paradiso dei Farsopolisti) che incombe benevola porterà la pace eterna.
Insomma, Grande Stevens sta all’impresa familiare come il Papa a San Pietro.

Non ha quasi mai rilasciato interviste (se ne contano 3 o 4 nella sua vita) e quella da cui traggo spunto e commento alcuni passaggi è uscita qualche giorno fa sull’ Eco del Chisone (altro vezzo Anglo-napoletano), che si apre con questa deflagrante (per il “normalizzato medio”) overture:
Domanda: “Ma, avvocato, gli scudetti della Juventus sono davvero trenta come sostiene il presidente Andrea Agnelli? “
Risposta: “Certo, gli scudetti li hanno vinti in campo: non ci furono mica delle combine. Se poi ci sono state irregolarità non hanno mai riguardato la società”.
Ma come dimenticare la sua benedizione immediatamente successiva alla sentenza Ruperto (quella della sommatoria di art.1) “moderata nelle motivazioni, ma i trenta punti di penalizzazione sono troppi…”?
Mi piacerebbe rifletteste sull’uso del termine “moderata”.
Un mio amico matematico dice che uno con due facce, ne ha una sicuramente di tolla, nel caso in specie penso sia un buonista (il mio amico).

Altra domanda: “E sulla vicenda Conte sarebbe opportuno un passo indietro dell’allenatore dopo i dieci mesi di sospensione?”
Risposta : “Personalmente, al posto di Conte (che ha sempre sostenuto di non essere responsabile di nulla - n.d.r.) avrei accettato un patteggiamento, che so di quattro mesi, ed avrei risolto il problema. Praticamente un compromesso per evitare di andare sotto processo. Avvocati che abbiano una certa esperienza devono considerare ogni cosa, anche l’eventualità che ci sia una condanna, seppur ingiusta”.

Domanda: “Allora le sentenze si discutono!”
Risposta: “Eh si, infatti se molte sentenze vengono riformate vuole dire che anche i giudici possono sbagliare”.
Patteggiare, patteggiare questo è il verbo da applicare. La linea allegra (o smile detto all’anglo-napoletana) e patteggiona della società Juventus post 2006 l’avrà inventata lui, Lapo o Pippo Baudo? Di certo Zaccone e Briamonte ne sono stati gli interpreti più religiosamente ossequiosi.

Altra domanda: “C’erano fondi mascherati degli Agnelli se nel settembre del 2010 madre e figlia hanno concordato un pagamento all’Agenzia Delle Entrate di 100 milioni di euro per mettere la parola fine sull’indagine fiscale in corso?”
Risposta: “Quella è un’operazione fatta a suo tempo con la quale il Fisco sostenne l’abuso del diritto e per evitare una lunga causa si è arrivati ad un compromesso con il pagamento rateale da parte della società”.

Anche in questo caso un patteggiamento, che viene ovviamente indirizzato nell’interesse di qualcuno. Ma se questo qualcuno non è il soggetto imputato allora questa discrezionalità nell’utilizzo diventa altro: è il perno intorno al quale ruota un potere.
Mi spiego, è evidente chi sia il qualcuno che ha interesse a transare il versamento di 100 per chiudere gli accertamenti in una vicenda in cui di milioni off shore ne mancano all’appello dieci o venti volte tanti. Risulta meno evidente quando patteggi per chiudere una vicenda come quella di un falso in bilancio che non c’è (Juventus ante 2006 e lo certifica la sentenza dello stesso giudice). Il sospetto che sia sempre lo stesso soggetto a beneficiarne (quello che ha versato solo 100) diventa certezza, solo che qui l’interesse è di depistare cercando di favorire la condanna dei vecchi dirigenti. Perché altrimenti?
Ma quello che da mesi non mi spiego è perché mai avrebbe dovuto patteggiare Conte? Quale era l’interesse di quel qualcuno (quello che, bontà sua, versa 100) in questo caso? Sostenere che i cattivoni della FGCI sono potentissimi e che anche nel 2006 non si poteva fare di più, anzi sarà meglio che “guardiamo avanti”?
E’ un fatto che sono anni che chiediamo chiarezza su Farsopoli, e sugli ambigui comportamenti dei nostri proprietari nella vicenda.

Un’ultima domanda: “John Elkann è molto diverso dal nonno? “
Risposta: “Certo, è un’altra generazione. E’ un ragazzo a posto. Ha avuto un’educazione internazionale. Nato a New York, primi anni in brasile (parla anche il portoghese), liceo in Francia, Ingegneria al Politecnico di Torino… Poi si capisce, i giovani possono anche avere un desiderio di visibilità, ma questo è normale. Umberto Eco ha scritto bene al riguardo affermando ‘Oggi si ricerca la notorietà più che la reputazione’. Ha perfettamente ragione. Il mondo cambia, anche tra gli avvocati. Molti giovani pensano a che si parli di loro, come i magistrati, tutti con la mania di andare in televisione”.
A Briamonte fischieranno le orecchie a John Elkann scapperà la pipì. A proposito, Umberto Eco con Franzo Grande Stevens è stato anche promotore del circolo politico e culturale «Libertà e Giustizia», insieme a Guido Rossi (!), Carlo Debenedetti, Leopoldo Pirelli, Giandomenico Lepore e tanti altri, su cui dispensò la seguente battuta : “Libertà e Giustizia non è una lobby ma piuttosto una mafia".
Più che una battuta direi un lapsus.

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