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Messaggi del 04/10/2012

«Calcio italiano da cambiare. La Juve lo sta gią facendo»

Post n°6542 pubblicato il 04 Ottobre 2012 da nadir63l
 

Il presidente bianconero, Andrea Agnelli: «Il trentesimo scudetto e la Supercoppa sono ormai alle nostre spalle ed è più opportuno guardare al futuro, con la consapevolezza di aver intrapreso la strada giusta per la nostra società»

«Calcio italiano da cambiare. La Juve lo sta già facendo»© LaPresse
TORINO - "È fondamentale che la Juventus torni a essere un modello non solamente sotto il profilo gestionale e sportivo, ma che essa possa nuovamente raggiungere un equilibrio economico-finanziario per garantire agli azionisti ed ai suoi milioni di tifosi una prospettiva di medio-lungo termine adeguata alla sua storia": lo afferma il presidente bianconero, Andrea Agnelli, in una lettera che ha indirizzato agli azionisti in vista della prossima assemblea del 26 ottobre.

RICAVI - "Il fronte dei ricavi - scrive Agnelli - dovrà essere maggiormente sviluppato al fine di garantire una competitività a livello continentale: l'accesso alla Uefa Champions League ci aiuterà nel raggiungimento di questo obiettivo, ma non dovrà essere l'unico. Crediamo infatti - ha concluso - che le potenzialità del calcio e della Juventus siano elevate, ma dovranno essere sostenute anche da uno scenario mutato e rinnovato in profondità".

RIFORME - "Il tema delle riforme del sistema del calcio professionistico italiano ed europeo è assolutamente imprescindibile". Lo scrive il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, in una lettera agli azionisti. Nella lettera Agnelli indica le priorità: "Governance a livello di Lega di Serie A e a livello di Figc, tutela rigorosa dei marchi, costruzione o recupero degli impianti sportivi, riforma dei campionati e del calcio giovanile, legge sul professionismo sportivo e, infine, giustizia sportiva efficace e in grado di tutelare realmente sia chi investe nel calcio sia i valori inderogabili dello sport". "Sono queste - prosegue Agnelli - alcune delle tematiche in cui il vostro management sta profondendo uno sforzo quotidiano attraverso un dialogo vigoroso ma rispettoso con le Istituzioni. Ecco perchè credo che la mia presenza nel board della European Club Association (ECA) possa dare un contributo al dibattito che da troppo tempo langue soprattutto nel nostro Paese".

LO JSTADIUM - "Lo Juventus Stadium ha iniziato a dare i suoi frutti, contribuendo in maniera sensibile ai margini del conto economico sia per quanto concerne i ricavi da gare sia per quanto attiene ad un ritrovato appeal del marchio Juventus, che potete rilevare dall'aumento dei ricavi da sponsorizzazioni e pubblicità": lo scrive il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, in una lettera agli azionisti. Il presidente bianconero evidenzia come lo stadio, il museo, il liceo per i ragazzi del settore giovanile e il progetto di riqualificazione dell'area Continassa, adiacente allo Stadium, presentato proprio ieri, (vi saranno ospitate la sede e il centro di allenamento della prima squadra) siano "le prove tangibili dell'innovazione che intendiamo promuovere". "Èimpensabile, tuttavia, - aggiunge Agnelli - che il contesto italiano in cui la società opera non trovi la capacità di riformarsi e di trovare nuovo slancio. Sarebbe un errore capitale nei confronti di uno dei primari settori di attività in Italia in termini di fatturato e gettito fiscale. L'Italia purtroppo sta già perdendo collettivamente terreno come il ranking Uefa sentenzia con spietata chiarezza".

30 SUL CAMPO - "Non esiste soddisfazione più grande per tutti noi, tifosi, azionisti, manager, dipendenti e tesserati, di quella che abbiamo provato quando abbiamo visto i nostri colori bianconeri aggiudicarsi nuovamente il Campionato Italiano e, questa estate, la Supercoppa Italiana": lo ha scritto il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, in una lettera agli azionisti del club. "Da troppi anni aspettavamo una vittoria sul campo - prosegue il presidente bianconero - ma il trentesimo scudetto e la Supercoppa sono ormai alle nostre spalle ed è più opportuno guardare al futuro, con la consapevolezza di aver intrapreso la strada giusta per la nostra società. Il calcio italiano deve cambiare, la Juventus lo sta già facendo".

SVILUPPO - I risultati del bilancio 2011-2012 "indicano un'inversione di tendenza molto marcata rispetto al bilancio precedente, in linea con il piano di sviluppo predisposto nella stagione 2010-2011". È il pensiero espresso da Andrea Agnelli in una lettera agli azionisti della Juventus (che chiama "cari campioni d'Italia"). "Questo risultato - prosegue il presidente del club bianconero - è merito innanzitutto vostro, che avete garantito a questa società e a questo management le risorse necessarie per ripartire dall'impasse, grazie all'aumento di capitale integralmente sottoscritto non solamente dall'azionista di maggioranza Exor, ma anche dalla gran parte degli altri azionisti".

 
 
 

Criscitiello: "Se Carobbio vuole parlare paghi lui. Volevo un faccia a faccia con Conte in tv"

Post n°6541 pubblicato il 04 Ottobre 2012 da nadir63l
 

© foto di Federico De Luca

E' stato il primo, e forse anche l'ultimo, ad essersi schierato dalla parte della Giustizia, prima, e di Conte, poi. Michele Criscitiello, 29 anni, responsabile della redazione Calcio di Sportitalia, e Direttore di TuttoMercatoweb, si è sbilanciato portando prove e proseguendo l'inchiesta. Nella sua trasmissione ha portato, un mese e mezzo fa circa, l'unica testimonianza utile al processo: Salvatore Mastronunzio che a Sportitalia sconfessò la Procura Federale sulle motivazioni di accusa ad Antonio Conte. la Juventus chiese la registrazione del programma a Criscitiello, per conto dell'Avvocato Bongiorno. E oggi si chiede di ascoltare proprio l'ex attaccante di Siena e Spezia.

La Redazione di TuttoJuve.com ha contattato Michele Criscitiello, dopo una sua dichiarazione di ieri nel corso della trasmissione "Calcio & Mercato" su Sportitalia.

"Non abbiamo soldi per darli a Carobbio, anzi PIPPO, e se anche li avessimo avuti non avremmo dato neanche un centesimo di euro per intervistarlo".

Questa frase ha fatto il giro del web e sulla pagina ufficiale di twitter del giornalista, in molti si sono complimentati con lui.

Criscitiello, davvero non spendereste un centesimo per avere Carobbio in studio?

"Ovvio, mica dico una cosa e poi cambio idea la notte. Se vuole venire in studio, GRATIS, è ben accetto. A patto che non chieda domande materasso e concordate. Vogliamo sentirlo perchè sappiamo le domande da fare e soprattutto vorremmo capire come mai non sono emerse tante incongruenze nelle sue dichiarazioni. Ripeto: a pagamento noi non intervistiamo nessuno. Noi i soldi ce li sudiamo e non li buttiamo. Se altri sono per i soldi facili, allora, facciano pure".

Non sono tanti 15.000 euro per un'intervista?

"Se dicesse verità vai pure ma se dice quello che vuole con domande concordate diventa una sceneggiata. E poi il giornalismo è caduto proprio in basso. Mi hanno sempre insegnato a fare scoop e portare le testimonianze vere. Se uno paga dov'è la bravura di un cronista? Anche io vorrei Miss Mondo ma se per averla devo pagare che sfizio c'è?"

E' vero che avevi proposto un confronto in diretta tv tra Conte e Carobbio?

"Più o meno. Qualcuno da Bergamo mi ha detto che Carobbio sarebbe venuto ospite mio in tv ma da quando ho avuto la malsana idea di proporre il faccia a faccia non ho avuto più notizie. Conte, invece, avrebbe dato il consenso. Ho salutato il Mister dopo Udinese-Juventus e ho parlato a lungo con Angelo Alessio. La situazione di Angelo è diventata ancor più grottesca".

Ormai sei l'idolo dei tifosi juventini...

"Solo perchè chiedo di vedere le carte, perchè faccio domande scontate e vorrei la verità in tutti i casi? Allora grazie! Sono contento che i tifosi della Juve mi facciano tanti attestati di stima, è evidente, ma non lo faccio perchè sono juventino (tifo Avellino e in serie A ammiro l'Udinese) ma Conte non può pagare colpe non sue e altri che sono finiti in carcere giocano a calcio o tornano tra un anno. E poi facciamola finita con falsi moralismi. Nelle ultime giornate di campionato, aprite i libri di storia, e vedete come sono finite quasi tutte le partite. Io sono quello insultato da tanti binconeri quando criticavo due anni fa Marotta e il mercato della Juve. Non parlo per presa di posizione ma per le idee che ho, dopo aver studiato. Ciò non vuol dire che ho ragione, anzi, ma almeno ragiono con la mia testa."

 
 
 

Il computer di Tavaroli.....

Post n°6540 pubblicato il 04 Ottobre 2012 da nadir63l
 

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Immagine IPB

di G. Fiorito

Le dichiarazioni rese da Cipriani intorno ai dossieraggi illegali Telecom hanno spinto Oliviero Beha, Tuttosport e Luciano Moggi a compiere alcune riflessioni che spiegherebbero la genesi del processo di calciopoli nell’attività di intelligence che Moratti commissionò a Tavaroli e Cipriani alla fine del 2002. Una tesi affascinante, che trova riscontro nell’inquietante similitudine che ne deriva sovrapponendo i risultati di quello spionaggio al castello accusatorio edificato da Narducci e Beatrice in virtù delle indagini dei “Magnifici 12”.

Il 15 settembre 2006 La Gazzetta dello Sport annunciava l’apertura di un fascicolo di indagini della FIGC per ipotesi di violazione dell’art 1 del CGS sulla vicenda Inter-De Santis-Vieri, chiudendo l’articolo con queste osservazioni: “L’argomento interessa, intanto, anche la Procura di Napoli che nel 2004 proprio a Tavaroli si rivolse per comunicare le intercettazioni delle utenze di Moggi, Bergamo, Pairetto. Sì, proprio a Tavaroli che era a capo del Cnag, il centro nazionale autorizzazioni giudiziarie della Telecom, che quindi venne a conoscenza dell’indagine che i magistrati Beatrice e Narducci stavano conducendo proprio sulle stesse persone. Una coincidenza, chiaramente, ma che alla luce degli ultimi sviluppi diventa inquietante: Tavaroli ha detto ai pm che lui riferiva tutto a Carlo Buora, amministratore delegato Telecom e vice presidente dell’Inter”. E’ davvero così? O è accaduto che alcune informazioni rimbalzassero tra magistratura e Telecom, passando per il CNAG, come fa la pallina in una partita di ping pong tra i giocatori?

Nell’estate del 2001 Tronchetti Provera acquisisce la Telecom. Alla fine del 2002 Moratti, secondo le testimonianze rese in giugno e settembre al processo Telecom di Milano da Tavaroli e Cipriani, commissiona al capo della sicurezza di Telecom e Pirelli i dossieraggi illegali, che verranno diffusi dai media nei primi mesi del 2003.
Nel 2004 la Procura di Napoli avvia le indagini sul campionato di calcio 2004/2005, che si chiuderanno ufficialmente il 12 aprile 2007.
Il 2 maggio 2006 una fuga di notizie sulla Gazzetta dello Sport inaugura ufficialmente calciopoli. Tra il luglio e l’agosto del 2006 la Juventus viene condannata alla serie B. Prima che Oriali e Recoba (il 25 maggio) patteggiassero sei mesi con la condizionale (poi convertiti in una multa di circa 24.000 euro) per aver falsificato il passaporto del calciatore uruguayano e per una patente ricettata senza che alla FIGC importasse qualcosa, la Repubblica con Mensurati (16 maggio) presentava urbi et orbi Nucini come “Il Che Guevara del calcio”, invece con Giuseppe D’Avanzo tratteggiava ampiamente l’affaire Telecom anticipandone tutti i risvolti con dovizia di particolari. L’articolo è del 23 maggio 2006 e da solo è tutto un programma:
L’inchiesta. Dall’Inter a Telecom i 100mila file degli spioni . Vi è magistralmente sintetizzata la vicenda Nucini-Facchetti, compreso il capitolo della denuncia alla Boccassini, ma non solo. Il rivolo del processo Telecom riguardante il mondo del calcio è definito “marginale” da D’Avanzo, poiché i dossier Telecom comprendevano migliaia di file riferibili a politici, uomini di finanza e banchieri, ai quali la magistratura ha potuto avere accesso per aver decifrato nove delle dieci password del computer di Cipriani, che in persona avrebbe svelato la decima.
Secondo Guido Vaciago di Tuttosport, il 3 maggio 2005 fu sequestrato un computer di Tavaroli, che fu fatto pervenire a Roma con decreto del 9 maggio del pm Napoleone che indagava sullo scandalo Telecom, in via In Selci, presso la sede dei “Magnifici 12” di Auricchio. Leggendo l’articolo di D’Avanzo si direbbe che il computer di Tavaroli contenesse riguardo alle indagini di calciopoli le stesse informazioni di quello di Cipriani, che era il titolare della Polis d’Istinto alla quale erano stati commissionati i dossier. Collegando questa ipotesi con quanto scrive Andrea Pompili nel suo libro Le tigri di Telecom, è possibile aggiungere qualche altra riflessione.

Il 19 marzo 2002 viene ucciso Marco Biagi e gli autori dell’attentato di matrice terroristica inviano il 20 maggio la rivendicazione a 500 indirizzi circa di organizzazioni di politici e sindacati, utilizzando la posta elettronica. Questo particolare squarcia il velo dell’inadeguatezza dei sistemi di sicurezza utilizzati fino ad allora, facenti capo ai metodi militari e delle forze dell’ordine, inaugurando una serie di provvedimenti e di leggi che condurranno alla creazione nel 2002 del CNAG in seno a Telecom. Con il decreto legislativo n. 70/2003 si rendeva obbligatoria la denuncia di attività penalmente perseguibili rilevate nelle proprie reti, con il n. 196/2003 veniva rivista la legge sulla privacy e si profilava una consuetudine più conservativa sulle modalità di trattamento dei dati telefonici e di archiviazione che culminò con il decreto Pisanu. Ormai non solo qualsiasi telefonata, ma tutti gli accessi alla rete venivano tracciati integralmente e storicizzati per un periodo di 4 anni. Diventava arduo centralizzare tutte le richieste di dati, tracciamenti e intercettazioni necessari per un’indagine e richiesti dalla magistratura. Il Centro Nazionale per l’Autorità Giudiziaria rappresentò la soluzione al problema.
Secondo l’articolo di G. D’Avanzo, le attività di intelligence illegali al centro del processo Telecom erano date dalla possibilità di raccogliere anche “intercettazioni abusive” , di attivare cioè una “linea di ascolto” senza decreto giudiziario.

Sulla possibilità di compromettere i dati forniti dal CNAG, nel dicembre 2011 uno dei componenti il nucleo operativo dei carabinieri di via In Selci ha rilasciato un’intervista in forma anonima a Edmondo Pinna del Corriere dello Sport, affermando nel tentativo di spiegare l’anomalia dell’assenza di alcune intercettazioni nelle indagini: “C’erano perché ci sono le registrazioni. La cosa un po’ anomala è il server delle intercettazioni. E’ in Procura, a Roma, a Piazzale Clodio. Quando c’era qualche problema, e capitava spesso, telefonavamo a chi era in Procura: ‘Guarda, la postazione 15 qui non funziona, che è successo?’ ‘Vabbé adesso controllo....’. Dopo un po’ richiamavano da Piazzale Clodio: ‘Ti ho ridato la linea, vedi un po’. Andavi a controllare, magari avevi finito alla telefonata 250 e ti ritrovavi alla telefonata 280. E le altre 30? ‘Me le so’ perse...’”.
Inoltre D’Avanzo rileva che le schedature illegali sono basate sullo stesso sistema di indagine utilizzato per i casi di mafia e riciclaggio: l’accertamento di una sproporzione tra redditi dichiarati e beni posseduti. Esattamente il metodo impiegato per spiare De Santis.

Ma non è tutto. Nel maggio 2004 nasce il Tiger Team, costituito da gruppi di competenza all’interno dei quali operavano partecipanti che, come scrive Pompili, erano consapevoli del problema della sicurezza, ma senza che si potesse escludere “il fatto che prima o poi qualcuno svolgesse attività non proprio ortodosse” . Se teniamo presente che secondo l’autore del libro Le tigri di Telecom, il suo tutore e collaboratore Fabio Ghioni, che aveva avuto una formazione informatica e non militare, intendeva dare un’impronta “sportiva”ai suoi comportamenti, volendo indicare una connaturata mancanza di rispetto verso le procedure ortodosse, compresa la licenza di sorvolare sulle richieste di mandato dei magistrati, non è difficile chiarire i dubbi di D’Avanzo quando si chiede che uso si voleva fare dei dossier illegali. Almeno per quanto riguarda il calcio, che è l’argomento che ci compete, calciopoli è la risposta.

Anche la vicenda Vieri si inquadra bene in questa storia di spie. I pedinamenti del calciatore iniziarono all’alba del nuovo millennio e, secondo le affermazioni della signora Plateo, si integrarono con intercettazioni telefoniche fatte eseguire negli anni seguenti, proprio mentre l’esercizio della security andava trovando nuove soluzioni informatiche all’interno di Telecom. Cipriani ha testimoniato al processo di Milano che chi gli commissionava i dossier,esigeva dalla sua agenzia investigativa dati continui raccolti in maniera tradizionale da confrontare con i risultati dell’attività di intercettazione anche nel caso di Moggi. Che poi Tavaroli e Cipriani non agissero per proprio conto, ma secondo gli interessi di Telecom e Tronchetti Provera, è confermato dalla sentenza Panasiti.

Scrive Moncalvo nel riannodare le fila dell’affaire Telecom a proposito del computer di Tavaroli pervenuto presso la procura di Roma: “Ricordiamo che Telecom aveva ai suoi vertici Tronchetti Provera e Buora (dirigenti anche dell’Inter), il commissario della Federcalcio era il prof. Guido Rossi (dirigente dell’Inter) e l’investigatore principale dell’ufficio diretto da Francesco Saverio Borrelli era il tenente colonnello Federico Maurizio D'Andrea, comandante della Guardia di Finanza di Bergamo. Pochi mesi dopo quel suo incarico all’Ufficio Inchieste viene assunto come altissimo dirigente proprio da Telecom, come capo della security e dell’intelligence interna ed esterna. Il governo Berlusconi nell’agosto 2011, senza obbligarlo a lasciare Telecom, lo ha nominato presidente della Sogei, la società di informatica (già di proprietà Telecom e ora interamente controllata dal Tesoro) che gestisce l'anagrafe tributaria dello Stato italiano”.

Il 26 maggio 2006 il Procuratore di Napoli affida a Borrelli, affinché possa condurre l’indagine della giustizia sportiva di calciopoli, gli “atti che si potevano dare” , con la selezione di telefonate indirizzate a evitare che le accuse da formulare contro la Juventus venissero prescritte. Il 21 luglio viene probabilmente inscenato il finto suicidio di Adamo Bove, 42enne dirigente della security governance di Telecom.
Il 22 giugno 2007 Palazzi archivia l’inchiesta sui dossieraggi illegali fatti eseguire dall’Inter con una formula sibillina: “non essendo emerse fattispecie di rilievo disciplinare procedibili ovvero non prescritte”, che diverrà la panacea della società vincitrice a tavolino dello scudetto 2005/2006. Quello gentilmente elargito da Guido Rossi, del quale il 17 maggio 2006, a un giorno dalla nomina a commissario straordinario della FIGC, Nicola Cecere per la Gazzetta dello Sport si compiaceva di scrivere: “Al potere un vero tifoso interista che evita il caffè al bar bianconero”.

Ciò che accade prima non è necessariamente l'inizio. (Henning Mankell)

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