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Messaggi del 15/10/2012

Scoperta a Milano la vera faccia del calcio...

Post n°6575 pubblicato il 15 Ottobre 2012 da nadir63l
 

glmdj


Immagine IPB

di G. Fiorito


Edizione straordinaria.
Che nel calcio italiano sia in atto un cambio di stagione lo si capisce da certe notizie che giungono, anche se smentite, a testimoniare l’interesse del Regno del Sol levante e di certi amici dell’amico Putin per le squadre meneghine, che dopo aver sperperato ingenti capitali nel calcio si ritrovano anni luce dietro la Juventus, la quale non solo si permette il lusso di giocare il campionato nello stadio di sua proprietà, ma è prima in classifica e imbattuta da oltre 45 giornate consecutive.

A far prendere aria agli armadi provvede il processo Telecom di Milano, che attraverso le dichiarazioni di Tavaroli e Cipriani ha spalancato le ante e fatto uscire certi scheletri accuratamente ricacciati dentro e chiusi a chiave a doppia mandata.
Che ci fosse qualcosa di troppo nelle ultime dichiarazioni di Cipriani, lo avevamo capito quando si era lasciato sfuggire che l’Inter ha macchinato dietro le quinte del calcio con fare da 007 e senza licenza di uccidere fino al 2006, quando lo scoppio di calciopoli avrebbe posto fine ai suoi passatempi extra una volta ottenuto lo scopo: utilizzare gli scarsi elementi raccolti per inchiodare alla sbarra gli avversari di sempre, quelli impossibili da battere sul campo.

Siamo d’accordo che la pausa campionato faccia mancare qualche titolo al Corriere dello Sport, complice la sfiga che quest’anno si accanisce su Alonso rinverdendo un proverbio delle mie parti per il quale l’albero pecca e i rami ricevono (i castighi del fato), ma un poco di meno che si rimedi con alcune dichiarazioni di chi la faccia da onesto l’ha perduta da un pezzo e per sempre.
Secondo il Corriere dello Sport la notizia sarebbe che Moratti ha attaccato la Juventus e il suo presidente nel corso della trasmissione sportiva della RAI “5’ di recupero”, schierandosi al fianco della FIGC nella difesa del suo operato, con particolare riguardo alla richiesta che Andrea Agnelli avrebbe lanciato di riformare la giustizia sportiva, spesso responsabile di colpire gli interessi bianconeri.

Prima di effettuare l’ennesimo excursus sulle numerose parole famose proferite in questi anni dal mandante dello spionaggio illegale dell’Inter, una domanda al direttore Paolo De Paola, che all’inizio dell’estate è arrivato diritto da Tuttosport: a suo avviso la prima pagina di uno dei tre massimi quotidiani sportivi italiani, merita di riciclare una notizia trita e ritrita? Inter e FIGC si presentano insieme da oltre un anno di fronte a tutti gli organi di giustizia che devono decidere intorno alla decisione di incompetenza della Federazione a revocare lo scudetto 2004/2005 assegnato a tavolino alla società nerazzurra, perorando la stessa causa contro le richieste che vengono dalle azioni legali intraprese a seguito dell’esposto che la Juventus ha presentato in data 10 maggio 2010.

Dopo le sentenze sportive del 16 luglio 2006, Moratti ebbe a dire: “Vogliamo lo scudetto perché è un diritto e perché deve essere chiaro al mondo intero che non tutti in Italia hanno fatto parte di un certo sistema. Lo scudetto ci spetta perché è necessario fare un distinguo fra chi ha portato avanti un certo sistema e chi invece si è sempre comportato secondo le regole: fra chi ha barato e chi è onesto” . Il 22 settembre confermava a Beccantini per la Stampa riguardo alla messa sotto sorveglianza illegale dell’arbitro De Santis: “Una persona si offrì di farlo. Conosceva alcune persone in grado di darci informazioni perché lavoravano al ministero dove aveva lavorato De Santis” . Quella persona era Giuliano Tavaroli, con il quale 4 anni prima si era incontrato presso la sede della SARAS per riferirgli di controllare se quanto l’arbitro in attività Danilo Nucini, in palese spregio dell’illecito che andavano ripetutamente commettendo, andava raccontando a Facchetti corrispondesse al vero e cioè che Luciano Moggi si servisse di alcuni arbitri per truccare i campionati. In ottobre il presidente nerazzurro riferiva a Borrelli, nel corso dell’inchiesta sui dossieraggi illegali Telecom nel mondo del calcio, che la FIGC avrebbe dichiarato chiusa nel prossimo giugno 2007, di quell’incontro e di quell’attività svolta per tutelare Facchetti, ma posponendola al 2003, nonostante i risultati fossero addirittura apparsi sui giornali nei primi mesi dello stesso anno. Il 4 settembre 2006, alla morte di G. Facchetti, Moratti si rivolgeva al “caro Cipe” ricordando come gli avesse chiesto “un giorno un po’ scherzando un po’ sul serio come mai non riuscivamo ad avere un arbitro amico” e come “mi rispondesti che questa cosa non potevo chiedertela, non ne eri capace”, poiché “non ne era capace la tua grande dignità, non ne era capace la tua naturale onestà”. Il 13 marzo 2012 la linea difensiva dei legali della società Internazionale nel processo con il quale De Santis chiede un risarcimento per essere stato spiato, risulta essere di totale addebito a Facchetti, “che si occupava di tutto”.

E’ un’abitudine di Moratti quella di compiacersi di doti che puntualmente vengono smentite dai fatti, seppure avallate dalla stampa. Per quanto Abete e tutta la FIGC si siano affannati in questi anni a salvare entrambe le squadre milanesi da situazioni che le vedevano coinvolte nel malaffare fino ai denti, Moratti ha sempre usufruito di un trattamento di favore stucchevole.
Nel maggio 2006 passò in cavalleria la condanna ad Oriali e Recoba, aiutati da Baldini a reperire conoscenze in grado di falsificare il passaporto del calciatore e ricettare una patente rubata alla motorizzazione di Latina. C’era la Juve da mandare in serie B, c’era il calcio da epurare dal sistema Moggi, sapientemente truccato da mostro e doppiato da mafioso 24 ore su 24 da giornali e televisioni. Un anno dopo si esauriva l’attesa della Federazione, sempre paziente quando si tratta di gente onesta che investe centinaia di milioni di euro nel calcio senza nemmeno vincere nulla, i processi per falso in bilancio, depenalizzato di fatto in grazia del decreto del governo Berlusconi, che riguardavano tante squadre di serie A giungevano a prescrizione e il CGS si dotava di due articoli che consentivano di pentirsi ed essere d’aiuto alle indagini. Inter e Milan, esperti in finanza creativa, la facevano franca meglio che nel 2006, avendo drogato campionati ai quali non avrebbero potuto iscriversi mediante l’acquisto, con soldi inventati, di grandi campioni e pur avendo svenduto persino il brand.

L’esposto di Agnelli riapriva nel 2010 il caso dello scudetto di cartone. Palazzi ci metteva un anno a recarsi da Moratti e invece di chiedergli un conto salato per aver spiato e danneggiato l’intero mondo del calcio italiano, che intanto si avviava ad assottigliare il ranking dell’UEFA, concordava con lui la stessa prescrizione sbandierata con l’archiviazione dell’inchiesta sui dossieraggi. In realtà tanto per dire, dal momento che lo stesso Abete, che in un sussulto di dignità si era ritrovato ad affermare che l’etica non si prescrive, si rifugiava nell’incompetenza, complici i 18 che sedevano nella commissione della FIGC disposti a ratificarla.

Dopo il tavolino del cartone veniva allora il tavolino della pace e fu offerta a Moratti la possibilità di rinunciare sua sponte a quel pomo della discordia che rimane lo scudetto 2004/2005.
I più ingenui avevano pensato addirittura che se un mostro come Moggi poteva dichiarare di voler rinunciare alla prescrizione, figurarsi un onesto come Moratti.
Niente da fare. Il presidente integerrimo rinunciava spavaldamente ma cautelativamente a questa opportunità, paro paro a quanto aveva fatto alla fine del maggio 2010, quando improvvisi impegni in America gli avevano impedito di deporre al processo di Napoli, dove era sempre sembrato ansioso di giungere per dire la sua e gettare addosso agli eterni rivali il frutto delle sue ossessioni, quelle che Cipriani ha classificato di “livello 1”. Tuttavia gli impegni oltreoceano gli lasciavano il tempo di incontrarsi con Narducci e Auricchio alla presentazione di un libro sui desaparecidos, suscitando ancora una volta tensioni etiche e dubbi che riconducono all’idea dell’avvocato Gallinelli che a ordire i processi non siano stati in questi anni né Palazzi, né Narducci, ma la security di Telecom, della quale Moratti è stato il mandante.

Nemmeno questa notizia è fresca, ma il Corriere dello Sport sarà disposto a darla in prima pagina?

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2568

 
 
 

Telecom_Cipriani. A conti fatti non sono prescritti

Post n°6574 pubblicato il 15 Ottobre 2012 da nadir63l
 

glmdj

Immagine IPB

di G. Fiorito

Se qualcuno pensasse ancora che il processo Telecom che si sta celebrando a Milano e calciopoli non corrono su due binari paralleli, cadrebbe in un grosso errore, soprattutto perché, come sulle linee ferroviarie, dove gli scambi rendono possibile infrangere la regola della geometria, è accaduto che si siano incrociati.

Arriva dalla città meneghina uno stillicidio di notizie che lentamente ma inesorabilmente sta ricomponendo il puzzle. Nel novembre 2011 Caterina Plateo, già segretaria del compianto Adamo Bove, morto dopo essere volato da un cavalcavia a Napoli in pieno svolgimento del processo della giustizia sportiva di calciopoli, confermava nella sua deposizione che la Telecom spiava i telefoni della FC Juventus, della GEA, della Football Management di Alessandro Moggi, di Ceniccola e della FIGC.
A giugno era la volta di Giuliano Tavaroli, che diceva finalmente la sua sotto giuramento dopo che la sentenza Panasiti del 28 giugno 2010 , come è scritto nelle motivazioni, aveva sancito che le operazioni di spionaggio illegale “non potevano essere frutto di una attività autoreferenziale del Tavaroli, bensì di un pieno e soddisfatto interesse aziendale e di esso Tronchetti Provera in particolare”. Tavaroli testimoniava in merito ai molteplici interessi riferiti alle attività sottoposte a giudizio a Milano e che coinvolgono settori della politica, della finanza e del giornalismo, ma riguardo a calciopoli era stato piuttosto perentorio, accusando il 6 giugno Moratti di essere il mandante dello spionaggio illegale dell’Inter svolto in collaborazione con Facchetti.
Passava una settimana e rincarava la dose, arricchendo di particolari lo scenario: era l’agenzia investigativa Polis d’Istinto di Cipriani a realizzare i dossier, pagati dalla Pirelli alla società con sede estera WCS Ltd nell’evidente maldestro tentativo di renderli non riconducibili all’Inter, pur essendo Tronchetti Provera, che nel frattempo risulta nuovamente indagato con l'ipotesi di ricettazione perché sospettato di avere ricevuto una serie di dati rubati ai tempi della battaglia per il controllo di Brasil Telecom, l’anello di congiunzione tra la Pirelli, la Telecom e la società nerazzurra.

Il 4 settembre 2012 la procura di Milano ha condannato l’Inter al pagamento di un milione di euro all’ex calciatore nerazzurro Vieri come risarcimento per lo spionaggio subito.
Le deposizioni dell’ex segretaria di A. Bove e dell’ex capo della sicurezza di Pirelli e Telecom inchiodano l’Inter, Massimo Moratti e il compianto Giacinto Facchetti alle loro responsabilità, ma è con la testimonianza di Emanuele Cipriani che si chiarisce il meccanismo degli spionaggi illegali, condotto con estrema professionalità, come farebbero la magistratura e la polizia per venire a capo di un caso di riciclaggio o evasione fiscale, metodi spesso utilizzati per risalire ai traffici illegali delle più efficienti organizzazioni malavitose. Il 27 settembre 2012 Cipriani ha testimoniato a Milano che fra il 2002 e il 2003 l'Inter ha commissionato indagini illegali su Luciano Moggi e Antonio Giraudo, Massimo De Santis, la Gea World di Alessandro figlio di Luciano Moggi, aggiungendo al carnet degli spiati il presidente della Reggina, Pasquale Foti. La testimonianza non risulta essere solo di contorno e conferma a quella di Tavaroli, ma sottolinea come fosse negli interessi della Società Internazionale portare avanti uno spionaggio detto di tipo industriale ai danni della concorrenza.

La presenza tra i soggetti illegalmente sottoposti a investigazione del presidente della Reggina riporta inesorabilmente al processo di Napoli, tanto che l’avvocato Gallinelli, legale di De Santis, ha sostenuto di aver ritrovato “le stesse radici di calciopoli , conferendo una matrice milanese alle indagini dei “Magnifici 12” e alle tesi accusatorie di Narducci e Beatrice: “È come se qui si fossero riciclate non solo teorie accusatorie, ma anche meccanismi investigativi e prove”. I soggetti sottoposti a spionaggio illegale erano pedinati fin sotto casa e subivano controlli sui loro conti correnti bancari e su quelli dei loro familiari. Il metodo di investigazione illegale prevedeva anche che i dossier realizzati dalla Polis d’Istinto fossero comparati con le intercettazioni fatte eseguire da Tavaroli.

Il 10 ottobre si è tenuto il controinterrogatorio delle difese e Cipriani non ha lesinato altri interessanti tasselli. Il dossier “Operazione Ladroni” era un dossier di livello 1, cioè della massima rilevanza, e come tale veniva informatizzato, cioè registrato su hard disk da Tavaroli.
Il 12 giugno 2012 Vaciago ha dato notizia su Tuttosport di un computer di Tavaroli sequestrato il 3 maggio 2005 e fatto pervenire a Roma con decreto del 9 maggio del pm Napoleone che indagava sullo scandalo Telecom, in via In Selci, presso la sede dei “Magnifici 12” di Auricchio, perché proprio lì fosse ispezionato.
C’è il luogo, c’è il momento, ci sono gli interessati. C’è l’anello di congiunzione che lega indissolubilmente il processo Telecom di Milano con gli autori materiali delle indagini che hanno dato luogo ai processi di calciopoli. Tanto da poter finalmente obbiettare a Narducci con una cognizione di causa elementare come e perché ha ritenuto di dover dichiarare in un primo momento che non esistevano intercettazioni che coinvolgessero dirigenti che non fossero bianconeri, per poi correggere il tiro affermando che quelle intercettazioni c’erano ma non avevano rilevanza penale.

Pur rifacendosi alle investigazioni di Tavaroli e Cipriani, i “Magnifici 12” scovarono alcune intercettazioni che mettevano alla gogna Moratti e Facchetti. Davvero Narducci non sapeva da dove provenissero quelle informazioni? Davvero ha potuto costruire un processo della Repubblica Italiana basandosi su intercettazioni illegali e facendola sfangare giusto ai mandanti di quel lavoro sporco?
Ma c’è qualcos’altro nelle ultime dichiarazioni di Cipriani. All’inizio di luglio del 2011 la relazione che Palazzi consegnò alla commissione della FIGC che non ebbe il coraggio di revocare lo scudetto 2005/2006 all’Inter certificava gli illeciti commessi dalla società di Moratti emersi a Napoli e li prescriveva. Nel giugno 2007 Palazzi aveva archiviato l’inchiesta sui dossieraggi illegali “non essendo emerse fattispecie di rilievo disciplinare procedibili ovvero non prescritte”. Dopo la sentenza Vieri Abete tranquillizzava gli interisti, perché tutto quanto era contestato loro in materia di dossieraggi illegali sarebbe stato ormai oggetto, ancora una volta, di prescrizione. Il 10 ottobre Cipriani ha affermato per la prima volta chel’Inter è stata “assidua cliente della Polis d’Istinto dal 2000 al 2006, quando si interruppe il rapporto dopo lo scoppio dello scandalo Telecom”. In seguito a questa affermazione i fatti contestati in materia di spionaggio illegale ai dirigenti nerazzurri non risalgono più al periodo 2002/2003, ma al 2006. Secondo il Codice di Giustizia Sportiva, l’articolo 25, che riguarda la prescrizione, recita (http://www.altalex.com/index.php?idnot=34550): “Le infrazioni disciplinari si prescrivono al termine della ottava stagione sportiva successiva a quella in cui è stato commesso l’ultimo atto diretto a realizzarle, qualora si tratti di illecito sportivo o di violazione della normativa antidoping”.
Sorpresa: un illecito sportivo può venire prescritto dopo 8 anni e dal 2006 a oggi ne sono passati solo 6. Se poi Palazzi si ostinasse a ragionare alla vecchia maniera e ne prevedesse solo 4, potrebbe l’esposto di Andrea Agnelli consentire di rifare comunque i conti? L’esposto risale al 10 maggio 2010 e già un anno dopo, il 22 maggio 2011, sulla pagina twitter della Juventus il presidente bianconero si ritrovò a scrivere: “Se la Figc ci mette più di un anno per rispondere al nostro esposto, allora forse non ha la coscienza troppo pulita".

E’ necessario che Cipriani sia ascoltato al processo di appello di Napoli e al processo breve che si è riaperto per dare luogo al secondo grado di giudizio nei confronti di Antonio Giraudo o che le sue dichiarazioni vengano ammesse agli atti. E’ necessario che il processo sportivo del 2006 giunga a revisione e che per l’Inter sia prevista una pena “congrua”, non avendo approfittato il suo presidente di rinunciare a suo tempo spontaneamente a una prescrizione che oggi appare troppo disinvoltamente elargita.
Di individui con la coscienza non troppo pulita ne abbiamo conosciuti troppi in questi 6 anni. Sappiamo che sono disposti a farli diventare 8. Potrebbe essere l’ultima occasione per essere smentiti.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2567

 
 
 

     

 

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