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Messaggi del 15/11/2012

Conte replica a Cassano: "Dichiarazioni inopportune.

Post n°6678 pubblicato il 15 Novembre 2012 da nadir63l
 

 In carriera ha dimostrato più volte di non possedere certi requisiti"

Fonte: Juventus.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Attraverso il sito ufficiale della Juventus, il tecnico bianconero Antonio Conte ha voluto replicare alle dichiarazioni odierne di Antonio Cassano. Ecco di seguito il testo integrale.

Leggo con stupore le dichiarazioni rilasciate oggi dal signor Cassano, a seguito delle quali mi trovo costretto a fare alcune precisazioni. In primo luogo, non ho mai proferito il termine moralità, della quale, tra l'altro, sono molto dotato, nonostante la squalifica per omessa denuncia sulla quale ho già espresso le mie opinioni in passato. Alla domanda su come vengano effettuate le scelte dei giocatori della Juventus, ho fatto riferimento all'uomo, inteso come interprete del ruolo di calciatore in maniera professionalmente ineccepibile. Vale a dire: l'impegno, il rispetto delle regole, il rispetto dei ruoli, l'attaccamento al bene comune della squadra. Mi sembra che il signor Cassano nella propria carriera abbia più volte dimostrato sul campo e fuori dal campo, vedi imitazioni di Capello al Real Madrid, o le corna mostrate all'arbitro Rosetti ed altri episodi, di non avere i requisisti richiesti dal sottoscritto. Inoltre altri aneddoti in tal senso ce li ha raccontati lui stesso nella sua biografia, ad esempio a pag.109. Ritengo pertanto di non dover aggiungere altro, fermo restando che quando uso determinati termini, ne valuto appieno il significato letterale.

 
 
 

CASSANO a gamba tesa su CONTE: "Quaquaraqua sarą lui che č stato squalificato per omessa denuncia"

Post n°6677 pubblicato il 15 Novembre 2012 da nadir63l
 

Il barese attacca il tecnico bianconero senza mezzi termini
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Il sangue barese e quello leccese fanno scintille e danno vita ad uno scontro verbale ormai ufficialmente aperto: è "guerra" tra l'attaccante dell'Inter Antonio Cassano ed il mister della Juventus Antonio Conte. La polemica a distanza continua, tra dichiarazioni a mezzo stampa e social network: tutto originato dalle ormai famose affermazioni del numero 99 nerazzurro che criticò la Juve, snobbandola, e giustificò il suo mancato approdo alla Vecchia Signora "perché lì vogliono soltanto soldatini"; dopodiché arrivò la risposta piccata di Bonucci su Twitter "Più che soldatini... professionisti". La cronaca degli ultimi giorni, inoltre, ci racconta di altri due episodi di questa che ormai sta diventando una vera e propria telenovela a colpi di frecciatine. Qualche giorno fa, durante la videochat con cui è tornato a parlare ai tifosi juventini dopo settimane di silenzio, Antonio Conte, stuzzicato da una domanda formulata da un tifoso sul noto social network, affermò che la società bianconera quando valuta un giocatore da acquistare, fa attenzione che questo non sia un "quaquaraqua" perché quelli, parola del tecnico salentino, vengono lasciati ad altre squadre. Il dirigente dell'Inter Marco Branca, allora, si sentì immediatamente ferito nell'orgoglio e ringraziò Conte e la Juventus di aver lasciato, in questo caso all'Inter, proprio Antonio Cassano, colui da cui è nata tutta la polemica. E colui il quale, questa polemica, pare proprio non volerla far finire più. L'ultimo capitolo della saga, infatti, è stato scritto ancora dal talento di Bari Vecchia che, in esclusiva al giornalista e suo amico Pierluigi Pardo, ha rilasciato un'intervista a Sportmediaset in cui continua a gettare benzina sul fuoco. Innanzitutto gli viene chiesto proprio di specificare il termine chiave da cui è scaturito tutto, ovvero quello dei soldatini: "Volevo semplicemente dire che sono troppo professionali e professionisti. Io non lo sono mai stato. Non era mia intenzione offenderli, se se la sono presa... amen". Poi, Cassano entra in tackle scivolato sul tecnico bianconero; l'affondo è di quelli pesanti. Cassano, ahinoi, perde l'ennesima occasione per star zitto, ed ecco perché: "Quaquaraquà non sono io, ma lui che è stato squalificato per omessa denuncia. Ho fatto tante cassante nella mia carriera e per questo sono stato squalificato. Se lui viene a parlare di moralità a me è finito il mondo. Lui che, lo ripeto, è stato squalificato per omessa denuncia". Peccato davvero che un giocatore importante e famoso come lui rimarchi così quello che comunque ha rappresentato un periodo durissimo per un uomo, prima che per un addetto ai lavori. Poi, comunque, chi ha davvero seguito la vicenda Conte-calcioscommesse sarà per fortuna in grado di non emanare giudizi così superficiali. Dopo questa discutibilissima affermazione, il trentenne attaccante fa capire di non essersela presa per il tweet di Leonardo Bonucci in risposta alle sue parole: "Conosco bene Leo, è un bravo ragazzo. È attaccatissimo alla nazionale. Ha detto la verità, io ho sempre fatto fatica a correre. Non mi sono offeso. Accetto la battuta perché rimane in ambito calcistico". Alla fine dell'intervista, Pierluigi Pardo cerca di distendere gli animi, chiedendo al calciatore se ha intenzione di "stringere" idealmente la mano alla Juventus: "Certo, stringo la mano a tutti", conclude Cassano. Non ne siamo tanto sicuri ma una cosa è davvero certa: come sempre d'altronde quando l'ex Milan parla ai media, quest'intervista di Cassano farà molto ma molto discutere. Per il suo contenuto e perché inasprisce ancor di più la rivalità. Il duello Juve-Inter continua: dentro e fuori dal campo. Chissà, forse servirebbe un atteggiamento un po' più... "spensierato". Ops, forse meglio non dirlo, qualcuno potrebbe prendersela.

 
 
 

Motivazioni condanna Conte: AGGHIACCIANTI

Post n°6676 pubblicato il 15 Novembre 2012 da nadir63l
 

glmdj

Immagine IPB

Finalmente sono note le motivazioni che hanno portato alla condanna di Antonio Conte per omessa denuncia. Un’ ulteriore conferma del doppiopesismo della giustizia sportiva e il chiaro perseguimento di un intento che già dalle prime battute era solare: condanna ad ogni costo per Antonio Conte.

Il collegio, “ritiene di non doversi discostare dalla copiosa giurisprudenza di questo Tribunale sia in ordine ai poteri attribuiti all’organo giudicante, sia soprattutto allo standard probatorio richiesto ai fini della valutazione della responsabilità di un tesserato”.

Gli elementi di prova raccolti consentono di ritenere, “secondo lo standar probatorio indicato, integrata la fattispecie di cui all’art.7, 7 comme CGS al fine dell’affermazione della responsabilità del sig. Conte”.

“Sotto il profilo probatorio per affermare la responsabilità di un incolpato di una violazione disciplinare sportiva non occorre la certezza assoluta della commissione dell’illecito né il superamento di ogni ragionevole dubbio, come nel diritto penale, risultando invece sufficiente un grado inferiore di certezza, ottenuta sulla base di indizi gravi, precisi e concordanti, in modo tale da acquisire una ragionevole certezza sulla commissione dell’illecito…”

“La consapevolezza del Conte sulla avvenuta realizzazione di un fatto illecito non può trarsi dalla posizione che egli ricopriva…. perché altrimenti la eventuale sanzione del medesimo troverebbe fondamento in una nuova ipotesi di responsabilità oggettiva..”

Il Tnas, pur avendo potere di riesame integrale del merito della controversia, “non valuta necessario procedere al riesame del merito della controversia, sebbene sia in astratto dotato di siffatto potere. Le prove raccolte nel corso del procedimento endofederale consentono infatti di assumere una decisione consapevole senza procedere nuovamente all’audizione di testimoni già sentiti nel corso di quella fase ed alcuni anche nel corso delle indagini preliminari svoltesi davanti alla Procura della Repubblica di Cremona.”

Ritiene inutile ascoltare nuovamente Carobbio, “un soggetto già inteso due volte dalla Procura federale e una volta dal procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Cremona. Peraltro, la richiesta di audizione è stata formulata dalla FIGC e singolarmente non dal ricorrente.”

Altro elemento di prova è data dalla “confessione di Stellini”. Quindi, “sulla base delle dichiarazioni del sig. Carobbio, dalle quali emergerebbe la conoscenza del fatto e la consapevolezza dell’illecito dell’odierno ricorrente dell’organizzazione di un illecito sportivo”; il Collegio “non ritiene che le dichiarazioni rese da quest’ultimo siano il frutto di un accanimento perpetrato da questi a danno del Conte”.

La difesa pur avendo voluto dimostrare l’inattendibilità di Carobbio “non ha ritenuto di articolare capitoli di prova rivolti al medesimo Carobbio per una nuova e diversa deposizione davanti a questo Tribunale. Né tantomeno, a fronte della richiesta della FIGC, di ascoltare nuovamente il teste, il ricorrente si è associato alla richiesta.”

Le dichiarazioni di Carobbio, “almeno con riguardo alla commissione dell’illecito, sono state integralmente confermate dal sig. Stellini, membro dello staff tecnico del Siena.”

Quindi, “in via presuntiva pare allora decisamente più logico, per il contesto organizzativo in cui lo Stellini era inserito, ritenere che egli abbia informato dell’accaduto il Conte piuttosto che il contrario. Anche qui, applicando il principio della assenza di necessità di raggiungere la certezza al di là di ogni ragionevole dubbio, in un giudizio comparativo tra le due ipotesi l’una pare più probabile e plausibile dell’altra”. Questo anche se: “la confessione di Stellini ha avuto ad oggetto la sua partecipazione al fatto illecito, non anche la conoscenza del medesimo da parte di Conte”.

Inoltre Conte “avrebbe avuto conoscenza dell’illecito accaduto in data 08 marzo 2012. La confessione di Stellini è datata 29 luglio 2012. Ne discende che il sig. Conte, anche a voler seguire la tesi sostenuta dalla difesa del medesimo, avrebbe omesso di denunciare, ai sensi dell’art.7, comma 7, il fatto illecito
una volta venutone a conoscenza, cioè, quanto meno, a far data dal giorno 08 marzo 2012. ”


In breve. E’ venuto meno il tema Mastronunzio. Palazzi lo aveva inserito come elemento probante tanto da spingere anche Sandulli a pronunciarsi circa la possibilità di addebitare a Conte non solo l’omessa denuncia ma anche l’illecito. Oltre alla brutta figura rimediata, il procedimento disciplinare verso Sandulli, ventilato a seguito della violazione commessa anticipando le motivazioni del verdetto, si è arenato in qualche ufficio di amici di amici?

Carobbio doveva essere credibile per reggere la condanna a Conte e credibile è rimasto nonostante sia stata fatta terra bruciata intorno alle sue dichiarazioni.

Il Collegio non ha ritenuto di entrare nel merito ma ha considerato le prove raccolte, così come presentate, sufficienti per avvalorare la condanna. E’ bastato confermare il lavoro di Palazzi, quel Palazzi che vista la riconferma dell’incarico ottenuta da Abete, non poteva certamente essere “sfiduciato” con un’assoluzione.

Carobbio non è stato ascoltato come teste, così come richiesto dall’accusa, e la Commissione l’ha ritenuto credibile anche perché, se i legali di Conte puntavano sulle contraddizioni di “Pippo”, dovevano associarsi alla richiesta della Figc di riascoltarlo. Questa dissociazione rende di fatto il pentito credibile.

Antonio Conte poteva non sapere quello che facevano i suoi giocatori, ma non poteva non sapere quello che faceva Stellini. Ricordiamo che Stellini, per quanto reso pubblico, non ha assolutamente coinvolto Conte, anzi ha dichiarato l’esatto contrario.

Manca la certezza, manca la volontà di essere garanti della giustizia, c’è però la conferma che sia stata solo una crociata per fermare il tecnico juventino. Carobbio è totalmente inattendibile, lo dimostrano le contraddizioni e lo dimostra ancor più il fatto che in quello che era il procedimento mediatico per eccellenza, la Commissione ha ritenuto di non doverlo rischiare in un contraddittorio, seppur possibile e auspicabile. Troppo rischioso esporlo senza la copertura di Palazzi nelle segrete stanze della Procura dove ha potuto arricchire progressivamente le sue dichiarazioni senza subire nessuna domanda scomoda, anzi…

Un messaggio va dato, magari a chi ha provato, non riuscendoci, con questo processo a fermare la Juventus: è ora che la superiorità venga dimostrata sul campo e non attraverso la collusione di potere , così come emerge chiaramente da questa ulteriore triste pagina del nostro calcio.

Senza Palazzi, senza Abete, senza Petrucci, i campionati post 2006 ed i titoli assegnati avrebbero avuto un’altra storia. Il dito va puntato verso chi condiziona il regolare svolgimento della competizione e non verso chi, per merito, riesce ad essere superiore alla mediocrità offerta dal calcio italiano.

Ancora una volta è caduta la maschera lasciando vedere il vero volto di chi ha rovinato il gioco del calcio.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2631

 
 
 

Calciopoli. Il delitto perfetto esiste?

Post n°6675 pubblicato il 15 Novembre 2012 da nadir63l
 

glmdj


Immagine IPB

di G. Fiorito

“Il delitto perfetto” è un film di Alfred Hitchcock del 1954. Una storia di ruoli scambiati, nella quale il regista gioca a creare un sentimento di empatia ora con questo, ora con quel personaggio, sul filo di una domanda: si può compiere un delitto senza lasciare traccia?
Calciopoli è stata architettata lasciando un buon numero di spiragli che fanno intravedere un’altra storia, scritta sui giornali ancora prima che iniziassero i processi.
Alle sentenze anticipate dalla Gazzetta dello Sport e alla sapiente ricostruzione che Galdi e Piccioni hanno adattato per le masse, ha fatto da contrappunto la voce inascoltata di Enzo Biagi e di Giuseppe D’Avanzo, che avevano intuito cosa c’era dietro una spy story a lungo trascurata.

Secondo Galinelli, legale di De Santis: «L’inchiesta di Calciopoli è nata prima del 2004, quando ufficialmente fu aperta da Narducci. E certamente non è nata in modo legale». L’ipotesi consiste nell’idea che non sia niente altro che il copia-incolla dei dossieraggi illegali che, come ha testimoniato Tavaroli nell’aula bunker di San Vittore dove si tengono le udienze del processo Telecom di Milano, Moratti gli ha commissionato quando era capo della sicurezza della Telecom e che furono svolti in collaborazione con Facchetti, il quale avrebbe dato lo spunto ricavato dalle frequentazioni con Nucini. Dall’insieme delle testimonianze rese da Tavaroli, Cipriani e Caterina Plateo al processo Telecom è emerso che Moratti si servì dei mezzi della Telecom, con la complicità del presidente Tronchetti Provera, di Buora e di Paolillo (che procurava colloqui di lavoro a Nucini), tutti azionisti e dirigenti della società nerazzurra, per spiare esponenti della FIGC, calciatori, dirigenti di squadre di calcio, arbitri in attività, ma anche soggetti riconducibili alla GEA, praticando uno spionaggio detto di tipo industriale contro la concorrenza, che costituisce reato.

Mentre le indagini degli inquirenti si basano essenzialmente su intercettazioni telefoniche, i dossieraggi ricalcano i metodi sperimentati dalla sicurezza di Telecom, attraverso investigazioni incrociate tra pedinamenti, controlli bancari e intercettazioni telefoniche, eseguite nel modo che Fabio Ghioni e l’ambiente degli hacker che gli ruota intorno usano definire “sportivo”. Il termine significa che all’indagine cosiddetta “aperta”, condotta entro i confini del lecito attraverso l’analisi di dati ricavabili attraverso determinate metodologie e grande acume da Google e da banche dati consultabili da chiunque, se ne affianca un’altra che sconfina dai territori consentiti dalla legge.

L’11 novembre 2012 Tuttosport ha riportato d’attualità la questione della legittimità delle prove acquisite dagli inquirenti di calciopoli. Scrive Andrea Pompili nel libro “Le tigri di Telcom”che a partire dal G8 di Genova in Italia si verificò l’intensificarsi dei sistemi di sicurezza informatici, a cui si affiancò nel corso degli anni il codificarsi da una parte delle esigenze di gestione della privacy dell’individuo e dall’altro delle prerogative e delle urgenze degli inquirenti, attraverso l’emanazione di una serie di decreti e leggi. Dall’analisi investigativa cronologica dei sistemi di indagine e della regolamentazione in sede legale, l’avvocato Gallinelli ha creduto di scoprire che nelle indagini dei “Magnifici 12” c’è qualcosa che non dovrebbe esserci. Nelle liste delle chiamate effettuate dalle schede svizzere sarebbero comprese anche le telefonate senza risposta, poiché il telefono chiamato è spento o irraggiungibile. In realtà questi dati sembra siano stati sempre raccolti, ma sottoposti a una regolamentazione che ne prevede la conservazione per una durata di 30 giorni, quando non ci siano specifiche richieste dagli inquirenti, solo dopo il D.Lgs. 109/2008. Secondo Di Laroni i tabulati delle schede svizzere sono stati richiesti nel maggio 2006 e sono relativi al periodo dal 30/6/2004 al 30/6/2006.
L’analisi della questione è complessa e legata al confronto delle modifiche della legislazione sull’utilizzo e la durata della conservazione dei dati telefonici, ma anche delle date delle richieste formali dei dati da parte della magistratura.

Tuttavia delle falle del sistema di sicurezza della rete Telecom si parla da anni. A proposito del suicidio di Adamo Bove, Repubblica.it del 22 luglio 2006 scriveva che l’ex poliziotto, al quale erano state affidate da Marco Tronchetti Provera le redini della "security governance" dopo che Tavaroli era stato allontanato in seguito all’epilogo giudiziario dei dossieraggi illegali, era stato fin dal 2000 il responsabile del sistema Radar, “un software interno alla Tim nato per proteggere dal rischio-frodi l'intero traffico sulla telefonia mobile. Ma anche il ventre molle, secondo l'ipotesi dei magistrati, attraverso cui alcuni dipendenti del gruppo si sarebbero introdotti senza lasciar traccia nella rete per ricostruire tabulati ed intercettare conversazioni”. L’utilizzo illegale e addirittura l’esistenza di un fiorente mercato nero dei tabulati illegali è stato al centro di indagini e processi legati all’attribuzione di responsabilità ai dipendenti infedeli della Telecom o alla diretta emanazione delle loro operazioni illegali dai vertici dell’azienda stessa. In questo ambito si svolgerà nel febbraio prossimo il procedimento giudiziario per ricettazione ai danni dell’ex presidente della Telecom Marco Tronchetti Provera. Al centro dell’interesse degli inquirenti l’hackeraggio condotto dall’allora neonato Tiger Team di Telecom presso un hotel di Rio de Janeiro ai danni della concorrenza durante l’acquisizione di Telecom Brasil e la ricettazione di un CD dell’agenzia investigativa Kroll. Secondo Andrea Pompili fu Tiago Verdial a tradire la Kroll, che spiava Telecom Italia per conto di Telecom Brasile, e il CD arrivò in Italia grazie a un viaggio di Caterina Plateo, segretaria di Bove, che si recò di persona a prelevarlo. Le ostilità per il controllo di Brasil Telecom tra la società di Tronchetti Provera e alcuni fondi di investimento finì in tribunale sia in Italia che in Brasile e il CD fu consegnato alle autorità di entrambi i paesi dai legali della Pirelli e della Telecom.

La relazione finale dei controllori interni a Telecom indicò che proprio dai terminali di Bove e dei suoi collaboratori era possibile entrare "con modalità anomale e non certificabili" nel sistema e coincise con i risultati del Garante alla privacy. Il dossier relativo alle indagini si trovava nel luglio 2006 sulle scrivanie dei pm Civardi e Napoleone. Quest’ultimo era stato il firmatario dell’ordinanza con la quale fu disposto che il pc di Tavaroli giungesse per essere ispezionato in Via Inselci a Roma, dove i “Magnifici 12” stavano conducendo le indagini di calciopoli.

Il 5 maggio 2010 Moggi dichiarò alla trasmissione “Matrix” di Canale 5: "Le schede svizzere erano intercettabili eccome, hanno intercettato la telefonata delle griglie con Bergamo... Potevano fare lo stesso servizio con gli arbitri e senza rogatoria, visto come hanno acquisito in Svizzera i tabulati...Ma il problema era che io agli arbitri non le ho mai date e in fondo, visto che i carabinieri sapevano e scrivevano che da Coverciano partivano decine di telefonate delle schede svizzere attribuite agli arbitri avrebbero potuto con un blitz alle tre di notte fare una retata di telefonini criptati e scoprire l’arcano. Ma non conveniva tentare quel sequestro: avrebbero scoperto che gli arbitri non avevano le sim. Io ho dato due schede ai designatori che me le avevano chieste e una al padre di Paparesta che faceva la moviola alla Rai. E poi è emerso che nel negozio dove le ho acquistate io, dal De Cillis che ne ha vendute 25 mila, si sono serviti altri uomini del calcio tra cui Marco Branca (dirigente dell’Inter, ndr)...chi mi dice che queste schede non hanno fatto un giro particolare?”.

Scrive “Il fatto quotidiano” a proposito del rinvio a giudizio di Tronchetti Provera: “La contestazione di ricettazione mossa a Tronchetti Provera dai magistrati milanesi porterebbe a escludere la complicità e soprattutto il ruolo di mandante dello stesso Tronchetti Provera nell’ambito di altri reati contestati, la corruzione e il concorso in violazioni informatiche. Per questi ‘filoni’ ancora aperti la procura di Milano potrebbe chiedere l’archiviazione”.

L’imprevisto che potrebbe smascherare gli autori di un delitto ritenuto perfetto si nasconde nei silenzi delle sim svizzere o nell’omertà di chi consente che tra una prescrizione e un’archiviazione si possa continuare per sempre a eludere le regole?

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2629

 
 
 

     

 

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