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Messaggi del 18/11/2012

Quello che Moratti non dice...

Post n°6690 pubblicato il 18 Novembre 2012 da nadir63l
 

glmdj


Immagine IPB

di G. Fiorito

Ci risiamo. Massimo Moratti ormai non è più capace di distinguere tra finzione e realtà. Persino quando vince contro la Juventus riesce ad avvelenare con roventi sospetti il clima di un campionato che la squadra bianconera sta guidando nonostante sia palesemente e gravemente penalizzata dalla condanna che Antonio Conte sta scontando per acclarata insufficienza di prove, come hanno inequivocabilmente e subdolamente spiegato le motivazioni della sentenza che gli ha inflitto una squalifica di quattro mesi con conseguente assenza sulla panchina della Juventus da agosto a dicembre.
Dovrebbe essere Andrea Agnelli a sparare a zero un giorno sì e l’altro pure contro il sistema calcio del nostro paese, pilotato da una federazione costantemente prona al presidente nerazzurro e intenta a spegnere i fuochi delle sue uscite senza procedere ai necessari deferimenti. Invece è proprio il signore incontrastato del quinquennio inaugurato dallo scudetto di cartone a piantare grane a ogni dopo-partita della sua squadra.

“Ho già vissuto queste situazioni e dopo tanti anni non vorrei ritrovarmi come allora” . Queste le ultime parole famose dell’illibato presidente. Può darsi che nelle ultime giornate l’Inter abbia avuto delle decisioni arbitrali a svantaggio, ma questo non basta per giustificare certe uscite di un personaggio che appare sempre più come la caricatura di se stesso.
Qualcuno dovrebbe spiegare a Moratti che gli errori arbitrali sono tali pro e contro. Che evocare nuovi spauracchi a retroscena del campionato non basta. Che ci vogliono le prove per accusare qualcuno di voler favorire scientemente una squadra a vantaggio delle altre. Non come accadde nel 2006. Qualcuno che ci piacerebbe vedere seduto nello scranno più alto di un tribunale di questo paese nel quale la stampa ha avallato e continua ad avallare di tutto e di più, compreso lo scempio del diritto, dovrebbe far capire a Moratti una volta per tutte che una prescrizione non è un’assoluzione.

Il signor Moratti ha avuto il privilegio di non essere giudicato, né lui né la sua società per l’affare del passaporto falso di Recoba. Ma non lo dice.
Non dice nemmeno che pretese l’attribuzione di uno scudetto non vinto perché non voleva mescolarsi con lo schifo che c’era nel calcio e che dovevano darglielo perché l’Italia non doveva vergognarsi di fronte alle altre nazioni, perché non tutti erano uguali. E’ vero. L’Inter non era uguale alle altre. L’Inter e il suo presidente erano peggio. Perché spiavano e praticavano una concorrenza sleale ai danni delle società concorrenti.

Moratti non dice che nel luglio del 2006, mentre Adamo Bove precipitava da un cavalcavia e moriva, l’Inter aveva appena finito di stilare un bilancio abbondantemente falsato da operazioni al limite della legalità. Il presidente dei presunti onesti d’Italia, tutta quella moltitudine di tifosi nerazzurri che in questi anni hanno preferito chiudere gli occhi e ficcare la testa sotto la sabbia per non dover ammettere di aver vinto 5 scudetti e una Champions che dovrebbero restituire (loro sì e non noi come farnetica Travaglio), non ama ricordare che ha da un pezzo ceduto il brand. Che uno stadio non ce l’ha. Che tanto la giustizia ordinaria quanto quella sportiva lo hanno prescritto per falso in bilancio e il giudice Nocerino disse che non aveva le credenziali nemmeno per iscriversi al campionato che ha rubato alla Juventus.

Moratti non dice che dopo che Penta portò alla luce le intercettazioni che c’erano eccome a carico dei dirigenti interisti, con comodo, è vero, ma Palazzi riconobbe che erano stati commessi illeciti, che era stato contravvenuto il famigerato art. 1 e non il 6, come era accaduto alla Juventus. Anche se la Juventus si è fatta la serie B e si è vista due scudetti scippati e uno raccattato dal nobile eroe dei prescritti. Perché questo è Moratti. Un uomo che non ha il coraggio di guardarsi nello specchio perché ci vedrebbe una persona disonesta e capace di tutto per vincere. Senza nemmeno sapere cosa sia vincere sul campo.

Moratti non dice che nel 2006 D’Avanzo aveva scritto più volte che la Telecom aveva spiato esponenti del mondo del calcio. Non dice che la FIGC archiviò la sua posizione riguardo allo spionaggio illegale con una formula molto dubbia. Non dice che Tavaroli ha detto che ha avviato i dossieraggi fuorilegge nel calcio per suo mandato. Non dice che nel campionato 2006/2007 l’Inter ha vinto uno scudetto dopo aver decimato il campionato, truffando l’Italia e il mondo intero avendo fatto penalizzare le squadre forti e cioè la Juventus e il Milan. Che nel 2007/2008 ebbe una dozzina di rigori più che discutibili a favore, altrimenti non avrebbe vinto uno scudetto destinato per meriti alla Roma o alla Juve, come affermò l’associazione consumatori. Moratti non dice quello che ha scritto il Sole24Ore e cioè che un pezzo di cartone gli è costato 500 milioni di euro. Non dice che a causa di questa somma è stato graziato dalla serie B e dalla meritata radiazione da Carraro, che spiava.


Moratti sparge odio, veleno, sospetti. Rinunci alla prescrizione prima di proferire un'altra sola parola. Massimo Mauro ha detto a SKY dopo l’ultima partita dell’Inter che Moratti, per reagire in maniera così scomposta, deve avere delle informazioni segrete.
Qualcuno potrebbe crederci davvero. Che Moratti sia a caccia di una nuova calciopoli.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2638

 
 
 

LA JUVE ATTACCA L'INTER CON UN RUMOROSO "NO COMMENT"

Post n°6689 pubblicato il 18 Novembre 2012 da nadir63l
 

CARTA CANTA....

La Juventus replica alle stucchevoli lamentele dell'Inter e del suo presidente Massimo Moratti con un durissimo "NO COMMENT", scritto a caratteri cubitali sul proprio sito internet, allegando la relazione di 72 pagine del procuratore federale Stefano Palazzi risalente al 1° luglio 2011, nella quale veniva motivato il provvedimento su "Calciopoli bis" e rilevata l'esistenza di comportamenti illeciti della dirigenza nerazzurra, sulla base delle nuove intercettazioni. Sul suo profilo twitter ufficiale, invece, la società bianconera ha inserito il link del suddetto articolo pubblicato sul sito, ma oltre alla scritta "NO COMMENT" ha anche aggiunto l'hastag "30sulcampo".

 
 
 

L' AVVOCATO AVERSANO (LEGALE ALESSIO) "TUTTA LA VERITÀ SULLE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA"

Post n°6688 pubblicato il 18 Novembre 2012 da nadir63l
 

© foto di Luigi Gasia

La redazione di tuttojuve ha contattato Francesco Aversano componente insieme agli Avv.ti Luigi Chiappero e Antonio Musio del collegio difensivo di Angelo Alessio.
Una lunga chiacchierata per parlare delle motivazioni alla sentenza che non convincono.
L'Avvocato Aversano ci ha raccontato dello stato d'animo di Angelo Alessio e non solo: "Volevo dire che questa vicenda e ' stata difficile per Alessio che ha vissuto con grande difficoltà questo periodo, ha avuto la fortuna di avere vicino una grande società, il Direttore Marotta, Fabio Paratici, il Presidente Andrea Agnelli che in ogni momento gli hanno fatto sentire la loro vicinanza. Angelo conosce il valore del sacrifici e se conosci questi valori e' difficile voler accettare certe cose, ha voluto fortemente declamare i torti subiti dalla giustizia sportiva".

Con l'Avvocato Aversano abbiamo sviscerato nel dettaglio tutta la vicenda: "Lui non è mai stato sentito, si è trovato in un procedimento a sua insaputa, nessuno gli ha mai chiesto il perché, il per come, se sapeva di eventuali fatti illeciti, si è trovato in una situazione che ha provato a contrastare in primo e secondo grado davanti alla FIGC, alla Disciplinare, alla Corte di Giustizia, ma c'è stato poco o nulla da fare, perché riteniamo che i provvedimenti della Disciplinare e della Corte di Giustizia siano stati veramente, veramente assurdi. Si fa per esempio riferimento di una presenza di Angelo Alessio a Bari, quale tesserato del Bari, ma ciò non è vero in quanto per tabulas, Alessio non è mai stato tesserato per il Bari in quanto il rapporto con Conte e' cominciato a Siena ed e' proseguito nella Juventus. Nella sentenza della Corte di Giustizia, viene data per acclarata la presenza a Bari. Così come ci siamo ritrovati al Tnas con il professore Musio e l'Avvocato Chiappero ad avere di fronte un Collegio qualificato da poter chinare la testa, persone di altissimo profilo. I primi ad essere delusi di ciò che hanno scritto penso possano essere proprio loro, perché la sentenza del Tnaa non fa giustizia e poteva fare giustizia, poteva essere il presupposto definitivo per un cambiamento della giustizia sportiva, per erigere il principio della certezza della prova, non dell'indizio sufficiente. Angelo Alessio nella sostanza e' stato, tra virgolette, condannato, il dieci abbiamo fatto udienza e il quindici ha finito per scontare l'incolpazione e quindi è una condanna non condanna, mai realizzata ed è centrale in questa sentenza una,"estremamente generica" dichiarazione del Carobbio che senza essere riscontrato nei fatti o da qualcuno cita Angelo Alessio, forse perché in una riunione che non si sa bene dove si sia svolta, forse ha sentito, forse ha inteso".

Su un punto l'Avvocato Aversano insiste: "Penso che questa sentenza su un elemento possa ritenersi un punto fermo, mai più deve avvenire che un tesserato FIGC possa essere condannato sul presupposto del non poteva non intendere, che è una cosa diversa dal non poteva non sapere. Dal punto di vista giuridico e' devastante. Spero vivamente che questa sentenza possa essere veramente l'ultima di un ciclo terribile che abbiamo potuto verificare in questi anni, a noi fa piacere che il Tnas abbia riconosciuto a noi difensori un'abilita' ma non rende giustizia al nostro assistito. Noi volevamo un'assoluzione piena riconosciuta per Angelo Alessio, perché Angelo Alessio la meritava, per rispetto alla sua famiglia e ai fatti, che non hanno niente di polveroso nei suoi confronti. La vicenda Mastronunzio non c'entra niente, la vicenda Stellini non è' un riscontro, basta leggere la sentenza del Tnas per verificare questo elemento. Alessio prende due mesi perché la sua responsabilità viene assorbita in una dischi razione anche "confusa" del Carobbio che fa tre interrogatori, solo in uno dei tre cita Alessio, neanche dando riscontro del dove è del quando, qui e' una sentenza che definirla indiziaria e' dire troppo o forse poco".

Come si fa ad accusare una persona senza averlo mai sentito?
L'avvocato Aversano aggiunge un elemento sul fatto che la difesa di Angelo Alessio non abbia mai voluto sentire Carobbio: "Nella sentenza del Tnas si fa riferimento al fatto che la difesa dell'Alessio non abbia mai voluto o potuto citare il Carobbio per poterlo ascoltare. La considerazione e' semplice. Come fa un collegio difensivo a chiedere l'audizione di un soggetto che è non credibile per Novara-Siena e su Alessio non è conforme nelle dichiarazioni. Sarebbe folle richiedere l'audizione di qualcuno, se lo ritieni non credibili non ne richiedi l'audizione davanti al Tnas e' un discorso di logica".

Il fatto che Carobbio non sia stato ritenuto credibile per la vicenda Gheller e Italiano, secondo te, poteva influire

"La vicenda Alessio cade in un momento mediatico estremamente forte, chiaro che, se fosse stata dilatata nel tempo la vicenda sarebbe stata diversa. Nel tempo se ci fosse stato spazio per poter ragionare, anche alla luce dei provvedimenti del Tnas avremmo avuto la possibilità di allegare alla difesa i provvedimenti che sconfessavano Carobbio su altri profili. Una persona o la credi o non la credi. Noi abbiamo fatto una difesa estremamente tecnica, perché abbiamo portato tutte le dichiarazioni del Carobbio e solo in una mezza dichiarazione Carobbio fa riferimento pur confuso ad Alessio".

L'Avvocato poi ricorda un episodio importante negli atti, la parola di Alessio contro la parola d Carobbio: "Alessio dice che prima di Albino Leffe-Siena, io mi ricordo che Carobbio fu invitato da mister Conte a pronunciare una sorta di incoraggiamento ai proprio compagni e lui dice (Carobbio) ragazzi vinciamo perché voglio veder scendere i coriandoli. Questa cosa e' talmente evidente che non sia stata tenuta in considerazione, perché una dichiarazione che Angelo avrebbe detto sicuramente prima se fosse stato sentito, ma non gli è mai stato concesso e questo provoca un vulnus nella sentenza. Al Tnas lo abbiamo gridato, come fate a dire che lui sapeva, va ribadito il concetto del non poteva non intendere, Alessio viene condannato su un principio, non giuridico del non poteva non intendere, cos diversa dal non poteva non sapere. Un concetto che non è funzionale all'omessa denuncia. Una sentenza che vive sul passato, della Corte di Giustizia e della Disciplinare. Il Tnas ha riconosciuto una diversità nella posizione di Alessio.

Il Tnas non ha assolto Alessio perché si poteva incorrere in un risarcimento?
"Angelo Alessio ha detto ai noi difensori che non avrebbe mai voluto strumentalizzare la propria posizione, L'idea del risarcimento non è stata mai messa sul piatto o pensata né da lui né da altri, Angelo ha voluto solo che i suoi legali potessero gridare a voce altissima la sua innocenza. Lui ci teneva ad uscire intonso da questa vicenda, ha alti valori morali, basta guardarlo negli occhi".

Un commento di Conte da esterno: "Non entro nella difesa, da esterno, la vicenda Conte e' un altro insegnamento per la giustizia, un segnale che la giustizia sportiva deve fondarsi sul contraddittorio, non può fondarsi sul concetto che non consente di guardare negli occhi, prima, durante e dopo il proprio accusatore".

 
 
 

Quando 'l’assenza di necessità' diventa un obbligo

Post n°6687 pubblicato il 18 Novembre 2012 da nadir63l
 

glmdj

Immagine IPB

di A. Staffieri

Da pochi giorni sono state rese pubbliche le motivazioni della condanna a 6 mesi di squalifica ai danni di Antonio Conte nell’ambito dell’inchiesta sul Calcioscommesse.
Come si supponeva, tale squalifica appare più “dovuta” (per evitare eventuali richieste di risarcimento da parte di Conte e della Juventus) che giusta.
Ad esempio, per giustificare le numerose contraddizioni ed omissioni di “Pippo” il collegio giudicante si esprime così:

A tal proposito, il Collegio, pur prendendo atto di alcune contraddizioni in cui è incorso il teste nelle diverse deposizioni, non ritiene che le dichiarazioni rese da quest’ultimo siano il frutto di un accanimento perpetrato da questi a danno del Conte. Depongono in tal senso non solo la sostanziale convergenza delle diverse deposizioni, ma anche la difficoltà di accedere all’argomento per cui ragioni contingenti e di ordine psicologico (quale la vicenda della nascita del figlio di Carobbio e il pagamento dell’ostetrica) possano essere la ragione determinante di una falsa deposizione, resa non tanto davanti agli organi federali, quanto davanti alla Procura della Repubblica del Tribunale di Cremona.

E allora? Secondo il Collegio Carobbio avrebe mentito alla Procura della Repubblica, non alla federazione (secondo quali basi, poi?). E questo farebbe di “Pippo” un teste credibile? Cioè, si ammettono le menzogne e/o le omissioni dell’accusatore in una o nell'altra circostanza, ma allo stesso tempo le sue accuse ai danni di Conte rimangono totalmente credibili…perfetto.
Ma andiamo avanti:

Per di più corrobora questo assunto la decisione della difesa del ricorrente che, da un lato, ha tentato in ogni modo di dimostrare l’inattendibilità del Carobbio, e, dall’altro lato, non ha ritenuto di articolare capitoli di prova rivolti al medesimo Carobbio per una nuova e diversa deposizione davanti a questo Tribunale. Né tantomeno, a fronte della richiesta della FIGC, di ascoltare nuovamente il teste, il ricorrente si è associato alla richiesta.

Sulla base di questi elementi il Collegio non ha elementi oggettivi per valutare inattendibile le dichiarazioni rese dal Carobbio, anche alla luce del principio dell’ordinamento sportivo in ordine alla assenza di necessità di raggiungere la certezza al di là di ogni ragionevole dubbio.

Quindi la mancata associazione dei legali di Conte alla richiesta della FIGC di riascoltare “Pippo” (cosa, di fatto, del tutto superflua) rende automaticamente credibile il pentito, vista anche “l’assenza di necessità di raggiungere la certezza al di là di ogni ragionevole dubbio”. Il vantaggioso sospetto prende il sopravvento sulla più plausibile verità. Evviva!

Altrettanto paradossale è il modo in cui l’ex-collaboratore del Mister, Stellini, viene utilizzato per cercare (forse senza riuscirci) di stilare motivazioni abbastanza credibili:

Se è vero che il Conte non può esser ritenuto responsabile per fatti commessi dai calciatori del Siena perché loro allenatore, parzialmente diversa è la sua posizione con riguardo alla confessione di Stellini. Questi era, all’epoca dei fatti, uno dei più stretti collaboratori del sig. Conte, essendo inserito nello staff tecnico da questi diretto. In via presuntiva, pare allora decisamente più logico, per il contesto organizzativo in cui lo Stellini era inserito, ritenere che egli abbia informato dell’accaduto il Conte piuttosto che il contrario. Anche qui, applicando il principio della assenza di necessità di raggiungere la certezza al di là di ogni ragionevole dubbio, in un giudizio comparativo tra le due ipotesi l’una pare più probabile e plausibile dell’altra.

E come se non bastasse, il Collegio getta l’ancora di salvataggio nel caso tutto questo non convincesse i più:

La confessione di Stellini è datata 29 luglio 2012. Ne discende che il sig. Conte, anche a voler seguire la tesi sostenuta dalla difesa del medesimo, avrebbe omesso di denunciare, ai sensi dell’art.7, comma 7, il fatto illecito una volta venutone a conoscenza, cioè, quanto meno, a far data dal giorno 08 marzo 2012.

Incredibile! Conte era presumibilmente a conoscenza dei misfatti di Stellini da quando decisero, inizialmente, di condividere la stessa linea difensiva (prima che lo stesso Stellini decidesse di confessare quel che sapeva alla Procura, non mettendo mai Conte in mezzo alla vicenda, tra l'altro). Quindi doveva denunciare quel che, forse, Stellini aveva condiviso con lui.
Parlando di cose serie, in breve, sarebbe stato sufficiente riascoltare Stellini per togliere ogni dubbio riguardo la posizione di Conte. Ma dato che “l’assenza di necessità di raggiungere la certezza al di là di ogni ragionevole dubbio” regna sovrano su tutto il resto, si preferisce dar risalto ancora una volta ad un sospetto piuttosto che giungere comodamente ad una verità che, in realtà, sarebbe lì a portata di mano.


Non solo.
Tuttosport ha pubblicato venerdì il verbale di Conte in cui testualmente viene riportato: “Non mi accorsi di nulla in particolare in occasione di Siena-Albinoleffe dell’8 gennaio 2011, in quanto essendo molto arrabbiato per il gol subito nei minuti finali andai via velocemente: Stellini solo recentemente, a seguito delle notizie stampa che lo indicavano come coinvoilto in presunti accordi presi dal Carobbio per la partita di ritorno, mi ha riferito che, al termine della gara in oggetto, vi era stata ua rissa fra i calciatori delle due squadre alla quale il medesimo aveva partecipato e pertanto essendo preoccupato che potessero accadere incidenti nella gara di ritorno sollecitò Carobbio, quale ex dell’Albinoleffe, a parlare con i suoi ex compagni per cercare di stemperare gli animi. Lo scrupolo di Stellini derivava dal fatto di essere rimasto coinvolto in prima persone nella rissa e pertanto si sentiva ancora più responsabile”
Conte non ha mai ammesso di esserne "venuto a conoscenza", piaccia o non piaccia (e vi pare che i suoi avvocati l'abbiano fatto per conto suo?). Un altro bluff della giustizia sportiva per arrivare alla condanna.

Lasciano abbastanza perplessità anche le motivazioni che hanno spinto la Corte a non voler riascoltare testimoni:

il Collegio non valuta necessario procedere al riesame del merito della controversia, sebbene sia in astratto dotato di siffatto potere. Le prove raccolte nel corso del procedimento endofederale consentono infatti di assumere una decisione consapevole senza procedere nuovamente all’audizione di testimoni già sentiti nel corso di quella fase ed alcuni anche nel corso delle indagini preliminari svoltesi davanti alla Procura della Repubblica di Cremona.

(...)

Quanto poi a Carobbio, il Collegio valuta superfluo ascoltare nuovamente un soggetto già inteso due volte dalla Procura federale e una volta dal procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Cremona. Peraltro, la richiesta di audizione è stata formulata dalla FIGC e singolarmente non dal ricorrente.

Quanto infine a Stellini questi ha “confessato” il fatto a lui attribuito e l’unico accertamento possibile avrebbe potuto riguardare esclusivamente l’avvenuta comunicazione o meno a Conte dell’accaduto. Tuttavia, per quanto appresso, tale accertamento si rivela anch’esso del tutto superfluo.


Quindi il Collegio ha preso una decisione “consapevole” (pur non riuscendo MAI a “raggiungere la certezza al di là di ogni ragionevole dubbio”), “Pippo” è stato ascoltato anche troppe volte (ma c’è l’aggravante che la difesa non abbia chiesto di risentirlo al pari della FIGC) e se Stellini abbia riferito o meno a Conte quel che sapeva non interessa. Riascoltarlo sarebbe stato “superfluo” anche se avrebbe potuto chiarire alcuni punti determinanti per l’eventuale assoluzione di Conte.

In definitiva la (in)giustizia tipicamente italiota ha colpito ancora.
Se è vero che nella giustizia sportiva vige questa dannata “assenza di necessità di raggiungere la certezza al di là di ogni ragionevole dubbio”, è altrettanto vero che la Giustizia, quella con la G maiuscola, si dovrebbe premurare di non commettere errori, soprattutto quando c’è la possibilità di approfondire determinate situazioni. L’impressione è che bastava riascoltare, questa volta in tribunale, sia “Pippo” che Stellini per arrivare ad una Giusta assoluzione. Ma, ormai si sa, in Italia vengono prima altre situazioni ed altri interessi.
Continuando in questa direzione, giudici e PM sostituiranno presto i Carabinieri come protagonisti delle barzellette più famose del Mondo. Peccato che non ci sia proprio niente da ridere.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2636

 
 
 

     

 

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