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Messaggi del 29/11/2012

Calciopoli come un romanzo

Post n°6734 pubblicato il 29 Novembre 2012 da nadir63l
 

glmdj

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di G. Fiorito

Giraudo e le nuove intercettazioni

“Questa associazione a delinquere è un romanzo”. L’ha detto l’avvocato Krogh durante l’arringa difensiva pronunciata con l’avvocato Galasso nell’udienza del 29 novembre del processo di appello contro Giraudo, spiegando che “Qui si è fatto un teorema e poi si è cercato di fare entrare nel teorema tutto quello che si trovava” . Attraverso le arringhe dei due difensori, rileggiamo questo romanzo che ha cucito addosso ai dirigenti di una delle squadre di calcio più forti di tutti i tempi il ruolo di delinquenti. Anche se da tempo abbiamo le prove che di delinquenti veri il mondo del calcio italiano degli ultimi venti anni è stato popolato. E non avevano a che fare con Triade.

La prima intenzione di Krogh è quella di svincolare Giraudo da Moggi, un po’ come aveva fatto nel procedimento della radiazione, scontrandosi con la tesi dell’accusa che vorrebbe vederlo agire in sintonia con lui. La sentenza di primo grado esclude che Giraudo abbia avuto attività in gare che non riguardano la Juve e non potendo essere coinvolto negli interessi che Moggi ha espresso riguardo ad altre squadre quali la Lazio o il Chievo, è stato appositamente coinvolto nel salvataggio della Fiorentina.

Riguardo alle intercettazioni, non ce ne sono che lo riguardino. Tuttavia bisogna ricordare che la primitiva genesi di questo processo risiede nell’archiviazione dell’inchiesta aperta a Torino da Guariniello, che aveva rilevato che non ci può essere frode senza la partecipazione di chi sta in campo. Di conseguenza anche in presenza di contatti telefonici o fisici tra Giraudo e i designatori, non si configura il reato di frode. Lo stesso Guariniello aveva anche osservato che la designazione da parte del commissario di un arbitro non è idonea a ipotizzare la frode se non preceduta o seguita da un’attività di induzione del designatore sull’arbitro per alterare la gara.

Quanto alla soggezione di Bergamo nei confronti della Juventus, non c’è modo di stabilire che sia una prova, non essendo supportata da fatti concreti. La Juventus rappresenta una delle squadre più forti d’Italia, è quindi d’obbligo il rapporto con le istituzioni da parte di Giruado, che rivestiva il doppio ruolo di consigliere federale e dirigente della Juventus. Le accuse fondate sulle cene di Natale con i designatori appaiono come una pagliacciata. L’accusa ha fatto uso di frasi avulse dai contesti e le ha proposte come capi di prova, servendosi di intercettazioni tra terzi che non possono costituire indizi di reato e ha cercato di far credere che l’associazione si prova nella rete delle utenze telefoniche. Nonostante tra i 19 nomi intestatari di schede riservate non ci sia Giraudo.

L’avvocato Galasso si sofferma sull’analisi delle partite ancora sotto esame, tornando per l’ennesima volta a citare il caso Paparesta. Reggina-Juve viene descritta dall’ex arbitro come “una partita sfortunata”, domandandosi al telefono con Pairetto che tipo di relazione stilare. Il caso Paparesta rimane emblematico della farraginosità della macchina della giustizia non solo riguardo a calciopoli. L’archiviazione risale al 2007.

Siamo ancora di fronte a Udinese-Brescia, nella quale l’accusa parla di fraudolenta predisposizione dell’arbitro, ma Jankulowsky, che ha rifilato un pugno all’avversario, è sostanzialmente espulso dal guardalinee. Sappiamo tutti che Giraudo dice che se Dattilo è bravo dimezza l’Udinese perché la partita era sfociata in una rissa.
Per Lecce-Juve e Juve-Lazio Krogh aveva evidenziato come fosse stata fraintesa l’abitudine vigente nel mondo del calcio di visitare gli spogliatoi da parte dei dirigenti. “Questa è una sentenza impermeabile agli atti del processo” . E’ un’altra frase sintomatica di come si tenda sempre a interpretare calciopoli secondo le ragioni dell’accusa, colpevoli anche certe operazioni quali la messa in vendita di libri scritti da romanzieri eccellenti come il pm Narducci, mentre, come ha sottolineato l’avvocato Prioreschi, anch’egli autore di un libro su calciopoli, c’è un altro punto di vista, poiché la prova si costruisce in fase dibattimentale.

Tanto per cominciare, Dndarini non ha la scheda. Ed è ridicolo fare riferimenti a una telefonata tra Moggi e Baldas quando il succo che abbiamo più volte tratto riguardo all’accusa secondo la quale Moggi conosceva prima degli altri i sorteggi è che confrontando gli orari Manfredi Martino, testimone dell’accusa nel processo contro Moggi, ha dichiarato il falso, poiché prima delle 12:30 egli stesso inviava alle 11:53 sms di conferma agli amici e Babini dice di aver saputo alle 11:43 la sua designazione da Meani che l’ha saputa da Martino.
Tra il 6 e l’8 febbraio ci sono 3 telefonate che inguaierebbero Giraudo, ma in realtà si scopre che le griglie non sono argomento di conversazione e Giraudo finisce per lamentarsi di De Santis che non concede due rigori alla Juve contro il Palermo e della mancata espulsione di Stam in Lazio-Milan. Per completare il quadro Moggi e Bergamo in notturna non alludono affatto all’incontro con Pairetto e Giraudo e anzi a proposito della messa in griglia di Paparesta il designatore dice di dover sentire Gigi (Pairetto). Fossero stati sodali, Moggi avrebbe riferito di averlo appena visto, ma evidentemente non avevano parlato di griglie.

Giraudo è accusato di aver dato il consenso al salvataggio della Fiorentina, ma fino al 26/04/2005 le telefonate intercettate riguardano Andrea Della Valle, Mazzini e Mencucci. Il 26 aprile Giraudo chiama Mazzini, ma il discorso verte su Lotito e la FIGC e mentre nella sentenza è riportato che Mazzini riferisce a Mencucci di aver parlato con Giraudo, che gli avrebbe riferito che insieme con Moggi avrebbe parlato con i Della Valle della Fiorentina, manca la risposta dell’ex AD della Juventus, che allude al modo in cui la città dovrà preparasi per la partita, come se giocasse la finale della coppa del mondo. Dov’è la combine?

Il 31 maggio cade il famoso incontro con i designatori, ma a parte che la Juve ha già vinto, c’è un’altra telefonata del 21 maggio 2005 in cui Bergamo poche ore prima di incontrare Giraudo e Moggi propone lo stesso incontro anche a Meani.
Come era prevedibile e anche auspicabile, al finale dell’arringa è riservato qualche colpo di scena, che si concretizza nell’ascolto di alcune intercettazioni inedite e su qualche considerazione facente perno su un’intercettazione già nota che da sola basterebbe a smontare calciopoli.

C’è dell’altro oltre quello che i giornali hanno raccontato per sei anni. Essi hanno pubblicato le intercettazioni compatibili con il capo di imputazione del patto associativo pro Juventus. Ma: 1)ci sono altre telefonate tra le carte processuali che dicono che quel patto non esisteva, anzi che era un bluff, un inganno. 2) L’unica preoccupazione dei designatori era di fuggire come la peste le polemiche della domenica sera. Il loro ruolo era ricompensato con 250.000 euro lordi, viaggi, interviste, notorietà e bella vita. Ma le polemiche c’erano e c’era un clima di ostilità nei confronti della Juventus. Bergamo e Pairetto non volevano perdere quel ruolo e quei benefici, perciò c’erano due regole: 1) arbitraggi non solo perfetti, ma senza polemiche. 2) Non favorire la Juventus. Cioè, se proprio si deve sbagliare, meglio contro la Juve.

Si procede all’ascolto delle intercettazioni che testimoniano come non ci sia esultanza da parte dei designatori se l’errore avviene pro Juve. Si ascoltano le loro voci rammaricate e spaventate nell’intercettazione del 13/02/2005, con un fuorigioco inesistente segnalato a Gemignani che invalida un gol buono dell’Udinese.
Altro che associazione e cupola moggiana. Giraudo la conosceva bene la regola madre di tutte le regole, tanto che all’ufficio indagini della FIGC aveva dichiarato di subire torti arbitrali perché nessuno voleva essere accusato di favorire la Juventus. Le stesse parole di Moggi, che il 6 febbraio 2005 dice che nel dubbio la squadra bianconera viene sempre sfavorita perché si ha paura di essere marchiati dalle polemiche.
Il 6 marzo 2005 un’intercettazione smentisce che Bergamo e Pairetto possano far parte di un’associazione che avvantaggi la Juventus. Il primo confessa di percepire un clima di acredine contro la Juve e quando il secondo, per nulla preoccupato afferma che può essere, sentenzia che a loro non può fregarne di meno.

Ma è la sequenza di telefonate tra Carraro e Bergamo e poi di questi con Rodomonti che chiarisce il clima reale, anzi surreale, nel quale si sviluppa calciopoli e il sovvertirsi della realtà nelle accuse.
Prima di Juve-Inter l’allora presidente della FIGC si preoccupa con il designatore dell’arbitro: “Mi raccomando che non aiuti la Juve, per carità”. Si è in prossimità dell’elezione della Lega, ma Carraro non può permettersi di temere non un arbitraggio non corretto, bensì un arbitraggio a favore della Juventus, perché l’errore contro viene tollerato e nel dubbio incentivato. Come farà Bergamo intimando all’arbitro designato, Rodomonti, che per non perdere il ruolo conquistato a fatica, nel dubbio deve pensare più a chi è dietro (l’Inter) che a chi si trova davanti (la Juve).

Si porta in aula la Fazi-Bergamo, nella quale la presunta altra sodale afferma: “Mamma mia, che dio volesse che stasera perdono con l’inter, ma purtroppo son forti“. Queste parole sono diventate un must nel web, eppure la giustizia si dimostra difficile non solo a recepirne il concetto espresso, ma anche a riconoscerne l’esistenza.
L’8 maggio 2005 la Juventus ha vinto il match scudetto con il Milan. Il 17 maggio Bergamo confessa a Galliani al telefono che in famiglia hanno subito un trauma, aggiungendo: “se andava male male potevamo pareggiare”. Con un plurale maiestatis che ancora una volta ridicolizza tutto l’impianto accusatorio.

Galasso conclude che Moggi è ingannato e il patto non è mai esistito. La posizione di Giraudo viene ancora una volta scissa da quella di Moggi, perché se sussisteranno singole frodi sportive, laddove ci siano le prove, sarà il singolo a dover essere condannato. “Ma per Giraudo queste prove non ci sono”.

La sentenza di Napoli ha escluso che il campionato di calcio 2004/2005 sia stato alterato. Le ultime accuse contro Moggi sono racchiuse nelle silenziose sim svizzere, che Giraudo non aveva. Adesso sappiamo che i dirigenti della Juventus non erano gli artefici e i promotori di nessuna associazione a delinquere, ma che erano loro malgrado costretti a guardarsi le spalle da una sorta di Triplice Alleanza organizzata contro gli interessi della Juventus. Da una parte un sistema mediatico al quale non era estranea una diretta concorrente come il Milan, che si dava da fare proponendo prove televisive in vista dello spareggio scudetto, non pago dei servizi dell’addetto agli arbitri Meani, capo della scuderia rossonera. Sullo stesso versante lo spionaggio illegale condotto dagli hacker e dagli investigatori che la Telecom aveva posto al servizio di Moratti e Facchetti.

E’ di queste ore la richiesta di aspre condanne per gli autori di quei dossier, sui quali si stenta a riconoscere la paternità di Tronchetti Provera, ma la cui esistenza è documentata e ha reso un servizio molto gradito alla Società Internazionale. Dall’altra parte la Federazione, ancora oggi pavida e prona a interessi di parte.
Nelle aule dei tribunali è stata già smascherata quella parte di farsa montata ad arte da alcuni esponenti dell’arma e della magistratura che si sono abbassati a svendere il loro ruolo in cambio di successo e vanagloria.
Il 5 dicembre l’ardua sentenza. Chiediamo al giudice Stanziola non solo di sentire su di sé la responsabilità di ristabilire una verità processuale quanto più vicina alla realtà dei fatti, ma anche di restituire a chi da sei anni combatte per avere riconosciuto il diritto alla giustizia, la dignità della speranza nelle istituzioni.

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2665



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Miccoli: giallo preventivo?

Post n°6733 pubblicato il 29 Novembre 2012 da nadir63l
 

glmdj

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Miccoli sconterà la squalifica di una giornata a seguito del giallo rimediato dalla panchina del Barbera in occasione del derby con il Catania. Diretta conseguenza è che salterà la partita con l’Inter, prossima avversaria dei rosanero in campionato, mentre sarà in campo regolarmente per la Juventus.
Queste le sue
parole: "Forse è meglio perchè mi riposerò per rientrare fra 15 giorni contro la Juventus…. Meglio non giocare con l'Inter e giocare con la Juve…”.
Sospetto: il giocatore già diffidato ha appositamente cercato l’ammonizione per saltare la partita con l’Inter e preservarsi dal rischio di saltare quella con la Juve? E perchè mai una partita dovrebbe essere meno importante dell'altra?

E’ vero, sono cattivi pensieri ed è solo un’ipotesi, ma il sospetto c’è, soprattutto se una sorta di conferma arriva dalle parole del protagonista che fanno seguito a quelle di Lo Monaco (dirigente del Palermo): "Sono preoccupato per le continue squalifiche che non ci consentiranno di schierare contro l'Inter la migliore formazione”.
Strano questo arrendevolismo e perché Lo Monaco non ha condannato la scemenza commessa da Miccoli che ha ricevuto un cartellino giallo dalla panchina mettendo in difficoltà tutta la squadra?
Pensate se fosse successo prima della partita con Juventus: un’ammonizione, dagli esperti ritenuta quasi una beffa, che mette fuori squadra il capitano del Palermo. Come minimo il sospetto sarebbe quello legato ad un'ammonizione preventiva…
Una sfida attesa quella con la Juventus da tutto l'ambiente rosanero.
"Il Palermo chiama a raccolta tutti i suoi tifosi anche per la sfida contro la Juventus" recita un comunicato apparso sul sito ufficiale della società siciliana con sconti e promozioni e il conseguente aumento dei costi dei biglietti per il settore ospiti riservato ai bianconeri. Un aumento particolare che non è stato applicato in occasione della partita con il Milan dello scorso 30 ottobre 2012.

Un episodio questo che ne ricorda un altro che ha visto come protagonista Mourihno, accusato a suo tempo di presunte combine per l’espulsione dei propri calciatori a risultato acquisito. Era la Champions League, Real Madrid-Ajax, punteggio fermo sul 4-0. Le telecamere riprendono dapprima lo “Special One” parlottare con il dirigente spagnolo Chendo, e poi chiamare a sé il portiere in panchina Dudek. Quest’ultimo avrebbe confidato a Casillas le direttive dell’allenatore. Dopo un’ulteriore comunicazione tra l’estremo difensore della nazionale iberica e Sergio Ramos, il terzino destro madridista e Xabi Alonso sono stati ammoniti per la seconda volta, e quindi espulsi, per aver perso tempo durante la battuta di un calcio di punizione (Alonso) e di una rimessa dal fondo campo (Ramos). Il tutto per far sì che i due giocatori fossero squalificati per la prossima partita di Champions League (ultima del girone contro l’Auxerre e ininfluente ai fini della classifica finale), essendo quindi disponibili per l’andata degli ottavi di finale della massima competizione continentale per club.
Mou fu squalificato dalla Commissione disciplinare della Uefa in applicazione della norma: “E’ sottoposto a sanzione chi nel corso delle competizioni sportive si rende colpevole di episodi antisportivi” e “Chiunque, con il suo operato rechi al calcio una cattiva reputazione”. Seguirono squalifiche e ammende pecuniarie anche per i giocatori e la società per “responsabilità oggettiva” .

Ovviamente è una situazione diversa e lascio a voi il giudizio sull’intenzionalità nella ricerca del cartellino. Sono circostanze queste che mostrano ancor più come in Italia l’etica è solo quella che “conviene”, e che ci stiamo abituando ad un comportamento scorretto in generale. Non solo i tifosi non sono educati a una corretta cultura dello sport, ma anche i campioni mostrano di non possedere un’educazione sportiva che proprio queste dichiarazioni pubbliche, fatte passare come normali, lasciano intendere. Non c’è da porsi nemmeno il problema se qualcuno intervenga per correggerne il tiro o ne sconsigli la mercificazione mediatica. Appiattita com’è la politica sportiva italiana, a nessuno verrà mai in mente di condannare le parole di Miccoli, né tantomeno redarguirlo. L’unica cosa che il mondo sportivo italiano sembra saper instillare bene è l’odio verso la Juve, il nemico da sconfiggere e magari Miccoli ….

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=2664

 
 
 

Davids a Tuttosport: "Ruberò il posto a Conte"

Post n°6732 pubblicato il 29 Novembre 2012 da nadir63l
 

Edgar Davids ha parlato a "Tuttosport" del proprio futuro e passato bianconero al quale è ancora piacevolmente legato. L'olandese sembra avere un chiodo fisso che dichiara apertamente: allenare, un giorno, la Juventus. Ecco i passaggi principali dell'intervista nella quale non manca una "frecciatina" all'attuale tecnico bianconero:

"Conte è bravo, ma gli ruberò il posto. Se la Juve chiama dico sì, in una big è più facile. Guardate Rijkaard. Allo Sparta Rotterdam fu disastroso. Col Barça ha vinto tutto. Guardate Conte: cosa ha fatto con l'Atalanta? Adesso sta lavorando bene, ma prima...".

"Ora mi piacerebbe essere allenatore e giocatore. Gioco e alleno la squadra del quartiere dove vivo. Mi diverto e prendo il patentino da tecnico Sono in forma, potrei fare la mia figura anche in Serie A. Tutti i miei tecnici, da Van Gaal a Lippi, mi hanno insegnato qualcosa".

La Juventus attuale è tornata ai vertici di un tempo. Davids però conferma di avere un ottimo ricordo anche di quella pre-Calciopoli:

"La Triade? Grandi dirigenti, ci si poteva confrontare. La Juve è ancora speciale per me, è il club che mi ha dato più emozioni e quello più forte in cui ho giocato".

 
 
 

Parentopoli calcistica e l’illecito di Rivera

Post n°6731 pubblicato il 29 Novembre 2012 da nadir63l
 


Immagine IPB

di M. Giacomini

“Con il pareggio avremmo avuto la certezza di qualificarci entrambe in coppa Uefa - ha spiegato Juliano l’ex capitano del Napoli davanti a una platea sbigottita, alla presenza tra gli altri di un imbarazzato procuratore federale Stefano Palazzi -. Incontrai Rivera e Albertosi negli spogliatoi prima della partita e decidemmo per il pareggio”….“Francamente non mi ricordo - la replica l’ex capitano del Milan e attuale presidente del Settore Giovanile e scolastico - ma se l’1-1 ci qualificava allora non c’era nemmeno bisogno di parlarci…”.
Dopo 34 anni arriva la confessione di un illecito sportivo, combinato tra Napoli e Milan (il match finì 1-1), “biscotto” confessato per l’appunto dall’ex capitano dei partenopei. Certo tutto è caduto in prescrizione ma non l’etica, come affermò, e siamo sicuri che questa frase lo tormenterà per anni, Giancarlo “non legato alle logiche della poltrona “ Abete. Per questo lo smemorato di Alessandria che ricopre un incarico di assoluto valore come quello di presidente del Sgs deve dimettersi o almeno il presidente federale ha l’obbligo, questo sì, morale ed etico di rimandarlo a casa.
Gianni Rivera potrà anche non ricordarsi, ne dubitiamo, ma questo non toglie il fatto che il “biscotto” ci sia stato e la teoria riveriana del “non c’era neanche bisogno di parlarsi”, non deve licenziare il presidente del Settore Giovanile e Scolastico dalle proprie responsabilità. Abete lo mandi a casa abbia il coraggio delle proprie azioni, lui lo ha voluto all’interno della Federazione, lui lo rispedisca al mittente.

È del 21 novembre scorso il comunicato uffciale N.86/a dove ci sono i nominativi dei Collaboratori della Procura Federale e la parentopoli calcistica colpisce di nuovo a via Allegri, dove continua il “firmo ma non vedo” di Abete e questa volta in Procura entra il figlio di Salvatore Sciacchitano, Vice procuratore di Palazzi. Sciacchitano Francesco è solo uno dei 182 nomi che stiamo controllando perchè statene certi ci saranno altri e numerosi casi di parenti all’interno dei Collaboratori della Procura Federale perchè la diaria e i rimborsi chilometrici in periodo di crisi non si negano agli amici e ai loro figli. Tanto Abete firma ma non legge e il suo direttore generale è in altre faccende affaccendato.

Parlando delle elezioni dei Comitati regionali sono stato accusato di aver non preso una linea pro o contro qualcuno, anzi in molti hanno avuto da ridire sul fatto che ho lasciato spazio al mio collega Verretto che non è propriamente un accanito sostenitore di Belloli (cr Lombardia) e Bacchetta (Cr Piemonte), ma credo fermamente nella libertà di opinione e di stampa. Da quando sono direttore, e sono passati sei anni e ci avviciniamo a settimo, chissà se qualcuno spera nella crisi, abbiamo sempre dato spazio anche, e soprattutto, a chi non la pensava come noi. Come si può avere un’idea di quello che accade nel mondo della politica sportiva se non ci sono voci discordanti? Come si può avere un’idea se non si ascoltano, in questo caso leggono, più voci? Come si può migliorare un sistema se non ci si fa un’esame di coscienza e si capiscono i propri errori? Come si può pensare, nell’era di internet, di avere un giornale con un’unica idea senza un punto di vista diverso che ci aiuti a crescere?



Ringraziamo per la collaborazione: :

 
 
 

Il Giornale - Lo "zingaro" dal gip. Ma che avrà da dire?

Post n°6730 pubblicato il 29 Novembre 2012 da nadir63l
 

Fonte: di Marcello Di Dio per "Il Giornale"
© foto di Luigi Gasia

Quanto valgono le parole di un latitante? Lo scopriremo oggi quando lo «zingaro» Almir Gegic, ex calciatore serbo indagato dal 1° giugno 2011 (giorno dell'avvio dell'inchiesta cremonese Last Bet) si troverà di fronte al gip Guido Salvini. I «de relato» di uno dei pentiti eccellenti dell'inchiesta Carlo Gervasoni («Gegic mi disse...») potrebbero trovare delle conferme dirette. Ma quali? Cosa può dire di più l'ex giocatore del Chiasso rispetto a quanto già emerso nell'inchiesta giudiziaria? I giocatori finora coinvolti attendono di conoscere il loro destino penale e sportivo (tra questi Mauri e Milanetto in primis). Anche se molti hanno già ricevuto sconti di pena importanti o addirittura assoluzioni al Tribunale arbitrale dello sport presso il Coni. L'ultimo caso è quello dell'ex portiere del Novara Alberto Fontana, la cui condanna a 3 anni e 6 mesi di squalifica per il suo presunto coinvolgimento per Chievo-Novara del 2010 è stata cancellata ieri dal Tnas (come era già accaduto per Shala e Bertani, quest'ultimo condannato per altre partite, e come potrebbe accadere per Ventola, tutti calciatori tirati in ballo dal solito Gervasoni).
«C'è un mister X a manovrare, è un signore sulla sessantina di cui non ricordo il nome, voleva venderci gare combinate in serie A dove erano coinvolte squadre del Sud», la rivelazione principale di Gegic nell'intervista alla Gazzetta dello Sport prima di costituirsi a Cremona. Davanti al gip della Procura lombarda questo mister X dovrà ora diventare un nome per aprire un nuovo fronte dell'inchiesta. E ancora: «I magistrati sono stati bravi, hanno scovato tutte le gare combinate, almeno quelle su cui ho scommesso io». Infine le frasi su Conte che hanno fatto arrabbiare l'ambiente Juve e lo stesso tecnico leccese: «Una tv mi ha offerto 5 mila euro per un'intervista se parlavo anche di Conte, come se lo conoscessi. Ho rifiutato, non ho nulla da dire su di lui: mai visto, mai sentito, mai provato a contattarlo».
«Quella di Gegic è una vicenda di grande amarezza - ha commentato il dg bianconero Marotta -. Conte ha già patito tantissimo l'essere rimasto coinvolto in una vicenda che non ha nulla a che fare con la sua morale, col suo modo di essere allenatore e professionista. Un conto poi è parlare di calcioscommesse, un altro parlare di Conte condannato per omessa denuncia riconducibile solo alle dichiarazioni di un pentito (Carobbio, ndr)». In tanti ora aspettano con curiosità le «succose» rivelazioni del latitante principe di Scommessopoli. Ma saranno tali?

 
 
 

     

 

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