LA NUOVA CASA BIANCONERA
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«Il vantaggio di dodici punti, che a fine campionato diventerà di quindici, non può essere frutto di null’altro che non il fatto che eravamo più forti. Una grande squadra che quella sera, il 12 febbraio 2006, di fatto si portò a casa il ventinovesimo scudetto. La medaglia ce l’ho ancora casa. E non la restituisco. »
Alessandro Del Piero
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Messaggi del 26/01/2013
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Beppe Marotta, amministratore delegato, ha parlato ai microfoni di Sky al termine del discusso pareggio contro il Genoa: "Mi sembra eloquente quello che ha detto il mister, io vorrei fare un'analisi più approfondita del nostro calcio. A che serve avere sei arbitri se poi c'è una disparità così grande tra le decisioni prese? Quarto uomo e arbitro di porta avevano visto il rigore, l'arbitro non se l'è sentita di darlo. Il giocatore arriva in maniera scomposta sulla palla, questo è un suo errore e non può non essere calcio di rigore. Se vedete il rigore fischiato su Isla contro il Milan capite che è molto meno netto di questo non dato oggi. Il giocatore ha sbagliato e non può essere giustificato in nessun modo, sbaglia il tempo dell'intervento e non dando il rigore la Juve ne esce doppiamente svantaggiata. I giocatori della Juventus si rivolgono all'arbitro per chiedere il rigore, poi però l'arbitro non se la sente di fischiarlo. Si tratta di un errore, questo è fuor di dubbio. Mi auguro che non sia in mala fede, sicuramente non lo sarà, ma l'arbitro era della provincia di Napoli e non poteva essere tranquillo ad arbitrare la Juve. Designazione secondo me non brillantissima, così si mette in difficoltà un arbitro giovane. E' come se mandassero un arbitro di Torino a dirigere il Napoli". |
Il tecnico della Juve: «Avrei preferito che mi avessero detto: ho sbagliato. Guida invece mi ha confessato che non se l'è sentita di darci il rigore» © Foto Pegaso TORINO - Che finale di partita quello tra Juve e Genoa. Le immagini hanno evidenziato il colpo di mano di Granqvist in area di rigore del Genoa ma anche la rabbia di Conte. Il tecnico bianconero, dopo il fischio finale, è corso verso guida urlando: "E' una vergogna", questo il labiale visto dalle telecamere. L'arbitro ed i suoi assistenti sono stati contestati poi anche dal resto della squadra. Il tecnico della Juve a fine partita ha parlato ai microfoni di Sky: "C'è poco da spiegare, tutti hanno visto la gara. E' da tanto che usiamo il fair play ma non accetto sentirmi dire dall''arbitro non me la sono sentita'". Le parole di Conte svelano dunque le parole di Guida: "Mi ha detto che era rigore ma anche un cieco vedeva una cosa così lampante. Questo è un rigore sacrosanto, non c'è da chiarire nulla. Lo ha visto il quarto uomo e l'arbitro non si è sentito di darci il rigore. Se i giudici d'area non contano, che li mettiamo a fare? Ripeto, non accetto che mi vengano dette certe cose: se c'è qualcosa da fischiare bisogna farlo. Questo non è calcio, non è sport". Conte poi dice: "Questi episodi fanno venire voglia di lasciare il patentino. Se segnamo quel calcio di rigore andiamo a +8 dalla Lazio. Invece domani rischiamo di vedere il Napoli a -3". Conte conclude dicendo: "Ci sono errori pro e contro ma quando gli errori sono pro c'è sempre la terza guerra mondiale. Spero che quello di Guida sia un pensiero individuale, non comune". |
Colpo di mano di Granqvist in area a pochi secondi dalla fine, Conte infuriato. I bianconeri erano passati in vantaggio con Quagliarella, i rossoblù hanno pareggiato con Borriello
LA PARTITA - Ballardini fa l'esordio sulla panchina del Genoa e l'inaugurazione è marchiata 3-5-2. Modulo a specchio, bellezze diverse. La Juve vuole allungare in classifica, soprattutto dopo il ko interno della Lazio contro il Chievo. Conte affida il centrocampo a Marchisio, Pogba e Vidal mentre tra i pali c'è Buffon. Quest'ultima non è una notizia ma un'occasione per ricordare il fresco rinnovo di contratto del numero uno. Parte subito forte il Genoa ma il colpo di testa di Immobile è poco più di una telefonata per il portierone della Nazionale. Il Genoa ha battuto la Juventus una sola volta negli ultimi 18 incontri (3-2 nell’aprile 2009), visto quello che hanno fatto i cugini doriani allo Stadium qualche settimana fa i bianconeri serrano le fila per evitare spiacevoli sorprese. Lo fanno con Pogba a centrocampo: il francesino ogni volta che tocca palla viene accompagnato dai cori sospesi dei tifosi, come se si aspettassero sempre e comunque la botta vincente dalla distanza. Episodio dubbio in area di rigore bianconera al 12': Vucinic allunga il braccio dopo un calcio d'angolo del Genoa. Il tocco sembrerebbe esserci ma nessuno in campo protesta. Doppia occasione per la Juve al 14': prima Vidal non riesce a concludere a rete facendosi anticipare da Antonelli, in occasione dell'angolo Caceres spara alto dal centro dell'area. Al 21' splendida idea di Pogba che pesca Marchisio in area di rigore ma il tiro al volo di controbalzo non finisce in porta. Anzi, sui piedi dell'arbitro di porta Palazzino che rimette in gioco il pallone senza però dirlo a Guida che assegna la rimessa dal fondo. NERVI - In panchina Ballardini se la prende con Immobile, l'attaccante si lamenta troppo con i compagni e partecipa poco all'azione. In campo Granqvist rimedia il primo cartellino giallo per un fallo su Marchisio. Al 25' punizione la punizione seguente dal limite di Vidal finisce alta. Vucinic è tra i più nervosi, Conte se ne accorge e prova a tranquillizzare il suo attaccante che si becca prima con Caceres per un passaggio e poi con Guida per un fischio mancato. TUTTO CHIUSO - La Juve ci prova, il Genoa non ci sta. Ballardini ha tirato una cerniera lampo lungo la linea di centrocampo che i bianconeri non riescono ad aprire. Fair play al 36': Manfredini segnala a Guida un calcio d'angolo che altrimenti l'arbitro non avrebbe visto. Al 38' ci prova Bonucci: stacco di testa su punizione di Vidal ma il colpo finisce a lato. Poi al 43' Quagliarella non trova la porta sul cross di Lichtsteiner: il tocco di punta sfiora il palo alla destra di Frey. E su questo si chiude il primo tempo. RIPRESA - Tredici tiri in porta tra Juve e Genoa alla fine del primo tempo ma nessuno nello specchio. Bonucci che dice: "Dobbiamo alzare il ritmo". Il secondo tempo comincia con i dati sulla lavagna nello spogliatoio di Conte nella testa dei giocatori. Bisogna cambiare marcia ed al rientro in campo ecco il primo risultato: miracolo di Frey. Al 6' intervento sulla deviazione ravvicinata Caceres dopo la punizione di Marchisio. Preludio al vantaggio. Minuto 8': Lichtsteinter crossa dalla destra, Quagliarella devia a due passi dalla porta trovando il tocco di Granqvist. Il gol è da assegnare all'attaccante che esce così dalla crisi realizzativa, andando a segno per la decima volta quest'anno. Ballardini cambia: dentro Borriello, Bertolacci e Rossi per riaprire la partita. Il Genoa, dopo lo svantaggio, reagisce prendendo per la prima volta in mano il pallino del gioco. A cambiare il risultato è proprio l'ex attaccante della Juve. Al 23' Kucka brucia la difesa bianconera e trova Borriello che di testa pareggia i conti. Conte risponde, fuori Quagliarella dentro Giovinco e Giaccherini per De Ceglie. Floro Flores chiede il cambio ma Ballardini li ha finiti, il Genoa chiude così in dieci. RISPOSTA - Lichtsteiner prova a ri-svegliare i compagni al 28', la sua conclusione al limite viene respinta da Frey. Giovinco alla prima conclusione, 32', spara alto sopra la traversa. Due minuti dopo rigore negato alla Juve: Antonelli tira per la maglia Vucinic che non riesce a concludere a porta vuota. Conte si infuria in panchina, i microfoni a bordo campo registrano l'urlo dell'allenatore: "Era rigore netto!". LINEA VERDE - Il tempo di vedere il palo pieno di Giovinco su punizione che al 36' Conte butta nella mischia il baby Beltrame. La Juve passa 4-2-4, note numeriche che suonano la carica finale. La prima palla dell'esordiente è un tiro pericoloso dal limite respinto a fatica da Frey. Minuti finali infuocati con il Genoa che chiude tutti gli spazi. L'ultima chance è per Bonucci: al 46' colpo di testa bloccato facilmente da Frey. Al 48' l'episodio che fa infuriare la Juve: la palla rimbalza di fronte a Granqvist che, in area di rigore, colpisce il pallone con la mano. Doveva essere rigore, è stato solo un calcio d'angolo, un po' come l'amore con il calesse. Metafora perfetta per questa partita. |
La partita con il Genoa si presentava come una partita da vincere tra una Lazio che perde e un Anelka che arriva. Conte sceglie la formazione quasi tipo (assenze a parte) con Quagliarella e Vucinic in avanti. PARTENZA LENTA E QUASI IL NULLA: partita combattuta in avvio. Il Genoa ci mette l'anima, la Juve qualche errore di troppo in costruzione. Il Genoa pressa alto e mette in difficoltà i bianconeri. Al quindicesimo la prima occasione Juve, ma la palla di Caceres finisce alta. Al ventunesimo occasionissima per Marchisio, ma palla a lato. La Juve non trova spazi e le occasioni non arrivano. Poche emozioni e solo tanto agonismo. Il primo tempo si conclude infatti con un voler ma non posso, poca fantasia e poco altro. SUPER FREY E SUPER GRANQVIST: la ripresa parte con una Juve che ci prova subito. Ancora Caceres, ma FREY e' bravissimo e chiude. La partita di sblocca al cinquantaquattresimo. Bella palla di Vucinic per Lichtsteiner, inserimento perfetto, tocco di Quagliarella e deviazione decisiva di Granqvist che la mette dentro. Dopo il gol la Juve non molla, vuole il raddoppio. PUNIZIONE BORRIELLO: Ballardini cambia Borriello con Immobile e alla prima occasione della partita il Genoa pareggia. De Ceglie lascia il cross a Kucka e Borriello anticipa Barzagli. ASSEDIO E SCANDALO FINALE: la Juve tenta l'assedio e le occasioni fioccano con il palo di Giovinco clamoroso. Il forcing finale non porta a nulla se non a un clamoroso rigore non concesso. |
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A Dubai con Snoop Dogg, il lavoro con il Psg a Parigi. E la conversione all’Islam. Lippi: «E' ancora un giocatore di livello internazionale e può essere protagonista in Europa: l’età non conta, non ha perso il suo smalto» © Foto Liverani TORINO - L’attaccante che non ti aspetti. L’arma da Champions viene dalla Cina, ma non è Didier Drogba . E’ il gemello Nicolas Anelka , che l’aveva preceduto allo Shanghai, senza peraltro incantare. D’altronde, andare oltre la muraglia è un po’ come cercare il buen retiro pallonaro, una carriera alternativa, con tanti soldi e pochi altri stimoli calcistici. Però, basta guardare il curriculum del giocatore, per giudicare: nell’ordine, Psg, Arsenal, Real Madrid, Psg, Liverpool, Manchester City, Fenerbahçe, Bolton, Chelsea, Shenhua. Tanta roba, sino alla svolta asiatica. LA SCOMMESSA - E allora? Anelka coglie l’attimo e si rimette in gioco, puntando al massimo, all’Europa che conta, al tricolore che non ha mai “praticato”. La scommessa, invero, è anche sua: se va bene, può ricamarsi cinque mesi incredibili, lottando per grandi traguardi, mettendosi a disposizione di Antonio Conte con un’esperienza internazionale che ha pochi eguali. IL CARATTERINO - C’è anche il lato comportamentale, da non sottovalutare. Un bel caratterino, a dirla tutta. Basta ricordare come andò a finire la storia in Sud Africa con il ct Raimond Domenech . Esclusione dalla Nazionale, in piena competizione, dopo insulti piuttosto forti “consegnate” all’ Equipe il cui titolo era: «Fatti inc...e, figlio di p...a». Tra smentite e mezze scuse («ho avuto solo una discussione»), il caos fu totale. IL PROFESSIONISTA - Robe da perderci la testa. O farla perdere. Carlo Ancelotti , che in queste ultime settimane lo ha visto da vicino, ospitandolo negli allenamenti al Psg, dice: «Con lui ho un ottimo rapporto, dopo gli anni del Chelsea, per questo è venuto da noi. Si tratta di un giocatore eccezionale e di un valido professionista». Che ha dei vezzi, delle particolarità. Praticante musulmano («mi sono convertito a 16 anni, la mia religione mi porta in alto...», le parole di Abdul-Salam Bilal, il suo nuovo nome), ha un aspetto un tantino ieratico, che incute rispetto. Ama la musica rap e si fa accompagnare da una cerchia ristretta di amici e familiari. Un muro impenetrabile, che protegge e difende, che respinge a volte. Il fratello e gli altri black men. A Dubai hanno trascorso le feste, in compagnia di Eric Abidal - dato in ripresa con il Barcellona dopo il secondo intervento per curare il cancro - e dell’attore-rapper Snoop Dogg . BALOTELLATE - Anelka, personaggio spesso controverso. Al Mondiale 2010 era sul podio dei più gettonati con Leo Messi e Diego Armando Maradona . Ma la storia personal-calcistica è ricca di aneddotica. Un Mario Balotelli ante litteram. All’altezza della sua reputazione, fu protagonista di una chiamata ai pompieri durante il primo periodo londinese, senza troppe situazioni stimolanti. |
Secondo la Gazzetta dello Sport, per stasera Antonio Conte dovrebbe schierare: Buffon fra i pali; Barzagli, Bonucci e Caceres dietro; Lichtsteiner e De Ceglie sulle fasce; Pogba davanti alla difesa; Vidal e Marchisio, Giovinco e Vucinic in attacco. Formazione sulla carta la migliore possibile. Da valutare il doppio impiego di Giovinco e Vucinic. |
Inviato da: diletta.castelli
il 11/10/2016 alle 17:05
Inviato da: dimariamonicaa
il 08/04/2016 alle 21:04
Inviato da: aldo.giornoa64
il 20/12/2015 alle 22:00
Inviato da: aldo.giornoa64
il 13/12/2015 alle 23:54
Inviato da: aldo.giornoa64
il 08/12/2015 alle 23:14