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Messaggi del 22/02/2013

Arresti, processi, baratro. La risposta? Silenzio!

Post n°7003 pubblicato il 22 Febbraio 2013 da nadir63l
 

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Immagine IPB

Proviamo a fare una panoramica sul nostro calcio prendendo in esame la cronaca dell’ultima settimana.
La notizia del momento è l’arresto del patron del Cagliari Cellino per questioni legate allo stadio IS Arenas. Il GUP che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare ha scritto che Cellino ha ”spiccate capacità delinquenziali”, “capace di qualsiasi genere di sotterfugi pur di raggiungere i propri scopi". Uno stadio che da inizio campionato è agibile a giornate alterne e di deroga in deroga, la cui sicurezza sembra essere parametrata all’avversario da ospitare. Non solo questo. In settimana, il Tar della Sardegna ha cancellato, perché illegittimo, il rinvio del Prefetto che aveva portato all’assegnazione dello 0-3 a tavolino a favore della Roma, accogliendo integralmente le ragioni di Cellino. Cagliari-Roma si rigiocherà? L’ultima parola sarà dell’Alta Corte Del Coni cui il club sardo si è appellato contro la sentenza della Corte di Giustizia Federale. Il ricorso al CdS da parte della Prefettura di Cagliari, che ha impugnato la sentenza del Tar della Sardegna che ha bocciato il rinvio dell’incontro, potrebbe far slittare ancora il tutto. Il 18 febbraio, il Tar della Sardegna ha rigettato il ricorso urgente presentato dal Cagliari contro il no di Quartu all'autorizzazione per l'apertura dell’ Is Arenas in occasione della gara con il Torino. La settimana precedente, proprio a seguito di un altro ricorso al Tar, le porte dello stadio erano state aperte per ospitare il Milan. Ad oggi sembra che la partita con la squadra piemontese sarà giocata all’Is Arenas a porte chiuse. Che confusione!

Dopo 10 mesi, al riparo dell’onda emotiva dell’immediatezza, per i fatti legata alla gara del 22 aprile 2012 al Ferraris tra Genoa e Siena, sospesa in seguito alle intemperanze degli ultrà rossoblù, che avevano chiesto e ottenuto di far togliere le maglie da gioco ai giocatori della squadra ligure, la Commissione Disciplinare Nazionale ha inflitto un mese d’inibizione al presidente Enrico Preziosi e un'ammenda globale di 280 mila euro al club genoano. Il 15 novembre scorso, la Corte di Giustizia Federale aveva accolto il ricorso presentato dal Procuratore federale contro l'improcedibilità nei confronti del presidente rossoblù e dei giocatori. La parola “fine” sull’increscioso episodio non è stata ancora pronunciata perché Preziosi ha, presentato ricorso dichiarando di non accettare il verdetto.
Preziosi, unitamente all’ad Zarbano, sono indagati anche per il mancato pagamento dell’Iva su alcune operazioni di mercato risalenti al 2011. 8 milioni di euro contestati dalla Procura di Genova; contestazione che i dirigenti rispediscono al mittente perché gli stessi sostengono che il 18 dicembre avevano stipulato l’accordo con l’Agenzia delle entrate per la rateizzazione, ottenendo l’ok nei tempi dovuti. Nel frattempo, la Corte di giustizia federale, in risposta alla richiesta della Lega di un parere sul caso, ha scritto che Preziosi non può fare il consigliere.

La Procura federale ha archiviato il procedimento nei confronti dell’assistente Maggiani aperto a seguito delle controverse decisioni arbitrali nel match fra Catania e Juventus del 28 ottobre 2012. Pulvirenti aveva lanciato accuse all’indirizzo del fischietto dichiarando a Radio Anch’io lo Sport «C’è lo scudetto della Juve sul profilo di Luca Maggiani, la sudditanza psicologica mi sembra evidente». Non è possibile avere la certezza che la pagina Facebook richiamata nello sfogo dal presidente catanese, possa esser attribuita all’assistente Luca Maggiani e per questo non si è potuto procedere nei suoi confronti.

La Uefa è intervenuta nuovamente per intimare l’ultimatum per i lavori al San Paolo da completarsi entro il 31 marzo, pena l’impossibilità dello stadio ad ospitare le prossime gare europee. Le opere da eseguirsi in ottemperanza alle prescrizioni della commissione Uefa, saranno fatte dal Comune di Napoli che ha stanziato 1mln per il San Paolo, garantendo i lavori entro il 30.06.2013. Nel frattempo il club partenopeo è uscito dell’ Europa League contro il Viktoria Plzen perdendo entrambe le sfide e facendo registrare un’accoglienza esemplare a Napoli: 1 tifoso ospite accoltellato e altri tre rapinati a Campi Flegrei. Episodio cui ha fatto seguito la rapina ai danni di Marek Hamsik al termine di Napoli-Sampdoria. Il centrocampista azzurro è stato, infatti, avvicinato da 3 persone a viso coperto, con una pistola in mano, a bordo di uno scooter che hanno sfondato il finestrino e gli hanno scippato il Rolex. Non è la prima volta.

Registriamo anche che l’Italia perde un’altra posizione del Ranking Fifa. Gli azzurri sono al 5˚ posto, scavalcati dall’Inghilterra.

Situazione generale imbarazzante che rende ancor più l’idea dell’incompetenza di chi governa questo sport, sotto tutti i punti di vista. La situazione del Cagliari è stata gestita male sin da inizio stagione, accompagnata dal pasticcio che ha portato alla frettolosa decisione dell’assegnazione dello 0-3 a tavolino favore della Roma. Il tutto nel silenzio più assoluto della Lega. Preziosi finisce per essere l’immagine di specchiata moralità di un ambiente incapace di rinnovarsi, che si ritrova costantemente con gli stessi personaggi che, ironia della sorte, devono sempre chiarire qualcosa di “poco chiaro” senza mai essere messi in dubbio. Occupano infatti stabilmente incarichi in Lega, danno lezioni di moralità a reti unificate e in un modo o nell’altro, riescono sempre a farla franca. Il caso Maggiani sollevato da Pulvirenti, come era prevedibile, è finito con un nulla di fatto. Se invece di dare peso alle chiacchiere da bar, enfatizzando il mito antijuventino di giovani presidenti vogliosi di apparire pubblicamente, Palazzi dedicava più tempo all’inchiesta sul calcioscommesse forse i risultati potevano essere altri. Stendiamo un velo pietoso sul San Paolo. E’ da tempo che ci sono evidenti problemi, ma nessuno ha preteso un correttivo concreto, come sempre succede verso certe realtà. Fresco di rinnovo mandato, Abete preferisce rimanere in silenzio, così come Beretta. E’ ammissibile in questo stato?

Pubblicato da Professione Calcio: ANNO 5 - N° 7 - 21 febbraio 2013
 
 
 

La sveglia di Conte suona per Vucinic

Post n°7002 pubblicato il 22 Febbraio 2013 da nadir63l
 

Ora il tecnico vuole che trascini la squadra. A Roma è stato fra i più deludenti

La sveglia di Conte suona per Vucinic© LaPresse
TORINO - Il risveglio del fuoriclasse. È il titolo del film che Antonio Conte vorrebbe gustarsi domenica pomeriggio dalla platea dello Juventus Stadium. Attore (auspicabilmente) protagonista: Mirko Vucinic . Ruolo: guida dei campioni d’Italia verso una vittoria che agirebbe da ricostituente con effetti positivi immediati sulla capolista, desiderosa di tirarsi fuori dalle secche in cui si è incagliata sei giorni fa. Durata della pellicola: intorno ai 110 minuti, intervallo e recupero compreso. Con, nella mente, un seguito in uscita venerdì 1° marzo su questi schermi, quando i bianconeri da prima forza del campionato proveranno a chiudere la questione contro il Napoli una volta per tutte.

STIMOLI - Intanto sul collo di Vucinic alita il fiato di Conte, uno che nel suo Zanichelli non ha mai tollerato l’esistenza del vocabolo “sconfitta” e sinonimi. Così il tecnico salentino, in occasione della giornata (martedì) dei “cazziatoni” assortiti, ha “lavato il cervello” di ognuno, ha sgrassato i residui maleodoranti dalla mente di ciascuno, ha stimolato tutti non semplicemente a voltare pagina, ma a ribaltare totalmente i comportamenti e gli atteggiamenti sul campo. «I bonus sono terminati» e «D’ora in poi sarà vietato sbagliare, saranno tutte finali mondiali»: nella psiche dei giocatori ora campeggiano i due nuovi mantra della filosofia contiana. E siccome Vucinic resta un intoccabile, quando decide le partite in senso positivo si becca tutti gli elogi. Però nel momento in cui fallisce il bersaglio, deve sorbirsi tutto il repertorio del caso. E dopo la prestazione di Roma (non certo una delle migliori, tanto è vero che il tecnico l’ha tolto dopo 56 dimenticabili minuti e un destraccio spedito sui cartelloni pubblicitari alla sinistra della porta giallorossa), Mirko aveva capito subito che in settimana l’allenatore l’avrebbe ripreso di brutto. In fondo, la forza del montenegrino è un po’ anche la sua debolezza: quando il genio s’accende, sono dolori per le difese altrui, ma quando il solipsismo acceca la sua fantasia il gioco collettivo ne risente e anche i compagni rischiano di venirne condizionati. Così - a cascata - se Vucinic non gira, l’effetto negativo sulla squadra si amplifica e i risultati ne sono la più che logica conseguenza.

 
 
 

Vidal, pressing su Sanchez. La Juve spinge per il cileno

Post n°7001 pubblicato il 22 Febbraio 2013 da nadir63l
 

Il centrocampista in avanscoperta sul mercato: «Alexis è un amico...». Tra telefonate, confronti e consigli, un rapporto che può rivelarsi decisivo: «Fu Sanchez a parlarmi dell’Italia quando scelsi la Juve»

Vidal, pressing su Sanchez. La Juve spinge per il cileno© Foto Liverani
TORINO - «Ola Alexis, soy Arturo...». E avanti a parlare del più e del meno da buoni amici e compagni di Nazionale, quali sono Vidal e Sanchez . Una volta superati i convenevoli, però, spazio anche ad argomenti più... concreti, d’attualità. Quali ad esempio il possibile passaggio dell’attaccante blaugrana in bianconero, a Torino, alla corte di Antonio Conte . La Juventus ci spera, ci crede, ci prova. Convinta e ottimista. Decisa a far leva su tutta una serie di fattori positivi che possono agevolare una operazione non facilissima, ma affatto fuori portata. Anzi.

CONFRONTI - Tra i fattori positivi sui quali possono contare l’amministratore delegato bianconero Giuseppe Marotta e il direttore sportivo Fabio Paratici figura anche, appunto, il forte legame tra i due cileni: un rapporto che va al di là della semplice condivisione della casacca Roja . Un rapporto fatto di stima, affetto, fiducia reciproca. Confidenze e consigli. Prima di lasciare il Bayer Leverkusen nell’estate del 2011 e scegliere la Juventus, Vidal si consultò proprio con Sanchez che conosceva molto bene l’Italia e la Serie A per avervi giocato, con l’Udinese, dal 2008 al 2011. «Alexis è mio amico - confessava colui che sarebbe diventato il guerriero juventino -, mi ha parlato tanto dell’Italia, della bellezza del campionato, delle difficoltà che ci sono».

PARTI INVERTITE - Ebbene, ora le parti si invertono e a chiedere informazioni è Sanchez. Non tanto del campionato italiano in generale, ovviamente, quanto della Juventus e delle sue dinamiche interne, dei meccanismi di spogliatoio, delle qualità di Conte, del calore della piazza, delle ambizioni societarie. Tutto. Vidal spiega, chiarisce. E fa ciò che gli riesce meglio: va in pressing. Cioè prova a convincere l’amico dei vantaggi di compiere una scelta così radicale, e non facile, quale lasciare il Barcellona. Ma non è una pazzia, piuttosto una decisione che contempla tutta una serie di “pro” in grado di consacrare definitivamente un talento come Sanchez.

 
 
 

Brasil Telecom. Guerra di spie

Post n°7000 pubblicato il 22 Febbraio 2013 da nadir63l
 



Nasce il Tiger Team


Andrea Pompili nel suo libro “Le tigri di Telecom” ricostruisce la guerra di spie scatenata per il controllo di Telecom Brasile, raccontando che tra il 31 Agosto 2003 e il Maggio/Giugno 2004 gli uomini di Ghioni portarono a termine tre trasferte in Brasile agli ordini di Tavaroli. Qui vennero a crearsi le condizioni ideali non solo per l’affare Kroll e la conseguente presunta ricettazione del cd tornato agli onori della cronaca in questi giorni, ma soprattutto per la messa a punto di ruoli, persone, competenze che avrebbero avuto molto a che fare con i dossieraggi illegali contestati alla Telecom. Fu allora che nacque il Tiger Team e che si venne delineando come un’entità composta principalmente da 3 abilissimi hacker, Andrea Pompili, Rocco Lucia e Alfredo Melloni, ai quali si andavano aggiungendo di volta in volta altri esponenti del sottobosco di abili informatici che facevano capo a Ghioni e Preatoni. Le trasferte in Brasile scaturirono dalle voci di attività di spionaggio condotte intorno ai molteplici interessi di Tronchetti Provera per volere di Daniel Dantas in seguito alla guerra finanziaria che si stavano facendo Opportunity e Telecom, facenti capo ai due uomini d’affari. Dell’ultima trasferta faceva parte anche Xantic, nickname di un ragazzo diciassettenne con qualche problema, al quale il padre aveva in extremis concesso il permesso di partecipare alla spedizione. Il Team di Ghioni stabilì il suo quartier generale presso l’Hotel Sofitel di Rio de Janeiro. Avendo il precoce Xantic manifestato curiosità intorno al pericolo delle intercettazioni informatiche, fu ragguagliato dall’esperto G00dB0y (al secolo Alfredo Melloni, l’uso delle cui capacità Pompili descrive discutibile, ma per il management di Telecom molto più redditizio di anni di sudato lavoro spesi a comprendere l’avversario, ovviamente utilizzando metodi leciti e convenzionali), che gli mise a disposizione un programma per tracciare utenze e password senza protezione in rete. Fu così che come per magia si materializzarono sul monitor del computer informazioni in grado di ricondurre al dominio internet della Kroll. Inspiegabilmente un uomo della Kroll si era collegato alla sua rete aziendale senza protezione: una spia di nome Omer Orginsoy, il turco. In cerca di glorie personali dentro e fuori dalla Telecom Ghioni e Tavaroli non si sarebbero fatti sfuggire l’occasione.

Angelo Jannone

Nel giugno 2004 si era aggiunto alla spedizione brasiliana Angelo Jannone, un eroe nazionale come quelli protagonisti di certi teleromanzi imperniati sulle storie di mafia tanto in voga nelle televisioni di colui che prima li produce e poi li contesta, alimentando una serie di conflitti al punto da confondere persino Auricchio, che alla fine non riusciva nemmeno a trovare il nesso tra Mediaset e il Milan. Era il tenente colonnello Angelo Jannone, con un passato nel Raggruppamento Operativo Speciale (ROS). Nel suo curriculum importanti inchieste su mafia, riciclaggio e narcotraffico a fianco del giudice Giovanni Falcone, oltre a non pochi episodi di eroismo quando aveva comandato il Nucleo Operativo Provinciale di Catania e aveva messo a ferro e fuoco non solo la Sicilia, ma anche la Calabria contribuendo a sgominare interi clan di malavitosi, per poi trasferirsi all'estero nelle pericolosissime vesti di infiltrato in alcune missioni contro organizzazioni di narcotrafficanti colombiani legati a camorristi. Nel corso degli anni trascorsi nell'Arma Jannone è stato insignito di numerosi riconoscimenti per i meriti di servizio, testimoniati nel libro di Giorgio Sturlese Tosi "Una vita da Infiltrato" e tra gli altri nel suo “Eroi Silenziosi”. Dal 2004 al 2007 ha operato in Telecom Italia, con una carriera culminata con l’incarico di responsabile della sicurezza di Telecom per l'America Latina. Attualmente è Amministratore Delegato di una società di consulenza nel settore Audit & Compliance aziendale, insegna all'Università La Sapienza di Roma e collabora con l'Osservatorio Criminalità di Eurispes. Il 7 luglio 2012 è stato insignito a Salerno del titolo onorifico di Associate Professor dalla Costantinian University di Rhode Island.

Nella sentenza di primo grado del processo Telecom del 13 febbraio Angelo Jannone è stato assolto con formula piena per non aver commesso il fatto dal reato di associazione a delinquere ed è stato escluso dalla condanna al risarcimento di 10 milioni di euro a favore di Telecom. É stato condannato ad un anno con sospensione condizionale della pena per un solo episodio di intrusione informatica, che secondo l'accusa sarebbe stato commesso nel 2005 in Brasile, e verso tale provvedimento verrà presentato appello.

Sarebbe sua l’opinione che l'esclusione delle vicende brasiliane dall'inchiesta Telecom sarebbe il frutto di una strategia dei pubblici ministeri adottata per dare credito a Marco Bernardini, gola profonda dell'inchiesta milanese, con l’eliminazione dalla scena di fatti che avrebbero potuto comprometterla. Nel 2006 Jannone era stato indagato in seguito alle dichiarazioni di Ghioni e Bernardini. Il primo lo aveva accusato di aver ordinato per conto di Telecom Italia alcune intrusioni informatiche in Brasile, ma poi aveva ritrattato. Il secondo non aveva confermato le accuse avvalendosi della facoltà di non rispondere e facendo dire al suo avvocato che aveva tirato in ballo il tenente colonnello dei ROS spaventato dal “tintinnio di manette”. Jannone ha sempre sostenuto la tesi di Tronchetti Provera di un’autodifesa di Telecom dagli attacchi del suo socio brasiliano Dantas in Brasil Telecom, perpetrati servendosi delle attività illegali della Kroll. A sostegno il 6 novembre 2008 ha depositato una memoria difensiva nella quale ha respinto le accuse, sostenendo di aver presentato in Brasile in nome di Telecom Italia e del suo ex presidente una denuncia alla polizia federale.

Il cd ricettato. Affari di spie

Incursioni informatiche a parte, Tavaroli aveva una fonte interna alla Kroll: Richard Bastin, che aveva avviato le indagini commissionate all’agenzia investigativa da Carla Cico, presidente di Brasil Telecom, affibbiando al dossier il nome in codice “Tokyo”. A permettere di completare l’opera fu però un altro dipendente della Kroll, che motivato da una più allettante possibilità di guadagni mise a punto il tradimento passando al servizio degli avversari: Tiago Verdial. Fu probabilmente la spia di origine portoghese l’autore dell’anonima consegna alla sede milanese di Telecom del famigerato cd contenente carte riservate, trascrizioni di conversazioni, mail e filmati raccolti dalla Kroll per incastrare Telecom Italia. Verdial si incontrò con Jannone e Ghioni, ufficialmente presente in qualità di traduttore, in seguito a una richiesta di lavoro formulata alla sicurezza di Telecom e nel corso del colloquio si lasciò sfuggire importanti informazioni che inguaiavano Daniel Dantas e Carla Cico come i mandanti dello spionaggio ai danni di Telecom Italia. Come si conviene in una spy-story furono segretamente registrate. Questa almeno fu la tesi ufficiale, avallata dai giornali per due anni. In realtà nel tempo si concretizzò l’idea che il cd fosse una copertura per le informazioni carpite dal Tiger Team attraverso l’attività di hackeraggio.
Durante l’analisi dell’infrastruttura di rete mobile di TIM Brasil il Tiger Team, come se si trattasse di un suo cliente occasionale, entrò in possesso di una scheda telefonica brasiliana con una numerazione speciale che non subiva tariffazione e che non fu mai restituita. Quando si verificò l’attacco a RCS, sembrò provenire dal Brasile.
Nel frattempo un cd uguale a quello recapitato a Telecom arrivò a Panorama e Gad Lerner lo rese noto a Tronchetti Provera. Dopo i primi entusiasmi per l’epilogo felice della vicenda per Telecom Italia, alcune
testate scrissero che il cd fosse un falso elaborato (non troppo) ad arte dalla stessa Telecom per screditare l’avversario. Chi lo aveva realizzato forse non era stato così furbo da usare un supporto brasiliano o abile da cancellare tracce riconducibili a fonti italiane. La situazione precipitò, arrivarono al Tiger Team cd vergini acquistati in Brasile, qualcuno si incaricò di realizzare un cd genuinamente brasiliano. Sempre più spesso i componenti del Team si ritrovavano con documenti il cui possesso non era facile da giustificare ed era stato sottratto alla Kroll. Tra gli altri, fascicoli che riguardavano anche il caso Parmalat. Ghioni lamentò il cattivo utilizzo che pavidamente, per paura delle conseguenze, la Telecom aveva fatto di quella enorme mole di informazioni, cedendo a un accordo con Opportunity mediato dall’uomo d’affari Luis Roberto De Marco e dal faccendiere Naji Nahas, in base al quale Dantas avrebbe percepito una consistente buonuscita per lasciare le redini di Brasil Telecom a Tronchetti Provera. Come interpretarono i giornali, una tangente.
Morya Longo scrisse nell’articolo del 14 novembre 2007 del Sole24Ore che dopo le incursioni informatiche del Tiger Team iniziarono a uscire alcuni dossier riservati della Kroll, come quello su Massimo D'Alema, accusato di fondi ricevuti da una società brasiliana quando era stato presidente del consiglio. D’Alema ricacciò al mittente le accuse, bollandole come spazzatura. Morgan Jones non volle commentare il caso, ma affermò che questi dossier erano stati presi dal database della Kroll e manipolati (
Link). Un film già visto sui metodi di dossieraggio illegale della Telecom a proposito delle potenzialità di alterazione delle intercettazioni effettuate grazie al sistema Radar.

Processi, veleni e segreti

Il processo Telecom e i suoi derivati non sono meno tossici dei titoli bancari che hanno avvelenato l’opinione pubblica negli ultimi tempi. Nonostante i procedimenti giudiziari si originino a guisa di scatole cinesi, spesso sembrano servire soltanto a relegare la polvere sotto i tappeti. Nel silenzio della proprietà bianconera, che nulla chiede a Telecom né a Tronchetti Provera, nonostante le loro vicende processuali siano indissolubilmente legate ai dossieraggi illegali fatti eseguire dall’Inter contro i suoi dirigenti. Essa ha scelto di percorrere la strada dei ricorsi e delle richieste di revisione da intraprendere all’uscita del tunnel del processo di Napoli.
Nell’udienza del processo Telecom del 18 aprile 2009, ritenendo che i dossier equivalgano al corpo del reato e la loro eliminazione comporti quindi l'eliminazione di una prova diretta, il GIP ha deciso di sollevare eccezione di costituzionalità. E’ stata quindi sospesa la procedura di distruzione degli atti illegalmente formati o acquisiti e si è investita la Corte Costituzionale della legittimità della norma sulla distruzione di documenti acquisiti in modo illecito. Il 22 aprile 2009 la Corte Costituzionale ha accolto parzialmente le eccezioni sollevate dal GIP. Come conseguenza la distruzione dei documenti potrebbe durare anni. La stanza 38 del settimo piano del Tribunale di Milano è attualmente ad accesso ristretto alle parti lese, alle quali però non viene concesso di estrarre copie della documentazione in quanto illecitamente formata e destinata alla distruzione.
Il 22 dicembre 2009 il governo Berlusconi IV ha posto il segreto di stato sulle indagini sui dossier illegali di Telecom, che vedevano coinvolto il SISMI.
La mancanza di coraggio e l’incapacità di trasparenza dei legislatori sembra aver confinato per sempre nel segreto di stato le verità di Telecom, la cui unica speranza risiede nei procedimenti di richiesta di risarcimento. In modo che risulta eticamente piccolino ciò che nel nostro contesto ci riguarda più da vicino e cioè che calciopoli debba essere scardinato da Vieri e De Santis.


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