LA NUOVA CASA BIANCONERA
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«Il vantaggio di dodici punti, che a fine campionato diventerà di quindici, non può essere frutto di null’altro che non il fatto che eravamo più forti. Una grande squadra che quella sera, il 12 febbraio 2006, di fatto si portò a casa il ventinovesimo scudetto. La medaglia ce l’ho ancora casa. E non la restituisco. »
Alessandro Del Piero
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Messaggi del 04/04/2013
Beckenbauer: «Pensionato». Gigi incassa, per ora. Vi chiediamo di sostenere il portiere della Juve e della Nazionale attraverso la nostra pagina Twitter © LaPresse TORINO - Quattro anni dopo quel Bayern che “schienò” non solo lui ma tutta una Juve allo stremo delle forze, a Gigi Buffon son tornati i dolori. E al mal di schiena sorto in una notte di inizio dicembre, due sere fa si è sommato un altro “malessere”, riassumibile in quel sapore amaro in bocca che solitamente contorna prestazioni non all’altezza. Ma qui non si tratta di sintomi fisici, solo di una spiacevole sensazione da mandare al diavolo prima possibile. Per riprendersi dallo choc di un’oretta e mezza trascorsa in trincea sotto il bombardamento delle truppe bavaresi (22 tiri verso la porta juventina, mai così bersagliata in questa stagione), per dare un senso ulteriore a una stagione già positiva di suo con uno scudetto ormai alla portata a corredo di una Supercoppa da mesi in archivio. L’ANTEFATTO - E allora quelle frasi di Franz Beckenbauer , presidente onorario di un Bayern che fece grande da libero roccioso nell’arco di un decennio di estasi purissima, suonano come una presa in giro da parte di una leggenda nei confronti di un uomo già leggendario. E quel tentativo apparentemente velleitario di un talentuoso austriaco da 35 metri, con deviazione comunque influente di Arturo Vidal , avrà il suo peso nei destini europei della Juve: «L’impressione è che Alaba abbia tirato da molto lontano. Buffon? Lui sembrava un pensionato - aveva detto Kaiser Franz ai tedeschi di Sky -. Forse non pensava che Alaba sarebbe stato capace di batterlo da quella distanza, ma Buffon avrebbe dovuto fermare quel pallone». Ok, basta così, caro Beckenbauer... I PRECEDENTI - Perché anche a lui sarà capitato di incappare in prove negative tali da rasentare una brutta figura, non intaccando ad ogni modo l’aura di star del calcio mondiale in un tempo in cui Bayern e Germania monopolizzavano il mondo del pallone. E a Buffon, da capitano tutto d’un pezzo, non serviranno ulteriori stimoli per mettersi alle spalle il ricordo di una serata maledetta, con quella respinta maldestra sui piedi di Mandzukic che ha agevolato pure il raddoppio bavarese. Del resto i precedenti di discese ardite e pronte risalite non mancano: l’anno scorso quel “regalo” ad Andrea Bertolacci (al tempo al Lecce, ora al Genoa) a inizio maggio fece venire la tremarella ai “quasi campioni d’Italia”, oppure quella palla sfuggita chissà come a metà settembre del 2001, quando i mussi del Chievo con Massimo Marazzina misero in lievissima crisi le certezze del portierone bianconero. Che si è sempre rialzato da straordinario campione, che ha costantemente dimenticato quelle piccole incertezze presenti in tutti gli estremi difensori di ogni tempo, che è stato capace di trascinare Juve e Nazionale lassù in cima dimorandovi come colui che vive solo per vincere. IL TAPIRO - E così, in attesa della risposta fra sei giorni allo Stadium nella rivincita di Juve-Bayern, Buffon ha incassato ieri con olimpica placidità il Tapiro d’Oro di Striscia la Notizia . E per quanto la presa in giro di Valerio Staffelli (che gli ha consegnato pure una coperta, una vestaglia e un paio di babbucce) gli avrà fatto il solletico rispetto a quanto dichiarato da quel “simpaticone” di Beckenbauer, per il Gigi nazionale il discorso non cambia: meglio tornare a pedalare. E cogliere comunque l’occasione per rispondere a tono all’irrispettoso Kaiser senza per questo “sbracare”: «In questo tipo di attività capita di commettere errori. Mi spiace perché ho compromesso la partita. Sono dispiaciuto per me, per la mia squadra, per la mia gente. Non posso obiettare nulla a quanto detto dal quel vecchio saggio di Beckenbauer, se non ricordare un adagio ricorrente: “Quando sei martello batti, quando sei incudine statti”. Bisogna stare zitti e aspettare la prossima partita». In tedesco si suol dire: «Bitte still sein». Con quel «Bitte» («Per favore») implicito nello stile di Gigi, non di qualcun altro... |
Ne "Il Blog del Direttore", Vittorio oreggia, direttore di Tuttosport ha parlato della gara di ritorno di mercoledì prossimo tra Juventus e Bayern e non ha perso le speranze: "La Juventus ha il dovere morale di credere ancora nella rimonta e un appiglio di carattere tecnico/psicologico al quale aggrapparsi per realizzare l’impresa: già, peggio dell’Allianz Arena è difficile fare. A Torino sarà una storia diversa, persino senza Vidal e senza Lichtsteiner, però con il sostegno dell’esperienza maturata in Germania. Il Bayern è forte, anzi più forte, ma presenta dei lati deboli. Gli invincibili non esistono". Oreggia ha poi continuato facendo un discorso riguardo alla qualità media della squadra, da alzare se si vogliono raggiungere obiettivi importanti anche in Europa: "Per rendere ordinario lo straordinario e quindi smetterla di affidarsi a interventi celesti, c’è bisogno di alzare la qualità dell’organico. Significa interventi sul mercato di un certo tipo, significa provvedere al ricambio di campioni incamminati sulla via di un umanissimo tramonto". Il direttore ha poi concluso spiegando il perchè sia così difficile per le squadre italiane fare questo tipo di investimenti importanti: "Eppure si tratta di evidenze comunque non facili da tramutare in realtà: la Juventus non è proprietà di uno sceicco, il bilancio va tenuto in ordine, l’appeal del club è in fase di assestamento dopo anni di guasti, la rifondazione si prende i suoi tempi". |
Inviato da: diletta.castelli
il 11/10/2016 alle 17:05
Inviato da: dimariamonicaa
il 08/04/2016 alle 21:04
Inviato da: aldo.giornoa64
il 20/12/2015 alle 22:00
Inviato da: aldo.giornoa64
il 13/12/2015 alle 23:54
Inviato da: aldo.giornoa64
il 08/12/2015 alle 23:14