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Messaggi del 20/04/2013

CONTE integrale: "Galliani? Negli ultimi due anni il Milan non ha vinto.

Post n°7110 pubblicato il 20 Aprile 2013 da nadir63l
 

 Chiellini sta bene e se sta bene gioca. Di Ibra non parlo. Vidal imprescindibile. Che crescita Pogba!"

© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Nella sala stampa del Media Center di Vinovo, Antonio Conte sta rispondendo alle domande dei giornalisti nella conferenza stampa della vigilia di Juventus-Milan. Tuttojuve.com sta seguendo in diretta l'evento e vi sta riportando integralmente ed in tempo reale le sue dichiarazioni:

Ciao Antonio. Galliani dice che il Milan è forte come la Juve. Ti fa arrabbiare o ti fa sorridere?
"No, ha ragione, assolutamente. L'unica risposta che posso dare è che non sempre vincono i più forti".

Ha tirato fuori le statistiche...
"Le statistiche.... la storia dice questo, negli ultimi due anni non è capitato al Milan di vincere".

Per Chiellini che possibilità ci sono? Sul sistema di gioco, ti ha convinto quello che hai provato a Roma? E poi un commento su quello che ha detto Pirlo, che sei più geniale di Sacchi e che nell'intervallo tiri bottigliette, di tutto al muro...
"(ride, ndr) Queste sono quattro domande. Chiellini, chi gioca e poi... ah no, sono tre. Giorgio si è allenato con noi ieri, sta abbastanza bene, è a disposizione, quindi vediamo. Siamo sereni perchè comunque dietro Giorgio c'è Peluso che si è comportato molto bene, c'è Martin che finalmente si è ripreso da quel brutto incidente che ha avuto, quindi siamo molto sereni dal punto di vista delle scelte. E' logico che se Giorgio sta bene, gioca. Penso che sia un interprete eccezionale per il suo ruolo e quindi se sta bene difficilmente mi privo di un giocatore del calibro e del peso di Chiellini. Per quello che riguarda la formazione, manca ancora un allenamento, quello di oggi. Abbiamo provato come tutte le altre settimane anche perchè, ribadisco, quello che abbiamo fatto a Roma con la Lazio non è che abbia stravolto o abbia cambiato, i concetti, il nostro gioco è rimasto tale e quale. Ho avuto l'opportunità a Roma con la Lazio di poter schierare tutti e quattro i centrocampisti. L'unico modo per schierarli è sicuramente questo tipo di sistema di gioco, perchè, visti anche i giocatori a disposizione, provare altri tipi di sistemi di gioco partendo dall'inizio, onestamente, sarebbe un salto nel buio. Questa è l'unica soluzione, l'unico modo per vedere tutti e quattro i centrocampisti in campo. Io penso che a Roma abbiano fatto bene, così come ha fatto bene la squadra soprattutto nel primo tempo, perchè nel secondo tempo ci siamo un po' rilassati. Sono contento delle parole di Andrea, sicuramente, dei complimenti che mi ha fatto. Quando dice che a volte mi arrabbio anche quando vinciamo è la pura verità, perchè un allenatore deve distinguere le vittorie: quando sono vittorie convincenti al 110% e vittorie costruttive per il futuro, allora si gioisce; ci sono alcune vittorie, invece, che magari arrivano perchè si è un po' fortunati, perchè magari l'avversario non ha sfruttato degli errori, quindi queste sono le vittorie che lasciano la bellezza dei tre punti, ma lasciano anche un po' di rammarico, di rabbia; e se in quelle situazioni l'allenatore fosse felice, farebbe il male della squadra, perchè preparerebbe poi la squadra a una prossima sconfitta; quindi anche nelle vittorie a volte non gioisco, perchè se vedo che ci sono delle situazioni migliorabili, o errori grossolani fatti, sicuramente non mi lasciano sereno, non mi lascia sereno neanche vincere. Sul fatto delle bottigliette, può capitare, è capitato. Devo migliorare la mira, lo dico sinceramente, perchè fino ad ora non ho mai colpito nessuno e quindi devo cercare di migliorare in questo lancio (sorride ndr). Può capitare, però sempre situazioni comunque studiate ad arte per far capire, per far alzare o abbassare la concentrazione. Quindi niente è lasciato al caso, in tutti i comportamenti, in tutte le situazioni. Però, ripeto, ancora non ho colpito nessuno, quindi devo migliorare da questo punto di vista".

Sono bottiglie di plastica?
"Sì sono bottiglie di plastica. Ma non è capitato spesso, sarà capitato una volta. Niente di particolare (ride, ndr)".

Una Juventus che era nata con il 4-2-4, sta finendo questo campionato - vincendolo - con un solo attaccante. Prima o poi le piacerebbe provare a riproporre un 4-2-4? Un'altra cosa: ad Allegri piacerebbe riallenare Ibrahimovic, e a Conte piacerebbe riallenare Ibra?
"Partiamo sul discorso del modulo: io penso che un allenatore bravo deve essere quello che adatta le proprie idee ai giocatori che ha a disposizione. Io ho ascoltato in questi giorni un'intervista di Bonucci, un'intervista molto bella, in cui lui parla di vestito, di vestito cucito addosso alla Juventus, in base alle caratteristiche dei calciatori. Gli si chiede della bravura dei difensori della Juventus e lui dice: 'Gioco al fianco di due grandi giocatori come Barzagli e Chiellini, che sono due ragazzi che giocano molto sull'aggressività e questo mi permette di essere più lucido nella fase di impostazione'. E parla del mister che ha cucito un vestito alla squadra. Quindi, se tu mi chiedi se in futuro io possa tornare al 4-2-4, dobbiamo sicuramente stravolgere la rosa e prendere giocatori adatti a questo tipo di situazione. Penso che per quello che stiamo facendo, sicuramente, bisogna continuare su questa strada e non è importante con quante punte giochi; è importante quante persone mandi nella fase offensiva. Noi sistematicamente abbiamo cinque, a volte anche sei giocatori che chiudono l'azione. Questa è la cosa più importante, perchè poi puoi giocare anche con due punte e magari in area ne hai solo una".

Ibra...
"Ribadisco i concetti che ho espresso precedentemente. Parlare in questo momento di mercato è irriguardoso, poco elegante, non è bello nei confronti dei miei calciatori, quindi non parlerò mai da qui alla fine di un calciatore che non è un mio calciatore".

La sconfitta dell'andata è una ferita ancora aperta? Quanto conta come motivazione per domani? Visto che emerge anche la sua caratteristica di motivatore, volevo sapere se è tutta farina del suo sacco come ex giocatore, se studia su dei testi o se si appoggia a qualche mental coach?
"Io penso che l'allenatore, il mister, il coach, come lo vogliamo chiamare, nel 2000 non può essere un allenatore che è chiuso esclusivamente in discorsi tecnici e tattici. Un allenatore bravo, preparato, deve comunque essere totalizzante, deve comunque riuscire a toccare tutti gli aspetti, l'aspetto tecnico-tattico, l'aspetto fisico, l'aspetto motivazionale, l'aspetto proprio psicologico, di riuscire a capire come confrontarsi con un giocatore, perchè c'è un giocatore che magari ha bisogno della parola dolce per rendere al meglio e c'è quello che invece ha bisogno della partola dura per ottenere quello che si ottiene da quello a cui viene detta la parola dolce. E' molto importante per noi a livello psicologico capire, entrare nelle menti dei calciatori; non è facile perchè abbiamo 25 calciatori per essere belli stretti, non dimenticando che comunque ti devi interfacciare anche con dirigenti, con il magazziniere, con chi prepara il campo. L'allenatore bravo è quello che studia, che legge, che s'interessa, che occupa il suo tempo per cercare di migliorarsi se vuole arrivare ad essere il numero uno, altrimenti è facile fare l'allenatore gestore, quello che ha meno problemi, prendi i 3-4 più grandi, te li tieni buoni e speri in Dio che vada tutto bene e che ti tengano in pabnchina".

Per quanto riguarda la partita d'andata?
"La partita d'andata fu molto strana, perchè il Milan non era sicuramente in un buon periodo, vinsero con un episodio discusso, fu una partita strana. Loro furono bravi perchè in un momento sicuramente non ottimale, riuscirono comunque a sfoderare una prestazione di grande grinta, di grande voglia e un po' ci sorpresero e ci misero sotto a livello di risultato. Noi ci svegliamo troppo tardi per cercare di riparare al danno. Fu una sconfitta meritata. Fu quella la partita che poi diede il la alla rinascita del Milan in questo campionato".

Questo sistema di gioco parzialmente nuovo che stai provando, potrebbe modificare le strategie di mercato? Potresti andare a cercare giocatori più adatti a questo modulo e non magari per il 3-5-2. La punta centrale, ad esempio, ha funzioni diverse in un modulo anzichè in un altro...
"Ribadisco che noi allenatori dobbiamo cercare possibilmente di far giocare i più bravi e cercare di trovare nell'undici iniziale i più bravi in assoluto. Ed è molto difficile a volte perchè devi cercare di far collimare equilibri e anche situazioni di ruoli, difensore, centrocampista, attaccante. Non dimentichiamo che noi all'inizio dell'anno scorso eravamo partiti con l'idea di fare il 4-2-4, poi tra le mani mi sono ritrovato Vidal che in poco tempo mi ha fatto capire che per dare un'intensità importante alla squadra la sua presenza diventava imprescindibile. Quindi abbiamo modificato questo tipo di situazione in virtù di un giocatore che poi si è rivelato un giocatore importante. Perchè non è che dall'oggi al domani mi sveglio e cambio repentinamente idea. Quest'anno mi sono ritrovato tra le mani un giocatore che sta crescendo in maniera straordinaria ed esponenziale, parlo di Pogba: un giocatore di 19 anni che non dimentichiamo, l'anno scorso, era nella Primavera del Manchester. Da parte mia c'è la volontà di cercare di trovare sempre un qualcosa alla fine per far quadrare i conti e possibilmente mettere in campo i migliori. Quindi pensiamo al presente che è la cosa più importante; il presente dice che dobbiamo cercare di conquistare questo secondo Scudetto. poi in futuro vedremo. Questi ragazzi stanno facendo qualcosa di straordinario e sono veramente molto molto contento, che parlare di mercato mi sembra inopportuno. Però, l'importante è che sia chiaro a voi il concetto: io cerco di trovare un rimedio per cercare appunto di mettere in campo i migliori calciatori".

Tu hai studiato un nuovo modulo per far spazio ad un ragazzo di 19 anni, quindi hai guardato la qualità a prescindere dall'anagrafe. Il Milan ha sopperito all'assenza di Ibrahimovic lanciando un giovane come El Shaarawy. Sono scelte casuali o è un segno che il che il calcio italiano sta iniziando a puntare sui giovani. Poi tu hai detto di aver preso da tutti gli allenatori che hai avuto, ma caratterialmente chi è quello che ti somiglia di più? C'è uno che tirava le bottigliette?
"(sorride, ndr) Per puntare sui giovani dicono che si debba essere coraggiosi, ma io dico: coraggiosi per quale motivo? Io punto sul giovane se è bravo. Se è bravo può avere anche 16 anni e gioca, qual è il problema? Tante volte dicono: in Italia non c'è la pazienza di aspettare, di far giocare un calciatore perchè è giovane; io ho debuttato in Serie A a sedici anni, quindi io penso di essere proprio l'ultimo a pensarla in questa maniera. Io dico che non è la data anagrafica quella che conta, ma quello che conta è capire se ci sono delle potenzialità forti. El Shaarawy è un giocatore che ha dimostrato di essere molto forte, con un tutte le potenzialità per diventare un top. Pogba, sta dimostrando questo: di avere grandi potenzialità e con la crescita deve poter diventare un top, questo è fuori dubbio. Quindi, ribadisco, non è il concetto della necessità: se c'è un giocatore bravo, io, Allegri o un altro allenatore... siamo tutti bravi a farli giocare, l'importante è che siano bravi i giocatori, che diano garanzie sotto tutti i punti di vista e che facciano quello che gli chiediamo, anche perchè noi li aiutiamo a crescere, questo è sicuro. Avendo dei calciatori giovani con delle potenzialità importanti... io mi riferisco a Pogba: sinceramente, il Pogba di luglio non è il Pogba di aprile; ha avuto una crescita e un percorso veramente importante, frutto del lavoro, frutto anche di avere al fianco compagni di grande tecnica, di grande mentalità e questo ha portato sicuramente ad una crescita esponenziale da parte di questo ragazzo. per quanto riguarda gli allenatori, penso che caratterialmente ognuno abbia il proprio carattere. Non è una questione caratteriale, io penso sia una questione di mentalità. Ogni allenatore ha una propria mentalità. Io mi auguro di avere una mentalità vincente, penso negli ultimi anni di dimostrare questo, nel senso che parlano le carte e lavoro su questo. La mentalità vincente mi è data dalla continuità, dalla continuità nel lavoro, dalla continuità nei risultati, dalla continuità di voler vincere e di migliorarsi. Ecco perchè quando vinco a volte mi arrabbio, perchè cerco continuità, cerco di ridurre al minimo gli errori per cercare poi di essere i migliori in futuro".

Di solito non butti le frasi a caso. Prima hai detto che il Milan è rinato battendo voi: adesso quanto ti piacerebbe ricacciare il Milan lontano dal secondo posto e magari rimetterlo nella bagarre per il terzo e quarto posto in prospettiva anche futura? Perchè complicheresti non poco la vita anche a livello di preparazione ad una potenziale rivale della Juventus...
"No, domani abbiamo una motivazione unica e sola: quella di ottenere i tre punti per avvicinarci ancora di più alla conquista dello Scudetto. Ho letto in settimana che qualcuno ha scritto che da parte mia, da parte nostra, ci sarebbe il piacere di far arrivare il Milan al terzo posto: questa è una grandissima fesseria perchè, ripeto, è da provinciali guardare gli altri, l'ho già detto in passato; è da provinciali confrontarsi con gli altri. Cerchiamo di confrontarci con chi ci sta sopra, con chi è migliore rispetto a noi. Guardiamo in casa nostra; per noi domani è una partita che vincendola ci avvicinerebbe in maniera veramente sostanziale, importante, alla conquista del secondo Scudetto. Sappiamo che non sarà facile perchè affrontiamo il Milan che sicuramente è forte come noi e che comunque vorrà dimostrare di essere una grandissima squadra. Di questo io non ho dubbi, stanno lavorando bene, perchè hanno venduto Ibrahimovic e Thiago Silva però hanno comprato, hanno comprato anche bene e già quest'anno, secondo me, se non avessero avuto una partenza falsa, sarebbero stati competitivi sotto tutti i punti di vista, nonostante l'uscita agli ottavi di finale in Coppa Italia e agli ottavi di finale di Champions League".

(interviene giornalista brasiliano, ndr) Buongiorno, io sono Fernando Caetano, reporter d Fox Sports, Brasil, noi trasmettiamo il campionato italiano con l'esclusiva per il Brasile.
"Ecco, io posso andare in Brasile perchè ti ho capito perfettamente. O sei bravo tu o io sono brasiliano (sorride, ndr)".

Grazie Conte. Pensava di avere tutto questo vantaggio rispetto alle altre squadre?
"Rispondo in brasiliano? (ride, ndr). Il campionato italiano è sempre molto molto difficile, perchè da un punto di vista tattico è un campionato all'avanguardia sotto tutti i punti di vista. Penso che nel campionato italiano ci siano anche tecnici molto molto preparati. Quindi, questa è una grande difficoltà per vincere in Italia. E' inevitabile che se mi avessero chiesto, arrivi a sei partite dalla fine con undici punti di vantaggio, ma neanche nel migliore dei sogni mi sarei mai immaginato una cosa del genere; invece siamo a questo punto, con undici punti di vantaggio sulla seconda , frutto di un cammino straordinario in cui durante l'anno ci ha visto anche percorrere la strada con le ruote sgonfie, perchè non dimentichiamo la mia squalifica nei primi quattro mesi. Questo amplia ancora di più quello che sta facendo questa squadra. E' inevitabile che adesso conta portare a casa qualcosa; se lo faremo, dovremo veramente farci i complimenti tutti quanti, società, calciatori, staff tecnico, tifosi, perchè io penso che quest'anno sia stato molto molto duro, sotto tutti i punti di vista, e nonostante questo siamo stati protagonisti".

Tu dici che è irrispettoso parlare di mercato nei confronti dei tuoi calciatori. Però tu sai meglio di me che il mercato bisogna cominciare a farlo in questo momento. Tu hai detto: mi sono trovato tra le mani un anno Vidal, un anno Pogba, e ho adattato le mie idee al fatto di avere questi due giocatori. Visto che tu non sei uno che viaggia programmando le stagioni sul fatto che poi ti possa trovare tra le mani uno piuttosto che un altro, nella tua idea, per il futuro, per l'anno prossimo, c'è quella di andare a cercare giocatori per che tipo di calcio? Continuare sulla strada del 3-5-2 o pensi di cambiare un qualcosa perchè credi che cambiando qualcosa sia anche più facile avvicinare poi le avversarie in Europa?
"Io parlo quando parlo di trovarsi tra le mani, non è che uno non sa cosa ha tra le mani, però Vidal aveva saltato tutta la preparazione pre-campionato con noi perchè aveva fatto il torneo sudamericano. Noi sapevamo alcune caratteristiche. E' logico che non andiamo a prendere un calciatore con gli occhi bendati, prendiamo questo, prendiamo quell'altro. Sappiamo alcune caratteristiche, però poi quando hai il calciatore tra le mani e capisci le potenzialità, la crescita che può avere questo calciatore, questo può portarti a cambiare ed è stato un po' quello che è successo con Vidal, è stato un po' quello che è successo con Pogba. Tenere Pogba in panchina... chi si aspettava che un ragazzo che l'anno scorso era nella Primavera del Manchester United venisse alla Juventus e nell'arco di sei mesi esplodesse in questa maniera. Noi sapevamo cosa avevamo in mano, però finchè non ce l'hai proprio in mano, non capisci e non quantifichi il reale valore e la crescita che può avere in prospettiva. Ecco perchè uno, anche in corso d'opera, deve essere bravo ad adattare. Ma ripeto, quello che noi abbiamo fatto ultimamente sta nelle corde di questa squadra, perchè è logico che se Marchisio non avesse avuto determinate caratteristiche io questa cosa non l'avrei potuta fare o comunque avrei dovuto scegliere uno da lasciare in panchina. Sta sempre nelle caratteristiche dei calciatori e sta sempre soprattutto nel lavoro che facciamo, perchè se c'è un lavoro di base tu puoi inserire questo. Per noi è stato talmente naturale far fare questo a Marchisio, perchè Marchisio vedeva sistematicamente cosa faceva l'attaccante, quindi è stata una cosa talmente ovvia che è stata una cosa naturale. Per quanto riguarda il mercato, ripeto, io adesso sono veramente molto concentrato nel finire questo campionato, poi lo vediamo, perchè è giusto che poi ci si confronti, si parli, si facciano delle opportune riflessioni e quindi si veda che strada si deve seguire. Però adesso concentriamoci su un qualcosa che ancora non è nostro e che vogliamo a tutti i costi fare nostro, che è lo Scudetto".

Non credi però che con questa strategia ci sia il rischio di arrivare tardi su certi giocatori?
"(ride, ndr) Non si arriva mai tardi sui giocatori, il problema è uno, il problema è che se hai i soldi ci arrivi sempre. Punto. Non è che c'è chi ruba l'idea in questo momento, non c'è da rubare niente. C'è da capire quanti soldi".(redazione Tuttojuve.com)

 
 
 

Gazzetta - PIRLO, le verità in un'autobiografia: "Conte mi ha sorpreso. Il 1° giorno disse: basta, fate schifo.

Post n°7109 pubblicato il 20 Aprile 2013 da nadir63l
 

 Fuori da sede Milan in mezz'ora. Mi volevano Inter e Roma"

© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Il 30 aprile uscirà in tutte le librerie "Penso quindi gioco", l'autobiografia di Andrea Pirlo, scritta con il giornalista di Sky Sport, Alessandro Alciato. Un opera di 140 pagine edita da Mondadori. "La Gazzetta dello Sport" dà alcune succose anticipazioni:

IL SIGNOR BIC - Una penna. Bella eh, ma pur sempre una penna. Di Cartier, luccicante, più pesante di una Bic, con lo stemma del Milan. Eppure una penna. Con un ripieno di inchiostro blu, banalmente blu. La guardavo, me la rigiravo tra le mani, ci giochicchiavo incuriosito, come fa un neonato con il suo primo peluche. Tentavo di studiarne il profilo da diverse angolazioni, di coglierne il senso più profondo, di portarne in superficie il significato più nascosto. Di capire. Mi è venuto il mal di testa a forza di pensare, credo sia scesa anche qualche gocciolina di sudore, però alla fine l’illuminazione è arrivata. Mistero risolto: il lato B non esisteva, il suo inventore non l’aveva previsto. Volutamente? Chissà. «E mi raccomando, non usarla per firmare il nuovo contratto con la Juventus». Almeno, Adriano Galliani aveva azzeccato la battuta. Come regalo d’addio mi sarei aspettato qualcosina di più di quel tempo comico perfetto. Dieci anni di Milan andati così. Comunque, ho sorriso. Perché io so ridere, tanto e bene. «E grazie di tutto, Andrea». (...) Mi stavano tirando giù dalla cornice, ma non a forza. La noia da Milan era il rischio che non volevo correre, ecco perché alla fine di quell’ultimo incontro ero dispiaciuto, ma il giusto. Come me, Galliani.
L’ADDIO LAMPO - Ci siamo lasciati senza rimorso. In mezz’ora, arrotondando per eccesso, ero fuori da lì. Quando si ama serve tempo, quando il sentimento muore può aiutare una scusa. «Andrea, il nostro allenatore Allegri pensa che se resti non potrai più giocare davanti alla difesa. Per te avrebbe pensato a un altro ruolo: sempre a centrocampo, ma sulla parte sinistra». Piccolo particolare: davanti alla difesa pensavo di poter dare ancora il meglio di me. Un pesce quando il mare è profondo respira, se lo spostano sotto il pelo dell’acqua si arrangia, ma non è la stessa cosa. «Anche con te in panchina o in tribuna abbiamo vinto lo scudetto. E poi, Andrea, da quest’anno la politica della società è cambiata. A chi ha più di trent’anni, proponiamo il rinnovo di contratto solo per dodici mesi ». Altro piccolo particolare: non mi è mai capitato di sentirmi vecchio, neppure in quel preciso momento. Solo a tratti ho avuto la sensazione che qualcuno volesse farmi passare per bollito, più che altro erano le premesse a lasciarmi perplesso. «Grazie, ma davvero non posso accettare. E poi la Juventus mi ha proposto un accordo triennale ». Ho declinato. Senza mai parlare di soldi, quel pomeriggio della primavera del 2011. Mai. Discorsi economici con Galliani, in quei trenta minuti, non ne sono stati affrontati. Volevo essere considerato importante, al centro del progetto, non un giocatore in lista per la rottamazione.
L’INTER DI LEO - Si sono fatti avanti tutti, anche l’Inter. Io, direttamente, sono stato contattato solo una volta. Me la ricordo bene, era un lunedì mattina, a stagione appena terminata. «Pronto, Andrea, sono Leo». Dall’altra parte della cornetta c’era Leonardo, in quel momento allenatore dell’Inter. «Ciao Leo». «Senti, finalmente è tutto a posto. Ho il via libera del presidente Moratti. Possiamo iniziare a trattare». Tra l’altro, mi raccontava grandi cose dell’Inter, di come si sentisse carico e si trovasse bene. Poteva essere una bella sfida, affascinante: tornare dove ero già stato. Passare sull’altra sponda dopo dieci anni consecutivi al Milan, di cui nove straordinari. Pure in questo Leonardo avrebbe potuto aiutarmi, non fosse stato che dopo poche settimane si è trasferito al Paris Saint-Germain degli sceicchi. «Andrea, nella nuova Inter avrai un ruolo fondamentale ». Sì, a un certo punto ci ho pensato, ma non ne sarei stato capace. Sarebbe stato davvero troppo, un affronto che i tifosi del Milan non avrebbero meritato.
ROMA DA SANREMO - «Faremo una grande Roma » continuava a ripetermi Baldini, ma degli americani che avevano acquistato il pacchetto di maggioranza mi diceva poco e niente. Mi sono insospettito. Se in quel momento la società ci fosse stata, se fosse stata vera e non presunta, viva sulla carta e non solo a parole, magari ci sarei anche andato. La città è bella, la gente speciale, il clima splendido, il fatto è che in quel periodo il futuro presidente, Thomas Di Benedetto, nessuno l’aveva ancora visto. E l’ipotetico terzetto dirigenziale di cui si parlava, Pallotta- D’Amore-Ruane, mi faceva venire in mente più che altro il trio di autori di una canzone del Festival di Sanremo. «Di Pallotta-D’Amore-Ruane, dirige il maestro Vince Tempera »: circondato dai fiori del Teatro Ariston, il conduttore avrebbe tranquillamente potuto introdurre così il cantante di turno. Titolo del pezzo: Grazie (comunque) Roma.
LA VIPERA CONTE - Tra i fortunati, io lo sono particolarmente: ho conosciuto Antonio Conte. Mi sono dovuto confrontare con tanti allenatori e lui è quello che mi ha sorpreso di più. Gli è bastato un discorso, con tante parole semplici, per conquistare me e tutta la Juventus, pianeta su cui siamo sbarcati insieme. Il primo giorno di ritiro, in montagna, a Bardonecchia, ha convocato la squadra in palestra e si è presentato. Aveva già il velenoaddosso. Simuoveva bene ad alta quota, perché le vipere sono fatte così. «In questa squadra, cari ragazzi, si viene da due settimi posti consecutivi in campionato. Roba da pazzi. Agghiacciante. Io non sono qui per questo, è ora di smetterla di fare schifo». Sul campo di Vinovo, in allenamento, spesso vinciamo, per il semplice motivo che giochiamo contro nessuno. Non ci sono gli avversari, dal lunedì al venerdì non esistono. Ci obbliga ad affrontare partitelle undici contro zero, spingendoci a ripetere per quarantacinque minuti gli stessi movimenti, fino a quando non vede che riescono bene, fino alla nausea. Ecco perché poi trionfiamo anche undici contro undici. Se Arrigo Sacchi era un genio, allora lui cos’è? Mi aspettavo uno bravo, ma non così bravo. Pensavo a un allenatore con tanta grinta e altrettanto carisma, invece ho scoperto che anche tatticamente e tecnicamente ha da insegnare a molti suoi colleghi.
IL POSTO... MALEDETTO - Tornassi indietro, solo una cosa non rifarei: scegliere il posto vicino a Buffon dentro il nostro spogliatoio allo Juventus Stadium, esattamente davanti alla porta d’ingresso. È il punto più pericoloso di tutta Torino, soprattutto tra il primo e il secondo tempo delle partite. Nell’intervallo Conte entra e, anche quando stiamo vincendo, lancia contro il muro – e quindi contro il mio angolino – tutto quello che trova, quasi sempre delle bottigliette di plastica, piene d’acqua. Frizzante. Molto frizzante. Diventa una bestia. Non si accontenta mai, c’è sempre un dettaglio che non gli va a genio, vede in anticipo ciò che può succedere nei successivi quarantacinque minuti. Una volta, ad esempio, perdevamo contro il Milan e non riusciva a farsene una ragione: “Contro quelli! Non capisco come non riusciamo a vincere contro quelli! E giocano pure male».

 
 
 

     

 

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