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Messaggi del 29/11/2013

Galliani: lascia o raddoppia?

Post n°7340 pubblicato il 29 Novembre 2013 da nadir63l
 

glmdj
  
galliani(8).jpg
 
di G. Fiorito
 
 
Galliani lascia il Milan. O forse no. Il tormentone potrebbe tenere banco sugli organi di informazione almeno per una settimana, forse fino alla vigilia di Natale. Perché il dirigente che ha accompagnato per un trentennio il Milan ai successi che tutti gli riconoscono, si sente tradito dal ricambio generazionale che percorre come una febbre lo stivale e come un virus ha colpito anche la società rossonera, specialmente dopo che è stata ufficializzata la “decadenza” di Silvio Berlusconi a causa delle disavventure giudiziarie nelle quali è incorso. La nuova sede del Milan di via Rossi in zona Portello appare così piuttosto vacante nonostante la doppia investitura Galliani/Barbara Berlusconi. 34 anni di reggenza sullo scranno del padre padrone sono troppi e Galliani non vuol saperne di accettare che two is meglio che one.

Se Allegri ha provato a definire “una fuga di notizie” (
Link) la licenza con la quale Balotelli avrebbe ostentato un comportamento troppo rilassato e poco rispettoso degli impegni presi con la squadra, spingendosi al mancato rispetto degli orari di allenamento (Link),i tifosi (Link) non sono sembrati volersi assumere la responsabilità di sostenerla in un momento di crisi evidente. Tra gli striscioni esposti dalla curva sud del Diavolo si è letto di tutto per tutti e anche questo: “Mentre consumate i vostri giochi di potere ridate al Milan il blasone che deve avere''. Balotelli non può avere sulle sue spalle la forza necessaria per sopportare il peso di una situazione che riflette nei gangli societari il malessere di un uomo che ha costruito tanto e forse ha preteso troppo. Il Milan di oggi vive o forse sopravvive della crisi di Berlusconi, così come Super Mario, sebbene sia andato a segno nel turno di CL, non trova riscatto nella crisi del Milan, anche perché, in una simbologia stupefacente, il crepuscolo della sua condizione contrasta con l’aurora limpida di un talento puro e inattaccabile come quello di Kaka, che al suo cospetto brilla insopportabilmente.

I nodi vengono al pettine. Non si può vivere, recita un proverbio delle mie parti, sempre mangiando i frutti maturi e rispedendo al mittente quelli acerbi. Non è bene che finché si riesce a tirare fuori il meglio dalle situazioni in cui la sudditanza psicologica al potere distribuisce doni si mostri tracotanza, per poi scagliare pietre e rinnegare tutto nel momento del bisogno. Sottigliezze difficili da digerire in curva, qualunque essa sia. Galliani l’avverte l’odore della sconfitta. E’ abituato a vincere, ma sa che un tempo fu pure juventino e c’è un modo solo per sopravvivere in un mondo di squali: trasformarsi. Del resto le ha provate tutte. Dopo aver portato il Milan per tante volte al successo, spingendo fino all’inverosimile e guardandosi da tutti gli uccelli paduli, servendosi di doppie cariche, di scuderie e di preservativi, ha messo mano anche alla dialettica pur di salvare il salvabile e di indorare la pillola, spiegando ai suoi tifosi che dovevano essere di più larghe vedute e fermarsi a considerare che in un’ipotetica classifica di un campionato che si assegni ogni cinque anni sarebbe il Milan il vincitore. Povero Diavolo, la tredicesima di campionato, come nel gioco inverosimile della Cabala, nell’avvincente intersecarsi dei numeri che hai voglia sempre a liquidare come caso, ha decretato la sua ennesima caduta.
Battendo il Livorno la Juventus ha raggiunto il Milan nella speciale graduatoria escogitata da Galliani, con 318 punti realizzati negli ultimi cinque campionati di serie A.

Di onorevole rimane per il “vecchio” dirigente la sua fama e di sicuro un futuro, grazie al potere che nonostante i risultati modesti degli ultimi tempi sul campo verde, non è affatto sbiadito. Da gennaio è presidente di Lega. Per tutto l’anno ha tessuto una tela fitta di rapporti. Per anni ha avvicinato la galassia Fininvest agli introiti favolosi che la Infront le garantisce. Ufficialmente ha dichiarato che Berlusconi sarà sempre il suo presidente. L’uomo politico che Auricchio non vedeva alla presidenza onoraria del Milan di calciopoli e che invece era tra i tre/quattro più potenti d’Italia sta cercando forse di fare la cosa giusta pensando di associare ancora una volta cariche pubbliche e rossonere. Così ha offerto a Galliani un’ultima poltrona da senatore della repubblica o da europarlamentare come candidato di primo piano di Forza Italia, con il beneplacito di Alfano. Altrimenti c’è sempre un posto caldo in Fininvest (

<a href="http://www.blogo.it/...-come-senatore/">Link</a>). Tutto per allontanare lo spettro di una liquidazione plurimilionaria, spauracchio del diktat che in nome di un nuovo regime di parsimonia Marina Berlusconi avrebbe imposto alle aziende di famiglia.

Il geometra di Monza ne ha fatta di strada e non si ritroverà ad elemosinare, questo è certo. Una solida rete di interessi di quelle che tutti i tribunali italiani hanno contestato al solo Moggi come un’associazione a delinquere deve pure averla, alla luce pure di certe intercettazioni lette a suo tempo per le quali spostava le giornate di campionato al posto del dirigente bianconero e si faceva carico di certe richieste dell’ex arbitro Paparesta, che lungi dallo starsene rinchiuso nello spogliatoio del Granillo inoltrava per l’Asso biodisel, l’azienda per la quale lavorava (
Link e Link).

Prima dell’impegno di coppa Galliani ha dichiarato ai microfoni di SKY di sentirsi ancora giovane per qualche carica di rappresentanza. Se cambiasse casacca al Milan l’addio costerebbe forse ancora più caro. (
Link).
Parametri anche questi. Con tanti zeri in più.

 
 
 

Per Abete competenza a singhiozzo

Post n°7339 pubblicato il 29 Novembre 2013 da nadir63l
 

glmdj

 

abete(18).jpg

 

di P. Cicconofri

 

Ogni tanto Abete si ricorda di essere il Presidente della Figc e quindi competente a prendere decisioni.
Un articolo del Corriere dello Sport odierno, ci informa che Giancarlo Abete, ha impugnato – come è nelle sue facoltà - una decisione di un giudice sportivo con un ricorso alla Corte federale che lo stesso Presidente della Figc ha proposto contro la multa di 9mila euro inflitta dal giudice della Lega Pro, Pasquale Marino, al Monza per cori razzisti. Il ricorso è stato accolto e la curva Sud del Brianteo deve ritenersi chiusa con la condizionale.

Ma come è nata questa decisione? Durante Monza-Rimini, degli pseudo tifosi avevano ululato di tutto al senegalese Ameth Fall. La chiusura della curva non era arrivata per le attenuanti. Il Monza aveva collaborato e portato avanti iniziative di prevenzione, come i numerosi cartelli con scritte «Stop the racism». Senza contare che anche il dg della Lega Pro Ghirelli, si era detto contrario all’impugnazione pensando di darla vinta agli ultrà nell’intento di ostacolare la società.

Ho riportato questo fatto per far notare la grande confusione e le poche certezze che accompagnano le punizioni per “discriminazione”. Se in serie A si arriva a chiudere le curve dello Juventus Stadium per “cori di discriminazione territoriale”, nelle categorie minori, per “ululati razzisti”, si concedono le attenuanti per non penalizzare le società. Le attenuanti valgono solo in alcuni contesti?

Non c’è nulla di certo e chiaro nell’applicazione di queste norme, se non il solito interesse che accompagna situazioni paradossali utili ad avere molta visibilità. Chiudere il settore degli ultrà del Monza non riempie le pagine dei giornali, non vengono allestite intere trasmissioni con opinionisti tutti d’un pezzo che invocano il massimo della pena. Allora può anche passare l’idea delle attenuanti per i cori razzisti. Diverso discorso è quello legato all’ambiente juventino con tutto il bacino di tifosi che raccoglie, oltre al nutrito popolo di anti-juventini pronto a sostenere la battaglia legata ad eventuali penalizzazioni …

Troppa discrezionalità nell’applicazione di una norma che invece dovrebbe essere ferrea per fungere da deterrente. Sono situazioni di incertezza come queste che danno potere ai facinorosi che in alcuni sanno bene di avere le spalle coperte. Basta ricordare come il Milan ha evitato la chiusura dello stadio …

Un invito anche ad Abete affinchè trovi lo stesso coraggio ad impugnare decisioni assurde della giustizia sportiva, non solo per situazioni marginali di squadra di categoria inferiore, dove gli interessi in ballo sono meno pressanti della seria A. Il potere di impugnare esiste, usuralo a singhiozzo non fa altro che confermare la mancanza di volontà nell’agire in determinati contesti per motivi non difficili da comprendere ma che nulla hanno a che fare con i valori dello sport.

 

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Bertini. Un pazzo ma non un delinquente

Post n°7338 pubblicato il 29 Novembre 2013 da nadir63l
 

glmdj

 

bertini.jpg

 

di G. Fiorito

 

Udienza del 27.11.2013. Napoli, appello calciopoli

L’ex arbitro Bertini ha rinunciato alla prescrizione. Questa decisione forse fa di lui un pazzo, ma non un delinquente. In un contesto nel quale il processo è stato retto dalla prova logica, del tutto soggettiva, in mancanza di prove vere.

Le prime due considerazioni tese a scagionare Bertini dicono che non aveva una scheda svizzera e che tutto il processo si è retto sull’ipotesi che Moggi avesse preconfezionato un’associazione non solo per far vincere il campionato alla Juventus, ma per influenzare l’intera politica del calcio. Ebbene, la tesi che si è ricavata poggia su un incastro saltato pezzo per pezzo dopo che è venuto meno l’ancoraggio che reggeva le fondamenta: la possibilità di determinare gli arbitraggi attraverso il sorteggio, che non poteva essere truccato. Secondo la difesa questo procedimento è iniziato a Roma e molte domande sono rimaste senza risposta. Perché i carabinieri della capitale hanno indagato per il tribunale di Napoli spingendosi fino a Chiasso senza una rogatoria internazionale?
Tornano uno ad uno sciorinati dalle parole delle difese i fantasmi di calciopoli, simili a quegli spettri che terrorizzano le notti buie e tempestose e che basta accendere un’abatjour per individuare con un sorriso di vergognosa pusillanimità nella tenda smossa dal vento o nell’ombra ingigantita di un ragazzo che attraversa la via filtrando dalle imposte semichiuse. Tra di loro i nomi dei protagonisti dell’accusa. Dei Baldini che si contraddicevano dinanzi alla Casoria e dei Coppola che non servivano a nulla perché volevano dire qualcosa che riguardasse l’Inter, come se calciopoli fosse un copione già scritto e dovesse soltanto essere recitato. Ma anche i tentativi di ricusazione della giudice Casoria, che aveva fretta di celebrare processi più e non piaceva al presidente del tribunale e il proscioglimento di Carraro, che ha complicato la difesa degli imputati, poiché si sono determinate conseguenze di ambigua interpretazione delle accuse.

Capitolo schede.
La difesa di Bertini segue la linea che indica nel filone delle schede svizzere la centralità delle ipotesi accusatorie. Il possesso delle schede dovrebbe determinare gli indiziati, invece ci sono tre possessori dichiarati che vengono esonerati: Paparesta padre e figlio e Nucini, il cavallo di troia di Facchetti, il quale addirittura si trasforma in testimone dell’accusa. Il possesso di una scheda svizzera non costituisce reato, né il suo utilizzo prima di un partita, tuttavia il legale di Bertini rimane convinto che un arbitro non avrebbe dovuto possederne. Di spettro in spettro, il più temuto di calciopoli è sempre stato il codice etico: il convitato di pietra ad personam. Passando alle incongruenze processuali, mentre Ambrosini pur essendo possessore di scheda svizzera è stato assolto, Bertini non era possessore, ma il tribunale rimane contrario e ne contesta l’uso prima di quattro partite, assolvendolo in tre casi, eccetto che per Juve Milan e a causa di due telefonate di Moggi con Biscardi. Secondo la difesa le schede svizzere vengono tirate in ballo a seconda del bisogno, rilevando una sostanziale persistenza di giudizio secondo due pesi e due misure.

Omissione di prove?
Un altro problema classico dei procedimenti di calciopoli è l’omessa produzione di prove circostanziate da parte dell’accusa, che spesso è apparsa costruita sugli indizi artificiosi e tutt’altro che inoppugnabili che i Magnifici 12 che hanno svolto le indagini non hanno avuto cura di circostanziare efficacemente. In un processo basato in gran parte sul possesso e l’utilizzo delle schede svizzere, avrebbe dovuto essere prodotto anzitutto il tabulato che riporta le chiamate che sono state ricostruite artigianalmente dai carabinieri partendo dalle dichiarazioni di de Cillis, anche se tra le dieci che avrebbe venduto non vi è quella destinata a Bertini. In aula è stato stabilito che non è possibile verificare sulla base delle prove prodotte il numero delle chiamate, con la conseguenza che la non certezza del dato impedisce che sia utilizzato come prova di appoggio e non si può affermare chi operava le chiamate delle quali si sa da sempre che manca il contenuto delle conversazioni (la giustificazione ufficiale che le sim svizzere non fossero intercettabili si è rivelata non veritiera). Il maresciallo Di Laroni ha seguito il criterio della residenza, con una certa approssimazione, poiché non ha saputo spiegare cosa significa nello specifico che le chiamate partano “prevalentemente” da Arezzo, attribuendo a Bertini telefonate che avrebbero potuto partire da Siena o Firenze. Di Laroni non si è nemmeno preoccupato di effettuare la riprova attraverso l’incrocio tra chiamante e ricevente, lasciando le accuse sul terreno precario delle ipotesi. La cella che agganciava la scheda si trovava come è stato già detto più volte sul famoso casello autostradale, da dove passavano migliaia di persone, ma Di Laroni si è rifiutato di ammetterlo. Secondo la difesa avrebbe potuto trattarsi della scheda che Paparesta padre ricevette da Moggi con il pretesto di seguire alcune partite e riferirgli se a suo giudizio la Juve venisse penalizzata dagli arbitraggi. Un punto anche questo che rivela come in calciopoli si siano intersecati gli interessi di tutti, e tutti cercassero di proteggersi in bilico sul filo del rispetto del famoso art. 1 del CGS, che imponeva comportamenti etici. Ricordiamo che ne furono sommati ben 6 per retrocedere la Juventus, mentre quando Palazzi riconobbe che i dirigenti nerazzurri avevano trasgredito all’art. 6 e cioè commesso illeciti con la relazione del luglio 2011, la prescrizione intervenne a non renderli perseguibili.
La difesa di Bertini chiarisce efficacemente che il bene giuridico tutelato non è la lealtà sportiva, bensì il corretto svolgimento della manifestazione sportiva.

Riguardo a Juve Milan
a) Moggi non difende Bertini né con la segretaria di Biscardi, né con il popolare presentatore;
b) dopo Atalanta Milan la Juventus produce addirittura un comunicato stampa nel quale si dice danneggiata dagli errori di Bertini a favore dei rossoneri;
c) Bertini non ha ottenuto né miglioramenti in carriera né è stato ricompensato con somme di denaro;
d) l’indagine sui suoi conti bancari è risultata negativa;
e) si trovava al settimo posto tra i dieci arbitri internazionali dell’epoca, dopo i primi sei non coinvolti nel processo;
f) ha arbitrato 6 volte il Milan con 4 vittorie e 2 pareggi e 3 volte la Juve con 1 vittoria e 2 pareggi, poiché come sempre quando calciopoli si esamina dal punto di vista degli effetti prodotti dalla presunta associazione a delinquere i conti non tornano: la Juve aveva una media inferiore rispetto a quella necessaria per vincere il campionato, il Milan una media superiore;
g) Milan Juve non è una partita da considerare tra potenti contro non potenti, poiché vede fronteggiarsi la proprietà degli Agnelli contro la proprietà di Berlusconi, Fiat contro Mediaset, in un contesto nel quale il presidente ”reggente” del Milan era anche presidente della lega (Galliani).

In queste parole si nasconde una delle verità di calciopoli? Quanti conflitti di interesse sono stati pagati solo dalla Juventus, che dava fastidio perché guidata da una triade di dirigenti capaci di ottenere il massimo con il minimo sforzo economico-mediatico? La difesa conclude affermando che Bertini non vuole su di sé la macchia della prescrizione, perché è innocente e chiede pertanto l’assoluzione.

 

http://www.giulemani...lio.asp?id=3313

 
 
 

Bonucci è una star, lo vuole il Monaco

Post n°7337 pubblicato il 29 Novembre 2013 da nadir63l
 

Un osservatore l'ha seguito nel match con il Copenaghen. Il club di Rybolovlev lo ha messo nel mirino per il salto di qualità in difesa

Bonucci è una star, lo vuole il Monaco© REUTERS/ALESSANDRO BIANCHI

TORINO - Nel Principato c'è aria di insoddisfazione. I grandi colpi per far decollare il Monaco (Falcao su tutti) non bastano. Così, il ricchissimo russo  Dmitrij Rybolovlev ha dato ordini di procedere. Va migliorata, soprattutto, la difesa. E allora occhi puntati su Leonardo Bonucci, uno degli artefici dei successi Juve di questi anni. Prima le critiche, poi la trasformazione in… Principe. Così, in tribuna, mercoledì sera, non è passato inosservato un talent scout spedito a Torino da Claudio Ranieri. L'ex barese è individuato come l'uomo giusto per mettere ordine nel reparto arretrato del Monaco. La Juve, in passato, ha resistito alle offerte dello Zenit per il centrale, nonostante sul piatto ci fossero 15 milioni. I pezzi da novanta come Vidal, Pogba e Pirlo verranno blindati, Bonucci rientrerà nel gruppo?

 
 
 

Tuttosport-Si lavora per il rinnovo di Vidal: annuncio settimana prossima?

Post n°7336 pubblicato il 29 Novembre 2013 da nadir63l
 

   
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Secondo Tuttosport, Vidal presto apporrà la fatidica firma e sarà rinnovo del contratto fino al 2017 con opzione fino al 2018 e sostanzioso ritocco dell’ingaggio, dagli attuali 2,7 milioni netti a 4,5 milioni “puliti” più i bonus legati al rendimento, singolo e della squadra, che potrebbero far salire la cifra sino a un milione in più. Un’operazione da quasi 55 milioni lordi.  «Il rinnovo arriverà presto», assicurava di recente Beppe Marotta . L’annuncio è previsto entro l’anticipo del 6 dicembre a Bologna, quando i bianconeri faranno le prove del Galatasaray seppure in un contesto un po’ diverso. Nei primi giorni del nuovo mese, dunque, il prolungamento dell’accordo sarà certificato con tanto di fiato alle trombe a simboleggiare la soddisfazione comune di società, giocatore e ambiente, col quale Vidal ha instaurato un feeling più che speciale

 
 
 

Corsport - Rinnovo Vidal, in casa Juve studiano il calendario. Ecco quando potrebbe arrivare l'annuncio

Post n°7335 pubblicato il 29 Novembre 2013 da nadir63l
 

   
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

In un articolo a firma di Ettore Intorcia, il Corriere dello Sport fa il punto sulla situazione di Arturo Vidal, ad un passo dal rinnovo del contratto con la Juventus. il cileno è già legato alla Juve fino al 2018. Oggi alla Juve guadagna 3,5 milioni di euro netti l’anno ed è in quarta fila, insieme a Pirlo, alle spalle di Tevez (5,5), Llorente (4,5), Buffon (4). Con il nuovo accordo, che sposterà la data di scadenza di due anni, dal 2016 al 2018 (il massimo consentito), lo stipendio arriverà ad un minimo garantito di 4,5 milioni, da integrare con bonus per circa 1 milione di euro, legati a rendimento personale e obiettivi di squadra, come sempre accade con la nuova piattaforma contrattuale introdotta dalla Juventus. L’annuncio - si legge sulle pagine del quotidiano sportivo romano -  è solo una questione di giorni: in casa Juve si studia il calendario per scegliere una data che sia significativa. Non ci sarà nessun evento ad hoc, questo è quello che filtra dagli ambienti bianconeri, semmai è l’attesa stessa ad essere l’evento. L’annuncio arriverà tra la trasferta in casa del Galatasaray, ultimo atto della fase a gironi della Champions, e Natale. E se le due settimane che corrono tra le due date sembrano un intervallo troppo ampio, il cerchietto sul calendario potrebbe essere spostato più verso il 10 dicembre che verso il 25, per festeggiare la qualificazione agli ottavi di Champions e anticipare i brindisi natalizi. Il cileno, prelevato dal Leverkusen a 10,5 milioni - riporta il Corsport - vale anche quattro volte l’investimento iniziale e continua a stuzzicare la fantasia delle altre grandi del Vecchio Continente. Già in Primavera il Bayern aveva messo sul piatto 45 milioni di euro per Vidal, ma la proposta venne respinta dalla Juventus.  In Spagna si sono mosse Real e Barcellona, mentre in Inghilterra si è fatto avanti il Manchester City.

 
 
 

     

 

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