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Messaggi del 17/01/2014

C’era una volta il campo…

Post n°7400 pubblicato il 17 Gennaio 2014 da nadir63l
 

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di G. Fiorito

 

 

A poco a poco ci stanno arrivando. Sono lenti, ma finché c’è vita c’è speranza. Martedì sera. Rai3. Come al solito va in onda Ballarò e Crozza fa alla sua maniera il punto sui fatti della settimana. Nell’occhio del ciclone lo scandalo che ha investito la presidenza della regione Piemonte. Ma allora perché fa l’imitazione di Conte? (Link ) Perché, e lo sottolinea anche il comico, a Torino i giudici hanno il vizio di toglierti quello che hai vinto sul campo. Ci piacerebbe sapere se a Crozza questa similitudine tra i fatti di calciopoli e quelli elettorali piemontesi sia stata dettata dall’attributo “agghiacciante”, tanto caro all’allenatore bianconero, che sorge a commento di certi fatti italiani per i quali diventa possibile che 4 anni di governo di una regione vengano cancellati. O se non sia stata proprio l’idea che il tribunale possa togliere quello che si è guadagnato sul campo a far venire in mente la Juventus. Certo, Conte con calciopoli c’entra poco, poiché la sua “piccola” disavventura giudiziaria era legata a una presunta mancata denuncia nell’ambito del calcioscommesse e sappiamo che questo argomento non ha niente a che fare con farsopoli, un territorio che non è mai stato popolato da delinquenti ordinari e nel quale non si corrompeva nessuno a suon di soldi. Ma la gag, se uno è informato bene sui fatti, funziona, perché fa ridere.

 

Crozza ha puntualizzato che Cota si è rivolto a sua volta alla giustizia, nel tentativo di far valere le sue ragioni di eletto sul campo. Quindi, da una parte per tutelarsi, dall’altra per lasciare rispettosamente ai giudici l’ultima parola, ha invocato che la giustizia possa fare il suo corso senza impiegarci altri 4 anni. Giusto. Le sentenze si rispettano. E poi si rendono note. Cioè, se Cota (o chi per lui), finisce nel fango (mediatico), anche se mi sta “politicamente” antipatico perché mettiamo che è un leghista e io sono meridionale, poi bisogna lo stesso che se la sentenza definitiva sarà a suo vantaggio, io ne venga informata con altrettanto fragore di trombe.

Altrimenti la politica, che vivendo un momento di debolezza si appoggia frequentemente alla magistratura, si ritrova a dover sopportare non più il solo contrappeso di quello che da più parti viene denunciato come uno strapotere dei giudici, ma anche quello di un terzo polo, cioè dell’informazione. Alla quale dovrebbe spettare il dovere dell’imparzialità.

 

Una cattiva informazione è disinformazione. Chi venga risucchiato da questo vortice perverso non ne esce più fuori. Specialmente se la massima aspirazione non consiste più per lui nella restituzione della propria dignità personale (e nel reintegro nelle mansioni che svolgeva prima) attraverso un legittimo procedimento giudiziario, per quanto ne stabilisca l’innocenza, ma nel ritrovarsi protagonista di una gag.

“Io non ero presente fisicamente, i giornali possono scrivere ciò che vogliono anche perché in tanti rimangono male se io vengo assolto, non mi importa niente, ma l’importante è che il mio casellario giudizario è pulitissimo. Non si tratta di prescrizione, è stato assolto il punto d’accusa sulla violenza privata al calciatore Blasi, a me interessava uscirne fuori; pensate che si partiva da un’associazione a delinquere e invece cosa era rimasto: una violenza perché non avevo pagato lo stipendio ad un calciatore che veniva da 6 mesi di squalifica per un caso di doping. Dovrebbero vergognarsi tutti coloro che continuano a parlare a modo loro, e a scrivere le cose a modo loro. Della Juventus  mi sembra che la Gea avesse solo due calciatori, un nazionale italiano Tacchinardi e uno rumeno Mutu, preso a parametro zero e rivenduto dalla Juve a 9 milioni, quindi tutto sommato penso a tutti quelli che parlavano di un’enorme quantità di calciatori sotto contratto con la Gea, ennesima bugia tra le tante dette a quel tempo: io non voglio andare a presso a questa gente, che ora si mangia il fegato davanti  a queste sentenze e non do spiegazioni a nessuno di loro, anche perché queste persone non hanno il coraggio di guardarsi allo specchio mentre io certamente lo posso fare”. ( Luciano Moggi a Stilejuve dopo la sentenza GEA della Cassazione)

Luciano Moggi è stato assolto, completamente scagionato dalle accuse nel processo GEA. Quanti avranno il coraggio di scriverlo?

 

 

http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/articoli_dettaglio.asp?id=3401

 
 
 

Tevez a Gazzetta: "Tornerò al Boca, ma per ora la mia testa è qui, alla Juve.

Post n°7399 pubblicato il 17 Gennaio 2014 da nadir63l
 

Conte è un fenomeno. A Fuerte Apache ho imparato a non mollare mai"

   
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Carlitos Tevez ha parlato a Gazzetta dello Sport, una chiacchierata partendo dalle origini, dalla famosa Fuerte Apache, mostrata anche nelle magliette celebrative: "Lì diventi adulto subito, non puoi restare a lungo bambino. La vita è durissima, vai a letto col rumore degli spari che sale dalle strade, vedi morire amici, e mangiare tutti i giorni non è scontato. Da Fuerte Apache, insomma, o non ne esci proprio oppure ne emergi come uomo vero. Ma almeno ai miei tempi c’era una specie di codice...Voglio dire che oggi la droga ha peggiorato le cose, ha cancellato ogni forma di rispetto in generale. La droga è ovunque, purtroppo a portata di mano di chiunque....A Fuerte Apache lì ho imparato a non mollare mai"

Un ricordo che passa anche dal primo gol: "Avevo sei o sette anni, torneo delle periferie per bambini: il mio palazzo, il Nudo 1, arrivò in finale e io segnai il gol-partita. C’era un sacco di gente a vederci, tutta la mia famiglia, gli amici... Ricordo la gioia e l’orgoglio che ci univa in quei momenti. ​Sempre fatto l'attaccante, nemmeno ci provavano a mettermi lontano dalla porta avversaria".

Tevez ha ribadito che il suo calcio nasce dalla palla, cosa imparata sui campi du Fuerte Apache, passando poi a descrivere come il Boca sia importantissimo per lui: "È la mia vita, la squadra che ho sempre amato. Non dimenticherò mai il giorno dell’esordio in prima squadra, non avevo ancora 18 anni, contro il Talleres de Cordoba. Ci sono restato poco al Boca, per problemi economici fui ceduto al Corinthians, maho vinto ogni cosa e vissuto emozioni incredibili. Ricordo la gioia più grande, l’Intercontinentale 2003 strappata al Milan. E ancora soffro per il cartellino rosso preso nella semifinale di Libertadores 2004 contro il River Plate: avevo appena segnato l’1-1 e l’arbitro mi buttò fuori per troppa esultanza. Superammo poi il River ai rigori, ma io saltai la finale persa con l’Once Caldas. Meno male che prima di lasciare Buenos Aires portammo a casa la Copa Sudamericana, almeno me ne andai con un successo importante. Tornerò, questo è sicuro, ma per ora la mia testa è qui, alla Juve. Sto davvero bene a Torino, e torinese sarà il mio prossimo figlio, Lito junior. A proposito, voglio ringraziare tutti per l’affetto che ho sentito durante il ricovero di mia moglie a fine anno. Lei ora è con me, e io sono felice.

Su Conte:"È un fenomeno, unico, mai visto un tecnico così. È pure un po’ “loco”. È la vera forza della Juve, non ti molla un attimo, anche quando rientri negli spogliatoi ti chiede di spingere a mille chilometri orari".

Sulle competizioni da giocare e vincere:"Penso a entrambe le competizioni. Le voglio. Ho vinto campionati in Argentina , Brasile e Inghilterra: l’Italia sarebbe il quarto Paese. Sogno di scrivere una pagina di grande storia per questo club. L’Europa League è l’unica competizione internazionale che mi manca a livello di club. Altro che coppa di riserva... Il campionato non è finitonel ritorno avremo gare durissime in trasferta: Napoli, Roma, Lazio, Milan e Udinese per esempio. C’è ancora da sudare.

Le avversarie: "Sono rimasto impressionato dalla crescita di Callejón...La serie A resta il campionato più duro del mondo. È l’università del calcio, la tattica qui è al massimo livello e si soffre su ogni campo. Solo la Juve ogni tanto dilaga. L’Italia mi sta completando. Se fai gol qui, segni ovunque».

Il tecnico della sua carriera: "Carlos Bianchi, che mi ha fatto esordire nel grande calcio. E a Marcelo Bielsa, con il quale ho vissuto i miei anni migliori in Nazionale. Bielsa era appunto il c.t. dell’Olimpica ad Atene. Che grande squadra quella: vincemmo tutte le partite, senza la minima difficoltà, fu quasi una passeggiata".

 
 
 

     

 

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