LA NUOVA CASA BIANCONERA
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«Il vantaggio di dodici punti, che a fine campionato diventerà di quindici, non può essere frutto di null’altro che non il fatto che eravamo più forti. Una grande squadra che quella sera, il 12 febbraio 2006, di fatto si portò a casa il ventinovesimo scudetto. La medaglia ce l’ho ancora casa. E non la restituisco. »
Alessandro Del Piero
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Messaggi del 03/02/2014
Noi aggrediamo sempre, quando apettiamo è per limitare l'avversario. Osvaldo è stata una bella occasione, tutti vogliono venire alla Juve" Parla il tecnico bianconero.
Intervistato nel dopo partita di Sky, l'allenatore della Juventus Antonio Conte ha analizzato la prestazione della sua squadra nella gara interna appena conclusasi contro l'Inter. Ecco quanto evidenziato da TuttoJuve.com. Un tuo commento sulla partita. "L'abbiamo preparata nei minimi dettagli, valutando le situazioni sia di marcatura a uomo che meno di Pirlo. E' andata bene alla fine". Il pelo nell'uovo è nel finale, che ti ha fatto arrabbiare. "Si, non bisogna mai abbassare l'attenzione, perchè come oggi poi arriva quel golletto inutile, vai in apprensione e non va bene. E' per quello che faccio il pazzo e urlo fino alla fine". Il tre ormai è una regola perfetta con le big. Contro Roma, Napoli, Milan e Inter: non è un caso... "E' un aspetto positivo, siamo quelli che segnano di più, abbiamo il miglior attacco. Ne abbiamo fatti tre, potevamo farne altri, è stato bravo Handanovic, in altri casi imprecisi noi. La prestazione globale è buona e sono contento". A Vidal hai trasmesso molto del tuo da giocatore, visto quanto segna, solo che il cileno lo fa meglio... "Sicuramente (ride ndr.)". Scherzi a parte, il tuo passato da centrocampista quanto aiuta Pogba e Vidal in questo? "Mi piaceva agire da incursore, sostituirmi all'attaccante. Ho sempre avuto una vocazione offensiva, anche da allenatore le mie squadre sono sempre state offensive, sia in B che alla Juve. Trasmettevo e trasmetto questo, spesso dicevo che è meglio perdere attaccando come sabato che aspettando dietro la linea della palla". Siete tornati aggressivi. E' dipeso dalla partita o provate sempre ma a volte non riesce? "E' difficile giocare di contropiede, non avendo contropiedisti. Quando ci abbassiamo non è per quello, ma è una questione tattica nello studio degli avversari per poi sviluppare gioco. Non siamo una squadra da ripartenze, studiamo e limitiamo i pregi avversari mantenendo i nostri". Bene gli esterni oggi, specie Lichtsteiner nell'azione classica con Pirlo del gol. "Sì. Noi giochiamo con i tre dietro, gli esterni si affiancano agli attaccanti. Quando parlano di 3-5-2 difensivo conta l'interpretazione. Ci sono molte variazioni, la nostra è unica, altri lo fanno in altro modo, per ripartire". Osvaldo è stata una tua richiesta? A cosa può servire? "E' stata un'opportunità, colta. Il ragazzo ha voluto fortissimamente la Juve, si è ridotto di tanto l'ingaggio. Complimenti a Daniel, alza il livello davanti. C'è il campionato, con due contendenti, e l'Europa League. Andava svegliato l'entusiasmo davanti, viste le gerarchie definite. E anche chi c'era già aveva bisogno di entusiasmo e concorrenza. E' stata una bella occasione. Siamo contenti, tutti vogliono venire alla Juve, sono disposti pur a ridursi l'ingaggio". Rivediamo un po' di tuoi gol. "Facciamoli vedere ai miei centrocampisti (ride ndr.). Loro stanno facendo bene, io da giocatore ho vinto tantissimo e cerco di insegnare il meglio a loro. Auguro di cuore che mi raggiungano nei successi, se lo meritano". Con Guarin che potevi farci? "Che ci facevo... Ci facevo, ci facevo (ride ndr.)... Era un'opportunità. Io avevo detto che non facevo richieste, abbiamo colto quella di Osvaldo, si è fermata per Guarin e va bene così". |
Certo, il distacco in classifica è netto. Ma tra Juventus e Inter contano anche altri valori. L'orgoglio e il coraggio, per esempio. Conta il cuore. Quello bianconero ha palpitato fino alla fine. Tre reti, una nel primo e due nel secondo tempo, per coronare una prestazione dalla caratura agonistica, e non solo, paradigmatica. Una festa allo Stadium. Una festa. La partita mostra subito una chiara impostazione tattica. Il pressing bianconero è offensivo quando l'Inter recupera palla, più ragionato, denso a centrocampo, quando i nerazzurri impostano dalla retroguardia la propria fase d'attacco. Entrambe le squadre cercano di non concedere la profondità agli avversari, battagliano nella zona mediana e agiscono tramite manovre spesso laterali. La Juventus vuole, più dell'Inter, il vantaggio. E lo trova, non senza merito: Pirlo riceve sulla trequarti, disegna un assist, poetico, per Lichtsteiner, che spizzica con la testa e spezza gli indugi. L'Inter prova la ribalta ma la Juventus non rivela cali agonistici. Anzi, la squadra di Conte potrebbe anche raddoppiare, quando Kuzmanovic devia maldestramente un corner di Pirlo e rischia l'autogol. L'Inter è in difficoltà. Soprattutto quando tesse, o almeno cerca di farlo, le proprie trame offensive. A dir la verità un po' sterili, sia perché il possesso palla è spesso orizzontale, sia perché Kovacic vaga alla ricerca di una certa consistenza tattica che c'è e non c'è, come un vecchio barlume. L'unico brivido sulla pelle bianconera è un'occasione, in contropiede, sprecata da Palacio. Neo nerazzurro sulla pelle, quella del primo tempo, a forti chiazze bianconere. Si apre la ripresa e la Juventus raddoppia: Pogba vince una mischia furibonda in area, il pallone carambola sui piedi di Chiellini, che è lesto a calciare con il destro per battere Handanovic. Mazzarri, ormai vittima di mimiche invasate, sostituisce Kuzmanovic con Milito. Ma la Juve, in orbita euforica, segna ancora: Llorente protegge con il fisico, permette a Pogba di calciare, Handanovic respinge e Vidal, monarca letale, si piomba sulla palla e triplica il bottino. Allora Mazzarri concede spazio anche a D'Ambrosio e Botta, rispettivamente al posto di Jonathan e Kovacic. Conte è costretto a sostituire Barzagli, vittima della tendinopatia, per Caceres. L'Inter accorcia il differenziale sugli sviluppi di un corner, quando Rolando calcia in area con il sinistro e batte Storari. I nerazzurri accennano una timida reazione. Conte sostituisce anche gli stanchi Llorente e Lichtsteiner con Vucinic e Isla. Palacio ha l'occasione per riaprire la partita, ma la sciupa. Sospiro. Vucinic becca anche il palo. E quando l'arbitro fischia, lo Stadium può finalmente festeggiare. Perché è vero che sono sempre tre punti. Ma ci sono partite in cui vincere vale di più. Il Derby d'Italia è una di queste. |
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il 11/10/2016 alle 17:05
Inviato da: dimariamonicaa
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Inviato da: aldo.giornoa64
il 20/12/2015 alle 22:00
Inviato da: aldo.giornoa64
il 13/12/2015 alle 23:54
Inviato da: aldo.giornoa64
il 08/12/2015 alle 23:14