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Messaggi del 18/02/2015

Non possiamo permettere?

Post n°7643 pubblicato il 18 Febbraio 2015 da nadir63l
 

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di L. Basso

 

Nell’immensa filmografia del compianto Albertone nazionale una delle battute rimaste più impresse nella memoria di tutti noi è senza dubbio quella del Marchese del Grillo. Colto nel mezzo di una “retata” viene rilasciato con mille scuse dal capo dei Gendarmi e, salendo sulla carrozza, spiega al resto dei malavitosi il motivo di questa disparità di trattamento: “perché io sò io, e voi nun siete un c…”.

Se è vero, com’è vero, che un simile comportamento da parte di Moggi è stato il “Cavallo di Troia" che ha permesso agli autori di Farsopoli di trasformare l’immagine di uno spaccone, al limite un po’ arrogante, in quella di un’incarnazione terrena del male assoluto e universale, roba che al confronto persino le divinità blasfeme del Necronomicon sognato da H.P. Lovecraft diventano bimbetti capricciosi, a nessuno sarà sfuggito l’atteggiamento simile (ma ben più grave) tenuto dal Presidente della Lazio Lotito nella telefonata il cui contenuto, da qualche giorno, imperversa sui media non solo sportivi.

Riassumendo, qualora qualcuno non sapesse ancora di che stiamo parlando, durante una telefonata con il D.G. dell’Ischia, il Presidente Lotito prima si lascia andare da vero sbruffone ad affermazioni quali “Beretta sai quanto comanda? ZERO!” e dichiarando tranquillamente di essere il puparo, il Mangiafuoco che dirige nell’ombra, che muove i fili di Macalli, di Beretta, di Abodi, di Tavecchio… e se la telefonata fosse durata un po’ di più magari saltavano fuori anche Obama, Putin e Papa Francesco.
Ma il bello deve ancora venire.
In spregio ad ogni criterio di deontologia sportiva, facendo fare tre giri della morte completi alla povera salma del Barone De Coubertin, Lotito dice che “non ci si può permettere che arrivino in Serie A club come il Carpi, in Latina o il Frosinone, perché non permettono di fare grandi incassi con i diritti TV”. 
Ecco. Stop. Game Over. Di che parliamo a fare?

Perché se mi parlano di fatturati e di solidità societaria posso ancora stare ad ascoltare. Premesso che i casi di “buchi” più clamorosi sono ad esempio, da sempre, quelli delle cosiddette “grandi”, (qualcuno ha detto Inter?) e che proprio la Lazio beneficiò del vergognoso decreto “spalmadebiti” (un momento… chi era il Presidente della Lazio allora? …ops…), io per primo in una gara d’appalto sono propenso ad escludere chi dimostra di avere bilanci traballanti; metti mai che a metà dei lavori di tetto e facciata la ditta chiude, il condominio mi rimane lì ingabbiato nel ponteggio e con il tetto scoperchiato.

Ma se poi, qui, parliamo di “non poterci permettere” che il Carpi calchi i palcoscenici della Serie A, allora salta tutto. Primo perché è contro ogni regola, scritta o non scritta, dello sport: anche la squadra del Bar Mariuccia, risalendo dalla Prima Categoria, ha tutto il diritto di arrivare fino in Serie A, fino alla Champions’ League, se i risultati sul campo glielo permettono.
Secondo, perché è molto facile tradurre il “non ci possiamo permettere” con un ancora più esplicito “non possiamo permettere”. E a questo punto sfido anche il più innocentista a valutare le prossime partite del Carpi con occhio limpido ed innocente. Chi avrà ancora il coraggio di sostenere che quel rigore non dato, quel fuorigioco non fischiato, sono stati “solo un errore umano”? Per tacere ovviamente della serenità che avranno le quaterne arbitrali a giudicare ogni episodio che avverrà nel proseguio della stagione.

In attesa di sapere quali saranno le iniziative assunte dalla Federazione dei confronti del Presidente - e non dimentichiamolo – Consigliere Federale Lotito (Stanno già scaldando i tarallucci? Hanno già stappato una bottiglia di vino?) la migliore risposta gliel’hanno data, domenica, proprio le cosiddette “piccole”. 
Il Parma di Donadoni, con un piede in Serie B e l’altro dal curatore fallimentare, ha tenuto testa alla Roma tra le mura dell’Olimpico. Il Cesena, che in classifica non se la passa granchè meglio, ha costretto ugualmente al pari la nostra Juve, mettendola in seria difficoltà per lunghi tratti della gara. E non dimentichiamo Chievo e Cagliari, che portano a casa punti importanti per cercare di uscire dalla bolgia dantesca della zona retrocessione.
Per non citare una “finta piccola” come il Palermo, che strapazza il Napoli, campione d’Italia, d’Europa, di questo mondo e dell’altro da quando ha vinto la Supercoppa.

Perché è verissimo che con il valore commerciale di uno come Vidal, Strootman, o Hamsik ci compri tutto il Parma e ti danno anche il resto, ma alla fine l’unica cosa che conta è metterci il fiato, entrare in campo con il sangue agli occhi, che tu puoi essere anche Cristiano Ronaldo ma stai tranquillo che di qui oggi non passi.
Onesti lavoratori del pallone, che se ti chiami Pogba o Cascione alla fine cambia poco: devi correre fino al novantesimo e metterci l’anima. E restituire quella maglia inzuppata di sudore da poterla strizzare. Onesti lavoratori che, visto che abbiamo citato Alberto Sordi, non hanno gradito lo sberleffo di Lotito, così simile alla storica pernacchia de “I Vitelloni”. E hanno risposto a modo loro.

Io, che sono meno signore di loro, e che purtroppo ho appeso da tempo gli scarpini al chiodo, mi permetto invece di tirare in ballo per la terza e ultima volta il sommo Albertone.
“Te c’hanno mai mannato……..”

 

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