LAFISIOTERAPIA

COME FUNZIONA QUESTO BLOG: i gentili pazienti che abbiano quesiti in materia di fisioterapia, benessere e cura della persona, possono inviare una email all'indirizzo LAFISIOTERAPIA@LIBERO.IT. Coloro i quali preferissero non vedere pubblicato il loro quesito potranno espressamente indicarlo e ricevere una risposta in forma privata. Questo blog vuole essere uno strumento di informazione tecnica e non deve, in alcun modo, sostituire i comuni canali di relazione paziente - terapeuta.

 

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Risonanza magnetica e clinica del mal di schiena.

Post n°75 pubblicato il 01 Dicembre 2013 da lafisioterapia
 

Buongiorno (e grazie in anticipo per la vostra disponibilità)

da circa 10 anni (a seguito di incidente) ho imparato a convivere con il mio mal di schiena. Il problema si e' ora acuito in quanto trascorro diverse ore in piedi in forma statica.
Il mio medico mi ha consigliato di fare la RM di cui vi riporto l'esito:

Modesto avvallamento della limitante somatica superiore di D12, senza evidenza attuale di alterazioni di segnale con riduzione in altezza del disco intersomatico D11-D12 come per fenomeni malacici. Modica alterazione del profilo della limitante somatica inferiore di L4. Il disco intersomatico L4-L5 presenta alterazioni di segnale espressione di fenomeni disco malacici; a questo livello e' presente una protusione mediana-paramediana destra dell'anulus fibroso che impronta tuttavia modicamente la faccia ventrale del disco durale ed appare modicamente piu' estesa a destra. Canale vertebrale di ampiezza nei limiti. Piccolo nodulo interspongioso di Schmorl a carico della limitante somatica superiore di D11.

In parole povere, cosa vuol dire tutto questo? Quali accorgimenti posso adottare?

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Gentile Signora,

il referto indica una condizione di sofferenza della sua colonna vertebrale che, nei suoi aspetti generali, appartiene alla media delle donne adulte.

Negli aspetti di maggior dettaglio appaiono particolarmente usurati (malacìci) alcuni dischi i quali hanno iniziato a produrre delle protrusioni. Ciò descrive una maggiore usura sulle vertebre chiamate a fare da "cerniera" ai movimenti globali della colonna.

Se soffre di disturbi della sensibilità o della forza sulla gamba destra, o se avesse distubi anomali (anche legati alla minzione) le consiglierei un approfondimento con Elettromiografia e, eventualmente, una visita neurochirurgica.

Se invece il suo dolore è circoscritto alla schiena può da subito iniziare a un percorso di sport, fisioterapia e, su consulto del suo medico di base, farmaci antiinfiammatori di 1° livello (es. Paracetamolo / inibitori delle ciclo ossigenasi).

L'ernia di Schmorl rappresenta una alterazione strutturale intrinseca della vertebra che non dovrebbe darle alcuna ripercussione clinica.

In sintesi occore delimitare il campo della sua patologia e, se non ricorrono i segni, nè i sintomi lungo la gamba, iniziare quanto prima un percorso conservativo per convivere con la sua patologia migliorando la qualita della vita.

Cordalità.



 
 
 

risonanza magnetica referto

Post n°74 pubblicato il 19 Maggio 2012 da lafisioterapia
 

Buongiorno,

mia madre ha fatto una risonanza magnetica e il referto non è molto chiaro per noi persone non colte in merito alle parole mediche, mi potrebbe aiutare?
Grazie infinite.
il referto dice:

ASPETTO MALACICO DEI DICHI COMPRESI TRA L3-L4, L4-L5 ED L5-S1, SEDE DI MODESTI BULGING DISCALI POSERIORI AD AMPIO RAGGIO E SVILUPPO PREVALENTEMENTE MEDIANO.
L'IPERTROFIA DEGENERATIVA DEI MASSICCI RIDUCE IN PARTE IN L4-L5 I RISPETTIVI FORAMI NEURALI ED IN L3-L4 SPECIE IL FORAME DI DX.
CONSERVATE LE RESTANTI UNITA' DISCO-SOMATICHE.
IL CANALE SPINALE NON PRESENTA MODIFICAZIONI DI CALIBRO O SEGNALE.

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Gentile Signora,
non potendo confrontare il referto con la condizione clinica di Sua madre non mi è possibile darLe indicazioni appropriate.
Tuttavia posso dirLe che il quadro descritto dalla risonanza appartiene al normale invecchiamento di una colonna sana.
E' naturale che i dischi in argomento siano sottoposti ad una maggiore usura  dovendo svolgere funzioni di "cerniera" tra la colonna lombare e il sacro.
Posso intuire che la paziente abbia una età anagrafica superiore ai 50 anni e la presenza di bulging e di tessuti ipertrofici è assolutamente normale.
La invito a rivolgersi ad uno specialista solo nel caso in cui Sua madre accusi sintomi sulla parte anteriore della coscia dx o comunque  in presenza di riduzione della forza agli arti inferiori.
Cordialità.
Simone Bianchi.
 
 
 

Neurochirurgia e fisioterapia.

Post n°73 pubblicato il 25 Giugno 2011 da lafisioterapia
 

 

 

Buongiorno il mio nome è Monica ed ho 38 anni in seguito ad un dolore lombare seguito da terapia cortisonica ho eseguito rmn con esito " Minima iperintensità di segnale a lungo TR alle limitanti somatiche contrapposte al passaggio L3-L4 ed L4-L5 di significato degenerativo artrosico di tipo 1. disidratazione da discopatia degenerativa cronica a carico dei dischi compresi tra L4-S1. Al passaggio L5-S1 si documenta focale protrusione erniaria discale paramediana destra , parzialmente migrata caudalmente, che giunge in contatto con la radice decorremte che appare tumefatta. Al passaggio di D11-D12 in quadro di bulging osteo discale ad ampio raggio , si osserva protusione erniaria osteodiscale paramediana- intraforamidale destra che riduce l'ampiezza del forame di coniugazione omolaterale. A tutti i livelli esaminati non si osservano alterazioni di segnale delle strutture mieloarticolari " Il mio medico mi ha inviato da un neurochirurgo ...ma della buona fisioterapia non potebbe giovare al mio problema ? premetto che lavoro come ASA in RSA .....grazie in attesa di risposta vi ringrazio cordialmente.

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Gentile Signora,

il ruolo della Fisioterapia si inscrive in un più ampio quadro di presa in carico del paziente che comprende, appunto, il medico di base, il neurochirurgo e il fisioterapista.

Pertanto la risposta alla Sua domanda risiede nel far riferimento :

1.  ad un neurochirurgo per gli aspetti anatomo-clinici (in particolare per il bulging d11-d12 che impegna il forame e per l5-s1 con impegno della radice) e, se fosse il caso, per approfondire con studio elettromiografico;

2.  ad un fisioterapista per gli aspetti funzionali e biomeccanici, ad esempio con tecniche posturali, di riequilibrio del bacino, di inibizione del tono muscolare.

 

Cordialità.

Simone Bianchi


 

 
 
 

Protrusione/Bulging/Ernia

Post n°72 pubblicato il 03 Marzo 2011 da lafisioterapia

Buongiorno,

sono arrivata al vostro sito cercando il significato di “”bulging discale”, due parole che ho trovato su una delle due risonanze fatte fatte alla colonna lombosacrale per problemi alla schiena iniziati quasi 4 anni fa, diciamo di punto in binaco.

Sono in cura da una decina d’anni da un fisiatra/osteopata che io, e non solo, ritengo molto bravo e scrupoloso.

Solo oggi dopo oltre 3 anni di tentativi per ridurre il dolore (che peraltro è aumentato!), e che il dolore sta comportando problemi nella quotidianità (oggi non sono riuscita a sollevare una bacinella piena d’acqua!), mi domando se forse sta sfuggendo qualcosa.

Preciso che ho 54 anni e che faccio sport da quando ne ho 10 (atletica leggera, nuoto e tennis in passato, corsa negli ultimi 10 anni).

In sintesi la risonanza di agosto 2007 dice:

“presenza di bulging discale  mediano a livello dello spazio intersomatico L4-L5 che impronta la superfice ventrale del sacco e riduce significativamente l’ampiezza di entrambe le tasche foraminali. Presenza di protusione discale paramediana sn a livello dello spazio intersomatico L5_S1 che impronta la superfice ventrale del sacco e prende rapporti di contiguità con l’emergenza radicolare omolaterale”.

Quella del novembre 2008 dice:

“normale l’idratazione dei dischi vertebrali, fatta eccezione per il disco L5-S1 interessato da una patologia a carattere degenerativo che comporta una significativa protusione mediana posteriore della struttura discale. Marcate alterazioni distrofiche delle contrapposte limitanti vertebrali. Normale il disco L4-L5”.

Mi chiedo e vi chiedo se sia opportuno se non indispensabile consultare un neurologo.

Grata se riuscirete a rispondermi invio un cordiale saluto

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Gentile Signora,

dopo aver attentamente letto il Suo resoconto reputo utile un consulto neurochirurgico o, in subordine, neurologico.

Ciò allo scopo di approfondire con una appropriata visita medica la rispondenza della Sua condizione clinica alla condizione anatomica rappresentata nella R.M..

Inoltre, se lo specialista lo ritenesse utile, potrebbe approfondire il caso con uno studio elettromiografico.

Naturalmente, una volta esperito questo iter diagnostico, lo specialista potrà restituirLa alle attività sportive e riabilitative più idonee.

Le auguro ogni bene.

Simone Bianchi.

 

 
 
 

Paresi, sincinesie e miorilassanti.

Post n°71 pubblicato il 24 Ottobre 2010 da lafisioterapia
 

... il medico mi ha prescritto
un medicinale flexiban per attenuare le sincinesie.L'ho preso la prima
settimana due volte al g la seconda settimana tre volte al g.Secondo lei può
auumentare invece di attenuare le sincinesie visto che è un rilassante?perchè a
me sembra che sono tornata indietro!grazie

--------------

Gentile Signora,

in qualità di fisioterapista non mi è possibile dare consigli su terapie farmacologiche.

Peraltro la risposta alla Sua domanda richiederebbe un  ben più approfondito esame clinico (R.G.S. o almeno House Brackman), ed elettrofisiologico.

Naturalmente Le suggerisco di porre lo stesso quesito allo specialista che Le ha prescritto la terapia.

Allo scopo di fornirgli due utili elementi di giudizio Le consiglio:

a -  di provare, davanti allo specchio, i movimenti oggetto di sincinesia in diversi momenti della giornata;

b - di verificare se la Sua sensazione di "essere tornata indietro" sia strettamente connessa alle sincinesie, o più in generale riconducibile ad una sensazione di debolezza o spossatezza  (tipica di tutti i miorilassanti centrali) che incide negativamente sulla percezione dei sintomi.

Cordialità.

Simone Bianchi. 

 
 
 

TRAUMA CRANICO E VI NERVO CRANICO

Post n°70 pubblicato il 23 Ottobre 2010 da lafisioterapia
 

Buongiorno
desidero sottoporle un quesito su un deficit al VI nervo cranico dx di natura
post traumatica diagnosticato a mio padre a seguito di un trauma  al torace e
al cranio subito dopo una caduta da un albero.
Non sono stare riscontrate lesioni neurologiche evidenti con la risonanza
magnetica ma non è sta prescritta alcuna terapia all'esito della dimissione
ospedaliera avvenuta ieri (l'incidente è di una settimana prima).
Cosa mi consiglia di fare per tentare un recupero della parte di  funzionalità
oculare perduta ?

------------

Gentile Signore,

la condizione di Suo padre potrebbe essere legata ad una sofferenza transitoria del nervo legata al trauma che potrebbe, ragionevolmente, risolversi spontaneamente.

Se le cose non dovessero migliorare nei prossimi giorni potrebbe rivolgersi ad un neurologo o ad un neurochirurgo allo scopo di approfondire la condizione clinica e neurofisiologica mediante accertamenti strumentali specifici e, eventualmente, inserire idonea terapia farmacologica.

La rieducazione neuromotoria appare, comunque, utile e necessaria.

Vi sono tecniche specifiche che, attraverso il puntamento di un target e l'inseguimento in senso orizzontale reiterato (cioè la funzione del nervo abducente) stimolano le capacità residuali del nervo.

Le consiglio di rivolgersi, comunque, a un fisioterapista che operi in equipe con neurologi o neurochirurghi, allo scopo di ottimizzare gli interventi.

Cordialità.

Simone Bianchi.

 
 
 

Protrusione e bulging discale

Post n°69 pubblicato il 06 Febbraio 2010 da lafisioterapia

LE INVIO LO SCRITTO DELLA TAC NORMALI DIMENSIONI DEL CANALE SPINALE DEI FORAMI NEURALI E DEI RECESSI LATERALI SOSTANZIALMENTE NORMALE PROFILO POSTERIORE DEI DISCHI L3 L4 L 5 INIZIALE BULGING INVOLUTIVO DEL DISCI L5 S1 COMPLICATO DA MINUTA PROTRUSIONE POSTERIORE SOSTNZIALMENTE MEDIANA A BREVE BASE CHE DETERMINA LIEVE IMPRONTA SUL SACCO DURALE SPERO CHE MI POSSSIATE RISPONDERE AL PIU PRESTO PERCHE E 2 MESI CHE HO DOLORI E SE GUIDO PER 3 ORE MI SI IFORMICOLA LA COSCIA SX E TUTTO QUESTO E INIZIATO IL 14 DICEMBRE PER SCARICARE UN CONTAINER SINO AD ALLORA NON MAI SOFFERTO DELLA SCHIENA GRAZIE

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Gentile Signore,

l'esito della Sua T.C. presenta i caratteri di una degenerazione del disco cui comunemente si assiste in pazienti sopra la terza-quarta decade di età, anche in assenza di traumi acuti quale quello da lei riferito.

Il quadro non parrebbe grave, ma necessita di un approfondimento clinico.

Le consiglio di rivolgersi ad un neurochirurgo per una visita specialistica.

 Solo successivamente, e in base alle indicazioni dello specialista, potrà rivolgersi ad un fisioterapista per intraprendere una terapia di riequilibrio della postura, se necessario.

Cordialità.

 

 

 
 
 

Quel dolore nascosto.

Post n°68 pubblicato il 14 Novembre 2009 da lafisioterapia
 

salve,
ho un problema.
da circa un anno, forse qualcosa di più ho dolore che
parte dalla spalla sx e si irradia fino alla testa da dietro, toccando anche
orecchio e occhio, praticamente come una corda che tira. A volte poi, sento
anche come uno scatto dentro l'orecchio come un nervo che scatta...
ci convivo
quotidianamente tranne periodi più o meno lunghi (il massimo sono stati 20 gg)
in cui decide di darmi tregua.
Non ce la faccio più, ho fatto anche rx e rsm
colonna cervicale con risultati negativi, più ecodoppler vasi sopraortici
sempre negativo e in più sono stata da tutti i medici che mi vengono in
mente.....odontoiatra, otorino, neurologo. ortopedico, osteopata,
fisioterapista e chi più ne ha più ne metta. Nessuno mi ha mai diagnosticato
nulla e devo dire la verità che sono riuscita a scoprire l'esistenza del nervo
di arnold solo tramite consultazione di internet....
vorrei capire da chi devo
andare per avere una diagnosi risolutiva....stoimpazzendo.
dimenticavo, ho 32
anni, sono una donna e il tutto è iniziato con la ripresa del lavoro a tempo
pieno in seguito ad una gravidanza.

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Cara Signora,

devo premettere che la diagnosi è un atto medico e, come tale, non è di pertinenza di un fisioterapista. Tuttavia spesso il fisioterapista può collaborare con il medico di base per verificare delle ipotesi funzionali. 

La sintomatologia da Lei riferita potrebbe ricondursi in effetti ad un quadro muscolo tensivo ad esempio a partenza da punti trigger del muscolo elevatore dell'angolo della scapola, del muscolo trapezio superiore, e dei muscoli brevi sub-occipitali. Spesso accade che, in occasione della gravidanza, per squilibri di ordine ormonale e posturale, si scatenino dolori di questo tipo. 

Potrebbe essere utile, dunque, trattare questi muscoli, e monitorare l'evoluzione dei sintomi.

Qualora ciò non desse risultato  Le consiglierei di rivolgersi ad uno specialista in reumatologia con impostazione internistica, cioè un medico abituato a considerare i sintomi nello specifico ma anche, e soprattutto, a reinquadrarli in una visione globale del paziente.

Mi faccia sapere.

Simone Bianchi.

 
 
 

Ernia del disco e sport.

Post n°67 pubblicato il 31 Ottobre 2009 da lafisioterapia
 

Buongiorno.
Nel luglio 2008 ho effettuato una TAC lombare per problemi alla shiena: questo il referto:

L5-S1 voluminosa ernia discale che si sviluppa in sede postero laterale sinistra dove il profilo anteriore del sacco durale risulta improntato e la radice S1 appare compressa e dislocata all'indietro poco dopo la sua origine. Il tessuto discale deborda leggermente in sede intraforaminale inf. sinistra dove lambisce la superficie infe. della radica L5 omolaterale.
Concomita una modesta diminuzione di altezza del disco intervertebrale. Non emergono alterazioni morfologiche e delle cartteristiche del segnale a carico degli elementi anteriori e posteriori delle vertebre esplorate.

Successivamente sono andata dalla fisioterapista che non ha rilevato carenza di forza e mi ha consigliato esercizi di back school.
Dopo il ciclo di esercizi ho riscontrato una diminuzione del dolore.
Ho smesso di fare jogging, ma continuo a svolgere nuoto, camminate, bicicletta e a volte fitness in palestra (saltando il meno possibile)
Dopo 1 anno e mezzo che ho smesso la corsa e assunto uno stile di vita più consono ad una corretta postura, ho effettuato una Risonanza magnetica poiché mi era riapparso il dolore alla schiena, alla gamba sinistra e alle ultime tre dita del piede sinistro, dolore che mi è durato nei 3 mesi estivi.
Questo il referto:

Ridotto spazio L5-S1.
Netta ipointensità del segnale proveniente dal corrispondente disco intervertebrale in ponderazione T2 in relazione a fatti degenerativi con modesti fenomeni fibrosclerotici alle limitanti somatiche contrapposte. Allo stesso livello bulging discale complicato da piccola ernia sottolegamentosa paramediana destra determinante impronta sul sacco durale e sull'emergenza radicolare corrispondente.

Ora è un mese che il dolore mi è sparito, a parte qualche fenomeno la mattina appena sveglia, e vorrei sapere se, continuando il nuoto ed esercizi di stretching ed evitando di sollevare pesi, la cosa si può risolvere senza altri tipi di interventi più invasivi.

______________
Gentile Signora,
la patologia erniaria del disco ha una cosiddetta "storia naturale" che porta l'organismo  a risolvere autonomamente la situazione.
Il problema è che in quel periodo di tempo le strutture anatomiche interessate possono subire danni che vanno affrontati caso per caso.
La sua storia potrebbe essere destinata, salvo complicazioni ulteriori, a migliorare.
Tutto ciò che ha fatto finora è assolutamente indicato, peraltro lo stesso jogging, più volte demonizzato, non è dimostrato scientificamente che faccia male alla schiena, se i rapporti di biomeccanica delle sue articolazioni lo consentono, e se abbina il giusto stretching e riequilibrio posturale.
In sintesi il quadro attuale sembrerebbe escludere la chirurgia, ma mi permetto di ricordarle che soltanto una visita neurochirurgica potrebbe escludere tale evenienza.
Peraltro la collega fisioterapista ha opportunamente valutato anche la eventuale perdita di forza, evenienza questa che parrebbe ben più grave della sintomatologia dolorosa.
In conclusione la invito a proseguire con lo sport e gli accorgimenti di back school e a sottoporsi ad una visita neurochirurgica di controllo.
Cordialità.
Simone Bianchi.

 
 
 

Lussazione di gomito e rigidità.

Post n°66 pubblicato il 03 Ottobre 2009 da lafisioterapia
 

Bunogiorno, mi sono lussato un gomito i primi gironi di aprile.
Dopo due settimane di gesso ho iniziato subito fisioterapia (circa 3 -4 volte a settimana) e ancora oggi non riesco a raddrizzarlo o a fletterrlo del tutto.
Ho fatto una TAC che non ha evidenziato nessun problema a dire del medico
Giovedì ho fissato un intervento di mobilizzazione del gomito in narcosi.
Avte quaLCHE consiglio/analisi da darmi?

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Gentile signore,

il consiglio migliore è affidarsi ad uno specialista di cui lei si fidi e, fintanto che tale rapporto di fiducia sussista,  seguire soltanto i suoi consigli.

In generale il fatto che la TC non abbia evidenziato alterazioni fa pensare che la ragione della sua rigidità risieda nei tessuti molli periarticolari e nella capsula articolare, fattori che potrebbero avere determinato una incongruenza nei rapporti tra le superfici articolari, non già in un ostacolo osseo o di tessuto fibro-calcifico.

Il mio personale parere sarebbe di rivolgersi ad un fisioterapista specializzato in terapia manuale. A solo titolo di esempio le cito, tra le possibilità,  la tecnica Mulligan, la quale si basa proprio sul ripristino in coattazione della corretta articolarità grazie al riottenimento di un buon controllo neuromotorio.

Tutto ciò troverebbe applicazione anche successivamente allo sblocco in narcosi, allo scopo di mantenere l'articolarità ottenuta.

Cordialità.

Simone Bianchi

 
 
 

Risonanza magnetica e artrodesi.

Post n°65 pubblicato il 02 Ottobre 2009 da lafisioterapia
 

buongiorno
all'età di 14 anni sono stata operata di scoliosi e sono portatrice di barra metallica (harrington). ho vissuto fino ad oggi una vita abbastanza tranquilla. da circa un mese ho dei forti dolori alle prime vertebre cervicali che si ripercuotono sul petto dandomi la sensazione di mancanza di respiro oltre che di dolore forte. il mio medico mi ha consigliato di fare una risonanza magnetica. io ora non ricondo bene se posso fare questo tipo di esame (per via del tipo di metallo). in alternativa è possibile fare la TAC rachiede cervicale? inoltre avrei bisogno di sapere di che materiale è fatta questa barra di harrington.
 
Resto in attesa di ricevere notizie.
grazie
cordiali saluti
-----------------------------------------
Gentile signora,
l'artrodesi cui è stata sottoposta può essere stata effettuata con differenti tipi di lega (col passare degli anni la tecnologia ha fornito leghe sempre più compatibili con la diagnostica).
Pertanto la risposta al suo quesito è la seguente: faccia vedere la cartella clinica dell'intervento al tecnico di radiologia, lui prenderà la decisione del caso.
Riguardo alle alternative mi permetto di segnalarle che la scelta dell'esame più appropriato deve essere fatta dallo specialista che la tiene in cura. Ad esempio il mio personale parere è che il suo caso necessiti semplicemente di un esame RX della colonna cervico-dorsale da eseguirsi in proiezione laterale e antero-posteriore transcranica (a bocca aperta).
Ovviamente anche su questa radiografia dovrà decidere il suo specialista.
In ultimo mi permetto altresì di segnalarle la opportunità di farsi visitare anche dal suo medico di base per escludere eventuali cause di natura diversa.
Cordialità.
Simone Bianchi.

 
 
 

Frattura di gomito.

Post n°64 pubblicato il 29 Settembre 2009 da lafisioterapia

Gent.mo Dottore desidererei avere un suo parere, a causa di una prova ginnica per un concorso (salita della fune 4mt) in data 26 giugno ho avuto una frattura spiroide dell'omero nella zona centrale. Mi è stato applicato un tutore per tenere il braccio piegato a 90 ° e il 2 Luglio mi hanno operato a cielo aperto applicandomi le placche per fissare l'osso e mantenerlo stabile e in asse, le articolazioni : gomito e spalla non sono state toccate a detta degli stessi medici. Non è stato applicato  alcun gesso ma solo il tutore che un paio di giorni dopo è stato progressivamente accantonato per cominciare a estendere il gomito. L'intervento ha mostrato 1 mese dopo ( tramite radiografia) un'allineamento perfetto ma mancanza del callo osseo, nonostante ciò mi è stato detto di cominciare la fisioterapia.
Sono andato in un centro convenzionato ( e non vorrei che ciò influisse sul risultato finale in quanto ho sentito che in questi centri non dedicano il tempo necessario) vicino casa e ho cominciato la rieducazione attiva e passiva senza aggiunta di alcun altra terapia immagino perchè con le placche non fosse possibile farle. Oggi devo fare la 13esima seduta : la spalla pian piano la stò recuperando ma il vero problema è il gomito in quanto l'estensione più o meno è raggiunta quasi totalmente ,ma la flessione no,arrivo a poco più di 90 °: il gomito si blocca e cominciano i dolori lancinanti appena il fisioterapista comincia a spingere oltre e tra l'altro si è aggiunta un'infiammazione (che ha detto il fisioterapista essere tendinea) per la quale stò prendendo il brufen come antinfiammatorio ( prescritto dall'ortopedico della struttura pubblica dove mi hanno operato , ma non dal medico che mi ha operato che purtroppo è  in ferie e torna a metà settembre).
Durante le fisioterapie mi è stato detto più volte che al 90 % sono le famose aderenze che ,causa la pesante perdita di sangue durante l'intervento, si sono formate nei giorni seguenti e tra l'altro ora ho ancora un ematoma sulla parte bassa del tricipite ( poco sopra al gomito) che nonostante la crioterapia si riduce molto lentamente ma non si è ancora riassorbito. Insomma comincio a pensare anche io che queste aderenze siano il problema sia della poca flessione del gomito e conseguentemente dell'infiammazione che ho e che poco mi consente di continuare adeguatamente la fisioterapia. Ho letto la sua risposta al post.37 del suo blog e sono rimasto colpito dalla frase "la fisioterapia, in linea generale, non deve produrre dolore ma, al contrario, lenirlo" , detto ciò non vorrei che a causa di queste aderenze ,proseguendo con lo sblocco forzato si andasse a peggiorare la cosa e a danneggiare il gomito , allora vorrei sapere se è il caso che approfondisca l'ipotesi dell'intervento in artroscopia per  sciogliere le aderenze ( perchè so che se si calcificano poi sono problemi seri) o se esiste qualche altra soluzione per facilitarmi la flessione ( ho letto su internet di tutori o addirittura di un macchinario che si sostituisce al fisioterapista facilitando alcuni movimenti).
Io sono molto preoccupato dallo stato in cui mi trovo e mentalmente comincio ad accusare un pò di colpi perchè prima dell'infortunio io suonavo la chitarra e facevo molti sport e se la situazione non cambiasse significherebbe cambiare drasticamente le mie abitudini di vita a 22 anni.
Spero vivamente che Lei possa aiutarmi, per quanto immagino sia difficile farlo via mail ma immagino che mi possa dare qualche idea in più sul da farsi.
La ringrazio per l'attenzione e la saluto speranzoso di ottenere una risposta.

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La  risposta alle Sue domande deve, necessariamente, provenire dallo specialista che ha effettuato l'intervento e che deve effettuare i controlli di rito.

Indubitabilmente il gomito presenta delle difficoltà oggettive legate alla complessità delle articolazioni.

Ciononostante non è la difficoltà del caso che legittima a trattamenti cruenti e dolorosi, salvo che il suo specialista lo ritenga indispensabile. Al contrario le moderne tecniche di terapia manuale si basano proprio sulla ricerca del non dolore a diversi gradi di articolarità allo scopo di ottenere un miglioramento in flessione (tecnica Mulligan, Shacklock, etc.).

Salvo quando si individuino specifiche complicanze la fisioterapia è solitamente sufficiente a ripristinare un movimento idoneo alle attività quotidine e sportive, nei tempi che la natura e la sua terapia determineranno.

In conclusione devo consigliarLe di rimettersi alle decisioni del Suo chirurgo specialista il quale sarebbe auspicabile che avesse una vera comunicazione con il Suo fisioterapista.

Simone Bianchi.

 

 

 
 
 

Paresi facciale

Post n°63 pubblicato il 14 Agosto 2009 da lafisioterapia
 


a gennaio ho avuto la paralisi del settimo nervo cranico a seguito di un virus influenzale. Oltre alla terapia cortisonica, ho affrontato giornalmente la fisioterapia fino al termine di maggio e sono stata seguita contemporaneamente da fisiatra e neurologo.Devo riconoscere i notevoli miglioramenti avuti in quei quattro mesi e ritengo che siano continuati anche dopo il termine della riabilitazione. Per quanto le persone, in genere, non sembrino percepire segni della malattia sul mio volto, permane un deficit del muscolo elevatore dalla parte colpita(dx),evidente soprattutto in fase motoria; la bocca si sposta verso dx se sposto le labbra in avanti; lieve rallentamento del movimento dell'occhio dx s leggermente più piccolo dell'altro. Dovrò tornare a settembre per la visita fisiatrica di controllo, ma nel frattempo volevo un suo parere. Oltre questi mesi trascorsi posso aspettarmi ulteriori miglioramenti? Preciso che il fisiatra all'utima visita si è dimostrato soddisfatto dei risultati, inaspettati per la gravità della situazione iniziale.
La ringrazio anticipatamente.

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Gentile Signora,

anzitutto mi compiaccio per il risultato cui è pervenuta. Oltre alla variabilità dei casi e alla fortuna che può aver contraddistinto il Suo caso è evidente l'ottimo approccio multidisciplinare e la Sua costanza nell'effettuare terapie e controlli indicati dalla stessa equipe.

Riguardo alle Sua domanda non ho gli elementi clinico-strumentali necessari (valutazione di House-Brackman e elettromiografia), tuttavia posso in termini aspecifici ritenere che un caso come il Suo possa ulteriormente migliorare.

In merito ai disagi di cui parla sarà compito dei Suoi specialisti interpretarli, mi limito a segnalarLe che l'elevazione della palpebra e il movimento degli occhi non sono funzioni del VII nervo cranico (comunque sempre in termini aspecifici posso dirLe che a volte si hanno segni collaterali dovuti a strategie di compenso della corteccia, i quali migliorano col ripristino di una buona funzione del VII).

Dunque continui con la strada intrapresa e mi faccia sapere.

Simone Bianchi.

 
 
 

Riabilitazione post innesto n.surale

Post n°62 pubblicato il 11 Luglio 2009 da lafisioterapia
 

Gent. Dott. Bianchi,
ho letto il suo Post n°16 pubblicato il 19 Agosto 2007 dal titolo "Paresi faciale e neurinoma dell'acustico" (Tag: facciale faciale neurinoma).
 
Mia mamma, 62 anni, è stata operata di neurinoma al nervo acustico sinistro il 22 giugno scorso.
L'asportazione del neurinoma, 3 cm, ha comportato la recisione oltre che del nervo acustico anche del faciale, al posto del quale è stato innestato il nervo surale che, se ho capito bene, dovrebbe fungere da guida per i due monconi del faciale durante la reinnervazione.
 
Mia mamma ora presenta inevitabilmente una paralisi facciale, per la quale i neurochirurghi che l'hanno operata hanno pronosticato un recupero del 70-80% su un periodo che va da 5-6 mesi ad 1 anno.
Sperando che questo sia vero, dopo aver letto il suo Post, ho capito che è importantissimo agire tempestivamente con la riabilitazione ed essere affiancati da un fisioterapista "specializzato" e che lavori in equipe con il neurologo, il neurochirurgo ed eventualmente con lo psicologo.
Dato che il recupero del nervo si può ottenere su un arco di tempo limitato, vorremmo "andare a colpo sicuro" nella scelta del fisioterapista.
 
Volevo pertanto chiederle se lei conosce qualche centro di questo livello nella nostra zona. Mia mamma abita a Mantova, io invece a Bologna, può tenere in considerazione entrambe le città e dintorni.
 
Infine mi permetto di sfruttare la sua esperienza per chiedere anche un suo parere sulle possibilità di recupero di mia mamma, considerandone anche l'età. E' attendibile il 70-80% che ci è stato detto?
Al momento l'emiviso paralizzato è colpito soprattutto nella bocca (è "storta", mentre internamente la deglutizione è faticosa e non consente ancora un pasto normale). L'occhio invece si muove bene, mentre la palpebra si chiude completamente dopo circa 14 secondi. L'apertura invece avviene in contemporanea con l'occhio destro.
 
La ringrazio sentitamente per quanto potrà dirmi o consigliarmi. Come ha giustamente scritto lei, "Non bisogna essere dei luminari, ma delle persone di buon senso, per capire  il disagio soggettivamente provato da un paziente menomato nel suo aspetto esteriore e, ancor di più, nella sua espressività e vita di relazione".
 
E mia mamma ora sta proprio così: ferita profondamente nella sua condizione umana.
 
 
Cordiali saluti,
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Cara Signora,
le possibilità di recupero sono estremamente variabili e dipendenti dalla specificità del caso.
Il 70-80% di recupero corrisponde, in effetti, a quello che si vede nella pratica clinica del post-intervento di innesto, , ma le statistiche sono utili per  gli specialisti, non per i pazienti.
 
Un identico recupero "tecnico" del 70% può essere soddisfacente per una paziente, o costituire un dramma per un'altra paziente.
 
In ogni caso è importante  che il paziente senta di aver fatto "tutto il possibile", e direi che fin'ora è sulla buona strada.
 
Non conosco personalmente colleghi specializzati nelle città di cui mi chiede notizia, ma Le consiglio di rivolgersi al neurochirurgo che ha in carico Sua madre per farsi consigliare al riguardo.
 
Tuttavia, per non eludere la Sua domanda, ove non avesse soddisfazione dal Suo specialista,  Le consiglio di contattare la sede AIFI della Sua città (www.aifi.net), la quale Le saprà indicare fisioterapisti specializzati nella riabilitazione del Nervo Faciale.
 
Inoltre, se vorrà, sarò lieto di darLe un mio personale giudizio delle tecniche riabilitative cui si sottoporrà Sua madre.
 
Auguri.
 
Simone Bianchi.

 
 
 

Osteoporosi e fisioterapia.

Post n°61 pubblicato il 09 Giugno 2009 da lafisioterapia
 

Egregio Dottore
 
la Fisioterapia può essere utile in caso di osteoporosi alla
colonna vertebrale?
 
Ho 59 anni,  da 4 in  menopausa
mi è stata diagnosticata con la Moc osteoporosi  (2.7 media)
Alla colonna vertebrale.
 
Mi può dare qualche consiglio su terapie (non farmacologiche)
 
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Gentile Signora,
l'osteoporosi che La riguarda è una condizione parafisiologica legata allo squilibrio ormonale successivo alla menopausa.
Nella nostra epoca ipertecnologica si tende a definire ogni deviazione dalla efficienza e perfezione dell'organismo come una patologia e ciò giova ad una cultura che si autoesaurisce nel principio malattia-medicina.
Fatta questa premessa di ordine generale vi sono dei casi specifici in cui si impone comunque una terapia farmacologica e Lei potrebbe far parte di questi.
Per quanto concerne la terapia fisica Le consiglio:
1. la magnetoterapia o i Campi Elettro Magnetici Pulsati (c.d. CEMP);
2. la pedana oscillo-vibrazionale (c.d. vibrante) con frequenze tra 1 e 10 Hz;
3. una alimentazione sana ed equibrata (non necessariamente e solo latte e latticini);
4. il bere il più possibile;
5. soprattutto l'assunzione di uno stile di vita attivo con la scelta di una attività sportiva.
Infine Le ricordo che la misurazione della Densitometria Ossea richiede la riproducibilità dell'esame e dunque sarebbe necessario individuare, in futuro, la stessa metodica (Dexa) e, possibilmente, la stessa apparecchiatura, allo scopo di conoscere la reale evoluzione della Sua condizione.
Cordialità.
Simone Bianchi.

 
 
 

Tra il serio e il faceto - quando la moda incontra la scienza ovvero: lo studio del biotipo.

Post n°60 pubblicato il 25 Aprile 2009 da lafisioterapia

L'autore del blog è stato interpellato dai simpatici amici di radio Dee Jay per rispondere ad un quesito "scientifico".

Di seguito il link al podcast dell'intervento:

 http://www.deejay.it/dj/podcast/element/idRssElement-13054

 
 
 

Tecar e barra di Harrington

Post n°59 pubblicato il 11 Aprile 2009 da lafisioterapia
 

Salve,
ho 45 anni e all'eta di 13 sono stata operata di scoliosi progressiva con l'utilizzo di una barra di Harrington.
Ultimamente nel tratto lombare ho dei forti dolori, Pensa che la terapia antinfiammatoria con il Tecar possa essere disturbata dalla presenza delle barre alla colonna vertebrale?
La ringrazio infinitamente.

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Gentile Signora,

la terapia con diatermia (commercialmente nota come Te.Ca.R.) trova indicazione nel Suo caso allo scopo di somministrare energìa termica ai tessuti molli verosimilmente sofferenti per la rigidità imposta dalle barre metalliche.

Sebbene in linea teorica l'energìa termica non andrebbe applicata a mezzi metallici, in linea pratica ciò non può, ragionevolmente,  produrre effetti indesiderati.

Tuttavia proprio per la natura del Suo disturbo (rigidità) parrebbe più appropriato un approccio di base diverso, teso a  restituire mobilità ad un segmento che ne ha persa.

Il mio consiglio è dunque di seguire l'indicazione che Le ha dato il Suo specialista, affiancandola ad una rieducazione posturale (tipo Mezieres o Souchard) e ad una igiene di vita improntata alla ergonomia e all'attività sportiva.

Cordialità.

Simone Bianchi

 
 
 

Bulging discale da trauma

Post n°58 pubblicato il 22 Marzo 2009 da lafisioterapia
 

salve sono una ragazza di 18 anni e nel febbraio del 2008 a causa di un banalissimo incidente con il pullman scolastico ho avuto contunui dolori alla schiena.. a febbraio di questo anno dopo una RMN al rachide lombare mi hanno riscontrato quanto segue:

canale vertebrale con ampiezza nei limiti. Ispessito il ligamento longitudinale posteriore nel tratto L2-S1 con bulging dei ralativi dischi intervertebrali.
Cosa vuol dire da quanto ho capito la questione è molto seria anche perchè i dolori aumentano di giorno in giorno... vorrei un vostro parere sulla questione e vorrei sapere cosa devo fare ora....
Grazie mille Martina
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Anzitutto il mio consiglio è di rivolgersi ad un neurochirurgo per una visita specialistica.
Il referto della RMN deve essere interpretato insieme alla clinica, cioè ai segni e ai sintomi che Lei presenta.
Peraltro il dolore di cui parla non è strettamente legato alla gravità della patologia.
Tuttavia è del tutto evidente che ciò di cui parlo sia di pertinenza di un medico specialista.
Il solo fatto che tutti i dischi compresi tra L2 ed S1 siano protrusi fa pensare proprio ad un episodio traumatico, quale quello riferito.
La questione potrebbe essere seria, come Lei dice,  e quindi richiedere ulteriori approfondimenti (ad esempio uno studio della biomeccanica vertebrale in dinamica di massima flessione e massima estensione).
Ovvero, e sarà solo il neurochirurgo a stabilirlo, assolutamente tranquilla dal punto di vista evolutivo, e quindi richiedere un trattamento conservativo, verosimilmente con rieducazione posturale.
Mi faccia sapere !
Simone Bianchi.
 
 
 

Tetraplegia. Quali aspettative?

Post n°57 pubblicato il 16 Gennaio 2009 da lafisioterapia
 

Buonasera,gentile dott Bianchi.Sono la madre di un ragazzo tetraplegico da un anno, dopo incidente stradale.Lesione c4 c5 incompleta ASIA B.In questo anno, siamo stati in vari ospedali riabilitativi ed errore grave da parte dei medici, mai nessuno ci ha detto di andare in un'unita' spinale:Io ho capito dopo la differenza.Ad oggi,mio figlio muove solo le braccia,polsi ,mani ,gambe,nulla.Ovviamente le funzioni fisiologiche sono compromesse.Cateterismo intermittente e supposte evacuanti.I medici dell'Ospedale dove siamo ora,dicono che il percorso e' terminato ed i muscoli che sono usciti( pochi in verita',da non riuscire neppure a fare un intervento di chirurgia funzionale alla mano),i muscoli dicevo che sono usciti,sono quelli e non ne usciranno mai piu' altri.Situazione inemendabile;questo e' il termine che usano davanti a mio figlio di 27 anni e pienamente cosciente.Ora la fisioterapista dice che e' anche inutile fare fisioterapia,perche' i muscoli si esauriscono,tanto per lei fisioterapia e' quando lo vestono e lo mettono in carrozzina.Sue testuali parole.Ora io le chiedo:e' giusto interrompere la riabilitazione? Ed anche  e' giusto che personale che si ritiene qualificato debba esporre la cose in questo modo a mio figlio?

Cara Signora,

rispondere alla Sua lettera comporta un coinvolgimento emotivo come genitore e come operatore della riabilitazione.

Sebbene il ruolo del sanitario necessiti di  un certo distacco emotivo e personale dal paziente, la medesima condizione di terapista racchiude in sè una relazione sincera con il paziente e con le sue aspettative.

Ciò premesso cercherò di non eludere le Sue domande:

1. Anzitutto chiarisco che se i medici che lo hanno in cura escludono il recupero funzionale dei muscoli deficitari, devo ritenere che sia proprio così.

2. Tuttavia  la possibilità di "muovere le braccia" posso desumere sia consentita dalla motricità del fulcro prossimale, cioè della spalla.Ciò potrebbe, in linea generale, consentire un margine di intervento riabilitativo sfruttando la irradiazione dalla spalla all'arto superiore.

3. Inoltre la condizione di lesione A.S.I.A. B indica una conservazione della funzione sensitiva. Se non vi fosse neanche la sensibilità sarebbero vani gran parte degli approcci riabilitativi.

4. La fisioterapia non serve solo a ridare forza ai muscoli ma, più in generale, a migliorare la qualità della vita della persona. Vestirsi e sedersi sulla carrozzina appartengono alla qualità della vita di una persona disabile, ma sono solo due delle infinite attività che Suo figlio deve svolgere.

5. Per tale motivo la riabilitazione non deve essere interrotta e, paradossalmente, è proprio in questa fase che assurge ad un ruolo di maggiore importanza. 

6. Non è giusto che personale sanitario esponga le cose in questo modo. Lungi dal poter censurare l'affermazione di una collega mi limito a sottolineare che la riabilitazione è cosa diversa dal vestirsi.

7. Nessuna condizione clinica è "inemendabile". Un quadro di lesione può essere grave alla luce delle attuali acquisizioni scientifiche, ma nè io nè Lei sappiamo cosa la ricerca potrà darci nei prossimi anni per migliorare la condizione di Suo figlio.

Auguro alla ricerca, alla collega fisioterapista  e, soprattutto, a Suo figlio: buon lavoro !

Simone Bianchi.

 
 
 

ernia  e  intervento

Post n°55 pubblicato il 14 Settembre 2008 da lafisioterapia

a mio marito (ernia del disco L4-L5 e canale stretto) sono stati
prescritti, come ultima spiaggia prima dell'operazione, riposo assoluto,
un ciclo di bentelan e ginnastica posturale secondo mezieres. NOn
riusciamo a trovare un centro convenzionato a roma che la pratichi. Sa
darci qualche informazione a riguardo? Inoltre abbiamo avuto molti pareri
discordanti sull'operazione. Due neurochirurghi (!) ci hanno detto che
data l'ernia di mio marito è meglio evitarla perché c'è una percentuale in
cui il dolore non passa, un fisoterapista (!!!) ci ha detto che con la
situazione di mio marito la sola fisioterapia non può risolvere e la
qualità della vita resta compromessa... Siamo confusi.
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gentile signora,

la sua confusione  è comune a molte altre persone.

Il ruolo della  fisioterapia e, specificatamente, della  rieducazione mezieres, è di migliorare la biomeccanica del rachide e, conseguentemente, di alleviare il dolore.

Essa non agisce direttamente sull'erniazione del disco, nè sul ripristinare un sufficiente canale vertebrale, ma permette un migliore utilizzo delle strutture anatomiche interessate.

Peraltro è tuttora da dimostrare il nesso di causalità diretta tra ernia e dolore da parte della comunità scientifica.

La indicazione chirurgica è di esclusiva, e ,sottolineo, esclusiva, pertinenza del neurochirurgo.

Egli terrà conto di una serie di parametri e, soprattutto,stilerà un bilancio di costo-beneficio dell'intervento.  Il dolore, secondo le più moderne linee guida della comunità scientifica, non è una indicazione all'intervento.

Mi sembra di capire che il suo chirurgo abbia seguito proprio questo ragionamento e, non ritenendo utile intervenire (posso altresì immaginare che non vi sia un deficit di forza), le abbia consigliato mezieres.

Chiarito ciò le consiglio di affidarsi ad una struttura che pratichi esattamente rieducazione mezieres (basta chiedere all'operatore l'attestato di specializzazione!), e non una generica "posturale". Diversamente non potrà valutare l'efficacia della fisioterapia.

Chiarito ciò evito di commentare le riflessioni del collega fisioterapista e mi limito a rilevare che la  qualità della vita migliora in tutti i pazienti che seguono scrupolosamente la rieducazione  mezieres.

Purtroppo ciò  non sempre è sufficiente o praticabile, e allora il chirurgo interviene, ma sarebbe auspicabile un lavoro in equipe di chirurgo e fisioterapista, ciascuno per le proprie attribuzioni.

Tramite CUP telefonico (800 986868) o personalmente presso le strutture ospedaliere (meglio se sedi di università) potrà prenotare un ciclo di terapia.

Mi tenga informato circa il prosieguo della cosa.

Cordialità.

Simone Bianchi

 
 
 
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INFO


Un blog di: lafisioterapia
Data di creazione: 29/09/2006
 

INFO SULL'AUTORE DEL BLOG

Il blog è curato da Simone Bianchi.

Docente tecnico-pratico dell'Università "La Sapienza" di Roma.

Specializzato in rieducazione posturale metodo Mezieres, riabilitazione neurologica, ortopedica e dei Disordini Cranio Mandibolari.

 
 

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