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Suicidi e depressione a causa del Web

La Polizia postale: denunce aumentate del 40%; ora c'è commissariato online. Foto denigratorie e notizie false, in regione il 42% dei giovani si ritiene «non perseguibile»

 

regione il 42% dei giovani si ritiene «non perseguibile»

ROMA - Il caso del 16enne romano buttatosi dalla finestra di una scuola alla periferia sud della capitale, mercoledì 29 maggio. Quello del 15enne suicidatosi perchè deriso sul web dai compagni in quanto ritenuto gay, nel novembre scorso. E il dramma della ragazzina di Novara, 14 anni, che si è tolta la vita in gennaio gettandosi da un balcone perchè perseguitata da coetanei sui social network Twitter e Facebook. Non sono che gli ultimi tragici episodi che sottolineano la nuova minaccia per gli adolescenti: il cyber bullismo. «La maggior parte dei ragazzi oggi ritiene che il cyber bullismo sia la minaccia più grave a cui possano andare incontro», spiega Rafaela Milano, direttore progetti Italia-Europa per Save tha Children.

Lotta ai cyber bulli
di Veronica Altimari

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LAZIO: 67% DEI PROFILI VIOLATI - I risultati dell'ultima ricerca che l'Ipsos ha effettuato per la onlus sono chiari: secondo i dati raccolti dall'istituto di ricerca, nel Lazio «sono i social network il canale d’attacco preferito dal cyberbullo che colpisce la vittima perseguitandone il profilo (67%), attraverso pagine o gruppi 'contro' (63%), diffondendo immagini e foto denigratorie senza consenso (63%), veicolando notizie false (61%)». Un fenomeno di cui gli adolescenti prendono sempre più coscienza, anche se nelle statistiche europee di ragazzi che subiscono bullismo, l'Italia è ai livelli più bassi. E quando non finisce in tragedia, ci sono comunque i costi sociali e personali di depressioni e perdita di fiducia in se stessi.

VIOLENZE VIA RETE - Un pericolo concreto per i giovanissimi che dalla loro vita parallela sulle pagine virtuali rischiano ogni giorno di subire ripercussioni nella vita reale. Ripercussioni che, nei casi più gravi, possono finire in tragedia. Come nel caso di Andrea, lo studente del liceo Cavour che lo scorso novembre si tolse la vita perché fortemente insultato per la sua omosessualità. Oppure, il più recente tentato suicidio di Marco(entrambi i nomi sono di fantasia) avvenuto in una scuola a sud della Capitale. Nell'ultimo anno le denunce per reati riconducibili al cyber bullismo sono aumentate del 40%, ma secondo la polizia postale «il dato non corrisponde alla realtà perché molti giovani si vergognano di rivolgersi alle autorità».

 

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