Post N° 22

Tramonto dipinto su un cielo indeciso fra burrasca e carnevale.
Il peso caldo del suo corpicino in braccio, nel molle umido di una sera ferma.

"Ma hai visto, Luce, che colori meravigliosi ha il cielo? E’ incredibile."

Ed io la amo di un amore che mi attraversa e mi scioglie. La amo. E basta.

Post N° 21

Restare con lo sguardo sulle ultime righe, sperare ad alta voce che le parole si moltiplichino, srotolando un seguito davanti ai nostri occhi, troppo appagati per essere sazi.

Il naso, tutto il viso, sui fogli. Profumo buono di carta e d’inchiostro, di nottate sveglia.
Chiudere il libro, tastarne lo spessore, far scorrere le pagine assaporandone il vento. Aprirne una a caso, lisciarla col palmo disteso.
Cercare nel piacere tattile di prolungare la suggestione.

Tentare con la quarta di copertina (sempre una parola di troppo, fortuna che non l’ho letta prima) tardivi contatti con quelle atmosfere.

Certi libri.

Post N° 20

Note leggere dalla finestra aperta, un’auto fugace jukebox. Canzone stupida, che nemmeno mi piace.

Ma è già nostalgia che attraversa lo stomaco. Di niente e di sempre, di quieto calore. Di sorrisi sconosciuti e di baci da dare.
Di chi amerò e che già mi manca.

Post N° 19

Il mio primo vero bacio l’ho dato a 13 anni. Pagliaio di montagna, aspetto di bambina.

Quel cuore nelle tempie ancora lo ricordo, il mondo ch’è scomparso, imploso il quelle labbra.

Se il tempo non si ferma, quella fu un’eccezione.

Oggi, aria brillante, cielo di tempera, arcobaleno nei raggio di luce senza nemmeno bisogno di un prisma.
E son sicura che lui, che di baci non ha fatto in tempo a darne molti, stia sorridendo allo stesso pensiero.

Post N° 18

"Un po’ troppo emotiva, Luce. Sei soltanto un po’ troppo emotiva"

Treccine, qualche piega sulla fronte. Sguardo pensoso.
Lei, la maestra.

"Io non sono emotiva. E’ che ho tante emozioni."

E, da allora, siamo amiche.

Post N° 17

Guardare le pagine di un quaderno, soffermarsi ad osservarne la carta, palparne grana e spessore, annusarne il profumo facendo scorrere i fogli. Tentare di ancorarle ad una dimensione di realtà che le parole che contengono non riescono a dare.

Immaginare chi possa averle riempite.
Penna indaco che tanto amo, pensieri brevi, pervasi di stupore.
La scrittura, la mia.

Eppure non riconoscersi in quelle parole, non sentire proprie quelle emozioni, non aver mai visto le persone descritte.
Non trovare, dentro di sé, memoria di quelle esperienze.

E ricominciare. Da lì.

Post N° 16

La mia vita è di pongo. Devo aver dato qualche manata distratta, perché non ne riconosco piú la forma.

O, forse, nel plasmare senza in mente una figura precisa, ne è uscita una sagoma strana, che sono la prima a non saper interpretare.

Mi sono distratta, mentre le dita continuavano sole.
Ho chiaccherato, mentre una mano schiacciava e lisciava.
Guardavo altrove, mentre piantavo le dita nel molle.

 A volte, assorta, ho ritratto i miei amori. O copiato sculture giá viste.

Ora, non distinguo gli errori dai tocchi voluti.

Continuando a modellare, peró, il pongo non si secca.
E poi, eventualmente, basta scaldarlo un po’.

(Settimane strane. O, semplicemente, troppo tempo per riflettere non è cosa che faccia per me.)

Post N° 15

Foto che scorrono dal finestrino, piccoli mondi che sono tutto per chi li abita ma solo paesaggio per chi li attraversa.

Molto del gusto del viaggio risiede, per me, proprio nell’andare.
Non solo raccordi tra mete, ma sottile piacere di un muto ammirare.
L’auto che si fa nido, una bolla di noi che si muove in un film. Se, poi, la pioggia aiuta l’incanto, mi perdo rapita tra sguardo e pensiero.

Ci sono persone con cui viaggiare diventa un regalo, silenzi con dentro tutto, piacere quieto dell’affinitá.

Incontrarsi in certi silenzi lega anche piú che fare l’amore.

Post N° 14

Nell’abbraccio, tutto il mio trasporto. Ma in un lampo miei sensi eran semplice olfatto.

Ci sono case che hanno un profumo inconfondibile, un profumo che ha dentro un sempre.
Che resta negli abiti di chi le vive, dipingendovi stanze, ambienti e colori. Immagini nette che prendono forma durante un abbraccio, che svegliano in un languore la malinconia di un affetto profondo.

Poi, un "Ciao!" le scioglie in chiacchiere e sorrisi.

Post N° 13

Non so se erano sei o sette, gli anni…Probabilmente sette, perché avevo le treccine.

 Ma i mesi, beh, quei tre mesi me li ricordo perfettamente. Senza dubbio i piú leeenti a passare del mio universo di bambina. Un sole pigro ad alzarsi e mai disposto ad andare a dormire.

Poi finalmente, di colpo, un giorno diventa QUEL giorno. Il deserto mi ridá mio padre, su una moto sporca di terra e di viaggi.

Cosí scopro che ci sono luoghi dove le rose crescon di pietra. Troppo pesanti per uno stelo, nascono lente sul mare di sabbia. Ed ogni attesa è ora solo un istante che sfuma in un battito di cuore.

Treccine e, stretta in mano, la mia rosa del deserto.