La radio ha fatto parte delle mie ore fin da piccola. Ricordo ancora il primo vecchio apparecchio di casa, ultramoderno ai tempi, dato che aveva pure il mangianastri. A 4 anni lo guardavo con religioso rispetto, finchè scoprii il modo di cambiare le stazioni, attraverso la rotella in alto. E quando mia madre non era in casa esploravo alla ricerca di musica, di cibo per le orecchie, di nutrimento per i sensi. Salvo poi riportare alla stazione iniziale, per non farmi scoprire. Credo che fosse Radio Bresciasette, o qualcosa di simile.
Quando ci trasferimmo a Brescia, la radio fu sistemata in cucina, vicino alla tv. Al mattino, prima di tutto l'accendevo. Mi teneva compagnia prima di andare a scuola, nonostante fosse l'ora del notiziario e dell'almanacco. Ridete pure, ma ogni mattina mi sorbivo il "Va Pensiero" di Verdi, che era la sigla. La stazione prediletta era cambiata, anche se non ne ricordo il nome, ma so che aveva sede in via delle Grazie 19, in centro città. Dovrebbe esserci ancora. Dopo diversi mesi però non la sopportavo più.
L'anno della quinta elementare scoprii Vasco, nonchè il Festival di Sanremo. Il primo non l'ho più abbandonato, il secondo... no comment. Alle medie, complici le ore di "educazione musicale" iniziai a cercare l'armonia nelle note e nelle parole. A Vasco si unì Zucchero, Battisti, Mina, qualcosa di Baglioni, la musica classica in generale, con Mozart come testa di serie. Studiavo francese e questo inizialmente penalizzò un po' la musica straniera, incomprensibile anche se orecchiabile. Finchè la mia compagna di banco si prese una cotta indecente ed indicibile per gli Europe, quelli di "The Final Countdown". E Madonna piombò fra noi ragazzine come le cascate del Niagara, insieme a Phil Collins, Elton John e... la lista è lunghissima.
Ora la radio era diventata essenziale. Cercavo, cercavo la "Musica", la mia musica. Credo di aver imparato tutte le frequenze di tutte le stazioni, sapevo quale trasmetteva cosa, quando e come. Sapevo trovare ad occhi chiusi Radio Deejay, 101, 105, Radio Classica Bresciana, una serie infinita di piccole stazioni locali, perfino il mio incubo: Radio Maria, che glissavo velocemente e, nonostante questo, lasciava sempre una scia di litanie e mormorii corali.
Fine prima parte.
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