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« Fine di una storiaOh, Valentino »

Ahi, ahi, Walter

Post n°48 pubblicato il 26 Settembre 2008 da magnum.3

Avevo ascoltato,  su Skai 24 Ore, un resoconto di due giorni orsono sulla vicenda “Alitalia”. Poi, sperando che il contenuto di quel servizio non fosse del tutto fedele, ho assistito a “Porta a Porta” Ora sono veramente indignato. Su questa terribile vicenda, Walter Veltroni ha messo in piedi l’operazione di sciacallaggio più squaquera che si possa immaginare. Chiunque abbia seguito passo per passo l’intera vicenda non può che riconoscere, purchè non sia in malafede marchiana, che questo episodio da “Teatro dell’Assurdo” è stato condotto in porto e risolto – in maniera tutt’altro che facile, ma risolto – dal Governo e dal suo attuale leader. No, non sono un parente di Berlusconi, e nemmeno un suo amico, perlomeno non in senso deteriore: sono solo uno che guarda con attenzione dalla finestra, e che si picca di saper produrre un giudizio il più possibile obiettivo sugli avvenimenti cui assiste. Mi sono notevolmente schifato, quando ho visto questo Governo affaticarsi oltre misura sul provvedimento relativo alla salvaguardia delle quattro Cariche più prestigiose dello Stato, mentre battevano alle porte alcuni problemi di ben altra importanza per la collettività nazionale. E come ho detto in altre occasioni, una delle mie massime aspirazioni è quella di votare per una Sinistra onesta e democratica. Ciò che, purtroppo, appare sinora esattamente agli antipodi dei suoi schemi comportamentali.

Forse Veltroni conta molto sul fatto che pochissimi, sono gli Italiani che leggono i giornali di carta e guardano i telegiornali. La nostra meravigliosa gente preferisce  intercalare il tempo che passa tra un mugugno ed un “piove Governo ladro!” con visioni da film dell’orrore: quelle i cui protagonisti sono mummie ridestate dal sonno secolare, oppure dei “famosi” non meglio qualificati in preda a raptus isolani, sino ad un’overdose di culi esposti in libertà su palcoscenici chiaramente soggetti, tra l’altro, a delle combine delle più squallide. E quindi, visto il disinteresse imperante per le cose serie - quelle che condizionano implacabilmente la nostra vita, ma che richiedono un’attività di pensiero che va ben oltre le capacità medie di una Popolazione il cui livello culturale, la cui capacità di impegno sociale, appaiono assolutamente infime – qualsiasi nequizia comunicativa diviene possibile e praticabile.

Ergo, Veltroni può permettersi di dire una insigne quantità di bugie, nascondendo con cura, tra l’altro, alcune delle fregnacce delle più straordinarie che lui stesso ha combinato in questa occasione. Non so quanti, tra coloro che mi leggeranno, abbiano letto la famosa lettera che il Nostro ha indirizzato alcuni giorni fa al Premier sulla crisi dell’ “Alitalia”. Essa rappresenta uno straordinario esercizio di protervia, un compendio di atteggiamenti boriosi e per niente collaborativi che – contrariamente a ciò che ha scritto nei giorni successivi una Stampa chiaramente indotta ad evitare la pubblicazione delle notizie in forma tale da incentivare l’inasprimento di rapporti già abbastanza tesi – sfociava non già in un’offerta serena di collaborazione super partes, bensì in una serie di diktat incomprensibili ed irricevibili per virulenza, per spocchia, per sciocca scontatezza.

Il reale ruolo di Veltroni nella tristissima vicenda è apparso invece di una chiarezza perfino lapalissiana: la CGIL ha posto in essere, con grandi rischi anche personali per il suo leader progressivamente sempre più isolato nel contesto sindacale, un blocco insensato ed ingessatissimo delle trattative, sino ad un passo dal baratro. Quando ormai la crisi appariva talmente irreversibile da poter essere sanata solo con l’intervento di un Salvatore della Patria, ecco che Veltroni manda quella lettera obbrobriosa al suo avversario Berlusconi. Dopodichè, a distanza di poche ore, Epifani, recatosi in gita in Siria, si becca una delle solite insolazioni sulla famosissima Via di Damasco e sente una voce proveniente dal suo telefonino cellulare che gli dice di tornare indietro, ed anche velocemente, cercando, per quanto possibile, di far di tutto per non perdere la faccia. Ciò che, peraltro, Bonanni ed anche Angeletti, sancendo incidentalmente anche uno stop epocale nel processo verso l’unità sindacale, non hanno mancato di sbattergli clamorosamente e dolorosamente sul dolce visino.

A questo punto, atto terzo dello psicodramma, “The voice” - quella di Veltroni, la stessa che Epifani aveva sentito là,  in quel deserto nel quale stava avventurandosi per esclusivo amor di Partito – si manifesta all’intero Popolo, per affermare - udite, udite -  di aver risolto lui, la vertenza. Senza pudore, né vergogna. Benché, a ben pensarci, non si può nemmeno affermare che – ma solo sul piano puramente tecnico – lui abbia raccontato solo balle. Perché con Epifani, Veltroni ha certamente parlato, per dargli il segnale della ritirata. A meno che non sia stato Epifani, cosa plausibilissima, a chiamare Veltroni, per dirgli, magari: “Walter, che faccio? Qui la puzza sta rendendo l’aria sempre più irrespirabile. Meglio innestare la retromarcia…”

Con Colaninno, chissà se Veltroni ha parlato. Ma forse si. Si tratta di vedere cosa gli ha detto. E cosa gli ha risposto il Rappresentante della CAI. Perché è assai dubbio, che la nuova Compagnia, che aveva assunto una linea di totale intransigenza e che negli ultimi giorni viveva più a Palazzo Chigi che a casa sua, abbia contemplato con reverenza la comparsa dell’Arcangelo Walter circonfuso di luce ed abbia accettato di farsene ingravidare per intervento divino.

A Veltroni ed ai suoi compagnucci di merendine - il livoroso Bersani in testa. Non deve avere ancora inghiottito, magari con l’aiuto di un sorso di sana democrazia, il dispetto di non essere più Ministro - deve cominciare a mancare la memoria. Di ciò che è avvenuto dalle elezioni in poi, a riguardo dell’ “Alitalia”, non gli va bene niente. E non ricordano proprio che non più tardi di otto-nove mesi orsono, il Governo Prodi sostenuto direttamente od indirettamente da loro assieme a Di Pietro, alleato di ferro, aveva tentato in tutti i modi di liberarsi dalla patata bollente, semplicemente donandola con tanto affetto ai vampiri di Oltralpe. Gli stessi che, stavolta, avranno, se l’avranno, non più che una partecipazione minoritaria.

Se questi sono i sistemi che Veltroni ritiene di applicare alla gestione del PD per riguadagnare il consenso della maggioranza del Paese, beh, credo che il Signor Berlusconi dovrà temere, per ciò che riguarda la durata del suo premierato, solo le decisioni del Padreterno.

*   *   *

Dimenticavo: subito dopo Veltroni, Skay ha intervistato, sulla vicenda il Signor Di Pietro. Il quale, in poche ma significative parole – ma ce ne eravamo già accorti dalle sue schiamazzate megafoniche fiumicinensi nel corso della crisi, svolte nel solco del sindacalismo più becero e barricadero degli anni cinquanta – ha riconfermato, al di là di ogni possibile dubbio, il senso della sua partecipazione propositiva all’Opposizione e, più genericamente, alla gestione del Paese. Che si può sintetizzare in un lapidario: “Tanto peggio, tanto meglio, purchè io riesca a mettere le manette ai polsi di Berlusconi. Niente più di questo, niente più..." come diceva un grande cantante. Ma lui non è proprio un  cantante. Non grande, e nemmeno mediocre. Da lui, dal Signor Di Pietro, semplicemente, non è lecito aspettarsi di più.

 

 

 

 
 
 
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