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Post n°56 pubblicato il 08 Dicembre 2008 da magnum.3
Improvvisamente, vengo posseduto da Amleto. Ed il mio amico William, mi fa dire nuovamente: “C’è del marcio….”. Solo che i tempi cambiano, ed oggi, nell’anno di grazia 2008, quel “marcio” non è più in Danimarca, bensì nella democraticissima – si fa per dire – Italia. Attualizzata, dunque, la mia amletica riflessione suona “C’è del marcio, in Campania!” Un marcio che degrada ogni giorno di più e che d’ora in ora, puzza sempre più insopportabilmente. E che, mi sa tanto, non risparmia, non risparmierà nessuno, ma proprio nessuno. Il che non vuol dire che ci sia una strage alle porte: da tutta questa storiaccia verrà fuori con ogni probabilità, invece, un colossale, universale inciucio, per evitare che lo tsunami coinvolga tutti, a tutti i livelli. Italian style, viene da dire. Vediamo cosa è successo. Aprile 2008: si celebrano le elezioni politiche. Vince il Centrodestra ed il Signor Berlusconi viene designato come Presidente del Consiglio dei Ministri. Nel corso della campagna elettorale, egli aveva indicato ai primi posti del suo programma per le immediate dopo-elezioni, la soluzione del problema dei rifiuti a Napoli e nel suo Circondario. Dell’immondezza napoletana e delle responsabilità che essa coinvolgeva a livello locale, si era già parlato, e non poco, già da un bel po’ di tempo. Il 7 Gennaio 2008, ad esempio, un quotidiano on line di evidente orientamento a destra, “l’Occidentale”, aveva pubblicato un “pezzo” titolato: “Che aspettano la Iervolino e Bassolino a dimettersi?”, i cui contenuti è facile immaginare. Ma non era stato il solo: un po’ tutta la Stampa italiana, di ogni e qualsiasi orientamento, aveva espresso forti perplessità per ciò che riguardava una serie di azioni (o di inazioni…) tecnico-politiche che avevano bloccato ogni possibilità di soluzione di quello che era diventato un caso internazionale, con gravi ripercussioni sui flussi turistici in Campania ed, addirittura, in maniera collaterale, perfino sulle vendite di quello che rimane forse il simbolo principale della sua agricoltura: la mozzarella di bufala. Chiaro, che mentre Quotidiani come “Libero” ed “Il Giornale” tendevano a chiedere esplicitamente l’allontanamento dei due dagli incarichi di governo che, se la memoria non mi inganna, ricoprivano da circa una quindicina d’anni, i loro omologhi orientati a sinistra – tutte le testate di maggior rilievo e tiratura che vengono pubblicate nel nostro Paese – apparivano molto più prudenti e tendevano a defilarsi od a ricercare, ma con scarsi sostegni, responsabilità alternative. E non va dimenticato che a completare un superterzetto, assieme al Sindaco di Napoli ed al Governatore della Campania, sul banco degli imputati compariva in maniera di particolare preminenza, il Ministro per l’Ambiente, Tale Pecorario-Scanio del quale, francamente, non si riesce a rammentare decisioni di particolare positività. E stiamo parlando di un “Verde”, non vorrei dire…. Esaurita l’euforia conseguente alla vittoria, il Signor Berlusconi ed i suoi collaboratori si mettono all’opera e risolvono quasi del tutto l’annosa quaestio in un tempo, tutto sommato, assai breve. A questo punto, in molti – compreso chi scrive, per quello che la sua opinione può contare agli alti livelli, e cioè, meno di nulla – cominciano a sorgere delle perplessità non da poco. Le responsabilità sono evidentemente, di profilo pesantissimo: quegli anni, quelli dell’invasione della “monnezza” sono costati all’Italia un sacco di quattrini. L’opinione pubblica internazionale riversa su Napoli caterve di ironia. Il numero degli arrivi di turisti in Campania si assottiglia in maniera disastrosa. Molti Medici di nome adombrano la possibilità di insorgenza di epidemie devastanti. I telegiornali riversano nelle case di tutti gli Italiani desolanti immagini di automobili che non riescono a transitare in strade occluse da cumuli incredibili di rifiuti di tutti i generi, mentre orde di topi ed altri animali scorrazzano indisturbati. I cassonetti cominciano a bruciare, mescolando, si deve supporre, grandi quantità di diossina, ad un aria già resa problematica per conto suo dallo smog che affligge l’atmosfera napoletana come quella della stragrande maggioranza del resto d’Italia e del resto d’Europa. San Gennaro stesso tenta di intervenire ma l’impresa risulta troppo difficile perfino per lui e per la legione di Santi che con lui collaborano. Tutti noi, miseri Umani, credo, riteniamo che l’evoluzione naturale delle cose debba andare nel senso delle dimissioni del Presidente della Regione e del Sindaco di Napoli. Alcuni lo pensano per solo senso di giustizia; altri per l’inesprimibile senso di sollievo che quelle dimissioni provocherebbero in alcuni Palazzi romani, peraltro della stessa Parte politica dei responsabili di cui trattasi. Ed invece, a questo punto, comincia il mistero. Buffo, direbbe Dario Fo. Inquietante, sarebbe meglio dire, per motivi dei più vari, dall’ampiezza dei coinvolgimenti che la situazione sembra implicare sino ad ipotesi sconvolgenti di correità che è lecito ipotizzare. Poche domande, ma di non facile risposta.
Tutto strano, tutto troppo strano. Non è che l’attaccamento alle poltrone sia una cosa nuova, nella Storia dei Partiti italiani del dopoguerra, ad ogni livello. Né la Sinistra italiana è rimasta scevra da questa tendenza. In Sardegna, qualche anno fa, un Uomo politico di livello si procacciò il nomignolo di “Vinavil” per la pertinacia e la pervicacia che lo tennero appiccicato ad una poltrona presidenziale, malgrado, se non ricordo male, qualcosa come dodici crisi consecutive. Persona di indubbie qualità umane, si badi bene, ma dal vocabolario del quale era stata cancellata del tutto la parola “dimissioni”. Qualcosa accadrà. Qualcosa deve, accadere: ne va della credibilità stessa del Paese e delle sue Istituzioni. Non può restare in piedi, una situazione che apre il campo – tutto il campo – ad ogni possibile sospetto, compresi i peggiori: odori di gentlemen’s (?!) agreement, del genere: “Io non dò un calcio a te, tu non ne dai uno a me…”; benefits trasversali e reciproci, destinati a restare nell’ombra delle pareti dei vari Palazzi, perché non confessabili né dall’una parte né dall’altra. Della serie dei ladri di Pisa che di giorno litigano e di notte vanno a rubare assieme. Certo è che un primo sigillo del coperchio del Vaso di Pandora sembra essersi rotto, sotto i colpi di un suicidio del quale appare indispensabile comprendere le vere ragioni; e sotto quelli, meno cruenti ma di gravità politica assai simile, di un altro Assessore, quello Comunale al Bilancio - di aspetto, bisogna dire, un tantino lombrosiano - che si dimette dal suo importantissimo incarico per motivi tutt’ora ignoti, corredati peraltro dal suo abbandono, in toto, di ogni e qualsiasi attività politica. Tutto strano, tutto terribilmente troppo strano, e non è un modo di dire. E tutti noi, ma proprio tutti tutti, abbiamo bisogno, per una volta almeno, di riuscire a capire quale sia, in questo “caso” degno del miglior George Simenon, la Verità vera, quella con la “V” maiuscola. |
Post n°54 pubblicato il 03 Dicembre 2008 da magnum.3
Nella grande Sala, la riunione era al culmine. Si trattava di una delle manifestazioni più democratiche che un Popolo potesse immaginare ed attuare. Era rivolta, quella manifestazione, all’avvenire: si celebrava una grande ricorrenza che interessava molti, moltissimi Studenti. Gli Oratori si succedevano sul podio, i ragazzi seduti nell’anfiteatro seguivano attenti, alcuni favorevoli, altri contrari a ciò che stavano ascoltando, ma tutti in rigoroso silenzio, nel rispetto delle opinioni altrui. Improvvisamente, le porte della Sala si apersero ed un gruppo di persone irruppe al suo interno. Quasi tutti erano mascherati con sciarpe e passamontagna. Era evidente il tentativo coraggiosissimo di non farsi riconoscere. Molti avevano in mano dei bastoni, e forse non solo. Interruppero la riunione, impedirono agli Oratori di proseguire nelle loro relazioni. Minacciarono il Presidente, al punto da costringerlo ad allontanarsi, nel timore di una quasi certa aggressione fisica. Quel gruppo non era molto numeroso, ma suppliva alla propria minoranza con armi più o meno improprie, con l’arroganza, con l’intimidazione sistematica, con la violenza. No, non era il 1925. Ed il gruppo non vestiva la camicia nera, né quella rossa, non ancora. Avevano bastoni ed altro, nelle mani. Probabilmente, se la loro violenza avesse prevalso, alla prossima occasione sarebbero comparse anche della bottiglie di un desueto, ormai, olio di ricino. Non era il ’25. E nemmeno il '52. E neppure era ancora iniziata, almeno ufficialmente, una “Lunga Marcia”. Era il 2008. Non ci si trovava a Berlino, e nemmeno a Mosca, e neppure a Pechino. Quella Sala era l’Aula Magna dell’Università “La Sapienza”, a Roma, ma nella Roma dei giorni nostri, che non dovrebbe essere, non più, quella degli Avanguardisti. Ed il gruppo era composto da gente – non “studenti”, che sono una cosa nobile: solo “gente”, particole impazzite della parte più negativa del nostro Popolo, fatta di violenti e di antidemocratici sotto false vesti – che, dipinta di rosso, era tuttavia nera, che più nera non si può. Appartenevano ad una cosa chiamata “Onda” (loro erano forse degli “ondini”?) e pretendevano di essere autonomi, indipendenti da qualsiasi Partito e, soprattutto, antifascisti. Tra i loro libri di testo, evidentemente, non figuravano quelli di Storia. Della Storia, tutto sommato abbastanza recente, di circa settantacinque anni orsono. Allarme della Protezione Civile: attenti che l’ “Onda” non diventi uno tsunami, forza cieca, abietta, che tutto travolge, tutto distrugge, nulla, ma proprio nulla, costruisce. Se non violenza insensata. Se non abbrutimento della Società. Proprio come nel ’25, nel ’52, nel ’66. Si è chiamata, in altri tempi, “fascismo”, “nazismo”, “bolscevismo” o “rivoluzione culturale”. Nomi diversi, opposti, almeno in teoria. Ma sempre la stessa cosa, sono. Una cosa che speravamo non esistesse più.
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Post n°53 pubblicato il 19 Novembre 2008 da magnum.3
Sono ben trentaquattro, a quanto leggo, le Associazioni che hanno ricorso a livello Europeo contro la decisione della Cassazione sulla vicenda tristissima di Eluana Englaro. Avrei voluto ricorrere anch’io, contro quella sentenza. Ed avrei portato in giudizio, per estrema, totale crudeltà mentale e per delitti contro l’Umanità, anche tutti i rispettabili Membri di quelle rispettabili Associazioni. Assieme ad essi avrei voluto vedere sul banco degli imputati, anche Monsignor Fisichella e tutti i suoi méntori. Ed anche tutti gli Italiani senza palle, egoisti, indifferenti alle sofferenze altrui, pronti al compromesso che disseta ma non sfama le coscienze, come sempre nella loro storia secolare di Poeti ed Eroi. E di Vigliacchi senza cuore né cervello. Per tanti versi credo nella metafisica. Ma quando si tratti di argomenti di importanza capitale per la vita ed il destino dell’Uomo, preferisco affidarmi alla fisica. Che è fallace, beninteso. Che quando sia mal usata può produrre danni spesso incalcolabili. Ma che è capace di fornirmi dei riscontri cartesiani assai vicini, nella norma, all’affidabilità più estrema. Se la Scienza sperimentale, una volta portata la sua opera di indagine alle più estreme conseguenze, mi dice che una mente è morta definitivamente, irrecuperabilmente, non posso che crederle. In caso contrario, e nella fattispecie, salta per aria tutto il Sistema che consente, ad esempio, i trapianti d’organi e, legati ad essi, la salvezza di vite umane, di padri e di madri e di affetti, e di menti di altissimo livello. Il Vaticano crede, alla Scienza. Perlomeno in linea di massima e purchè segua un certo fil rouge, quello con cui è intessuta la Fede. Mi sembrerebbe davvero strano il contrario, considerate alcune figuracce storiche come quella che ha visto protagonista tal Galileo Galilei nella veste di Controparte della Chiesa ufficiale. Ma quando Nostra Santa Madre trova il sia pur minimo appiglio per far rientrare in gioco la sullodata metafisica a gloria ed onore del suo impianto ideologico dottrinale e sfruttando la presenza di difficoltà di indagine totale, essa non si lascia sfuggire certo l’occasione. Nel caso di Eluana è successo esattamente questo: la Scienza dice con assoluta sicurezza che la ragazza non c’è più. C’è un involucro, un mero strumento. Ma lei, l’Eluana che pensava, che amava, che soffriva, quell’Eluana non c’è più. E’ un po’ come quando si possiede un’automobile: sinchè ci stai dentro, puoi immaginare che la macchina più te alla guida, siate un’entità unica. Ma se scendi da quello strumento concepito per viaggiare, allora basta, finito. Tu riprendi tutta la tua identità di uomo-e-basta, la macchina finisce dallo sfasciacarrozze. Il bello è che proprio la Chiesa ha tra i suoi princìpi basilari quello per cui il corpo umano ha solo un significato, come dire, di servizio. Ma ciò che identifica l’Uomo come tale agli occhi di Dio, essa afferma, è il suo spirito, l’intelligenza. L’anima, appunto. Che è immortale. Che anche se privata del corpo, dell’esistenza sulla Terra, non scompare nel Nulla, ma si confonde con la Divinità. Su cosa gioca, adesso, la Chiesa? Improvvisamente, l’elettroencefalogranmma piatto, quello strumento che è sempre stato considerato il detector fondamentale del sussistere di una qualsiasi attività cerebrale, agli occhi della Gerarchia perde del tutto il proprio significato, e la Scienza cade in errore, se gli affida il compito di stabilire un discrimine tra la vita e la morte. Viene sollevata, dai Monsignori di vario genere e classificazione, l’ipotesi secondo cui, in qualche modo, in qualche segreto recesso della massa cerebrale, malgrado appiattimento di quell’ecg, ancora sopravviva un fremito di coscienza, tale da far ritenere che quello spirito, quell’intelligenza, quell’anima non ha ancora abbandonato il corpo che l’ha ospitata per tanto o poco tempo. Non è facile conciliare queste tesi con l’accondiscendenza totale del Magistero nei confronti del trapianto di organi. Si tratta forse di un problema di relativismo, quella cosa oscena contro la quale non mancano di scagliarsi i Teologi? O forse si tratta di sano pragmatismo, tale da indurre l’accettazione di un prelievo che causa, in ogni caso, la morte anche fisica di una persona – intesa nel senso della fine anche dell’attività respiratoria – perchè quel sacrificio consente il salvataggio di un altro essere umano? Ma non si parlava (non parlavano…) un tempo della definizione senza compromessi di un impianto morale che non ammette deroghe? E dove è finito, tutto ciò? Beh, a questo punto, constatiamo che per ciò che riguarda una grandissima quantità di persone, di cittadini, una scelta, ormai, è stata fatta. E sorge un altro problema, questo si, a mio parere, molto grave. Per via di tutte quelle cose che ho scritto più sopra e che connotano l’Italiano medio - soprattutto per ciò che riguarda l’egoismo, il sostanziale disinteresse nei confronti di coloro che soffrono, la vigliaccheria - sta passando piuttosto sotto silenzio un fatto davvero tremendo: Eluana morirà d’inedia e di disidratazione. Il suo sistema nervoso, anche se non a livello di un’inesistente coscienza, reagirà. In qualche modo, soffrirà, e non poco. E su questa cosa orribile, la Chiesa assume un rilievo solo marginale. Perché chi agisce in tal modo non sono solo i Cattolici, ma anche e soprattutto tutti quei laici che chiacchierano con grande entusiasmo, ma che al momento di assumersi delle responsabilità importanti, come si dice a Cagliar “si passano”. Dunque, la ragazza o meglio, il suo involucro fisico morirà di fame e di sete. Un buon Cattolico obietterà di certo: “Ecco, questa è la dimostrazione che quel corpo deve essere nutrito, idratato, a qualsiasi costo. Qualsiasi.” Ma non è così: la sofferenza che deriva dal non volersi arrendere all’evidenza, anche se mediata, è sempre di un’atrocità senza pari. C’è un Padre che soffre, psicologicamente e fisicamente, da una quantità incredibile di anni. Sta soffrendo. Soffrirà ancora abbastanza a lungo da correre il rischio di perdere la ragione, malgrado tutto. Ecco dov’è la vigliaccheria, ecco dove sta il compromesso privo di sentimenti. Le varie Corti di Giustizia hanno scelto di fare in modo da lavarsi le mani del sangue di quella Donna giusta. Ponzio Pilato docet. Non possiamo parlare di eutanasia apertamente, perché altrimenti si scatena un putiferio. Lasciamo, semplicemente, che Eluana muoia così, aspettando il momento nel quale il suo fisico collasserà definitivamente. Non va bene, proprio no. Se il problema deve essere affrontato, non può esserci neppure un minimo di ipocrisia, alla base di un qualsiasi provvedimento in materia. Non stiamo parlando di Presidenze di questo o di quell’Ente: è l’Uomo stesso, nella sua più alta accezione, è il suo destino, ad essere in gioco, quel poco di vita positiva che è il suo diritto minimo. Non c’è bisogno, di sparare nel petto di una persona per farla morire dissanguata, se si ritiene che la sua vita debba considerarsi conclusa. E non c’è nulla di male - ciò premesso, s’intende – se la fine del viaggio trovi origine in una siringa piena, ad esempio, di morfina, che risolve il problema senza comportare sofferenze. Dopo un tempo assai piccolo, la morfina addormenta. Ed in dosi massicce, non ci sarà mai più un risveglio. Certo, tutto ciò è difficile da accettare, perché si tratta di concetti che nel nostro mondo, quello cui siamo abituati, sono assolutamente desueti. Ma va affrontato il fatto, credo, che ci si trovi, nell’affrontare il problema, su di una linea di confine: devi scegliere da quale parte stare. Sostare in mezzo al guado significa solo continuare a generare sofferenza. Ma in un senso o nell’altro, per risolvere questa cosa comunque tristissima una volta per tutte, non possono servire esitazioni o mezze misure. |
Post n°52 pubblicato il 17 Novembre 2008 da magnum.3
Ah, si, scusate, sono diversi giorni, che non scrivo nel mio blog: ho avuto molto da fare, poi mi è venuta l'influenza e poi ho dovuto ritrovare la voglia di scrivere. |
Post n°51 pubblicato il 10 Ottobre 2008 da magnum.3
Domenica scorsa, in Sardegna si è tenuto un Referendum su argomenti che qui da noi vengono ritenuti molto importanti e che vedevano contrapposte la maggioranza di Centro Sinistra e l’opposizione di parte opposta. Non mi importa, in questo momento, discettare su chi avesse ragione e chi torto. Anche perché, tanto per non sbagliare, anche questo Referendum, l’ennesimo, è andato deserto. Sarebbe stato necessario che votasse il 50% più uno degli elettori aventi diritto, ma le urne hanno ricevuto il voto del 20 e spiccioli per cento. Del tutto per inciso, su circa 300.000 voti, le tesi della minoranza hanno ricevuto il consenso di 260.000 elettori. Ma questo risultato, che sostenesse o meno delle tesi fondate, è risultato del tutto inutile. La mattina del lunedì successivo, tutta la maggioranza, come riportava “L’Unione Sarda” ha esultato. Ancora di più ha esultato il Presidente della Regione, quel Signor Renato Soru (nulla di ironico, in quel “Signor”: solo un tentativo di adeguamento alle consuetudini di tutto il resto del mondo, certamente meno sbragate di quelle italiane) che pur di ottenere una nuova candidatura alle prossime elezioni regionali, ha impiegato una fetta delle sue abbondanti sostanze tratte da “Tiscali” di cui risulta essere tuttora “magna pars”, per togliere dal fuoco del Signor Walter Veltroni una castagna così calda che di più non si può. Una castagna chiamata “L’Unità”, operazione che ha lasciato sul campo alcuni morti e feriti gravemente, come ad esempio il Signor Antonio Padellaro, ottimo giornalista con la schiena forse un po’ troppo rigida. Poco incline, per ciò stesso, ad inchinarsi agli ordini di scuderia. Ora, dunque, il Signor Soru esulta. Incurante del risultato per lui catastrofico, pur nella sua parzialità, riesce a trovare sufficiente bronzo con cui coprirsi la faccia, da affermare che “la stragrande maggioranza dei Sardi è tutta con me”. Torniamo al principio di questa tristissima storia. Come è ormai di regola, in questo scalcagnatissimo Paese, quello che dovrebbe essere il momento di massima esaltazione di una Democrazia autentica e compiuta viene costantemente vanificato da una serie di espedienti che consentono alla parte che si sente pregiudizialmente perdente, di impedirne la corretta attuazione. Nella fattispecie, la Regione Autonoma, si fa per dire, della Sardegna, ha l’obbligo, in caso di Referendum, di pubblicizzare al massimo l’evento, per indurre tutti gli elettori che possono fisicamente, di recarsi a votare. Ma in questo caso, la Regione era parte in causa. E sapeva perfettamente che i quesiti referendari avrebbero sancito una sua gravissima messa in mora. Ed allora (chi controlla i controllori?) semplicemente e protervamente (della serie: “Tanto, che mi fai?”) non ha pronunciato mezza parola per ossequiare al suo obbligo. Quando ho visto cosa era successo - un fallimento peraltro largamente annunciato – mi sono tornate alla mente le parole pronunciate dal Signor Veltroni solo pochi giorni orsono: l’Italia è in uno stato di Democrazia sospesa, ha detto sostanzialmente il nostro. Ma il Signor Soru non è assolutamente Berlusconiano. Se lo fosse, avrebbe comprato, magari, “Il Tempo”, ma certo non “L’Unità”. Il Signor Soru è certamente di area Veltroniana: chiacchiera benissimo e razzola proporzionalmente male. D’altra parte, come ci si può meravigliare di segni di degrado tanto marcati, se è vero, come è vero che anche Parti e Persone di ben altra dimensione, rispetto a quella del Signor Soru, si comportano costantemente secondo i suoi stessi, medesimi parametri? Non voglio nemmeno accennare ai politici, di ogni colore e Parte: tanto, salvo Tremonti e pochissimi altri, mi sembra che ormai, per tutti loro, la morale rappresenti non più che un’ enunciazione di principio. Non posso però fare a meno di ricordare come, nemmeno molto tempo fa, un altro Signore, uno vestito della Porpora cardinalizia, si comportò esattamente nello stesso modo, lui che sostiene senza un attimo di pausa, che la Chiesa non vuole assolutamente interferire con gli affari interni Italiani: in occasione del Referendum sulla fecondazione assistita, quel Signore portò avanti una strenua battaglia, alla luce del sole, per indurre quegli strani cittadini italioti solo mezzi tricolori, l’altra metà dipinta di bianco e di giallo, a disertare le urne. Il Cardinal Ruini e tutto ciò che è compreso all’interno delle Mura Leonine, riuscì nel suo intento. Lui, portatore della bandiera dell’Etica più assoluta, non riuscì a vergognarsi del vulnus profondo e profondamente amorale che aveva procurato alla Democrazia del nostro Paese. Anzi, se ne mostrò soddisfatto come un riccio che avesse appena adempiuto ai suoi doveri coniugali. Gente, se c’è un momento nel quale il Popolo può attingere al massimo livello della Democrazia partecipativa, quello è il momento referendario. In quell’attimo fuggente ma determinante, cessa la delega alla propria rappresentanza concessa fiduciariamente a coloro che siedono in Parlamento, sostituita dall’espressione diretta ed indubitabile della opinione dell’autentica maggioranza della Nazione. Quando un referendum va deserto - cioè ormai sempre, per ciò che riguarda l’Italia – nessuno, ma proprio nessuno ha diritto di lamentarsi per le cose che vanno a rotoli, se non producendo preventivamente la propria scheda elettorale con il visto del Seggio di sua appartenenza. Vi do una notizia: chi vi dice che l’astensione è un modo per esprimere la propria volontà, vi sta fregando vergognosamente. Una canzone, nemmeno troppo recente, scritta da un tale che si chiamava Giorgio Gaber, recitava: “Libertà è partecipazione”. Non “astensione”, che è come ficcarsi dentro un buco nero, rassegnati a non essere più uomini liberi. Ed intanto, Referendum fallito dopo Referendum fallito, la Democrazia Italiana continua a precipitare lungo una china lungo la quale i decreti legge del Signor Berlusconi e le proteste virtuose del PD (ma “D” che cosa?) fanno da Cireneo sulla strada dolorosissima che porta alla crocifissione. P.S.: Non sarebbe nemmeno troppo difficile, la rivalutazione dell’idea stessa del Referendum: basterebbe stabilire che esso è valido QUALE CHE SIA IL NUMERO DEI PARTECIPANTI. Vedreste, allora, i vari Capipopolo, a qualsiasi genìa appartenenti, affannarsi per andare a raccattare anche l’ultima vecchietta centocinquantenne, ormai ad un passo dall’ “articulo mortis”…. |
Post n°50 pubblicato il 02 Ottobre 2008 da magnum.3
Non gli era andata poi molto bene, con la storia dell'Alitalia. Avevano provato a fare un giochino, di quelli un po' così, una specie di: "Il poliziotto buono e quello cattivo". Era partito il Guglielmo, mettendosi di traverso nell'accordo tra mondo sindacale e CAI. Ad un certo punto, quando ormai tutta la trattativa sembrava fallita - e con lei anche l'Alitalia - era intervenuto Walterman, con addosso il suo mantello, che non si riesce a capire più di che colore sia, se rosso, azzurro, rosa od a scacchi, e, tatan!, ecco il “pard” Epifani tirarsi indietro, buttarsi dentro una vasca profumata dove ripulirsi da tutte le pallate di materiali organici che tre quarti del resto dei Sindacati gli avevano scaricato addosso, ed il grande Sciamano del PD ad appannarsi della qualità di Salvatore Della Patria, dopo aver mutato repentinamente di costume, con il nuovo tutto fatto di bellissime penne di pavone.
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Post n°49 pubblicato il 01 Ottobre 2008 da magnum.3
L’altro ieri era domenica. Avevo pensato di parlare, qui nel mio Blog, di uno degli argomenti che mi solleticano costantemente. Potevo esprimere alcuni pensieri sull’eterna lotta tra il Bene ed il Male, a volte rappresentati, il primo da Veltroni e gli Allegri compagni della Parrocchietta, il secondo da Berlusconi and his Band; altre volte secondo una polarizzazione diametralmente opposta. Tanto, mi pare proprio che secondo una consolidata legge matematica, il prodotto non cambi, invertendo l’ordine dei fattori. Avevo anche, nella tastiera, la voglia di aprire se possibile una discussione su alcuni misteri buffi del grande, non del tutto trascurabile, problema della produzione di energia elettrica da fonti alternative. Poi, però, mi erano giunti alle orecchie clamori assordanti, fescennini tribali: la TV mi mostrava le scene delle acclamazioni di un Popolo festante ed esultante per la vittoria, nel Gran Premio e nel Campionato del mondo, di Valentino Rossi, “The Doctor”, per gli amici. Ed il mio cervello malsano, invece di unirsi al coro, era andato a finire su tutt’altra strada: quella della totale incomprensibilità di esultanze tanto grandi, per una vittoria che non è di tutti, ma di un solo uomo, di un’unica Azienda motociclistica, checché se ne voglia dire quando si sia in possesso di un attacco ricorrente di foia patriottarda. E’ davvero strano, ho pensato in quel momento, lo svilupparsi di un transfert psichico assolutamente ingiustificato e del tutto acritico, che serve tuttavia a compensare l’inaccettabilità di una terribile legge della vita: quella per cui essa è assai più prodiga, per la stragrande maggioranza degli Uomini, di fallimenti, piuttosto che di successi, di sconfitte anziché di vittorie. E si tratta di una necessità di gratificazioni che non ammette limiti. A volte l’identificazione con il vincitore appare comprensibile ed anche positiva, in qualche modo. Un figlio che ottiene un voto di valore, ad esempio, mi rende legittimamente felice ed orgoglioso: in quel momento mi pare di aver superato l’esame assieme a lui. In altri casi, invece, il rapporto di compartecipazione non pare altrettanto limpido. Il desiderio da soddisfare riguarda allora l’ambizione di prevalere sul modo che ti circonda e che sino al momento in cui tu senti di aver finalmente vinto, sia pure per procura, ti ha sottoposto ad umiliazioni anche cocenti, disillusioni che lasciano piaghe aperte. Pur di ottenere questo tipo di appagamento, molti sono disposti a qualsiasi sacrificio, anche del proprio orgoglio. Ed infatti, coloro che applaudivano Valentino, piazzati sotto il palco o di fronte ad un televisore, non percepivano di essere soggetti, in quel momento, ad una sorta di “Sindrome di Stoccolma”. Colui al quale rivolgevano i loro parossistici applausi e dentro la cui tuta si infilavano, per sentirsi in qualche modo “lui”, era la stessa persona, il Signor Rossi – non “Valentino”, non “The Doctor” - che solo pochi mesi orsono ha tentato di fregar a tutti noi circa centoventimilioni di Euros, in tasse non pagate. E che, comunque, grazie ad una delle tante leggi dissennate che vigono nel nostro Paese, è riuscito comunque a tenersene circa novanta, in maniera non più perseguibile civilmente né penalmente, ma quanto mai devastante sotto l’aspetto etico. Perché se io le tasse – l’IRPEF, per esempio - le pago sino all’ultimo centesimo ogni mese, ciò che mi procura un sensibile impoverimento di un reddito che già per conto suo è tutt’altro che ricco, giustizia vorrebbe che il Signor Rossi facesse lo stesso, esattamente lo stesso, considerato che quando pure egli avesse pagato quei tributi per intero, gli sarebbe rimasta pur sempre in tasca, una cifra enormemente superiore a quella che una qualsiasi persona tra coloro che lo applaudivano, riesce a mettere insieme nel corso della sua intera vita. Ora, io non mi scaglierò mai, come certi beceri senza cervello, contro coloro che i soldi ce li hanno, perlomeno sinchè io non abbia in mano le prove provate di un guadagno illecito. Hanno avuto, coloro, più capacità e più fortuna di me, e buon per loro. Però le regole di convivenza vanno rispettate da tutti. Sino all’ultimo centesimo. E non me la sento, non me la sento proprio di plaudire a chi, invece, pur di non pagare ciò che deve, ricorre ai peggiori trucchi del gioco delle tre carte. Qualcuno tenta di trovare delle giustificazioni al comportamento del Signor Rossi: “Lui non lo sapeva; pensa solo ad allenarsi ed a correre, ed i trucchi li fanno i suoi Consulenti Finanziari.” Non funziona. Non è possibile che una persona di normale intelligenza sia talmente incapace di gestirsi, da non chiedersi in alcun momento della propria vita perché nessuno gli sottoponga mai, per la firma, un modulo per la Dichiarazione dei Redditi, od un altro per il pagamento delle tasse. Così come non può essere, che non insorgano dubbi, se quei moduli prevedono dei pagamenti di pochi spiccioli a fronte di introiti di centinaia e centinaia di milioni. Si, l’altra sera guardavo quel Popolo festante, fesso e felice, e mi invadeva una tristezza senza nome.
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Ma siccome, da giorno della Passione in poi, è destino che ognuno di noi beva l’amaro calice sino in fondo, proprio ieri sera mi è capitato di vedere un altro programma televisivo. In esso, una rossa molto bella ed altrettanto brava, conduceva un programma evidentemente destinato alla promozione delle attività dei vari Corpi di Polizia di Stato. Il canovaccio era probabilmente un tantino al di sopra delle righe, forse un tantino troppo demagogico ed eccessivo. Tuttavia, le Forze dell’Ordine sono certamente una delle cose migliori che questo Paese possa annoverare ai nostri tristi giorni, malgrado carenze di ogni genere, alle quali tutti i loro Membri, ma proprio tutti, fanno fronte con un impegno e delle capacità di sacrificio, anche umano, difficilmente superabili. C’erano, tra una profusione di galloni e medaglie, anche le divise di due ragazzi, due che da poco hanno ottenuto grandi successi sportivi. Essi parlavano di impegno, applicazione, coraggio. Tutte cose compensate con qualche elogio ed, a volte con altrettanti spiccioli. Incomparabilmente meno importanti di quelli che vengono riversati nelle tasche del Signor Rossi. Ma dalle labbra di quei due giovani sentivo uscire parole convintissime che parlavano di attaccamento, non ad un concetto di Patria astratto, bensì alla Nazione, al Popolo che avevano rappresentato alle Olimpiadi. Finite le quali, non sono andati a riposarsi alle Maldive, o perlomeno a Londra, paradiso fiscale del medesimo Signor Rossi: sono tornati al lavoro, alla fatica quotidiana, al rischio continuo di lasciarci la pelle, per quattro Euros di stipendio, affinché io, voi, il Signor Rossi possiamo vivere almeno un poco più sicuri. I due ragazzi parlavano di bandiera, di Inno Nazionale, dell’orgoglio di aver fatto si che l’Italia - non un pezzo di stoffa, ma l’Italia – facesse per qualche momento bella mostra di se su tutto il resto del Mondo. Che questo nostro Paese facesse finalmente parlare bene di se,anche se solo per qualche attimo fuggente. E non ho potuto evitare di farmi venire in mente le immagini di una specie di eterno folletto, di un Peter Pan senza età, che ascoltava quello stesso Inno, guardava quella stessa bandiera con un’aria di apparente distacco, propria di uno che aspetta solo che quella festicciola quasi incomprensibile finisca, per correre a cercare di farsi spiegare i misteri della vita dai suoi Consulenti Finanziari. |
Post n°48 pubblicato il 26 Settembre 2008 da magnum.3
Avevo ascoltato, su Skai 24 Ore, un resoconto di due giorni orsono sulla vicenda “Alitalia”. Poi, sperando che il contenuto di quel servizio non fosse del tutto fedele, ho assistito a “Porta a Porta” Ora sono veramente indignato. Su questa terribile vicenda, Walter Veltroni ha messo in piedi l’operazione di sciacallaggio più squaquera che si possa immaginare. Chiunque abbia seguito passo per passo l’intera vicenda non può che riconoscere, purchè non sia in malafede marchiana, che questo episodio da “Teatro dell’Assurdo” è stato condotto in porto e risolto – in maniera tutt’altro che facile, ma risolto – dal Governo e dal suo attuale leader. No, non sono un parente di Berlusconi, e nemmeno un suo amico, perlomeno non in senso deteriore: sono solo uno che guarda con attenzione dalla finestra, e che si picca di saper produrre un giudizio il più possibile obiettivo sugli avvenimenti cui assiste. Mi sono notevolmente schifato, quando ho visto questo Governo affaticarsi oltre misura sul provvedimento relativo alla salvaguardia delle quattro Cariche più prestigiose dello Stato, mentre battevano alle porte alcuni problemi di ben altra importanza per la collettività nazionale. E come ho detto in altre occasioni, una delle mie massime aspirazioni è quella di votare per una Sinistra onesta e democratica. Ciò che, purtroppo, appare sinora esattamente agli antipodi dei suoi schemi comportamentali. Forse Veltroni conta molto sul fatto che pochissimi, sono gli Italiani che leggono i giornali di carta e guardano i telegiornali. La nostra meravigliosa gente preferisce intercalare il tempo che passa tra un mugugno ed un “piove Governo ladro!” con visioni da film dell’orrore: quelle i cui protagonisti sono mummie ridestate dal sonno secolare, oppure dei “famosi” non meglio qualificati in preda a raptus isolani, sino ad un’overdose di culi esposti in libertà su palcoscenici chiaramente soggetti, tra l’altro, a delle combine delle più squallide. E quindi, visto il disinteresse imperante per le cose serie - quelle che condizionano implacabilmente la nostra vita, ma che richiedono un’attività di pensiero che va ben oltre le capacità medie di una Popolazione il cui livello culturale, la cui capacità di impegno sociale, appaiono assolutamente infime – qualsiasi nequizia comunicativa diviene possibile e praticabile. Ergo, Veltroni può permettersi di dire una insigne quantità di bugie, nascondendo con cura, tra l’altro, alcune delle fregnacce delle più straordinarie che lui stesso ha combinato in questa occasione. Non so quanti, tra coloro che mi leggeranno, abbiano letto la famosa lettera che il Nostro ha indirizzato alcuni giorni fa al Premier sulla crisi dell’ “Alitalia”. Essa rappresenta uno straordinario esercizio di protervia, un compendio di atteggiamenti boriosi e per niente collaborativi che – contrariamente a ciò che ha scritto nei giorni successivi una Stampa chiaramente indotta ad evitare la pubblicazione delle notizie in forma tale da incentivare l’inasprimento di rapporti già abbastanza tesi – sfociava non già in un’offerta serena di collaborazione super partes, bensì in una serie di diktat incomprensibili ed irricevibili per virulenza, per spocchia, per sciocca scontatezza. Il reale ruolo di Veltroni nella tristissima vicenda è apparso invece di una chiarezza perfino lapalissiana: la CGIL ha posto in essere, con grandi rischi anche personali per il suo leader progressivamente sempre più isolato nel contesto sindacale, un blocco insensato ed ingessatissimo delle trattative, sino ad un passo dal baratro. Quando ormai la crisi appariva talmente irreversibile da poter essere sanata solo con l’intervento di un Salvatore della Patria, ecco che Veltroni manda quella lettera obbrobriosa al suo avversario Berlusconi. Dopodichè, a distanza di poche ore, Epifani, recatosi in gita in Siria, si becca una delle solite insolazioni sulla famosissima Via di Damasco e sente una voce proveniente dal suo telefonino cellulare che gli dice di tornare indietro, ed anche velocemente, cercando, per quanto possibile, di far di tutto per non perdere la faccia. Ciò che, peraltro, Bonanni ed anche Angeletti, sancendo incidentalmente anche uno stop epocale nel processo verso l’unità sindacale, non hanno mancato di sbattergli clamorosamente e dolorosamente sul dolce visino. A questo punto, atto terzo dello psicodramma, “The voice” - quella di Veltroni, la stessa che Epifani aveva sentito là, in quel deserto nel quale stava avventurandosi per esclusivo amor di Partito – si manifesta all’intero Popolo, per affermare - udite, udite - di aver risolto lui, la vertenza. Senza pudore, né vergogna. Benché, a ben pensarci, non si può nemmeno affermare che – ma solo sul piano puramente tecnico – lui abbia raccontato solo balle. Perché con Epifani, Veltroni ha certamente parlato, per dargli il segnale della ritirata. A meno che non sia stato Epifani, cosa plausibilissima, a chiamare Veltroni, per dirgli, magari: “Walter, che faccio? Qui la puzza sta rendendo l’aria sempre più irrespirabile. Meglio innestare la retromarcia…” Con Colaninno, chissà se Veltroni ha parlato. Ma forse si. Si tratta di vedere cosa gli ha detto. E cosa gli ha risposto il Rappresentante della CAI. Perché è assai dubbio, che la nuova Compagnia, che aveva assunto una linea di totale intransigenza e che negli ultimi giorni viveva più a Palazzo Chigi che a casa sua, abbia contemplato con reverenza la comparsa dell’Arcangelo Walter circonfuso di luce ed abbia accettato di farsene ingravidare per intervento divino. A Veltroni ed ai suoi compagnucci di merendine - il livoroso Bersani in testa. Non deve avere ancora inghiottito, magari con l’aiuto di un sorso di sana democrazia, il dispetto di non essere più Ministro - deve cominciare a mancare la memoria. Di ciò che è avvenuto dalle elezioni in poi, a riguardo dell’ “Alitalia”, non gli va bene niente. E non ricordano proprio che non più tardi di otto-nove mesi orsono, il Governo Prodi sostenuto direttamente od indirettamente da loro assieme a Di Pietro, alleato di ferro, aveva tentato in tutti i modi di liberarsi dalla patata bollente, semplicemente donandola con tanto affetto ai vampiri di Oltralpe. Gli stessi che, stavolta, avranno, se l’avranno, non più che una partecipazione minoritaria. Se questi sono i sistemi che Veltroni ritiene di applicare alla gestione del PD per riguadagnare il consenso della maggioranza del Paese, beh, credo che il Signor Berlusconi dovrà temere, per ciò che riguarda la durata del suo premierato, solo le decisioni del Padreterno. * * * Dimenticavo: subito dopo Veltroni, Skay ha intervistato, sulla vicenda il Signor Di Pietro. Il quale, in poche ma significative parole – ma ce ne eravamo già accorti dalle sue schiamazzate megafoniche fiumicinensi nel corso della crisi, svolte nel solco del sindacalismo più becero e barricadero degli anni cinquanta – ha riconfermato, al di là di ogni possibile dubbio, il senso della sua partecipazione propositiva all’Opposizione e, più genericamente, alla gestione del Paese. Che si può sintetizzare in un lapidario: “Tanto peggio, tanto meglio, purchè io riesca a mettere le manette ai polsi di Berlusconi. Niente più di questo, niente più..." come diceva un grande cantante. Ma lui non è proprio un cantante. Non grande, e nemmeno mediocre. Da lui, dal Signor Di Pietro, semplicemente, non è lecito aspettarsi di più.
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Post n°45 pubblicato il 17 Settembre 2008 da magnum.3
Andrea cominciò a vivere davvero. Aveva una bella stanza, spaziosa e luminosa, nella quale dormiva con la sorellina più grande. Cioè, con Alessandra, la figlia più grande di Corrado e Manu. Aveva una quantità di giocattoli, decisamente troppi. Ma come fai a negare un giocattolo in più ad un bambino che ha passato cose come quelle che costituivano l'esperienza di vita di Andrea? L'educazione sarebbe venuta dopo, ma per ora, pensavano i due adulti, lasciamo che per lui, la vacanza duri ancora un po': alcune regole di base, questo si, ma senza pressioni eccessive.
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Ve lo avevo detto, che ne avrei parlato. Il quadro che ruota attorno alle adozioni non sarebbe completo, se non comprendesse anche l' "affidamento". Da quando ho cominciato ad interessarmi del problema nel suo complesso, ho pensato per molto tempo, che questa pratica fosse da considerare tra le più nobili e belle. E tutto sommato, lo penso ancora. Ammiro molto, chi riesce a portarla avanti. Dopo aver visto almeno un episodio da vicino, io non riuscirei a fare una cosa così. * * * Tutto cominciò un sabato pomeriggio. Come accadeva ogni week end, i due se ne erano andati nella loro casa di campagna. Erano molto affezionati, a quel posto: una piccola, deliziosa casetta, con un po' di giardino intorno che Corrado aveva costruito letteralmente da solo, quando aveva capito che se avesse aspettato di avere abbastanza denaro per farsela fare secondo la prassi consueta, quella dell'impiego di un'Impresa, probabilmente non sarebbe mai riuscito ad averla. Ed allora aveva deciso di rinunciare per un po' di tempo - un bel po' di tempo, bisogna dire, parecchio al di là delle sue previsioni - a vacanze, ferie e fine settimana al mare, per andare a scavare, realizzare fondamenta e cominciare poi a tirar su le mura. (continua) |
Post n°43 pubblicato il 10 Settembre 2008 da magnum.3
Quando ho letto dell'esperimento di oggi, a Ginevra, mi è venuto irresistibilmente in mente, a scalare, Walt Disney, "Fantasia", e Topolino nei panni dell' "Apprenti Sorcier". |
Attenzione, non sempre un'adozione ha un esito tanto piacevole. In certi casi, non pochi, le difficoltà possono risultare assai pesanti. Dipende da tante cose. L'età del bambino, anzitutto: quelli più grandi, dagli undici anni in su hanno, quasi sempre, più difficoltà di inserimento nelle nuove realtà familiari. La loro psiche si è adattata al modo di vivere di un Istituto come quello dove hanno vissuto, per molto, moltissimo tempo. Perfino sin dalla nascita. In esso, il bambino si è dovuto abituare, per necessità di sopravvivenza, ad una disciplina che tra le sue componenti non ha pressocchè nulla di ciò che ci si attende dal seno di una Famiglia. A meno che abbia trovato un'Assistente particolarmente attratta da lui/lei, il meccanismo fondamentale che ha conosciuto non lascia molto spazio ad alternative che non siano due: "faccio da cattivo, vengo punito; faccio da bravo, la vita procede normalmente." Non ci sono terze logiche, come quelle del premio, in quegli ambienti.
La prossima, ed ultima, volta, vi parlerò un po' di quella cosa chiamata "affidamento" che io considero per alcuni versi, ancora più diffcile delle adozioni. A presto. |
Un paio di giorni fa, stavo parlando con un mio Amico - ed uso la maiuscola per ottimi motivi -, un Amico che non potendo avere dei figli decise alcuni anni fa, assieme, è ovvio, a sua Moglie, di chiederne uno in adozione. Non è stata una storia facile, quella vissuta dal mio Amico - che chiamerò Mario, per rispettare il suo pudore umano, ancorchè, secondo me, del tutto ingiustificato - ma degna di essere vissuta sino in fondo. Perchè la storia di Mario, di sua moglie Susanna, di Michele e di Tamara è una di quelle che ti riconciliano con la vita. Ho visto Michele e Tamara qualche sera fa. Sono due bambini felici, comunicativi, già inseriti perfettamente nell'ambiente. Le due Famiglie dei genitori li hanno accolti a braccia spalancate. Una storia, mi pare, bellissima, finita stupendamente bene. Non sempre, va così: accade spesso che i piccoli adottati manifestino, una volta inseriti nel nuovo nucleo familiare, problemi enormi a dismisura. Non è MAI, colpa loro. E nemmeno dei genitori adottivi. E' colpa di un Sistema che sostiene di difendere gli interessi dell'infanzia, ciò che invece risulta sommerso troppo spesso, dall'indifferenza burocratica, da un assurdo malintendimento del ruolo del genitore adottivo e, sopratutto, di quello naturale. E da tante altre cose, piccole o meno piccole. E' per questo, che tornerò sull'argomento.
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Post n°40 pubblicato il 02 Settembre 2008 da magnum.3
Avevo pensato di scriverlo in rosso,questo post, visto che volevo (voglio!) parlare di un Compagno (a proposito, si usa ancora, questo termine, od ormai "in illo loco" sono diventati tutti "amici"?) della Sinistra Italiana. Poi ho optato per questo colore, che è quasi un rosa sbiadito. Proprio come lui.
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Post n°39 pubblicato il 02 Settembre 2008 da magnum.3
Guardavo, un paio di giorni orsono, il Gran premio di motociclismo. Ho visto, quindi, le grandi prodezze di Valentino Rossi, ho ammirato la sua capacità di guida, mi sono stupito di fronte alla differenza galattica che si manifesta tra lui ed i suoi concorrenti, sulla pista. Al di là del mezzo e delle capacità tecniche della Squadra della quale fa parte, è evidente che Rossi ha la tempra di un autentico Campione, uno dei pochi. Il Creatore gli ha regalato un insieme di doti fisiche e psichiche tali da consentirgli di scavare regolarmente un vallo tra la coda della sua moto e gli inseguitori. Alcuni dei quali - Stoner, primo fra tutti - certamente bravissimi, certamente supportati da grandi Squadre, ma con in meno, rispetto a lui, un quid di volontà, di quel friccico di compiutezza del senso dell'equilibrio, di perfezione dei canali auricolari, che fanno la differenza. |
Post n°38 pubblicato il 25 Agosto 2008 da magnum.3
Circa un quarto d'ora fa, ascoltando il TG1, ho sentito un'intervista al Signor Questore di Roma, a proposito della vicenda di Ponte Galeria. |
Post n°37 pubblicato il 25 Agosto 2008 da magnum.3
Un vecchio proverbio recita: "Dio manda la follia a coloro che vuol dannare". Vecchia saggezza degli Antichi! Se mai c'è stata una situazione che dimostri la verità di quel detto, in questo momento ci siamo dentro completamente. Poi, domani ve ne dico un'altra che mi è venuta in testa cammin scrivendo, sempre sullo stesso tema. |
Post n°36 pubblicato il 24 Agosto 2008 da magnum.3
Beh, perlomeno, adesso la situazione è più chiara: in queste stesse ore, il Cardinal Bagnasco, Portavoce Ufficiale (e forse qualcosa di più…) del Vaticano, parlando al meeting di “Comunione e Liberazione”, a Rimini, l’ha detto chiaro e, per una volta, fuori da ogni possibile equivoco od interpretazione: la Chiesa (Cattolica, s’intende) vuole fare politica; la Chiesa, sempre quella, sente il diritto-dovere di impegnarsi direttamente nella gestione della Cosa Pubblica. Italiana. Non di quella tedesca, e nemmeno Inglese. Anche perché quei popoli, semplicemente, non glielo consentirebbero. La Chiesa vuole impegnarsi nella gestione della Cosa pubblica del nostro Paese. Qualcuno di noi, qualche sospetto, per la verità l’aveva avuto, se comprendete la sottile ironia: larga parte della politica è in mano, già da molto tempo, a Strutture che fanno capo al Vaticano molto più che a Palazzo Montecitorio od a Palazzo Madama, ma i cui membri siedono, pressocchè incontrastati, all’interno di queste ultime due Sedi. Che sono - o meglio dovrebbero essere - quelle nelle quali si gestisce il Governo del Popolo. Di tutto il Popolo, compreso quello che biancogiallo non si sente. Parlo della stessa “CL”, ma anche del “Movimento Neocatecumenale”. Parlo, soprattutto, della Guardia d’Onore marcatamente Mazzariniana: quell’ “Opus Dei” presente da molti anni nel tessuto del potere occulto italiano e non solo, omologato recentemente per grazia ricevuta dalla massima Autorità Vaticana attraverso l’elevazione agli Altari del suo fondatore Josemaria Escrivà, giunta dopo una ricerca affannosa sulle rive dell’Ebro di un qualche straccio di miracolo che gli potesse essere attribuito e senza del quale lo Spirito Santo non avrebbe potuto, per Regolamento, dare il proprio Nulla Osta. Si tratta, complessivamente, di una quantità di Persone, la maggior parte delle quali di grande qualità, fuori da ogni dubbio, che gestiscono larghissima parte del potere profano italiano. In parte alla luce del sole; in misura più abbondante, underground, sottoterra, cercando di non farsene accorgere, ed a volte riuscendoci anche molto bene. Ora, però, il Cardinal Bagnasco ci comunica in via ufficiale che non più solo i singoli Cattolici, bensì la stessa Chiesa in quanto Istituzione, intende far politica. E la cosa non può che preoccupare. Perché se il Vaticano è giunto ad una simile sortita di evidenza solare, ciò significa che sente ormai di essere radicato nella nostra realtà tanto da non avere più nulla da temere da parte di nessuno. E non potrebbe essere diversamente se è vero, come è vero, che non solo una parte della Destra, ma un’altra, altrettanto numerosa, della Sinistra – a cominciare da Veltroni – appare ormai prona ai piedi di Sua Santità e delle sue decisioni. Di Napolitano non so, ma francamente qualche dubbio comincia a venirmi, anche per quanto lo riguarda. Sapete, l’età avanzata, l’incombere della morte, corna facendo… La cosa in se stessa potrebbe essere considerata addirittura utile e proficua, data l’indubbia qualità dell’esercito d’occupazione. Potrebbe esserlo se…. C’è alla radice di tutto ciò un quid quanto mai inquietante: quello della base etica dalla quale le truppe muovono alla conquista del nostro Stato. La conosciamo bene, quella morale. La condividiamo per molti, moltissimi aspetti. Non possiamo accettarla, laidamente parlando, quando essa pretende, ad esempio, di infilarsi nei letti altrui; quando tenta in tutti i modi di evitare che due persone, già felicemente sposate, si lascino prima di ammazzarsi vicendevolmente, o perlomeno di trascorrere ancora decenni di vita in un costante stato di guerra armata di fronte agli incolpevoli occhi dei figli; quando cerca di impedire l’affermarsi della parte delle ricerca scientifica più utile all’Uomo, quand’anche essa non passi per le vie della violenza e del cinismo; quando essa, quella morale, dice no all’accettazione della morte cerebrale - definitiva, inconfutabile, a meno di voler forzare l’interpretazione con cavilli solo sofistici – ma dice si alla stessa morte di fatto quando si tratti di trapianti d’organi; quando accetta la perpetuazione di una parte abominevole di una quantità enorme di suoi Colonnelli, compensandone gli orrori pedofili non più che con mere dichiarazioni di principio mai seguite da fatti concreti. Ecco, questa è solo una parte dei problemi che si concretizzeranno quando la Chiesa assumerà la connotazione sostanziale di un Partito Politico, per di più trasversale rispetto a quelli legittimati dalla volontà popolare. La maggior parte dei quali si ancorano oggi, lo faranno domani, oso sperare, sulle sponde di un laicismo che non voglia essere antireligioso, ma che omaggi tuttavia anzitutto la libertà, l’indipendenza di pensiero. I Cattolici che verranno eletti d’ora in poi al Parlamento italiano, dopo il pronunciamento del Cardinale, si comporteranno da Italiani o da Vaticani? Attenzione, perché, come dicevano i Latini, nella fattispecie “Tertium non datur”, a meno di scadere nel compromesso più deteriore. Non c’è bisogno, infatti di opporsi alla guerra, per decidere di essere da una parte o dall’altra: questa cosa è dentro la coscienza di ognuno di noi, con tutto il peso della italianità di ciascuno. Ma quando si tratterà di decidere, ad esempio, su un’eventuale modifica o, peggio, abolizione della Legge sull’aborto, quei Deputati, quei Senatori, prenderanno disposizioni dalle Segreterie dei rispettivi Partiti, o dalle Segreterie Curiali? Mai Dio voglia – speriamo, almeno – che non raggiungano mai la maggioranza, in un modo o nell’altro: potremmo rischiare di vedere un grande referendum per la ricollocazione del vessillo biancogiallo dal pennone che sovrasta Castel Sant’Angelo a quello posto sopra il Quirinale. Sono 138 anni, che coloro che vivono all’interno delle Mura Leonine non riescono ad inghiottire Porta Pia. Non vorrei che ora sentissero giunto il momento di un fruttuoso tentativo di restaurazione. E dell’elezione di un nuovo Pio IX, un prossimo Papa Re.
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Post n°35 pubblicato il 23 Agosto 2008 da magnum.3
Usate sempre l' "Olio extravergine d'Oliva", come consigliano virtuosamente Dietisti, Gastronomi e Cardiologi? E come ve lo procurate? Sono sicuro che la stragrande maggioranza di voi si approvvigiona del prezioso liquido presso i negozi di cibarie od, ancora più frequentemente, prelevandolo dai banconi dei vostri Supermercati di fiducia. Beh, vi fregano tutti. Non è che i Rivenditori vogliano farlo. O meglio, non sempre: quando si trova scritto sulla bottiglia o sull'etichetta: "Prodotto da X, per conto di Y", mi vien difficile credere che Y non sia al corrente del trucco. Perchè di vero e proprio trucco legalizzato si tratta. Gli altri, i piccoli negozi sotto casa, probabilmente non ne sanno niente davvero. Anche se, per la verità, dovrebbero, per via dell'abilitazione alla professione che viene data ai Gestori e che comprende, tra le materie di studio, anche la merceologia. Allora, il trucco è questo: la Legge che stabilisce le caatteristiche dell'Olio d'Oliva nelle sue varie caratterizzazioni, non - ripeto NON - stabilisce che quel che è riportato sulle etichette debba per forza di cose corrispondere alle qualità del contenuto. Per di più, la legislazione Comunitaria in materia di supporti alla produzione stabilisce un contributo al quale i Produttori hanno diritto per ogni litro d'olio che esce fuori dagli Oleifici. Si tratta di una cifra abbastanza consistente, anche se gli Oleari si lamentano (ma chi non si lamenta, nel nostro beneamato Paese?) della sua incongruità rispetto alle effettive spese di produzione. Solo che essa è identica, sia che venga erogata a supporto di un litro d'olio extravergine, sia che si tratti di quello che viene classificato solo come "olio d'oliva". Od addirittura del cosiddetto "olio lampante", la frazione di minor pregio in assoluto, tra quelle ottenute nel corso dell'estrazione. |
Post n°34 pubblicato il 22 Agosto 2008 da magnum.3
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Inviato da: tulitulipan0
il 24/12/2012 alle 13:04
Inviato da: splendida14
il 09/09/2009 alle 18:25
Inviato da: splendida14
il 23/03/2009 alle 11:43
Inviato da: carol042004
il 23/11/2008 alle 01:47
Inviato da: carol042004
il 23/11/2008 alle 01:34