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L'usignolo e la rosa

Oh no, povera Piccola Usignola, non doveva finire così. Non è giusto. Ti farò dormire tra le mie mani e raccoglierò la rosa che hai nutrito col tuo sangue... Ti libererò dalle statiche parole di questo libro che ti inchioda in un sacrificio tanto tragico quanto inutile.

E' così struggente che chiudo il grosso volume con gli occhi lucidi. Non sapevo che Oscar Wilde avesse scritto anche delle favole.  E tutte sono intense, ma drammatiche. Probabilmente ero solo io a sguazzare nell'ignoranza, limitata a "Il riratto di Dorian Gray", perchè mezzo pianeta internet le conosce e ne parla. Non importa.

Nella lingua originale usignolo si dice nightingale ed è femminile.  Femminile come spesso lo è l'assoluta e totale dedizione all'amore.  No, Usignolo non mi piace. Preferisco Piccola Usignola, piuttosto. Riscriverei il finale in tutti i libri della Terra, se si potesse. Le favole devono avere un lieto fine.

Però ti deve consolare una cosa, Piccola Usignola: ti sei afflosciata esanime, senza vedere che epilogo può avere l'amore. Una rosa gettata in una pozzanghera e oltraggiata dalle ruote di un carro. Sai, fa male quanto la spina conficcata nel cuore. Perchè la morte a volte rende eterno il sogno.  Mentre la vita, invece, può distruggerlo irrimediabilmente e frantumarlo così tanto da renderlo polvere.

Fino a quando non ci si accorge che il ritmo delle stagioni è continuato e ogni giorno il sole si è levato nel cielo.