Il premier ha caricato di eccessivo significato le elezioni
di domani; invece bisognerebbe votare per una buona amministrazione, al di là dei colori
PER COLPA DI BERLUSCONI IL VOTO LOCALE DIVENTA IDEOLOGICO
Domani si vota per il rinnovo di molti enti locali in tutta Italia, tra Regioni, Province e Comuni.
Domani si vota e, direi, finalmente. È stata una campagna elettorale dove i temi locali sono stati quasi totalmente disertati dai partecipanti. Se ne è discusso solo sui media delle aree geografiche di riferimento: a livello nazionale non si è parlato di nulla che riguardasse, ad esempio, le competenze delle regioni su argomenti cruciali quali l’ambiente.
Berlusconi ha incentrato tutto il dibattito sulla sua persona; nemmeno sulla sua opera. Praticamente sta chiedendo agli italiani di votare per consacrarne ulteriormente il carisma: la classica operazione plebiscitaria dei regimi autoritari.
Sia un simpatizzante del centrodestra, che uno del centrosinistra o di altro ancora, domani sarà chiamato a votare non per scegliere il proprio sindaco, chi dovrà governare la Provincia o chi amministrerà la Regione; ma dovrà partecipare ad una sorta di referendum pro o contro il capo del governo.
Siamo di fronte ad una vera e propria distorsione del senso di una consultazione elettorale locale, dove bisognerebbe piuttosto tener conto dei problemi del territorio, dando fiducia a chi ci sembra sia più competente ed onesto da affrontarli al meglio.
L’operazione, in sé, non è corretta: non bisognerebbe caricare di significati ideologici una consultazione locale. Infatti si dice sempre che un esito negativo che dovesse risultare da un voto locale non comporta conseguenze sul governo. È appena accaduto in Francia: l’area politica di Sarkozy ha ricevuto una batosta epocale, ma il presidente resta al suo posto (anche se politicamente indebolito). Ma Berlusconi insiste: si vota contro il comunismo, si vota per lui. Questo cosa dovrebbe comportare, a seguir la logica? Che se il centrodestra perdesse le elezioni, seppur locali, Berlusconi dovrebbe dimettersi: è lui stesso ad aver impegnato oltremodo la sua faccia nella competizione; è lui ad averla caricata di significati eccessivi.
Questo è il dato di fatto. Domani, nel segreto dell’urna, per colpa di Berlusconi saremo costretti a scegliere non quei candidati e forze politiche che, secondo noi, asfalteranno per bene le strade, miglioreranno i trasporti, irreggimenteranno gli alvei a rischio dissesto idrogeologico, miglioreranno il bilancio e la qualità della sanità, ridurranno o useranno meglio le tasse locali e via discorrendo; no: dovremo decidere in funzione della conferma del berlusconismo o del suo rigetto.
Sarà un’elezione politica, ma su scala locale. E questa è una cosa che accetto proprio controvoglia.