Creato da puntiddu il 24/09/2008

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Un pulpito 'esterno' a Ibla?

Post n°10 pubblicato il 21 Ottobre 2008 da puntiddu
 
Foto di puntiddu

I resti del pulpito gotico, murati sul prospetto orientale della chiesa di Santa Maria delle Scale a Ibla, hanno ingannato non pochi visitatori. In molti si sono chiesti, di fronte a questo blocco di calcare aggettante dalla parete, quali fossero la sua forma e la sua collocazione originaria, a quale fase costruttiva della chiesa si riferisse e in ultima analisi quale fosse la sua vera funzione.

Del pulpito rimangono oggi il basamento e la mensola litici, non si sono conservati invece il parapetto che lo circoncingeva e la scala che ne doveva agevolare l'accesso. Non è noto poi se il pulpito fosse dotato di un coronamento. Nella campagna di scavi archeologici effettuata dalla Soprintendenza di Siracusa nel 1988 al di sotto dei livelli d'uso moderni, nulla è emerso che potesse far luce al riguardo.

La mensola, ammorsata alla muratura dell'edificio (h. 180 cm dal piano di calpestio), è a forma di tronco di piramide rovesciata (h. 80 cm) su sezione ottogonale. Le modanature sono lisce, dal profilo generalmente curvilineo. Il basamento è invece un ottagono regolare, di lato 45 cm, il suo profilo (h. 50 cm) è a fasce sovrapposte. In basso un listello lo separa dalla mensola.

Il parapetto doveva essere anch'esso di pietra. Agli angoli dell'ottagono sono visibili delle semicolonnine risparmiate che ne ingentiliscono la forma, peraltro rigorosamente geometrica. I fattori di degrado, anzitutto l'azione del vento, hanno determinato una lieve asportazione di materiale, sicché la superficie si presenta scabrosa e gli spigoli appaiono smussati. Le piogge acide poi sono all'origine delle tante macchie scure.

Del pulpito si ignora la collocazione originaria. Risulta improbabile tuttavia che esso si trovasse all'esterno della chiesa. C'è da credere invece che si trovava al suo interno, addossato ad uno dei pilastri dell'edificio di XIII secolo. Ivi dovette rimanere ancora nella prima metà del XVI secolo quando si ricostruirono in stile rinascimentale alcune cappelle. In tale circostanza infatti lo spazio della chiesa fu modificato solo in alzato.

La chiesa fu invece ampliata e in gran parte ricostruita nella seconda metà del XVIII secolo. L'orientamento originario est-ovest fu ruotato di 90° in direzione nord-sud e le cappelle, allineate nel coro, divennero l'attuale navata di destra. Il portico orientale che precedeva l'ingresso fu chiuso e inglobato nello spazio chiesastico, sicché l'ingresso immette oggi direttamente nella navata di sinistra.

Probabilmente è nella chiesa di XVIII secolo che i resti del pulpito, con quelli di un portale gotico, furono murati all'esterno. Ma uno sguardo superficiale alla stratigrafia delle murature rivela la presenza di almeno due apparecchi murari esterni. Il primo da riferire all'intervento di XVIII secolo, il secondo, in corrispondenza del pulpito, a un intervento posteriore nel contesto del quale il pulpito vi fu certamente murato.

La chiesa, sita su di uno sperone di roccia precipite, lungo la via che funge oggi da cerniera tra la città alta e la città bassa, al momento della sua edificazione (XII secolo), si trovava all'estrema propaggine occidentale della città, al di là degli Archi, tra il quartiere ebraico a valle e il villaggio di un gruppo di immigrati cosentini nel pianoro soprastante.

L'insediamento dei cistercensi in quest'area, secondo lo studioso Giovanni Di Stefano, rientra nella politica monastica perseguita da Federico II. La chiesa, già delle 'Catheractis', fu annessa con decreto regio, nel 1224, all'abbazia cistercense di Santa Maria di Roccadia di Lentini. Dunque al movimento dei monaci di Chiaravalle devono essere riferite le novità artistiche e culturali dell'edificio di XIII secolo.

Tra la fine del XIV e gli inizi del XV secolo, re Martino, all'indomani del 'giuramento di Castronovo' e della sollevazione anti-spagnola a cui aveva preso parte anche l'abate di Roccadia, privò il monastero delle rendite della grangia ragusana, assegnandole nel 1398 ad un prete di Lentini vittima della ribellione. Questa data si può assumere come termine ante quem per la realizzazione del pulpito.

Nelle chiese romaniche il pulpito era destinato esclusivamente all'omelia. Dall'ambone si dava invece lettura all'Epistola e al Vangelo. Più tardi, coll'avvento degli ordini mendicanti, apparvero i primi pulpiti all'esterno delle chiese. I primi in assoluto sono da rintracciare nell'ambito di quegli ambienti monastici, anzitutto domenicani, nei quali i frati erano chiamati espressamente al carisma della predicazione.

Ma il pulpito di Santa Maria delle scale, murato all'esterno della chiesa solo in un secondo momento, non fu mai destinato alla predicazione. La sua funzione originaria doveva essere quella liturgica strictu sensu. Tale ipotesi è suffragata non solo dalla mancanza di strutture che assolvevano a questa funzione all'interno della chiesa, ma altresì dalla inverosimiglianza di un pulpito esterno nel contado ibleo di XIII secolo.












 
 
 
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