Metanfore

.

Quando si accorse di aver perso l'ombra fu preso da sgomento prima, da stupore poi. Era un sogno? Si costrinse a razionalizzare, uscire da un sogno non è impresa facile. Accese un po' di luci, ingenuamente guardò sotto il letto, stropicciò gli occhi, sedette e respirò profondamente. Nulla. Decise di non dare importanza alla cosa. Fu allora che la vide. Era rimasta sulla poltrona dove aveva letto l'ennesimo di Sacks, immobile come se meditasse sulla sindrome di Tourette. Portava ancora le pantofole, le mani sui braccioli, la testa eretta. Un leggero brivido di inadeguatezza lo pervase, si guardò i piedi sempre orfani come se visti agli infrarossi. Incerto si diresse verso la poltrona e dopo un momento di indecisione si sedette in quella stessa posizione con estrema lentezza, sentì uno strano formicolio e si costrinse a chiudere gli occhi con il timore di chi entra in un altra dimensione. Quando li riaprì aveva il libro in mano e non fu in grado di stabilire quanto tempo fosse trascorso. L'ombra gli era di conforto, si alzò saltellando come un idiota a controllare che non si staccasse. "Dannato Oliver" pensò.